La Voce 25

Bilancio della campagna condotta dal CAP (n)PCI - Parigi contro l’estradizione dei militanti del (n)PCI

mercoledì 25 aprile 2007.
 


-  Prima fase - fase di propaganda (maggio-ottobre 06)
-  Seconda fase - fase della mobilitazione (novembre 06 - febbraio 07)


Nel precedente numero della rivista abbiamo parlato della nascita del Comitato di Aiuto ai Prigionieri del (n)PCI-Parigi, illustrando l’impostazione politico-ideologica con cui l’organismo affronta la lotta contro l’estradizione dei compagni Giuseppe Maj, Giuseppe Czeppel e Angelo D’Arcangeli ed evidenziando i punti principali dell’attività svolta dal mese di maggio 06 fino all’ottobre 06.

Pensiamo sia necessario dare continuità a questo lavoro di bilancio, analizzando l’attività svolta dall’organismo dal mese di novembre fino ad oggi. Questo per tre principali motivi:

1. per fare il punto della situazione, capire cosa è stato effettivamente fatto, come è stato fatto e le dinamiche prodotte nel campo delle masse popolari e nel campo nemico;

2. per ricavare criteri e principi per rafforzare la lotta sul primo fronte: la mobilitazione delle masse popolari nella lotta contro i tentativi del nemico di classe di soffocare il Partito (in particolare) e contro il regime di controrivoluzione preventiva (in generale);

3. alla luce dei due precedenti punti, tracciare piani di lavoro per condurre nella maniera più incisiva possibile il prosieguo della lotta contro la persecuzione del Partito.

Ovviamente il bilancio del lavoro svolto dal mese di novembre fino ad oggi, permetterà anche di approfondire l’analisi elaborata nel precedente numero sull’attività condotta dal CAP (n)PCI-Parigi dal maggio all’ottobre 06: l’analisi delle dinamiche successive permette

infatti di capire meglio cosa è stato effettivamente fatto in quel periodo.

La campagna finora svolta può essere divisa in due fasi: una prima fase in cui l’aspetto principale del lavoro è la propaganda della persecuzione del (n)PCI e una seconda fase in cui l’aspetto principale è costituito dalla mobilitazione.

Prima fase - fase di propaganda (maggio-ottobre 06)

La prima fase, o fase di propaganda, è iniziata nel maggio 06 con la pubblicazione della seconda serie dei Bulletin del CAP (n)PCI-Parigi. Nel mese di luglio il lavoro è stato meglio definito con la stesura del Dossier sulla persecuzione del (n)PCI e con la realizzazione del sito (cap-npci.awardspace.com). Partendo dall’analisi elaborata e propagandata nei Bulletin e nel Dossier , nei mesi di agosto e settembre sono stati fatti nuovi salti di qualità a livello della propaganda: ad agosto è stato realizzato l’opuscolo-intervista al compagno Giuseppe Maj (che però ha avuto una valenza solo nella lotta contro la persecuzione del Partito in corso in Italia poiché non è stato tradotto in francese) e a settembre è stato realizzato l’Appello .

Obiettivo di questa fase è principalmente far conoscere la persecuzione del (n)PCI, promuovere un’attenzione intorno al caso e, allo stesso tempo, fare inchiesta, attraverso la propaganda, per individuare possibili alleati per condurre questa lotta (FSRS, singoli individui) e le aree più favorevoli per sviluppare un nostro intervento. La propaganda e il lavoro su ampio raggio rappresentano dunque l’aspetto principale di questa fase. Le forme di mobilitazione messe in campo (i banchetti - che vedremo successivamente) sono funzionali al raggiungimento di questo fine.

Poiché le forze disponibili per condurre la campagna inizialmente erano limitate, non era possibile condurre un lavoro di massa, ossia fare dei banchetti, delle assemblee e dei concerti il principale tipo di intervento. Si è deciso di sviluppare interventi mirati su esponenti politici (eurodeputati, senatori, deputati, sindaci, consiglieri regionali, comunali, municipali), su personalità (intellettuali, artisti, preti progressisti, ecc.) e su FSRS. A queste tre categorie il CAP (n)PCI-Parigi chiedeva pronunciamenti contro la persecuzione del Partito, attraverso lettere al giudice Thiel e al giudice Paolo Giovagnoli. Parallelamente, si è lavorato per sviluppare i rapporti con i media.

Nel mese di settembre il CAP (n)PCI-Parigi inizia a tenere dei banchetti per la raccolta firme contro la persecuzione del Partito: Festa dell’Humanité , Festa di St.Denis, meeting per la liberazione di Georges Ibrahim Abdallah, serata corsa organizzata dall’associazione Isula Bella.

