La rivoluzione avanza suscitando una controrivoluzione potente:
facendo fronte ad essa il partito della ribellione diventa un vero partito rivoluzionario,
capace di guidare le masse popolari alla vittoria sulla borghesia imperialista!

martedì 21 dicembre 2004.
 

(nuovo)Partito comunista italiano

Commissione Provvisoria del Comitato Centrale

 

pagina web: www.lavoce.freehomepage.com

e.mail: <lavocedelnpci@yahoo.com>

 

21.12.04

 

Comunicato

Alle organizzazioni del Partito, alle FSRS e ai lavoratori avanzati

La rivoluzione avanza suscitando una controrivoluzione potente: facendo fronte ad essa il partito della ribellione diventa un vero partito rivoluzionario, capace di guidare le masse popolari alla vittoria sulla borghesia imperialista!

 

In queste ultime settimane il regime della criminalità organizzata, dei Berlusconi, degli Andreotti, dei Gava, dei Pomicino, dei Giordano, dei Caltagirone, dei Miccicché, dei Dell’Utri, dei Cuffaro e dei loro loschi compari e luogotenenti ha insanguinato la provincia e la città di Napoli e, col pretesto della lotta alla Camorra, ha rastrellato e assedia interi quartieri popolari di Napoli e ha intensificato la sua guerra contro i disoccupati e i lavoratori. Come ha già più volte fatto in varie zone della Sicilia, della Calabria, delle Puglie e della Sardegna.

Lo stesso regime della malavita costringe centinaia di migliaia di lavoratori immigrati dai paesi oppressi a vivere e lavorare nell’illegalità e nella clandestinità, a sottostare a tutte le esazioni e le angherie dei dirigenti delle aziende, dei contrabbandieri, dei padroni di casa e dei faccendieri. Affoga in mare ogni anno migliaia di povera gente e costringe i sopravvissuti nei campi di concentramento (CPT) in attesa dell’espulsione. Nello stesso tempo seleziona, discrimina, perseguita, ricatta, sequestra, espelle i portavoce delle comunità arabe e musulmane. La vicenda di Abu Omar (vedi Comunicato CP del 1° marzo 2003) è esemplare.

È universalmente noto l’accanimento dei governi di centro-sinistra e di centro-destra contro i prigionieri politici delle Brigate Rosse e di altre Organizzazioni Comuniste Combattenti e contro prigionieri come Paolo Dorigo, William Frediani, Alessio Perondi. È altresì evidente la determinazione con cui questi governi cercano di farsi consegnare dalle Autorità francesi, nicaraguensi e spagnole i rifugiati degli anni ’70 (Persichetti, Battisti e altri).

La denuncia di cui è primo firmatario l’avvocato Giuseppe Pelazza (vedi http://appello-pc.tripod.com), ha ben illustrato e fatto conoscere la persecuzione più che ventennale con cui il regime ha cercato di ostacolare il lavoro che ha condotto alla costituzione del (nuovo)Partito comunista italiano.

Da quattro anni a questa parte, all’insegna della “guerra contro il terrorismo”, in ogni paese dell’Unione Europea la classe dominante moltiplica limitazioni. Adotta, in nome della sicurezza, misure repressive, strumenti e procedure che, da una parte, riducono la libertà degli individui e delle associazioni e, dall’altra, rendono controllabile ogni loro attività. Tali pratiche di limitazione, di controllo e di prevenzione costituiscono solo il precedente di quelle misure legislative che vanno poi a legalizzare una repressione già precedentemente esplicata.

In nome della sicurezza nazionale i regimi imperialisti si permettono ogni licenza, ma sono questi stessi regimi che con le loro attività terroristiche, con le loro operazioni di strategia della tensione, con le loro azioni di intimidazione e di destabilizzazione, con i colpi di mano dei loro servizi segreti, con le guerre tra bande della criminalità organizzata del tutto interna ad essi terrorizzano la popolazione e ne rendono precaria la vita. E poi, con il prestesto di difenderla dalle loro stesse attività terroristiche, le Autorità giustificano la crescita continua delle attività di controllo e di repressione delle loro polizie pubbliche e private ai danni delle masse popolari.

