Celebrare il 25 aprile, 60° anniversario della vittoria dei Partigiani sui nazi-fascisti!

mercoledì 20 aprile 2005.
 
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Testo del comunicato del 20 aprile 2005
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Comunicati della CP


(nuovo)Partito comunista italiano Commissione Provvisoria (CP) del Comitato Centrale

Comunicato del 20 aprile 2005

 

Celebrare il 25 aprile, 60° anniversario della vittoria dei Partigiani sui nazi-fascisti!

Celebrare il 1° maggio con la parola d’ordine “fare dell’Italia un nuovo paese socialista”!

Portare tra le masse popolari un orientamento comunista in ogni campo!

Viva il Partito dei CARC e tutte le FSRS e i comunisti che si assoceranno nella loro impresa!

 

Nella loro riunione nazionale del 9 maggio e 10 aprile i Comitati di Appoggio alla Resistenza- per il Comunismo (CARC) hanno deciso di costituirsi in Partito dei CARC che assume il compito di organizzare la partecipazione delle masse popolari alla lotta politica della società borghese, allo scopo di promuovere l’orientamento comunista delle masse popolari, la loro aggregazione attorno al partito comunista, la loro mobilitazione e partecipazione all’attività politica rivoluzionaria, alla lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Con questa decisione i CARC hanno risposto all’appello che all’atto della sua costituzione il (n) PCI ha lanciato a tutte le FSRS, a tutti i comunisti, agli operai avanzati e agli elementi popolari delle altre classi delle masse popolari. La Commissione Provvisoria del Comitato Centrale del (nuovo) PCI saluta con gioia la decisione presa dai CARC. Non abbiamo dubbi che i CARC faranno un buon lavoro sul nuovo fronte, come nei quasi 13 anni della loro esistenza hanno fatto un buon lavoro nel creare le condizioni favorevoli alla ricostruzione del partito comunista. Certamente altre FSRS e altri comunisti e un numero crescente di lavoratori avanzati si assoceranno ai CARC nel condurre la lotta sul fronte sul quale essi hanno deciso di impiegare le loro energie e le loro risorse, per favorire la formazione e l’accumulazione delle forze della rivoluzione proletaria, per mobilitare le masse popolari a lottare per migliorare le proprie condizioni di vita e di lavoro e per difendere le conquiste e i diritti acquisiti, per acuire e sfruttare le contraddizioni in seno al campo della borghesia imperialista.

Da molti anni, da quando alla fine degli anni ’50 i revisionisti moderni hanno definitivamente e stabilmente preso la direzione del vecchio PCI, i comunisti sono assenti dal teatro della politica borghese. Gruppi e partiti della borghesia hanno avuto campo libero e ne abbiamo visto il risultato. Ognuno di essi ha avuto la massima libertà di presentarsi come “amico del popolo” e di far passare le sue divergenze politiche, le sue manovre di potere e i suoi contrasti di interesse con altri gruppi e partiti borghesi come contrasti tra un sincero amico del popolo e nemici del popolo, tra un progressista e reazionari. Persino la banda Berlusconi si presenta come una banda di riformatori e Bossi, il demagogo razzista, può presentarsi come “nemico del Palazzo” finanziato da Berlusconi che col favore del Palazzo si è costruito un impero economico. Man mano che l’intervento dei comunisti nel teatrino diventerà più efficace, questa libertà dei gruppi imperialisti si ridurrà e li costringerà ad azioni dissennate.

E’ inevitabile che intervenendo in campo abbandonato alla borghesia per decenni i comunisti commetteranno degli errori. Nemici e avversari additeranno ogni errore con gioia maligna. Ma se persisteranno nella loro volontà di avanzare al servizio dell’accumulazione delle forze rivoluzionarie, i comunisti impareranno a fare sempre meglio. I compagni impegnati su questo fronte daranno un importante contributo all’accumulazione delle forze rivoluzionarie e alla creazione delle condizioni per il passaggio alla seconda fase della guerra rivoluzionaria di lunga durata. A questa condizione, anche le grida dei nemici e degli avversari si tramuteranno in benefici per essi e più in generale per la rinascita del movimento comunista che il (nuovo)Partito comunista italiano è impegnato a promuovere con forza e abnegazione in ogni campo.

