La Voce 30

12 - Mobilitare e organizzare le masse contro il controllo e l’intimidazione della borghesia imperialista

sabato 1 novembre 2008.
 

La dialettica come metodo di conoscenza è l’arte del comprendere le distinzioni e le relazioni tra i distinti. Come metodo di azione è l’arte del definire le attività dei differenti soggetti e valorizzare la sinergia di essi (la relazione tra le loro distinte attività).

Il materialismo inizia laddove gli uomini rifiutano di prendere in considerazione qualcosa di cui si dice che per sua natura è sottratto alla conoscenza, all’esperienza e all’attività dell’uomo. Materia per definizione è ciò che per sua natura è per gli uomini possibile oggetto di conoscenza, di sperimentazione e di azione.

Sin Fen-jung


Le Autorità dello Stato borghese accrescono e raffinano continuamente un sistema di controllo strumentale capillare della vita sociale (luoghi pubblici o aperti al pubblico) e individuale della massa della popolazione: registrazioni video e audio, registrazione delle comunicazioni telefoniche, delle attività sulla Rete, degli spostamenti, dei dati fisici individuali (impronte, iride, grafia, voce, ecc.), conservazione dei dati a tempo indeterminato, creazione di banche dati, ecc. Solo i ricchi grazie alle loro grandi proprietà e alle guardie private sfuggono almeno in parte al controllo della loro vita personale.

Il fenomeno ha assunto dimensioni tali e ha prodotto conseguenze pratiche e allarme tali che perfino organismi e personaggi del mondo borghese se ne preoccupano: ne chiacchierano, fanno studi e redigono statistiche, creano gruppi di pressione, fanno denunce, creano istituzioni (di protezione della privacy - Rodotà e successori, ecc.) finanziate per mostrare di occuparsi del problema.

Parallelamente la borghesia ricorre sempre più spesso ad agenzie di servizi privati per mettere in atto misure di controllo. Ciò le permette di aggirare più facilmente le leggi che in una qualche misura limitano ancora l’intrusione nella vita delle masse popolari attuata per mezzo dei servizi dello Stato.

Che significato ha questo fenomeno? Come trasforma il ruolo dello Stato e la forma in cui esso esercita la repressione?

Come incide sulla vita delle masse popolari? Come incide sulla lotta di classe?

Quali compiti dobbiamo porci noi comunisti? Quali misure prendere noi stessi? Quali indicazioni lanciare alle masse popolari (agli organizzati, ai non organizzati)? Quali parole d’ordine e quale linea portare nella lotta politica borghese?

 

Le Autorità borghesi mettono in opera un sistema crescente il controllo strumentale, capillare e pervasivo di massa. Si giustificano dicendo che è per la sicurezza di tutti contro delinquenti e terroristi. Servirebbe a prevenire i delitti che colpiscono la massa della popolazione (non solo o principalmente quelli che colpiscono solo i ricchi come sequestri di persona, ricatti, svaligiamento di ville). Limiterebbe la criminalità, renderebbe più sicura la vita dei cittadini, permetterebbe loro di girare tranquillamente nelle proprie città e paesi, servirebbe a reprimere furti, traffico di droga, violenza sulle donne, prostituzione, violenza e sfruttamento dei minori (pedofilia). Renderebbe più difficile la controffensiva che i popoli oppressi cercano di portare nei paesi imperialisti.

Effettivamente nell’ordinamento sociale borghese di delitti da filmare e registrare ce n’è in abbondanza. Tuttavia la realtà mostra che il controllo e la repressione che la borghesia mette in campo, se non inutili, sono comunque poco efficaci nel proteggere le masse popolari. Quali sono i reali motivi per cui la borghesia insiste egualmente a sviluppare il suo sistema di controllo e “prevenzione” dei delitti e della criminalità, le sue misure per “dare più sicurezza ai cittadini”?

Il reale obiettivo dell’apparato di controllo non è la criminalità comune e tanto meno i crimini commessi dai borghesi e dai loro tirapiedi. Non è la maggiore sicurezza delle masse popolari nei loro quartieri e città. Il reale obiettivo è il controllo dello Stato sulle masse popolari e la prevenzione e repressione del movimento comunista e della mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari. Questo è quello che le centinaia di milioni di telecamere e microfoni sparsi nel mondo devono vedere e sentire! Non si tratta di un servizio utile alle masse. È invece un’operazione a danno delle masse, necessaria alla borghesia per impedire che gli elementi più avanzati tra di esse si organizzino e dirigano il resto nella lotta contro l’ordinamento borghese, contro la principale causa di tutte le difficoltà, i soprusi, le violenze, della criminalità di cui le masse popolari sono vittime ogni giorno.