I preparativi per la campagna in vista delle elezioni presidenziali (che si terranno nel mese di aprile 07) hanno aperto un interessante campo di intervento: ci riferiamo al movimento per le candidature della sinistra anti-liberale. Questo movimento, che voleva portare anche sul terreno elettorale l’opposizione al “neo-liberalismo” manifestato nelle piazze e nel referendum che nel maggio 05 aveva bocciato la Costituzione Europea, abbracciava un’ampia area della sinistra. Date le caratteristiche di questo movimento, i meeting (sia locali che nazionali) erano molto partecipati. Inizialmente il CAP (n)PCI-Parigi non aveva preso in considerazione questo campo come uno dei campi principali di intervento: in altre parole il collettivo si è trovato inizialmente “preso di sorpresa” da questo movimento. Poi sono stati elaborati, sulla base dell’esperienza, criteri e principi per svilupparvi il miglior intervento possibile: fare volantinaggi durante i meeting, fare banchetti laddove possibile, fare interventi durante i dibattiti, contattare esponenti politici e personalità presenti, sviluppare rapporti con organismi e media presenti.

L’elaborazione di questa linea ha fatto fare un salto di qualità alla campagna condotta dal CAP (n)PCI-Parigi.

Analizzando questa fase con distacco, ci si rende conto però che il lavoro sarebbe potuto partire con un “passo più spedito” se non fossero stati combinati tra loro tre elementi.

1) Fino all’ottobre 06 la richiesta avanzata dal CAP (n)PCI-Parigi agli esponenti politici, alle personalità e alle FSRS era: scrivere una lettera di protesta al giudice istruttore Gilbert Thiel e al giudice Paolo Giovagnoli della Procura di Bologna e darne la più ampia diffusione. Per quanto l’invio di una lettera fosse uno strumento efficace per mettere pressione ai giudici, 1 si é riscontrata una diffusa resistenza. Lo strumento più efficace per raccogliere solidarietà (anche se meno incisivo rispetto all’invio della lettera) è la firma dell’Appello .

2) In questa fase la questione dell’estradizione non venne posta subito come centrale. Fino al mese di ottobre 06 verrà infatti messa al centro della campagna la parola d’ordine “no alla persecuzione del (n)PCI!”. Il cambiamento della parola d’ordine, proposto da una FSRS francese (l’Association Génerale des Etudiants de Nanterre - AGEN), ha prodotto un salto di qualità: la lotta contro l’estradizione si è dimostrata essere uno strumento molto più efficace per mobilitare le masse popolari e la borghesia di sinistra francese, per via della storia propria del paese e per le precedenti lotte condotte in questo campo.

3) Un terzo elemento che ha svolto in qualche modo un ruolo di freno in questa fase è la questione degli uomini. In altre parole si è commesso l’errore di non porre fin da subito come centrali la necessità del reclutamento e l’elaborazione e adozione di una linea specifica al riguardo. Ciò ha prodotto ad un certo momento una situazione di sovraccarico.

Questi gli aspetti negativi. Gli aspetti positivi invece sono sei principalmente:

1) aver posto la questione della persecuzione del (n)PCI;

2) aver compreso fin da subito la necessità di impostare un lavoro su “due gambe”: contatti diretti con esponenti politici, personalità, FSRS e giornalisti, da un lato, e lavoro di massa dall’altro;

3) aver compreso fin da subito che la lotta contro la repressione si vince mantenendo in mano l’iniziativa e attaccando il nemico nel suo punto più esposto e quindi più debole, secondo il principio maoista “metterne dieci contro uno”: in questo caso attaccando il giudice Thiel e il giudice Paolo Giovagnoli;

4) aver dato la giusta importanza alla propaganda, essersi dotati di strumenti adeguati per condurla ( Bulletin , Dossier , sito, Appello ) e aver fatto sul serio “libera informazione”, senza farsi legare le mani dalle leggi borghesi (ci riferiamo alla pubblicazione sul sito di atti giuridici, dell’inchiesta italiana e francese, che non possono essere “resi pubblici”);

5) aver presentato fin da subito la persecuzione del (n)PCI non come un caso isolato ma come la componente della più vasta repressione condotta dalla borghesia contro la rinascita del movimento comunista e anti-imperialista: in altre parole, il CAP (n)PCI-Parigi si è messo fin da subito nell’ottica di contribuire alla costruzione di un fronte unito contro la repressione;

6) aver compreso fin da subito la necessità di coordinare la lotta in Francia con la lotta in Italia: da qui l’interscambio e la collaborazione con il Centro Nazionale del Partito dei CARC e con l’ASP.

Il superamento dei tre limiti suddetti facendo leva su questi sei aspetti positivi, apre le porte alla seconda fase della campagna: la fase della mobilitazione.

