(nuovo)Partito comunista italiano
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13 maggio al Tribunale di Bologna:
Udienza Preliminare dell’Ottavo Procedimento Giudiziario contro la carovana del (n)PCI

La borghesia ricorre ad ogni misura legale e illegale pur di impedire la rinascita del movimento comunista
Comunicato del 18 marzo 2008 (Anniversario della Comune di Parigi - 1871)
lunedì 17 marzo 2008.
 

(PNG) 13 maggio al Tribunale di Bologna:
Udienza Preliminare dell’Ottavo Procedimento Giudiziario contro la carovana del (n)PCI

 

 

La borghesia ricorre ad ogni misura legale e illegale pur di impedire la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato, arma indispensabile e vittoriosa per l’instaurazione del socialismo!

 

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13 maggio al Tribunale di Bologna:
Udienza Preliminare dell’Ottavo Procedimento Giudiziario contro la carovana del (n)PCI

Sulla base della nostra resistenza da comunisti alla repressione, trasformiamo l’Udienza Preliminare in una manifestazione contro la repressione e in un avvenimento che promuove la lotta delle masse popolari contro la repressione e la loro solidarietà con i compagni e gli organismi perseguitati!

 

Di fronte al dilagare della resistenza delle masse popolari al procedere della crisi generale del sistema capitalista, la borghesia per reprimerla allarga e rafforza la repressione: mobilitiamo le masse popolari nella solidarietà, nella lotta contro la repressione, nella resistenza alla repressione!

 

Facciamo della nostra resistenza alla repressione e della nostra lotta contro la repressione con cui la borghesia cerca di impedire la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato, la punta di lancia e l’elemento promotore della resistenza delle masse popolari alla repressione che dilaga nel nostro paese e nell’Unione Europea!

 

Per impedire la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato e per soffocare la crescente resistenza delle masse popolari al procedere della crisi generale del capitalismo, la borghesia distorce in misura crescente in senso reazionario la legislazione imposta dalla vittoria della Resistenza sul nazifascismo e sempre più sistematicamente la viola e pratica l’illegalismo: sfruttiamo e rendiamo più acute le contraddizioni che l’illegalismo genera nello stesso campo borghese!

 

Con la resistenza alla repressione, con la solidarietà proletaria e popolare verso gli organismi e i compagni colpiti dalla repressione, con la lotta contro la repressione, trasformare in strumento per la rinascita del movimento comunista l’operazione dei mercenari arruolati dalla borghesia a difesa del suo ordinamento!

 

La d.ssa Rita Zaccariello del Tribunale di Bologna ha convocato per il 13 maggio l’Udienza Preliminare del Procedimento penale che il PM Paolo Giovagnoli, coperto dal Procuratore della Repubblica Enrico Di Nicola, ha aperto quasi 5 anni fa, il 30 settembre 2003, contro alcuni dei maggiori dirigenti di organismi appartenenti alla carovana del (nuovo)Partito comunista italiano, in particolare del Partito dei CARC e dell’ASP, e contro alcuni membri e dirigenti dello stesso (n)PCI. Secondo il sistema che la borghesia usa da più di 25 anni contro la carovana del (n)PCI, tutti i compagni sono accusati di associazione sovversiva ai termini dell’articolo 270bis del Codice Penale. L’Udienza Preliminare apre una fase nuova dell’Ottavo Procedimento Giudiziario (OPG) che le Autorità italiane hanno istruito contro la carovana del (n)PCI. Per tracciare in modo giusto la linea da seguire di fronte alla nuova scadenza e predisporre un piano d’azione efficace, occorre inquadrare l’avvenimento e l’intero OPG nel suo contesto di tempo e di luogo. È necessario che noi comunisti membri del Partito, gli organismi e gli individui - imputati e non imputati - a qualche titolo legati alla carovana, tutti i comunisti, tutti gli elementi avanzati delle masse popolari e i sinceri democratici, facciamo il punto su di esso, ne verifichiamo il significato che già abbiamo più volte messo in luce, comprendiamo in modo più dettagliato il contesto politico e sociale in cui si colloca e decidiamo di conseguenza come agire.

 

Fin dalla nascita del movimento comunista circa 160 anni fa, nel Manifesto del Partito comunista , i comunisti hanno detto apertamente che essi disdegnano di nascondere i loro obiettivi. Ciò corrisponde pienamente alla nostra natura e alla natura del movimento di cui siamo i promotori e gli attori più consapevoli.

La società borghese conosce, riconosce e protegge con la forza della legge il segreto di Stato, il segreto militare, commerciale, bancario, industriale, d’ufficio. Proprio ancora in questi giorni mandanti ed esecutori del sequestro di Abu Omar sono coperti dal segreto di Stato. Come lo sono i politici e gli alti dirigenti dello Stato mandanti delle torture compiute nella caserma di Bolzaneto e nella scuola Diaz durante il G8 del 2001 a Genova. Come lo sono gli speculatori che fanno alzare il prezzo del cibo e della benzina e i tassi dei mutui, i promotori del carovita e delle rapine finanziarie stile Parmalat e Cirio, i titolari dei conti del Liechtenstein e degli altri paradisi fiscali. Basta questo per mostrare i limiti di ogni costituzione borghese che dichiara che “il potere appartiene al popolo”. Come può il popolo decidere a ragion veduta alcunché, se non può conoscere gli avvenimenti, le azioni e le relazioni più importanti e più delicate? Le stragi e gli altri delitti di Stato, della Corte Vaticana e dei notabili e funzionari del regime che costellano con i loro misteri la storia del regime DC, dal 1948 a oggi, confermano sia il segreto di cui si ammantano i gruppi dominanti della società borghese sia l’estromissione delle masse popolari dalla conoscenza di quello su cui ufficialmente hanno il potere di decidere: cioè la riduzione delle masse popolari a massa di manovra di padroni, preti e demagoghi. Nel migliore dei casi in un ordinamento borghese il popolo è chiamato a dare un voto di fiducia a chi è capace di presentarsi meglio, a chi compera i migliori spot pubblicitari, ai demagoghi più abili, agli arrampicatori sociali più brillanti, ai titolari della tradizionale influenza sociale (preti, mafiosi, notabili, ecc.) e ai loro protetti e prestanome ... a meno che il movimento comunista sia abbastanza forte, abbia costituito un Potere, alternativo al potere borghese e da esso indipendente, abbastanza forte da penetrare e violare i segreti con cui la borghesia, la Corte Vaticana e la sua burocrazia clericale e laica, i gruppi imperialisti americani, i gruppi sionisti, le organizzazioni padronali e tutti gli altri potenti della società circondano le loro operazioni, le loro attività, le loro relazioni, le loro decisioni e la loro vita.

Al contrario della borghesia, delle sue Autorità ed istituzioni, per sua natura il comunismo comporta l’eliminazione di ogni segreto su attività che riguardano la vita sociale, come comporta l’eliminazione dello stesso Stato. Il socialismo, transizione dal capitalismo al comunismo, per sua natura consiste anche nel creare un livello via via più alto di coscienza delle masse popolari e in una loro crescente partecipazione alle attività politiche e alle altre attività sociali. La rivoluzione socialista che instaura il socialismo per sua natura può essere compiuta solo dalla classe operaia e dalle altre classi delle masse popolari. La rivoluzione socialista richiede un alto livello di organizzazione e di coscienza delle masse popolari. Quindi per la natura stessa del movimento di cui siamo promotori, noi comunisti propagandiamo più largamente possibile la nostra concezione del mondo, i nostri obiettivi, la nostra linea e i nostri metodi d’azione. Il (n)PCI ha appena pubblicato il suo Manifesto Programma : esso espone non solo le nostre concezioni e i nostri obiettivi, ma anche la linea e i metodi con cui operiamo per raggiungerli, perché tutti gli elementi avanzati delle masse popolari li possano valutare sulla base delle loro conoscenze e mettere alla prova nella loro esperienza e così le masse popolari possano farli propri e attuarli con la forza che esse sole hanno, una volta organizzate.

