Comunicato CP - 18 febbraio 2009

02.09 - La crisi generale del capitalismo richiede soluzioni d’emergenza!

Facciamo in modo che esse aprano la via all’instaurazione del socialismo e al superamento definitivo del capitalismo!
venerdì 20 febbraio 2009.
 
Le organizzazioni operaie e le organizzazioni popolari devono costituire un governo d’emergenza!

(PNG) La crisi del capitalismo si aggrava ovunque nel mondo. Giorno dopo giorno le masse popolari ne risentono gli effetti sempre più devastanti: economici ma anche morali, politici e ambientali. Le misure che i governi borghesi annunciano, anche se attuate non attenuano la crisi. I governi si indebitano e regalano soldi a banche e ad aziende. Dovrebbero servire a tenerle o a rimetterle in piedi. Sono misure che ai proprietari fanno molto comodo, li arricchiscono ancora di più, ma che non curano la causa del dissesto economico delle aziende: i loro padroni non trovano conveniente tenerle in funzione, tanto meno ingrandirle. Quindi le aziende, nonostante i regali dei governi, non solo non assumono precari e disoccupati né aumentano i salari, ma licenziano e riducono i posti di lavoro.

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Con l’accordo del 22 gennaio governo, Confindustria e sindacati scissionisti (CISL, UIL, UGL) vogliono addirittura limitare l’efficacia del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro. Quindi vogliono peggiorare anche le condizioni dei lavoratori che un lavoro ce l’hanno ancora. Il malessere economico aggrava il malessere psicologico e sociale. La crisi ambientale si aggrava. La repressione e l’arroganza dei padroni e delle Autorità cresce di giorno in giorno. Lo squadrismo fascista dilaga incoraggiato dalla riabilitazione del fascismo e dalla denigrazione del movimento comunista promosse dalla borghesia e dal clero. La persecuzione degli immigrati è fomentata dalle stesse Autorità come diversivo, per distrarre dalle cause sociali e politiche del malessere crescente. Le misure anticrisi prese dai governi borghesi fomentano l’ostilità tra lavoratori di differenti paesi e di differenti regioni. Se favoriscono gli interessi di un gruppo delle masse popolari, sono sempre misure che si ritorcono contro un altro gruppo delle masse popolari: “se assumo in questa azienda devo licenziare in quest’altra”, “se salvo questa azienda, lascio affondare quell’altra”. Le misure anticrisi prese dai governi borghesi sono misure protezionistiche. Ogni Stato vuole chiudere le frontiere alle importazioni e vuole che gli altri aprano le loro frontiere alle sue esportazioni. Tutte queste misure in definitiva aggravano la crisi e aprono la strada a nuove e più gravi aggressioni e alla guerra imperialista.

 

Questa crisi è un flagello di enorme gravità che la borghesia imperialista, il clero e le altre classi reazionarie infliggono all’umanità. Ma può anche diventare l’occasione per liberarci definitivamente di loro e dell’ordinamento sociale che esse rappresentano e tutelano. È l’obiettivo per cui noi comunisti dobbiamo lavorare. La seconda ondata della rivoluzione proletaria può trarre un grande impulso dalla resistenza che le masse popolari oppongono alla crisi del capitalismo. Noi dobbiamo mobilitare le masse popolari da subito per evitare le conseguenze più gravi della crisi del capitalismo e fare di questa lotta una scuola di comunismo su larga scala fino a instaurare il socialismo. Solo un governo d’emergenza costituito dalle organizzazioni operaie e dalle organizzazioni popolari è in grado di attuare le misure d’emergenza necessarie per salvare le masse popolari almeno dagli effetti più gravi della crisi del capitalismo.

 

Quali sono le misure d’emergenza necessarie per salvare le masse popolari dagli effetti più gravi e immediati della crisi del capitalismo? Si riassumono nelle seguenti sei:

1. assegnare a ogni azienda compiti produttivi utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa);

2. distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi;

3. assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato);

4. eliminare attività e produzioni inutili e dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti;

5. avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva;

6. stabilire relazioni di collaborazione o di scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.

