Comunicato del 12 novembre 2007

Le masse popolari rispondono all’appello alla lotta contro il governo Prodi!

lunedì 12 novembre 2007.
 
(nuovo)Partito comunista italiano
Commissione Provvisoria del Comitato Centrale
Email: lavocenpci40@yahoo.com
Delegazione: BP3 4, rue Lénine 93451 L’Île St Denis (Francia)

Attaccare su ogni terreno il governo Prodi e la sua politica padronale: di sfruttamento e di guerra!

Fare di ogni lotta particolare una scuola di comunismo!

Lo sciopero generale del 9 novembre e la manifestazione del 20 ottobre hanno confermato su grande scala quello che una serie di iniziative vengono mostrando da quando nel maggio 2006 si è costituito il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti: una parte importante dei lavoratori e del resto delle masse popolari (studenti, pensionati, casalinghe, immigrati, disoccupati e precari) non solo rifiuta di seguire la sinistra borghese nell’appoggio al governo PAB e non sottostà al ricatto del “ritorno di Berlusconi”, ma risponde anche all’appello alla lotta contro il governo PAB lanciato delle organizzazioni della sinistra sindacale e politica (i sindacati alternativi, la sinistra dei sindacati di regime, i gruppi di lotta e i lavoratori avanzati, le FSRS e il (nuovo)Partito comunista italiano).

La mobilitazione delle masse popolari contro il governo Berlusconi-Bossi-Fini aveva avuto il suo principale supporto organizzativo nei sindacati di regime e nei partiti della sinistra borghese, in particolare il PRC. Noi comunisti assieme a gran parte delle FSRS l’abbiamo promossa e orientata, ma il suo sbocco politico immediato non poteva che essere il voto per il governo di Centro-Sinistra, il governo PAB, con cui la borghesia imperialista ha sostituito il governo BBF.

Il ruolo storico del governo PAB è quello di aver fatto precipitare la crisi della sinistra borghese. Appena formato, il governo PAB ha stracciato il suo programma elettorale e ha cercato di attuare con i suoi metodi (l’imbroglio e l’appoggio della destra dell’aristocrazia operaia) quello che il governo BBF non era riuscito ad attuare con i propri (l’arroganza e la lotta contro l’aristocrazia operaia in blocco). Di fronte a questo ignobile voltafaccia, il consenso elettorale della sinistra borghese è franato. Questa frana non è nata dal nulla: è il risultato della lotta che abbiamo condotto contro il governo BBF, della vittoria che le masse popolari hanno conquistato contro il governo BBF, della maggiore fiducia in sé e delle maggiori aspirazioni che in quella lotta vittoriosa le masse popolari hanno sviluppato, del rafforzamento organizzativo costruito durante quella lotta.

Di fronte alla frana dal suo seguito elettorale, la sinistra borghese si è spaccata. Una parte (DS e Margherita) è passata alla destra borghese e sta costituendo il Partito Democratico. L’altra parte (PRC, PdCI, Sinistra Democratica, Verdi) è allo sbando. Fermo restando il suo appoggio al governo PAB, è alla ricerca di cosa fare e perde pezzi.

Anche tra le masse popolari si sta compiendo una divisione. Una parte sprofonda nel rancore e nella delusione e va a destra, si abbrutisce ed è sempre più disponibile alla mobilitazione reazionaria. Ma un’altra parte ora si mobilita all’appello delle organizzazioni della sinistra sindacale e politica e cerca una strada per far valere i propri interessi e uscire dal marasma in cui la borghesia imperialista sprofonda ogni giorno più l’umanità. La destra dell’aristocrazia operaia che la fa da padrone nei sindacati di regime (gli Epifani, Bonanni, Angeletti & C) è scavalcata e può esserlo ancora di più: a forza di cercare “terroristi” negli stessi sindacati di regime, finirà nella sua stessa trappola.