È di pubblico dominio che effettivamente noi comunisti vogliamo eliminare l’attuale ordinamento sociale. È un’aspirazione non solo nostra, ma anche della parte più avanzata, più cosciente e più combattiva delle ampie masse popolari. È inoltre un bisogno irrinunciabile delle ampie masse del nostro e degli altri paesi, che subiscono le infami condizioni dell’ordinamento sociale borghese e l’iniquo sistema di relazioni internazionali che poggia su di esso, anche di quella parte che non sa ancora quale è la vera fonte del suo malessere o non osa ancora concepire l’idea di liberarsene. Solo preti, borghesi e altri ricchi dall’intelligenza resa torpida dallo spreco e dal lusso in cui vivono e dal servilismo di cui si circondano, possono essere così stupidi o incoscienti da pensare che nel nostro paese e nel resto del mondo le masse popolari, miliardi di uomini e donne tollereranno a tempo indeterminato le condizioni infami che l’attuale ordine sociale impone loro e la distruzione dell’ambiente in cui vivono che l’attuale ordinamento sociale fa loro compiere; che non riusciranno prima o poi a elaborare e a darsi le idee, i sentimenti, le norme di condotta individuale e collettiva, le forme organizzative e le istituzioni necessarie che concretizzeranno un ordinamento sociale di livello superiore, all’altezza delle forze produttive oggi esistenti, della densità raggiunta dalla specie umana, delle concezioni intellettuali e morali e dei sentimenti più avanzati che l’umanità ha oramai elaborato. Compito principale di noi comunisti è far diventare l’aspirazione e il bisogno di un nuovo superiore ordinamento sociale, nutriti e alimentati nelle masse popolari dallo stato presente delle cose, un obiettivo politico supportato da una mobilitazione di masse popolari organizzate tanto vasta da essere capace di spazzare via l’attuale ordinamento sociale marcio e assassino, con le sue istituzioni, con le idee e i sentimenti ad esso connessi.

Noi comunisti siamo la sezione italiana del movimento internazionale delle classi e popoli oppressi che lottano per un superiore ordinamento sociale e per un nuovo sistema di relazioni internazionali. Siamo quindi nemici irriducibili della Repubblica Pontificia degli speculatori, dei mafiosi, degli sfruttatori e dei reazionari che governa e devasta il nostro paese e la vita del nostro popolo.

A questa coscienza dei nostri compiti, aggiungiamo l’esperienza della lotta di classe nel nostro paese: della lotta che da più di cento anni la classe operaia conduce alla testa prima dei contadini e poi del complesso delle masse popolari delle città e delle campagne, contro la borghesia, gli agrari, i grandi capitalisti, affaristi e finanzieri, contro i trafficanti e gli speculatori perfino di alimenti, di petrolio, di medicinali e di ogni altro genere di consumo, contro la Corte Sabauda fino al 1946 e contro la Corte Pontificia e la sua burocrazia clericale negli ultimi 60 anni, contro il regime della borghesia unitaria e liberale prima, contro il fascismo poi e infine contro il regime DC. L’esperienza di questa lotta mostra chiaramente, a chiunque voglia vedere e abbia l’intelligenza necessaria, che la guerra popolare rivoluzionaria è la strategia che le masse popolari devono seguire per raggiungere il loro scopo; che le masse popolari devono costruire già all’interno della società borghese un Nuovo Potere alternativo a quello della borghesia e indipendente da esso, capace di operare quali che siano le misure che la borghesia adotta contro di esso; che il Nuovo Potere è costituito dalle masse organizzate attorno al partito comunista, dal movimento comunista cosciente e organizzato; che per essere il centro del Nuovo Potere il partito comunista deve essere clandestino: cioè costituito in modo che la borghesia non riesca a conoscere chi sono i suoi membri, come sono costituiti i suoi organismi, quali sono le fonti delle sue risorse, quali sono i suoi canali di collegamento e le sue relazioni che arrivano dappertutto.

Ebbene il (nuovo)Partito comunista italiano aspira ad essere interprete di quella lezione storica, promotore e dirigente della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata attraverso la quale la classe operaia e il resto delle masse popolari del nostro paese faranno dell’Italia un nuovo paese socialista e contribuiranno così alla nuova ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo.

Nel suo Manifesto Programma da poco pubblicato, il (nuovo)Partito comunista italiano dichiara apertamente che esso aspira ad essere erede e continuatore dell’opera condotta dai primi socialisti del PSI, dai Fasci Siciliani, dalle leghe contadine della Padania, dalle leghe operaie delle prime fabbriche, dalle leghe contadine che nel Sud e nelle isole occupavano e mettevano a coltura i latifondi, dai protagonisti del Biennio Rosso, dai combattenti che si opposero in Italia e in Spagna al fascismo di Mussolini e dei suoi padrini (re, papi e borghesi), dai fondatori e protagonisti del primo Partito comunista italiano, fecondato dall’opera di Antonio Gramsci e dalla guida di Lenin, di Stalin e della prima Internazionale Comunista, dai Partigiani che nella Resistenza sconfissero i fascisti italiani e i nazisti tedeschi, dai lavoratori (operai, contadini, disoccupati, casalinghe e studenti) che lottarono con accanimento e generosità contro il regime DC dei Papi e di De Gasperi, di Scelba e dei loro successori fino a Moro, Andreotti, Berlusconi e Prodi, dai combattenti degli anni ’70, delle Brigate Rosse e di altre Organizzazioni Comuniste Combattenti, alcuni dei quali sono tenuti in carcere da decenni da questo regime di assassini di operai, di preti pedofili, di usurai, di speculatori, di biscazzieri e di mafiosi, dell’allievo nazista Ratzinger, dello speculatore e mafioso Berlusconi, del liquidatore di industrie e affamatore di operai Prodi e dell’aspirante abolitore della lotta di classe Veltroni.

Con la sua opera il (n)PCI intende porsi risolutamente alla testa dei combattenti di oggi, dei membri dei mille comitati di resistenza popolare in lotta contro i misfatti del regime (dalla base USA Dal Molin ai rifiuti che inquinano e uccidono in Campania), dei sindacalisti onesti che costituiscono la sinistra sindacale nella FIOM, negli altri sindacati della CGIL, negli altri sindacati di regime e nei sindacati alternativi, di tutti quelli che lottano per porre fine al marasma sociale e ambientale in cui la borghesia, la sua Repubblica Pontificia e le sue Autorità ci hanno infognato e ogni giorno un po’ più ci sprofondano e alla guerra di aggressione in cui ci hanno coinvolto e sempre più cercano di coinvolgerci, dal Libano all’Afghanistan, al Kosovo, alla Palestina. Noi siamo i fratelli di tutti quelli che lottano per difendere e ampliare le conquiste e i diritti strappati alla borghesia sotto la direzione del primo Partito comunista italiano, contro il carovita, il razzismo e la guerra promossi dalla Repubblica Pontificia dei professionisti che speculano sul pane e sul carburante, sui mutui e sulle medicine. Noi siamo gli eredi della gloriosa schiera di socialisti, di comunisti, di lavoratori, di casalinghe e di studenti che ha lottato per creare un paese nuovo, progredito e legato alle correnti progressiste di tutto il resto del mondo. Intendiamo portare a compimento l’opera che essi non sono riusciti a completare. Armati del marxismo-leninismo-maoismo, la scienza più alta che l’umanità abbia finora elaborato dall’esperienza della lotta delle classi e dei popoli oppressi, non abbiamo dubbi che completeremo l’opera che i nostri predecessori hanno incominciato e portato avanti solo fino ad un certo punto.

