La Voce 5

Intossicazione e politica rivoluzionaria

lunedì 10 luglio 2000.
 

L’intossicazione è uno strumento della controrivoluzione preventiva. Gli apparati statali e parastatali della borghesia imperialista la praticano da lungo tempo, professionalmente e sistematicamente. Consiste nel compiere azioni infamanti o comunque invise alle masse, dare ad esse molta pubblicità e attribuirle alle forze rivoluzionarie per screditarle; nel compiere operazioni che fanno decidere gli incerti ad allinearsi con i piani dei gruppi imperialisti dominanti; nel compiere operazioni che distolgono l’attenzione dei rivoluzionari poco sperimentati da dove più nuoce alla borghesia e la spostano verso terreni per lei più favorevoli. L’intossicazione è stata praticata ampiamente già dai fascisti durante la Resistenza . Squadracce fasciste compivano furti, devastazioni, stupri e altri reati contro le masse e le attribuivano ai partigiani; assassinavano persone innocenti o comunque stimate dalle masse e rivendicavano l’omicidio a nome dei partigiani; facevano trovare corpi di soldati tedeschi o di fascisti torturati attribuendone ai partigiani la responsabilità; diffondevano notizie di azioni infami mai avvenute.

Il regime democristiano ha ereditato dal fascismo l’arte insieme ai professionisti esperti in intossicazione, come in generale ha ereditato quasi tutto il personale amministrativo fascista. Esso ha praticato l’arte dell’intossicazione su larga scala. Inventare e compiere delitti, stragi e altre nefandezze e attribuirle ai comunisti è un’arte che la borghesia imperialista pratica abitualmente. Basti pensare alla strage di Timisoara nel 1989. La strage di p.za Fontana del ‘69 è stata un’operazione di intossicazione andata a monte nel giro di un anno e mezzo circa, perché le forze progressiste riuscirono a smascherare che gli autori appartenevano a organismi statali e parastatali. Negli anni ‘70 stante la forza raggiunta dal movimento comunista, varie altre operazioni di intossicazione furono smascherate. Le operazioni di intossicazione smascherate confermano che l’arte è stata tramandata e coltivata. Gli sgherri devono meritarsi i soldi che portano a casa: siamo quindi sicuri che a fronte di alcune operazioni di intossicazione smascherate, ne hanno combinate varie altre andate a segno. Questo ci deve portare a valutare col metodo materialista dialettico le notizie diffuse dai mezzi di informazione del regime.

Non è quindi da escludere che siano un’operazione di intossicazione anche le notizie date con frequenza crescente da qualche mese a questa parte dai mezzi di informazione di regime sull’arrivo via posta di lettere inneggianti alle Brigate Rosse e contenenti minacce nei confronti di sindacalisti e di altri personaggi del regime. Può darsi che siano inventati gli arrivi di messaggi oppure che i messaggi siano confezionati e spediti da organi della controrivoluzione. Sicuro è che, come forma di lotta, i messaggi minatori sarebbero una specialità recente e strana. Molto strana almeno la pubblicità che i mezzi del regime danno loro.

