Comunicato del 5 dicembre 2007

La crisi della sinistra borghese conferma che non è possibile riformare il capitalismo !

mercoledì 5 dicembre 2007.
 

(nuovo)Partito comunista italiano

Commissione Provvisoria del Comitato Centrale

Sito: http://lavoce-npci.samizdat.net

Email: lavocenpci40@yahoo.com

Delegazione: BP3 4, rue Lénine 93451 L’Île St Denis (Francia)

L’intollerabilità del marasma sociale attuale e la gravità delle minacce che gravano sull’umanità sono la più chiara e definitiva dimostrazione che il capitalismo ha fatto il suo tempo!

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Il testo del comunicato

impaginato con Open Office

 

Il rimedio ai mali del presente, quello che occorre per invertire l’attuale corso delle cose è la rinascita del movimento comunista.

 

Sabato e domenica a Roma si riunisce a congresso la sinistra borghese. Essa comprende i partiti (PRC, PdCI, Verdi e Sinistra Democratica), i gruppi e i personaggi che sostengono che il mondo va male, ma il progresso, il benessere e la libertà dei lavoratori e della massa della popolazione sono compatibili col capitalismo; che nonostante la crisi generale del capitalismo basterebbero un po’ di più di voti per loro per indurre i capitalisti, il Vaticano, la mafia, gli imperialisti USA, i sionisti d’Israele e tutti quelli che comandano in Italia a lasciare più spazio ai lavoratori e alle masse popolari. Da loro abbiamo sentito e probabilmente sentiremo ancora tante denunce dei mali del presente, più o meno intelligenti e radicali. Quello che non sentiremo mai è un progetto, una proposta coerente di un lavoro adeguato per mobilitare le masse popolari a costruire una società diversa, basata su un ordine sociale diverso da quello capitalista. Non arrivano a immaginare un mondo, un ordinamento sociale diverso dall’attuale. Tanto meno concepiscono quello che dobbiamo fare oggi stesso per il suo avvento. Sono il partito del malcontento per il mondo attuale. Ma sono alieni da ogni progetto, tanto più da ogni progetto realista di un mondo diverso e da un lavoro politico adatto a crearlo. Oggi cercano di aggregarsi, principalmente per raccogliere ancora i voti necessari a mantenere le loro cariche pubbliche e i privilegi connessi.

Questa sinistra è appena rimasta orfana. I suoi soci di ieri, i Democratici di Sinistra di D’Alema, Veltroni, Fassino & C hanno abbandonato la barca. Da “politici realisti” si sono messi apertamente e dichiaratamente agli ordini dei banchieri, degli speculatori, del Vaticano, della mafia, degli imperialisti USA e dei sionisti d’Israele. Vanno predicando che per migliorare il mondo, bisogna assecondare con l’azione politica le aspirazioni e gli interessi di questi. Prenderanno il posto di Berlusconi e del suo Polo delle Libertà (padronali) o si combineranno con lui.

Quello che resta della sinistra borghese è allo sbando, è in via di disfacimento, perde pezzi. Anche quei lavoratori che fino a ieri avevano sostenuto con la militanza e il voto la sinistra borghese sono delusi. Da tre decenni a questa parte la sinistra borghese li ha condotti di sconfitta in sconfitta. Sotto la sua guida hanno perso molto di quello che nei decenni precedenti avevano strappato alla borghesia. I frutti della lotta vittoriosa condotta contro la banda Berlusconi tra il 2001 e il 2006 non si sono visti. Sono sempre in meno a rassegnarsi al vicolo cieco in cui la sinistra borghese li ha portati.

La crisi della sinistra borghese non ha soluzione. Il suo declino è inevitabile. Dei suoi esponenti, alcuni vanno a destra, altri abbandonano l’attività politica e si danno agli affari o alla cultura, altri passano nelle file del movimento comunista. La borghesia e il clero, anche loro non vogliono più saperne della sinistra borghese. Le concessioni che avevano fatto ai lavoratori decenni fa sotto l’incalzare di un movimento comunista internazionale potente, ora nella nuova fase del capitalismo sono diventate più onerose e meno compatibili con la valorizzazione del loro capitale, con le loro rendite e con i loro privilegi. Non le ritengono più neanche necessarie: allora servivano a contrastare l’avanzata del movimento comunista, ma oggi il problema non esiste più. La Chiesa è passata dall’“aggiornamento” di Giovanni 23° alla reazione di Benedetto 16°. E così sarà finché il movimento comunista non si sarà risollevato dalla crisi in cui per motivi suoi propri è caduto.

Il rimedio ai mali del presente, quello con cui possiamo invertire l’attuale corso delle cose è la rinascita del movimento comunista.