L’esperienza di questo ingranaggio che si protrae negli anni accresce però di per se stessa tra le masse popolari la coscienza di esso e mina in modo sempre più vasto l’efficacia della campagna propagandistica sul carattere democratico del regime della borghesia imperialista. Anche tra le FSRS e tra i lavoratori avanzati cresce la consapevolezza che la repressione che colpisce ora l’uno ora l’altro di loro e il controllo asfissiante a cui le Autorità li sottopongono sono “elementi strutturali”, mirati a prevenire lo sviluppo della loro attività. Cresce la consapevolezza che è sbagliato o quantomeno insufficiente affrontare gli episodi repressivi caso per caso, come “incidenti di percorso”. La lotta contro la repressione e il controllo diventa quindi spontaneamente un aspetto ordinario dell’attività delle FSRS e dei lavoratori avanzati. Un aspetto che, come ogni attività spontanea, rende possibile e necessaria un’attività via via più consapevole, lungimirante e organizzata.

Da qui l’accresciuta importanza, la possibilità e la necessità di affrontare la repressione in modo corrispondente alla sua vera natura, di condurre in modo efficace la lotta contro la repressione e farne un fattore che rafforza la lotta delle masse popolari contro la borghesia imperialista. Infatti se assumiamo la lotta contro la repressione come una forma superiore della lotta di classe, la repressione cessa di essere un freno allo sviluppo della lotta di classe e questa si sviluppa in guerra popolare rivoluzionaria.

In questo campo bisogna innanzitutto combattere la tendenza disfattista. Essa consiste nel ritenere che la repressione impedisce lo sviluppo della lotta di classe, nel ritenere che la lotta contro la repressione distoglie dalla lotta di classe: come se la lotta di classe comprendesse solo la rivendicazione di migliori condizioni di vita e di lavoro, si limitasse a quello che anche Pezzotta, Angeletti ed Epifani ammettono, non fosse invece, nella sua forma più alta e risolutiva, lotta per il potere politico e per cambiare l’ordinamento della società. La tendenza disfattista arriva a ritenere che l’unica o la principale risposta delle masse popolari di fronte alla repressione è abbandonare la lotta, rassegnarsi a subire le pretese e i bisogni della borghesia imperialista, adottare la morale del “si salvi chi può” e “ognuno per sé”, “stare buoni in attesa di tempi migliori”, prostituirsi alla volontà della borghesia, seguire la via dell’abbrutimento individualista verso cui la borghesia ci spinge. La tendenza disfattista asseconda e rafforza l’azione della borghesia, moltiplica l’effetto che essa vuole produrre, amplifica l’effetto preventivo della repressione.

