(nuovo)Partito comunista
italiano Comitato Centrale Sito: www.nuovopci.it e.mail: nuovopci@riseup.net Delegazione BP3 4, rue Lénine 93451 L'Île St Denis (Francia) e.mail: delegazione.npci@riseup.net |
|
Avviso ai naviganti 101
1° agosto 2020
Scaricate il testo dell'Avv. ai naviganti in versione
Open Office
o
Word Il numero 65 di La Voce è disponibile sul sito del Partito: riprodurlo, studiarlo e farlo circolare! Un passo avanti nella rivoluzione socialista La
pandemia e la crisi sanitaria, economica, sociale e ambientale che essa
ha fatto deflagrare rendono necessario e possibile un passo avanti
della rivoluzione socialista nel nostro paese. Questo si manifesta già
in molti modi, sia in campo pratico sia nel campo della teoria. In campo pratico,
nel pullulare di mobilitazioni, proteste e iniziative che coinvolgono
tutti i settori delle masse popolari, tra le quali si fa strada la
percezione che “così non si può più andare avanti” e l’aspirazione a
“non tornare alla normalità perché la normalità era il problema”: “a
mali estremi, estremi rimedi” è la parola d’ordine che meglio sintetizza
la condotta che le masse popolari terranno nei prossimi mesi, se ci
saranno in Italia comunisti capaci e generosi al punto da essere loro
“capi” nell’opera che le masse popolari hanno bisogno di compiere. Nel campo della teoria,
nel dibattito che si sta sviluppando tra i partiti, gli organismi e
singoli intellettuali e uomini politici che nel nostro paese si dicono
comunisti, dibattito di cui sono espressione la maggiore attività di
vecchi centri, ma anche le riviste che una dopo l’altra hanno iniziato
la pubblicazione: l’Ordine Nuovo (area Alessandro Mustillo-FGC), Ragioni e Conflitti (PCI, segretario Mauro Alboresi), Cumpanis (diretta da Fosco Giannini, responsabile Dipartimento Esteri del PCI), Su la testa (PRC). Noi
comunisti dobbiamo lanciarci con determinazione e scienza nella
mobilitazione delle masse popolari per formare, rafforzare e allargare
il loro sistema di potere, ma soprattutto andare a fondo fino a farlo
diventare il nuovo sistema politico dell’intera società. Questo è il
passo che i comunisti che ci hanno preceduto non sono riusciti a
compiere nel Biennio Rosso 1919-1920, nella Resistenza contro il
nazifascismo degli anni 1943-1945-1947, negli anni ’70 con i Consigli di
Fabbrica (CdF) e con le Organizzazioni Comuniste Combattenti (OCC):
farlo è il compito dei comunisti di oggi. Per assolvere a questo
compito, dobbiamo partire dalle nostre forze attuali e avanzare.
Dobbiamo partire non dal fatto che sono poche: l’esperienza del vecchio
PCI negli anni ’40 mostra bene che un partito comunista seppur piccolo
ma con una linea giusta ha cambiato il paese ed è diventato grande,
mentre poi, grande ma con una linea sbagliata, si è integrato nella
Repubblica Pontificia e corrotto fino a estinguersi. Noi dobbiamo partire dalle nostre forze attuali per migliorarne il livello e l’organizzazione. Gli effetti della pandemia A questo fine occorre in primo luogo definire con precisione gli effetti della pandemia, almeno i principali, nel campo della borghesia imperialista e sulle condizioni in cui si svolge la nostra lotta. -
In ogni paese imperialista nella gestione della crisi sanitaria creata
dalla pandemia da coronavirus Covid-19 le autorità politiche hanno
combinato misure per il contenimento del contagio con l’assistenza
sanitaria dei contagiati tramite un sistema sanitario disastrato dalla
quarantennale applicazione del “programma comune” con cui la borghesia
ha fatto fronte alla nuova crisi generale per sovrapproduzione assoluta
di capitale iniziata negli anni ’70 e con il finanziamento dei
capitalisti padroni di istituti di ricerca e industria farmaceutica: il
pretesto è che mettessero a punto medicinali e vaccini. In ogni paese le
pubbliche autorità si sono distinte e qualificate per gli effetti che
la combinazione delle misure da esse adottate ha prodotto e sta
producendo: numero di contagiati, numero di persone ricoverate in
terapia intensiva, morti e sepoltura o cremazione dei cadaveri, freno
dell’epidemia che comunque a livello mondiale è tutt’ora in corso e ha
aggravato e aggraverà le crisi economica, sociale e ambientale che già
erano in corso. Da
una parte questo ha rafforzato nel senso comune delle masse popolari la
percezione che lo Stato è responsabile del reddito della massa della
popolazione (ha confinato un gran numero di individui impedendo loro di
