Comunicato del 17 luglio 2007

L’ordinamento sociale borghese comporta la devastazione e il saccheggio del pianeta e la sua distruzione !

Commissione Provvisoria del Comitato Centrale del (nuovo)Partito comunista italiano
martedì 17 luglio 2007.
 

Email: lavocenpci40@yahoo.com

Delegazione: BP3 4, rue Lénine 93451 L’Île St Denis (Francia)

 

Comunicato 17 luglio 2007

 

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Comunicato del 17 luglio 2007
Testo in formato Open Office

L’ordinamento sociale borghese comporta la devastazione e il saccheggio del pianeta e la sua distruzione!

Il disastro ambientale va di pari passo con la miseria economica, intellettuale e morale, con la guerra e con l’esclusione delle masse popolari dalle attività propriamente umane!

Il disastro ambientale è un prodotto del capitalismo!

Solo l’instaurazione del socialismo può arrestare la corsa alla distruzione delle risorse naturali!

La lotta contro la devastazione, il saccheggio e la distruzione del pianeta sfocia inevitabilmente nella lotta contro l’ordinamento sociale borghese!

La salvezza del pianeta inizia con l’instaurazione del socialismo!

Solo la vittoria della classe operaia può porre fine al disastro ambientale!

La classe operaia è classe dirigente di tutte le classi che lottano contro l’ordinamento sociale borghese!

La lotta contro il disastro ambientale allarga l’egemonia della classe operaia!

Combinare la lotta contro l’inquinamento e le produzioni inutili o nocive con la lotta per posti di lavoro puliti e dignitosi, per la riduzione del tempo di lavoro e per l’accesso delle masse popolari alle attività propriamente umane, in una unica lotta contro la borghesia imperialista!

 

Il saccheggio delle risorse naturali del pianeta, l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del terreno, l’adulterazione del cibo e delle bevande, la produzione e l’uso di sostanze sintetiche nocive o addirittura tossiche, la devastazione dell’ambiente, lo sconvolgimento del clima hanno raggiunto livelli che anche solo cento anni fa non erano neppure immaginabili. La globalizzazione non è che la libertà che i capitalisti si sono nuovamente arrogati da trent’anni a questa parte, approfittando della crisi del movimento comunista, di scorazzare per tutto il mondo servendosene per i loro traffici e i loro affari. La nuova ondata di espansione del capitalismo nel mondo accentua tutti quei disastri. Essi giustamente destano un allarme crescente. Cresce la mobilitazione delle masse popolari in questo campo. NO alla TAV, lotta contro il moltiplicarsi degli inceneritori e delle discariche, lotta contro la crescita continua dei rifiuti e degli imballaggi a gettare, No ai rigassificatori, No alle basi militari, ecc.: ecco tanti focolai di rivolta uniti da un unico denominatore: fermare la devastazione dell’ambiente, per un ambiente in cui vivere e far crescere le generazioni future. Anche la borghesia imperialista è costretta ad occuparsene. Ma essa si affanna a proclamare che si tratta di un flagello che tocca tutti, che supera la divisione in classi, di un problema interclassista, dovuto allo sviluppo, alla civiltà, al progresso, alla pretesa dei lavoratori di avere tutti tutto. Vuole insomma usare il disastro ambientale per rafforzare la sua oppressione sulle masse popolari. Oscilla tra fare del terrorismo e organizzare palliativi, mentre continua a incrementare produzioni e consumi inutili o addirittura nocivi: non ne può fare a meno come un tossicodipendente non può fare a meno della sua droga.