Seconda fase - fase della mobilitazione (novembre 06 - febbraio 07)

È possibile dividere questa fase in tre sottofasi: la preparazione dell’udienza del 1° dicembre, la preparazione del processo del 17, 18 e 19 gennaio 07, la preparazione del processo del 4, 5 e 6 aprile. Quest’ultima sottofase è ancora in corso.

La preparazione dell’udienza del 1° dicembre 06 - Nel mese di novembre la situazione è la seguente: un buon numero di esponenti politici, personalità e FSRS hanno preso posizione contro la persecuzione del (n)PCI; sono state fatte due interpellanze al Parlamento francese sull’affaire ; i rapporti sviluppati con i media danno dei frutti: due settimanali nazionali pubblicano in questo mese due articoli sulla persecuzione del Partito; numerose sono le persone che sono a conoscenza della persecuzione del Partito e che manifestano solidarietà; il lavoro di inchiesta e interscambio con le FSRS ha prodotto dei buoni risultati: due FSRS, il Pole pour la Renaissance du Communisme en France (PRCF) e l’Association General des Etudiants de Nanterre (AGEN), decidono di contribuire attivamente alla campagna in corso. Soffermiamoci su quest’ultimo aspetto.

1) Il PRCF avvia una raccolta firme a livello nazionale e in poco meno di due settimane raccoglie 408 firme all’Appello realizzato dal CAP (n)PCI-Parigi, facendo sottoscrivere sindaci, consiglieri comunali, professori universitari, partigiani, sindacalisti, insegnanti, dottori, studenti, lavoratori. Allo stesso tempo sollecita il deputato del PCF Georges Hage, con cui ha buoni rapporti, a presentare un’interpellanza parlamentare sulla persecuzione del Partito.

2) L’AGEN mobilita alcuni suoi militanti per condurre il lavoro con gli esponenti politici e le personalità (sollecitare prese di posizione) e, allo stesso tempo, per organizzare iniziative pubbliche. A questa FSRS si deve la proposta di mettere al centro della campagna la parola d’ordine “no all’estradizione dei militanti del (n)PCI!”, anziché “no alla persecuzione del (n)PCI!”. Allo stesso tempo, propone di organizzare un meeting a Parigi per dare maggiore risalto alla lotta contro l’estradizione.

In altre parole, il lavoro di politica da fronte con le altre FSRS ha permesso di superare il problema delle forze, da un lato, e di rendere più incisiva la campagna, dall’altro. Per quanto concerne il superamento del problema delle forze, è intervenuto anche un altro elemento: il coinvolgimento nella campagna di elementi delle masse popolari solidali.

Per condurre con efficacia la campagna nella nuova situazione che si è creata, il CAP (n)PCI-Parigi decide di creare due commissioni:

-  la Commissione A, che si occupa di sollecitare prese di posizione da parte di esponenti politici e personalità;

-  la Commissione B, che si occupa di organizzare iniziative.

La Commissione A ha valorizzato, in termini di elaborazione di criteri e principi, il lavoro fino ad allora svolto dal CAP (n)PCI-Parigi per quanto concerne lo sviluppo di contatti con esponenti politici e personalità. Due sono i procedimenti per instaurare il rapporto con esponenti politici e personalità:

1. effettuare un primo contatto attraverso l’invio di una lettera standard con cui si illustra brevemente la situazione e si chiede una presa di posizione. Allegare alla lettera materiale illustrativo (articoli di giornali e alcuni numeri dei Bulletin ). Rilanciare il contatto dopo tre, quattro giorni dall’invio della lettera attraverso una telefonata. Obiettivo di questo secondo contatto, verificare se l’esponente politico o la personalità in questione vuole esprimere solidarietà, vuole maggiori chiarimenti (in questo caso si invia altro materiale o si stabilisce un appuntamento) oppure, semplicemente, è completamente disinteressato alla vicenda e totalmente asservito alle Autorità Francesi.

2. ricercare su internet le iniziative a cui interverrà l’esponente politico o la personalità in questione e parteciparvi, cercando di instaurare un contatto diretto. All’instaurazione del contatto diretto può seguire o la firma immediata dell’Appello o l’invio di ulteriore materiale informativo, seguito dalla telefonata dopo tre-quattro giorni (si è riscontrato che oltrepassare questo tempo fa saltare l’operazione: bisogna essere tempestivi ed incisivi).

Una volta realizzata la presa di posizione, essa viene inserita sul sito del CAP (n)PCI-Parigi.

La Commissione B si dà il seguente piano di lavoro: organizzare un meeting a Parigi l’8 dicembre contro l’estradizione dei militanti del (n)PCI e una serata di solidarietà alla Bourse du Travail di St.Denis il 19 gennaio 07.

