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del CdP
Anna Maria
Mantini

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Comitato di Partito
Anna Maria Mantini

 

9 agosto 2011

 

 

Il documento sotto riportato è stato prodotto a scopo di formazione interna. Tratta argomenti di carattere generale che possono interessare altri organismi e componenti della carovana del (n)PCI, cui lo inoltro per conoscenza.

Il Segretario del CdP

 

Assumiamo ruolo dirigente

 

I Comitati di Partito devono assumere il ruolo dirigente che loro compete nelle zona d’intervento.

Il ruolo dirigente compete loro oggettivamente. Non è questione di essere riconosciuti da soggetti esterni, siano FSRS o sinistra borghese o elementi avanzati delle masse popolari. Il riconoscimento soggettivo del ruolo dirigente che abbiamo non viene da soggetti esterni, ma da noi stessi. Siamo noi che dobbiamo riconoscere il nostro ruolo di dirigente e comportarci quindi come tali.

Se noi per primi non ci riconosciamo come i dirigenti che dobbiamo essere e che solo noi possiamo essere e non ci comportiamo di conseguenza, non è possibile che siano altri a farlo. È assolutamente sbagliato rivolgersi ad altre forze presumendo che la nostra direzione nei loro confronti inizi quando riconosceranno il nostro ruolo dirigente in modo esplicito, cioè che l’esercizio del nostro ruolo dirigente dipenda dal loro riconoscimento esplicito. Dato che questo non avviene mai, restiamo in attesa inerte o ripetiamo tentativi di convincere gli altri che si concludono ripetutamente in fallimenti, per cui l’effetto di rimbalzo è che siamo noi a perdere convinzione in quello che facciamo.

L’unico soggetto dirigente possibile delle masse popolari verso la mobilitazione rivoluzionaria e quindi il soggetto che promuove e dirige la Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata è il (nuovo) Partito Comunista Italiano, e negli ambiti locali gli unici dirigenti possibili sono i suoi Comitati di Partito. Questo è un dato oggettivo e indiscutibile.

La direzione possibile diventa tanto più reale quanto più noi la riconosciamo. Diventiamo dirigenti comprendendo che solo noi possiamo esserlo e che in misura iniziale già lo siamo. Questa comprensione si sviluppa in modo compiuto tramite la conoscenza, l’assimilazione e l’uso del materialismo dialettico, la concezione del mondo del proletariato e il metodo tramite cui si costruisce la rivoluzione. L’esposizione più avanzata del materialismo dialettico è sintetizzata nel Manifesto Programma del (n)PCI, e quindi su di esso si basa la nostra formazione e sulla sua base riconosciamo il ruolo dirigente che abbiamo e lo esercitiamo.

La nostra direzione va riconosciuta da noi:

come individui: ogni membro degli organismi della carovana del (n)PCI deve essere consapevole del ruolo di direzione che ha ed esercitarlo, abbandonando la concezione di appartenenza a un “gruppo di amici”, a una “banda” che si oppone ad altre “bande” per il controllo del territorio, siano esse effettivi nemici, cioè bande fasciste, o altre FSRS in competizione con noi o forze della sinistra borghese che cercano di mantenere il controllo sulle masse popolari evitando che vengano sotto la nostra direzione;

come collettivo: ogni membro degli organismi della carovana riconosce il sistema di direzione dell’organizzazione di cui fa parte.

Il principio secondo cui “la nostra direzione va riconosciuta da noi” corrisponde esattamente agli appelli del (n)PCI ripresi da altri organismi della carovana a riconoscere che la trasformazione rivoluzionaria “dipende da noi”.

 La nostra direzione si esercita sugli altri anche se non la riconoscono.

Alcuni non la riconoscono esplicitamente, eppure fanno quello che noi indichiamo di fare perché sanno che è l’unica alternativa. Non lo ammettono per varie ragioni, e soprattutto per opportunismo. Un caso eclatante è quello di Proletari Comunisti, forza che, se può, non perde occasione per digrignare i denti contro la carovana del (n)PCI in Italia e nel mondo accusandoci di essere revisionisti perché interveniamo nella lotta politica borghese partecipando alle elezioni, e quindi predicando l’astensionismo di principio, e che ha dato sottobanco indicazioni di votare Pisapia e De Magistris alle ultime elezioni amministrative.

Alcuni non lo riconoscono nemmeno implicitamente, ma sono obbligati ad agire seguendo le nostre direttive. Il candidato PdL alle amministrative di Napoli è stato anche lui costretto a mettere il diritto al lavoro come prima questione nella sua propaganda elettorale. Noi scaviamo il canale, e quindi noi decidiamo dove va l’acqua.

 

Nel 1954 lo scrittore inglese Aldous Huxley scrisse un libro intitolato The Doors of Perception (Le porte della percezione). Sosteneva che la mente umana usa solo una minima parte (un dieci per cento) della sua potenza percettiva e incitava quindi ad “aprire le porte” per percepire la realtà nella sua pienezza. L’appello fu accolto negli anni Sessanta da una parte del movimento giovanile dei paesi imperialisti secondo cui strumento necessario per aprire o scardinare le porte che ci impedivano di vedere la realtà nella sua verità e pienezza era l’uso di droghe di vario tipo, sulla linea di Huxley, che infatti nel suo libro parlava delle sue esperienze con la mescalina. Riscontro dell’ampiezza con cui questo appello fu raccolto è la fama di un gruppo che prese il nome dal libro di Huxley, i Doors di Jim Morrison.

Effettivamente, noi dobbiamo “aprire le porte della nostra mente”, cosa che non significa, ovviamente, rimbambirsi o bruciarsi il cervello o peggio, cercando una luce artificiale o improbabile. “Aprire le porte della nostra mente” significa abbattere il pregiudizio che risulta da millenni di oppressione di classe, che ci vuole classe sottomessa e che ci impedisce oggi di riconoscere pienamente il nostro reale ruolo dirigente. Significa quindi comprendere che la trasformazione del mondo è nelle nostre mani, assimilare integralmente la conoscenza che è lo strumento per questa trasformazione, usare la potenza di questo strumento per dirigere e vincere le battaglie e le campagne della guerra popolare rivoluzionaria che trasforma l’Italia in un nuovo paese socialista.

Compagni e compagne, apriamo la nostra mente a questa comprensione, apriamo il nostro cuore a tutto quanto questo comporta di calore, luminosità, grandezza e gloria, così che il ruolo oggettivo che abbiamo traspaia, perchè ci riconoscano per questo, e non per il distintivo. Noi non portiamo distintivo. Siamo membri del (nuovo)Partito Comunista Italiano, e il Partito è clandestino. Noi ci riconosciamo e siamo riconosciuti per quello che pensiamo e facciamo, che converge nel promuovere e dirigere la Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata per fare dell’Italia un nuovo paese socialista.

Auspico quindi che ciascuno di voi porti a fondo il processo di formazione e trasformazione con entusiasmo, decisione e coraggio, perché vinciate questa prima battaglia e conquistiate la sicurezza, la fiducia, la forza che ci faranno vincere tutte le altre battaglie della guerra in corso fino a quella definitiva.

 

Il segretario del CdP