La Resistenza afgana ha inferto un nuovo grave colpo agli aggressori!

Viva l’eroica Resistenza del popolo afgano!
sabato 23 agosto 2008.
 

(PNG) Comunicato del 22 agosto 2008

Sempre più caduti tra i mercenari che le Autorità dei paesi imperialisti inviano in Afghanistan!

 

La Corte Pontificia e i criminali che ci governano sono massacratori di popoli oppressi, corruttori e assassini di nostri connazionali!

 

Il popolo afgano combatte una guerra giusta contro gli aggressori, gli occupanti e i loro fantocci e collaborazionisti!

 

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La rivoluzione democratica antimperialista dei popoli arabi e musulmani
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La Resistenza del popolo afgano contro gli aggressori imperialisti e sionisti, rafforza anche le masse popolari dei paesi imperialisti che lottano contro lo sfruttamento, che difendono le loro conquiste di civiltà e benessere, che lottano per instaurare il socialismo!

 

La lotta delle masse popolari dei paesi imperialisti contro la borghesia e i suoi governi rafforza la resistenza dei popoli oppressi!

 

Lunedì 18 agosto, in un scontro a fuoco a una cinquantina di chilometri dalla capitale Kabul, le forze della Resistenza afgana hanno messo fuori combattimento in un sol colpo 31 soldati francesi delle forze d’occupazione: 10 morti e 21 feriti. Di fronte a un colpo così grave, le autorità francesi non hanno potuto mettere tutto a tacere, sono cadute in preda al panico, le famiglie dei militari protestano e il governo Sarkozy ha dovuto promettere una discussione parlamentare sulla “politica afgana del governo francese” per il 22 settembre.

Nei due giorni successivi, in altri scontri, la Resistenza afgana ha eliminato almeno altri 8 membri delle forze d’occupazione, ma il comando dell’occupazione ha rifiutato, come fa spesso, di fornire alla stampa le generalità e le nazionalità dei caduti. Gli aggressori cercano di non allarmare l’opinione pubblica dei rispettivi paesi e di non rafforzare l’opposizione popolare alla spedizione imperialista che dall’autunno 2001 occupa e saccheggia l’Afghanistan: allora come pretesti dell’aggressione gli imperialisti USA e i loro satelliti portarono l’attacco alle Torri Gemelle a New York (11 settembre 2001) ufficialmente compiuto da “fondamentalisti islamici” in gran parte dell’Arabia Saudita e “la barbarie” del governo afgano dell’epoca. 

Le forze della Resistenza afgana si oppongono sempre più vigorosamente all’occupazione e alle autorità fantoccio messe in piedi dagli imperialisti USA e dai sionisti. In tutto l’Afghanistan la Resistenza oramai si rafforza di giorno in giorno.

Le forze di occupazione ammontano già a più di 70.000 uomini in armi, più l’assistenza logistica e spionistica e le ONG (Organizzazioni Non Governative: così si chiamano senza senso del ridicolo!). Ma agli aggressori non bastano: hanno bisogno di ancora più soldati. Le forze armate d’occupazione sono fornite da più di 40 paesi e poste di fatto sotto comando USA e israeliano (sionista), anche se, per salvare le apparenze a livello internazionale (in sede ONU e NATO), periodicamente un generale di paesi NATO viene nominato pro forma comandante. Sono  armate fino ai denti con le armi più moderne. Usufruiscono dell’appoggio di aerei ed elicotteri che pur di schiacciare la Resistenza non esitano a bombardare “tutto quello che si muove”: benché cerchino di minimizzare i massacri, caduti civili afgani sono denunciati quasi ogni giorno. Le forze d’occupazione in più godono di assistenza satellitare per spionaggio, collegamento e logistica. Le autorità fantoccio (il governo di Hamid Karzai, il suo seguito e le sue armate mercenarie di varie decine di migliaia di uomini) sono rifornite senza limiti di denaro, armi e materiali. Ma nonostante tutto questo le forze della Resistenza attaccano oramai in buona parte del paese. Colpiscono gli occupanti, i collaboratori e le truppe fantoccio persino nella capitale Kabul. Nonostante la potenza di fuoco, il denaro, i mezzi di intimidazione, pressione e corruzione di cui godono gli occupanti, nonostante la crudeltà e i massacri di cui danno ogni giorno dimostrazione da sette anni, è oramai evidente che gli imperialisti non riusciranno a venire a capo della Resistenza. Ogni giorno che passa il morale degli occupanti peggiora e la fiducia e l’audacia delle forze della Resistenza crescono.