assicurarsi un reddito per le vie in uso e in qualche modo ha dovuto
sopperirvi) e del funzionamento delle aziende (combinando l’obiettivo di
ridurre le vie di contagio e l’attuazione del “programma comune” della
borghesia imperialista, prima ne ha fatto chiudere un numero
considerevole soprattutto di piccole e medie e ha regolamentato le
condizioni di funzionamento di molte altre e poi ne ha regolato e regola
la riapertura e la gestione). Dall’altra
in ogni paese le classi dominanti e le masse popolari valutano lo Stato
con il suo governo per l’efficacia con cui ha svolto questa funzione,
efficacia dipendente 1. dalla sua disponibilità a rompere senza riserve
con il sistema degli interessi costituiti o assecondarlo e 2. dal
sistema sanitario con cui si è trovato ad affrontare l’epidemia. Il
contrasto tra masse popolari e autorità borghesi si è allargato, i
contrasti in seno alla classe dominante si sono moltiplicati e acuiti. A
ben guardare le cose, da una parte la gestione della pandemia ha reso
elemento del senso comune una condizione (il ruolo determinante dello
Stato nell’attività economica del paese) che già esisteva in ogni paese
da quando il capitalismo monopolistico di Stato è diventato il regime
economico-politico dominante. D’altra parte l’aumento repentino
dell’attività pubblica causato dalla gestione della pandemia ha creato
in ogni paese tra lo Stato e i grandi gruppi e centri finanziari
nazionali e internazionali relazioni (di cui l’aumento del rapporto
Debito Pubblico / Prodotto Interno Lordo è indice significativo) che
condurranno a un prossimo sconvolgimento del sistema di relazioni finora
vigente: il sistema di relazioni non può più continuare a svolgersi
come si è svolto negli ultimi quarant’anni, vi sono le premesse per la
moltiplicazione di dichiarazioni di insolvenza (default) da parte degli
Stati e di crisi finanziarie globali. La
quantità ha creato e sta creando una nuova qualità sia nelle relazioni
tra Stato e massa della popolazione sia nelle relazioni tra Stato e
gruppi e centri finanziari nazionali e internazionali. È con questo
contesto in trasformazione che si misurano e si misureranno nel campo
della borghesia imperialista i gruppi politici borghesi (partiti e
organismi informali tipo gruppo Bildberg, Commissione Trilateral,
complesso militare-industriale-finnaziario che è il governo reale USA,
Vaticano e altri, che hanno un ruolo nella direzione degli Stati pur non
figurando nelle Costituzioni ufficialmente in vigore). È in questo
contesto che nel campo delle masse popolari il Partito comunista e il
movimento comunista cosciente e organizzato conducono e condurranno la
guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata di cui il Partito
comunista è e deve essere promotore per realizzare il suo obiettivo
storico: instaurare il socialismo, stadio iniziale, inferiore del
comunismo. - La fase in cui siamo entrati con la pandemia ha aggravato la crisi del sistema politico della borghesia imperialista intesa
come classe composta da individui e gruppi più o meno stabilmente
aggregati in organismi di interessi e di settore (tipo Confindustria):
si è indebolita la sua capacità di dare all’attività del suo Stato e
della Pubblica Amministrazione un indirizzo unitario, coerente (quanto
lo può essere in una società borghese) e di imporre alle masse popolari
obbedienza alle leggi, alle ordinanze e alle altre disposizioni delle
sue autorità. La situazione negli USA è emblematica. Questo crea
condizioni più favorevoli al rafforzamento e all’allargamento del sistema di potere delle masse popolari organizzate:
siamo in una situazione rivoluzionaria, cioè in una situazione nella
quale alla crisi politica della borghesia può subentrare la conquista
del potere da parte delle masse popolari organizzate con alla testa la
classe operaia e il suo Partito comunista. Far prevalere il sistema
politico del proletariato è il nostro compito, solo così l’umanità porrà
fine alle crisi sanitaria, economica, sociale e ambientale che
l’affligge. Tre linee di pensiero e di condotta In
questo contesto, tra quanti si dichiarano comunisti si scontrano tre
linee di pensiero e di condotta: la linea riformista (indicare cosa la
borghesia dovrebbe fare), la linea attendista (chissà cosa succede:
vediamo) e la linea di chi riconosce che l’instaurazione del socialismo è
l’unico modo per porre fine alla crisi in corso. I fautori di
quest’ultima linea si dividono in due correnti. -