Noi esortiamo tutti gli imputati, anche quelli che non sono membri del (n)PCI, ad essere degni di questa tradizione, a non piegarsi a collaborare con i persecutori, a dimostrarsi degni fratelli di quanti in Italia e nel mondo, dalla Palestina alle Filippine, dal Nepal a Cuba, dall’Iraq all’Afghanistan, sotto tutti i cieli lottano contro l’attuale arretrato ordinamento sociale e l’attuale iniquo sistema di relazioni internazionali. I nostri persecutori con i ripetuti procedimenti giudiziari e tutti i danni, gli intralci e le sofferenze che con essi provocano a individui e organismi delle classi oppresse, vorrebbero fare di ognuno di noi un comunista pentito e contrito; tramite la nostra resa vorrebbero dimostrare agli oppressi che per loro non c’è speranza, vorrebbero spegnere nelle masse popolari la fiducia di essere capaci di conoscere la realtà e di trasformarla, una fiducia che è l’anima del movimento comunista cosciente e organizzato, una fiducia che sta rinascendo con il movimento comunista e di cui il nostro Partito vuole e deve dimostrarsi degno. Noi chiediamo a tutti gli imputati, che siano o non siano membri del (n)PCI, di non dare questa vittoria ai persecutori dei comunisti, degli antifascisti, dei resistenti, degli immigrati e delle masse popolari. Al contrario, li esortiamo a trasformarsi da accusati in accusatori e a dimostrare che la loro persecuzione rafforza il movimento comunista cosciente e organizzato della cui rinascita siamo promotori. In questa trasformazione il (n)PCI è al loro fianco.

Il (nuovo)Partito comunista italiano da alcuni anni segue la linea di costruire il Partito a partire dalla clandestinità. Questo assicura che, quali che siano le iniziative e le manovre a cui la borghesia e le sue Autorità ricorreranno, il Partito continuerà a promuovere la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato e che svilupperà la sua attività fino all’instaurazione del socialismo e alla transizione al comunismo. I colpi subiti dal Partito clandestino negli ultimi anni non hanno impedito al Partito stesso di continuare a svolgere il suo lavoro, di mantenere la continuità della sua azione di orientamento, di propaganda e di organizzazione. Il Partito ha anzi trasformato gli attacchi della borghesia contro di esso in un elemento di crescita e di consolidamento. Questo è l’aspetto principale della resistenza alla repressione.

La clandestinità del Partito è una garanzia anche per tutti quei comunisti e lavoratori avanzati che lavorano pubblicamente per il comunismo e nella resistenza al procedere della crisi del sistema capitalista. Questi oggi sono la stragrande maggioranza dei comunisti e dei lavoratori avanzati: la borghesia non riuscirà comunque a fermare le attività per cui li perseguita, la persecuzione non produrrà alcun vantaggio alla borghesia. Quindi è assicurato l’aspetto principale della resistenza alla repressione. La persecuzione produrrà invece alla borghesia danni tanto maggiori quanto più larga sarà la solidarietà per i perseguitati e l’indignazione contro la borghesia che sapremo sollevare tra le masse popolari. La persecuzione conferma in ogni caso che la linea seguita dal Partito è giusta e certamente convincerà altri comunisti, altri elementi avanzati della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari a farla propria. Il Partito farà certamente la sua parte e chiede ai compagni, membri o non membri del Partito, che i magistrati della repressione chiamano a rispondere personalmente dell’opera del Partito, di essere degni della tradizione di cui la persecuzione stessa dei nemici delle masse popolari italiane li accusa di essere eredi e partecipi e li presenta pubblicamente come tali.

 

La borghesia italiana e le sue Autorità perseguitano la carovana del (n)PCI da più di 25 anni. Non è ancora concluso l’ottavo procedimento giudiziario, a contare dal primo iniziato nel 1981, e già lo stesso PM Giovagnoli di Bologna ne ha aperto un nono ancora per sovversione dello Stato (art. 270bis) e il PM Marco Pucilli del Tribunale di Ancona, su sollecitazione dello stesso Giovagnoli, ha aperto il decimo per diffamazione. Senza contare l’appello ancora pendente presso il Tribunale di Bari per la pubblicazione di Il Bollettino dell’Associazione Solidarietà Proletaria (il processo di prima istanza avvenne presso il Tribunale di Trani).

A questi procedimenti condotti direttamente dalle Autorità Italiane, va aggiunto quello per “associazione di malfattori intesa a preparare azioni terroristiche” (il reato dell’ordinamento giuridico francese equivalente dell’associazione sovversiva dell’ordinamento giuridico italiano) che le Autorità Francesi hanno iniziato nel 2003, su sollecitazione delle Autorità Italiane e in collaborazione con esse tramite il “Gruppo franco-italiano sulle minacce gravi”, comitato interministeriale e intergovernativo illegale creato a Roma il 5 marzo 2004.

Tanto ripetersi e dispiegarsi di procedimenti giudiziari, con tutte le tribolazioni, le spese, le perquisizioni e i sequestri, i fermi, i periodi di prigione e le altre limitazioni della libertà degli imputati e i danni che ci ha provocato, potrebbero far pensare che il nostro nemico è forte. In realtà la sua forza è apparente, la sua situazione è precaria. Nonostante lo sfruttamento spietato e le vessazioni di ogni genere a cui la borghesia e la Corte Pontificia, i gruppi imperialisti USA e i gruppi sionisti, la criminalità organizzata e gli altri notabili del regime sottomettono le masse popolari del nostro paese, nonostante l’arroganza che le loro Autorità manifestano, il loro regime è debole. La crisi politica lo dimostra. Lo conferma il fatto che le Autorità Italiane da anni perseguono un obiettivo che non riescono a raggiungere: soffocare la rinascita del movimento comunista, impedire la ricostruzione del partito comunista. L’ordinamento sociale borghese e la Repubblica Pontificia si basano sulla disorganizzazione, sulla rassegnazione e sulla mancanza di consapevolezza delle masse popolari, la borghesia dipende dalle masse popolari che opprime: questa base rende precaria l’intera struttura, perché le necessità e l’esperienza della vita e l’opera del movimento comunista cosciente e organizzato spingono le masse popolari a un’attenzione e comprensione maggiore, alla fiducia di poter cambiare il mondo, a organizzarsi.

 

Nessuno dovrebbe meravigliarsi della persecuzione con cui da più di 25 anni le Autorità italiane cercano di soffocare la carovana del (n)PCI. Da alcuni decenni la carovana del (n)PCI nel nostro paese è il principale elemento motore della rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato. La borghesia, per la natura del suo regime, deve impedire che il movimento comunista cosciente e organizzato risvegli, mobiliti e organizzi una parte importante delle masse popolari e in questo modo distrugga la base del suo ordinamento sociale e del suo regime. La prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale svoltasi nella prima metà del secolo scorso, ha insegnato alla borghesia, ai suoi uomini politici, ai suoi intellettuali e ai suoi preti che quando il movimento comunista ha superato una certa dimensione, arrestarlo e farlo regredire diventa impresa quanto mai difficile e dall’esito incerto.

La lotta della borghesia imperialista e delle sue Autorità contro il movimento comunista cosciente e organizzato è continua, è una costante, è la regola. La repressione e la prevenzione sono quindi la regola. Le pause sono un’eccezione.

- Con il fascismo la borghesia imperialista ha cercato di cancellare la lotta di classe colpendo il movimento comunista cosciente e organizzato con le imprese brigantesche delle squadre fasciste spalleggiate dalle forze regolari della repressione e facendo baluginare davanti agli occhi degli operai e dei contadini la fine della loro miseria (in cui essa stessa, la Chiesa Cattolica e gli altri ricchi li confinavano) tramite la sottomissione e lo sfruttamento dei popoli africani, da sottrarre allo sfruttamento degli imperialisti francesi e inglesi, e le brigantesche spedizioni in Spagna, in Grecia, in Jugoslavia e in Russia.

- Con il regime DC, il cui asse è la Corte Pontificia, la borghesia imperialista è riuscita a smorzare e per alcuni decenni deviare e sterilizzare la lotta delle classi oppresse, in particolare la lotta della classe operaia uscita enormemente rafforzata dalla lotta contro il fascismo e la Resistenza, deformandola e riducendola, con l’aiuto dei revisionisti moderni, a lotta rivendicativa. Approfittando dei 30 anni di ripresa degli affari a livello mondiale e della crisi del movimento comunista internazionale, la borghesia è riuscita a dissolvere gran parte delle istituzioni e delle relazioni che costituivano nel nostro paese il movimento comunista cosciente e organizzato, benché non vi sia mai riuscita completamente e il sussulto che il movimento comunista ebbe negli anni ’70, culminato nella lotta armata, abbia messo a dura prova il regime e i revisionisti moderni. Solo la deviazione militarista prevalsa nelle Brigate Rosse pose fine al problema che metteva a dura prova il regime DC.