La borghesia imperialista decanta verso le masse popolari la “morte del comunismo”. Lo fa per scoraggiarle, per deprimerle, per ostacolare in loro la ripresa della fiducia in se stesse di cui hanno bisogno, per impedire il rinsaldarsi del legame tra esse e i comunisti, oggi deboli ma non certo scomparsi. In realtà la borghesia è ben lungi dall’illudersi che il comunismo sia veramente morto! Lo teme invece. Il moltiplicarsi degli strumenti di controllo e delle intimidazioni ne è la prova.

Durate la prima ondata della rivoluzione proletaria la borghesia imperialista ha imparato che a determinate condizioni di repressione e sfruttamento, da una parte, e di coscienza e organizzazione dall’altra, la classe operaia e le masse popolari influenzate e dirette dai comunisti, le si rivoltano efficacemente contro, tanto da riuscire a strapparle di mano il potere, come hanno fatto in Russia, in Cina, in Vietnam, in Corea, a Cuba e in tanti altri paesi che erano avviati a diventare socialisti: Angola , Mozambico, ecc.

Forte di questa lezione, la borghesia imperialista oggi concentra molte più energie e risorse di quanto ha fatto in passato nel tentativo di impedire l’unità tra i comunisti e la classe operaia e le altre classi delle masse popolari. Quando ha cercato di reprimere apertamente ed è ricorsa alla guerra civile, come fece con il fascismo e il nazismo, la borghesia imperialista ha corso il rischio di perdere il trono. Oggi fa il possibile per evitare di arrivare a quel punto, ma non dobbiamo illuderci: la borghesia ricorrerà senza dubbio anche alla guerra civile pur di salvare il suo rottame di ordinamento sociale che va a pezzi e noi dobbiamo essere pronti a combatterla e a vincerla.

Ma prima di arrivare a quel punto la borghesia imperialista cerca di far funzionare meglio che può il sistema di controrivoluzione preventiva: lo strumento più avanzato che essa ha costruito allo scopo di impedire o ostacolare la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari.

La borghesia imperialista fa produrre e installare i suoi strumenti di controllo per motivi di ordine pubblico, cioè principalmente per raccogliere informazioni sui comunisti e sugli elementi più avanzati della classe operaia e delle masse popolari e compiere in tal modo operazioni repressive più mirate possibile. Concentrare la repressione contro i comunisti (5° pilastro della controrivoluzione preventiva), è per la borghesia la via principale per evitare o ritardare il più possibile il ricorso alla repressione aperta e su larga scala. Con il controllo che le tecnologie più avanzate le permettono di attuare, la borghesia colpisce i comunisti anche (e quando può, preferibilmente) ricorrendo all’intimidazione di tutti coloro che si avvicinano al Partito comunista e alle organizzazioni legali e di massa da esso dirette o influenzate. In particolare l’intimidazione è rivolta contro i giovani e i più inesperti. La borghesia cerca di fare terra bruciata intorno al Partito, di isolarlo, di evitare che esso si rafforzi.

 

Nella sua storia, la carovana del (n)PCI ha già raccolto una lunga serie di casi accertati di intimidazione. Con il controllo informatico e con le registrazioni ambientali audio e video, la polizia politica e le agenzie private al soldo della borghesia, individuano i soggetti che tentano i primi approcci con il Partito e i suoi organismi di massa. In seguito manda i suoi agenti a compiere l’azione intimidatoria. Questa azione può assumere varie forme: dalla visita in casa per fare pressione sul nuovo contatto o anche sui suoi genitori, alla visita sul luogo di lavoro; dalla minaccia velata fatta di pedinamenti e appostamenti volutamente mal celati, alla minaccia più aperta e diretta tipo “se continui a frequentare quei comunisti finirai certamente nei guai”, auto sfregiate, scritte murali minacciose, ecc.

L’impegno, le energie, le risorse e il denaro (pubblico) che la borghesia imperialista impiega nell’attività di controllo e di intimidazione, come la ventennale sequenza di procedimenti giudiziari contro i comunisti, sono alcuni degli indizi della paura che essa ha della rinascita della movimento comunista in generale e del consolidamento e rafforzamento del (n)PCI in particolare. Il suo tentativo di intimidire e scoraggiare ogni simpatizzante che si avvicina al Partito è manifestazione di quanto essa ha paura del Partito ed è anche manifestazione della sua debolezza.

Come è possibile che un partito comunista ancora debole, in embrione come il nostro, metta paura ad una potenza imperialista? La paura della borghesia non dipende dalla nostra forza attuale, ma da quello che possiamo diventare: la realtà dell’esercizio del potere impone alla borghesia di essere dialettica! La storia ha insegnato sia ai comunisti che alla borghesia che quando un nucleo, sia pure piccolo, di comunisti adotta una giusta concezione del mondo (il marxismo-leninismo-maoismo) ed elabora dal movimento pratico delle masse una linea e un metodo di lavoro giusti, esso, che inizialmente è piccolo, crescerà, si rafforzerà ed estenderà il suo legame con le masse popolari, fino a essere per il potere borghese non più solo una minaccia potenziale, ma anche una minaccia in atto.