Università. Parallelamente, l’attività di intervento condotta dal CAP (n)PCI-Parigi nelle iniziative contro la repressione promosse da altre FSRS, permette di prendere contatti con dei militanti dell’Università di Parigi 8 (a cui è iscritto Angelo D’Arcangeli). Questi ultimi fanno parte di un collettivo presente all’Università che si rifà all’Autonomia. Il collettivo decide di attivarsi nella campagna contro l’estradizione. Si apre così un terzo campo di intervento. Questo elemento introduce nella campagna una dinamica dirompente. Si iniziano a tenere banchetti e interventi nei corsi all’Università di Parigi 8 contro l’estradizione dei tre militanti del (n)PCI, adottando la formula “no all’estradizione di Angelo e dei suoi compagni!” (in meno di quattro giorni vengono raccolte circa 300 firme di studenti); si inizia a raccogliere la solidarietà dei professori universitari, fino ad arrivare ad avere anche la solidarietà del Rettore e del Consiglio d’Amministrazione (organo dirigente dell’Università). Negli studenti l’interesse intorno alla vicenda è tale da permettere un buon sviluppo della solidarietà. Un gruppo di studenti occupa in segno di protesta il Comune del primo Arrondissement di Parigi, vicino al Ministero della Giustizia. Viene anche organizzato un concerto di solidarietà: si terrà il 19 dicembre all’Università. È l’intervento in questo nuovo fronte che permette di porre con forza la questione dell’estradizione nel movimento di Parigi, in particolare nella sua componente più viva reduce della lotta contro il CPE e dalle precedenti lotte contro l’estradizione: gli studenti universitari. Vediamo perché. L’intervento a Parigi 8 condotto dal CAP (n)PCI-Parigi attraverso la direzione indiretta sviluppata sul collettivo di autonomi, produce una “rincorsa a sinistra” da parte dei sindacati studenteschi UNEF e SUD, dei JCR (i giovani della Lega Comunista Rivoluzionaria) e della Lega Trotzkista di Francia. Questa “rincorsa a sinistra” viene promossa e gestita dal CAP (n)PCI-Parigi: mantenendo in mano la direzione della lotta l’organismo trasforma la “rincorsa a sinistra” in un alimento alla mobilitazione. Un esempio per tutti: i JCR, per cercare di “mettere il cappello” sulla mobilitazione, invitano il CAP (n)PCI-Parigi a tenere un tavolo al meeting nazionale dell’LCR del 30 novembre e accettano anche di leggere un comunicato che chiama a partecipare al processo (che si terrà il giorno successivo). In una sola serata vengono raccolte intorno alle 300 firme all’Appello e numerose saranno le persone che parteciperanno al processo l’indomani! O ancora, l’UNEF, SUD e JCR accettano, sempre con lo stesso scopo, di inviare al loro indirizzario i comunicati prodotti dal CAP (n)PCI-Parigi.

Allo stesso tempo, lo sviluppo di contatti con nuove persone, permette di entrare in relazione con altre realtà: è il caso ad esempio di Zalea Tele (che è una tv indipendente parigina), di Radio Campus (radio per studenti di Parigi - finanziata dal Comune di Parigi), Radio Paris Pluriel (radio indipendente), Radio Libertaire (radio indipendente). Ma questo vale anche per realtà come gli squats oppure il circuito che lo scorso anno si è attivato per la liberazione dei due compagni italiani arrestati a Parigi durante il May day. Un ragazzo che lavora nel campo della cinematografia fa, come azione di solidarietà, un cortometraggio sulla persecuzione del (n)PCI.

L’intervento all’Università di Parigi 8 dà stimolo all’intervento che l’AGEN conduce nell’Università di Nanterre contro l’estradizione dei tre militanti.

Tutto questo lavoro ha fatto sì che il primo dicembre al processo fossero presenti 60 persone (tra studenti universitari, FSRS e personalità). L’aula era piena! Questo risultato è stato un successo - del tutto inatteso dalle Autorità Francesi e Italiane. Questo è confermato dal fatto che il giudice ad un certo punto ha cercato di far uscire dalla sala le persone presenti, utilizzando come pretesto le leggi anti-incendio. Davanti alle proteste delle persone, degli imputati e degli avvocati ha però fatto un passo indietro.