 

Nessun normale governo borghese può prendere queste misure che tuttavia sono quelle necessarie per salvare le masse popolari almeno dagli effetti più gravi della crisi del capitalismo. Elaborare misure anticrisi e discutere, senza mettere in primo piano la costituzione di un governo d’emergenza, è perdere tempo o imbrogliare e deviare le masse popolari. Quando la destra sindacale, per bocca di Epifani, proclama (13 febbraio a Roma in p.za San Giovanni): “Di sciopero in sciopero porteremo il governo Berlusconi a prendere le misure necessarie per far fronte alla crisi”, in realtà cerca solo di difendere il governo Berlusconi alimentando illusioni in quello che il governo Berlusconi può fare. Le misure necessarie a salvare le masse popolari anche solo dagli effetti più gravi della crisi del capitalismo le può prendere solo un governo d’emergenza costituito dalle masse popolari organizzate: dalle organizzazioni operaie e dalle organizzazioni popolari.  

Perché non può prenderle un normale governo borghese?

Perché le misure d’emergenza necessarie sono misure che ledono gli interessi e sono contrarie alle abitudini e alla mentalità di strati e di gruppi della cui collaborazione ogni normale governo borghese ha bisogno (i gruppi finanziari in primo luogo). Esse lacerano gli interessi e le abitudini di parti importanti delle classi dominanti. Nessun governo normale, quindi costituito da una o dall’altra frazione delle classi dominanti (del campo della borghesia imperialista) con l’assenso più o meno entusiasta delle altre frazioni, sarebbe in grado di prenderle. Barack Obama non farà molta strada, quali che siano le sue opinioni, tendenze e aspirazioni personali.

Solo un governo d’emergenza, formato al di fuori e contro le procedure costituzionali previste per la creazione del governo del paese, può avere la determinazione, la volontà radicale, la spregiudicatezza, l’autorità e la forza per attuare le misure d’emergenza necessarie, che sono le meno abituali che si possano immaginare.

D’altra parte queste misure per la loro natura necessitano, per essere attuate, del concorso sincero, convinto ed entusiasta, creativo e deciso della massa della popolazione, almeno di una parte importante della massa della popolazione, della sua parte più attiva e più avanzata. Solo un governo d’emergenza costituito dalle associazioni operaie e dalle associazioni popolari capillarmente attive nel paese e che ha in esse e nel loro coordinamento la sua base morale e politica, può dare all’iniziativa delle masse popolari organizzate la forma di autorità politica generale e la forza necessaria per imporsi.

Gruppi illuminati delle vecchie classi dirigenti (borghesia, clero, ecc.) ce ne possono essere e ne possono sorgere, ma non avrebbero mai la coesione, la determinazione radicale, l’autorità morale e la forza per attuare le misure d’emergenza che la situazione d’emergenza richiede. Mentre potrebbero invece dare un utile concorso, un apprezzabile contributo a un governo d’emergenza formato dalle associazioni operaie e dalle associazioni popolari capillarmente attive nel paese (questi gruppi e personaggi costituirebbero la borghesia di sinistra). Potrebbero inoltre ostacolare e ritardare la coalizione degli oppositori del governo d’emergenza e del suo programma d’emergenza attorno alla destra e quindi la reazione della destra e il passaggio alla seconda fase della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata, alla guerra civile.