In conclusione, è in corso una riorganizzazione delle forze, una ricomposizione degli schieramenti a livello delle masse popolari e a livello delle forze politiche borghesi.

La borghesia imperialista, i suoi partiti e i suoi gruppi politici e culturali vanno sempre più a destra, verso la distruzione delle conquiste di civiltà e di benessere che le masse popolari le avevano strappato. La riduzione del livello di vita e dei salari reali, il carovita, la speculazione sui carburanti e sui combustibili, l’indebitamento, gli sfratti e l’esplosione degli affitti e degli interessi bancari, la dissoluzione della coesione sociale, il razzismo dilagante, la persecuzione degli immigrati, l’ecatombe dei migranti, l’oppressione delle donne e dei bambini, l’emarginazione degli anziani, la criminalità e la precarietà, la devastazione dell’ambiente, la partecipazione alla criminale aggressione e al barbarico saccheggio dei paesi oppressi costellano la strada su cui la destra borghese sta sospingendo l’intera società. I generi di prima necessità, gli affitti, le rate dei mutui bancari e i servizi essenziali continuano a rincarare perché gli speculatori dettano legge con sempre più libertà. Quello che era possibile alcuni decenni fa (pensioni, sanità, istruzione pubblica, equo canone, prezzi politici per i generi di prima necessità, servizi, ecc.), ora la borghesia o l’ha già tolto o lo vuole togliere, non è più compatibile con i suoi affari, benché i ricchi non siano mai stati così ricchi. I diritti democratici delle masse popolari sono continuamente ristretti e una marea di misure e leggi repressive si abbatte sulle masse popolari, lo squadrismo dilaga nuovamente, spalleggiato dalle autorità, nell’aggressione vigliacca di immigrati, di emarginati, di masse indifese.

Tutta la borghesia va in questa direzione. Anche la sinistra borghese va nella stessa direzione: borbottando, malcontenta, resistendo di tanto in tanto, ma non vede altra strada. È un’appendice della destra borghese, la sua retroguardia. La sinistra borghese è in caduta verticale di numero, di prestigio, di forza morale e politica, di consensi elettorali. I suoi esponenti e portavoce sono sempre più confusi, deboli, depressi e corrotti. Quando il movimento comunista era forte, nella borghesia la sinistra borghese è stata forte: sia perché alta era l’influenza intellettuale e morale del movimento comunista sulla borghesia sia perché la borghesia aveva bisogno di ammansire le masse popolari e in particolare la classe operaia: quindi aveva molto bisogno della sinistra borghese. Molti dei rampolli più energici e intelligenti della borghesia militavano nella sinistra borghese. La cultura corrente tributa di tanto in tanto grandi lodi a personaggi della sinistra borghese di un tempo (Dossetti, La Pira, Giovanni XXIII, Scoppola, ecc.) come se la forza della sinistra borghese di allora fosse stata il risultato delle doti personali di persone di cui misteriosamente si sarebbe ora perso il seme. In realtà ogni corrente sociale ha i suoi esponenti di punta e quei personaggi furono gli esponenti di punta della sinistra borghese nel suo momento di massimo fulgore. Ma anche la destra borghese allora era forte perché la minaccia che il movimento comunista faceva gravare sulla borghesia era forte. Quindi era forte anche l’opposizione tra destra e sinistra borghese, netta la loro divisione. A nessuno veniva in mente di dire che destra (borghese) e sinistra (borghese) erano la stessa cosa, che i confini tra le due erano cancellati.

Invece chi ora considera solo o principalmente il mondo politico borghese (in particolare chi limita la sua attenzione al teatrino della politica borghese) oggi vede che l’opposizione e perfino la distinzione tra destra (borghese) e sinistra (borghese) è pressoché scomparsa, è irrilevante. Chi prende in considerazione solo la borghesia, grida che destra e sinistra sono la stessa cosa.