- Contro la rinascita del movimento comunista, di cui la carovana del (n)PCI è da più di 20 anni il promotore e l’alfiere, la borghesia imperialista ha adottato la linea della repressione selettiva dei comunisti. Uno dei maggiori apporti del Manifesto Programma del nostro partito è la descrizione del regime politico con cui la borghesia imperialista e la Corte Pontificia hanno prolungato nel nostro paese la vita del loro ordinamento sociale: il regime di controrivoluzione preventiva, comune alla maggior parte dei paesi imperialisti. Uno dei cinque pilastri su cui questo regime si regge è “reprimere i comunisti il più selettivamente possibile; impedire ad ogni costo che i comunisti moltiplichino la loro forza organizzandosi in partito; che elaborino e assimilino una concezione del mondo, un metodo di conoscenza e di lavoro e una strategia giusti, che svolgano un’attività efficace, che reclutino, che affermino la loro egemonia nella classe operaia. Corrompere e cooptare i comunisti, spezzare ed eliminare quelli che non si lasciano corrompere e cooptare. Soffocare il movimento comunista cosciente e organizzato, impedire la sua nascita e il suo sviluppo è in ogni paese imperialista l’obiettivo centrale della politica delle borghesia, il cuore dell’attività delle sue Forze dell’Ordine”.

Ma in Italia come negli altri paesi imperialisti, la nuova crisi generale del capitalismo mina il regime di controrivoluzione preventiva e porta la borghesia ad allargare la sua attività di repressione politica. La repressione colpisce chiunque è o essa ritiene sia promotore della resistenza delle masse popolari al procedere della nuova crisi generale del capitalismo: una categoria il cui numero si allarga con il dilagare della resistenza delle masse popolari. Tratto specifico di questa linea è però ancora colpire i singoli esponenti del movimento comunista e della resistenza, cercare di isolarli politicamente e culturalmente, rendere loro la vita impossibile, cercando di non destare un allarme diffuso tra le masse popolari, di non suscitare tra le masse popolari la sensazione di essere bersaglio della repressione politica oltre che vittima dello sfruttamento e delle vessazioni della borghesia, delle “leggi naturali” dell’economia (borghese), del mercato, della globalizzazione, ecc. Stante il segreto di cui il regime circonda le sue attività e la complicità della sinistra borghese nel mantenere il segreto, non sappiamo chi ha elaborata la linea che la borghesia oggi segue e chi ne dirige l’applicazione, chi la aggiorna: probabilmente un organismo dei CC che nel nostro paese sono il centro laico più sicuro e di lunga esperienza della repressione o direttamente un organismo della Corte Pontificia. La stanno attuando varie Autorità e vari centri. Alcuni consapevolmente e altri spontaneamente, e anche di questi secondi si servono i primi. La destra borghese è concorde su questa linea di repressione politica. Berlusconi e la sua banda combinano la denigrazione del comunismo con lo scherno e gli insulti di cui gratificano precari e lavoratori in genere. Veltroni e i suoi seguaci proclamano che vogliono “un paese unito e non più diviso: basta con la lotta di classe” e Nerozzi assicura di aver rotto con la sinistra borghese quando questa “ha rievocato la necessità di reintrodurre la lotta di classe”. La sinistra borghese tiene corda con la denigrazione del movimento comunista, la riabilitazione del fascismo, la complicità nel mantenere i segreti di regime e il sabotaggio silenzioso e subdolo che, consapevolmente e spontaneamente, compie della lotta di classe.

I toni, i ruoli, la coscienza, la determinazione e la ferocia sono diversi, ma l’obiettivo e il sentire sono comuni. In questa fase la borghesia imperialista cerca di impedire, prevenire la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato colpendo il cuore del processo di rinascita: la costruzione di un partito comunista che tiene pienamente conto degli insegnamenti della prima ondata della rivoluzione proletaria per essere all’altezza dei compiti che la situazione rivoluzionaria in sviluppo pone all’ordine del giorno. Soffocare il Partito comunista, impedire che si consolidi e si rafforzi è il cuore della politica repressiva del regime. Resistere a questo sforzo, continuare ad esistere e ad operare, crescere è già una vittoria per noi e una sconfitta per la borghesia, la dimostrazione pubblica della sua debolezza, un incitamento implicito alla resistenza e alla ribellione che si diffonde dovunque arriva la conoscenza del fatto.

La borghesia italiana per i suoi interessi cerca di soffocarci. Ma d’altra parte ha leggi e regolamenti che risentono ancora e in larga misura delle concessioni che la Corte Pontificia e il regime DC dovettero fare alla Resistenza, al forte movimento comunista che con la lotta contro il fascismo si era formato nel nostro paese, all’influenza del grande movimento comunista internazionale che scuoteva le fondamenta di tutto il mondo: leggi e regolamenti che le legano le mani. Perché non li cambia radicalmente?

Non perché la borghesia imperialista e le sue Autorità hanno per loro natura alcun ritegno a usare con illimitata ferocia la forza di cui dispongono. Lo dimostrano le illegalità e i crimini a cui ricorrono sotto l’alto patrocinio della Corte Pontificia, giunti fino alle stragi della strategia della tensione, fino alla barbarie dell’art. 90 prima e dell’art. 41bis del regolamento carcerario ora e alle vessazioni di fatto cui sono sottoposti i prigionieri, in particolare i prigionieri delle Brigate Rosse, fino all’eliminazione mirata degli avversari. Lo confermano le imprese brigantesche che, sotto l’alto patrocinio della Corte Pontificia stanno compiendo direttamente con le loro forze armate regolari o indirettamente finanziando, formando, proteggendo e rifornendo forze irregolari, mercenari, fantocci, la feccia residua del sionismo, del fascismo e del nazismo e puri e semplici delinquenti in Palestina, in Iraq, in Afghanistan, in Kosovo e in decine di altri paesi, affogando in mare, perseguitando in massa emigrati, chiudendoli in campi di concentramento, emuli dei lager nazisti e dei campi di reclusione amministrativa usati dagli israeliani, dagli imperialisti americani e da altri criminali di Stato. Illustrano la natura della borghesia italiana e dei suoi soci e complici le imprese criminali di cui si sono resi responsabili, sotto l’alto patrocinio della Monarchia Sabauda, nella pur breve storia dello Stato italiano, in patria, in Europa e nelle colonie. È il suo rapporto conflittuale e precario con le masse popolari che in questa fase impedisce alla borghesia di dispiegare le sue forze con tutta la ferocia che è nella sua natura e nella sua storia di classe sfruttatrice.

La realtà è che la repressione e la resistenza alla repressione non è una specie di duello tra noi comunisti e in generale tra noi promotori della resistenza delle masse popolari e organizzatori della lotta delle classi oppresse da una parte e dall’altra la borghesia col suo Stato e le sue forze irregolari (fascisti, mafiosi, agenti privati, preti, informatori, spie, ecc. ecc.). Se così fosse sarebbe incomprensibile che lo Stato non riesca a schiacciarci, stante la sproporzione tra le nostre forze e quelle della borghesia italiana e del suo Stato. In realtà si tratta della lotta tra due classi e tra due vie. Da una parte la classe operaia rivoluzionaria che vuole conquistare il cuore e la mente, la direzione delle masse popolari del nostro paese e instaurare un superiore ordinamento sociale di cui le masse popolari hanno bisogno. Noi impersoniamo questa parte, purtroppo con i nostri limiti e gli errori che spiegano la nostra debolezza e la lentezza del nostro avanzare. Dall’altra la borghesia imperialista con le sue istituzioni, la sua Corte Pontificia, il suo Stato, le sue associazioni e le sue forze repressive regolari e irregolari. Essa per sopravvivere con i suoi privilegi e i suoi crimini deve mantenere la direzione sulle masse popolari italiane benché il suo ordinamento sociale sia obsoleto, sia causa dei guasti che affliggono ogni giorno di più la loro vita, sia parte di un sistema internazionale iniquo contro cui ogni giorno più si levano le forze della resistenza, ognuna combattendo come meglio sa e le riesce. Solo chi comprende in questo modo la lotta in corso si spiega lo svolgimento degli eventi che altrimenti sembra assurdo. La borghesia dispone di forze enormi, ma non può impiegarle su grande scala per soffocarci. Se lo facesse, indebolirebbe ulteriormente la sua già precaria direzione sulle masse popolari. Noi siamo molto deboli, ma abbiamo riserve inesauribili: la ragione delle masse popolari. Però fatichiamo a imparare a trasformare queste riserve in forza dispiegata. Questa è la dialettica tra repressione e resistenza alla repressione, un aspetto particolare della dialettica tra rivoluzione e controrivoluzione. La lotta contro la repressione, la solidarietà che riusciamo a mobilitare tra le masse popolari verso i compagni e gli organismi colpiti dalla repressione, fanno parte di questa dialettica. Esse si combinano con tutto il resto della nostra attività e assieme accrescono la nostra forza e avvicinano la nostra vittoria.

