Avanzare nella ricostruzione del partito comunista per fare dell’Italia un nuovo paese socialista!

mercoledì 25 agosto 2004.
 

(nuovo)Partito comunista italiano

Commissione Provvisoria del Comitato Centrale

 

pagina web: www.lavoce.freehomepage.com

e.mail: <lavocedelnpci@yahoo.com>

 

Partecipare all’attuazione del piano in due punti per costituire il partito comunista:

1. elaborare il Manifesto Programma del partito a partire dal Progetto pubblicato dalla Segreteria Nazionale dei CARC nel 1998;

2. costituire Comitati di Partito clandestini provvisori che invieranno i loro delegati al congresso di fondazione che approverà il Manifesto Programma e lo Statuto del Partito ed eleggerà il Comitato Centrale che a sua volta ristrutturerà dall’alto in basso i Comitati di Partito.

 

25. 08. 04

Comunicato

 

Avanzare nella ricostruzione del partito comunista per fare dell’Italia un nuovo paese socialista!

Costituire ovunque comitati clandestini del partito comunista!

Difendere le conquiste strappate dalle masse popolari alla borghesia e migliorare i salari, le condizioni di lavoro e le condizioni materiali e spirituali della vita delle masse popolari!

 

La batosta elettorale del 13 giugno ha dato un nuovo colpo, probabilmente il colpo di grazia, al governo della banda Berlusconi. Nel 2001 era la borghesia imperialista nel suo complesso che aveva affidato il governo dell’Italia alla banda di razzisti, fascisti, mafiosi, clericali, speculatori, avventurieri raccolta agli ordini di Berlusconi. Essa contava che questa banda sarebbe riuscita a fare rapidamente quello che i governi del centro-sinistra (Dini, Prodi, D’Alema, Amato) facevano a piccoli passi: 1. e1iminare definitivamente e radicalmente le conquiste di civiltà e di benessere che le masse popolari avevano strappato alla borghesia nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria sotto la direzione del vecchio partito comunista, 2. impegnare maggiormente le risorse economiche, politiche e militari italiane nel saccheggio, aggressione e occupazione dei paesi oppressi. Ma le cose sono andate diversamente.

Le lotte condotte dai lavoratori e dal resto delle masse popolari nelle aziende e nelle strade nei tre anni trascorsi hanno impedito alla banda Berlusconi di realizzare le speranze che tutta la borghesia aveva riposto in essa. Certo il governo della banda Berlusconi ha peggiorato le condizioni economiche e civili delle masse popolari, ma non più di quanto stavano già facendo i governi di centro-sinistra. E lottano per spezzare l’arroganza della banda Berlusconi la combattività e il grado di organizzazione delle masse popolari sono cresciuti, il ruolo trainante e dirigente della classe operaia rispetto al resto delle masse popolari è emerso nettamente e ha dato fiducia a tutti gli elementi avanzati capaci di vederlo, dove non arrivava la ancora debole organizzazione autonoma della classe operaia i sindacati e altre organizzazioni di regime hanno dovuto supplire come centri della mobilitazione. Insomma sul piano dei rapporti di forza tra le classi della società italiana, per la borghesia il governo della banda Berlusconi è stata una perdita secca.