D’altra parte la borghesia non ha soluzioni per i problemi che il mantenimento dell’ordinamento sociale capitalista genera alle masse popolari e questo crea un terreno favorevole al rafforzamento del legame tra comunisti e masse popolari.

Noi comunisti dobbiamo combattere e imparare a combattere i controlli e l’intimidazione borghesi: neutralizzarli, limitarli o eliminarli a seconda dei casi. È un aspetto della lotta contro la polizia politica, un compito permanente dei comunisti che non hanno rinunciato alla rivoluzione, a sovvertire l’attuale ordinamento sociale e instaurare il socialismo.

Cosa possiamo e quindi dobbiamo fare noi comunisti contro la polizia politica e le sue operazioni repressive?

Per combattere efficacemente i controlli e le intimidazioni della polizia politica dobbiamo distinguere chiaramente due tipi di attività differenti: il lavoro che dobbiamo svolgere direttamente noi comunisti (lavoro interno) e il lavoro verso le masse popolari e verso la borghesia (lavoro esterno). La combinazione del lavoro per la mobilitazione delle masse e del lavoro sulle contraddizioni in seno alla borghesia (due campi del lavoro esterno) fa parte del metodo della “lotta su due gambe” che il Partito ha già adottato con successo su altri fronti di lotta.

 

1. Cosa dobbiamo fare noi comunisti direttamente? (lavoro interno)

 

1.1. Aggirare il controllo

Contro il controllo della polizia politica, il (n)PCI ha strategicamente adottato la clandestinità. Il Centro del Partito, i Comitati di Partito, i membri del Partito sono clandestini. Salvo casi eccezionali e salvo limiti ed errori che anche ogni organismo sano commette (ma che, proprio in quanto sano, ad essi può porre rimedio imparando dall’esperienza), la polizia politica non sa chi sono i membri del Partito e da chi sono composti i suoi organismi e le sue istanze. Questo è un primo, ma fondamentale passo.

La clandestinità, posta dal (n)PCI come settima discriminante per aderire ad esso ( La Voce n. 1), è una delle forme di attacco del Partito per far fronte al sistema di controrivoluzione preventiva. Il Partito, facendo tesoro dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria e in particolare degli insegnamenti del partito di Lenin, fin dal suo processo di ricostruzione ha creato una direzione clandestina: non aspetta che la borghesia metta fuori gioco i suoi organi dirigenti, come fece con il vecchio PCI nel ’26.

Ogni membro e organismo del Partito adotta metodi e strumenti per sfuggire al controllo della polizia politica e garantire la continuità del lavoro di analisi, elaborazione, organizzazione, orientamento e propaganda tra le masse della sua concezione e della sua linea, tenendo segreti autori, mezzi, luoghi delle attività, piani, sistemi di collegamento e di comunicazione, ecc. La clandestinità preserva il nostro Partito dalle azioni repressive.

Un partito clandestino però non è un partito isolato dalle masse, come alcuni opportunisti della sinistra borghese o succubi della sinistra borghese credono o vogliono far credere. Un partito clandestino scopre, costruisce, mette a punto non solo gli strumenti e i metodi per combattere il controllo su di sé, ma anche per permettere alle masse popolari di mettersi in contatto, di comunicare, di ricevere indicazioni dal Partito senza farsi scoprire dalla polizia politica.

 

1.2. Sabotare il controllo

I membri e i Comitati di Partito devono attuare e promuovere iniziative che mettono fuori uso gli strumenti di controllo della polizia politica.

Le città sono piene di telecamere? Accechiamole! Con gli spray, con i bastoni o con le fionde, tranciando i cavi: mettiamole fuori uso! Questo è un atto concreto ed efficace! Poi verranno sostituite? Senza dubbio. Ma quanto più lasceremo che la polizia politica faccia tranquillamente il suo sporco lavoro, tanto più efficace esso sarà e tanto peggio sarà per noi e per le masse popolari. Invece, quanto più metteremo i bastoni tra le ruote ai suoi sistemi di controllo, tanto più la borghesia sarà scoraggiata dal persistere sulla vecchia strada, sulla quale otterrà risultati ridotti in proporzione al lavoro di sabotaggio da noi attuato e promosso.

Le nostre iniziative sono frequentate dagli sbirri in borghese che raccolgono informazioni sui promotori e sui partecipanti? Raccogliamo informazioni su di loro, denunciamo apertamente la loro presenza, pubblichiamo le loro foto e i loro dati su giornali, riviste, locandine, volantini, siti internet e blog. Cacciamoli dalle iniziative pubbliche senza troppi complimenti!