L’aggressione e il saccheggio dell’Afghanistan costituiscono uno dei fronti più caldi e più importanti della guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista conduce contro le masse popolari in ogni angolo del mondo, diretta dagli imperialisti USA e dai sionisti. Ma la Resistenza afgana è oramai diventata una componente importante del fronte delle forze che da un capo all’altro della terra resistono all’aggressione, al saccheggio e ai massacri compiuti dagli imperialisti e dai reazionari guidati dagli imperialisti USA e dai sionisti, con il beneplacito, l’acquiescenza, la benedizione e l’assistenza della Corte Pontificia di Roma. A dispetto di molti credenti, i capi della Chiesa Cattolica stanno ripetendo in questi anni verso gli imperialisti USA e i sionisti lo stesso comportamento vigliacco e ipocrita che i loro predecessori tennero con i nazisti di Hitler e i fascisti di Mussolini: assistenza nei fatti e attenzione a non compromettersi apertamente oltre certi limiti, partecipare al bottino finché ce n’è e prepararsi a prendere la successione quando le cose andranno male per gli aggressori. Il Vaticano e la Corte Pontificia restano coerenti con la loro natura reazionaria, ma questa volta fanno male i loro conti: il movimento comunista ha imparato la lezione.

 

Le forze di aggressione e di occupazione ricevono in Afghanistan ogni giorno colpi più severi. Benché cerchino di minimizzare le loro perdite usando selvaggiamente le forze aeree e i bombardamenti (la Resistenza non dispone ancora di missili e non ha una efficace difesa antiaerea), ufficialmente i caduti tra le forze d’occupazione sono già circa un migliaio. Il clamore suscitato in Francia dalle perdite di lunedì scorso è un fatto eccezionale, dovuto alla gravità delle perdite subite in un colpo solo e alla particolarità del mondo politico francese: dato l’alto numero di caduti, le autorità francesi puntano a sfruttare i morti per promuovere l’orgoglio e la coesione della popolazione attorno alle autorità nazionali e di mettere in difficoltà gli oppositori. Normalmente, soprattutto nei paesi le cui autorità non hanno velleità di condurre una politica imperialista autonoma dagli USA e dai sionisti, le famiglie dei militari caduti o feriti vengono tacitate e ricattate: se stanno zitte,  avranno risarcimenti e privilegi (posti di lavoro, pensioni, borse di studio, ecc.). Se fanno pubblicamente lutto e parlano con la stampa, le autorità minacciano sanzioni. Può essere quindi che tra i caduti dei giorni scorsi o tra quelli che regolarmente la Resistenza mette fuori combattimento ci fossero anche degli italiani di cui ufficialmente non si parla.

 

I governi della borghesia italiana, benedetti e consacrati dalla Corte Pontificia, partecipano infatti all’aggressione fin dal 2001. Il nuovo governo Berlusconi ha addirittura promesso agli imperialisti USA di aumentare la partecipazione. Come altri governi satelliti degli USA e dei sionisti, il governo italiano dà man forte anche in Afghanistan agli imperialisti USA e ai sionisti e usa l’Afghanistan per educare alla brutalità e alla guerra una parte dei giovani e come terreno d’esercitazione per le sue forze armate, per nuove armi e per nuovi schemi operativi. Anche in questo i governi Prodi e i governi Berlusconi non hanno fatto differenza. Circa 2.500 soldati italiani combattono in Afghanistan, a dispetto della Costituzione italiana, ufficialmente e ipocritamente ancora vigente, che vieta di ricorrere alla guerra come mezzo per risolvere contrasti internazionali. Finora le Autorità italiane ufficialmente hanno ammesso solo 12 morti. I feriti sono un numero imprecisato.

