La Voce 10

Osservazioni sul n° 9 de La Voce

lunedì 4 marzo 2002.
 

1.

(...) L’articolo I tre stadi è un articolo importante e mette ordine nel processo per la fondazione del partito comunista. Chiarisce i passaggi necessari e le tappe. Rende più concreti e comprensibili i passi necessari per la fondazione del partito e per la direzione della mobilitazione rivoluzionaria.

L’unica annotazione che faccio è che sembra che il compito di costruzione del partito comunista spetti solo alle FSRS. Secondo me sarebbe bene ampliare dicendo che il compito di costruzione del partito comunista spetta, essenzialmente, alle attuali FSRS e ai lavoratori avanzati della prima categoria [ quelli che sono convinti che gli operai hanno bisogno di un loro partito comunista ndr]. Tenete conto che la prima categoria dei lavoratori avanzati è quella più vicina alla FSRS e spesso è politicamente giovane e quindi senza le tare delle vecchie FSRS.

L’articolo sulle tre deviazioni è chiaro e utilissimo nella battaglia per le FSRS. (...)

Comitato Teresa Noce del (n)PCI

gennaio 2002

 

2.

Un articolo che abbiamo trovato interessante è stato Un passo avanti di Nicola P. Per due motivi principali. Il primo è sicuramente l’attualità del suo argomento, la guerra in Afghanistan perpetrata dagli imperialisti angloamericani con il coinvolgimento di altre potenze, il nostro paese compreso. L’altro aspetto interessante dell’articolo è la posizione politica che noi comunisti dobbiamo adottare e saper diffondere sulla guerra e le varie obiezioni che sono sollevate su di essa (Bin Laden, Twin Towers, Bush, guerra in Afghanistan, Talebani, ecc.). In particolare c’è piaciuto il passaggio che va dall’ultimo rigo della seconda colonna di pagina 7 alla fine della prima colonna di pagina 9.

Un altro articolo che il comitato ha valutato in maniera giusta è quello a pagina 37, Ancora sulla settima discriminante, scritto da Ernesto V. Articoli che trattano la settima discriminante, a nostro parere, devono sempre comparire sulla rivista. Ovviamente in maniera diversa dai precedenti, ma la sostanza della trattazione della questione deve essere sempre ripetuta, con più forza e chiarezza che è nella possibilità degli articolisti. Tale articolo, a me personalmente, mi ha formato in maniera maggiore sull’argomento e mi ha permesso di trattare meglio la questione con un compagno giovane, che sollevava l’obiezione che la clandestinità è sinonimo di lotta armata. Col compagno ho discusso l’argomento durante un viaggio. Poi, dopo un’attenta valutazione, gli abbiamo inviato per posta anonimamente il n. 9 di La Voce segnalandogli l’articolo. Da altre fonti abbiamo saputo che il compagno ha trovato molto interessante la rivista. Tra un po’ gli manderemo un altro numero.

L’articolo che meno c’è piaciuto è stato quello a pagina 46 L’ottava discriminante di Nicola P. A nostro avviso quando si scrive del maoismo terza e superiore tappa del pensiero comunista, senza specificare con sufficiente chiarezza cosa s’intende con questo concetto, si rischia di fare un articolo meccanico che non raggiunge l’obiettivo dell’orientamento e tantomeno della formazione dei compagni. A tal proposito noi suggeriamo al compagno Nicola di essere più chiaro nel trattare l’argomento, che continuerà sul prossimo numero della rivista, in guisa da permettere ai lettori di trarre più chiaramente gli insegnamenti dal maoismo. Per giungere a tale obiettivo, pensiamo che sia necessario parlare degli apporti che il maoismo ha dato al movimento comunista mondiale (lotta tra le due linee, situazione rivoluzionaria in sviluppo, revisionismo moderno, rivoluzione di nuova democrazia, guerra popolare di lunga durata e altro). Suggeriamo inoltre alla redazione di La Voce di utilizzare anche le manchette per illustrare al lettore l’argomento in questione. (...)

Un altro suggerimento che vogliamo sottoporre all’attenzione della redazione di La Voce , è quello di mettere, quando si fanno le locandine da riprodurre, il sito Internet dell’organizzazione e i suoi indirizzi di posta elettronica. In tal modo la propaganda diventa più efficace e chi è interessato a conoscerci gli è più semplice contattarci, scaricare documenti, ecc.

Cari compagni, ci congediamo dalla vostra attenzione. A risentirci quanto prima. Cogliamo l’occasione per augurarvi buon fine anno e uno splendido inizio all’insegna di passi concreti nella fondazione del nuovo PCI

Comitato Lenin del (n)PCI

Dicembre 2001

 

3.