In realtà quei disastri sono un prodotto della sopravvivenza del capitalismo oltre i suoi limiti storici. Non saranno i capitalisti che vi porranno fine. Questi disastri sono anzi diventati un aspetto della guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia conduce in ogni angolo del mondo contro le masse popolari. Recentemente la Banca Mondiale ha valutato che in Cina ogni anno 750 mila persone muoiono a causa dell’inquinamento. Le autorità cinesi ufficialmente non hanno ancora ripudiato il comunismo, quindi ogni tanto la borghesia approfitta dei loro crimini per fare qui da noi propaganda anticomunista. Ma è la stessa borghesia imperialista che ha spinto la Cina sulla strada del capitalismo e che trae i maggiori profitti dai crimini commessi in Cina contro le masse popolari. Il tasso di morti e storpiati per inquinamento in Cina si sta solo avvicinando al tasso di morti e storpiati per inquinamento nei paesi imperialisti. In Italia si valuta che il 20% dei morti è dovuto alle varie forme di inquinamento! La borghesia dice che l’inquinamento e la devastazione dell’ambiente colpiscono tutte le classi indifferentemente. In realtà, è un fatto che i primi a subirne le conseguenze sono gli operai sul posto di lavoro. Le masse popolari abitano nelle zone più malsane e non possono cambiare abitazione e lavoro come e quando vogliono: sono certamente più esposte che la borghesia. Ma a parte questo, se la borghesia è masochista e disposta al suicidio, non è una buona ragione perché le masse popolari si rassegnino a subirne le conseguenze.

L’inquinamento e la devastazione dell’ambiente sono un prodotto del capitalismo. Il capitalismo ha avuto nella storia umana il ruolo positivo di impiegare le risorse intellettuali e morali degli uomini e le ricchezze della società per moltiplicare le condizioni materiali della civiltà umana. Grazie a ciò le forze produttive e la capacità degli uomini di trasformare e manipolare l’ambiente che li circonda e se stessi sono cresciute al punto che gli uomini oggi devono adottare nuovi sistemi di organizzazione sociale e nuovi criteri di condotta. È anche la condizione indispensabile per progredire ulteriormente. Continuare con i criteri e l’ordinamento del capitalismo diventa un suicidio. La borghesia per aumentare i suoi profitti sta avvelenando il pianeta e sperperando risorse non rinnovabili. Il capitalismo è un sistema tale che in ogni paese capitalista la produzione deve aumentare incessantemente. È impossibile restare nel capitalismo e fermarsi: sarebbe un’immane crisi e la miseria generale per le masse popolari. L’aumento del Prodotto Interno Lordo (PIL) è una necessità vitale per il capitalismo. Senza aumento continuo dei consumi e degli investimenti nessuna società capitalista può sopravvivere, tanto meno essere prospera. In un paese capitalista se consumi e investimenti non aumentano di anno in anno le aziende si fermano, licenziano e le masse popolari precipitano nella miseria. Gli stessi capitalisti che fanno del terrorismo circa l’inquinamento e la devastazione dell’ambiente, fanno del terrorismo anche sulla stagnazione dei consumi, degli investimenti, del PIL. I “verdi” borghesi sono la personificazione di questa contraddizione: vogliono combinare profitti crescenti e rispetto dell’ambiente, come i riformisti volevano combinare profitti crescenti e benessere dei lavoratori. Sono i capitalisti che organizzano l’attività economica e per loro natura lo fanno solo se fanno profitti. Il capitale deve accumulare profitti ogni anno. Con i profitti, al vecchio capitale subentra un capitale più grande. Il capitale più grande ha bisogno di profitti ancora maggiori. È un processo all’infinito, di grandezza crescente. “Piuttosto che la rovina generale, che vadano al diavolo rispetto dell’ambiente e benessere dei lavoratori!”: così in definitiva ragiona ogni capitalista e ogni uomo politico la cui mente non va oltre l’orizzonte della società borghese. Il capitale finanziario comporta una serie di operazioni per cui il capitale a prima vista aumenta senza produzione: con le speculazioni monetarie e borsistiche, con la centralizzazione e la fusione delle aziende, moltiplicando i titoli finanziari, aumentando il loro prezzo, fagocitando i risparmi volontari o forzati (come il TFR) dei lavoratori. Ma al di sotto della precaria incastellatura di carta che si gonfia a vista d’occhio, deve crescere incessantemente la produzione: se rallentano i consumi e gli investimenti, le quotazioni di Borsa crollano, il capitale finanziario si riduce. Aumentare i consumi, aumentare gli investimenti, aumentare le esportazioni, aumentare le vendite, aumentare i profitti: ecco i cinque comandamenti della legge di ogni società capitalista.

