4 - La classe operaia ha bisogno del partito comunista

Senza partito, gli operai non hanno voce in campo politico
Marzo 2005.
 

“Basta con i partiti! Apertura della politica alla società civile, agli esponenti delle professioni e delle associazioni!”. Pressappoco con queste frasi è stata riassunta ed è stato presentata una delle trasformazioni della vita politica del nostro paese a partire dall’inizio degli anni ’90, quando la controriforma borghese ha rotto gli argini ed è diventata un torrente in piena, un’epidemia. Il ritorno a quando non c’erano ancora partiti di massa, all’ottocento; alla politica fatta dai notabili della società borghese, dai suoi esponenti “naturali”; a quando non c’era ancora il suffragio universale.

La controriforma a vari è sembrata un rimedio di buon senso. I partiti borghesi avevano raggiunto un livello tale di inefficienza nella gestione degli affari pubblici, un livello tale di corruzione e di criminalità nell’esercizio del potere, che diventava ingestibile anche per la borghesia imperialista. In realtà era il risultato di un percorso di lungo periodo. L’inefficienza dei servizi pubblici e del settore pubblico dell’economia, il loro uso per arricchire i gruppi imperialisti, i singoli capitalisti e il Vaticano, la combinazione della pubblica amministrazione e delle autorità politiche con la criminalità percorrono tutta la storia dell’Italia borghese e si sono accentuate con l’avvento del regime DC e durante il suo lungo corso. Minimizzava il problema Enrico Berlinguer quando nel luglio 1976, all’avvento di Craxi e dei suoi accoliti alla direzione del PSI diceva: “Oggi una banda di gangster si è impadronita del PSI”. È vero che con Craxi la Mafia (nella persona di Berlusconi) assumeva direttamente il controllo di un partito importante del sistema borghese, ma nella DC e nel suo regime (dai tempi di Portella della Ginestra nel 1947 in poi) aveva già un ruolo determinante.

L’eliminazione dei partiti o almeno la riduzione del loro ruolo nella vita politica borghese ha in realtà ulteriormente indebolito il proletariato e ha contribuito alla eliminazione delle istituzioni create dalla prima ondata della rivoluzione proletaria. La parola d’ordine dell’apartiticità è profondamente borghese per la sua stessa essenza. I borghesi possono fare politica anche senza partiti: la cosa è particolarmente evidente negli USA. Gli operai no.