Ovviamente noi non possiamo in assoluto escludere che nel clima di esasperazione e di confusione ideologica vigente vi siano anche delle persone in buona fede che pensano di spaventare e ammansire alcuni funzionari di regime inviando loro lettere minatorie inneggianti alle Brigate Rosse. Il Papa e altri prelati (e persino il Governatore della Banca d’Italia) proclamano di poter indurre capitalisti e alti funzionari di regime a “mettere l’etica e la persona umana davanti al denaro” con prediche, esortazioni all’amore universale, buoni esempi e minacce delle pene dell’inferno. Non si può escludere che qualche persona volenterosa influenzata dalla loro stessa concezione del mondo, certamente senza fiducia nelle capacità rivoluzionarie della classe operaia e con ancora minore cognizione ed esperienza di politica rivoluzionaria, la pensi più o meno come il Papa e aggiunga di suo che minacce postali di pene terrene dovrebbero essere più efficaci di minacce orali di pene extraterresti. È chiaro che in un contesto del genere gli organismi della intossicazione e della provocazione hanno comunque vita facile. Possono inviare lettere a chi vogliono e quando vogliono. Hanno i mezzi per superare qualsiasi scrivano e postino “rivoluzionario”. Possono far pubblicare quante notizie vogliono di lettere spedite e anche di quelle non spedite. Possono con facilità attribuirle a chi vogliono. Hanno a disposizione gli indirizzari che vogliono. Conoscono le abitudini di tutti i possibili bersagli (70 milioni di dossier secondo Valerio Mattioli, appuntato CC). Le spese postali non sono un problema. È un terreno su cui sono imbattibili. L’esperienza vissuta da Alessandro Geri basta per far capire ai nostri lettori la libertà di manovra e di mezzi degli organismi della controrivoluzione preventiva. Il precedente di Guido Rossa ha insegnato che un sindacalista morto per la borghesia è un ottimo affare, quali che siano le sue malefatte. Dopo aver condotto una campagna a base di lettere minatorie, possono giustificare sia maggiori controlli sulla corrispondenza sia maggiori controlli sulle persone a loro sospette, ma possono anche rendere credibili azioni di intossicazione più pesanti (se dopo tante minacce, seguisse un attentato, esso sarebbe più credibile). Possono anche servire per minacciare compagni scomodi, come la controrivoluzione ha già fatto in febbraio a Reggio Emilia. Comunque e sicuramente questa pioggia di lettere minatorie o di articoli su lettere minatorie alimenta la confusione già discreta circa la politica e le organizzazioni rivoluzionarie. In un periodo in cui tra le FSRS e i lavoratori avanzati sono all’ordine del giorno la discussione del Manifesto Programma del partito comunista e la costituzione di comitati clandestini del partito, per la borghesia la confusione è un’arma controrivoluzionaria importante quanto il terrore.

È possibile riconoscere un’opera di intossicazione?

È certamente possibile distinguere le azioni promosse da una organizzazione comunista dalle azioni di intossicazione. Una organizzazione comunista basa il successo della sua attività sul concorso delle masse. Quale che siano le forme di lotta che ritengono confacenti con la situazione concreta della lotta di classe, i comunisti le propagandano tra le masse, ne mostrano alle masse la connessione con gli obiettivi della lotta di classe e con le altre forme di lotta, sollecitano il concorso delle masse perché adottino su scala via via più vasta quelle forme di lotta e appoggino chi lotta. Quando era necessario eliminare i nazisti e i fascisti, il PCI non si limitò a organizzare i suoi membri e i suoi simpatizzanti in organismi di combattimento, ma lanciò in continuazione e in mille modi alle masse appelli perché colpissero nazisti e fascisti e i loro interessi in tutti i modi possibili, perché lo sforzo bellico tedesco venisse sabotato in tutti i modi possibili, perché le masse contribuissero nel modo a ognuno possibile allo sforzo generale per farla finita con nazisti e fascisti. E all’appello generale seguiva lo sforzo per dare alla lotta la forma più organizzata possibile, per passare dalle forme spontanee alle forme organizzate, per passare dalle forme organizzate più semplici a quelle più complesse ed efficaci. Questo non escludeva, anzi implicava anche molte operazioni individuali e di piccoli gruppi che non avevano (o meglio, non avevano ancora) legami organizzativi col partito e le formazioni partigiane, ma che raccoglievano l’appello del partito. Ancora più, proprio perché l’appello del partito corrispondeva alle esigenze del momento, ci furono individui e gruppi non solo ancora senza legami organizzativi col partito e col movimento partigiano, ma ai quali non era ancora giunto neanche l’appello del partito a lottare contro i nazisti e i fascisti, che tuttavia colpivano i nazisti e i fascisti come meglio potevano spinti dalle loro esperienze pratiche, spontaneamente. Giustamente tutte le operazioni di lotta contro i nazisti e i fascisti venivano ascritte al PCI, che ne era responsabile morale e politico, dato che lanciava senza tregua appelli alla lotta. Così agisce un’organizzazione comunista in tutti i campi e rispetto a tutte le forme di lotta. La storia del movimento comunista lo documenta ampiamente.