I razzisti, fascisti, capitalisti, affaristi, speculatori, avventurieri, criminali, clericali e mafiosi che governano il nostro paese fanno massacrare la popolazione afgana e i valorosi e gloriosi resistenti afgani con lo stesso cinismo con cui educano al delitto, all’abbrutimento e a uccidere per soldi e mandano alla morte migliaia di giovani italiani. È lo stesso cinismo con cui considerano il resto della popolazione.

Che cosa gliene importa dei morti ai delinquenti che ci governano e ai loro preti? Sono abituati a considerare la massa della popolazione come lavoratori da sfruttare e contribuenti da tosare. Mandano a morire soldati italiani con lo stesso cinismo con cui massacrano la popolazione civile e i combattenti dei paesi aggrediti, che sia in Afghanistan, in Palestina o in Iraq: li pagano e con questo pensano di essersi liberati di ogni responsabilità. È lo stesso cinismo con cui affogano in mare i proletari che con le loro imprese di sfruttamento ed esportazione di capitali costringono a emigrare, riducono la pensione agli anziani, mantengono nella precarietà i giovani, rendono la vita amara e impossibile a tanta parte della popolazione, sfruttano fino alla morte i lavoratori, riducono a esuberi una parte della popolazione, tagliano i finanziamenti alla ricerca scientifica, alla sanità e alla scuola, devastano e inquinano l’ambiente, smaltiscono i rifiuti avvelenando l’aria, l’acqua e la terra.

 

I comunisti, i lavoratori avanzati e i sinceri democratici devono mobilitarsi e opporsi a simile barbarie!

 

Mettiamo fine al silenzio complice, alla discrezione con cui la banda di razzisti, fascisti, capitalisti, affaristi, speculatori, avventurieri, criminali, clericali e mafiosi che governano il nostro paese circonda le sue avventure criminali all’estero, i massacri e i saccheggi che fa compiere, i caduti e feriti che riporta silenziosamente in patria!

 

Con la scusa della “guerra contro il terrorismo” gli imperialisti stanno conducendo in vari paesi massacri e saccheggi. La risposta armata delle masse popolari dei paesi oppressi è più che legittima. Ogni persona onesta che desidera veramente che la guerra abbia fine, deve sostenere la loro risposta e sperare che diventi sempre più forte, efficace, decisiva: fino a stroncare le forze d’occupazione e a cacciare gli occupanti. Solo così potrà cessare il massacro. Solo così saranno scongiurati nuovi massacri. Solo la sconfitta degli aggressori porterà a una pace degna di uomini.

L’estendersi e l’aggravarsi delle guerre di aggressione contro i paesi oppressi sono frutto del tentativo della borghesia di tenere in piedi il suo ordinamento sociale, in preda alla sua seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale. L’ordinamento sociale capitalista e il suo sistema di relazioni internazionali non stanno più in piedi.

 

