La Voce 4

Consigli ai compagni

mercoledì 8 marzo 2000.
 

Prosegue con gli interrogatori la campagna della borghesia imperialista

per ostacolare la formazione del nuovo partito comunista italiano

 

I sostituti procuratori Franco Ionta e Giovanni Salvi di Roma hanno incominciato a convocare i compagni delle FSRS che hanno fatto perquisire nell’ambito dell’Operazione 19 ottobre per interrogarli. L’interrogatorio è un aspetto della campagna di intimidazione che la borghesia imperialista sta conducendo, quindi è importante come ogni compagno lo affronta.

Anzitutto è importante che ogni compagno, man mano che riceve la convocazione, comunichi il mandato ai collettivi a cui appartiene: affrontare collettivamente i problemi rafforza ideologicamente e aiuta ad affrontarli meglio. Per lo stesso motivo è utile che ogni compagno dopo l’interrogatorio stenda un breve rapporto e lo invii ai destinatari prima indicati ed eventualmente lo diffonda: l’imputato non è tenuto ad alcun segreto istruttorio. Diffondere (fax, internet) un buon rapporto sull’interrogatorio aiuta i compagni che devono ancora subirlo e alimenta la solidarietà di classe. Valutare collettivamente se è il caso di fare trasmissioni o assemblee o altre iniziative pubbliche di denuncia degli interrogatori e delle altre persecuzioni messe in atto dalla borghesia (ritardi nella restituzione del materiale sequestrato anche non pertinente con il reato contestato). Insomma ogni iniziativa che contrasta il carattere individuale che la borghesia vuole imprimere all’interrogatorio è positiva.

Quanto al comportamento da tenere durante gli interrogatori, pubblichiamo la lettera che un compagno di una certa esperienza ha scritto a un suo compagno “novellino” che doveva affrontare l’interrogatorio.

Il fattore principale è avere una giusta posizione ideologica. Tu non ti troverai di fronte a “rappresentanti del popolo italiano”, ma a funzionari della borghesia imperialista che vuole a tutti i costi impedire la costituzione del partito comunista e cerca di dissuadere, in via preventiva, lavoratori, donne e giovani delle masse popolari dal collaborare alla costituzione, terrorizzandoli, creando confusione e difficoltà di ogni genere. Per questo cerca di dare all’interrogatorio caratteristiche individuali, di farti sentire solo. L’interrogatorio è una iniziativa della borghesia nell’ambito della lotta in corso. Tu nel tuo piccolo personifichi la classe operaia e le masse popolari che hanno bisogno della ricostituzione del partito e a cui la borghesia imperialista vuole impedire di costituirlo. Per affrontare bene l’interrogatorio è importantissimo che non sottovaluti questi rispettivi ruoli. Devi sempre pensare che hai di fronte un funzionario di quello Stato e un esponente di quella classe dominante che sono una cloaca di corruzioni d’ogni genere, uno dei puntelli della persecuzione contro operai (esuberi e non esuberi), lavoratori, donne e bambini delle masse popolari e immigrati poveri di cui ognuno di noi può leggere le cronache persino sui giornali borghesi, un agente del sistema responsabile delle guerre, delle “calamità naturali”, dell’inquinamento e della devastazione del paese. È probabile che il funzionario della borghesia imperialista farà di tutto per far credere che si tratta di un colloquio tra persone civili, tra cittadini, per accertare la verità, che lui è una brava persona, che vuole solo capire, conoscere la verità, che lui fa solo il suo mestiere (inutile ricordargli che anche Eichmann faceva solo il suo mestiere), ecc. Tutto ciò è nell’interesse della classe che serve e il suo atteggiamento conferma quello che abbiamo detto prima. Tu non devi mai cercare di convincerlo, spiegargli la nostra politica, la nostra concezione. Non sei lì per fare propaganda. Meno lui conosce la tua vera personalità, il tuo livello di comprensione delle cose, la forza o la debolezza delle tue convinzioni, meglio è. Un conto è parlare ad es. in un tribunale o comunque in circostanze in cui le tue parole e il tuo atteggiamento sono in qualche modo sotto gli occhi delle masse per cui tu lotti e che contano su di te; altra cosa è “dire la verità” a un agente del nemico. Non hai alcun dovere morale e alcun compito di propaganda nei suoi confronti. Tieni inoltre presente che l’andamento di ogni interrogatorio influisce, tanto o poco ma influisce, sul corso della lotta generale, rafforza una delle due classi in lotta, incoraggia gli esponenti o di un campo o di quello opposto. Lavorare secondo la strategia della guerra di lunga durata non vuole dire che quello che non fai oggi lo puoi fare domani; al contrario vuol dire che oggi devi fare tenendo conto non solo del risultato immediato, ma soprattutto del risultato che la tua azione di oggi avrà a lungo termine e nello schieramento delle masse popolari contro la borghesia imperialista, non solo nello scontro immediato, ma nel determinare il rapporto di forze che in definitiva deciderà della conclusione della guerra.