Altri compagni hanno finalmente compreso che l’astensionismo di principio dalla lotta politica borghese non è una posizione comunista, ma sostengono che i comunisti dovrebbero aspettare a entrare nel campo della lotta politica borghese. Aspettare cosa? Di avere un partito comunista forte e disciplinato, rispondono. In realtà nella nostra situazione vale il principio che bisogna “imparare a combattere combattendo”. Che cosa guadagneremmo ad aspettare? Questa è la domanda a cui quei compagni non possono dare una risposta soddisfacente. Solo i presuntuosi pensano di poter fare subito bene cose che non hanno mai fatto. Solo persone malvagie si indignano perché chi sta imparando commette errori. Approfittando degli strumenti della lotta politica borghese per mobilitare le masse e aggregarle attorno al partito si contribuisce a consolidare e rafforzare il partito. Si faranno degli errori? Ma chi ha mai imparato a camminare senza mai cadere? Impareremo anche a correggere gli errori e in questo modo ci educheremo alla critica e all’autocritica e ad affrontare le contraddizioni nelle nostre fila distinguendole dalle contraddizioni con la borghesia. In ogni campo, sono più le cose che dobbiamo imparare che quelle che sappiamo. Solo i dogmatici incartapecoriti o gli ingenui pensano di sapere già tutto, che tutto quello che c’è da capire è già stato capito e detto. La sostanza delle obiezioni all’ingresso aperto, in prima persona e da subito dei comunisti nella lotta politica borghese, quando non sono obiezioni mosse consapevolmente per frenare e distogliere a beneficio dei partiti della borghesia di sinistra, sta nell’esitazione a ingaggiare apertamente la lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista, nella paura di fare errori, nella scarsa fiducia nelle capacità rivoluzionarie delle masse popolari, nella sottovalutazione del patrimonio di coscienza e di capacità organizzative che la prima ondata della rivoluzione proletaria ha sedimentato nella classe operaia e nel resto delle masse popolari. Non è un caso che per lo più quelli che oggi fanno resistenza a scendere anche nel campo della politica borghese perché non c’è ancora un partito forte e disciplinato, sono compagni che nei mesi e anni passati poco o nulla si sono impegnati a formare un partito forte e disciplinato. Oggi i comunisti devono alzare con forza, con tutti i mezzi e in ogni campo la bandiera “fare dell’Italia un nuovo paese socialista”. Questo è l’obiettivo che risponde a tutte le ansie e le aspirazioni dei lavoratori e delle masse popolari. Solo esso riassume, sintetizza e rende realistici tutti gli altri obiettivi particolari. Attorno ad esso si uniranno e si mobiliteranno via via in numero crescente le forze migliori della classe operaia, le donne più generose e i giovani più coraggiosi. Perché non c’è altra via di salvezza per le masse popolari. L’esperienza lo dimostrerà su scala via via più vasta a ogni lavoratore, a ogni casalinga, a ogni studente, a ogni pensionato. Ma l’insegnamento dell’esperienza sarà mille volte più efficace se quell’obiettivo sarà proclamato, spiegato e mostrato come necessario e logico sviluppo e risultato cui tende ogni lotta a difesa dei diritti e delle conquiste, ogni lotta progressista, ogni lotta tesa a migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari.

La crisi politica della borghesia imperialista si aggrava ogni giorno di più. In mancanza di prospettive molti ne sono spaventati. Temono per quello che succederà nel futuro, per le azioni criminali a cui la borghesia si abbandonerà. Ma se prendiamo il nostro destino nelle nostre mani, la crisi politica dei caporioni del mondo attuale apre invece ampie possibilità di accumulazione delle forze rivoluzionarie. La borghesia imperialista incontra difficoltà crescenti ad applicare il suo “programma comune”: “eliminare le conquiste che le masse popolari hanno strappato alla borghesia durante la prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale e conquistare un posto di primo piano negli affari mondiali, nella spartizione internazionale del profitto estorto ai lavoratori e ai popoli oppressi, nel saccheggio dei paesi oppressi e degli ex paesi socialisti”. Gruppi e forze borghesi si azzuffano tra loro. Dobbiamo approfittare anche delle loro risse per accrescere le nostre forze. Non dobbiamo permettere che le loro risse e manovre aumentino la disperazione, la rassegnazione e la sfiducia delle masse popolari. A questo lavoro i CARC con la loro decisione di aprile hanno deciso di dare il loro contributo. E’ una decisione eccellente che arriva nel momento giusto.