I lavoratori e le masse popolari sono in grado di difendere quanto resta delle conquiste che nel passato avevano strappato alla borghesia e al clero. Sono anche in grado di allargare nuovamente quelle conquiste. Certo che esse sono incompatibili con l’ordine attuale delle cose, con la globalizzazione e con le “leggi naturali” dell’economia capitalista. Certo che il benessere dei lavoratori e la loro partecipazione al patrimonio culturale, alla ricchezza e alla direzione della società sono incompatibili col capitalismo. Ma erano incompatibili anche quando i lavoratori strapparono le conquiste che ora la borghesia cancella una dopo l’altra. Si tratta di imporre nuovamente alla borghesia tutto quello che le avevamo imposto nel passato e anche più. È del tutto possibile oggi, come lo fu ieri. Ma per riuscirci, bisogna che in Italia e nel mondo rinasca un movimento comunista potente. Bisogna che i lavoratori e le masse popolari del nostro paese si uniscano con quelli degli altri paesi per ricostruire un movimento comunista potente.

Il movimento comunista è l’insieme dei lavoratori organizzati che lottano per instaurare un nuovo ordinamento sociale. Quale ordinamento sociale?

Un ordinamento sociale in cui le aziende non sono create dai capitalisti per aumentare i loro capitali. Ma sono istituzioni create per produrre beni e servizi necessari e utili per la popolazione. Sono collettivi di lavoratori incaricati di produrre determinati beni e servizi e che ricevono da altre aziende quello che è necessario per farlo.

Un ordinamento sociale in cui la direzione della società, tutto il potere è nelle mani dei collettivi aziendali e territoriali dei lavoratori e delle istituzioni regionali, nazionali e internazionali composti dai loro delegati.

Un ordinamento sociale in cui ogni individuo compie la sua parte del lavoro necessario alla vita e alla prosperità di tutti, partecipa secondo le sue capacità al patrimonio culturale e alla direzione della società e usufruisce secondo i suoi bisogni delle sue risorse.

Il partito comunista è l’organizzazione di quanti oggi lottano per mobilitare e organizzare i lavoratori e il resto delle masse popolari, perché creino le condizioni necessarie per instaurare questo ordinamento sociale, far fronte alla repressione con cui le autorità borghesi cercano di soffocare questa mobilitazione, difendere quanto resta delle conquiste e migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari. Oggi il partito comunista è la parte centrale, principale del movimento comunista, il promotore della sua rinascita.

Rinascita del movimento comunista vuol dire organizzarsi e ricreare quella rete di organizzazioni politiche, sindacali, culturali, economiche, ecc. che già i lavoratori del nostro paese avevano creato dopo la Resistenza e che la direzione della sinistra borghese ha un po’ alla volta corroso, corrotto e dissolto. Oggi siamo forti della lezione del passato. Sappiamo che accettare la direzione della sinistra borghese, limitarsi cioè alle conquiste che riusciamo a imporre ai padroni lasciando a loro la direzione, vorrebbe dire mettere nuovamente il movimento comunista sulla via della crisi.

Il movimento comunista era uscito forte dalla seconda guerra mondiale e la ragione fondamentale della crisi in cui è gradualmente entrato nei decenni successivi è infatti che si è via via rassegnato a non instaurare il socialismo nei paesi imperialisti. Gli interessi degli operai e del resto delle masse popolari sono incompatibili con gli interessi della borghesia, del clero e delle altre classi privilegiate. Non si tratta di una divergenza di opinioni. Si tratta di interessi opposti. A parità di altre condizioni, se il reddito dei lavoratori aumenta, il profitto e le rendite dei padroni, del clero e degli altri ricchi diminuiscono. Quanto più potere hanno i lavoratori, tanto meno ne hanno i padroni, il clero e gli altri ricchi. I lavoratori sono tanto più liberi quanto meno lo sono i padroni, il clero e le altre classi privilegiate. Alla lunga o prevalgono gli uni o prevalgono gli altri. La borghesia, il clero e le altre classi privilegiate sfruttano i lavoratori e il resto delle masse popolari grazie alla proprietà delle risorse naturali e del capitale che si sono arrogati e al potere politico e al prestigio sociale di cui godono. Non abbandoneranno mai i loro privilegi se non vi saranno costretti. Cercheranno con ogni mezzo di riprendersi quello che sono costretti a cedere. Il movimento comunista rinasce ricco di questa lezione che ha duramente pagato. Il nuovo movimento comunista è il potere dei lavoratori e del resto delle masse popolari che si costituisce nella società per rovesciarne l’ attuale ordinamento sociale. La rinascita del movimento comunista è la prima fase della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata che rovescerà l’attuale potere, instaurerà il nuovo potere dei lavoratori e costruirà il nuovo ordinamento sociale.