 

Nel nostro paese si sono formate e si vanno formando molte organizzazioni operaie e organizzazioni popolari. La sinistra borghese ha perso molta dell’influenza che aveva sulle masse popolari, il suo controllo si è allentato, il suo freno funziona sempre meno. Le organizzazioni operaie e popolari di resistenza, di protesta e di lotta sono diffuse e il loro numero cresce di giorno in giorno. Il controllo della sinistra borghese sulle masse popolari si va dissolvendo. Per rendersene conto basta considerare la successione di alcuni avvenimenti: 9 giugno 2007 (manifestazione a Roma contro la visita di Bush in Vaticano e al governo), le elezioni del 13-14 aprile 2008 (scomparsa della sinistra borghese dal Parlamento), 17 ottobre 2008 (manifestazione a Roma indetta dai sindacati di base), 12 dicembre 2008 (le destra sindacale di Epifani deve ricorrere allo sciopero generale CGIL per bloccare l’iniziativa della FIOM e della Funzione Pubblica-CGIL, 17 gennaio 2009 (manifestazione a Roma in solidarietà con l’eroica resistenza del popolo palestinese alla colonizzazione sionista), 13 febbraio 2009 (manifestazione a Roma indetta da FIOM e Funzione Pubblica-CGIL). Grandi mobilitazioni di massa sono oramai possibili senza che sia la sinistra borghese a convocarle. La destra sindacale (Epifani ne è il campione) deve inseguire la sinistra sindacale (FIOM, Funzione Pubblica e altri sindacati di categoria). Questa deve inseguire i sindacati alternativi. Questi devono correre dietro ai lavoratori più combattivi che in numero crescente sono influenzati dalla rinascita del movimento comunista e dall’opera del Partito comunista.

 

Il limite principale delle organizzazioni operaie e delle organizzazioni popolari è che non sono ancora orientate a prendere il potere. Si limitano alla resistenza, alla protesta e alla rivendicazione. Ma nessun governo può soddisfare le loro richieste, perché nessun governo normale può prendere le misure necessarie a salvare le masse popolari dalle conseguenze più gravi della crisi del capitalismo. La formazione di un governo d’emergenza si impone. La crisi politica della borghesia si aggrava. Sempre meno la borghesia riesce a governare con le istituzioni e le procedure attuali. La sinistra borghese (rappresentata principalmente dal PRC) è già scomparsa dal Parlamento ed è in via di dissoluzione. La destra borghese moderata (rappresentata principalmente dal Partito Democratico) sta seguendo la sua strada, si sta disgregando. L’esito delle elezioni regionali sarde e le dimissioni di Veltroni sono gli indizi più vistosi. Nella coalizione raccolta attorno alla banda Berlusconi si stanno aprendo crepe sempre più grandi. La disgregazione del Partito Democratico le favorisce.

 

Cosa fare perché le organizzazioni operaie e le organizzazioni popolari costituiscano un governo d’emergenza?

1. Propagandare l’obiettivo del governo d’emergenza costituito dalle organizzazioni operaie e dalle organizzazioni popolari, spiegare i suoi compiti fino a che la sua costituzione diventi la sintesi consapevole delle aspirazioni delle organizzazioni operaie e delle organizzazioni popolari e lo strumento per realizzarle, spiegare perché un governo normale non può realizzare le misure d’emergenza necessarie per salvare le masse popolare almeno dagli effetti più gravi della crisi del capitalismo.

2. Promuovere in ogni modo a ogni livello la moltiplicazione e il rafforzamento politico e organizzativo di organizzazioni operaie e di organizzazioni popolari.

3. Promuovere in ogni modo e ad ogni livello il coordinamento delle organizzazioni operaie e delle organizzazioni popolari. Già vi sono segnali in questo senso: patti di consultazione, accordi di mutuo sostegno, iniziative comuni. Dobbiamo sostenerli e incoraggiarli. Per questa via esse costituiranno il nuovo governo, che sembrerà ad esse, alle masse popolari e perfino a una parte della borghesia l’unica via percorribile, l’unica via di salvezza, un passaggio inevitabile nell’emergenza della crisi: passaggio verso l’instaurazione del socialismo, secondo noi comunisti; misura straordinaria e provvisoria verso il ristabilimento delle condizioni di un “sano capitalismo”, secondo la borghesia di sinistra.