Anche a livello internazionale la situazione è peggiorata di giorno in giorno per la banda Berlusconi. Con l’aggressione all’Iraq i gruppi imperialisti USA hanno lanciato agli altri gruppi imperialisti, in particolare ai gruppi imperialisti franco-tedeschi, una sfida per la supremazia mondiale, per lo sfruttamento incontrastato a proprio vantaggio delle risorse mondiali. Hanno voluto imporre che nell’ambito della crisi generale essi avevano il diritto di servirsi per primi e nella misura dei loro appetiti e la forza per farlo. La banda Berlusconi, per interessi personali di Berlusconi, si è schierata con loro, ha messo l’Italia al loro servizio e l’ha impegnata economicamente, politicamente e militarmente nella loro aggressione dell’Iraq e nella loro “guerra contro il terrorismo”, ovviamente riscuotendo la gratitudine di molti ufficiali e fornitori delle Forze Armate italiane. Ma l’eroica resistenza irachena ha continuato a colpire le forze di occupazione USA e alleate e la ribellione si allarga a macchia d’olio negli altri paesi arabi e musulmani. I gruppi imperialisti USA sono lontano dall’aver vinto la sfida che hanno lanciato. I gruppi imperialisti USA non solo sono impantanati in Iraq, ma incontrano difficoltà crescenti a far accettare economicamente e moralmente alle masse popolari americane la loro guerra contro i paesi oppressi. Essi sono prigionieri della trappola di menzogne che hanno costruito, spinti dalla loro tradizionale debolezza politica interna (i gruppi imperialisti USA per trascinare le masse popolari USA nelle loro avventure militari hanno sempre dovuto ricorrere a imbrogli e montature). Nel caso in questione hanno dovuto e devono far credere alle masse popolari USA che le hanno coinvolte nell’aggressione all’Iraq per portare democrazia e civiltà. Non potevano e non possono dire che le hanno coinvolte nell’aggressione all’Iraq per difendere il loro “spazio vitale”, che senza il saccheggio dei paesi oppressi il loro ordinamento sociale non assicurerebbe alle masse popolari USA neanche le attuali miserabili condizioni economiche e culturali, che andavano in Iraq per affermare il loro diritto a saccheggiare il mondo. Ma quel poco che resta della tradizione di “democrazia e libertà” degli USA impedisce di nascondere completamente e a lungo termine la barbarie e le torture degli occupanti e l’eroica resistenza delle masse popolari irachene all’occupazione. Una parte dei gruppi imperialisti USA è oramai convinta che, sfidando tutti gli altri gruppi imperialisti, hanno fatto il passo più lungo della gamba, che conviene cambiare tattica e guadagnare tempo. L’indebolimento della posizione internazionale dei gruppi imperialisti USA e dei gruppi imperialisti sionisti ad essi legati ha ulteriormente indebolito la banda Berlusconi.

Già prima delle elezioni di giugno, il Vaticano (per bocca di Fazio e Casini), la Confindustria (con l’elezione di Montezemolo) e i gruppi imperialisti franco-tedeschi avevano oramai “licenziato” la banda Berlusconi. Tra i centri di potere, solo la Mafia e i gruppi imperialisti USA e sionisti continuavano ad appoggiarla. Berlusconi si faceva però forte anche del fatto che contava di avere ancora il controllo della macchina elettorale, di riuscire ancora a carpire la maggioranza dei voti. Bisognava batterlo anche su questo terreno. Le elezioni del 13 giugno hanno mostrato che Berlusconi non controlla più la macchina elettorale.

La liquidazione del governo Berlusconi è diventata allora cosa a portata di mano. I soci di Berlusconi hanno incominciato a pensare ognuno al suo futuro. Prima Fini e poi Follini hanno alzato la voce. Tremonti è stato licenziato. La Lega Nord scalpita perché i suoi elettori sono malcontenti e non ottiene mai soddisfazione. Anche in Forza Italia molti accoliti e manutengoli pensano già ad altri approdi. La banda si sta disgregando. La Mafia non avrebbe difficoltà a collaborare con una nuova coalizione come ha collaborato con la banda Berlusconi. È solo l’intransigente sostegno dei gruppi imperialisti USA e sionisti che tiene in piedi questo governo. La liquidazione del governo Belusconi finora avrebbe comportato un cambio di alleanze dell’Italia, cosa ben più grave per gli equilibri tra gruppi imperialisti che il cambio di alleanze della Spagna, tanto più che si aggiungerebbe a questo. Il Vaticano, la Confindustria e la borghesia imperialista italiana in genere non hanno pronta una soluzione di ricambio a Berlusconi accettabile dai gruppi imperialisti USA e sionisti.

I capi dell’Ulivo, in combutta con i gruppi imperialisti franco-tedeschi, hanno quindi incominciato a manovrare per arrivare a una composizione con i gruppi imperialisti USA e sionisti. In cambio di una spartizione più equilibrata (“multilaterale”) del bottino iracheno e dei prossimi bersagli dell’aggressione imperialista, Francia, Germania, Italia e l’Unione Europea in generale collaboreranno, nel quadro dell’ONU o della NATO, all’occupazione dell’Iraq. I gruppi imperialisti USA rinuncerebbero, almeno per il momento, alla prova di forza contro gli altri gruppi imperialisti che è il nucleo centrale della politica del gruppo di fondamentalisti cristiani che dirige l’amministrazione USA impersonata da Bush. I gruppi imperialisti europei segnerebbero un punto a loro vantaggio nella contesa con i gruppi imperialisti USA, ma si impegnerebbero a raccogliere i cocci del vaso che quelli hanno rotto. La caduta di Bush alle elezioni presidenziali USA del prossimo novembre potrebbe suggellare il nuovo (provvisorio) patto interimperialista.