La moltiplicazione dei prodotti è indispensabile per aumentare le vendite e per legare i lavoratori alla catena dello sfruttamento. Ogni vizio antico o moderno è messo a contribuzione. L’aumento dei consumi promosso dai capitalisti e dalle loro autorità non mira a soddisfare dei bisogni. Al contrario: chi è nel bisogno, è perché non ha i soldi per pagare, quindi non è un buon cliente. Il capitalista aumenta i consumi di chi ha soldi, di chi ha già tutto quello che vuole. I consumi voluttuari e la produzione di beni di lusso aumentano più velocemente della media dei consumi e della produzione. Anche nel consumo i ricchi hanno la parte del leone. Per i capitalisti il benessere è consumo e ostentazione della ricchezza e del lusso. L’umanità del capitalista si realizza nel consumo e nel possesso. Il ruolo parassitario e la pratica del lusso e dello sfarzo sono nella tradizione della Chiesa e del suo clero: nessuna difficoltà quindi ad assecondare e benedire le tendenze più “moderne” della borghesia.

Ai capitalisti non importa se un prodotto o un servizio è buono o cattivo, utile o nocivo: basta che si venda. Lavorare di più, guadagnare di più, consumare di più: ecco le leggi che i capitalisti impongono ai lavoratori, la morale che nella pratica la borghesia e il clero impongono ai lavoratori. La riduzione del sistema pensionistico pubblico, l’innalzamento dell’età della pensione, l’abolizione delle imposte e dei contributi sugli straordinari, il diritto dei padroni a imporre straordinari e ad aumentare l’orario di lavoro sono alcune delle misure con cui le autorità dei capitalisti concretizzano e impongono questa morale. Quando nei decenni passati il movimento comunista era forte e ha costretto i capitalisti, il clero e le altre classi dominanti a dare qualche soddisfazione ai lavoratori, questi li hanno indirizzati verso l’aumento dei consumi. Meglio che i lavoratori soddisfacessero su scala maggiore i loro elementari e insoddisfatti bisogni animali, che un progresso dei lavoratori nelle attività più propriamente umane, quelle che distinguono gli uomini dalle altre specie animali. I lavoratori devono restare esclusi dalla cultura e dalla scienza, non devono padroneggiare le relazioni politiche, sociali e umane, non devono comprendere e dirigere la loro organizzazione sociale. Persino l’istruzione è una merce e per accedervi occorre pagare. Con l’arroganza tipica dei padroni, Berlusconi e la Moratti ancora poco fa hanno proclamato: “Cosa serve che un individuo destinato a fare lo spazzino impari l’arte o la filosofia? Basta che impari a fare bene il suo mestiere!”. Al modo dei reazionari di un tempo, i capitalisti sanno che dei lavoratori tanto più possono fidarsi quanto più restano ignoranti, quanto più bassa è la loro coscienza, quanto meno sono organizzati, quanto più sono isolati: senza organizzazione il proletario non ha alcuna possibilità di incidere sull’andamento della società. Il circo Prodi fa meno proclami, ma nella pratica la sua politica scolastica e culturale segue la strada che Berlusconi e la Moratti arrogantemente proclamavano. La guerra che distrugge uomini e cose è un’espressione esemplare del capitalismo, una spinta all’attività economica, una fonte di buoni affari. La moltiplicazione delle spese militari, delle basi militari, delle esercitazioni militari, dei corpi mercenari è contemporaneamente una fonte di buoni affari e di degrado ambientale. Per convincere le masse a rassegnarsi al raddoppio della base USA di Vicenza, la borghesia e il clero non trovano di meglio che far balenare buoni affari e posti di lavoro.