La preparazione del processo del 17, 18 e 19 gennaio 07 - Il risultato conseguito, a livello della mobilitazione, permette di rilanciare la campagna da un livello superiore. Il piano di lavoro di cui si era dotata la Commissione B, creava le migliori condizioni per far ciò. L’8 dicembre si tenne infatti a Parigi il meeting contro l’estradizione dei militanti del (n)PCI. A questa iniziativa hanno partecipato circa 100 persone, di cui quasi la metà studenti. Già di per sé il numero delle persone rappresenta un’“eccezione” per quanto riguarda il normale afflusso delle persone alle iniziative contro la repressione che si tengono a Parigi - che di solito è molto più basso. A questo fattore se ne unisce un secondo: nelle iniziative contro la repressione che si tengono a Parigi non c’è mai una così alta presenza di studenti. Numerose anche le FSRS che hanno preso parte all’iniziativa: la Fraction Octobre del PCE(r), l’AGEN, il PRCF, il DHKC, l’MLKP, il partito indipendentista Corsica Nazione, l’associazione culturale e umanitaria corsa Isula Bella, il collettivo per la liberazione di Georges Ibrahim Abdallah, il collettivo contro la repressione dell’Università di Nanterre, l’organizzazione Voie Prolétarienne, il Soccorso Rosso Francia, la Lega Trotzkista di Francia. Presente anche una delegazione dei CARC, che ha illustrato gli sviluppi della mobilitazione in Italia. Hanno inviato messaggi di saluto e sostegno : Batasuna, Askatasuna e il Partito Marxista Leninista tedesco (MLPD). A livello delle personalità, erano presenti Henri Alleg (figura storica della guerra d’Algeria - autore del libro sulla tortura “La question”) e Julia Wright (portaparola in Francia di Mumia Abu Jamal).

Successivamente al dibattito, la compagnia teatrale Collectif Manifeste Rien ha messo in scena uno spettacolo realizzato appositamente per l’occasione. Nel movimento parigino non è molto curata l’unità dell’attività politica con l’attività artistica. Inserendo nell’iniziativa anche lo spettacolo teatrale, si è cercato di dare un contributo alla costruzione di questa unità e, allo stesso tempo, di valorizzare al meglio la solidarietà espressa dagli artisti.

Questa iniziativa ha permesso di rilanciare la campagna ad un livello superiore: è stato infatti il primo meeting organizzato dal CAP (n)PCI-Parigi. Ha rafforzato la propaganda e la mobilitazione contro l’estradizione, intervenendo con un contenuto ideologico sull’entusiasmo prodotto negli studenti, nelle FSRS e nelle personalità più vicine dal risultato conseguito il primo giorno del processo.

La settimana successiva si rilancia ancora, con una nuova iniziativa: il 19 dicembre si è tenuto un concerto contro l’estradizione all’Università di Parigi 8.

Si sviluppano contatti con militanti e collettivi di altre Università, in particolare con il sindacato Féderation Syndical Etudiant (FSE); si consolida un gruppo di personalità che sostiene la campagna e che accetta la proposta avanzata dal CAP (n)PCI-Parigi di creare una delegazione e chiedere un appuntamento al Ministro della Giustizia francese (il Ministro non risponde alla richiesta); cresce il numero di rappresentanti politici e personalità che esprime solidarietà. E, cosa più importante, i compagni e le compagne che compongono le Commissioni A e B (una decina in tutto) vedono i frutti del proprio lavoro: cresce la motivazione.

Allo stesso tempo, i contatti sviluppati permettono di rafforzare il lavoro in corso per cercare di “far uscire” la lotta contro l’estradizione dall’Île de France: nella regione dell’Ardeche un sindaco, dei consiglieri comunali e regionali iniziano ad esprimere solidarietà; un professore dell’Università di Parigi 8 pubblica su un quotidiano del Sud della Francia, la Marseillaise , un articolo sulla persecuzione del (n)PCI.

A questo punto i compagni dell’AGEN lanciano una nuova proposta: fare mille manifesti contro l’estradizione, in vista del processo del 17, 18 e 19 gennaio 07. Obiettivo: tappezzare le Università. La proposta viene accolta dal CAP (n)PCI-Parigi. La settimana precedente al processo, le principali Università di Parigi vengono inondate di manifesti che chiamano al processo.

Appelli a partecipare al processo vengono fatti su tutte le radio e tv con cui si hanno contatti (le radio e tv suddette, più Radio Pays: radio degli indipendentisti bretoni, baschi, occitani, corsi). Per chiamare a partecipare al processo vengono effettuati volantinaggi e tavoli nelle seguenti Università: Parigi 8, Sorbona, Censier, Tolbiac, Nanterre.

I comunicati fatti dal CAP (n)PCI-Parigi con l’appello a partecipare al processo circolano ampiamente nella rete militante (perché si consolida la pratica di alcuni militanti e organizzazioni di inviare alla loro mailing list i comunicati ricevuti dal CAP (n)PCI-Parigi).