Abbiamo già trattato questo argomento nel Comunicato CP 18 marzo 2008. Dobbiamo creare un terreno che rende sempre più difficile alla polizia politica e alle agenzie private della borghesia condurre le loro operazioni repressive.

Oltre alla denuncia delle operazioni e alla solidarietà con i compagni e gli organismi colpiti, bisogna muovere all’attacco. Bisogna denunciare gli sbirri e i loro collaboratori, non solo quelli infiltrati, ma anche quelli che sono spesso presenti alle iniziative e alle manifestazioni: agenti in borghese, poliziotti privati, spie e confidenti (informatori), ecc. Bisogna raccogliere informazioni su di essi, pubblicare le loro foto e i loro dati anagrafici, il corpo di appartenenza, la zona d’operazione, le loro abitudini. Centralizzare al Partito queste informazioni e renderle pubbliche il più possibile: rendere insomma questi personaggi individuabili in ogni contesto da un numero sempre più vasto di compagni e di proletari. Come si dice in gergo, “sputtanarli” e quindi “bruciarli”.

Quanto più essi saranno noti, tanto più inutile o difficile sarà il loro sporco lavoro e tanto più difficile sarà per la borghesia reclutarne di nuovi ancora “puliti”, perché il terreno di diffidenza, di avversione e di odio che si crea attorno a questi personaggi e al loro ruolo sarà tale che a ricoprire questi sporchi incarichi non vi saranno altro che i fascisti e i servi dei servi dei padroni: tanto più abbrutiti quanto più alto si farà lo scontro tra la classe operaia e la borghesia imperialista, quindi tanto meno adatti a confondersi e ad infiltrarsi tra le masse e i comunisti.

Bisogna rompere con la visione interclassista e perbenista tipica della sinistra borghese che indica nel mestiere di poliziotto un mestiere come un altro o che addirittura afferma che la polizia è al servizio del cittadino. Fare il poliziotto è fare il servo degli aguzzini, il protettore degli sfruttatori, il difensore degli imperialisti che massacrano donne, vecchi, bambini e uomini in ogni angolo del mondo. Fare il poliziotto non è solo un mestiere di merda: è fare il nemico del popolo! Si moltiplicano i maltrattamenti contro immigrati, emarginati, donne e lavoratori da parte della polizia: questi episodi aprono gli occhi a chi si fa ancora illusioni e vanno denunciati ampiamente.

 

2. Quale lavoro noi comunisti dobbiamo indicare alle masse? (lavoro esterno)

 

Il lavoro di mobilitazione delle masse popolari nella lotta contro la repressione è un lavoro strategico. Sbaglieremmo infatti se conducessimo questa lotta da soli, se ci limitassimo alle misure e alle azioni che possiamo e dobbiamo mettere in opera direttamente noi stessi.

Infatti le misure che la borghesia deve mettere in atto per controllare e intimidire i comunisti, sono misure che limitano o annullano non solo per i comunisti, ma per l’insieme delle masse popolari, le libertà individuali e sociali di espressione e di organizzazione e la protezione (la riservatezza) della loro vita privata. Sono misure di intrusione nella vita privata e nel lavoro (si pensi ad esempio a quali conseguenze ha per i lavoratori, ai fini dell’assunzione al lavoro da parte del padrone, l’esistenza di banche dati sulla salute e la “storia” degli individui!). Ciò provoca tra le masse popolari una resistenza più o meno spontanea o organizzata ed efficace contro le misure di controllo e registrazione. È una resistenza che noi comunisti possiamo e dobbiamo promuovere e organizzare sia per proteggere noi stessi e la nostra agibilità politica, sia per spingere gli elementi avanzati ad assumere un ruolo dirigente, a riconoscere l’imbroglio con cui la borghesia maschera le misure di controllo e l’intimidazione, a riconoscere nello stesso ordinamento sociale borghese l’origine dei delitti e dei mali di cui soffrono: per fare di questa resistenza una scuola di comunismo.

 