Da una parte quelli che sono convinti che la rivoluzione socialista
scoppierà (non hanno cioè tratto lezione dalla prima ondata della
rivoluzione proletaria). In questo ambito il dibattito in corso nel PC
di Marco Rizzo e nel Fronte della Gioventù Comunista (FGC) ruota più o
meno apertamente e seriamente attorno al percorso che il movimento
comunista deve compiere per rovesciare il potere esistente e instaurare
il potere della classe operaia: sulla strategia dei comunisti (la via
per instaurare il socialismo, la forma della rivoluzione socialista). Su
questo tra i comunisti oggi non solo non c’è accordo, ma prima di tutto
non c’è stato per molti anni neanche confronto, benché la strategia per
i comunisti sia una componente imprescindibile della scienza (la
scienza delle attività con le quali gli uomini fanno la loro storia) che
è alla base dell’unità dei comunisti in partito e del loro agire da
partito comunista. Questo vale soprattutto per i comunisti dei paesi
europei e degli USA, dove il modo di produzione capitalista nella lotta
contro il feudalesimo si è pienamente sviluppato con le sue espressioni
politiche: le libertà individuali, la cultura e l’istruzione, la libertà
di associazione, la partecipazione popolare alla vita politica,
l’attività sindacale. La difficoltà del movimento comunista a trovare la
via alla rivoluzione socialista in questi paesi è un dato storico. Ogni
volta che in questi paesi il movimento comunista ha raggiunto una
qualche forza, esso infatti - si è concentrato sul miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro degli operai, dei proletari e delle masse popolari senza condurli
anzitutto ad assumere il potere, ad assumere la direzione sulla propria
vita e sulla società intera, cosa che avrebbe dato continuità e
sviluppo al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro; -
ha cercato di ampliare la partecipazione delle masse popolari agli
istituti della democrazia borghese (partiti, elezioni, assemblee
rappresentative), di conquistare seguito, consensi, egemonia culturale e
d’opinione, voti e quindi forza nelle istituzioni della democrazia
borghese, come mezzo per condizionare l’azione del governo e
dell’apparato statale in senso favorevole alle masse anziché mettere
al centro la conquista del potere da parte della classe operaia e delle
masse popolari organizzate: instaurare la dittatura del proletariato e
attraverso questa la democrazia proletaria (partecipazione universale al
patrimonio culturale della società e alla gestione della vita sociale:
la “cuoca che dirige gli affari dello Stato”, per dirla con Lenin). Quindi
ben venga il dibattito sulla strategia dei comunisti. Noi promotori
della guerra popolare rivoluzionaria dobbiamo alimentare e sviluppare in
ogni modo questo dibattito, mettendolo con i piedi per terra e
mostrando il legame tra la strategia e la tattica. Occuparsi della
strategia significa occuparsi di cose molto pratiche: è infatti alla
luce della strategia che, pena andare a naso e barcamenarsi, i comunisti
impostano la loro azione in ogni campo della lotta di classe (tattica) e si mettono nelle condizioni, usando le parole di Lenin, “di saper impiegare questa tattica allo scopo di elevare, e non di abbassare il livello generale della
coscienza proletaria, dello spirito rivoluzionario del proletariato,
della sua capacità di lottare e di vincere”. Dalla strategia che il
partito comunista adotta dipendono anche le attività che svolge nel
lavoro esterno e come le svolge, compreso come interviene nella
lotta politica borghese (elezioni, referendum, assemblee
rappresentative, ecc.) e nelle mobilitazioni per rivendicare migliori
condizioni di vita e di lavoro Definire
la strategia significa dare una risposta (fondata sull’esperienza della
prima ondata della rivoluzione proletaria del periodo 1917-1976 e della
lotta di classe in corso studiata usando il materialismo dialettico,
non su desideri e aspirazioni, su “quello su cui sono d’accordo tutti i
comunisti” o sulle brillanti idee del “pensatore critico” al momento in
voga in TV e nelle librerie) alla seguente domanda: per porre fine al
catastrofico corso delle cose imposto dalla borghesia imperialista è
necessaria una guerra popolare e rivoluzionaria oppure bastano le lotte
rivendicative e la partecipazione alla lotta politica borghese
accompagnate dalla propaganda del socialismo, della storia del movimento
comunista e delle sue conquiste, dell’esperienza dell’URSS e degli
altri paesi socialisti? Dalla