Ma chi invece considera l’intera società, vede che la divisione e l’opposizione tra la sinistra (la classe operaia e le masse popolari) e la destra (la borghesia imperialista, il clero, i loro associati, cortigiani, servitori e ministri) sono ingigantite.

Quanto più si approfondisce la divisione nella società (la separazione tra sinistra e destra sociale), tanto minore diventa la differenza tra sinistra e destra borghese. Gli avvenimenti politici di questi giorni ci confermano la crisi della sinistra borghese. Il 90% dei lamenti dei giornalisti di Liberazione e de il manifesto, sono lamenti in morte della sinistra borghese. Lasciamo che i morti seppelliscano i morti.

La direzione della sinistra borghese sulle masse popolari era un residuo del passato, non poteva portare da nessuna parte. La sua crisi per quanto presenti aspetti dolorosi, libera le forze che possono costruire il futuro. Sta ai comunisti sfruttare la crisi della sinistra borghese per la rinascita del movimento comunista. Centinaia di migliaia di lavoratori hanno abbandonato e abbandonano la sinistra borghese e cercano una strada. Da loro dobbiamo partire per un balzo in avanti nella rinascita del movimento comunista.

 

Una campagna di propaganda

La sola strada possibile, realistica che consente loro di uscire dal marasma in cui la borghesia ci ha condotto è l’instaurazione del socialismo. Possiamo e dobbiamo conquistarli alla lotta per il comunismo. Dobbiamo trovare il modo di farci ascoltare e approfittarne per parlare ai lavoratori avanzati e agli elementi avanzati delle altre classi delle masse popolari di quello di cui hanno bisogno per diventare la classe dirigente di domani. Dobbiamo condurre un’ampia combattiva, tenace e creativa campagna di propaganda all’insegna della parola d’ordine “Fare dell’Italia un nuovo paese socialista e contribuire così alla nuova ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo”.

La crisi della sinistra borghese (divisione tra i DS che sono passati alla destra borghese e hanno formato il Partito Democratico e il resto della vecchia sinistra borghese, lo smarrimento e il panico dei cocci della vecchia sinistra borghese) libera molti lavoratori combattivi e la parte più progressista delle masse popolari, quella che conserva maggiori tracce della prima ondata della rivoluzione proletaria. Bisogna intervenire in ogni riunione, assemblea, dibattito, discussione, capannello in cui questi discutono sulla via da prendere, sul cosa fare. Intervenendo sistematicamente e facendo intervento per intervento il bilancio dei risultati, impareremo a intervenire meglio. Non c’è altra via per imparare a intervenire efficacemente, per insegnare e imparare a insegnare.

Bisogna ascoltare con attenzione, riflettere su quello che gli altri dicono, ma intervenire sistematicamente in ogni iniziativa (assemblea, convegno, ecc.) e dire, nella lingua e nei modi più adatti al pubblico concreto, nel modo migliore di cui si è capaci, che

 

1.  la crisi della sinistra è dovuta alla sua mancanza di risposta concreta e realistica ai problemi che urgono, ai problemi del momento. La sinistra borghese rifiuta l’esperienza dei primi paesi socialisti, si associa alla borghesia per denigrarli invece che imparare dalla loro esperienza, vederne i lati positivi per superarne i limiti; essa non solo rifiuta la dittatura del proletariato, ma rifiuta addirittura la lotta di classe: secondo la sinistra borghese la lotta politica non è una lotta tra interessi contrapposti (se il salario sale, il profitto scende; quanto più libero è l’operaio, tanto meno lo è il padrone), tra classi che hanno interessi contrapposti, tra forze politiche portatrici di interessi contrapposti, ma è una lotta tra idee e valori differenti. La sinistra borghese presume di insegnare alla borghesia come dovrebbe fare per fare profitti e nello stesso tempo fare felici e contenti anche i lavoratori;

 

