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del CdP
Mara Cagol
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Comitato “Mara Cagol” del (n)Pci


 

sito web del (n)Pci: www.nuovopci.it

Comunicato 8-08-2010

 

Denunciamo il tentativo di infiltrazione nel movimento di resistenza popolare del pentito e collaboratore di giustizia Emilio Manna!

Il ministro Maroni, il capo della polizia Manganelli, Il questore di Napoli Sante Giuffrè e il capo della DIGOS Filippo Bonfiglio non riusciranno a reprimere e a disgregare il movimento di resistenza popolare in Campania e in particolare a Napoli!

Contro la crisi economica dei padroni avanziamo uniti nelle lotte rivendicative facendole diventare un problema di ordine pubblico!

Costruiamo dal basso i comitati di controllo popolare, i consigli popolari di quartiere, di città, di provincia e ragionale. Avanziamo nelle lotte verso un governo nazionale di emergenza popolare, un Governo di Blocco Popolare!

Costruiamo un fronte comune di lotta contro la repressione. Rafforziamo la vigilanza rivoluzionaria contro sbirri, spie, confidenti e collaboratori di giustizia. Creiamo in ogni organismo e movimento strutture popolari di sorveglianza e repressione contro gli infiltrati della polizia politica!

 

Da alcuni mesi si aggira negli ambienti del movimento popolare di resistenza, tra le associazioni antagoniste, tra gli organismi di lotta antifascista, nelle sedi degli organismi politici della sinistra, nelle assemblee e nei cortei un losco personaggio, il pentito e collaboratore di giustizia Emilio Manna. Questo individuo che risiede nel quartiere di Pianura (NA), approfittando dei lunghi anni ormai trascorsi, sta cercando di insinuarsi nella rete sociale e politica delle lotte. Questo infame, a cavallo degli anni ’70 e 80, è stato un militante della colonna napoletana delle Brigate Rosse Partito Guerriglia. Ma poco dopo essere stato arrestato, questo soggetto ha iniziò a collaborare con la polizia politica e i magistrati della controrivoluzione. Insieme ad altri pentiti delle BR come Stoccoro, Planzio, Pirone ed altri miserabili venduti, Emilio Manna rivelò tutto quello che era in sua conoscenza facendo arrestare e condannare a centinaia di anni di galera decine e decine di militanti dell’organizzazione comunista combattente nella quale aveva militato.

Manna, per essere stato protagonista in numerose azioni politiche armate come rapine, ferimenti, assassini, sequestri (Cirillo) avrebbe dovuto scontare vari decenni di carcerazione, ma da vigliacco quale è stato, pur di riguadagnare la libertà personale rinnegò i suoi compagni e la sua classe, passando dall’altra parte della barricata al servizio degli oppressori. Per ingraziarsi i favori della borghesia imperialista, questo infame non esitò a tradire tutti i suoi ex compagni di lotta. Nei pochi anni di carcere che Emilio Manna e gli altri pentiti come lui scontarono, a differenza degli altri prigionieri che non si piegarono e non si sono piegati alle lusinghe della borghesia e al trattamento del carcere duro, come alla tortura dell’isolamento, hanno usufruito di privilegi ed encomi. Molti di questi squallidi servi furono coperti da anonimato e finanziati per continuare impuniti la loro sporca vita. Grazie a questi pentiti ancora oggi diversi militanti delle organizzazioni comuniste combattenti sono rinchiusi nelle carceri e sottoposti al regime duro dell’alta sorveglianza (informazioni sul pentito Emilio Manna è possibile reperirle nell’archivio del sito di Radio Radicale che negli anni ’80 registrò molti processi politici).

 

In che contesto si tenta il riciclaggio dei pentiti?

