La mobilitazione per il Socialismo dei giovani della classe operaia e delle altri classi delle masse popolari

lunedì 27 marzo 2006.
 

Nella lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista, i giovani della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari rappresentano un’importantissima e irrinunciabile risorsa. I primi 150 anni di storia del movimento comunista non lasciano dubbi al riguardo. E’ necessario quindi dedicare particolare attenzione al lavoro di orientamento, mobilitazione, organizzazione e reclutamento [che è la forma più alta di organizzazione] che si conduce in questo ambito. Per impostare bene il lavoro anche in questo settore, la nostra linea politica e le nostre forme organizzate ( la linea organizzativa) devono essere edificate tenendo conto delle caratteristiche specifiche presentate da questa importante componente delle masse popolari. L’inchiesta deve essere posta al centro del nostro operato, elevata a bussola diretti dalla quale utilizzare poi la linea di massa come principale metodo di direzione!

Nell’analizzare i giovani della classe operaia e del resto delle masse popolari due sono le principali contraddizioni che emergono: la contraddizione di classe [borghesia imperialista-classe operaia] e la contraddizione generazionale [contraddizione vecchio-nuovo]. La creatività, l’intraprendenza, l’energia, la voglia di progettare e costruire il futuro, la capacità di osare e di ribellarsi: nei giovani queste caratteristiche si esprimono con particolare rilievo rispetto a tutte le altre fasce d’età. La realtà viene vissuta con grande dinamismo e slancio: ci si rapporta con tutto ciò che appartiene al “vecchio” o che in qualche modo lo rappresenta e lo incarna [genitori, scuola, istituzioni, etc] come un qualcosa da superare, da migliorare, da violare, da sfidare. [“Il nuovo è nella nostra generazione! Noi siamo il futuro! Dobbiamo e possiamo spaccare il mondo!”]. I giovani osano sognare, aspirare e addirittura fare ciò che molti adulti non sognano neanche più!

Questo slancio, questa forza propulsiva e costruttiva, è però un fiume in piena che lungo il suo percorso trova le classi sociali. Per quanto la borghesia imperialista “bombardi” [mediaticamente parlando] i giovani con la sua propaganda fasulla e ipocrita, con le sue storielle del tipo “questa società permette a tutti di affermarsi e di stare bene: nulla è inaccessibile, nulla è inconquistabile”, la realtà, i rapporti sociali, ogni giorno fanno esplodere in mille pezzi questi specchi per allodole utilizzati dalla borghesia imperialista! “Non puoi iscriverti all’Università: non vedi che non ce la facciamo economicamente?”, “oggi non puoi andare a ballare: purtroppo dobbiamo fare tutti dei sacrifici”, “ papà ha perso il lavoro: quel figlio di un cane lo ha messo in cassa integrazione!”, “vuoi un’auto? Per adesso accontentati di quella di papà”, “lo so che i tuoi amici non fanno i pendolari e hanno tutti la casa vicino all’Università: noi però non possiamo permettercelo”, “signora, suo figlio necessita di cure specifiche. Conosco un chirurgo bravissimo che lavora in una clinica privata. Ah, come dice? E’ troppo caro per lei?”.... L’esistenza delle classi sociali si impone dunque nella pratica quotidiana dei giovani della classe operaia e delle masse popolari, benché la cultura dominante cerchi di occultarla. Le aspettative e i progetti passano attraverso le forche caudine delle classi sociali! Lo slancio, la creatività, la spinta verso l’innovazione e la trasformazione del vecchio [quindi la contraddizione vecchio-nuovo] assume carattere di classe.