Questo è il progetto brigantesco a cui stanno lavorando il Vaticano, Prodi, Montezemolo, i maggiori caporioni imperialisti europei e USA. Ma sono conti fatti senza l’oste. Tutto il progetto potrebbe saltare in aria prima ancora di naufragare nella resistenza dei paesi oppressi. I gruppi imperialisti USA sono ancora molto divisi su quale strada convenga loro prendere: premere di più sulle masse popolari americane (eventualmente con qualche nuovo attentato spettacolare negli USA se non bastasse la campagna di “allarmi antiterrorismo”) per indebolire le loro resistenze alle aggressioni imperialiste e proseguire la prova di forza internazionale nei confronti degli altri gruppi imperialisti oppure, forti comunque della loro presenza in Iraq, prendere tempo e accordarsi con gli altri gruppi imperialisti per dividere gli oneri e cedere qualcosa del bottino di questa e delle future aggressioni? I gruppi imperialisti sionisti nell’immediato non hanno nulla da guadagnare da un accordo, però anche tra di essi vi sono dubbi sulla possibilità di venire a capo della resistenza irachena (che si è aggiunta a quella palestinese) e degli altri paesi arabi e musulmani dove la ribellione si estende a macchia d’olio, senza coinvolgere nell’aggressione anche i paesi europei. I gruppi imperialisti europei a loro volta esitano tra lasciare logorare ulteriormente i gruppi imperialisti USA e quanto chiedere in cambio della loro collaborazione, fino a che punto tirare la corda: essi hanno un bisogno assoluto di una parte maggiore nello sfruttamento dei paesi oppressi, non vedono altra via d’uscita alla stagnazione economica. Quanto ai caporioni dell’Ulivo, essi devono anche superare la difficoltà di inventare buone motivazioni del loro impegno nell’aggressione imperialista che ognuno dei gruppi componenti della coalizione e alleati riesca a “vendere” ai propri attivisti e ai propri elettori, nonostante gli oneri economici e morali e i caduti che essa comporterà. Vi è inoltre anche la questione di Berlusconi. In questi anni ha decuplicato il suo impero economico e la sua ragnatela di influenze e non è uomo da restituire pacificamente quello di cui si è impadronito. Insomma i giochi non sono per niente già fatti tra i banditi che impersonano il potere della borghesia imperialista e nell’immediato dispongono dei destini dell’umanità. Un improvviso acuirsi dei contrasti, colpi di mano nello stile della “strategia delle tensione”, tentativi di destabilizzare politicamente questo o quel paese imperialista non sono affatto da escludere.

Questa è, a grandi linee, la situazione nel campo della borghesia imperialista. Qual è la situazione nel nostro campo?