La sottomissione e lo sfruttamento dei paesi ex coloniali non bastano più alla sete di profitti dei capitalisti. Lo scontro tra i gruppi imperialisti per spartirsi lo sfruttamento del pianeta si fa sempre più acuto, coinvolge e sconvolge l’esistenza delle masse popolari in ogni angolo del mondo. Il governo USA si è oramai insediato in numerosi paesi in ogni continente. Ha esteso la rete delle sue agenzie di spionaggio, di controllo, poliziesche, politiche e militari nella maggior parte dei paesi del mondo e fa mille sforzi per estenderla e rafforzarla ulteriormente. Cerca di ridurre tutti i paesi al rango di protettorati USA. Ma gli interventi e l’invadenza del governo USA suscitano resistenze crescenti persino tra gli alleati, gli accoliti e i servi degli imperialisti USA. Il bottino promesso o fatto balenare con le aggressioni, anche quando c’è, non soddisfa i banditi imperialisti, non è all’altezza della necessità di valorizzazione del loro capitale. I risultati militari delle aggressioni sono sempre più scarsi, dubbi, precari. La resistenza dei paesi aggrediti si rafforza, come si rafforza l’odio verso gli imperialisti USA e verso i loro accoliti in un numero crescente di paesi su cui incombe la minaccia di aggressione.

 

I successi militari dei resistenti afgani non favoriscono solo le masse popolari afgane. Aiutano anche gli operai, i lavoratori e le masse popolari dei paesi imperialisti, anche quelli italiani. Ogni colpo subito dagli imperialisti nei paesi occupati, indebolisce la borghesia imperialista e quindi indebolisce anche la borghesia imperialista del nostro paese. Quanto peggio vanno le imprese piratesche dei capitalisti italiani, tanto meglio è per i lavoratori italiani.

Ma se i capitalisti italiani non fanno soldi, seppure con le loro imprese piratesche, come pagheranno i lavoratori alle loro dipendenze? I loro mancati guadagni non saranno fonte di nuovi licenziamenti, ristrutturazioni, esternalizzazioni, aumento dei prezzi, ecc. ecc.?

No! Non funziona così. Mai come in questi anni i capitalisti hanno accumulato tante ricchezze e gonfiato i loro portafogli. Eppure i portafogli dei proletari sono sempre più vuoti, i disoccupati e i precari aumentano ogni mese, gli speculatori dettano legge, il carovita peggiora ogni settimana, i servizi vengono smantellati, l’ambiente devastato.

No, non funziona così! È vero che il sistema capitalista è in crisi. Ma la sua crisi non dipende dalla mancanza di denaro, dalla mancanza di materie prime, dalla mancanza di mezzi di produzione, di energia, di tecnologia, di risorse, di conoscenze, di forza lavoro. Tutte queste cose esistono nel mondo in abbondanza, ce ne sono abbastanza da garantire una vita più che dignitosa a tutti gli abitanti del pianeta. La crisi del sistema capitalista dipende dal fatto che i capitalisti non impiegano in attività produttive tutto il capitale che hanno accumulato negli anni passati perché se lo investissero tutto ne ricaverebbero un profitto uguale o addirittura inferiore a quello che ricavano investendone solo una parte. È una crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale. Ciò che impedisce all’umanità di godere di quanto già oggi la classe operaia in tutto il mondo produce, è solo l’ordinamento capitalista, basato sul profitto. La produzione delle condizioni materiali e spirituali dell’esistenza, nel sistema capitalista è funzionale all’accumulazione di capitale, al profitto dei capitalisti. Se non produce profitti, non viene nemmeno messa in moto.

Quanti più successi gli imperialisti otterranno nei loro tentativi di sottomettere i popoli dei paesi aggrediti, tanto più procederanno con le esternalizzazioni, tanto meglio potranno ricattare i lavoratori dei paesi imperialisti, tanto più bassi potranno tenere i salari dei loro dipendenti. Quanto peggiori saranno le condizioni delle masse popolari dei paesi aggrediti, tanto più intensa sarà la loro migrazione verso i paesi imperialisti e, anche per quest’altro spetto, ancor più ricattabili saranno i lavoratori e le masse popolari dei paesi imperialisti che dovranno competere per salari, condizioni di lavoro, condizioni di vita, livello dei servizi con immigrati che vivono in condizioni miserabili, disposti a tutto per un pezzo di pane.