In questo periodo nessuna organizzazione comunista ha sostenuto che i sindacalisti sono i nemici principali delle masse popolari e tantomeno ha lanciato appelli a inviare lettere minatorie a sindacalisti e ad altri funzionari del regime. Neanche le organizzazioni affette da deviazioni di riformismo armato del tipo “colpirne uno per educarne cento”. Quanto a noi, la CP in primo luogo ha chiamato e chiama tutte le FSRS e tutti i lavoratori avanzati e tutte le persone oneste a cui giunge il suo appello a contribuire alla definizione del Manifesto Programma del partito, a creare comitati clandestini del partito e a contribuire alla convocazione del congresso di fondazione. In secondo luogo essa chiama i membri dei comitati di partito, i simpatizzanti, le FSRS e i lavoratori avanzati a praticare nel loro ambito la linea generale del futuro partito comunista: “unirsi strettamente e senza riserve alla resistenza che le masse popolari oppongono al procedere della seconda crisi generale del capitalismo ecc.”.

Di fronte ad una organizzazione comunista, non è impossibile all’apparato della controrivoluzione compiere attività di intossicazione, ma esso o ha un campo d’azione ridotto o è facilmente smascherato. Se la borghesia imita bene i comunisti si dà la zappa sui piedi (una banda fascista che avesse ucciso un fascista in coerenza con l’appello lanciato dal PCI avrebbe sì fatto opera di intossicazione, ma il danno per il partito era ridotto). Se l’imitazione non è buona, ogni comunista e ogni persona avveduta è in grado di capire che l’operazione non viene dalla parte giusta (una banda fascista che faceva trovare il corpo torturato di un fascista, poteva essere facilmente smascherata perché il PCI non aveva mai lanciato l’appello a torturare i fascisti).

Queste considerazioni credo permetteranno ai nostri lettori di adottare in ogni situazione concreta una linea d’attacco, per smascherare l’opera di intossicazione e propagandare la concezione comunista della lotta di classe. I sindacalisti di regime hanno commesso molte nefandezze in questo periodo: dalla limitazione del diritto di sciopero al ERI,(1) alla generale riduzione dei salari reali, alla crescente precarietà del rapporto di lavoro, alla liquidazione del sistema pensionistico, alle riduzioni di posti di lavoro che stanno preparando nelle Poste, nelle Ferrovie, nell’ENEL, alla Telecom, in altre aziende e tra i lavoratori autonomi. Una parte di loro si prepara a saltare sul carro di Berlusconi. C’è quanto occorre per concentrare l’attenzione sulle malefatte di queste “brave persone”, deviare gli sforzi verso una impossibile rieducazione di questi elementi e distogliere gli sforzi dal compito della ricostruzione del partito comunista. Sacrificare la pace o anche la vita di alcuni di questi elementi di secondo ordine e oramai di scarsa utilità e ostacolare la ricostruzione del partito comunista sarebbe un grande affare per tutta la borghesia imperialista.

Nicola P.



NOTE

 

1. L’Accordo Governo-FFS-Sindacati del 23 novembre ‘99 ha stabilito che i nuovi assunti da Società Trasporti (operativa dal 1° giugno 2000) e da Società per l’Infrastruttura (operativa dal 1° gennaio 2001), le due società che subentreranno all’ente FFS, avranno un salario inferiore di circa il 20% a quelli attuali. I dipendenti attuali conservano il loro salario, ma esso sarà erogato, come Elemento Retributivo Individuale (ERI), da un fondo speciale costituito appositamente. È il primo passo per la riduzione secca del salario o l’eliminazione dei dipendenti attuali oltre che una penalizzazione dei nuovi assunti. Esso è un precedente per i dipendenti di altre aziende (ENEL e banche ad esempio) che hanno retribuzioni “privilegiate”: quando gli comoda, i padroni sono per l’eguaglianza! I salari reali sono diminuiti (del 5% negli ultimi 10 anni, ammette persino il Governatore della Banca d’Italia), “quindi” i sindacati di regime accettano la riduzione dei salari più alti dei proletari.