Noi possiamo contare sul fatto che la resistenza delle masse popolari irachene e palestinesi continuerà. La ribellione alla rapina e all’oppressione imperialista si estenderà e rafforzerà nei prossimi mesi non solo nei paesi arabi e musulmani, ma anche negli altri paesi oppressi e sfruttati. L’Africa ribolle, i contrasti tra i gruppi imperialisti accendono guerre civili in ogni paese (dalla Costa d’Avorio, al Sudan, all’Africa centrale) e prima o poi inizieranno guerre popolari rivoluzionarie. L’America Latina è piena di fermenti e la lezione della guerra popolare rivoluzionaria data dal Partito comunista peruviano fa la sua strada. Le masse popolari dei paesi oppressi sono un alleato sicuro del proletariato e delle masse popolari dei paesi imperialisti se queste lotteranno con determinazione e spirito rivoluzionario contro i gruppi imperialisti. Anche se la direzione della rivoluzione democratica nei paesi arabi e musulmani è ancora in mano a gruppi reazionari, essi non hanno altra scelta che proseguire nella lotta contro i gruppi imperialisti e un po’ alla volta la rivoluzione formerà i suoi dirigenti. In definitiva, prima o poi, quelli che persisteranno nella lotta fino alla vittoria, finiranno per riconoscere nel movimento comunista l’unica alternativa all’attuale ordinamento sociale e internazionale che schiaccia i loro paesi e nuovi dirigenti si affermeranno. La rivoluzione socialista delle masse popolari dei paesi imperialisti ha alleati sicuri nel movimento rivoluzionario delle masse popolari dei paesi oppressi. Non si tratta di un’alleanza contrattata e organizzata, frutto di una concezione e prodotta da un’organizzazione. È per ora un’alleanza di fatto, creata dalla oggettiva convergenza di interessi, imposta dalla necessità. Proprio per questo è sicura. Una eventuale futura alleanza contrattata e organizzata, per la quale oggi non esistono le condizioni necessarie stante l’attuale debolezza del movimento comunista, non potrà che rafforzare l’attuale alleanza di fatto. Questo beninteso non vuole dire che i colpi che le masse popolari dei paesi oppressi porteranno ai gruppi imperialisti non colpiranno dolorosamente anche le masse popolari dei paesi che i gruppi imperialisti hanno coinvolto e coinvolgeranno nell’aggressione e nel saccheggio dei paesi oppressi. Su questo anzi conta la borghesia imperialista per la mobilitazione reazionaria delle masse popolari. Ma solo la lotta rivoluzionaria delle masse popolari dei paesi imperialisti contro i propri gruppi imperialisti potrà porvi fine. Ogni movimento realmente rivoluzionario dei paesi imperialisti dovrà quindi schierarsi e portare le masse popolari a schierarsi a favore della vittoria delle masse popolari dei paesi oppressi contro i propri gruppi imperialisti. Senza di questo non vi è movimento veramente rivoluzionario in un paese imperialista.

Quanto alla situazione nei paesi imperialisti, l’unica uscita dalla crisi del loro ordinamento sociale che i gruppi imperialisti sono in grado di vedere e di cercare è 1. aumentare lo sfruttamento delle masse popolari dei paesi imperialisti stessi e quindi eliminare le conquiste di civiltà e di benessere (dal diritto universale all’assistenza sanitaria al diritto ad una pensione dignitosa per i proletari anziani, dal diritto a una formazione culturale progressista e universale al diritto ai servizi pubblici, ecc.) già entrate nella coscienza comune e in parte anche nella pratica, 2. ricolonizzare i paesi oppressi. Ma la trasformazione diffusa che la prima ondata della rivoluzione proletaria ha prodotto nelle masse popolari rende e renderà difficile percorrere questa strada. Anche la mobilitazione reazionaria delle masse popolari è ora cento volte più difficile di quanto lo fosse cento anni fa. La prima ondata della rivoluzione proletaria non è passata invano. Le mille proteste, le mille lotte rivendicative, le mille forme di resistenze di ogni genere che la borghesia imperialista incontra quando cerca di attuare i suoi progetti sono lì a confermarlo. La stessa trasformazione materiale della società, il carattere più collettivo assunto dalla forze produttive, l’urbanizzazione e la scolarizzazione di massa, il disastro ecologico prodotto dall’uso capitalista delle forze produttive sono altrettanti ostacoli al regresso che la borghesia imperialista vede come unico sbocco possibile al suo bisogno di valorizzare l’enorme quantità di capitale che ha accumulato e far fronte alla concorrenza tra i gruppi della sua stessa classe. La ricolonizzazione dei paesi oppressi oltre che una resistenza sempre più accanita, ora produce anche la migrazione di massa nei paesi imperialisti. Questa offre certo alla borghesia imperialista spunti per la mobilitazione reazionaria delle masse popolari (i movimenti razzisti e fascisti ne sono l’espressione): il degrado sociale prodotto dalla crisi del capitalismo e dalla debolezza del movimento comunista viene addebitato agli immigrati che sono semplicemente un effetto contemporaneo delle stesse cause. Ma sopratutto porta nei paesi imperialisti il vento della resistenza all’ordinamento sociale e della sovversione. La comune repressione subita dagli immigrati e dai rivoluzionari e lavoratori avanzati dei paesi imperialisti sviluppa le condizioni per una nuova alleanza. La borghesia è regresso e oppressione in ogni campo: siamo passati dai trasporti pubblici gratuiti alle strade a pedaggio! Di anno in anno sembra che una nuova catastrofe si sia abbattuta su ogni paese imperialista. I lavoratori sono sistematicamente ogni anno chiamati a nuovi sacrifici. I capitalisti vogliono sempre maggiore libertà, sempre più benefici, sempre meno tasse per loro, sempre maggiori restrizioni per i lavoratori dipendenti e autonomi. Gli speculatori dettano liberamente legge in ogni campo, materie prime di importanza basilare (dal petrolio al grano) sono soggette alle loro manovre, le spese per il riarmo crescono in ogni paese: in Italia abbiamo finalmente anche una portaerei e presto avremo i bombardieri senza pilota per partecipare con più voce in capitolo al saccheggio dei paesi oppressi.