Dobbiamo capire e insegnare che la repressione non è solo un indice e una conferma del carattere malvagio, reazionario, retrogrado e antipopolare della borghesia imperialista: una conferma che il suo ordinamento sociale è sorpassato. È anche l’indice che la lotta delle masse popolari è efficace e quindi crea un nuovo superiore terreno di scontro con la borghesia. La borghesia imperialista non riesce più a imporre pacificamente la sua volontà, non riesce più a sfruttare e opprimere liberamente, senza incontrare resistenza. Essa si scontra con persone e gruppi che non sono rassegnati a subire, che non chinano la testa e non subiscono l’oppressione e lo sfruttamento come una fatalità o un castigo divino, che non riconoscono alla borghesia il diritto di opprimere e sfruttare come un diritto di natura o un diritto divino, che non rispettano il monopolio della violenza e delle armi che la borghesia si arroga, che non vedono nella borghesia, nel clero e nei fascisti la personificazione e la fonte della giustizia e dell’ordine. La repressione è la risposta della borghesia alla resistenza che le masse popolari oppongono all’oppressione, allo sfruttamento, al malgoverno, alla miseria, all’abbrutimento, all’ignoranza, al ritorno di barbarie cui la borghesia le costringe, all’ordinamento sociale che essa impone. La repressione mostra alla luce del sole l’antagonismo di interessi che contrappone la borghesia imperialista alle masse popolari, quell’antagonismo che la borghesia cerca e vorrebbe in ogni modo nascondere: “la lotta di classe è cosa d’altri tempi”, “oramai non esistono più classi antagoniste”, “siamo tutti nella stessa barca”, “il comunismo è morto e sepolto”. La repressione non è un terreno da cui rifuggire, scappando, mettendo la testa sotto la sabbia, sperando che colpisca altri, sperando di essere risparmiati, augurando, sperando e sospirando che la borghesia smetta di reprimere, diventi più buona. Questa sarebbe la via della vigliaccheria e dell’abbrutimento morale e intellettuale, dell’asservimento alla borghesia: la via che porta a diventare prima o poi, apertamente o subdolamente, suoi strumenti contro i propri compagni. Alla repressione non si risponde con la rassegnazione, scappando, cedendo alle pretese della borghesia, concedendole quello che essa vuole. Solo affrontando la lotta e vincendo possiamo mettere fine alla repressione. Chi promette la fine della repressione per altra via, si prepara e prepara il terreno al cedimento e alla collaborazione con la borghesia contro il resto delle masse popolari, prepara il terreno al tradimento. Chi rifiuta ad ogni costo di affrontare i sacrifici della lotta che la situazione ci impone, finirà per abbrutirsi e collaborare col nemico. Chi coltiva il culto del “fare il bravo”, dello “stare lontano dai guai”, uccide quello che di meglio ha in sé, si adegua a una mentalità da servi e da schiavi, farà una brutta fine. Possiamo mettere fine onorevolmente alla repressione solo mettendo fine alle pretese della borghesia imperialista, cioè mettendo fine al suo ordinamento sociale. Alla repressione bisogna rispondere in modo via via più efficace e portare così a un livello più alto, più vicino alla vittoria definitiva, la resistenza che le masse popolari oppongono all’oppressione e allo sfruttamento, all’ordinamento sociale che i capitalisti, il clero, i fascisti e i revisionisti cercano di mantenere in vita ad ogni costo. Non c’è altra via dignitosa, onorevole, degna di uomini e di donne. È questa la via che i genitori devono indicare ai figli, gli educatori ai loro allievi; che ognuno di noi deve adottare e che ognuno di noi deve cercare e onorare negli altri. È questa la via che hanno seguito anche nel passato i partigiani, i combattenti, i rivoluzionari, i comunisti: i figli più generosi delle masse popolari e della classe operaia, i migliori di noi, quelli che ogni persona dignitosa onora. Quelli che hanno fatto arretrare i fascisti, il clero e i borghesi, che li hanno costretti ad abbassare la testa. Quelli che hanno fatto avanzare tutti noi, che hanno strappato alla borghesia le conquiste di cui ancora in qualche misura godiamo. Quelli che hanno costruito i primi paesi socialisti. Quelli che i revisionisti, i fascisti, il clero e la borghesia denigrano in ogni occasione e in ogni modo. È questa la via che seguono già oggi sotto ogni cielo e in ogni angolo del mondo, dal Nepal al Perù, dalla Colombia all’Iraq, dalla Palestina all’India, quelli che resistono alle aggressioni degli imperialisti, dei sionisti, dei fascisti e dei loro alleati e lottano per un nuovo mondo. 

Come rispondere in modo via via più efficace alla repressione della borghesia imperialista?

A grandi linee sono tre le vie che dobbiamo seguire.

1. Promuovere e praticare la solidarietà con i compagni di classe e i militanti colpiti dalla repressione. Sostenerli moralmente con manifestazioni di solidarietà e di simpatia. Sostenere economicamente loro e le loro famiglie. Che nessuno si trovi e si senta solo di fronte ai poliziotti, ai magistrati, agli avvocati, alle Autorità. Rafforzare i loro legami con le masse popolari. Mantenere vivo il loro ricordo. Esaltare la loro generosità fino al sacrificio. Porceli e additarli come esempio: i loro eventuali errori sono secondari, non è per quello che la borghesia li colpisce; ciò che è principale e fa urlare di rabbia la borghesia è la loro generosità nella ribellione, il loro entusiasmo nella lotta e il loro spirito di sacrificio per la vittoria della causa delle masse popolari. Rafforzare e migliorare l’attività dell’Associazione Solidarietà Proletaria (ASP) e di tutte le altre organizzazioni che promuovono e organizzano la solidarietà delle masse popolari con le vittime della repressione. Ogni rivoluzionario prigioniero e ogni vittima della repressione deve sentire attorno a sé la solidarietà. Bisogna dare a ogni membro delle masse popolari il modo di esprimere la sua solidarietà con i propri compagni di classe colpiti dalla repressione. La solidarietà con i rivoluzionari prigionieri e con le vittime della repressione diventerà un po’ alla volta solidarietà con chi lotta più attivamente ed efficacemente contro la borghesia, con i comunisti.