Tutto quello che tu dirai, sarà usato contro di te e contro altri compagni, in questo procedimento o in altre indagini, da magistrati, da poliziotti, da strateghi della controrivoluzione preventiva, da uomini politici o da propagandisti della borghesia. Non credere al magistrato che cercherà di farti credere che se collabori tutto finisce lì, dato che tu “non hai fatto niente di serio”. È vero che tu non sei un immigrato di colore, un immigrato povero o un emarginato né uno di quelli con cui lui e i suoi sbirri usano normalmente “metodi sbrigativi” e la situazione generale del paese è tale che probabilmente non li userà: ma il compito che gli è stato assegnato è quello di incastrare te e i tuoi compagni, se non altro di dare “una buona lezione”. Devi pensare non solo a te stesso, ma anche ai tuoi compagni di organizzazione e di classe, ai tuoi compagni e ai tuoi amici che hanno fiducia che anche tu faccia la tua parte nella lotta comune. Anche se la borghesia imperialista ti costringe ad andare allo scontro da solo (col tuo avvocato di fiducia: l’avvocato d’ufficio costa eguale e lavora ... d’ufficio), in realtà di fronte al funzionario della borghesia imperialista tu combatti uno scontro di una lotta collettiva. L’uso delle tue risposte non dipende dal singolo magistrato. Se non sarà lui a usarle contro il tuo campo, lo faranno altri e l’interrogante che ha assicurato di essere una “persona perbene”, al massimo si dichiarerà dispiaciuto e si scuserà. Così salva anche la faccia, per la prossima volta.

Il magistrato cercherà elegantemente o con minacce di passare sopra i limiti che il suo stesso codice di procedura penale pone all’interrogatorio. Il suo codice è molto “umanitario”, reca ancora molte tracce della vittoria delle masse popolari contro il nazifascismo. I nostri nonni hanno combattuto contro la borghesia imperialista che allora non vestiva le tonache del Vaticano e i completi di D’Alema, ma le divise dei nazifascisti. La Resistenza ha conquistato una certa libertà d’azione, una certa “agibilità politica” per i comunisti in Italia. Qualcosa resta ancora, anche se sempre più spesso la borghesia imperialista parla di lotta contro i due estremismi, di messa al bando dei due estremismi per realizzare la sua aspirazione di messa al bando del comunismo e di reintrodurre (magari con altro nome) il Tribunale Speciale per la difesa del suo regime. Nonostante la borghesia abbia già eliminato molte delle conquiste di civiltà e di benessere strappate dalle masse popolari, il codice di procedura penale dice ancora che il magistrato non deve usare l’interrogatorio per estorcere all’imputato informazioni, chiarimenti e altro del genere. Il magistrato dovrebbe solo contestarti azioni commesse personalmente da te che per se stesse costituiscono reati e chiederti se hai qualcosa da dire a tua difesa. Ogni compagno deve impedire che il magistrato abusi dell’interrogatorio. A domande del tipo: “Cosa sa lei di questa cosa o di questa persona? Cosa faceva il tal giorno là? Dove era in quella data? Lei tiene in casa questo o quest’altro? Come ha avuto questo o quest’altro? Lei conosce il tale? ecc.”, devi semplicemente rispondere : “Si tratta forse di un reato? Perché vuol sapere questo? In cosa consisterebbe il reato addebitatomi? ecc.”.