Tra le masse popolari in generale è ancora poco diffusa l’abitudine di adottare metodi e strumenti per sfuggire al controllo della polizia politica, per sabotare i suoi strumenti di controllo e per combattere efficacemente l’infiltrazione. Sebbene il movimento comunista del nostro paese abbia vissuto una lunga esperienza di attività clandestina e di creazione e uso di metodi e strumenti cospirativi coinvolgendo una vasta parte della classe operaia e delle masse popolari, l’esperienza degli attuali elementi avanzati delle masse popolari in questo campo è limitata. L’azione dei revisionisti moderni che hanno preso la direzione del movimento comunista dopo gli anni ’50 ha lasciato il segno. La sinistra borghese ha contribuito a tenere le masse sotto il tallone della borghesia: corruzione e corrosione dei partiti e delle organizzazioni delle masse, “fine della lotta di classe”, presentazione del padrone che sfrutta come benefico “datore di lavoro”, presentazione del mestiere del poliziotto come “un mestiere come un altro” (anche Eichmann faceva un mestiere ed era pagato per farlo!), conciliazione, “interesse comune”, denigrazione della Resistenza e del movimento comunista, equiparazione di Partigiani e “ragazzi di Salò”, combattenti per la libertà del popolo e torturatori messi sullo stesso piano perché “sia gli uni che gli altri credevano in quello che facevano” (Violante), denigrazione della prima ondata della rivoluzione proletaria, comunismo come insieme di “errori ed orrori” (Bertinotti), ecc. Un’ampia e capillare opera di intossicazione e corruzione morale che ha spento in molti operai e lavoratori e in una parte delle masse popolari lo spirito combattivo. Come abbiamo scritto nel nostro Manifesto Programma , “La borghesia ha approfittato del periodo di decadenza che il movimento comunista cosciente e organizzato ha attraversato nella seconda metà del secolo scorso. È riuscita ad uccidere in molti lavoratori la fiducia di essere capaci di conoscere la verità e la fiducia di essere capaci di cambiare il mondo, di costruire un mondo a misura dei loro bisogni, delle loro migliori aspirazioni e dei loro migliori sentimenti. Ma non è riuscita a ucciderla in tutti. Noi comunisti siamo vivi, milioni di lavoratori conservano quella fiducia. E gli altri, quelli in cui quella fiducia è morta, hanno bisogno che il nostro contagio la rianimi, perché è l’unico modo in cui possono uscire dal marasma e dall’incubo in cui la borghesia li ha cacciati e ogni giorno più li affonda”.

Bisogna riconquistare e far riconquistare agli elementi avanzati delle masse popolari quello spirito combattivo, quella fiducia di riuscire a vincere un nemico potente che è in realtà una tigre di carta quando ha contro le masse. Forti della dimostrazione concreta che la borghesia non ha soluzione al marasma in cui ci infogna ogni giorno di più, forti dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria, guidati dalla più alta elaborazione dell’esperienza della lotta di classe espressa nel marxismo-leninismo-maoismo, che indica nella guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata la via della rivoluzione socialista, determinati nel perseguire l’obiettivo di fare dell’Italia un nuovo paese socialista, avanziamo con decisione e facciamo sì che la lotta contro la repressione dilaghi fino a sopravanzare il dilagare della repressione.

La lotta contro la polizia politica non è un’attività solo per “addetti ai lavori”: anche contro il controllo e l’intimidazione della polizia politica della borghesia, ogni individuo non ancora completamente abbrutito dal marasma attuale può dare il suo contributo.

Noi comunisti dobbiamo promuovere la partecipazione delle masse popolari alla lotta contro il controllo e l’intimidazione. In questo modo educheremo le masse a prendere l’iniziativa contro le misure repressive della borghesia, anziché aspettare invano che la sinistra borghese, con le sue commissioni e i suoi garanti della privacy (dei padroni), faccia qualcosa di utile.

 

Cosa può fare anche qualsiasi individuo non abbrutito dall’oppressione borghese, che ha ancora vivo in se l’orgoglio proletario e la rabbia verso gli oppressori?

 

2.1. Difendersi dal controllo, resistere all’intimidazione

Noi comunisti mettiamo in guardia chiunque voglia conoscere e avvicinarsi al lavoro del Partito. Innanzitutto non deve stupirsi delle sempre più numerose operazioni di controllo e intimidazione messe in atto dalla borghesia attraverso i suoi servizi e i suoi sgherri: esse sono l’inevitabile reazione di una classe in decadenza di fronte alla minaccia della sua scomparsa. Non deve stupirsene, ma nemmeno sottovalutarle. La borghesia non metterebbe in atto le misure di controllo e intimidazione se in qualche misura non producessero risultati per essa positivi. Non sottovalutarle vuol dire farvi fronte da avanguardia. Vuol dire innanzitutto averne una giusta concezione: liberarsi dell’influenza della sinistra borghese che valuta come esagerazioni assurde le misure messe in atto dalla borghesia (così come dichiara assurda la ventennale sequenza di procedimenti giudiziari contro la carovana del (n)PCI), comprendere le cause che spingono la borghesia a mettere in atto quelle misure.

Noi mettiamo in guardia tutti coloro che intendono avvicinarsi al Partito, conoscerlo, collaborare o aderire ad esso. Poco dopo i primi approcci, se fatti senza prendere le misure per nascondere la propria identità, qualche agente delle forze della repressione si farà vivo per intimidire, qualche evento sgradevole (come informazioni passate al padrone da cui si lavora, minacce ai famigliari, ostacoli di vario genere frapposti alla propria attività politica anche se non legata al Partito) accadrà.

