Viva il Primo Maggio dei Lavoratori!

     

Comunicato n. 5 del Comitato di Partito “Antonio Gramsci”


30.04.2021


Viva il Primo Maggio dei Lavoratori!

Il Primo Maggio 2021 le dirigenze torinesi di CGIL, CISL e UIL celebreranno al chiuso la loro consueta passerella primaverile.

Il Primo Maggio appartiene ai lavoratori! (locandina)

Una decisione soltanto apparentemente dovuta all’emergenza sanitaria. La rinuncia da parte dei sindacati di regime alla loro tradizionale parata della pace sociale sta piuttosto a rimarcare il distacco incolmabile tra il sistema politico delle larghe intese (di cui CGIL, CISL e UIL sono un pilastro importante) e le masse popolari. Altrochè paura del contagio! Questa è paura degli operai e dei lavoratori, delle donne e dei giovani, degli immigrati e dei pensionati a cui i sindacati di regime, complici del sistema politico delle Larghe Intese, contribuiscono a sottrarre salario, lavoro e diritti. Questo dimostra il maxi-schermo installato in piazza San Carlo per mostrare le benedizioni del ciarlatano arcivescovo Nosiglia ai vari Valfrè, Lo Bianco, Cortese, Appendino, Cirio.

Temono gli operai e i lavoratori torinesi perché i sindacati di regime si sono dimostrati complici delle delocalizzazioni e pompieri della ribellione operaia come nel caso della Whirlpool Embraco di Riva di Chieri (TO) chiusa dai padroni stranieri e oltraggiata dai truffatori di Ventures con l’avvallo di governo, di amministrazioni locali e di CGIL, CISL e UIL.

Temono gli operai e i lavoratori perché dal 1980 CGIL, CISL e UIL sono gli aiutanti prediletti della famiglia Agnelli, ieri nella gestione della ristrutturazione delle industrie automobilistiche ex FIAT (a cominciare dall’accordo sulle cassa-integrazioni del 1980) oggi nella gestione della loro morte lenta e liquidazione.

Temono gli operai e i lavoratori perché sono i nipoti dei Cesare Damiano e della gentaglia che a Torino ha approfittato della grande forza raggiunta dal movimento operaio e sindacale negli anni ’70 per fare carriera nei vertici del regime della Repubblica Pontificia (l’asse Vaticano, USA, Mafia che dalla caduta del fascismo è alla testa del paese) e per trasformare il sindacato in un istituzione integrata e funzionale al regime.

Temono gli operai e i lavoratori perché gli attuali capi di CGIL, CISL e UIL nel corso di un quarantennio, dal 1980 ad oggi, le dirigenze di CGIL, CISL e UIL hanno assecondato ogni manovra anti-operaia e anti-popolare varata dai governi delle larghe intese nell’ambito dell’attuazione del programma comune della borghesia: progressiva eliminazione delle conquiste di civiltà e benessere che le masse popolari avevano realizzato con la lotta tra il 1945 e i 1975, privatizzazione dell’apparato produttivo pubblico e la messa a disposizione del paese per le scorribande finanziarie e i saccheggi ad opera dei gruppi multinazionali, aumento smisurato della spesa militare e delle sovvenzioni statali ai gruppi capitalisti attivi nelle grandi opere inutili e dannose, aumento della repressione contro le masse popolari.

E’ un ottimo segnale che il 1° Maggio 2021 i vertici dei sindacati di regime, del teatrino politico cittadino e della chiesa stiano rintanati in un salone del Comune. E’ una dimostrazione di crisi acuta e di un’agonia del sistema politico della borghesia e del clero a Torino che prosegue ininterrotta dal 2016 (annata della vittoria elettorale del M5S a Torino e rottura della continuità di amministrazioni locali di larghe intese).