Se l’interrogante contesta a te di aver commesso un atto individuale ben definito che a termini del codice borghese costituisce di per se stesso un reato vero e proprio, ricordati sempre che la borghesia ricorre senza alcuno scrupolo morale o legale a ogni arma pur di continuare a sfruttare, opprimere e reprimere le masse popolari, ma considera reato anche il solo fatto che un proletario possieda un’arma. Non sentirti in colpa. Devi sempre rispondere: “Mi avvalgo della facoltà di non rispondere a questa domanda”. Non cercare di giustificare o spiegare perché non rispondi: non sei obbligato a farlo. Non rispondere non è un nuovo reato né una aggravante. La tua posizione non si aggrava perché non rispondi. Il magistrato è comunque convinto che tu sei colpevole (perché sei un comunista o aspirante tale) e vuole che tu per paura collabori a incastrare te e altri o che almeno dimostri che le masse popolari non possono avere fiducia in te, che nessun proletario può avere fiducia in nessuno. Ognuno è solo di fronte all’autorità e al padrone! Solo allora si convincerà che non sei più un vero comunista.

Anche se puoi facilmente confutare con riscontri oggettivi una singola contestazione, non farlo. Se dai spiegazioni e risposte alle domande “facili”, segnali tu stesso al magistrato quali sono le domande “difficili” e metti in difficoltà quelli a cui lui rivolgerà domande “difficili”. È meglio che l’avversario segua una pista sbagliata, avrai sempre tempo per chiarire i fatti quando ti converrà (in un eventuale dibattimento pubblico, quando lui avrà costruito il suo castello accusatorio su elementi che potrai smontare). Se ora dai spiegazioni quando ti contesta qualcosa che puoi confutare, il tuo silenzio di fronte a un’altra contestazione apparirà una implicita ammissione di colpa. Gli altri compagni si troveranno in difficoltà per le tue dichiarazioni, perché il cerchio dei sospetti si restringe. Anche se l’interrogante sostiene la sua contestazione con “prove evidenti”, non ammettere mai niente neanche di fronte all’evidenza, non negare né ammettere. Chi interroga sa dove vuole arrivare. Non sottovalutarlo: sii materialista. Lui è un professionista del terrore antipopolare. Non essere presuntuoso. Prima o poi userebbe la tua negazione per metterti in confusione. L’ammissione sarebbe una ulteriore prova a carico che si aggiunge alla “prova evidente”; se ti contesta la “prova evidente”, vuol dire che gli serve rafforzarla con l’ammissione. Se dovesse cadere la “prova evidente”, l’ammissione resterebbe.

Non rifiutare l’interrogatorio in blocco, anche se il codice te ne dà diritto. È meglio conoscere quello che i poliziotti e gli altri funzionari della borghesia contestano a te e ai tuoi compagni. Dopo che hai rifiutato di rispondere a una o due domande, l’interrogante ti chiederà se intendi rispondere all’interrogatorio o no. Rispondi: “Risponderò a tutte le domande a cui riterrò di doverlo fare. Dipende dalle domande che lei mi farà. ecc.”. Più domande ti fa, meglio è: conoscerai un po’ più cosa stanno tramando. Il tuo avvocato di fiducia e tu stesso cercherete di prendere nota di tutte le domande e tu le renderai pubbliche nel rapporto che farai dopo l’interrogatorio, nelle denunce pubbliche che verranno organizzate contro la repressione o in altre iniziative adatte.

Non isolarsi e non isolare” è la prima regola della solidarietà di classe e vale anche per comportarsi bene nell’interrogatorio. Tracciare una chiara linea di demarcazione tra noi e il nemico. Attenendoti a questi semplici criteri riuscirai a fare del tuo interrogatorio a cui la borghesia imperialista ti costringe, un successo. Se ti accorgi di aver commesso qualche errore, non demoralizzarti, parlane sinceramente con i tuoi compagni. Assieme troverete il modo di rimediare. Da come i tuoi compagni reagiranno a tuoi eventuali errori, capirai quanto hanno assimilato la concezione comunista del mondo. Non esitare a criticarli se reagiscono male. I comunisti devono unire e non creare sensi di colpa. Tutti sbagliamo: l’importante è imparare dall’esperienza.