Il successo del circo Prodi nelle elezioni regionali e amministrative di aprile ha messo in difficoltà la banda Berlusconi. Questa si dibatte furiosamente per non lasciare il campo. I lavoratori e i giovani delle masse popolari, scioperando e dimostrando nelle aziende e nelle piazze, hanno costretto la banda Berlusconi a rinunciare al progetto che le aveva attirato l’appoggio di tutta la borghesia. Il circo Prodi si prepara ad appropriarsi dei frutti della loro vittoria. Dobbiamo ora impedire che acquisti forza la nuova coalizione che cercherà di realizzare con altri mezzi lo stesso “ programma comune” della borghesia che la banda Berlusconi non è riuscita a realizzare con i suoi. Bisogna rivoltare i loro discorsi di sacrifici: che li facciano fare a Berlusconi e ai suoi accoliti, che confischino le loro aziende e i loro patrimoni costruiti con la rapina e con l’evasione fiscale. i profitti dei banchieri, degli assicuratori, dei petrolieri, dei grandi gruppi imperialisti sono uno scandalo! Il loro lusso e i loro sprechi, non ultime le risorse gettate per corteggiare il Vaticano, sono un insulto per le famiglie dei lavoratori. Bisogna mettere con le spalle al muro i partiti sedicenti comunisti (PRC e PDCI) che hanno assecondato la politica della borghesia imperialista e persistono nel farlo. Proprio il PDCI ha ospitato il banchiere Nerio Nesi che ora lo ha anche piantato in asso. Bisogna sfruttare il fatto che gruppi imperialisti USA, gruppi imperialisti franco-tedeschi, gruppi sionisti, Vaticano, Mafia, Confindustria sono sempre più contrapposti e in alcuni casi sempre più divisi anche al loro interno sulla soluzione da dare alla crisi politica italiana. Per di più devono fare i conti con il consenso che la loro soluzione deve ottenere nelle elezioni. La prassi elettorale sta sempre più stretta alla borghesia imperialista. Per quanto elabori leggi elettorali che rendono più difficile la partecipazione dei comunisti e più pilotabili le elezioni, per quanto aumenti il peso che nelle elezioni ha il denaro, il risultato è sempre meno scontato. E questo aggraverà ancora più la crisi politica della borghesia e aprirà la strada alla mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari. La crisi italiana è aggravata e aggrava la crisi europea. L’UE non può uscire dall’attuale stagnazione economica mantenendo intatto il quadro politico interno e internazionale attuale.

Proprio per questa mancanza di prospettive sicure tutta la borghesia imperialista, anche quella più miscredente, si è unita attorno alle sottane del Papa morto e del nuovo. Sperano che il Vaticano possa realizzare una mobilitazione reazionaria delle masse di tipo diversa da quella che hanno messo in campo durante la prima crisi generale, basata sulla guerra mondiale e sul nazifascismo. Che il Vaticano, con la sua autorità morale, li possa portare a un mondo che conservi i privilegi e gli ordinamenti borghesi e nello stesso tempo non dia luogo a disordini e guerre. E’ la speranza di chi non ha vie d’uscita. I bonzi della Chiesa cattolica, bardati nelle loro lussuose e comiche divise di secoli fa, hanno eletto il loro nuovo capo. Individualmente è uno degli esponenti più reazionari tra loro, che ha trasfuso nella situazione attuale la sua educazione nelle fila della “Gioventù hitleriana”. Il suo motto “verità carità” fa il paio con il “conservatorismo benevolo” di Bush. Buone azioni individuali a conforto di cattive azioni politiche, a sostegno del ruolo di promotore della guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista conduce contro le masse popolari in ogni angolo del mondo, in misura crescente perfino negli stessi paesi imperialisti e nel principale di esso, gli USA. Ma non sono le caratteristiche individuali del personaggio il fattore principale. Il fattore principale dell’azione che il Vaticano svolgerà sta nel suo ruolo nel sistema imperialista mondiale. Il Vaticano è una componente importante di questo sistema, specializzato nello sfruttare le paure che il sistema stesso suscita tra le masse popolari, per ricavare dalle masse popolari risorse per se stesso e per distogliere le masse popolari dall’impegno per creare un nuovo ordinamento sociale qui sulla terra in nome del paradiso che con le loro sofferenze qui si guadagnano nel mondo di là.