Una crisi che non è risolta neppure dai ripetuti atti di sottomissione della Giunta Appendino e dei vertici del M5S a Compagnia di San Paolo e ai vari potentati cittadini. Il fatto che i vertici M5S si sono venduti al “sistema Torino” che avevano giurato di combattere aggiunge soltanto un posto al tavolo del personale politico della borghesia e del clero arruolato nel compito di attuare senza freni il programma comune della borghesia di cui il boia Draghi è l’alfiere a livello nazionale. La resistenza della classe operaia e delle masse popolari contro il catastrofico corso delle cose determinato dall’avanzare della crisi del capitalismo che la pandemia ha aggravato è il fattore cardine della crisi del sistema politico della borghesia e del clero. Ai comunisti spetta il compito di dirigere la resistenza che operai e masse popolari spontaneamente oppongono al procedere della crisi, sostenere e alimentare le sue tendenze avanzate, portarla a confluire in un movimento rivoluzionario teso a fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Il marxismo, la scienza delle attività con le quali gli uomini fanno la loro storia, insegna che i comunisti per poter assolvere il loro ruolo devono unirsi in Partito Comunista, unirsi su una concezione del mondo e su una strategia per fare la rivoluzione socialista e su questa base distinguersi dalle masse e mettersi nelle condizioni di unirsi alle masse come loro reparto d’avanguardia, corpo scelto di uomini e donne che dedicano se stessi ad assimilare e applicare la concezione comunista del mondo, a dirigere la costruzione della rivoluzione socialista, coscienti della sua forma di guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata. Sulla base di questi fondamentali insegnamenti del marxismo-leninismo-maoismo (qui illustrati in maniera volutamente stringata ma che ognuno può approfondire studiando il Manifesto Programma del Partito e la rivista La Voce), il (nuovo)PCI opera per ridare alla classe operaia il suo Partito Comunista. Fu in definitiva il mancato salto qualitativo verso la costituzione in Partito Comunista che tra la fine degli anni ’70 e gli inizi degli anni ’80 determinò la deriva militarista e poi la sconfitta delle BR (Brigate Rosse) e del movimento delle Organizzazioni Comuniste Combattenti. Le OCC avevano suscitato un grande seguito tra le file della classe operaia, generato grandi speranze tra i comunisti rimasti privi del loro Partito Comunista dopo la deriva revisionista del vecchio PCI, suscitato grande paura nelle file dei padroni e dei loro complici (prova ne è l’astio con cui oggi le autorità si accaniscono contro ex militanti, da decenni inattivi politicamente, espatriati in Francia negli anni ’80). La loro repressione e sconfitta arrestò il tentativo di ricostruzione del Partito Comunista di cui in particolare le BR furono promotrici e lasciò campo libero, in seno al movimento operaio, per profittatori ed opportunisti di ogni risma che da Torino al resto d’Italia diressero lo scioglimento dei movimento dei Consigli di Fabbrica e la trasformazione della CGIL in sindacato di regime. Certamente diverso è il contesto, ma la rinascita del movimento comunista e la fondazione di Partiti Comunisti autenticamente rivoluzionari resta in Italia come nel resto dei paesi imperialisti la questione decisiva.

Non manca la ribellione degli operai e delle masse popolari all’intollerabile corso delle cose imposto dalla borghesia e dal clero. Questa anzi cresce senza sosta, accelerata dalla gestione criminale della pandemia e dall’attuazione del programma comune della borghesia e del clero. Cresce ad una velocità assai superiore a quella con cui cresce il movimento comunista cosciente e organizzato e assume le forme più disparate, combinando in sé influenze e segni opposti frutto del senso comune proprio delle masse popolari in tempi in cui il movimento comunista sconta debolezza.

Sbaglia e ignora le lezioni fondamentali della prima ondata delle rivoluzioni proletarie chi aspetta che il nuovo movimento comunista e i nuovi partiti comunisti di cui c’è bisogno, sorgano spontaneamente dallo stesso moto di resistenza di operai, lavoratori, immigrati, donne combattivi/e alle insopportabili condizioni di vita e di lavoro.

Chi persegue questa linea confonde la costruzione del Partito con quella del sindacato o di altre organizzazione di lotta economica.

Dal “Che fare” di Lenin (1902) è scienza provata che la coscienza politica rivoluzionaria non sorge spontaneamente ma viene immessa nel movimento degli operai e delle classi oppresse dall’esterno, dai comunisti organizzati in Partito Comunista.

Che la lotta contro il governo Draghi sia terreno di sviluppo per moltiplicare Organismi Operai e Popolari, per unire tutte le lotte in un fronte anti Larghe Intese contro il governo Draghi, l’UE e la NATO, per imporre un Governo di Blocco Popolare!

Che la lotta contro il governo Draghi alimenti la rinascita del movimento comunista!

Il Primo Maggio torinese dimostra che la resistenza delle masse popolari già spontaneamente tiene in ostaggio sindacati di regime, politicanti borghesi, prelati: che i comunisti osino darsi i mezzi e organizzarsi per dirigerla e per far avanzare la rivoluzione che farà dell’Italia un nuovo paese socialista!


Per questo lotta il (nuovo)Partito Comunista Italiano.

Arruolarsi nel (n)PCI!


Formare gruppi di studio del suo Manifesto Programma e di lettura del n. 67 di La Voce.

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Per mettersi in contatto con il CdP “Antonio Gramsci” potete scrivere alla casella cdp-gramsci-npci@riseup.net seguendo le istruzioni per la corrispondenza protetta tramite TOR e il sistema di criptazione PGP che trovate sul sito www.nuovopci.it


IL PRIMO MAGGIO APPARTIENE AI LAVORATORI!

NON AI SINDACALISTI DI REGIME VENDUTI AL PADRONE!

Stampare, riprodurre e affiggere con le dovute cautele la locandina riportata in allegato