La crisi della sinistra borghese conferma che la rinascita del movimento comunista è la strada per uscire dal marasma attuale. È una strada realista, possibile. È l’unica strada realista. È la strada necessaria.

La rinascita del movimento comunista è l’unica via praticabile per la quale le masse popolari possono uscire dal marasma in cui la borghesia imperialista sprofonda ogni giorno più l’umanità intera. Questo marasma non è il frutto degli errori o della cattiveria di questo o quell’uomo politico. È il risultato della crisi dell’ordinamento sociale borghese e dei tentativi e delle mosse inconsulte dei suoi caporioni e difensori per prolungarne l’esistenza. Quello che colpisce le masse popolari del nostro paese non è che la manifestazione particolare, nazionale di quello che sta avvenendo in tutti i paesi imperialisti, nei paesi più ricchi e avanzati del mondo. La regressione economica, culturale, intellettuale, morale e politica che ogni giorno più scende come una nube nera da un capo all’altro del nostro paese, lo sfruttamento e la persecuzione che colpiscono in particolare le donne e i giovani, l’accanimento e la mobilitazione razzista contro gli immigrati poveri, l’inquinamento e la devastazione dell’ambiente, insomma tutto ciò che rende ogni giorno più difficile e amara la vita della grande maggioranza della popolazione del nostro paese, non è che la manifestazione nazionale di quello che sta avvenendo in tutti i paesi imperialisti. La ricchezza, il lusso e lo spreco crescenti per una minoranza a un estremo della scala sociale e all’altro estremo la degradazione e l’emarginazione per la maggioranza. Nessuna spesa e nessun lusso è mai troppo per i caporioni della borghesia imperialista e del clero e per gli altri ricchi. Non mancano mai soldi per partecipare alle criminali aggressioni e al saccheggio dei paesi oppressi. Dall’altra parte la borghesia grida che non ci sono più i soldi neanche per finanziare i servizi sociali e per soddisfare i bisogni elementari delle masse popolari che fino a ieri in qualche modo venivano soddisfatti. I salari reali diminuiscono, le spese necessarie per una vita minimamente dignitosa aumentano, la vita delle masse popolari dipende dagli speculatori delle banche, del petrolio, delle derrate alimentari, delle materie prime, dai monopolisti dell’industria, del commercio e dei trasporti. La cultura, l’istruzione e l’informazione sono asserviti a loro. Intascano una parte crescente del reddito nazionale, pagano meno imposte allo Stato e poi gridano che lo Stato non ha soldi abbastanza per far fronte ai compiti che nei decenni passati lo avevamo costretto ad assumersi. I governi della borghesia dichiarano di non poter far fronte a quello di cui li avevamo costretti a incaricarsi (pensioni, salari decenti, assistenza sanitaria, sicurezza, case, istruzione, ricerca, trasporti, ecc.), mentre il lusso, lo spreco e il superfluo dilagano. La dottrina sociale della borghesia ora è che bisogna tagliare la spesa pubblica e che i capitalisti privatamente, le loro banche e le loro aziende provvederanno a quello a cui lo Stato non può più provvedere, ma alle loro nuove condizioni. Le pensioni che lo Stato non può pagare perché “i vecchi diventano troppi e campano troppo a lungo”, le assicurazioni e i fondi pensione assicurano che loro le pagheranno a condizione che voi oggi consegnate loro i vostri soldi. L’assistenza sanitaria il Servizio Sanitario non la può più assicurare, ma ve la forniranno le assicurazioni private se pagate. Privatizzare e mettere nuovamente le cose nelle mani dei capitalisti. A questo si riducono tutta la scienza economica e tutta la politica economica dei Padoa Schioppa e dei Prodi. Anche l’allarme per la devastazione dell’ambiente nelle loro mani diventa solo pretesto per introdurre ticket, rincari, tariffe, divieti, nuove costrizioni e restrizioni per i lavoratori: tutte misure che, se le accettiamo, rendono i ricchi più liberi di inquinare a loro piacimento. Per chi si oppone a questo corso delle cose, c’è la repressione: arresti preventivi, sequestri, perquisizioni, prigione, procedimenti giudiziari, multe, condanne. I procedimenti giudiziari, le perquisizioni, le condanne che colpiscono i comunisti, i sindacalisti onesti, gli operai avanzati (da Pomigliano a Melfi, a Padova), i promotori dei comitati di resistenza (No Dal Molin, No TAV, No agli inceneritori e alle discariche), la caccia ai comunisti lanciata nei sindacati di regime da Epifani e dai suoi complici, la preparazione della guerra civile che traspare dalla feroce repressione delle manifestazioni contro il G8 di Genova (2001) e dalla gestione delle commedie giudiziarie in corso, confermano che solo un nuovo potente movimento comunista può liberare il nostro paese dal marciume e dalla delinquenza padronali e clericali e portarlo a collaborare con quanti nel resto del mondo lottano per lo stesso obiettivo. Anche la vicenda del G8 di Genova dimostra infatti chiaramente l’impotenza e collusione con la destra che per sua natura sono proprie della sinistra borghese. La banda Berlusconi nel luglio 2001 tentò, sulle orme tracciate dal governo Amato (Napoli, 17 marzo 2001) e usufruendo dell’apparato repressivo di Polizia e Carabinieri preparato dal centro-sinistra (dai governi Prodi, D’Alema, Amato), di stroncare con una criminale operazione intimidatoria l’opposizione al suo neonato governo che montava nella piazze, nelle strade e nelle aziende. Nei giorni successivi al 20 luglio, il PRC (con a capo Bertinotti) e tutta la sinistra borghese fecero quanto stava in loro per soffocare la risposta di piazza all’operazione criminale del governo. Con la proposta della Commissione Parlamentare d’Inchiesta cercarono di impedire le proteste di strada e trasferire il contrasto in Parlamento dove la banda Berlusconi aveva i numeri per fare quello che voleva (e le leggi sfrontatamente pro-Berlusconi successivamente approvate dal Parlamento lo hanno confermato). La forte risposta di piazza ebbe luogo nonostante l’opposizione della sinistra borghese. Essa vanificò il tentativo della banda Berlusconi di impedire per un lungo periodo manifestazioni e proteste, che la sinistra borghese invece con la sua proposta aveva assecondato e negli anni che seguirono la banda Berlusconi si scontrò nelle strade, nelle piazze e nelle aziende con un’opposizione di massa tale che la sua azione governativa ne fu tanto intralciata da renderla in definitiva invisa anche ai suoi mandanti. Oggi, a un anno e mezzo dall’ascesa della sinistra borghese al governo, siamo ancora alla proposta di Commissione Parlamentare d’Inchiesta, i mandanti dell’operazione di Genova (Berlusconi, Fini & C) sono partner riveriti dell’attività politica e parlamentare, gli esecutori (De Gennaro, Manganelli, ecc.) hanno continuato a fare carriera, le vittime del massacro berlusconiano e gli altri dimostranti, invece di vedere riconosciuti dal nuovo governo i loro meriti per aver difeso quanto sopravvive delle conquiste progressiste e democratiche della Resistenza, rischiano ancora anni di galera.