Le Autorità della borghesia devono mantenersi apparentemente nell’ambito delle leggi vigenti, conservare le forme dello “Stato di diritto”, della libertà di opinione, organizzazione e attività politica nell’ambito della democrazia borghese, grosso modo come i rapporti di forza dettati dalla vittoria del movimento comunista contro il nazifascismo li ha fatti configurare sessanta anni fa. La violazione di fatto delle sue stesse leggi rende intimamente debole la sua persecuzione. Noi facciamo leva sulla nostra coscienza e morali comuniste, sulla solidarietà delle masse popolari, sul nostro essere portatori delle loro ragioni e su questa debolezza dei nostri persecutori.

Da qui il susseguirsi di illegalità e di arbitri che costellano l’attività repressiva della borghesia e delle sue Autorità e nello stesso tempo la mancanza di efficacia delle loro operazioni. Nonostante il dispiegarsi di procedimenti giudiziari, la rinascita del movimento comunista è proseguita ininterrotta dagli anni ’80 a oggi. Nel 2004 abbiamo costituito il (n)PCI. La carovana del (n)PCI benché ancora piccola è oggi più forte di ieri. Il movimento comunista cosciente e organizzato sta rinascendo. Se il rafforzamento della carovana è proceduto lentamente, se la carovana è ancora lontano dal raggiungere la forza e le dimensioni del forte movimento comunista cosciente e organizzato che le masse popolari del nostro paese hanno già costruito per almeno due volte (all’inizio del secolo scorso fino al Biennio Rosso e una seconda volta a metà del secolo con la Resistenza), ciò non è dovuto alla repressione: è dovuto ai nostri limiti, alla lentezza con cui noi mettiamo fine agli errori e superiamo i limiti che per ben due volte hanno impedito che il movimento comunista crescesse fino a impadronirsi del potere e instaurare il socialismo. La campagna che abbiamo in corso in questi mesi, per una superiore assimilazione del Materialismo Dialettico come metodo per conoscere la realtà e come metodo per trasformarla è intesa proprio a superare questa nostra debolezza. Questa campagna coinvolge sempre più compagni ed elementi avanzati a mettere a frutto la loro esperienza ai fini della lotta di classe, a partecipare a un dibattito franco e aperto per creare un livello superiore di conoscenza della lotta di classe in cui si inserisce il nostro lavoro, a intraprendere un percorso di critica-autocritica-trasformazione (CAT) mirato a rendere i nostri organismi e i singoli compagni più capaci di svolgere il loro ruolo.

La resistenza che abbiamo opposto alla repressione ci ha rafforzato. Tutti i procedimenti giudiziari sono caduti nel nulla. Ma hanno dimostrato contemporaneamente sia l’illegalismo sia l’impotenza delle Autorità borghesi. Ogni procedimento caduto nel vuoto, concluso con un nulla di fatto, ha ulteriormente indebolito le Autorità Italiane. Nonostante il continuo rafforzarsi, nel nome della “guerra al terrorismo”, della repressione a livello nazionale e della collaborazione degli Stati imperialisti a livello internazionale e in particolare europeo (negli organismi e nelle agenzie anti-democratiche dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa), nel 2003 le Autorità Svizzere hanno rifiutato alle Autorità Italiane la loro collaborazione nella persecuzione della carovana del (n)PCI. Nel 2006 le Autorità Francesi hanno gettato la spugna e rinunciato al procedimento per associazione terroristica che avevano aperto nel 2003 e sono ripiegate sull’accusa di possesso di documenti falsi per cui è ancora pendente il ricorso in Cassazione. In Italia il GIP dott. Umberto Antico del Tribunale di Napoli nel 2003 ha emesso un’ordinanza in cui riconosce che con gli attuali ordinamento giuridici e le leggi attuali, la carovana del (n)PCI non è perseguibile e l’appartenenza ad essa non è un reato. Avviene un po’ come successe quando nel 1923 il neonato regime fascista cercò di stroncare con un procedimento giudiziario il primo PCI: il procedimento si concluse con l’assoluzione generale e solo con le leggi eccezionali del 1926 e con la creazione del Tribunale Speciale, il fascismo poté porre fine per alcuni anni all’attività pubblica del movimento comunista cosciente e organizzato. Ma l’avventura fascista finì così male per la borghesia che essa esita a imboccare ancora quella strada: l’Italia non fu mai così vicina a diventare un paese socialista come dopo la vittoria della Resistenza antifascista.

La repressione e la lotta contro la repressione si condizionano a vicenda, il loro scontro è un aspetto della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata attraverso la quale faremo dell’Italia un nuovo paese socialista. Anche sul terreno della repressione e della lotta contro la repressione, che nel nostro Piano Generale di Lavoro è indicato come primo fronte, lo scontro crescerà via via di intensità fino a sfociare, combinandosi con gli esiti degli scontri sugli altri fronti, nella seconda fase delle guerra popolare rivoluzionaria. Dobbiamo dunque dare per scontato che la borghesia ci attacchi. La questione è come sfruttiamo ogni suo attacco e, più in generale, come operiamo su questo terreno per migliorare le nostre posizioni, per accumulare forze rivoluzionarie.

Come evolve la relazione tra la repressione e la lotta contro la repressione?

L’aspetto principale che dobbiamo comprendere e valorizzare è che la repressione politica esercitata dalla borghesia imperialista diventa sempre meno selettiva. Essa colpisce a raggio sempre più vasto, nel tentativo di venire a capo della resistenza che le masse popolari dispiegano al procedere della crisi generale del suo sistema. La lista dei bersagli della repressione borghese è lunga. Oltre ai compagni e agli organismi della carovana del (n)PCI, sono colpiti dalla repressione anche gli autoferrotranvieri di Milano, gli operai della FIAT SATA di Melfi, i compagni di Potere Operaio della FIAT di Pomigliano d’Arco, i compagni del comitato No Dal Molin di Vicenza, i supposti membri del Partito comunista politico-militare e dei Comitati Proletari per il Comunismo arrestati il 12 febbraio 2006, i portuali di Gioia Tauro, i compagni dello Slai Cobas per il Sindacato di Classe e di Proletari Comunisti, gli antifascisti della manifestazione dell’11 marzo a Milano condannati alcuni fino a 4 anni di galera, i compagni che nel 1999 manifestarono a Firenze contro la guerra di aggressione alla Jugoslavia condannati alcuni fino a 7 anni, i manifestanti contro il G8 di Genova condannati alcuni fino a 12 anni, i compagni di Sud ribelle sotto processo a Cosenza, le decine di arabi e musulmani maltrattati e detenuti per sospetto di “terrorismo”, ecc. ecc.

Questi e centinaia di altri episodi mostrano che la repressione dilaga a macchia d’olio, investe come una marea montante parti crescenti della vita sociale del nostro paese. Parallelamente cresce nel nostro paese la resistenza alla repressione, come nei paesi oppressi, dalla Palestina all’Afghanistan, dall’Iraq al Libano, cresce la resistenza all’aggressione imperialista. Sta a noi fare in modo che la resistenza alla repressione cresca in modo più celere. Dipende da noi e dagli altri organismi e compagni. Per quanto ci riguarda ce ne assumiamo la responsabilità: ci impegniamo ad assimilare ad un livello più alto il Materialismo Dialettico come metodo per conoscere la realtà e come metodo per trasformare la realtà, in modo da usare nel modo più efficace le forze di cui già disponiamo, perdere meno possibilità di accrescerle reclutando nuovi compagni, imparare a distribuire compiti e valorizzare contributi per minimi od occasionali che siano, in modo da allargare al massimo la cerchia dei collaboratori che in qualche misura partecipano alla rivoluzione.