Parallelamente al lavoro di mobilitazione delle persone per i tre giorni del processo, la Commissione B lavora per fare un’iniziativa la sera del 19 gennaio (ultimo giorno del processo) alla Bourse du Travail di St.Denis. Teatro e musica contro l’estradizione dei militanti del (n)PCI. Qualunque sarebbe stato l’esito del processo, l’iniziativa avrebbe avuto sempre una sua funzionalità: in caso di vittoria la funzione della festa, in caso di arresto in tribunale e estradizione la funzione di essere la prima iniziativa di mobilitazione nella nuova situazione.

Tutto questo lavoro ha fatto sì che il 17 gennaio al processo partecipassero settanta persone: molti gli studenti, numerose anche le FSRS e le personalità. Presenti anche le telecamere di Zalea Tele e un giornalista dell’Agence France Presse (l’ANSA francese). Quest’ultimo è venuto di sua iniziativa, attirato dalla campagna “pubblicitaria” fatta intorno al caso e al processo. Tra i presenti, numerose le persone che si sono aggregate alla lotta in seguito all’udienza del primo dicembre: sia per quanto riguarda gli studenti che le personalità.

Traendo insegnamento dall’udienza del primo dicembre, la Corte questa volta aveva schierato numerosi poliziotti davanti all’entrata dell’aula. Questi hanno permesso l’accesso solo a trenta persone, lasciandone fuori quaranta.

L’obiettivo che si vuol raggiungere è: far rinviare il processo, per guadagnare del tempo per continuare la campagna contro l’estradizione. Il lavoro del CAP (n)PCI-Parigi si combina in questo frangente con quello della Delegazione della CP. È di quest’ultima infatti l’iniziativa di non far presentare al processo i compagni Maj e Czeppel, di invitare gli avvocati a non presentarsi e di chiedere il rinvio, di adottare in aula un linea di rottura per far saltare il processo. La combinazione del lavoro del CAP (n)PCI-Parigi e della Delegazione della CP ha prodotto un effetto dirompente. Il giudice, Mme Beauguin, preso ancora una volta di sorpresa, ha cercato in un primo momento di fare il processo. Ma la linea di rottura applicata dagli imputati (continue proteste e interruzione del giudice) non permetteva il “normale svolgimento” del processo, perché violava in un certo senso le leggi messe in campo dalla borghesia per indebolire il più possibile l’efficacia dell’azione di difesa. Per cercare di riprendere in mano la situazione, il giudice ordina a cinque poliziotti di espellere dalla sala Angelo D’Arcangeli e rinchiuderlo in una stanza adiacente all’aula. L’espulsione, unita alle vive proteste di Angelo, rendono però ancora più ingestibile la situazione per il giudice: le persone presenti in sala si alzano in piedi e iniziano a gridare contro la Corte. Si sfiora lo scontro con i poliziotti. Alcune persone vengono espulse dalla sala. Il giornalista dell’AFP prende nota di tutto. Le quaranta persone presenti fuori dalla sala, alle quali il giudice aveva impedito l’accesso, si mettono a lanciare lo slogan “liberate il nostro compagno!”. Alcuni di loro fanno il giro delle sale di udienza presenti nello stesso piano per denunciare l’accaduto e chiamare alla solidarietà. Arrivano quaranta poliziotti per cercare di riprendere il controllo della situazione. In questo clima, il giudice decreta il rinvio del processo di quasi tre mesi (4, 5 e 6 aprile).

In sintesi: i comunisti partecipano alle elezioni a loro modo, irrompendo e facendo saltare le leggi stabilite dalla borghesia, trasformandole così in una gabbia per i partiti borghesi che affrontano. Allo stesso modo, nella lotta contro la repressione, i comunisti devono cercare l’irruzione. Ossia mettere al centro la mobilitazione delle masse e a questa unire la libertà di manovra, la divisione dei compiti e l’indipendenza ideologica.

Finita l’udienza, Angelo ha chiamato i presenti a fare un sit-in davanti al giornale Liberation , per pretendere la pubblicazione di un articolo che denunciasse la persecuzione del (n)PCI. Nel prendere questa iniziativa si è preso spunto da: 1. la pratica consolidata in Italia di fare sit-in o addirittura occupare giornali e tv per rompere il muro del silenzio; 2. l’iniziativa presa dai CARC in seguito al processo di primo grado a Milano contro Valter Ferrarato e gli anti-fascisti arrestati l’11 marzo, ossia fare dopo subito dopo l’udienza una manifestazione di protesta. Questi due elementi, applicati al contesto francese, hanno prodotto una vera e propria sorpresa per le Autorità e i giornalisti di Liberation : in Francia infatti non esiste questa pratica. Si è così tenuto il sit-in e l’articolo è stato fatto. Anche l’AFP ha fatto un articolo sul processo. Ambedue però dicevano che l’accusa di terrorismo non era stata abbandonata. Si è allora chiesta una rettifica. L’AFP ha accettato subito. Liberation ha inizialmente rifiutato, poi, messa davanti alla “minaccia” di un nuovo sit-in, ha cambiato idea...