risposta a questa domanda (quindi dalla concezione della rivoluzione
socialista) discendono altre due questioni che sono parte dell’
“armamentario di base” dei comunisti: che tipo di partito comunista
occorre per promuovere e dirigere la guerra delle masse popolari contro
la borghesia e il clero fino alla vittoria? qual la successione di passi
(il piano di avvicinamento all’instaurazione del socialismo, il piano
di guerra) per creare un nuovo sistema di potere che crescendo scalza
quello della borghesia fino a sostituirlo? -
Dall’altra quelli che promuovono la guerra popolare rivoluzionaria
adottando come metodo di lavoro principale la linea di massa. In questo
ambito, cioè per quanto riguarda il (nuovo)PCI e gli organismi che fanno
parte della sua Carovana, si tratta di tradurre la strategia della guerra popolare rivoluzionaria in linee tattiche particolari e caso per caso concrete. È
un campo in cui dobbiamo avere iniziativa, essere creativi,
sperimentare, provare, correggere e provare nuovamente fino a trovare il
modo d’aver successo. Agire con iniziativa ed essere creativi richiede
sviluppare l’inchiesta, la conoscenza della situazione concreta. Il
materialismo dialettico è il metodo di conoscenza e di azione dei
comunisti, è una guida per conoscere la situazione concreta, ma in
nessun caso, in nessun campo e in nessun aspetto della lotta di classe
sostituisce lo studio della situazione concreta. Sono tre attualmente i
campi in cui l’espansione del sistema di potere del proletariato
richiede che noi comunisti sviluppiamo una conoscenza più approfondita.
1.
La struttura produttiva del paese: settore per settore, cosa si
produce, cosa si importa e cosa si esporta, come è strutturato il
settore (produzione di prodotti finali e componenti), quanti sono i
lavoratori impiegati e l’evoluzione delle istituzioni che producono
servizi pubblici (sanità, scuola, ecc.). Non si tratta di diventare
esperti di ogni settore. Si tratta di raccogliere le conoscenze che un
vasto numero di persone per motivi diversi già hanno e le informazioni
fornite dall’ISTAT e da altri enti (camere di commercio, associazioni di
categoria, ecc.) e di interpretarle alla luce del materialismo
dialettico (inquadrarle nei processi e nei contesti sociali a cui
appartengono) per usarle ai nostri fini: dare indicazioni più concrete e
di dettaglio alle organizzazioni operaie e popolari delle aziende
capitaliste e pubbliche e indirizzare le attività del Governo di Blocco
Popolare una volta costituito. 2.
La struttura dello Stato e i corpi addetti alle funzioni di controllo,
repressione, spionaggio e controspionaggio, militari (le attività dette
“regaliane” perché tradizionalmente appannaggio dei re e delle loro
corti e che per lo Stato di un tempo erano tutte le funzioni che esso
svolgeva): per raccogliere informazioni sulle attività della classe
dominante (usiamo la lezione negativa del primo PCI che fu sorpreso
dalla svolta repressiva del regime fascista nel 1926, dall’arresto di
Mussolini il 25 luglio 1943 e poi dall’armistizio dell’8 settembre
1943), per individuare persone da reclutare (formazione di organismi
clandestini), per fomentare il malcontento (sindacalizzazione, protesta,
ribellione nelle Forze Armate e nelle Forze dell’Ordine), per condurre
operazioni specifiche. La
sinistra borghese e i comunisti arretrati si occupano dei servizi
pubblici che lo Stato offre o deve offrire, trascurano le funzioni
regaliane. Noi ci occupiamo del reddito e dei servizi (assistenza
sanitaria, istruzione, assistenza sociale, trasporti, ecc.) e ancora
poco dei corpi e delle istituzioni addette alle funzioni di controllo,
repressione, spionaggio e controspionaggio, militari. In un paese
compiutamente capitalista la borghesia non è in grado di governare senza
un certo grado di consenso e di collaborazione della massa della
popolazione. Questo facilita il trascurare le funzioni regaliane, ma ai
fini della lotta per instaurare il socialismo sarebbe un errore. In
alcuni casi infatti la borghesia lascia che la “sinistra” si occupi
delle prestazioni statali alle masse popolari e mantiene sotto il suo
controllo solo le istituzioni addette a funzioni regaliane, con cui
interviene e stronca la sinistra quando ha creato le condizioni per
farlo con successo. E quello che è avvenuto recentemente in Bolivia (Evo
Morales), in Brasile (Lula e Dilma Rousseff), in Ecuador e qualche
decennio fa in Argentina (successori di Peron) e Cile (Allende). 3.