 

È un lavoro di rafforzamento ideologico, politico e organizzativo di cui investire le organizzazioni operaie e le organizzazioni popolari. È un lavoro indispensabile, importante e urgente. Il tempo a disposizione per la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari non è illimitato. La crisi impone che vengano prese misure straordinarie. Esse prima o poi saranno comunque prese. Ciò che è in gioco è chi le prenderà, quali saranno e dove ci porteranno.

La coalizione di forze creata dalla banda Berlusconi diventa di giorno in giorno più precaria. La pluralità di centri autonomi di potere della Repubblica Pontificia (Vaticano con la sua Chiesa, Confindustria e le altre associazioni padronali e i grandi gruppi, Organizzazioni Criminali, imperialisti USA, gruppi sionisti, imperialisti europei) diventa un ulteriore fattore di crisi politica per il nostro paese: non ha abituato i gruppi delle classi dominanti all’intesa e alla convergenza ma ai colpi di mano e alla prassi “ognuno fa gli affari suoi”, ostacola la coesione e favorisce la contrapposizione. I centri di potere si paralizzano a vicenda. Il potere del Vaticano, reale e decisivo ma irresponsabile e indiretto, diventa principalmente un fattore di paralisi: la crisi economica è diventata l’elemento centrale e il Vaticano non ha una linea sua propria (la carità e l’elemosina sono serviti come strumento politico quando gli affari andavano bene, durante il capitalismo dal volto umano: nella crisi non servono a fare una politica). Il ruolo paralizzante del Vaticano lo si è visto chiaramente nel caso Englaro: la confluenza del Vaticano e della parte più reazionaria della borghesia ha impedito ogni misura voluta da altri e nello stesso tempo non ha osato imporre la propria. In Italia la formazione di governi normali che provino con forza e con qualche credibilità e autorevolezza a “governare la crisi” è più difficile che in altri paesi, perché la classe dominante è tradizionalmente divisa in centri di potere autonomi e irresponsabili. È quindi probabile che le condizioni per costituire un governo d’emergenza maturino attraverso convulsioni di vario genere sempre più forti e che ad un certo punto anche la destra eversiva e fascista cerchi di cavalcare la linea del governo d’emergenza, soprattutto se noi comunisti non sapremo farla valere tempestivamente con forza tra le organizzazioni operaie e le organizzazioni popolari, relegando così la destra eversiva e fascista nella difesa di un “governo normale” di “legge e ordine”.

 

La crisi generale ci ha portato in una situazione che consente solo due vie, che a grandi linee sono le seguenti.

Una è che le organizzazioni operaie e le organizzazioni popolari costituiscano un governo di emergenza con l’appoggio della sinistra della borghesia (cioè di quella parte della borghesia che aderirà alle misure d’emergenza prese da un simile governo. Essa per la natura stessa delle cose diventa la borghesia di sinistra). Questo governo attua (cerca di attuare) il programma che abbiamo sommariamente, a grandi linee indicato.

Nelle lotte a cui l’attuazione di simile programma darà luogo, nelle lotte per attuare simile programma, il partito comunista e il movimento comunista cresceranno fino a diventare la forza dirigente dello schieramento politico e sociale che sostiene il governo d’emergenza. Contro questo schieramento la destra della borghesia ad un certo punto sferrerà la propria offensiva. Allora entreremo nella seconda fase della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata.

Questo è uno scenario possibile e probabile dello sviluppo degli avvenimenti nei prossimi mesi. È lo scenario meno distruttivo e penoso, quello per cui noi dobbiamo lavorare.