Il rinvio del processo è un risultato importante: le Autorità Francesi hanno dovuto piegare la testa, davanti ai rapporti di forza creati. 2

L’iniziativa organizzata dalla Commissione B il 19 gennaio alla Bourse du Travail, è stata una festa con cui si è celebrata questa vittoria. Numerose le FSRS e gli artisti che hanno preso parte attivamente alla serata. L’iniziativa ha permesso quindi di rafforzare i rapporti esistenti in questi due ambiti. Nel quadro di questa iniziativa si è cercato di fare della vittoria conquistata il 17 gennaio una “scuola di comunismo” e allo stesso tempo di valorizzarla per allargare il fronte della solidarietà. Purtroppo nel propagandare questa serata di musica e teatro, si è portata avanti una propaganda “da assemblea”, inadatta quindi per un iniziativa di questo tipo. Questo limite ha inciso sull’iniziativa e sull’obiettivo di renderla “un’iniziativa larga”. Ma si impara a lottare lottando! Riteniamo che sia interessante sottolineare l’iniziativa economica messa in campo durante la festa: una lotteria con premio un soggiorno in Italia di quattro giorni, per due persone. Quest’iniziativa ha riscosso un buon risultato e ha aperto un nuovo campo di finanziamento dell’attività del CAP (n)PCI-Parigi. 3

Nella settimana successiva al processo, sono stati fatti intervenuti su tre radio e una tv indipendente per illustrare gli sviluppi della situazione e chiamare a rafforzare la mobilitazione e la solidarietà. Il settimanale nazionale Politis , che aveva già fatto un articolo nel mese di novembre, ha fatto un articolo sul processo.

Sintetizzando, questa sottofase è stata il prodotto:

1. della capacità di mantenere l’iniziativa e l’autonomia ideologica dal nemico di classe;

2. del lavoro condotto su “due gambe” (personalità ed esponenti politici, da un lato, mobilitazione di massa, da un altro);

3. del lavoro di mobilitazione condotto combinando un lavoro su ampio raggio (comunicati, appelli, sito, manifesti, interviste radio, tv e giornali) con costanti iniziative finalizzate ad unire, concentrare le forze (assemblea, concerto, partecipazione al processo, festa);

4. della capacità di sfruttare le diverse caratteristiche dei tre militanti del (n)PCI (in particolare il fatto che Angelo è uno studente universitario) per rafforzare la mobilitazione, senza permettere al nemico di classe di utilizzare le diverse caratteristiche per dividere i tre;

5. del lavoro condotto per contribuire alla creazione di un fronte unito contro la repressione (se si porta avanti una linea conforme alle necessità delle masse, anche se queste ne hanno una coscienza solo elementare, ci si afferma, conquistando innanzi tutto la sinistra - ovviamente con i tempi propri di questo processo);

6. della combinazione della lotta condotta in Francia con l’importante lotta condotta in Italia contro la persecuzione della “carovana” del (n)PCI.

La preparazione del processo del 4, 5 e 6 aprile 07 - Questa sottofase, ancora in corso, si svolge sulla base di un’ampia rete di “simpatia” e di “sostegno attivo”. Per continuare ad avanzare, dunque per rafforzare la “simpatia” (o solidarietà non unita alla partecipazione alle mobilitazioni) e il “sostegno attivo” (o solidarietà unita alla partecipazione alle mobilitazioni), bisogna fare un salto di qualità a livello politico-organizzativo.

Concretamente, questo significa:

1. elevare i contenuti politici della campagna: porre con maggiore forza, insieme alla lotta contro l’estradizione, la questione della persecuzione dei comunisti e della contro-rivoluzione preventiva;

2. rafforzare il legame della lotta contro la persecuzione del (n)PCI con altre lotte contro la repressione;

3. estendere la campagna a livello nazionale (organizzare meeting in varie città della Francia);

4. rafforzare la coordinazione della mobilitazione sul “fronte francese” con quella sul “fronte italiano”.

Parallelamente a questo, intervenire sul piano giuridico per sfruttare tutte le possibili contraddizioni.

Emerge che la lotta contro la repressione è una sorta di partita a scacchi: si vince attraverso una serie di mosse che con la loro combinazione creano una manovra inattesa dal nemico e per questo efficace e vincente. Mantenere in mano l’iniziativa e conservare l’autonomia ideologica dal nemico rappresentano i due elementi necessari per riuscire a realizzare questa manovra, la cui vittoria permetterà di fare un salto di qualità nella lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista!

Avanti tutta compagni! Nessun passo indietro!

Antonio L.