La lotta contro la repressione deve dilagare fino a sopravanzare il dilagare della repressione. Non solo le proteste e la solidarietà, ma anche campi in cui i nostri ritardi rispetto alla pratica del vecchio movimento comunista sono evidenti e ancora grandi. Ad esempio la denuncia degli infiltrati e delle spie: nell’Ottavo Procedimento Giudiziario ne abbiamo smascherate e denunciate due, Giovanni Cancello di Napoli e Antonio Foglia di Modena, ma in modo del tutto insufficiente e con ritardi. La lotta contro gli agenti pubblici e privati che schedano e controllano, la lotta contro la polizia politica: nel corso dell’Ottavo Procedimento Giudiziario non abbiamo attaccato come necessario e possibile nemmeno il funzionario della DIGOS di Bologna, Paolo Vicini, ladro protetto dai suoi superiori. Contro il controllo che le Forze dell’Ordine estendono sulla corrispondenza, sulle comunicazioni telefoniche, su Internet, non abbiamo ancora mobilitato le risorse e le conoscenze di tanti che pure sono evidenti. Contro le schedature e la sorveglianza con videocamere non abbiamo ancora sviluppata una seria campagna che mobiliti su larga scala l’iniziativa collettiva e incoraggi e organizzi l’iniziativa individuale. Tutte queste e altre simili attività devono dilagare, rafforzarsi, saldarsi in un fronte unito contro la repressione, combinarsi con gli altri fronti della lotta di classe. La crescita quantitativa di tutti i generi di operazioni che compongono la lotta contro la repressione deve procedere finché, in combinazione con lo sviluppo della lotta di classe sugli altri fronti, si produrrà un salto qualitativo nell’ambito della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata ed entreremo in una fase più avanzata della lotta per porre fine alle sofferenze e alle infamie che il regime vaticano e l’ordinamento sociale infliggono alle masse popolari, della lotta per consentire finalmente a ogni esponente delle masse popolari di partecipare pienamente al patrimonio culturale e scientifico della società, di partecipare con tutte le sue doti alle attività che distinguono la specie umana dalle altre specie animali, libero finalmente dall’assillo e dalla precarietà che lo costringono a esaurire gran parte delle sue doti e risorse alla rincorsa affannosa di denaro per procurarsi cibo, vestiario, riscaldamento, abitazione, assistenza sanitaria, educazione dei figli, insomma le condizioni elementari di una vita dignitosa.

 

Contro la persecuzione che la borghesia e le sue Autorità, a causa dei rapporti di forza esistenti, conducono tramite le forze regolari ma in violazione dello spirito e spesso della lettera delle leggi vigenti, di fronte ai procedimenti giudiziari che si ripetono, noi abbiamo adottato e collaudato la linea della lotta su due gambe e della trasformazione del processo in un processo di rottura . La lotta condotta dal CAP(n)PCI (Comitato di Aiuto ai Prigionieri del (n)PCI) negli anni 2005-2007 contro il lato francese dell’OPG ha fornito molti insegnamenti, illustrati già in articoli comparsi sulla rivista La Voce n. 24, 25, 26 e 27 e in numerosi Comunicati disponibili sul Sito Internet del Partito o su quello del CAP(n)PCI. In particolare nei seguenti comunicati reperibile nel sito http://lavoce-npci.samizdat.net

 

-  29.06.03 Arresti del 23 giugno.

-  15.08.03 Sugli avvenimenti del 23 giugno.

-  10.12.03 Nuovo anno.

-  21.01.04 Comunicato di Giuseppe Maj.

-  03.04.04 Trasformare la resistenza alla repressione in contributo alla rinascita del movimento comunista.

-  01.11.04 Dichiarazione di fondazione del (n)PCI.

-  09.12.04 Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel sono tornati in clandestinità.

-  21.12.04 La rivoluzione avanza suscitando una controrivoluzione potente.

-  01.01.05 L’infamia e l’arroganza antipopolare della borghesia imperialista marcano la fine del 2004.

-  28.05.05 La borghesia imperialista non riuscirà a soffocare il lavoro di costruzione del (nuovo)Partito comunista italiano e la lotta per fare dell’Italia un paese socialista!! Libertà per i compagni Maj e Czeppel!!

-  21.07.05 Resistere all’offensiva terroristica della borghesia.

-  27.08.05 Trasformare ogni sconfitta in Vittoria!

-  12.03.06 Un’altra ondata della persecuzione del (nuovo)Partito comunista italiano.

-  25.05.06 Liberazione di Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel!

-  03.01.07 Resistere alla repressione.

-  16.01.07 Continuiamo e valorizziamo l’opera e la volontà di tutti quelli che hanno preso posizione contro la persecuzione del (n)PCI

-  04.02.07 Continuare la lotta contro la persecuzione del (n)PCI (Delegazione della CP)

 

La lotta su due gambe combina due tipi di attività, distinti ma che si influenzano reciprocamente.

1. Iniziative (specifiche o combinate con iniziative aventi altro tema principale, ma condotte sistematicamente con un programma, con piani e facendo il bilancio dell’esperienza e imparando dall’esperienza), di mobilitazione delle masse popolari: informazione, denuncia, appello alla solidarietà, iniziative di solidarietà, con il fine di allargare i legami tra il Partito e le masse popolari, di promuovere un largo schieramento contro la repressione (fronte unito contro la repressione): di opposizione alla repressione, di resistenza alla repressione e di solidarietà con tutti gli organismi, i militanti, i proletari e gli altri membri delle masse popolari colpiti dalle forze repressive indipendentemente dal tipo di accuse formulate dalle Autorità contro di loro (criterio di classe e politico, non legalitario).

Contro l’OPG il P-CARC ha già sviluppato un’ottima e vasta campagna che ha portato alla raccolta di alcune migliaia di firme in varie zone del paese sotto l’appello NO alla persecuzione dei comunisti! e ha promosso varie iniziative di propaganda e di informazione tra le masse popolari, i lavoratori, gli operai e i sinceri democratici, indicando che mobilitarsi per impedire la persecuzione dei comunisti è un dovere di tutti i compagni (comunisti, antifascisti, antimperialisti) e di tutti i sinceri democratici che hanno a cuore le sorti del nostro Paese e dei suoi cittadini. In particolare il P-CARC ha organizzato e sta promuovendo la partecipazione al presidio in occasione dell’Udienza Preliminare di Bologna il 13 maggio 2008 (vedere il Comunicato DN CARC del 06.03.08 nel sito www.carc.it).

2. Azioni specifiche presso la sinistra borghese e i sinceri democratici per mettere i suoi esponenti di fronte alle loro responsabilità, per sfruttare a fondo il bisogno che la sinistra borghese ha di curare la propria immagine presso le masse popolari e per indurre il numero più largo possibile dei suoi esponenti a prendere posizione contro la persecuzione dei comunisti e in generale contro la repressione, per appoggiare gli esponenti più onesti e avanzati nelle loro prese di posizione, per indebolire per questa via la repressione e intimidire i titolari della persecuzione, ognuno dei quali ha problemi di immagine, di carriera e di relazioni sociali.

Anche in questo campo, contro l’OPG il P-CARC ha già sviluppato una serie di brillanti operazioni: raccolta della firma di illustri esponenti della sinistra borghese all’Appello NO alla persecuzione dei comunisti! , interrogazioni parlamentari e altre prese di posizione.