L’analisi delle classi determinate dall’attività economica di contro
alla “composizione politica di classe”, cioè analisi degli schieramenti
politici in cui sono al momento divise le masse popolari. L’analisi di
classe è un campo specifico di lavoro del partito comunista: costituisce
l’anello di congiunzione tra quali classi sono nel campo
rivoluzionario, quali sono nel campo controrivoluzionario, quali
oscillano. Su questa base il partito può condurre un’attività che porta
le masse, sulla base dell’esperienza che vengono direttamente facendo,
ad assumere comportamenti politici coerenti con i loro interessi di
classe. La questione è di particolare importanza nella fase attuale di
disgregazione del sistema sociale della borghesia che mette a
repentaglio le condizioni di sopravvivenza della stragrande maggioranza
dei proletari e anche dei lavoratori autonomi. Ha infatti a che fare con
la lotta che noi comunisti conduciamo perché la classe operaia prenda
la direzione delle altre classi proletarie (dipendenti pubblici,
dipendenti di aziende non capitaliste e di enti no-profit, domestici,
lavoratori precari, ecc.) e anche delle classi non proletarie delle
masse popolari (lavoratori autonomi, piccoli proprietari, persone che
“sbarcano il lunario in qualche modo”), con il ruolo della mobilitazione
dei lavoratori autonomi nella rivoluzione socialista e con la linea dei
comunisti verso di loro. La partecipazione alla lotta politica borghese Un
terreno in cui per i comunisti del nostro paese (come dei paesi
imperialisti) è particolarmente importante definire la tattica alla luce
della strategia e dell’analisi della situazione è quello della partecipazione alla lotta politica borghese (elezioni, referendum, assemblee rappresentative, ecc.).
Il ruolo che ha la partecipazione alle elezioni nella costruzione del
partito comunista e nella sua azione di massa e il modo in cui
partecipare alle elezioni sono due questioni su cui si è consumata la
rottura tra Alessandro Mustillo e il Fronte della Gioventù Comunista da
una parte e il Partito Comunista di cui è segretario Marco Rizzo
dall’altra e sulle quali tra le due aree è in corso un acceso dibattito.
Per impostare in modo solido, su basi scientificamente fondate, il
ragionamento sul qui e ora e non andare a naso, bisogna partire
dal regime politico esistente nel nostro come negli altri paesi
imperialisti e dal ruolo che in esso hanno le elezioni e le assemblee
elettive. Su questa base noi comunisti possiamo impostare la nostra
tattica in modo da ricavare da ognuno degli attori in campo quanto più è
possibile per far avanzare la mobilitazione delle masse popolari che
sfocerà nell’instaurazione del socialismo, in modo che le azioni degli
attori in campo giovino alla nostra causa quali che siano le loro
intenzioni e aspirazioni, in modo da spingere ognuno di essi a fare
quello che più giova alla rivoluzione socialista. A questo serve la
scienza delle attività con le quali gli uomini fanno la storia, che Marx
ed Engels hanno fondato. Oggi
per i comunisti che si propongono di instaurare il socialismo in Italia
è di fondamentale importanza comprendere la reale natura del regime
politico borghese vigente nel nostro paese: instaurare il socialismo
vuol dire infatti anche instaurare il potere delle masse popolari
organizzate aggregate nel movimento comunista cosciente e organizzato
che ha alla testa il partito comunista (dittatura del proletariato) al
posto dell’attuale sistema di potere della borghesia (dittatura della
borghesia). La
democrazia è un articolo di fede proclamato e professato dalla
borghesia dei paesi imperialisti da quando nel 1945 è fallito il suo
tentativo di stroncare la prima ondata mondiale della rivoluzione
proletaria con l’aggressione nazifascista dell’Unione Sovietica, anche
se a volte professato con difficoltà: Kissinger nel 1973 disse che “gli