La devastazione dell’ambiente non è una fatalità. Non è dovuta ad una presunta sovrappopolazione: i borghesi hanno incominciato a piangere la sovrappopolazione duecento anni fa, quando eravamo un decimo di quelli che siamo oggi. Non è dovuta all’estensione delle condizioni materiali della civiltà ai popoli dei paesi oppressi che ne sono ancora esclusi. Non è dovuta alle “limitate risorse del pianeta”. Non è un “castigo di Dio”. La devastazione dell’ambiente è una delle manifestazioni materiali del carattere primitivo, arretrato del capitalismo. I capitalisti usano la potenza della scienza e della tecnologia moderna con la mentalità dell’uomo delle caverne. Impongono alla popolazione di oggi un ordinamento sociale che ha avuto i suoi pregi secoli fa. Educano, spingono e costringono le masse popolari a vivere in maniera incompatibile con le condizioni pratiche del mondo attuale.

Per porre fine alla devastazione dell’ambiente occorre una riorganizzazione generale e razionale della società e in primo luogo della sua attività produttiva: cosa produrre e come produrre. Ma l’ordinamento sociale capitalista è per sua natura basato sulla contrapposizione degli interessi: tra capitalista e lavoratore, tra venditore e cliente, tra proprietario e nullatenente, tra popoli, tra nazioni, tra individui. Questo impedisce ogni riorganizzazione complessiva e razionale della vita sociale. Nella società capitalista ogni misura favorisce gli interessi di alcuni e lede gli interessi di altri. La borghesia ostacola in ogni modo la mobilitazione, l’organizzazione e il progresso culturale della massa della popolazione perché si ritorcerebbero subito contro i suoi privilegi e il suo dominio nella vita sociale. L’ordinamento capitalista della società impedisce la mobilitazione delle risorse intellettuali e morali degli uomini per la ricerca e la produzione di energie pulite, per produrre tutto e solo quello che serve alla popolazione, per riorganizzare l’intero apparato produttivo nel modo più razionale di cui oggi gli uomini sono capaci, per decidere razionalmente cosa produrre e come produrlo, per smettere di alimentare i vizi e specularci sopra per fare profitti, per educare e indirizzare ogni individuo alle attività più propriamente umane, quelle che distinguono gli uomini dagli altri animali. Ogni riorganizzazione della produzione nel sistema capitalista comporta licenziamenti, disoccupazione, sofferenze e miseria. Anche le produzioni più assurde, inquinanti e distruttive, persino la guerra e il riarmo, la costruzione di basi militari e la soddisfazione dei vizi più immondi finiscono per essere una fonte indispensabile di lavoro, una servitù a cui migliaia di lavoratori devono sottostare per avere un salario.

Il disastro ambientale è un prodotto del capitalismo. Di fronte a questo disastro, la borghesia e il clero sanno solo concepire tre rimedi, inutili e uno peggio dell’altro: una nuova industria per bonificare l’inquinamento di quelle già esistenti, sistemi di incentivi e disincentivi finanziari pubblici che diventano un nuovo affare per alcuni e suscitano l’opposizione di altri i cui affari sono rovinati, una sequela interminabile di obblighi, divieti e sanzioni che rendono ancora più difficile e tormentata la vita ai lavoratori. La borghesia non solo impedisce che le masse popolari si mobilitino a riorganizzare esse di loro iniziativa e a loro beneficio l’intero sistema produttivo e la vita sociale sulla base delle possibilità alle nuove forze produttive e di criteri e regole conformi alle concezioni e ai sentimenti più avanzati a cui l’umanità è arrivata. Non solo non è in grado di riorganizzarli essa. Ma non può adottare neanche le misure più semplici, immediate ed efficaci per arrestare o almeno attenuare e rallentare il degrado della situazione: come ad esempio rendere i trasporti collettivi gratuiti, diffusi, ecologici e di buon livello, sostituire il trasporto su rotaia al trasporto su strada, ecc.

La lotta contro la devastazione dell’ambiente e contro l’inquinamento è lotta contro la borghesia. L’interclassismo perpetua l’attuale corso delle cose e porta al disastro ambientale. L’inquinamento e la devastazione dell’ambiente sono questioni eminentemente politiche e di classe: si possono eliminare con beneficio per tutti, ma solo con una riorganizzazione generale della società che inizia con l’eliminazione della proprietà dei capitalisti e dei privilegi di tutte le classi dominanti: un inizio di cui solo la classe operaia è capace di farsi carico.