Bisogna essere preparati a questo e

1. affrontare la minaccia con coraggio e determinazione, con l’orgoglio di chi vuole liberare se stesso e il resto delle masse popolari dall’oppressione degli sfruttatori e non si lascia intimidire da essi, non piega la testa di fronte alle loro minacce, non cede ai loro ricatti, non la da’ vinta a quel pugno di assassini, sfruttatori, trafficanti, mafiosi, fascisti e parassiti che dirige questo ordinamento sociale;

2. denunciare l’attacco subito: una denuncia efficace rivolta contro la borghesia, è tanto più importante quanto più la borghesia si professa democratica;

3. prendere le misure necessarie che il Partito indica per evitare di essere individuati (si veda in particolare il Comunicato CP del 5 maggio 2008 sull’uso di TOR per quanto riguarda i contatti via e-mail e l’uso dei siti: strumenti utili per contattare il Partito ed essere contattati dal Partito).

Stabilire un legame con il Partito è giusto, necessario e possibile. Non fatevi intimidire dalle minacce dei padroni e non fatevi deviare dalle menzogne della sinistra borghese. Affrontate con coraggio il compito che ci sta davanti. Contribuite a consolidare e rafforzare il (n)PCI e a migliorare i suoi metodi e i suoi strumenti per far fronte alla controrivoluzione preventiva, per sfuggire al controllo della polizia politica, per estendere la sua influenza e il suo sostegno alla resistenza delle masse popolari al procedere della crisi del sistema capitalista e per avanzare nel processo di accumulazione delle forze rivoluzionarie.

La società borghese è piena di contraddizioni che spingono milioni di individui, ognuno per ragioni e interessi diversi, ad attrezzarsi e inventare sempre nuovi strumenti e metodi utili a sfuggire al controllo poliziesco. Non bisogna credere all’opera di terrorismo di coloro che vedono la borghesia come una classe compatta, invincibile, che tutto vede e che tutto sa. Anche questa è una forma di intimidazione a cui bisogna opporsi: l’autonomia ideologica, politica e organizzativa dalla borghesia la si conquista anche smettendo di credere della borghesia ciò che essa vuole che la masse credano.

 

2.2. Contribuire a migliorare gli strumenti del Partito

Il Partito si attrezza, si aggiorna e crea i suoi strumenti e metodi per affrontare al massimo delle sue crescenti capacità la lotta contro il controllo della polizia politica. Bisogna però tenere conto che le misure consigliate dal Partito hanno dei limiti: si tratta di una battaglia che il Partito conduce contro un nemico che ha ancora mezzi e denaro in misura molto superiore a quelli del Partito stesso. Chiunque può contribuire anche in questo campo.

Chi riconosce utile e necessario il lavoro del Partito, può anche contribuire a migliorare i suoi strumenti di difesa, rendendolo più adatto a far fronte alla controrivoluzione preventiva e alle sue operazioni di controllo e intimidazione. Ogni persona che conosce o può raccogliere informazioni, metodi, programmi informatici utili a sfuggire al controllo poliziesco, può segnalarli al Partito, che ne terrà conto adeguatamente.

 

2.3. Sabotare i sistemi di controllo

Denunciare le azioni di controllo e intimidazione e l’infiltrazione degli sbirri e dei loro collaboratori nei partiti e nelle iniziative dei comunisti, degli antifascisti, degli antimperialisti e negli organismi delle masse popolari.

Cacciare gli infiltrati, gli spioni e i collaboratori della polizia politica e delle agenzie private. Impedire che questi personaggi servi degli sfruttatori, degli assassini, dei massacratori delle masse popolari in Iraq, in Afghanistan, in Libano, in Palestina, torturatori di Guantanamo e di Abu Ghraib, picchiatori degli operai, facciano il loro sporco mestiere. Rendere il loro mestiere sempre più difficile e sempre meno allettante per coloro che ancora non sono stati assoldati dalla borghesia imperialista.

Sabotare con ogni mezzo gli strumenti di controllo.

 

3. Far leva sulle contraddizioni in seno alla borghesia (lavoro esterno)

 

La borghesia imperialista è una classe divisa al suo interno da contraddizioni laceranti che si acuiscono con il procedere della crisi del suo sistema.