Noi comunisti dobbiamo far leva sulla contraddizione generazionale per portare i giovani delle masse popolari ad adempiere il loro ruolo nella lotta [contraddizione] di classe: anziché dire “vedrai che ti passa!”, dobbiamo guidare la loro ribellione e insoddisfazione verso il Socialismo, verso il massimo sviluppo del contrasto col mondo esistente, per la sua trasformazione! Anziché supportare il tentativo della borghesia imperialista di trasformare le contraddizioni esistenti fra sé e le masse popolari [dunque pure vecchi-giovani], dobbiamo convogliare la voglia e il bisogno di cambiamento dei giovani delle masse popolari verso la rivoluzione e l’instaurazione della dittatura del proletariato! Dobbiamo dimostrare loro che l’unica prospettiva per realizzare i loro progetti e aspirazioni è fare dell’Italia un paese socialista e contribuire cosi’ alla seconda ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo! Dobbiamo fornire ai giovani delle masse popolari la giusta chiave di interpretazione delle situazioni che vivono giorno dopo giorno! Ad ogni esplosione degli specchi per allodole che la borghesia imperialista utilizza per cercare di ingannarli, ad ogni affermazione della società divisa in classi sulle menzogne della borghesia imperialista, noi dobbiamo incanalare l’insoddisfazione, la rabbia verso il fiume della rivoluzione e della guerra civile! L’esistenza, la concezione, il metodo e gli obiettivi del (n)PCI dà ai giovani della classe operaia e del resto delle masse popolari un obiettivo concreto, positivo, costruttivo. Il Socialismo è un obiettivo che corrisponde al ruolo specifico e agli aspetti che sono propri dei giovani delle masse popolari: non essere rassegnati a quello che l’ordinamento sociale consente, pensare in grande, avere grandi obiettivi e vasti orizzonti [“possiamo spaccare il mondo!”]. La lotta per l’instaurazione della dittatura del proletariato è un obiettivo che unisce i giovani al resto della loro classe e alle altre classi delle masse popolari non perché si abbassano alla parte più arretrata e sottomessa delle masse popolari, ma perché esprimono nella forma più alta, più ardita, più coraggiosa, più generosa e più forte quello che anche gli altri sognano o non sanno neanche sognare!

Prescindere da questo compito, tralasciare la mobilitazione dei giovani delle masse popolari per il Socialismo, significa rinunciare a ogni possibilità di vittoria e lasciare i giovani delle masse popolari in pasto alla borghesia imperialista! Questa non esita a rivalutare il fascismo e a finanziare i gruppi che ne invocano la riaffermazione a livello nazionale. Non ha problemi a sostenere e agevolare i clan camorristici. Non ha remore a fornire sempre maggiore visibilità e influenza alle dottrine esoteriche, movimenti fondamentalisti, alle credenze medievali del Vaticano e dei suoi Padre Pio, esorcisti, miracoli, visioni e segreti di Fatima! Non ha tentennamenti nel riversare nelle strade delle nostre città tonnellate di sostanze stupefacenti e fiumi di alcool. Non prova nessuna vergogna di sé nel cercare di imporre ai giovani delle masse popolari come prospettiva di vita il voler diventare “veline” o l’essere disposti a tutto per affermarsi nel mondo dello spettacolo. Divisione, diversione ed evasione: questi sono i tre elementi che il regime controrivoluzionario della borghesia imperialista utilizza per cercare di riassorbire la resistenza che le masse popolari oppongono alla putrefazione del suo sistema! [1]

Le due contraddizioni principali che si manifestano nel mondo giovanile [contraddizione di classe e contraddizione vecchio-nuovo], molto spesso trovano una loro espressione nel “ribellismo anti-sociale”. Questa particolare [ma molto diffusa] componente del mondo giovanile, si manifesta attraverso numerose espressioni [che potremmo racchiudere nella sfera della controcultura piccolo-borghese: dunque modo di vestire e di vivere molto trasandato, psichedelia, anarchismo, etc]. Tutte queste multiformi espressioni hanno come elemento comune di fondo la trasgressione delle regole, costumi, tabù e imposizioni di vario genere che la società borghese presenta e impone. Il “ribellismo anti-sociale” analizzato secondo il materialismo dialettico, costituisce un fenomeno molto interessante. In esso infatti troviamo due componenti: il vecchio [influenza della b.i] e il nuovo [tendenza al superamento della società borghese]. Il vecchio influenza il nuovo proiettando la tendenza al superamento della società borghese verso la ribellione individuale di carattere piccolo-borghese: il soggettivismo, l’individualismo, l’anarchismo. “Io contro il mondo”. “Noi [il gruppo] contro le masse ignoranti e indifferenti”. L’ “Io” è il punto di riferimento e non la classe e la lotta di classe. Nello stesso tempo, la subordinazione ideologica alla borghesia imperialista, porta a ribellarsi [anche in modo molto radicale] senza però indicare chiaramente cosa costruire in alternativa allo stato presente delle cose e come raggiungerlo. La presenza del vecchio e del nuovo nel “ribellismo anti-sociale”, lo rende una fase di transizione. Da questo stadio, si può quindi avanzare [dunque può prevalere il nuovo] o arretrare [ossia può prevalere il vecchio]. Nulla resta fermo, tutto è in movimento e il movimento è prodotto da una contraddizione interna sulla quale intervengono anche agenti esterni! Avanzare significa trasformarsi da “ribelli anti-sociali” in rivoluzionari. Arretrare, al contrario, significa passare dallo stadio di “ribelli anti-sociali” ad uno stadio in cui si cerca di abbandonare la ribellione e di “inserirsi” nella società, mantenendo naturalmente ciò che si aveva del vecchio: quindi il soggettivismo e l’individualismo.