In Campania e a Napoli in particolare, il movimento popolare di resistenza contro la crisi sta incalzando le autorità politiche locali e nazionali con una lotta sempre più accesa. La mobilitazione degli operai della FIAT di Pomigliano D’Arco contro il Piano Marchionne, per la difesa dei diritti e della democrazia sindacale; la lotta dei disoccupati e in particolare dei precari BROS per il lavoro; la lotta degli operatori sanitari pubblici e privati contro la politica dei tagli e la difese del diritto alla salute; la lotta della rete ambientalista contro le discariche e l’inquinamento (Chiaiano, Boscoreale); la lotta per la riqualificazione del quartiere Bagnoli in funzione degli interessi popolari e contro la speculazione edilizia; la lotta della rete antifascista e antirazzista contro le prove di fascismo; le lotte degli immigrati per il diritto al soggiorno, alla casa e al lavoro tutelato, ecc. stanno dando concretamente in questa regione filo da torcere alla politica borghese di lacrime e sangue del governo della banda capeggiata dal mafioso Berlusconi, alla politica dell’ammucchiata di fascisti e criminali della Giunta Caldoro e all’accozzaglia di cui si è attorniato il camorrista Cesaro alla provincia di Napoli.

La lotta delle masse popolari sta diventando effettivamente per le autorità borghesi un pericolo forte, poiché in queste lotte si fa sempre più largo nella pratica delle masse e a poco alla volta nella coscienza delle stesse avanguardie di lotta (coordinamento di lotta per il Lavoro, Banchi Nuovi, MDA, ecc.), dei comunisti, dei sindacati ufficiali (CGIL-FIOM in particolare) e di base (USB, SLAI-COBAS, Confederazione COBAS, SLL) che le dirigono, la necessità di unirsi e coordinarsi in un unico fronte di lotta, di tradurre ogni singolo obiettivo economico in un problema politico e di ordine pubblico, di assumere funzioni di controllo sull’operato degli amministratori, di fungere dal basso come consigli di quartiere, comune, ecc. per imporre soluzioni concrete alle esigenze delle masse.

Sempre di più alle masse in lotta si impone uno sbocco politico al vorticoso processo di crisi in cui la borghesia ci sta inesorabilmente trascinando. Infatti, alla situazione grave che si sta creando in Campania e in Italia, simile alla Grecia, occorre dare una soluzione politica! Le masse campane possono dare un grande esempio a tutto il paese nella strada da seguire per uscire dalla crisi economica, politica e ambientale. Le avanguardie di lotta e i dirigenti delle organizzazioni operaie e popolari possono dare un contributo in questa direzione. Occorre per questo rigettare con forza qualsiasi progetto di governo di emergenza diretto dalla borghesia reazionaria e della nuova destra: bisogna respingere il governo reazionario di Casini-Fini, oppure il governo di transizione nazionale auspicato da Bersani, o ancora il governo intravisto da Letta che metterebbe insieme PD-UDC e il neonato FL di Fini. Occorre approfittare del momento di crisi del PDL e della precarietà del governo Berlusconi e con la lotta sempre più dura dargli la spallata finale.

Le masse con la lotta possono mettere di fronte alle loro responsabilità quelli come Di Pietro, Vendola, De Magistris, Grillo, Landini, Gabriele, Fucito ed altri che si dicono contro la corruzione dei poteri forti e difensori dei lavoratori, per mettersi veramente all’opera e contribuire a fare un governo di emergenza popolare. Un governo di emergenza che metta in pratica le misure urgenti e indispensabili negli interessi dei lavoratori, dei pensionati, delle donne, dei giovani e degli immigrati. Misure che si riassumono in poche battute: nessun lavoratore deve essere licenziato, nessuna fabbrica e azienda deve essere chiusa, ad ognuno un lavoro dignitoso per vivere, un lavoro utile alla società e rispettoso dell’ambiente, misure vere e concrete per disinquinare i territori, assicurare la cittadinanza ai lavoratori immigrati, ecc.. Solo un governo di tale fatta può iniziare a fare piazza pulita di imbroglioni, massoni, faccendieri, intrallazzatori, corrotti e mafiosi come Berlusconi, Dell’Utri, Cosentino, Caliendo, Sepe, Bertolaso, Ganzer, De Gennaro e tanti altri come questi parassiti che neanche l’azione di quella magistratura democratica e progressista, che li ha più volte condannati alla galera, li riesce a smuovere dai posti di potere che occupano.

 

A fronte delle mobilitazioni popolari contro il programma comune della borghesia che impone sacrifici alle masse, la repressione si va acutizzando nei territori, nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro. In particolare nel gruppo FIAT da Melfi a Pomigliano, da Termoli a Mirafiori e a Termini Imerese si fanno licenziamenti politici tentando di trasformare le fabbriche in caserme.