Gli operai e per loro i comunisti devono prendere risolutamente in mano la lotta contro l’inquinamento e la devastazione dell’ambiente, devono combinarla con la lotta per la difesa, il miglioramento e l’aumento dei posti di lavoro, per rendere più dignitoso il lavoro, per difendere le conquiste di civiltà e di benessere strappate alla borghesia nei decenni passati (istruzione, pensioni, diritti sul posto di lavoro, contratti nazionali collettivi di lavoro, servizi pubblici universali e gratuiti, ecc.) in una unica lotta contro la borghesia imperialista. L’inquinamento e la devastazione dell’ambiente colpiscono in modo particolarmente grave gli operai. La borghesia ne approfitta per isolare gli operai dal resto delle masse popolari. I revisionisti, i riformisti e la sinistra borghese (PRC, PdCI, Verdi, SD, ecc.) cercano di distogliere la classe operaia dalla lotta per instaurare il socialismo: di fatto impediscono di porre fine alla devastazione dell’ambiente. La classe operaia ha in mano l’unica soluzione possibile del problema ambientale. La lotta per realizzarla allarga la sua egemonia sul resto delle masse popolari. C’è una stretta relazione tra la lotta contro la devastazione dell’ambiente e la lotta contro il riarmo, contro la produzione militare, contro l’aumento delle spese militari, contro le basi militari e la loro moltiplicazione, contro la guerra. C’è una stretta relazione tra la lotta contro la devastazione dell’ambiente e la lotta contro la miseria economica, intellettuale e morale delle masse popolari. C’è una stretta relazione tra la lotta contro la devastazione dell’ambiente e la lotta per fare dell’Italia un paese socialista.

I comunisti promuovono e appoggiano ogni lotta che mira a porre fine o almeno a ridurre l’inquinamento e la devastazione dell’ambiente e nello stesso tempo difendono i posti di lavoro e ogni conquista di benessere e di civiltà delle masse popolari. La borghesia cerca di dividere le masse popolari, ricatta i lavoratori: o accettare l’inquinamento o perdere il lavoro. La borghesia gioca sul ricatto “o inquinamento o disoccupazione” come gioca sul ricatto “o riarmo o disoccupazione”. È possibile imporle posti di lavoro puliti, una produzione a vantaggio delle masse popolari. “Ma è assurdo sperare che la borghesia subisca queste imposizioni!”, diranno i nostri critici. Certo che è assurdo sperare che la borghesia lo faccia di sua iniziativa, con le buone. È assurdo pensare di stare a tempo indeterminato col fucile puntato sulla borghesia per costringerla a fare quello che è contro i suoi interessi. Quelle che noi ci proponiamo sono misure contrarie a ogni logica capitalista, come aumentare i salari, ridurre il tempo di lavoro o dare la pensione ai lavoratori quando sono ancora in grado di goderla. Ma sono misure conformi alla nostra logica proletaria. L’assurdo non sta nell’obiettivo che ci poniamo noi. L’assurdo sta nel dominio della borghesia, nell’ordinamento sociale che la borghesia ci impone e che noi subiamo ancora. Lo sviluppo della civiltà umana ha reso assurdo il capitalismo. Occorre abolire il capitalismo. Il capitalismo è incompatibile con il benessere delle masse popolari e con la salvaguardia dell’ambiente della vita umana: bisogna abolire il capitalismo. L’equilibrio dei conti pubblici e privati e del sistema finanziario è incompatibile con una vita dignitosa, prospera e civile delle masse popolari: è la conferma che bisogna abolire il sistema finanziario. Non è più una forma adatta per regolare la vita degli uomini, anche se lo è stata nel passato. Per questo ogni nostra lotta rivendicativa è principalmente una scuola di comunismo. Ogni lotta rivendicativa mette in chiaro, rende evidente che l’ordinamento sociale capitalista è oramai assurdo: la risoluzione dell’assurdo sta nell’instaurazione del socialismo. La rivendicazione di misure contro l’inquinamento e la devastazione dell’ambiente incontra le stesse difficoltà di ogni altra lotta rivendicazione, quando occorre costringere il padrone a fare qualcosa contro i suoi interessi, senza avere ancora la forza per toglierlo di mezzo. È come comprimere una molla: se allenti la presa, la molla ritorna alla posizione di partenza e peggio ancora. È la conferma che le lotte rivendicative devono sfociare nell’eliminazione del capitalismo. Anche per questo ogni lotta contro l’inquinamento e la devastazione dell’ambiente è una scuola di comunismo. Quanto più apertamente essa si combina con la lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista, tanto meno la borghesia userà il ricatto della delocalizzazione. Tanto meno facile è per i ricchi delocalizzare le loro aziende, quanto più rischiano di essere delocalizzati loro stessi. Il Vaticano è il pilastro portante del potere politico di tutte le classi dominanti del nostro paese: proprio per il Vaticano è particolarmente difficile delocalizzare dall’Italia. Le lotte rivendicative permettono di strappare vittorie tanto maggiori quanto più le masse popolari le conducono all’insegna e nell’ambito della lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista, come passi sulla via per fare dell’Italia un nuovo paese socialista.