Quanto più gli affari dei capitalisti nei paesi aggrediti vanno male, tanto più deboli essi saranno anche da noi, tanto più facile sarà averne ragione. Tanto meno potranno esternalizzare, privatizzare, sottomettere manodopera a basso costo. Quando il padrone è forte, l’operaio e debole. Quando l’operaio è forte, il padrone è debole.

 

D’altra parte l’esempio eroico dei popoli oppressi dimostra alle masse popolari, ai lavoratori e agli operai di tutto il mondo che è possibile resistere anche ai più potenti eserciti imperialisti, che la borghesia imperialista non è onnipotente, che anche di fronte all’aggressione di molti Stati imperialisti le masse popolari possono vincere: come hanno fatto nel passato in Unione Sovietica, in Cina, in Vietnam, a Cuba. È la dimostrazione che anche la minaccia che gli stessi revisionisti italiani, guidati da Togliatti, paventavano alla fine della Seconda Guerra mondiale, dell’intervento USA contro il PCI che poteva muovere la classe operaia alla conquista del potere e a fare dell’Italia un nuovo paese socialista, era una minaccia gonfiata al fine di scoraggiare la classe operaia e i comunisti, frutto della sfiducia nella forza e nella possibilità di vittoria della classe operaia e delle masse popolari.

La resistenza eroica e i successi dei popoli aggrediti dicono invece alle masse popolari che non c’è aggressore e sfruttatore che possa vincere un popolo unito e deciso a liberarsi dallo sfruttamento e dalla miseria che i padroni impongono. La resistenza dei popoli aggrediti è un’iniezione di fiducia per le masse popolari di tutto il mondo!

È nell’interesse delle masse popolari di tutto il mondo che gli imperialisti falliscano, che le loro missioni militari siano sconfitte, che subiscano sconfitte nella loro guerra ingiusta. È nell’interesse delle masse popolari di tutto il mondo che i popoli oppressi, oggi in particolare i popoli arabi e musulmani, vincano nella guerra giusta che stanno combattendo contro gli aggressori imperialisti. Tutti i lavoratori coscienti e tutti i sinceri democratici devono appoggiare la loro lotta.

 

La soluzione dei problemi delle masse popolari di tutto il mondo verrà dai successi delle lotte che via via esse conducono in modo sempre più efficace contro la borghesia, dalla direzione sempre più avanzata che da queste lotte emergerà. Di fatto la soluzione definitiva dei problemi delle masse popolari verrà dalla rinascita del movimento comunista e dalla seconda ondata della rivoluzione proletaria che avanza nel mondo. Forte di un giusto bilancio della prima ondata della rivoluzione proletaria, capace di superare i limiti che hanno portato all’arretramento del campo socialista e al crollo dei primi paesi socialisti, avendo imparato dagli errori commessi, il nuovo movimento comunista sta risorgendo ad un livello più avanzato, in un mondo in cui le masse popolari hanno sperimentato sia le condizioni di miseria e di guerra a cui l’ordinamento capitalista e la direzione della borghesia le conducono, sia la potenza delle loro forze unite nella costruzione di una società pianificata e diretta dalla classe operaia e dal suo partito comunista.

I nuovi partiti comunisti che stanno nascendo, mettono a frutto un giusto bilancio della prima ondata della rivoluzione proletaria e dei primi paesi socialisti, sono dotati di una giusta analisi, linea e metodo di lavoro, sono basati sul marxismo-leninismo-maoismo. Essi dirigeranno la classe operaia dei loro paesi nella guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata fino a strappare il potere dalle mani della borghesia, fino a trasformare la mobilitazione reazionaria che la borghesia scatena in ogni angolo del mondo in mobilitazione rivoluzionaria, fino a conquistare anche gli stessi eserciti mobilitati dalla borghesia imperialista e rivolgerli contro di essa. La prima ondata della rivoluzione proletaria ha molto da insegnarci anche da questo punto di vista.