Il consolidamento e il rafforzamento di un vero partito comunista, fondato quindi sul marxismo-leninismo-maoismo, è la chiave risolutiva della situazione attuale. È un abbaglio pensare di uscire dal marasma attuale e instaurare il socialismo senza la direzione di un simile partito. Ma un vero partito comunista è possibile costruirlo solo nel fuoco della lotta di classe. Solo cercando, senza mai arrendersi alle difficoltà né farsi travolgere dai propri errori, di svolgere la propria funzione organizzativa e propagandistica alla testa delle masse popolari che si aprono una strada per uscire dal marasma in cui la borghesia ci ha condotti, i comunisti concretizzeranno la propria concezione, consolideranno la propria organizzazione e faranno di questa il vero partito d’avanguardia della classe operaia che lotta per instaurare il socialismo nel nostro paese e contribuire così alla nuova ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo. Chi traduce la giusta concezione che per fare la rivoluzione socialista è indispensabile un vero partito comunista, in un piano che prevede che prima si costruisce il partito e solo dopo questo svolge il suo compito nella lotta di classe, quindi in sostanza oggi isola il lavoro interno (da fare prima) dal lavoro esterno (da fare dopo) e alla linea del governo di Blocco Popolare obietta che la questione principale oggi è la costruzione di un vero partito comunista (questa salvo equivoci è ad esempio l’obiezione di Proletari Comunisti), non arriverà mai a costruire un vero partito comunista.

 

L’altra via è che una frazione della borghesia instauri (con decisione e schiacciando le resistenze delle altre parti) la propria dittatura sul resto della borghesia e sulle masse popolari e costituisca un governo d’emergenza che cercherà di trascinare il paese in avventure (il protezionismo e l’aggressione sono già oggi la sostanza pratica di tutte le misure di una qualche efficacia effettivamente attuate dai governi borghesi). Per la natura stessa delle cose, al di là delle frasi e dei discorsi con cui ornerà la sua azione, questa frazione diventerà la borghesia di destra.

In questo caso il partito comunista e il movimento comunista dovranno crescere nella lotta contro le avventure in cui il governo d’emergenza costituito dalla borghesia di destra cercherà di trascinare il paese.

Ovviamente questo sviluppo nazionale sarà condizionato dagli sviluppi a livello internazionale.

In questa fase noi comunisti dobbiamo sistematicamente indicare e mettere al centro dell’attenzione ciò a cui nessuno dei nostri ascoltatori può restare indifferente se è un sincero combattente o se anche solo è un politicante che vuole avere seguito tra le masse, ciò di cui ogni forza politica e ogni personaggio deve rispondere alle masse e a se stesso: la gravità della situazione e gli avvenimenti in corso (la fase terminale della crisi generale in cui siamo entrati). Di fronte ad essi ognuno deve indicare le misure indispensabili e possibili per le masse popolari. Noi dobbiamo dire e dimostrare quali sono le misure indispensabili e possibili per le masse popolari e dire e dimostrare che un governo normale (cioè formato secondo le prassi e le leggi abituali) non è in grado di prendere le misure necessarie. Così in ogni ambiente e occasione mobilitiamo e rafforziamo la sinistra.

 

La costituzione di un governo di Blocco Popolare non è ancora l’instaurazione del socialismo, ma aprirà la strada all’instaurazione del socialismo, è una forma di avvicinamento alla rivoluzione socialista. È una via per creare le condizioni necessarie all’instaurazione del socialismo.

In un paese imperialista la classe operaia è in grado di prendere il potere e tenerlo solo se ha creato un suo partito d’avanguardia che effettivamente raggruppa tutti o almeno gran parte degli operai avanzati e se su questa base, con la propria iniziativa e con l’influenza che esercita sul resto delle masse popolari, riesce a dirigere l’azione delle masse popolari. Solo in queste condizioni è possibile procedere all’abolizione della proprietà privata delle grandi forze produttive e all’instaurazione di un’economia pianificata a livello nazionale: la forma materiale del socialismo. La formazione di un governo di Blocco Popolare non implica invece la universale espropriazione dei capitalisti. Implica solo la loro sottomissione, anche solo provvisoria, vista la loro incapacità di far fronte alla situazione d’emergenza, a una legislazione d’emergenza e alle misure d’emergenza attuate sotto il controllo e l’iniziativa delle organizzazioni operaie e delle organizzazioni popolari.