2. Denunciare la repressione con cui la borghesia cerca di scoraggiare, abbrutire moralmente e intellettualmente, indurre all’obbedienza, alla rassegnazione e alla disperazione le masse popolari. Mostrare il carattere sistematico della repressione, le sue mille forme, quelle legalizzate e quelle non ancora legalizzate, il legame strumentale della repressione con l’oppressione e lo sfruttamento a cui la borghesia sottopone quotidianamente e in ogni campo le masse popolari, con l’ordinamento sociale che i capitalisti, il clero, i fascisti e i revisionisti vogliono mantenere in vita ad ogni costo. La borghesia cerca sempre di dividere e isolare dal resto delle masse popolari chi essa reprime. Essa cerca sempre di mettere in primo piano ciò che è particolare, che può dividere. Cerca sempre di far dimenticare e nascondere ciò che è principale, ciò che unisce le masse popolari. Quando reprime, cerca in ogni caso di mettere in primo piano questioni secondarie, per impedire la solidarietà, prevenire e soffocare l’indignazione, denigrare le sue vittime. Essa cerca sempre giustificazioni e attenuanti per i suoi sgherri. Indica come “eccessi individuali” quelli che sono ordini di servizio, come “casuali” i comportamenti a cui ha addestrato i suoi agenti. Essa colpisce e sanziona ogni cedimento dei suoi agenti verso le masse popolari; “comprende”, copre e premia ogni eccesso contro le masse popolari. Cerca di attribuire la responsabilità dei colpi andati male agli ultimi esecutori, a quelli che “hanno eseguito gli ordini”, che “si sono trovati a fronteggiare un’emergenza”. Cerca di far dimenticare rapidamente i loro misfatti. Basta guardare la sorte degli assassini, torturatori e manganellatori dei tentativi falliti di colpi di mano compiuti dal governo di centro-sinistra a Napoli (marzo 2001) e dal governo di centro-destra a Genova (luglio 2001). Bisogna illustrare e denunciare la copertura fino all’impunità di cui godono gli esecutori e soprattutto gli ideatori e i mandanti di quei tentativi.

3. Sviluppare in ogni campo e in tutte le forme la lotta di ognuna delle classi delle masse popolari contro la borghesia imperialista. La lotta contro la repressione è una forma avanzata della lotta di classe. Essa può esistere e svilupparsi tanto più quanto più vasta e articolata in ogni campo è la lotta per la difesa delle conquiste, la lotta per allargare i diritti delle masse popolari; quanto più rivoluzionario è l’orientamento delle masse popolari su ogni questione; quanto più gli operai, i lavoratori e le masse popolari sono organizzati e contrapposti su ogni terreno alla borghesia imperialista; quanto più essi sono tesi a porre fine all’attuale ordinamento sociale e ad instaurare il socialismo. A sua volta la lotta contro la repressione rafforza in ogni campo la lotta di classe, la fa uscire dai limiti corporativi della semplice rivendicazione di miglioramenti, la porta passo dopo passo ad assumere più compiutamente le forme della guerra popolare rivoluzionaria che mobilita e organizza le masse popolari contro la borghesia imperialista fino a mettere fine su larga scala e definitivamente al suo ordinamento sociale, all’ultima espressione della fase barbarica della storia umana, la cui sopravvivenza appesta e rovina la nostra vita e ci impedisce di godere delle grandi conquiste intellettuali, morali e materiali cui gli uomini sono oramai arrivati.

Il carattere clandestino del partito comunista è la sintesi e la forma più alta della lotta delle masse popolari contro la repressione e ne fa lo strumento adatto a promuovere, orientare, organizzare e guidare le masse popolari nella lotta di classe, fino a fare dell’Italia un nuovo paese socialista e contribuire alla seconda ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo. Resistere alla repressione in definitiva significa sviluppare la lotta di classe nonostante tutti gli sforzi e tutte le bestialità compiute dalla borghesia per soffocarla. Gli sforzi della borghesia imperialista per impedire il consolidamento e il rafforzamento del partito comunista costituiscono il nucleo centrale e decisivo di tutta la sua attività di repressione delle masse popolari, così come questa è la parte politica della guerra di sterminio che essa conduce su larga scala e in ogni angolo del mondo contro le masse popolari.

Consolidare e rafforzare il Partito comunista è la chiave per rendere più efficace la lotta contro la repressione!

