La Voce 4

Lottare per affermare la concezione comunista del mondo

mercoledì 8 marzo 2000.
 

L’esortazione a trascurare i dissensi è un’esortazione borghese. La nostra concezione comunista può affermarsi solo nella lotta, anche in campo teorico, con le concezioni predominanti. Per l’idea del temporaneo accantonamento dei disaccordi possono simpatizzare consapevolmente e a ragion veduta solo i nemici del comunismo e inconsapevolmente solo quelli che si curano poco del comunismo, sono poco convinti che solo il comunismo può porre fine alla miseria materiale e morale delle masse, non hanno capito che un’azione risoluta e coerente del partito comunista è indispensabile perché la classe operaia e le masse popolari dispieghino la loro energia rivoluzionaria. È evidente a tutti che il partito comunista può condurre un’attività risoluta e coerente solo se ogni suo membro è saldamente convinto delle concezioni che guidano il partito e tanto più lo sarà quanto più chiaramente saprà spiegarlo anche ai suoi compagni, servendosi di esempi e argomenti tratti dalla vita comune di ogni giorno. Per conquistare tutto questo sono indispensabili il dibattito e la polemica. “Non bastano”, dirà qualcuno. È vero. Noi non lottiamo perché “tutti” pensino come noi, per far prevalere una concezione del mondo nelle coscienze. Solo dopo che avremo tolto alla borghesia imperialista la direzione della società e man mano che supereremo la divisione in classi e ogni forma di oppressione e ogni traccia di essa, solo allora tutti gli uomini e le donne arriveranno a una comprensione anche teorica delle relazioni sociali e del movimento della società.(1) Noi attualmente lottiamo per un obiettivo pratico, per un nuovo ordinamento della società. Ma per raggiungere il nostro obiettivo pratico è indispensabile che la nostra concezione del mondo sia la concezione più avanzata e rivoluzionaria esistente. Certo, non basta avere una concezione comunista del mondo, occorre anche l’inchiesta sulla situazione concreta, un metodo di lavoro e la lotta pratica. Ognuna di queste cose da sola non basta, ma ognuna è indispensabile. Perché vi opponete a una cosa che è indispensabile, anche se non sufficiente, per il successo della nostra causa?

La cultura borghese, le idee, le concezioni e i pregiudizi borghesi oggi sono largamente predominanti. Non solo perché la borghesia è la classe dominante e perché la sua cultura è più organizzata, si avvale di risorse immensamente superiori alle nostre e ha ereditato le culture delle passate classi sfruttatrici (vedi ad esempio il rapporto stretto che si è stabilito tra la borghesia imperialista, la Chiesa Cattolica e in generale tutte le chiese e le istituzioni sopravvissute delle società pre-borghesi). Lo è anche per la crisi che il movimento comunista ancora attraversa. In questa situazione chiunque parla di evitare i contrasti, in pratica spinge a lasciare indisturbato il predominio della borghesia. Come Berlusconi e il Papa quando esortano all’amore in realtà esortano i poveri e gli oppressi a non odiare i loro oppressori (e quindi a non avere un amore attivo e pratico per i loro compagni di sventura). Quando Clinton, Barak e altri “signori della guerra”, armati fino ai denti e rotti a ogni cinismo, parlano contro la violenza e il “terrorismo” a favore della pace, in realtà cercano di frenare la ribellione degli oppressi e degli sfruttati. Così chi parla oggi di evitare i dissensi parla a favore del predominio della cultura borghese. Senza autonomia ideologica, la classe operaia non può avere autonomia organizzativa e se c’è l’ha, la perde. Certamente non può vincere.

 

 

NOTE

 

1. Ma allora anche le idee avranno fatto grandi passi avanti rispetto alle concezioni attuali di noi comunisti. La nostra concezione non è la fine del mondo, la fine della storia nel campo della coscienza umana. Quando avremo relegato nel museo della storia il capitalismo e con esso anche l’ultima società basata sulla divisione in classi e sull’oppressione di classe, anche la nostra scienza farà la stessa fine. Essa infatti è sostanzialmente la scienza del funzionamento del capitalismo e della lotta contro il capitalismo per la transizione al comunismo. Quando non ci sono più bestie feroci, anche le armi che sono servite a eliminarle cessano di esistere.