Vi sono quindi condizioni che rendono inevitabile e sicuro lo sviluppo spontaneo di una resistenza diffusa delle masse popolari alle misure con cui la borghesia imperialista cerca di uscire dalla crisi del suo ordinamento sociale. Il ricorso della borghesia a forze armate mercenarie (con l’abolizione del servizio di leva) lo conferma: essa non può far leva sulle masse popolari, deve diffidare di tutti. Le sue misure per accrescere lo sfruttamento diventano sempre più insensate e contraddittorie. La banda Berlusconi è partita promettendo riduzione delle tasse e finisce per introdurre ticket e addirittura ventilare pedaggi per passare sulle strade. Ogni misura che la borghesia attua vuol dire maggiori ristrettezze per i lavoratori e maggiore libertà per i ricchi e gli sfruttatori. All’inquinamento la borghesia non concepisce, nei casi migliori, altro rimedio che non sia diritto illimitato di inquinare per chi può pagare e riduzione della qualità della vita per la massa dei lavoratori che non può pagare. I suoi economisti non sanno immaginare altro rimedio alla stagnazione economica che maggiore libertà, maggiori profitti e maggiori concessioni ai capitalisti. Al disordine e alla conflittualità sociali che le sue misure producono, la borghesia non sa immaginare altri rimedi che più controlli, più polizia, più prigioni, più divieti, più multe. La resistenza di massa a questa deriva è inevitabile ed è sotto i nostri occhi.

Ma tutto questo dà nell’immediato luogo a un processo di resistenza passiva, a un processo doloroso di contrasti in seno alle masse popolari, a un interminabile e tormentoso processo distruttivo e disperato, a un processo di decomposizione sociale: saltano i vecchi legami sociali che non servono alla resistenza e non corrispondono alla nuova situazione e i nuovi legami sociali, quelli che serviranno alla rivoluzione, non ci sono ancora. Infatti quello che manca a questa resistenza, quello che non può nascere spontaneamente, è la direzione della classe operaia e del suo partito comunista che ne faccia una forza per spazzare via l’attuale ordinamento sociale e instaurare il socialismo. Nella resistenza di questi anni si è confermato che la classe operaia è l’unica classe che può dirigere le masse popolari nella loro lotta contro la borghesia. Anche la lotta contro la banda Berlusconi ha messo in evidenza e confermato, da Termini Imerese, a Melfi, a Mirafiori, il ruolo dirigente che la classe operaia per la composizione stessa della società ha spontaneamente sulle masse popolari quando lotta contro la borghesia. Alla strozzatura della resistenza delle masse popolari, alla dispersione delle migliaia di lotte in tanti rivoli separati con la demoralizzazione che ne deriva vi è un unico rimedio: occorre che gli operai avanzati si uniscano nel partito comunista, lo formino, lo facciano diventare lo stato maggiore che promuove, orienta, coordina, organizza, dirige tutte le mille lotte e i mille aggregati delle masse popolari e ne fa un’unica forza che lotta per instaurare il socialismo, per fare del nostro paese un nuovo paese socialista. Quando si sarà formata una corrente abbastanza forte in questo senso, essa trascinerà il resto delle masse popolari e travolgerà ogni ostacolo.