Cari compagni, ho letto l’ultimo numero de La Voce e come al solito l’ho divorato con avidità. (...)

Molte delle sintesi raccolte sui numeri de La Voce mi aiutano a schiarire la nebbia che offusca le mie idee, alimentando un ulteriore processo di comprensione e crescita politica. Probabilmente questo processo avviene anche in altri compagni, ma non vi è ancora una verifica concreta. Infatti, tornando alla mia esperienza personale, è curioso che pur avvicinandomi molto alle vostre tesi (senza conoscerle), non riesco a sintetizzarle con tanta semplicità e chiarezza come poi leggo nei vostri articoli. (...)

Vi faccio un paio di osservazioni sulla “scatola”:

1. Io penso sia utile indicare il perché di questa rivista! Con i primi tre numeri si è adottato sistematicamente questo metodo e poi si è persa la buona abitudine. (...) Anche se dagli articoli si potrebbe comprendere che non è così, il lettore può pensare a una raccolta di articoli rilegati in fascicolo. È forse utile utilizzare uno spazio per indicare ai lettori la periodicità quadrimestrale e lo scopo de La Voce del (nuovo)Partito comunista italiano .

2. Forse perché, come già detto sopra, abbiamo bisogno di “cibo comunista”, io non condivido la pubblicazione a “puntate” sul fascicolo. Premetto che è la prima volta che si parla dell’ottava discriminante, un argomento nuovo e di sicuro interesse collettivo, sia per chi lavora con entusiasmo al grande progetto della ricostruzione del partito, sia per chi si avvicina con interesse a questo lavoro. Ma è sbagliato pubblicare un articolo così importante in due parti vista l’attualità di giuste indicazioni su quest’argomento. Se il problema è lo spazio si può pensare anche a un supplemento allegato come si fece per il Martin Lutero al n. 3.

3. La Rivoluzione d’Ottobre. Sì, compagni! L’attualità di questa meravigliosa pagina della storia dell’umanità non può essere ignorata dall’organo di stampa del (nuovo)Partito comunista italiano. Se vogliamo, la copertina ricorda le giornate che cambiarono il mondo, ma in pratica, come era già successo con il n. 6 del 2000, sembra che la Rivoluzione d’Ottobre sia secondaria. Io invece penso che oggi più che mai sia opportuno ricordare quegli eventi, facendo dei paralleli con la situazione attuale, come lo si fece nell’articolo Un pugno nell’occhio? Mi rendo conto che lo spazio è lo spazio, ma se vogliamo fare dei passi in avanti, non possiamo ignorare la nostra storia, la storia degli oltre 150 anni del movimento comunista.

Detto questo, finisco di criticare la “scatola” e passo al contenuto evidenziando alcune note che ho raccolto nella lettura del fascicolo e degli ultimi comunicati.

Per quel che riguarda Un passo avanti e i comunicati del 12 e 30 settembre sono concorde con tutto ciò che si è scritto in questi documenti. Queste tesi mettono in luce gli aspetti positivi che la situazione attuale mette in campo, mi è piaciuto il riferimento al fatto che la rivoluzione non è un pranzo di gala. (...)

Ora un’osservazione sul Comunicato del 30 settembre e sull’articolo Un passo avanti . Penso in pratica che si sia toccato in modo marginale la questione della propaganda terroristica messa in campo dallo Stato americano con il carbonchio antrace. Non è forse il caso di spendere due righe sul terrore batteriologico messo in campo dagli imperialisti americani negli ultimi mesi?

Nel numero di Resistenza di novembre, vi è l’articolo Bayer: i profitti della guerra , dove viene affrontato un argomento che si inserisce tra le sporche manovre che contribuiscono a dare carta bianca all’imperialismo USA e alla sua guerra sporca di repressione contro le masse popolari. Cerco di spiegarmi meglio. Come è stato scritto sul Comunicato del 30 settembre: “...i gruppi imperialisti americani hanno un’attività politica talmente opaca, con caratteristiche criminali talmente sviluppate, con una esperienza dell’intrigo e del ricatto talmente raffinata e vasta, che non si può affatto escludere che gli attentati di New York e Washington siano stati promossi dall’interno dagli imperialisti americani o dai loro complici sionisti, oppure che siano stati facilitati, provocati e lasciati avvenire a ragion veduta, per ricavarne i vantaggi che ora comunque cercano di ricavarne...”. Ora, tornando al dopo 11 settembre, se per la ricerca di piloti capaci di lanciare aerei contro le Twin Towers l’inchiesta si riduceva a poche migliaia di individui, la ricerca di chimici capaci di maneggiare virus e batteri prodotti nei laboratori americani , come il carbonchio, si dovrebbe ridurre a poche decine di individui. A questo punto, il cerchio si stringe e oserei dire quindi che siamo davanti a una lotta interna condotta dalle compagnie farmaceutiche sotto la guida oscura del governo USA.