Quello che può fare il Vaticano per risolvere la crisi in cui la borghesia imperialista è inviluppata è limitato alle soluzioni che obiettivamente questa crisi può avere. Il Vaticano va verso la sua fine, assieme al sistema imperialista mondiale. Per questo è realista la terza delle Dieci Misure Immediate che fanno parte del nostro programma e che ogni progressista e sincero democratico finirà per fare sue: “Libertà per i fedeli di ogni religione di organizzare le loro pratiche religiose e di usufruire dei mezzi necessari. Abolizione dl Vaticano e di tutti i privilegi della Chiesa cattolica. Nazionalizzazione di tutte le proprietà che il Trattato del Laterano del ’29 e le successive modifiche hanno dato al Vaticano e di tutte le proprietà degli ordini religiosi e affini”. Quali che siano le sue caratteristiche personali, Benedetto XVI sarà uno degli ultimi se non l’ultimo Papa. Aboliremo lo Stato del Vaticano, creatura del fascismo e dei suoi Patti Lateranensi del 1929, strumento della lotta della borghesia imperialista contro il movimento comunista, divenuto strumento della lotta della borghesia imperialista di tutto il mondo per perpetuare il suo mondo di ingiustizie e oscurantismo crescenti.

L’assolvimento di questo impegno è quindi un contributo che noi comunisti italiani daremo al movimento comunista e all’umanità progressista del mondo intero.

La celebrazione del 60° anniversario della vittoria dei Partigiani sui nazifascisti deve diventare l’assunzione dell’impegno a continuare e completare l’opera che essi hanno lasciato incompiuta: fare dell’Italia un paese socialista.

La celebrazione del 1° maggio deve diventare l’affermazione che vogliamo un nuovo ordine sociale, senza più sfruttamento dell’uomo sull’uomo, un ordinamento sociale diretto dai lavoratori dove sia abolita la barbarie dei lavoratori trattati come esuberi e del lavoro ridotto a variabile dipendente dal profitto, vogliamo fare del nostro paese un nuovo paese socialista e contribuire alla seconda ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo. Il nuovo ingresso dei comunisti nella lotta politica borghese, sfruttando quanto resta delle libertà conquistate 60 anni fa con la vittoria dei Partigiani guidati dal primo PCI, è un buon segnale dei tempi che si preparano. Un passo della lunga marcia che ci porterà al socialismo e al comunismo.

 

Promuovere un orientamento comunista tra le FSRS, tra gli operai avanzati e tra gli elementi avanzati delle altre classi delle masse popolari!

Consolidare e rafforzare il (nuovo)Partito comunista italiano!

Costituire in ogni azienda, zona d’abitazione, organizzazione di massa un comitato clandestino del (nuovo)Partito comunista italiano!

Realizzare il Piano Generale di Lavoro del (nuovo)Partito comunista italiano!

Propagandare l’esperienza del movimento comunista internazionale e italiano, dei paesi socialisti e della Resistenza!

Promuovere tra le masse popolari italiane la solidarietà con la Resistenza irachena, con la lotta del popolo palestinese contro la colonizzazione sionista, con le guerre popolari rivoluzionarie che si sviluppano in Nepal, nelle Filippine, in India, in Perù e altrove!

 

Viva la rinascita del movimento comunista!