Il capitalismo per le masse popolari è una cosa semplice: basta che lascino fare ai capitalisti. Ma in ogni campo è diventato un disastro. I risultati che dobbiamo subire sono sotto gli occhi di tutti. Il malcontento è generale. Ma di per sé non induce né può indurre i capitalisti a comportarsi diversamente. Il capitalismo si abbatte, non si cambia. la debolezza e la crisi della sinistra borghese (PRC, PdCI, Verdi, SD, ecc.) derivano esattamente dalla sua pretesa di cambiare il capitalismo: una pretesa del tutto velleitaria. Finché i capitalisti dominano la vita sociale, finché i profitti delle imprese sono la condizione necessaria del salario dei lavoratori, sono al contrario i capitalisti che un po’ alla volta inducono parti crescenti delle masse popolari a rassegnarsi, ad abbrutirsi, a mettersi al loro seguito, a regredire ai sentimenti, alle idee e alle concezioni del passato. Con la loro attività i comunisti devono trasformare il malcontento generale nella lotta comune per instaurare il socialismo.

Instaurare il socialismo per le masse popolari è un’impresa complessa. L’instaurazione del socialismo apre le porte a una nuova era, a una civiltà superiore, ma richiede alle masse popolari e in primo luogo agli operai un grande sforzo e una trasformazione profonda. Occorre anzitutto che, in numero adeguato, operai ed elementi delle altre classi delle masse popolari, trovino l’energia, la generosità e l’intelligenza necessari per superare l’opposizione e la repressione dei capitalisti e si organizzino; che grazie alla forza prodotta dall’organizzazione, comprendano abbastanza a fondo i meccanismi della vita sociale nonostante la confusione e l’intossicazione sparse a piene mani dalla borghesia e dal clero; che si assumano la responsabilità di mobilitare, organizzare, educare e dirigere il resto delle masse popolari. È un processo che non è mai frutto solo della volontà e delle doti di individui, che è risultato della mobilitazione collettiva in primo luogo della classe operaia, ma richiede anche una grande tensione della volontà e doti individuali. Alle masse popolari si richiede un grande sforzo di trasformazione. Le masse popolari devono fare quello che non hanno mai fatto, quello che la borghesia e il clero cercano in ogni modo, con ogni mezzo e a qualsiasi costo di impedire che le masse popolari imparino a fare. Devono interessarsi a fondo di come va il mondo, devono organizzarsi per farlo andare come si deve. Per farla finita con l’inquinamento e con la devastazione dell’ambiente occorre che le aziende smettano di esistere per produrre profitti; che diventino istituzioni pubbliche incaricate di produrre beni e servizi utili alla popolazione; che formino un sistema in cui ogni azienda svolge un ruolo simile a quello che oggi svolge un reparto in una grande azienda. Le aziende non devono chiudere: le aziende che oggi fanno produzioni inutili, inquinanti o nocive, devono essere trasformate e adibite a lavorazioni utili e necessarie. Il lavoro deve diventare un diritto e un dovere per ogni adulto sano, una funzione civile come l’istruzione. Non fare la propria parte di lavoro deve diventare per ogni individuo un reato come l’omissione di soccorso. La vitalità di ogni individuo deve essere indirizzata a dare il massimo contributo che egli può dare alla vita della società. L’attività economica deve essere pianificata per soddisfare i bisogni socialmente riconosciuti di tutta la popolazione e di ogni individuo. Insomma occorre eliminare la proprietà capitalista e instaurare un nuovo ordinamento sociale. L’instaurazione del socialismo