Alcuni potranno obiettare che non c’è grande differenza. Ma il problema è che da una parte la differenza è sostanziale. Dall’altra, in effetti, l’instaurazione del governo di emergenza è una forma di avvicinamento all’instaurazione del socialismo nelle condizioni attuali, nella fase terminale della crisi generale del capitalismo. Non è una soluzione di lungo periodo. Si tratterà di un periodo di acutizzazione della lotta di classe che sboccherà inevitabilmente nella seconda fase della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata, nella fase dell’equilibrio strategico, della guerra civile. Ogni illusione al riguardo da parte di noi comunisti ci porterebbe alla sconfitta e al disastro. L’instaurazione di un governo di Blocco Popolare non è un modo di evitare la guerra civile. È un modo di arrivarci nelle condizioni più favorevoli per le masse popolari, quindi anche per fare in modo che la guerra civile sia la meno sanguinosa e la meno distruttiva. Quando la borghesia e le altre classi reazionarie vedranno che le misure d’emergenza non ristabiliscono una situazione normale (cioè il loro potere e i loro privilegi), ma richiedono un approfondimento e allargamento delle misure stesse, dal loro interno la parte più reazionaria di esse cercherà di invertire con ogni mezzo e ad ogni costo la marcia verso il socialismo. Allora non resterà altro da fare che stroncare con decisione e definitivamente le loro velleità e togliere loro ogni possibilità e velleità di ritentare la fortuna.

La fase terminale della seconda crisi generale del capitalismo apre grandi prospettive. Ma sono prospettive di lotta. Il mondo cambierà certamente. Sta a noi comunisti mobilitare, organizzare e dirigere le masse popolari in modo che cambi in modo favorevole ad esse e si apra una nuova superiore fase dell’evoluzione della specie umana.

 

Le organizzazioni operaie e popolari devono coalizzarsi,

prendere in mano il governo del paese,

assegnare ad ogni azienda compiti produttivi precisi secondo un piano nazionale, organizzare la distribuzione di beni e servizi alle aziende,

alle famiglie e agli impieghi collettivi,

instaurare la collaborazione con i paesi le cui autorità saranno disponibili!

 

Nessuna azienda deve essere chiusa,

nessun lavoratore deve essere licenziato,

ad ogni adulto un lavoro utile,

ad ogni individuo una vita dignitosa!

 

È la sola maniera di sfuggire alla crisi del sistema capitalista, al caos, alla miseria, alla criminalità e alla guerra verso cui la borghesia ci sospinge!

 

Cacciamo il governo Berlusconi!

Instauriamo un governo di Blocco Popolare!

 

Che tutti quelli che sono già convinti che questa è la via d’uscita dalla crisi del capitalismo, si uniscano, si organizzino e la propagandino, in primo luogo tra gli operai avanzati e gli elementi avanzati delle altre classi delle masse popolari!

 

Un governo di Blocco Popolare formato e sostenuto dalle organizzazioni operaie e dalle organizzazioni popolari sparse nel territorio, deve prendere in mano il paese!

 

Le grandi aziende non devono più essere dei padroni!

Le grandi aziende devono essere dei lavoratori e del loro nuovo Stato!

Alle piccole aziende il governo di Blocco Popolare affiderà commesse perché producano quanto necessario e assegnerà loro tutti i rifornimenti di cui hanno bisogno!

Le aziende non devono più produrre profitti! Devono produrre beni e servizi per chi lavora! Tutta la società deve essere riorganizzata in conformità con questa nuova base!

 

Compagni, operai, proletari, donne e giovani: arruolatevi nel (nuovo)Partito comunista italiano!

 

Partecipate alla campagna di organizzazione del Partito, costituite in ogni azienda, in ogni zona e in ogni organizzazione di massa un Comitato di Partito!