Noi comunisti abbiamo incominciato la costruzione di questo partito. Tutti i comunisti devono collaborare con forza e generosità alla sua costruzione. Occorre che portino con ogni mezzo agli operai avanzati in ogni angolo del paese l’appello a costituire nuovamente un vero partito comunista, spiegare le caratteristiche che il nuovo partito comunista deve avere, spiegare come l’instaurazione del socialismo avvia la soluzione di tutti i guasti che la borghesia ha prodotto e che la sopravvivenza del suo regime aggrava, spiegare i motivi per cui la prima ondata della rivoluzione proletaria ha compiuto solo un tratto del cammino che occorre fare, perché i primi paesi socialisti dopo un primo prodigioso ed esemplare periodo di sviluppo sono regrediti fino a ritornare assieme agli altri paesi sotto il dominio dei capitalisti, quali sono le misure da adottare perché la seconda ondata della rivoluzione proletaria faccia il suo percorso fino in fondo, fino a fare dei paesi imperialisti nuovi paesi socialisti. Occorre che i comunisti smettano di andare a trastullare gli operai avanzati parlando di “quello che interessa agli operai”, come fanno spontaneisti ed economicisti di tutte le scuole e gli arrampicatori sociali. Occorre che i comunisti vadano a parlare agli operai avanzati di quello di cui gli operai hanno bisogno per mettere fine all’attuale marasma sociale e concepire e creare il nuovo mondo a cui aspirano.

Solo la ricostruzione del vero partito comunista avvia la soluzione della crisi e del marasma in cui il capitalismo ci ha gettato. La ricostruzione di un vero partito comunista è il primo necessario passo verso la costruzione di un nuovo mondo.

 

Sostenere la lotta della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari contro l’eliminazione delle conquiste! Sostenere ogni lotta per aumentare i salari, creare nuovi posti di lavoro, diminuire i ritmi e gli orari di lavoro, migliorare le condizione di igiene e sicurezza sul posto di lavoro!

 

Lottare per una istruzione pubblica e progressista, che non si limiti a insegnare un mestiere, ma dia a ogni giovane una cultura universale e una formazione politecnica!

 

Promuovere e sostenere le lotte delle donne contro la discriminazione, contro la pornografia e contro l’oscurantismo clericale del Vaticano! Promuovere e sostenere le lotte degli immigrati contro la discriminazione razziale e nazionale, l’esclusione dalla società e la repressione! Difendere le pensioni e le liquidazioni (TFR) dagli speculatori dei fondi pensione! Difendere e far valere il diritto universale alla migliore assistenza sanitaria consentita dall’attuale livello della scienza e della tecnica!

 

Fare di ogni lotta difensiva e rivendicativa una scuola di comunismo!

 

Solidarietà con tutti i rivoluzionari e i proletari prigionieri della borghesia imperialista!

 

Sostenere la resistenza delle masse popolari della Palestina, dell’Iraq e dell’Afganistan, degli altri paesi oppressi contro l’occupazione, fino alla vittoria sugli occupanti e sui sionisti!

 

Sostenere la rivoluzione democratica antimperialista delle masse popolari arabe e musulmane!

 

Sostenere la guerra popolare rivoluzionaria in corso in Perù, Nepal, India, Filippine, Turchia!

 

Abbattere il governo Berlusconi e la sua banda di razzisti, fascisti, mafiosi, clericali, speculatori, avventurieri a cui la borghesia imperialista ha affidato il governo del paese e a cui i governi del centro-sinistra (Dini, Prodi, D’Alema, Amato) hanno aperto la strada!

 

No alla continuazione della politica di Berlusconi per mano di Prodi, Rutelli, Casini, Follini, Fazio, Fassino, Cossuta o Bertinotti!

 

Promuovere e appoggiare ogni movimento e forma di sostegno alla resistenza delle masse popolari irachene e palestinesi all’occupazione delle truppe americane, sioniste e alleate! Prevenire ogni forma di adesione all’aggressione imperialista che il PRC, il PDCI e i Verdi probabilmente metteranno in campo!

 

No alla concertazione! No alla collaborazione di Epifani, Pezzotta e Angeletti con Montezemolo e Billé! I sindacati sono dei lavoratori! Spetta ai lavoratori decidere la linea dei sindacati e scegliere i loro dirigenti! Basta con l’espulsione dei lavoratori comunisti dai sindacati!

 

Classi e popoli oppressi, donne delle masse popolari, uniamoci nella lotta contro la borghesia imperialista!

 

W la rinascita del movimento comunista!

 

Diffondere la parola d’ordine: Fare dell’Italia un nuovo paese socialista!

 

Costituire comitati clandestini del (nuovo)Partito comunista italiano in ogni azienda, in ogni zona d’abitazione, in ogni organizzazione di massa!