 

3.1. Mobilitare i sinceri democratici e la sinistra borghese

Nella borghesia vi sono anche sinceri democratici che si oppongono allo sviluppo e all’estensione del controllo poliziesco e all’intimidazione. Essi riconoscono in questo fenomeno un’angheria per le masse popolari, un peggioramento delle loro già difficili condizioni di vita. I sinceri democratici vi si oppongono mettendo in gioco le loro risorse, capacità, relazioni, ruolo sociale e politico. In una qualche misura antepongono gli interessi delle masse popolari ai loro interessi personali e di classe. Quando si tratta di personaggi pubblici, l’efficacia del loro intervento, della loro denuncia contro il regime oppressivo e a difesa delle masse popolari è accresciuta dalla loro possibilità di avere un pulpito, di poter parlare dal teatrino della politica borghese, di farsi sentire da larghe masse.

Così facendo però i sinceri democratici si tirano addosso la contrarietà, e a volte l’avversione, degli altri membri della loro stessa classe, del loro ambiente. I sinceri democratici che si oppongono all’uso sistematico e capillare del controllo poliziesco, per lo più nutrono una fiducia ingiustificata nelle istituzioni borghesi (da quando esiste il garante per la privacy siamo tutti molto più spiati, anziché meno! Non è colpa sua, è un indice dell’inutilità del ruolo). Contrastati dalla loro coscienza di borghesi e dal loro ambiente, i sinceri democratici sono poco affidabili e oppongono una resistenza debole alle misure repressive, incerta, precaria, temporanea. Tuttavia noi possiamo valorizzare la loro opposizione.

La partecipazione dei sinceri democratici alle lotte in difesa delle conquiste è utile, necessaria, è una spina nel fianco della borghesia, alimenta in seno alla borghesia la divisione e favorisce il passaggio più deciso, meno contraddittorio di singoli elementi della borghesia a fianco dei proletari: la storia del movimento comunista è ricca di esempi di sinceri democratici che hanno dato finanche la vita per la causa della classe operaia.

Il controllo poliziesco contraddice i principi di libertà dettati dalla nostra stessa Costituzione, apre la strada a soprusi e discriminazioni di ogni tipo, ostacola la libera espressione e la circolazione delle idee. Noi comunisti dobbiamo spingere i sinceri democratici ad alzare la loro voce, a fare tutto quanto è in loro potere per difendere il diritto dei cittadini a non essere spiati in ogni luogo e in ogni momento. Che approfittino della loro posizione e del loro ruolo (e quindi della loro possibilità di conoscere manovre, decisioni, provvedimenti repressivi, istituzione di servizi di controllo e repressione, di polizie specializzate in questo compito) per denunciare pubblicamente queste manovre antidemocratiche. Che denuncino pubblicamente l’uso del denaro pubblico per spiare, controllare, registrare, pedinare, ecc. anziché per far funzionare i servizi utili alle masse popolari. Che mettano in difficoltà il resto del teatrino della politica borghese e appoggino le lotte nostre e delle masse popolari contro il controllo e l’intimidazione.

Noi comunisti dobbiamo premere sui sinceri democratici sia sostenendo le loro iniziative giuste e incitandoli direttamente, sia mobilitando gli elettori dei sinceri democratici a chiedere ai loro rappresentanti politici di svolgere al meglio questo ruolo, altrimenti che lascino il posto ad altri più decisi difensori degli interessi delle masse.

Con una ferma direzione dei comunisti, anche la partecipazione (debole e incerta) dei sinceri democratici alle lotte delle masse popolari trova uno sbocco positivo.

 

3.2. Approfittare della guerra tra bande in seno alla borghesia

Gran parte della borghesia è convinta che la repressione delle masse popolari è la via migliore per difendere il suo dominio. Ma la borghesia non è un gruppo compatto. Si tratta di vari gruppi che in comune hanno la linea reazionaria contro le masse popolari e la repressione contro i comunisti, ma tra loro sono divisi da interessi economici e politici inconciliabili.

Le misure di controllo che le Autorità borghesi usano contro le masse popolari, le usano anche nella lotta tra loro i diversi gruppi in cui la borghesia è divisa. I numerosi scandali delle intercettazioni telefoniche di politici, affaristi, trafficanti sono esemplari. Di volta in volta vari personaggi si gettano sul palco del teatrino della politica borghese ed inscenano la farsa dei paladini delle masse popolari, dei difensori della privacy, della tutela dei diritti di tutti i cittadini a che la loro vita privata sia protetta dall’occhio del Grande Fratello. A volte sembrano superare a sinistra gli stessi sinceri democratici proprio perché la loro messa in scena è meno incerta. Quindi nella lotta contro le misure di controllo e di intimidazione possiamo avvalerci anche delle contraddizioni interne alla borghesia.

 

Quanto più noi comunisti svilupperemo e miglioreremo la nostra attività contro il controllo e l’intimidazione della polizia politica al soldo della borghesia, tanto più le masse popolari ne trarranno beneficio, perché grazie al nostro lavoro migliora la loro esistenza. Migliora la loro possibilità di conoscere la realtà, di partecipare alla vita politica, di conquistare e proteggere l’autonomia ideologica, politica e organizzativa dalla borghesia, di costruire l’ordinamento sociale di cui hanno bisogno.