richiede un grande sforzo alle masse popolari: la borghesia, il clero e le altre classi dominanti fanno di tutto per dissuaderle, fanno appello alla tradizione, ai vizi e alle abitudini più arretrati e, quando questi non bastano, alla repressione. Ma è solo facendo questo sforzo che le masse popolari possono realizzare le loro migliori aspirazioni. Possono porre fine al marasma sociale, alla devastazione ambientale, al degrado intellettuale e morale, alla precarietà, alla miseria, alla guerra, alla criminalità, alla confusione in cui la borghesia ogni giorno più ci sprofonda. Il socialismo è un sistema realistico, del tutto possibile. Non è vero che le aziende funzionano solo se c’è un padrone. Per anni abbiamo visto industrie e istituzioni lavorare benissimo senza essere proprietà di questo o quel capitalista, senza essere finalizzate a produrre profitti. Per generalizzare la loro esperienza e renderla stabile bisogna solo riorganizzare la società e togliere il potere ai capitalisti, al clero e agli altri loro associati, ai cultori del privilegio e del parassitismo, ai fautori dell’arricchimento individuale come fine della vita umana e massima norma morale. Bisogna eliminare lo Stato dei capitalisti e instaurare un nuovo Stato basato sui lavoratori organizzati. Allora tutto diventa possibile e relativamente facile. Il socialismo inizia semplicemente utilizzando più razionalmente le forze produttive esistenti e organizzando in modo più dignitoso il lavoro necessario. Del resto, non c’è altra via per sfuggire al marasma sociale, alla guerra dilagante e al disastro ambientale in cui la borghesia ci fa sprofondare ogni giorno di più.

La classe operaia è la classe più interessata a realizzare questa trasformazione. È la classe più organizzata e meglio posizionata per mettersi alla testa di questa trasformazione. In nome di questa trasformazione essa può mobilitare e unire a sé gran parte della popolazione. La lotta contro l’inquinamento e la devastazione ambientale è una componente e un aspetto essenziali della lotta della classe operaia e permette di allargare e rafforzare la sua egemonia.

 

NO TAV, NO alla nuova base USA Dal Molin, NO alla moltiplicazione degli inceneritori e delle discariche, NO all’innalzamento dell’età della pensione, NO alla precarietà, NO alle “spedizioni umanitarie”: ecco altrettanti esempi della lotta che già le masse popolari conducono contro il programma comune della borghesia imperialista!

 

Impedire che la borghesia imperialista riesca a fare col circo Prodi quello che non è riuscita a fare con la banda Berlusconi!

 

Compito dei comunisti è spingere avanti ogni movimento delle masse popolari, sulla base di una profonda comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe!

 

Fare dell’Italia un nuovo paese socialista è la sintesi di tutte le aspirazioni delle masse popolari, la via per realizzare gli obiettivi di tutti i movimenti delle masse popolari!

 

Mille movimenti e mille rivoli compongono il grande fiume della rivoluzione socialista!

 

Sostenere ogni movimento delle masse popolari: ogni lotta delle masse popolari se prosegue senza riserve sfocia in lotta contro la borghesia imperialista!

 

Fare di ogni lotta e di ogni movimento una scuola di comunismo!

 

Il consolidamento e rafforzamento del partito comunista è il mezzo principale e indispensabile per rendere più efficace la lotta delle masse popolari!

 

Viva la rinascita del movimento comunista!

 

Costruire in ogni azienda, in ogni zona d’abitazione, in ogni organizzazione di massa un comitato clandestino del (n)PCI!