Il processo di rottura consiste nel trasformarsi da accusati in accusatori e nel negare da parte degli imputati ogni collaborazione alle Autorità dello Stato, in specifico alla magistratura che invece è legata a procedure, riti e forme che implicano un certo grado di sottomissione e di collaborazione dell’imputato (vedi l’articolo Consigli ai compagni su La Voce n. 4). La borghesia oggi attacca i singoli esponenti perché, memore dell’esperienza passata, non osa attaccare le organizzazioni comuniste, metterle fuori legge, interdirle. Questo è un suo punto debole. Essa cerca di realizzare le sue aspirazioni tramite le sue forze regolari e attenendosi apparentemente e formalmente alle sue leggi. Ma queste risentono ancora dei rapporti sociali creati dalla parziale vittoria della Resistenza antifascista. Nonostante il ricorso sistematico e su larga scala da parte non solo della destra borghese ma anche della sinistra borghese alla denigrazione del comunismo, alla denigrazione della Resistenza, alla riabilitazione del fascismo, alle campagne razziste e xenofobe e nonostante la precarietà e la criminalità dilaganti, la Repubblica Pontificia non è ancora riuscita a creare le condizioni sufficienti per varare una legislazione adeguata alle sue aspirazioni. La ostacolano sia le divisioni al suo interno, sia i contrasti, crescenti con il procedere della crisi, che la oppongono alla classe operaia e alle altre classi delle masse popolari. L’ordinanza del 24 aprile 2003 con cui il dr. Umberto Antico del Tribunale di Napoli respingeva le richieste di arresti fatte dalla d.ssa Stefania Castaldi, titolare del Settimo Procedimento Giudiziario, dimostra che le attuali leggi della borghesia non sono all’altezza della sue aspirazioni. Da qui viene che le stesse forze regolari della borghesia violano in continuazione le leggi borghesi. Tipico è il caso del “Gruppo italo-francese contro le minacce gravi” costituito segretamente nel marzo 2004 e che ha operato segretamente (non si sa nemmeno se esiste ancora o se è stato sciolto e quando) su cui il Ministro della Giustizia ha rifiutato persino di rispondere alle interrogazioni parlamentari.

Il processo di rottura consiste nel fatto che gli imputati non collaborano alla messinscena della giustizia neutrale, eguale per tutti. Essi, le organizzazioni politiche e le organizzazioni contro la repressione trasformano con varie iniziative e con creatività l’intero procedimento giudiziario e in particolare le udienze e le cerimonie del processo, in un processo alle Autorità che violano le loro stesse leggi, violano lo spirito e spesso la lettera della Costituzione, vanno contro gli interessi delle masse popolari, legittimi ancorché misconosciuti o negati dalle leggi.

Nei processi le Autorità fingono di esaminare le azioni, i comportamenti e le intenzioni di individui. Non dobbiamo collaborare a questa finzione. In particolare i membri del (n)PCI, conformemente all’impegno liberamente ma solennemente assunto, non confermano comunque mai né rivelano in nessuna circostanza di essere membri del Partito, salvo espresso ordine del Partito. Ogni compagno rivendica ovviamente l’attività pubblica al servizio della rinascita del movimento comunista che in effetti è anche la sostanza di tutta l’attività che i membri del (n)PCI hanno svolto. Già la semplice domanda se individualmente si appartiene al Partito è un’illegalità, non avendo alcuna legge stabilito ancora che l’appartenenza al (n)PCI è di per sé un reato, come ben illustra l’ordinanza del dott. Antico già citata. I magistrati per legge non hanno diritto di entrare nella privacy degli individui, la loro legge conferisce loro solo il diritto di contestare elementi di reato.

Gli imputati e le organizzazioni attaccano le Autorità e i loro mandatari, denunciando la persecuzione politica dei comunisti, la persecuzione degli oppositori e degli esponenti della resistenza delle masse popolari al procedere della crisi del capitalismo, il trattamento infame che le Autorità fanno ai prigionieri, agli immigrati, alle donne, ai lavoratori, alle masse popolari. Il paese è sempre più immerso nel crimine, la collusione tra autorità, notabili dell’ordinamento sociale, clero e criminalità organizzata si espande ad ogni aspetto della vita civile; persino il cibo, l’acqua e l’ambiente vengono inquinati per fare profitti.

Gli imputati e le organizzazioni denunciano la crescente restrizione delle libertà democratiche, la “guerra contro il terrorismo”, la caccia agli immigrati, in particolare agli arabi e ai musulmani, la violazione dei diritti di sciopero, di dimostrazione, di attività politica, di rappresentanza nelle assemblee elettive, le liste di proscrizione di organizzazioni ed esponenti dei movimenti democratici e antimperialisti dei paesi oppressi e della Palestina, la collusione e l’appoggio ai criminali sionisti continuatori del fascismo e del nazismo, la complicità con gli imperialisti USA organizzatori della tortura e di altre gravi violazioni dei diritti umani.

La borghesia cerca di individualizzare il comportamento. Noi invece combiniamo il generale della resistenza contro la repressione, della lotta contro la repressione, dell’appello alla solidarietà delle masse popolari contro la repressione (cioè la lotta che da sempre conduciamo sul primo fronte indicato dal nostro PGL) con le particolarità di questa fase e con l’attività collettiva, con l’obiettivo di condurre le cose in modo da rafforzare il processo di rinascita del movimento comunista. Anche quando vengono obbiettati comportamenti asociali degli individui, noi ci opponiamo con la concezione materialista dialettica che per combattere ed eliminare i comportamenti asociali degli individui bisogna eliminare la fonte sociale del comportamento asociale. Quando vi è un ordine sociale ingiusto, il disordine è il primo inevitabile passo per instaurare un ordine sociale superiore e giusto.

Conoscere la realtà per trasformarla, applicare il Materialismo Dialettico come metodo per conoscere la realtà e come guida per trasformarla sono alcuni dei nostri principi che dobbiamo applicare nell’affrontare la situazione, nell’ambito dell’analisi concreta della situazione concreta (che, non dimentichiamolo mai, è l’anima rivoluzionaria del marxismo, come Lenin, Stalin, Mao e altri grandi maestri del movimento comunista ci hanno ripetutamente insegnato).

In definitiva processo di rottura significa una certa gestione dell’intero procedimento giudiziario, non solo una certa gestione delle udienze processuali. È una linea di organizzazione, non solo un comportamento di individui. Gli imputati e le organizzazioni a cui fanno capo o che li sostengono, non accettano di partecipare alla cerimonia e alla procedura in cui esponenti o mercenari della classe che sfrutta, opprime e schiaccia le masse popolari, si ergono a giudici in nome delle masse popolari e di fronte a loro, dell’operato e dei pregi e difetti di quelli che si sono messi all’avanguardia e hanno assunto il ruolo di promotori della lotta delle masse popolari contro quella classe. Le organizzazioni e gli imputati chiamano al contrario le masse popolari a giudicare esse la classe che le opprime e i loro esponenti, portavoce e mercenari. Questo è in sintesi il processo di rottura . Dopo il fallito assalto alla caserma Moncada, Fidel Castro si contrappose ai vincitori: non voi, ma la storia ci giudicherà, nel senso che le masse popolari giudicheranno se il nostro tentativo è buono o cattivo. Lo stesso ha fatto Hugo Chavez dopo il fallito colpo di Stato. Lo stesso ha fatto il grande dirigente della prima Internazionale Comunista Georgi Dimitrov (Lipsia 1933). Lo stesso hanno fatto migliaia di altri esponenti del movimento comunista e del movimento rivoluzionario.

 

Individualmente il punto forte per ogni compagno chiamato in prima persona a lottare sul fronte della repressione come imputato, è la coscienza che egli è un esponente della classe operaia e della altre classi oppresse e sfruttate di fronte ai rappresentanti delle classi che opprimono, sfruttano, speculano e uccidono.

Noi e i nostri persecutori siamo eredi di due tradizioni diverse e opposte. Incarniamo e rappresentiamo oggi due schieramenti opposti, che si contrappongono nelle fabbriche, nei cantieri, nelle campagne, nei quartieri, nelle scuole, ovunque.

Al nostro schieramento appartengono i morti della Thyssen-Krupp, i torturati della caserma di Bolzaneto e della scuola Diaz del G8 a Genova, gli immigrati affogati mentre speravano di raggiungere un lavoro meno disperato, le donne violentate dai magnaccia, dagli stupratori e dai funzionari di Ratzinger, i milioni di lavoratori, di giovani, di casalinghe e pensionati che protestano, lavorano e lottano in ogni angolo del paese.