Le vie d’uscita sono due: o gli imperialisti americani devono denunciare un altro Bin Laden di turno dichiarando che il carbonchio è stato da loro venduto ed è oggi nelle mani di Tizio o Caio, oppure il carbonchio (e questa mi sembra la tesi più calzante) è un invenzione propagandistica per terrorizzare le masse e per attirare consensi alla politica dei bombardamenti in Afghanistan con l’obiettivo di allargare il raggio d’azione in Medio Oriente su Irak, Pakistan, Quatar o qualche altro!

Qual è lo scopo di questa “epidemia”?

L’obiettivo è terrorizzare le masse popolari americane, alla ricerca di consensi che permettano ulteriori misure repressive contro il “terrorismo islamico”. Il terrorismo batteriologico è l’ultima trovata propagandistica, da far invidia anche a Göbbels, che gli imperialisti americani potevano mettere in campo per raccogliere consensi popolari e avvallare la loro politica antipopolare e interventista.

Sulla propaganda del terrore di Stato possiamo prendere per esempio i fatti di Genova per comprendere meglio come la paura possa diventare uno strumento terroristico , nelle mani della mobilitazione reazionaria che punisce sempre gli stessi. Prima del 20-22 luglio a Genova, si è sentito di tutto: pacchetti esplosivi, cecchini, sacchi neri per raccogliere i cadaveri, sommozzatori, il KGB, la CIA e il meglio dei servizi segreti internazionali, tombini saldati, muraglie di ferro, oscuramento delle linee telefoniche, palloncini al sangue infetto, aeroplanini con reagenti chimici, catapulte medioevali, lacrimogeni ipersofisticati, lancio di frutti imbottiti con lamette, pupazzi pieni di bulloni, SMS “intelligenti”, assalti dal cielo con i parapendio e dal mare con i kajak, ecc. Ebbene tutto questo si è tradotto in un flop mostruoso, scatenando a Genova il peggio della repressione poliziesca. Con il risultato che nonostante tutti questi preparativi, la borghesia imperialista capeggiata da Berlusconi ha fatto fiasco. Quindi non sarà l’arbitrio a fermare le lotte che le masse popolari di tutto il mondo conducono per un nuovo ordinamento sociale.

Un altro aspetto da non sottovalutare in questa campagna di terrore è: chi paga il prezzo di queste sporche manovre? Ovviamente i lavoratori e le masse popolari! Al momento non mi risulta che alcun funzionario d’alto rango sia stato sfiorato dalla possibilità di contaminazione. Chi muore sono postini, lavoratori e persone che nulla hanno a che fare con la “stanza dei bottoni”. Ma guarda che caso!

Per concludere, io non so se queste tesi siano più o meno da prendere in considerazione, ma noi sappiamo che la guerra imperialista non bada alle formalità. Le guerre imperialiste, oggi come sempre, creano disagi e crisi economiche. Chi non ne trae alcun beneficio, oggi come sempre, sono i lavoratori e le masse popolari.

I lavoratori e le masse popolari americane, come quelle europee e italiane, hanno paura e non sanno ancora di che cosa aver paura. Paura della guerra, dei virus letali, della recessione, per il proprio posto di lavoro. Hanno paura perché si sentono sole e indifese.

La nostra paura invece è che oggi la situazione rivoluzionaria in sviluppo è orfana di un partito dirigente all’altezza dei compiti e questo noi comunisti lo sappiamo bene.

Perché l’unica salvezza per le masse popolari sta nello sviluppare la lotta contro l’attuale ordinamento sociale, lottare per la rinascita del movimento comunista, ricostruire veri partiti comunisti, mettersi alla testa della lotte di tutte le classi delle masse popolari per instaurare un nuovo superiore ordinamento sociale. È la strada su cui la forza delle cose spinge le masse popolari di ogni paese. Esse la percorreranno tanto più rapidamente quanto più in ogni paese i comunisti sapranno unirsi e costituire un vero partito comunista e quanto più rapida sarà la rinascita del movimento comunista a livello internazionale.

Un lettore

novembre 2001