Consolidare e rafforzare il Partito comunista oggi significa in modo specifico rafforzare il suo centro nel possesso delle tecniche dell’attività clandestina, rafforzare la disciplina tra i membri e gli organismi del Partito, riunire il maggior numero di comunisti nei Comitati di Partito, intermedi e di base.

Consolidare e rafforzare il (nuovo)Partito comunista italiano!

Realizzare il Piano generale di lavoro del (nuovo)Partito comunista italiano!

Costituire in ogni azienda, zona, organizzazione di massa un comitato clandestino del (nuovo)Partito comunista italiano!

La solidarietà è un’arma! Approfittare di ogni atto di repressione per sviluppare la solidarietà delle masse popolari e rafforzare il movimento comunista!

Assumere la lotta contro la repressione come forma superiore della lotta di classe!

 

La Linea Generale del (nuovo)Partito comunista italiano

Unirsi strettamente e senza riserve alla resistenza che le masse popolari oppongono ed opporranno al procedere della crisi generale del capitalismo; comprendere ed applicare le leggi secondo cui questa resistenza si sviluppa; appoggiarla, promuoverla, organizzarla e far prevalere in essa la direzione della classe operaia fino a trasformarla così in lotta per il socialismo, adottando la linea di massa come metodo principale di lavoro e di direzione.

 

Piano generale di lavoro del (nuovo)Partito comunista italiano

Compito del (nuovo)Partito comunista italiano è guidare la classe operaia a fare dell’Italia un nuovo paese socialista attuando le Dieci Misure Immediate (DMI) e a dirigere, a partire da questo risultato, il resto delle masse popolari nella transizione dal capitalismo al comunismo. Il (n)PCI svolge questo compito contribuendo così alla rivoluzione proletaria mondiale.

Nel prossimo futuro il partito svolgerà la sua attività contemporanemente su quattro fronti.

- Primo fronte: la resistenza del partito alla repressione. Il partito deve mettersi in condizioni di continuare, quali che siano gli sforzi della borghesia per distruggerlo o limitarne l’attività, ad esistere, a moltiplicare il numero e migliorare la qualità delle sue organizzazioni e della loro attività, di unire le masse, mobilitarle e organizzarle, di costruire, consolidare e rafforzare organizzazioni di massa, di prendere la direzione, con le proprie organizzazioni e tramite la linea di massa, delle organizzazioni di massa già esistenti, in particolare degli attuali sindacati di regime, facendo principalmente leva sugli interessi e le aspirazioni della massa dei loro membri. Il partito deve mettersi in condizione, quali che siano gli sforzi della borghesia per distruggerlo o limitarne l’attività, di continuare a raccogliere l’esperienza, le idee e gli stati d’animo delle masse, elaborarle con crescente maestria alla luce del marxismo-leninismo-maoismo e tradurle in linee, parole d’ordine, direttive, metodi che porta alle masse affinché li assimilino e li attuino; di continuare a svolgere la più larga attività di orientamento, organizzazione e direzione delle masse popolari.

- Secondo fronte: la mobilitazione delle masse popolari a intervenire nella lotta politica borghese, con l’obiettivo principale di favorire l’accumulazione di forze rivoluzionarie e in secondo luogo con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari ed estendere i loro diritti, di acuire e sfruttare le contraddizioni tra i gruppi e le forze della borghesia imperialista.

- Terzo fronte : la mobilitazione delle masse popolari nelle lotte rivendicative, nella difesa senza riserve delle conquiste strappate alla borghesia nell’ambito della prima ondata della rivoluzione proletaria, nelle lotte per l’ampliamento dei diritti e per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari. Il principale principio guida del lavoro su questo fronte è “fare di ogni lotta una scuola di comunismo”.

- Quarto fronte: la mobilitazione delle masse popolari a costruire gli strumenti e gli organismi autonomi dalla borghesia (case del popolo, centri sociali, cooperative, circoli culturali, casse di mutuo soccorso, associazioni sportive e ricreative, ecc.) utili per soddisfare direttamente, senza dipendere dal mercato della borghesia imperialista e dalla sua amministrazione pubblica, i propri bisogni e ad estendere la propria partecipazione al godimento e allo sviluppo del patrimonio culturale della società. Il principale principio guida del lavoro su questo fronte è “fare di ogni iniziativa una scuola di comunismo”.