Allo schieramento dei nostri persecutori appartengono l’allievo nazista Ratzinger e la sua corte, Ciarrapico in camicia nera e Berlusconi con il suo “sguattero” Fini, Veltroni che aspira a mettere a tacere la lotta di classe, Tanzi, Cragnotti e la schiera degli speculatori devoti al Vaticano che popolano i paradisi fiscali, i medici obiettori di coscienza e abortisti clandestini, gli speculatori del pane e del petrolio e le authority che speculano e si arricchiscono sugli speculatori, i padroni della Thyssen-Krupp e gli altri padroni che fanno soldi sul sangue dei lavoratori e ogni anno ne uccidono migliaia tra omicidi bianchi e morti per malattie professionali e decine di migliaia di altri ne rendono invalidi, tutta la canaglia di preti, borghesi, notabili e ricchi che tengono corda agli assassini che rendono amara e precaria la vita a tanta parte delle masse popolari e obbligano la massa della popolazione a esaurire le proprie energie e risorse intellettuali e morali per sbarcare il lunario e per soddisfare i bisogni più elementari: cibo, vestiario, riscaldamento, abitazione, educazione dei figli, assistenza sanitaria.

Noi siamo moralmente forti della coscienza che ciò che giova alle masse popolari è legittimo, anche se la borghesia lo dichiara illegale. Illegittimo è ciò che nuoce alle masse popolari, anche se la borghesia lo dichiara legale. La fede che anima noi, il Partito comunista, il movimento comunista cosciente e organizzato, le mille iniziative e organizzazioni della resistenza, milioni di membri delle masse popolari, sarà la legge dell’avvenire. I sentimenti, i criteri, le idee e i principi che corrispondono al mercato, alla valorizzazione del capitale, al denaro come legge di vita e misura del merito sono destinate al museo della storia.

A fronte della incriminazione individuale, noi innalziamo la bandiera della responsabilità e dell’impegno collettivo. A fronte delle nefandezze di cui i nostri persecutori sono i rappresentanti e continuatori, portavoce e tutori, noi affermiamo la nostra concezione, i nostri obiettivi e la nostra linea.

 

Non c’è niente di fatale in quello che avviene attorno a noi! Il marasma attuale del mondo è solo il risultato del nuovo dispiegarsi della natura dei capitalisti che sono nuovamente liberi dai lacci e laccioli che il movimento comunista aveva loro imposto!

 

È del tutto possibile porre fine all’attuale corso delle cose e instaurare un nuovo ordinamento sociale basato sulla proprietà comune dei mezzi di produzione e su un’attività economica pianificata e volta al benessere degli uomini!

 

È vero che per loro natura i capitalisti spremono i lavoratori. Ma fino a che punto possano dare libero corso alla loro natura dipende dalla forza del movimento comunista cosciente e organizzato. Gli operai organizzati sono pienamente in grado di guidare il resto delle masse popolari a fare a meno dei capitalisti e delle altre classi sfruttatrici e a instaurare un nuovo superiore ordinamento sociale: il socialismo!

 

Le aziende devono smettere di produrre profitti e di essere proprietà di singoli e di gruppi. Devono diventare collettivi di lavoratori, istituzioni a cui la società assegna il compito di produrre determinate cose o servizi e a cui assegna i mezzi necessari perché lo svolgano. L’esempio più vicino sono le migliori, più oneste ed efficienti istituzioni produttive, di ricerca, scolastiche o sanitarie pubbliche che vediamo qua o là, di tanto in tanto come eccezioni nella società borghese.

 

L’efficienza di un’azienda si deve misurare dal suo contributo alla vita sociale, dalla qualità e quantità dei suoi prodotti, dal rispetto della integrità, salute e dignità di chi vi lavora, dal rispetto per l’ambiente, dal risparmio di fatica, di forze produttive, di energia e di materie prime.

 

Ogni persona di buona volontà può contribuire alla rinascita del movimento comunista, a ricostruire quel tessuto di organizzazioni di massa anticapitaliste che avevano reso forti gli operai e le altre classi delle masse popolari: è quello che ci vuole per impedire ai capitalisti di dispiegare liberamente la loro natura barbara e per arrivare a fare dell’Italia un nuovo paese socialista!

 

I morti di Torino, come tutti i morti e mutilati sul lavoro, sono le vittime dei padroni, dei politicanti e del clero che li assecondano, dei paladini della precarietà che difendono il loro criminale ordinamento sociale: in nome dei profitti e della concorrenza condannano i lavoratori alla miseria, alla precarietà, alla malattia e alla morte!

 

La partecipazione del nostro paese alla guerra preventiva USA e all’aggressione imperialista dei paesi oppressi e il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro per la maggioranza delle masse popolari italiane sono le due facce del Programma Comune della borghesia imperialista italiana!

 

Promuovere agitazioni e proteste contro la Corte Pontificia, gli imperialisti USA e i sionisti d’Israele, contro le missioni militari italiane all’estero, contro i governi della guerra, del carovita e dell’inquinamento!

 

La campagna razzista e anti-islamica fomentata dalla destra borghese, dai fascisti e dal Vaticano è una campagna a sostegno della guerra preventiva e della guerra infinita di Bush e della sua banda di criminali e di sionisti!

 

Contrastare la campagna razzista e bellicista con cui gli imperialisti, i sionisti e il Vaticano preparano l’aggressione dell’Iran, della Siria, del Sudan e di altri paesi!

 

Appoggiare la lotta contro la nuova base USA di Vicenza, contro il potenziamento della base di Sigonella (SR), contro la produzione di bombardieri F-35 a Cameri (NO), contro la partecipazione del governo italiano allo “scudo stellare”, contro la collaborazione militare speciale con i sionisti d’Israele (legge 94/2005), contro l’uso dell’Italia come piattaforma per l’aggressione imperialista in Asia, in Africa e in Europa orientale!

 

Appoggiare e rafforzare il Comitato No Dal Molin, il Comitato No TAV e tutti i gruppi e movimenti di resistenza alla guerra, al peggioramento delle condizioni di lavoro e dei salari, alla devastazione dell’ambiente!

 

Protestare contro l’uso delle forze armate in Campania per riaprire le discariche, attivare gli inceneritori e perpetuare l’uso della Campania come pattumiera dei rifiuti tossici e nocivi dell’Italia e dell’Europa imposto dal connubio Pubbliche Autorità, governi Berlusconi-Bossi-Fini e Prodi-D’Alema-Bertinotti, camorra, industriali e Vaticano!

 

Contro la guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista conduce contro le masse popolari nel nostro paese come in ogni angolo del mondo, bisogna portare avanti la guerra popolare rivoluzionaria fino all’instaurazione del socialismo e da subito imporre di nuovo ai padroni lacci e laccioli come quelli che il movimento comunista aveva già loro imposto nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria!

 

Il terreno è favorevole alla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato! Facciamo di ogni lotta rivendicativa una scuola di comunismo!

 

Il nuovo Partito comunista italiano fa in Italia quello che i comunisti di altri paesi fanno nel resto del mondo: ricostruire un movimento comunista potente che ponga nuovamente fine alla libertà dei capitalisti e instauri il socialismo, facendo tesoro dell’esperienza dei primi paesi socialisti!

 

Unire la nostra lotta alla Resistenza che in Iraq, in Afghanistan, in Palestina, in Libano, in Somalia tiene in scacco i mercenari dei gruppi e dalle potenze imperialiste, alla lotta contro l’invadenza e la prepotenza degli imperialisti condotta a Cuba, in Venezuela, in Bolivia, in Ecuador, in Colombia!

 

Imparare dalla guerra popolare rivoluzionaria oramai in fase avanzata in Nepal, nelle Filippine, in India, in Perù, in Turchia!

 

Mobilitare i lavoratori più avanzati per la rinascita del movimento comunista e il consolidamento e rafforzamento del nuovo Partito comunista italiano!

 

Rafforzare la struttura clandestina centrale del (nuovo)Partito comunista italiano, moltiplicare il numero dei Comitati di Partito e migliorare il loro funzionamento, sviluppare il lavoro sui quattro fronti indicati dal Piano Generale di Lavoro!

 

Costruire in ogni azienda, in ogni zona d’abitazione, in ogni organizzazione di massa un comitato clandestino del (n)PCI!