Nelle piazze la violenza delle polizia e dei carabinieri si scatena sempre più contro i manifestanti che a centinai vengono denunciati e sempre più spesso fermati in questura e portati a Poggioreale come di recente è capitato ad alcuni dirigenti del movimento dei precari BROS, Monteleone e Rescigno.

Contro la mobilitazione antifascista si denunciano decine e decine di militanti, si eseguono, schedature, perquisizioni e infine arresti come di recente è successo con l’anarchico Antonio Mescia accusato di tentato omicidio per avere allontano assieme ad altri compagni, durante il corteo del primo maggio a Napoli, un gruppo di provocatori fascisti protetti apertamente dalla DIGOS.

La borghesia cercherà in ogni modo di intimidire e fermare con le prove di fascismo e la repressione le varie espressione del movimento di resistenza delle masse, che oggettivamente sono sulla strada del governo di emergenza popolare. La borghesia sa che un governo di blocco popolare è di fatto l’anticamera della rivoluzione socialista, un laboratorio che può sprigionare immense energie per la rinascita del movimento comunista che abolirà il potere della borghesia per affermare il nuovo potere dei lavoratori.

 

Per queste ragioni la borghesia con i suoi apparati repressivi ai cui comandi sono posti Maroni, Manganelli, Giuffrè, Bonfiglio cercherà tra l’altro di infiltrare nelle file del movimento napoletano provocatori, spie, sbirri e confidenti come Emilio Manna. Come Kossiga, emerito allievo della CIA ci insegna, le infiltrazioni hanno lo scopo di arrestare o deviare il corso delle lotte su binari morti. Per questa ragione occorre contrastare con ogni mezzo legale o illegale tali infiltrazioni. Come contro le prove di fascismo occorre formare ronde popolari di quartiere, è obbligo creare sistemi di protezioni per prevenire le tattiche di infiltrazioni della borghesia, allertando i movimenti di lotta e tutte le organizzazioni operaie e popolari. È necessario promuovere in ogni organismo politico e di lotta la costruzione di strutture che abbiano il compito di tenere alta la vigilanza rivoluzionaria contro ogni manovra nefasta degli apparati repressivi della borghesia. Per questo è importante denunciare apertamente e cacciare via e con ogni mezzo a disposizione dai movimenti e da ogni ambiente di lotta politica e sociale di classe gli individui come Emilio Manna.

 

Uniamo e coordiniamo tutte le lotte della Campania senza dare più tregua alla ormai precaria Banda Berlusconi e alla giunta Caldoro!

 

Operai FIAT in lotta contro il Piano Marchionne, movimento Precari Bros e disoccupati, lavoratori delle ASL della Campania in lotta contro i tagli, rete ambientalista e antifascista e movimento di lotta degli immigrati, tutti insieme possono rendere ingovernabile il territorio e il paese, facendo di ogni singola vertenza un problema di ordine pubblico!

 

Facciamo fronte comune contro la repressione. Costruiamo strutture di vigilanza rivoluzionaria. Cacciamo sbirri, spie, confidenti e collaboratori di giustizia dai movimenti e dagli organismi di lotta!

 

Costruiamo in ogni quartiere, in ogni comune provincia e regione Consigli popolari dal basso!

 

Contrastiamo ogni ipotesi di governo di emergenza reazionario. Promuoviamo un governo di emergenza popolare dal basso, composto e sostenuto dalle organizzazioni operaie e popolari, che adotti le misure necessarie ai lavoratori per uscire dalla crisi. Avanziamo per fare dell’Italia un paese socialista!

 

Per questa lotta il (nuovo) Partito Comunista Italiano chiede il contributo e il concorso della parte più generosa e onesta, della parte più avanzata delle masse popolari del nostro paese!

 

Compagni, operai, proletari, donne, immigrati, giovani: arruolatevi nel (nuovo) Partito Comunista Italiano!

 

Costruite clandestinamente in ogni azienda, in ogni zona, in ogni organizzazione di massa un Comitato di Partito!

 


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