Questa analisi del “ribellismo-antisociale”, mostra chiaramente come sia necessario non abbandonare mai il materialismo dialettico [2] nello sviluppare un intervento nelle masse popolari. La trasformazione da “ribelli-antisociali” a rivoluzionari è legata alla direzione che noi comunisti esercitiamo. Il “ribellismo-antisociale” è la sintesi di una forma particolare dell’universale lotta tra due linee che si sviluppa all’interno dei giovani delle masse popolari. Anteporre il “moralismo” e atteggiamenti da “duri e puri”[“non dobbiamo avere niente a che fare con i capelloni, gli hippy, etc”] al materialismo dialettico significa deviare verso il settarismo. Significa abbracciare la concezione errata secondo cui “nulla è trasformabile, non esiste in ogni cosa una contraddizione interna che la muove e sulla quale si può intervenire”, arrivando cosi’ a sfiorare il sostegno della tesi del... “si nasce comunisti”! Nel seguire questa “lungimirante” linea settaria, dobbiamo però chiederci [o far chiedere]: il nostro atteggiamento quale classe agevola? Cosi’ facendo, contribuiamo alla mobilitazione rivoluzionaria o alla mobilitazione reazionaria? La storia del movimento comunista anche in questo campo fornisce ricche e importanti esperienze: migliaia sono stati i “ribelli anti-sociali” divenuti comunisti e anche grandi dirigenti [3]. Rafforzare e consolidare il (n)PCI, estendere l’influenza che il partito esercita, estendere la mobilitazione rivoluzionaria della classe operaia, significa anche imparare ad affrontare e dirigere queste situazioni, facendo di ognuna di esse una scuola di comunismo. Se saremo all’altezza dei compiti che la situazione rivoluzionaria in sviluppo ci pone, il nostro operato farà germogliare in un numero sempre crescente di giovani il seme della rivoluzione, essiccando l’ortica dell’influenza borghese!

La CP indica ai Comitati di Partito (CdP) di intraprendere con maggiore determinazione e metodo il reclutamento e la formazione dei giovani più avanzati della classe operaia e del resto delle masse popolari, indicando loro chiaramente che in questa situazione storica l’unica prospettiva positiva per un giovane proveniente dalle masse popolari è intraprendere il lavoro clandestino, contribuire al consolidamento e rafforzamento del (n)PCI e alla trasformazione della guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista conduce contro le masse popolari in guerra civile per il Socialismo! I CdP devono convogliare i giovani delle masse popolari verso il lavoro di costruzione del partito, mostrando agli elementi più ribelli, generosi e lungimiranti che l’accanimento con cui la borghesia imperialista italiana perseguita da venti anni il (n)PCI è la prova incontestabile che per la classe di parassiti e sanguisughe che opprime le masse popolari il (n)PCI rappresenta il nemico principale! Il (n)PCI sostiene e incoraggia lo slancio dei giovani della classe operaia e del resto delle masse popolari a creare Comitati di Partito (CdP) intermedi o di base, seguendo le indicazioni date sui numeri della Voce e sul sito del (n)PCI! Il (n)PCI rinnova l’appello a tutti i giovani che lottano per fare dell’Italia un nuovo paese socialista ad abbandonare le incertezze e trasformarsi in rivoluzionari di professione!

W la mobilitazione per il Socialismo dei giovani della classe operaia e delle altri classi delle masse popolari!

I CdP devono sviluppare con maggiore determinazione e metodo il reclutamento dei giovani delle masse popolari! Creare un CdP in ogni provincia, paese, quartiere, fabbrica, Università, Centro Sociale, associazione!

Il (n)PCI dà a tutti i giovani la possibilità di diventare rivoluzionari di professione!

W il (n)PCI!

W la lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista!

Claudio G.

Note:

[1] Vedere articolo “Ancora sulla controrivoluzione preventiva” VO 6 pag 53-57 [2] Per approfondimenti sul materialismo dialettico, vedere lo scritto del compagno Mao Tse-tung “Sulla contraddizione”, in Opere di Mao Tse-tung vol.5 [3] “Poema Pedagogico” del compagno Makarenko, edito dalla casa editrice Rapporti Sociali, fornisce esempi molto interessanti e chiari di come la direzione dei comunisti permette la trasformazione di “ribelli ani-sociali” in rivoluzionari.