Indice degli scritti di A. Gramsci


L'antiparlamento

(l'Unità, 11 novembre 1924, anno 1, n. 233, articolo non firmato)

 

Il Gruppo parlamentare comunista ha nuovamente posto in modo chiarissimo innanzi al Comitato delle opposizioni la proposta della costituzione del parlamento antifascista. Esso vuole tentare in questo caotico momento in cui tutti  i partiti attendono l'abbattimento del fascismo da una scissione della maggioranza parlamentare, da Giolitti, dall'esercito, dal re, da tutti insomma fuorché dall'azione del popolo italiano, vuole tentare ancora una volta di spingere le opposizioni ad una lotta decisa e capace di svolgimenti risolutivi. C'è fra i partiti aderenti al blocco delle opposizioni, o almeno fra le loro dichiarazioni pubbliche, una grande duna grande differenza: massimalisti e repubblicani affermano che il Comitato delle opposizioni è già il parlamento antifascista; popolari e democratici negano che lo sia e che lo possa diventare. Questo contrasto è l'indice del contrasto tra partiti borghesi e partiti con base proletaria. La loro convivenza è possibile solamente perché i secondi si limitano ad affermazioni giornalistiche mentre i primi mantengono la loro supremazia e impongono la loro tattica e i loro scopi.

Repubblicani e massimalisti mormorano sui propri giornali, strillano nei conversari privati, protestano nelle riunioni dei vari comitati parlamentari, dicono in giro che la proposta comunista non è del tutto malvagia; ma in concreto nulla sanno fare se non le consuete riserve ai fatti e ai documenti più costituzionali e più monarchici e più borghesi che si possa immaginare.

Non crediamo che sarà domani l'occasione per essi di affermare apertamente una posizione nuova. Tutte le preoccupazioni sono state prese perché l'assemblea plenaria delle opposizioni di domattina riesca e si mantenga nei limiti d'una parata. Nessuno potrà parlare. Il manifesto concordato oggi dopo tre giorni di trattative e di discussioni, dopo vivaci dibattiti sui vari punti, e persino sugli aggettivi più a meno forti, sarà letto e approvato per acclamazione. E poi? Poi i deputati dell'opposizione continueranno nella coltivazione intensiva delle speranzelle. I deputati combattenti prometteranno di votare contro il governo? Giolitti si deciderà alla successione? Le ipotesi possono continuare. Temiamo che nessuna di esse avrà una soluzione favorevole. Verrà forse il giorno in cui ogni possibilità di vittoria su un terreno parlamentare e incruento apparirà inesistente anche ai più ciechi. Allora la proposta comunista verrà giudicata essere stata utile e necessaria; allora i partiti che hanno tradizioni e programmi rivoluzionari - purtroppo l'anima è ben diversa - penseranno di potersi rivolgere alle classi lavoratrici, penseranno che solamente queste possono e vogliono la lotta a fondo contro tutti i fascisti.

E allora l'antiparlamento, la costituzione di un organismo cioè rappresentativo e direttivo di tutte le correnti antifasciste, facente appello all'azione diretta del popolo italiano, sarà acclamato. Ma forse sarà tardi. In ogni ora politica vi è un adatto mezzo di lotta. L'antiparlamento sarebbe oggi la parola d'ordine che le masse italiane accetterebbero; domani, aggravandosi la situazione, inasprendosi i rapporti di classe, il proletariato italiano - ridotto alla disperazione e alla fame - vorrà ben altro.

Il Partito comunista adempie oggi e adempirà domani al suo compito di avanguardia.