La costruzione di nuovi paesi socialisti e la costruzione di un nuovo campo socialista, porrà fine all’arroganza e alla prepotenza degli imperialisti e farà fallire i loro progetti di costruire un nuovo ordine mondiale basato sullo sfruttamento di classe, sul lusso e sullo sfarzo di pochi alle spalle di molti, sulla devastazione del pianeta.

La nuova ondata della rivoluzione proletaria porrà fine alla guerra imperialista e caccerà nella pattumiera della storia l’attuale classe dirigente.

 

Ogni partito comunista dei paesi imperialisti deve porre tra i suoi obiettivi anche quello di mobilitare le masse popolari del proprio paese a sostegno delle masse popolari dei popoli oppressi e a sostegno dei combattenti antimperialisti dell’Afghanistan, dell’Iraq, del Libano, della Palestina, degli altri paesi dove la resistenza si afferma. Deve illustrare alla classe operaia e alle altre classi delle masse popolari il ruolo di questi combattenti e l’importanza dei loro successi come via per l’indebolimento del nemico comune: la borghesia imperialista. Il sostegno e l’unità dei popoli oppressi è un elemento fondamentale dell’accumulo delle forze rivoluzionarie, nella strategia della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata.

Ogni partito comunista che va rinascendo deve adottare una giusta strategia per porsi alla testa della classe operaia del proprio paese condurla alla vittoria. Il (n)PCI spiega chiaramente nel suo Manifesto Programma che la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata è la strategia della rivoluzione socialista anche nel nostro paese, come in ogni paese oppresso e in ogni paese imperialista.

 

Con un giusto orientamento e una giusta linea, ogni vittoria diventa possibile!

 

Uniamoci sempre più profondamente ai popoli che da un capo all’altro del mondo resistono alla guerra di sterminio non dichiarata perpetrata dalla borghesia imperialista e dalle altre forze reazionarie!

 

La borghesia imperialista fomenta e prepara la guerra civile anche nel nostro paese, conduce già oggi una guerra di sterminio non dichiarata contro le masse popolari: sarà vittima della guerra che essa stessa scatenerà!

Noi comunisti siamo contro la guerra civile che la borghesia imperialista scatenerà anche nei paesi imperialisti, ma non la temiamo e ci prepariamo a combatterla e a vincerla!

 

Sostenere con forza e con ogni mezzo la resistenza dei popoli oppressi contro gli aggressori imperialisti!

 

Ogni vittoria dei popoli oppressi contro i loro aggressori è una vittoria delle masse popolari di tutto il mondo.

 

Il movimento comunista deve porsi alla testa della resistenza dei popoli oppressi e della resistenza che le masse popolari dei paesi imperialisti oppongono ai governi imperialisti e ai padroni dei loro paesi.

 

La lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista è il contesto necessario perché crescano su grande scala la coscienza politica e l’organizzazione delle masse popolari italiane autoctone e immigrate e si sviluppino con forza e con successo le loro lotte per la difesa e l’ampliamento delle conquiste e per un lavoro dignitoso e sicuro per tutti, la loro resistenza al procedere della crisi, la loro lotta contro il carovita, contro gli speculatori e contro la Corte Pontificia e le altre Autorità che li sostengono, contro lo squadrismo fascista e razzista e contro le Organizzazioni Criminali, per la civiltà e il benessere!

 

Che i lavoratori, le donne, i giovani più avanzati si arruolino nelle fila del Partito comunista, degli organismi della resistenza e delle organizzazioni di massa e contribuiscano alla rinascita del movimento comunista!

 

Rafforzare la struttura clandestina centrale del (nuovo)Partito comunista italiano, moltiplicare il numero dei Comitati di Partito clandestini e migliorare il loro funzionamento, sviluppare il lavoro sui quattro fronti indicati dal Piano Generale di Lavoro!

 

Costruire in ogni azienda, in ogni zona d’abitazione, in ogni organizzazione di massa un comitato clandestino del (n)PCI!