Quanto più diffusa sarà tra le masse popolari l’attività che contrasta il controllo e l’intimidazione della polizia politica, quanto più diffuso sarà il clima ostile per gli sgherri della borghesia, tanto meglio noi comunisti potremo svolgere il nostro lavoro.

Prima o poi getteremo l’ordinamento sociale borghese nel museo della storia e lo sostituiremo con uno nuovo, superiore, creato per gli interessi dei proletari e delle masse popolari tutte. Un ordinamento sociale adeguato al livello già raggiunto dalle forze produttive, alle concezioni più avanzate e ai sentimenti migliori delle donne e degli uomini della nostra epoca: il socialismo!

Quando ciò avverrà? Questo dipende in primo luogo da noi comunisti, dalla nostra concezione del mondo, dalla tenacia ed efficacia con cui resistiamo alla repressione e lottiamo contro la repressione, dalla dedizione alla causa e dalla fermezza con cui perseguiamo l’obiettivo di mobilitare e dirigere gli elementi avanzati della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari nella lotta per cacciare la borghesia dalla guida della società e prenderla nelle proprie mani.

La lotta per il socialismo è infatti una lotta che unisce due aspetti contraddittori: la distruzione e la costruzione. Il disordine e l’ordine. Instaureremo un nuovo ordine solo passando attraverso lo stravolgimento dell’“ordine” esistente, passando attraverso il disordine, la sovversione dell’attuale ordinamento sociale. Il nostro compito è mobilitare, organizzare e dirigere le masse popolari a distruggere le istituzioni, gli organismi e le relazioni sociali capitaliste e costruire le istituzioni, gli organismi e le relazioni sociali socialiste. Questo è il compito dei comunisti. Solo perseguendo fermamente e con ogni mezzo questo obiettivo, riusciremo anche ad eliminare definitivamente i problemi della società borghese. Meglio faremo della lotta contro il marasma dell’ordinamento sociale borghese una scuola di comunismo, prima raggiungeremo in nostro obiettivo.

 

Mario L.



 

Manchette

 

 

I cinque pilastri del regime di controrivoluzione preventiva

Durante la prima ondata della rivoluzione proletaria, la borghesia è riuscita a impedire che nei paesi imperialisti il movimento comunista instaurasse il socialismo principalmente a causa dei limiti del movimento comunista e secondariamente grazie al regime di controrivoluzione preventiva che essa ha messo in opera nei paesi più avanzati, a partire dagli Stati Uniti d’America (Manifesto Programma, pagg. 46-56). Questo regime si basa su cinque pilastri.

1. Impedire la crescita della coscienza politica delle masse popolari, in particolare della classe operaia costruendo un sistema mirato, articolato e mutevole di occupazioni, movimenti e iniziative culturali; mantenere l’arretratezza politica e in genere culturale delle masse popolari con una raffinata opera di evasione dalla realtà, di diversione, di confusione, di intossicazione delle coscienze.

2. Soddisfare le richieste di miglioramento che le masse popolari avanzano con più forza; dare a ognuno la speranza di poter avere una vita dignitosa e alimentare questa speranza con qualche risultato pratico; avvolgere ogni lavoratore in una fitta rete di vincoli finanziari (mutui, rate, ipoteche, bollette, imposte, affitti, ecc.) che lo espongono ad ogni momento al rischio di perdere individualmente tutto o comunque molto del suo stato sociale se non riesce a rispettare le scadenze e le cadenze fissategli.

3. Impedire che le masse popolari e in particolare la classe operaia partecipino alla lotta politica borghese con propri partiti indipendenti dai partiti borghesi; sviluppare canali di partecipazione delle masse popolari alla lotta politica della borghesia in posizione subordinata, al seguito dei suoi partiti e dei suoi esponenti.

4. Mantenere le masse popolari e in particolare gli operai in uno stato di impotenza sociale; impedire che gli operai formino organizzazioni autonome dalla borghesia nella loro struttura e nel loro orientamento; fornire alle masse organizzazioni (sindacali e di ogni altro genere) dirette da uomini di fiducia della borghesia (preti, chierichetti, poliziotti e affini), da uomini venali, corrompibili, ambiziosi, individualisti.

5. Reprimere i comunisti il più selettivamente possibile; impedire ad ogni costo che i comunisti moltiplichino la loro forza organizzandosi in partito; che elaborino e assimilino una concezione del mondo, un metodo di conoscenza e di lavoro e una strategia giusti, che svolgano un’attività efficace, che reclutino, che affermino la loro egemonia nella classe operaia. Corrompere e cooptare i comunisti, spezzare ed eliminare quelli che non si lasciano corrompere e cooptare.