2.  instaurare il socialismo è l’unica via di uscita dal marasma attuale in cui la borghesia ci ha portati e in cui ci affonda ogni giorno più, a causa della libertà che ha riconquistato a seguito della crisi del movimento comunista e a causa delle contraddizioni proprie del sistema capitalista. Bisogna spiegare in modo semplice ma non semplicistico

a. in cosa consiste il socialismo (riferimenti: I primi paesi socialisti e Un futuro possibile )

b. che l’instaurazione del socialismo è una soluzione realistica, è possibile

c. che l’instaurazione del socialismo è l’unica soluzione realistica della crisi attuale, positiva per le masse;

 

3.  “fare dell’Italia un nuovo paese socialista” è la parola d’ordine di una sinistra che si propone di mobilitare le masse a risolvere i loro problemi sia immediati che di fondo, trascinandole in una ondata progressista, in cui daranno soluzione ai loro problemi: i lavoratori non sono una massa di elettori, un pubblico buono per fare da claque ai politicanti: una volta organizzati sono l’unica forza che può trasformare effettivamente il mondo nel senso migliore e più progressista che gli uomini concepiscono;

 

4.  la difesa delle conquiste è vincente solo nel quadro della lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista;

 

5.  in questo quadro è possibile anche ampliare le conquiste.

 

Una campagna di organizzazione

All’interno e a complemento indispensabile di questa campagna di propaganda bisogna fare una campagna di organizzazione. Dobbiamo spingere ogni lavoratore a organizzarsi, a legarsi con quelli che la pensano come lui o sono più avanzati di lui, a costituire organismi di massa impegnati su uno dei quattro fronti di lotta (lotta contro la repressione, irruzione nella lotta politica borghese - Blocco Popolare, lotte sindacali e rivendicative, lotte sul fronte culturale) o confluire in quelli che già ci sono, dobbiamo reclutare i migliori al Partito.

Solo combinando una campagna di propaganda all’insegna della parola d’ordine “Fare dell’Italia un nuovo paese socialista e contribuire così alla nuova ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo” con una campagna di organizzazione che culmini nel consolidamento e rafforzamento del Partito comunista, noi contribuiamo efficacemente a sviluppare in senso positivo l’attuale situazione favorevole alla rinascita del movimento comunista.

Solo formando una fitta rete di organizzazioni di massa, dando una prospettiva realistica e strategica (“fare dell’Italia un nuovo paese socialista”) e costruendo una direzione adeguata a realizzarla (il Partito comunista) le masse che oggi rispondono all’appello della sinistra sindacale e politica non si disperderanno, ma diventeranno al contrario il punto di partenza per l’inversione del corso che la borghesia ha impresso alla nostra società e di aggregazione anche di quella parte delle masse che oggi, abbrutite, sono irretite nella mobilitazione reazionaria.

 

Fare di ogni lotta rivendicativa una scuola di comunismo!

 

Non c’è niente di fatale in quello che avviene attorno a noi! Il marasma attuale del mondo è solo il risultato del nuovo dispiegarsi della natura dei capitalisti che sono nuovamente liberi dai lacci e laccioli che il movimento comunista aveva loro imposto!

 

È del tutto possibile porre fine all’attuale corso delle cose e instaurare un nuovo ordinamento sociale basato sulla proprietà comune dei mezzi di produzione e su un’attività economica pianificata e volta al benessere degli uomini!

 

Il terreno è favorevole alla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato! Il nuovo Partito comunista italiano fa in Italia quello che i comunisti di altri paesi fanno nel resto del mondo!

 

Mobilitare i lavoratori più avanzati per la rinascita del movimento comunista e il consolidamento e rafforzamento del nuovo Partito comunista italiano!

 

Rafforzare la struttura clandestina centrale del (nuovo) Partito comunista, moltiplicare il numero dei Comitati di Partito e migliorare il loro funzionamento, sviluppare il lavoro sui quattro fronti indicati dal Piano Generale di Lavoro!

 

Costruire in ogni azienda, in ogni zona d’abitazione, in ogni organizzazione di massa un comitato clandestino del (n)PCI!