La Voce 30

08 - La maldicenza, il pettegolezzo e la critica negativa e distruttiva

sabato 1 novembre 2008.
 

Spettegolare dei compagni (in particolare dei dirigenti) diffondendo l’idea che si ha a che fare con una manica di incapaci, di imbecilli, di opportunisti, ecc., ideologicamente (psicologicamente) deriva, per lo meno in molti pettegoli e maldicenti, dal bisogno di giustificare a se stessi e agli altri le proprie esitazioni o il proprio rifiuto di fare passi avanti, di impegnarsi di più.

In molti ha la stessa origine psicologica (ideologica) anche il non vedere i passi in avanti che facciamo, il non mettere in luce pregi, potenzialità, risultati, ecc. Non cantare vittoria quando si vince. E invece mettere in luce e denunciare lacune, difetti, limiti, errori, ecc.

 

La maldicenza, la denigrazione, l’autodenigrazione, la critica non costruttiva sono un fattore di demoralizzazione e un freno dello slancio rivoluzionario. Sono disfattismo. Non a caso la borghesia e il clero denigrano a tutto spiano il movimento comunista e i comunisti. A sentir loro gli unici comunisti passabili sono i dissidenti e i traditori, quelli che hanno combinato poco di positivo per le masse popolari e sono finiti male, come Trotzki, Bordiga, Silone, ecc. Una critica di questo genere è la caricatura e la denigrazione della critica di cui noi abbiamo bisogno per diventare capaci, per progredire nella capacità di conoscere il mondo e nella capacità di trasformare il mondo.

 

Nel Partito dobbiamo lottare sistematicamente e con decisione contro la maldicenza, la denigrazione, l’autodenigrazione, la critica non costruttiva. Non dobbiamo avere alcuna tolleranza.

Per combattere efficacemente la critica non costruttiva dobbiamo

1. distinguerla dalla critica costruttiva,

2. promuovere la critica costruttiva.

La critica costruttiva è circoscritta (indica con precisione l’errore o il limite preso di mira), ricerca e indica le fonti dell’errore o del limite, è portata apertamente e francamente nelle istanze e (salvo casi particolari) ai compagni interessati, distingue 1. errori e limiti, a superare i quali si intende incitare il compagno, 2. il giudizio (valutazione) dei limiti di un compagno (se uno è zoppo ...) per definire responsabilità e compiti da assegnare, 3. le caratteristiche personali.

Per combattere efficacemente la maldicenza, la denigrazione e l’autodenigrazione dobbiamo scoprire, mostrare e smascherare in ogni caso concreto la fonte concreta.

Le più comuni fonti sono tre.

1. Il senso di impotenza del proletario non ancora organizzato. Il suo primo approccio (1. alla comprensione della società, 2. all’assunzione di responsabilità) è la critica, la denuncia (espressione cosciente del malcontento e del malessere, passo avanti da semplice malessere e malcontento). Se ristagna in questo stadio, se non passa allo stadio successivo (organizzazione e azione per trasformare), degenera in critica negativa e demoralizzante. Le masse possono trasformare il mondo, ma, per instaurare il socialismo, devono assumere coscienza e organizzarsi.

2. Il rifiuto di (l’esitazione a) fare i passi avanti necessari e la ricerca di giustificazione (guarda gli altri ..., tanto non si combina niente ..., tanto non riusciremo comunque ad andare da nessuna parte ...). Questa è una fonte diffusa dell’autodenigrazione.

3. La ricerca di affermarsi, di emergere. È un fattore positivo, ma può diventare negativo se diventa “emergere abbassando gli altri, dimostrando che gli altri sono nulli”. Bisogna incanalarlo nella direzione giusta: farlo diventare gara a rafforzare il collettivo, a contribuire meglio e più all’obiettivo comune, a dare individualmente un contributo più importante.

Tonia N.