Note:

1 L’efficacia delle lettere di personalità ai giudici come strumenti di pressione è dimostrata dall’esperienza di Monsignor Jacques Gaillot (vescovo progressista francese molto conosciuto): dopo aver scritto una lettera di protesta al giudice Thiel e al giudice Paolo Giovagnoli, ha ricevuto una telefonata da parte dei servizi segreti francesi (i Reinsegnements Generaux) i quali, su richiesta di Giovagnoli, gli hanno chiesto se era stato veramente lui a scrivere la lettera.

2 Diverse personalità avevano scritto prima dell’udienza del 17 gennaio al Ministro della Giustizia, Pascal Clement, chiedendo delle spiegazioni rispetto all’estradizione dei militanti del (n)PCI. Fino al 17 gennaio il Ministro non aveva mai risposto, a tal punto che si era pensato di organizzare un sit-in davanti al Ministero per spingere il Ministro ad incontrare una delegazione di personalità (che poi è saltato a causa di alcuni errori di gestione del rapporto con le personalità da parte del CAP (n)PCI-Parigi). Il 17 gennaio, giorno del rinvio del processo, il Ministro invia però la prima lettera di risposta, ad una delle personalità che gli aveva scritto, Michel Bourgain sindaco di Île St. Denis. Con questa lettera si impegna a fornire nel più breve tempo possibile le informazioni richieste. Il cambio di atteggiamento da parte delle Autorità Francesi è chiaro. La mobilitazione sta intervenendo nelle contraddizioni presenti all’interno delle Autorità Francesi, da un lato e dall’altro tra le Autorità Francesi e le Autorità Italiane.

3 L’iniziativa organizzata alla Bourse du Travail ha permesso di comprendere ancora una volta con quanto interesse le Autorità Francesi e Italiane seguono la mobilitazione in atto:

1. i servizi segreti francesi (i Reinsegnements Generaux) hanno dedicato una settimana del loro tempo per far pressione sul Comune di St. Denis e la Bourse du Travail per cercare (invano) di far annullare l’iniziativa organizzata dalla Commissione B;

2. il 18 gennaio su Il Giornale Marco Chiocci ha pubblicato un articolo in cui dimostra di essere bene al corrente degli sviluppi della mobilitazione in Francia, impegnandosi a condurre un’operazione di intossicazione mediatica da manuale: l’iniziativa del 19 gennaio alla Bourse du Travail è un raduno di terroristi.

Cogliamo l’occasione per rendere pubblico anche un altro elemento, che non è connesso all’iniziativa tenutasi il 19 gennaio ma che mostra l’interesse delle Autorità verso la mobilitazione in atto.

Stefano Mogini è il responsabile delle operazioni clandestine tra Italia e Francia in campo repressivo in quanto “Magistrato Italiano di collegamento presso il Ministero della Giustizia francese” e componente del “Gruppo franco-italiano sulle minacce gravi”, gruppo di lavoro creato appositamente per il (n)PCI nel 2004, composto da Giovagnoli, dal giudice dell’anti-terrorismo francese Bruguière più esponenti del governo italiano e francese. Il senatore Russo Spena e la senatrice Boccia Maria Luisa il 22 novembre 06 hanno interrogato il Parlamento italiano sul lavoro del “Gruppo franco-italiano sulle minacce gravi” (il testo dell’interpellanza è presente sul sito del CAP (n)PCI-Parigi: cap-npci.awardspace.com). Inoltre, sul sito del CAP (n)PCI-Parigi è stata pubblicata anche la corrispondenza tra Giovagnoli, Mogini e Bruguière. Ebbene, il Mogini da qualche mese è stato promosso dal governo Prodi al ruolo di responsabile del gabinetto del Ministro della Giustizia: il buon lavoro fatto con la banda Berlusconi (e che oltre al (n)PCI ha riguardato anche Persichetti e Battisti) viene ricompensato dal circo Prodi! Messo in difficoltà dalla denuncia portata avanti dal CAP (n)PCI-Parigi, il Mogini prima passa attraverso Giovanni Bianconi ( Corriere della Sera ) per far passare il seguente messaggio “ma perché l’attaccate? Lui fa solo il suo lavoro!” e, appena promosso a capo del gabinetto del Ministro della Giustizia, invia un e-mail al CAP (n)PCI-Parigi per informare del “cambio di ruolo”.

È chiaro che la mobilitazione e la denuncia mette in difficoltà le Autorità, le porta su un terreno scivoloso, le obbliga ad esporsi. Altro che “si sbaglia a gridare al lupo al lupo!”. I comunisti per avanzare, in tutti e quattro i fronti indicati nel Piano Generale di Lavoro del (n)PCI, hanno una sola cosa da fare: devono irrompere, mantenendo in mano l’iniziativa e salvaguardando l’autonomia ideologica!