USA non potevano accettare di perdere il Cile solo perché i cileni si
erano sbagliati a votare e avevano eletto Salvador Allende presidente
del Cile”. Dalla
“svolta di Salerno” (1944) in qua, il vecchio PCI e i suoi derivati
professano la fede che in Italia vige un “regime democratico”. La
democrazia è diventata in tutto il mondo un articolo di fede per la
sinistra borghese: anche in Italia nonostante tutti i “segreti di
Stato”, le misteriose “stragi di Stato” e le plateali violazioni delle
parole e dei principi (incontestabile ed esemplare l’art. 11 - NATO e
guerra) della Costituzione del 1948 ancora ufficialmente in vigore. In
Italia (come, con sfumature diverse, negli altri paesi imperialisti) la
democrazia attualmente consiste nel fatto (si è ridotta al fatto) che i
gruppi finanziari e industriali italiani e gli altri vertici della
Repubblica Pontificia restano vincolati a governare il paese con
l’assenso di assemblee elettive e che queste assemblee elettive sono
sistematicamente il risultato della manipolazione dell’opinione pubblica
da parte della borghesia e del clero e per la borghesia e il clero
comportano la necessità di manipolare sistematicamente l’opinione
pubblica e l’esclusione della massa della popolazione dalla conoscenza e
dagli strumenti necessari per pensare e conoscere lo stato delle cose. Chi
afferma che in Italia “il potere appartiene realmente al popolo” è o un
ingenuo o un imbroglione. Chi si propone di cambiare il sistema
economico e sociale del paese conquistando il potere tramite elezioni,
per via elettorale e pacifica, condanna le masse popolari a sottostare
alla borghesia e al catastrofico corso delle cose che essa impone e deve
imporre in ogni campo per garantire la valorizzazione del capitale. Il percorso che il genere umano deve compiere La
pandemia costringe sia la borghesia imperialista sia le masse popolari a
fare i conti con gli effetti dell’erosione ed eliminazione delle
conquiste strappate nel corso della prima ondata della rivoluzione
proletaria, ha fatto deflagrare la crisi economica e sociale che già
covava e avrà ripercussioni sulla crisi ambientale. Nello stesso tempo la
pandemia ha messo in luce la superiorità del socialismo: i paesi che
più conservano i progressi realizzati dai primi paesi socialisti sono
quelli che hanno fatto e stanno facendo fronte meglio alla pandemia.
La Repubblica Popolare di Cina, la Repubblica Popolare Democratica di
Corea, la Repubblica Socialista del Vietnam e Cuba sono paesi che per i
risultati ottenuti nella lotta contro la pandemia si sono distinti
nettamente dai paesi comparabili, imperialisti o succubi del sistema
imperialista mondiale. È un fatto che dobbiamo far conoscere su larga
scala tra le masse popolari. A causa dell’esaurimento della prima ondata
della rivoluzione proletaria (1917-1976) e dei quarant’anni (1976-2016)
di nera reazione che sono seguiti, nel senso comune delle masse
popolari c’è molto malcontento per il corso delle cose ma anche molta
sfiducia in se stesse e molta delusione nei confronti del movimento
comunista cosciente e organizzato. In realtà i paesi che nelle loro
istituzioni politiche ed economiche conservano maggiori tratti del
socialismo (e attualmente essi contano circa 1.600 milioni di abitanti,
un quinto della popolazione mondale), confermano che il socialismo nella
scala storica dei sistemi sociali dell’umanità è un gradino superiore
al capitalismo. Sta a noi comunisti riconquistare fiducia e seguito tra
le masse popolari. Il numero 65 di La Voce è dedicato a questi cinque temi. Scaricate il testo in versione
Open Office,
Word o
PDF Scaricate
la locandina di pag. 72 di
La Voce 65 in PDF da riprodurre, affiggere e far affiggere dovunque, con le dovute precauzioni Scaricate il Supplemento a La Voce 65 Analisi della fase e compiti dei comunisti oggi - Note critiche sul forum di Ragioni e Conflitti in versione
Open Office, Word o PDF
**************