Il corso delle cose che la destra borghese (da Berlusconi a Veltroni) proclama, difende e promuove sfrontatamente è un presente di oppressione, guerra, emarginazione, precarietà e criminalità che prepara un futuro ancora peggiore. A questo corso delle cose la sinistra borghese (da Bertinotti a Mussi) oppone sono lamenti, denunce e pie aspirazioni. Alle masse popolari propone solo di votare, di fare da claque e manifestare a sostegno delle carriere parlamentari, governative e istituzionali dei suoi esponenti. È questo che la sinistra borghese cerca di perpetuare con i tentativi di aggregazione di questi giorni.

La lotta per difendere ed ampliare le conquiste che le masse popolari hanno strappato alla borghesia nel secolo scorso, la lotta per impedire al governo Prodi-D’Alema-Bertinotti di realizzare il Programma Comune della borghesia imperialista che le masse popolari hanno impedito al governo Berlusconi-Bossi-Fini di realizzare possono essere vittoriose solo se si combinano con la lotta per la rinascita del movimento comunista e per fare dell’Italia un nuovo paese socialista. È questo che distingue noi comunisti dalla sinistra borghese.

 

Fare di ogni lotta rivendicativa una scuola di comunismo!

 

Non c’è niente di fatale in quello che avviene attorno a noi! Il marasma attuale del mondo è solo il risultato del nuovo dispiegarsi della natura dei capitalisti che sono nuovamente liberi dai lacci e laccioli che il movimento comunista aveva loro imposto!

 

È del tutto possibile porre fine all’attuale corso delle cose e instaurare un nuovo ordinamento sociale basato sulla proprietà comune dei mezzi di produzione e su un’attività economica pianificata e volta al benessere degli uomini!

 

Il terreno è favorevole alla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato! Il nuovo Partito comunista italiano fa in Italia quello che i comunisti di altri paesi fanno nel resto del mondo!

 

Mobilitare i lavoratori più avanzati per la rinascita del movimento comunista e il consolidamento e rafforzamento del nuovo Partito comunista italiano!

 

Rafforzare la struttura clandestina centrale del (nuovo) Partito comunista, moltiplicare il numero dei Comitati di Partito e migliorare il loro funzionamento, sviluppare il lavoro sui quattro fronti indicati dal Piano Generale di Lavoro!

 

Costruire in ogni azienda, in ogni zona d’abitazione, in ogni organizzazione di massa un comitato clandestino del (n)PCI!