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(n)PCI (nuovo)Partito comunista italiano

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Avviso ai naviganti 96

26 dicembre 2019

Per il nuovo anno - Stalin ai comunisti italiani
Sull’unità dei comunisti per far avanzare la rivoluzione fino all’instaurazione del socialismo

Avviso ai naviganti 95

28 novembre 2019

Il nuovo numero di La Voce è disponibile sul sito del Partito: riprodurlo, studiarlo e farlo circolare!

Scaricate le istruzioni per utilizzare il sistema di criptazione PGP e TOR


Avviso ai naviganti 97

28 febbraio 2020

(Scaricate il testo in versione Open Office o Word)

I comunisti non contemplano la realtà!

Il compito principale dei comunisti non è interpretare il corso delle cose!

Il ruolo dei comunisti consiste nel mobilitare e dirigere il proletariato e le masse popolari a trasformare la realtà secondo le sue proprie leggi!

Per sua natura la rivoluzione socialista vince solo se le diamo la forma della Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata, come insegnò già Engels nel 1895 e come Lenin, Stalin e Mao hanno mostrato!


Con il Comunicato CC 6/2020 del 22 febbraio il CC del (n)PCI ha indicato ai membri e candidati del Partito e a tutti quelli che seguono le sue indicazioni la linea che dobbiamo tenere in queste settimane con attivisti, elettori ed eletti del M5S. A questa nostra indicazione alcuni compagni hanno sollevato obiezioni. Tutte fanno perno sulla profonda differenza tra i nostri obiettivi anche solo tattici e gli obiettivi politici del M5S. Una per tutte: “Sono perplesso su alcune cose e ci sarebbe tanto da dire sugli M5S, anche se in linea di principio e in teoria sposo il programma del (nuovo)PCI. Però è un controsenso palese secondo me parlare di difendere i principi e la Costituzione del 1948 e poi strizzare l'occhio agli M5S, promotori del taglio dei parlamentari. Sapete bene che il taglio dei parlamentari era uno dei punti cardini del “Programma di rinascita democratica” della P2 di Licio Gelli. Forse sto sbagliando?”.

Ovviamente è bene che i compagni che hanno obiezioni le espongano senza esitazione e francamente. Solo se siamo convinti del risultato che vogliamo raggiungere e della linea che seguiamo, condurremo con iniziativa ed efficacia la battaglia che dobbiamo condurre in queste settimane ed è possibile vincerla.

Tuttavia ribadiamo che la nostra indicazione è giusta: lo conferma anche la messinscena virale [qui il termine lo usiamo in senso metaforico] con cui i dirigenti politici italiani in questi giorni cercano di deviare con il coronavirus “cinese” l’attenzione della massa della popolazione dal catastrofico corso delle cose che essi impongono all’unisono con quelli degli altri paesi imperialisti. Ma la nostra indicazione è una linea di guerra: quelli che sono fermi alla concezione del primo (anni 1917-1976) movimento comunista dei paesi imperialisti, che trascurano che quel movimento non ha instaurato il socialismo nonostante l’eroica dedizione di milioni di comunisti e proletari alla causa, non la capiscono.

Prima di entrare nel concreto, chiariamo che di fronte a partiti, movimenti e azioni di altri, il compito principale di noi comunisti non è giudicare in astratto (cioè astraendo dal corso concreto delle cose e dal ruolo che concretamente svolgono nella lotta di classe che noi spingiamo in avanti) chi sono i buoni e chi i cattivi, quali dicono cose vere e quali cose sbagliate, quali agiscono conforme a ragione e quali contro ragione in base a supposti eterni principi di Giustizia, Verità e Ragione (al modo degli Illuministi del XVIII secolo, nell’epoca progressista della borghesia), né quello di interpretare quali sono le loro intenzioni, le loro idee e i loro obiettivi (riposti o proclamati che siano) o di indovinare come probabilmente andranno le cose se le lasciamo andare come stanno andando. Il compito principale di noi comunisti è agire in modo da ricavare dalle azioni degli altri (individui, gruppi e classi) quanto più è possibile per far avanzare la mobilitazione delle masse popolari nella rivoluzione che promuoviamo e che sfocerà nell’instaurazione del socialismo; fare in modo che le azioni degli altri giovino alla nostra causa quali che siano le loro intenzioni e aspirazioni; spingerli a fare quello che più giova alla rivoluzione socialista. A questo serve la scienza delle attività con le quali gli uomini fanno la storia, che Marx ed Engels hanno fondato. La rivoluzione socialista non scoppia, la rivoluzione socialista è un rivolgimento sociale e lo fanno i proletari: i comunisti sono quelli che li mobilitano e dirigono a farlo. Su questo Lenin e i suoi all’inizio del secolo scorso ruppero con la II Internazionale (che aveva nascosto l’insegnamento di Engels). Questa fu la lezione che i partiti comunisti dei paesi imperialisti non fecero propria neanche dopo la dimostrazione di Lenin, nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria (1917-1976). È sulla base della concezione di Engels, Lenin, Stalin e Mao della rivoluzione socialista che noi definiamo la nostra linea di guerra e che sfidiamo tutti quelli che si dicono comunisti a criticarla e a indicarne una alternativa.

Veniamo quindi al concreto di questi mesi. Oggi il M5S può riprendersi dalla china che ha imboccato durante il governo Conte 1 solo se, anche a costo di urtarsi con gli altri membri del governo Conte 2, si impegna ad attuare le promesse per cui il 4 marzo 2018 più di 10.7 milioni di elettori (su 32.8 votanti) lo hanno votato. Vari sono i segnali (e la manifestazione del 15 febbraio a Roma è uno di questi) che una parte importante del M5S cercherà di farlo. Noi dobbiamo appoggiarla perché se prevarrà sui liquidatori del M5S (su quelli che dicono “una volta al governo ci siamo resi conto che non è possibile attuare le nostre promesse, l’animo umano ...” e cose analoghe) si creeranno condizioni più favorevoli per costituire il Governo di Blocco Popolare (GBP).

Per capirci ricordiamo due precedenti storici di segno opposto.

1. La linea seguita da Bordiga e dai suoi in Italia. Negli anni 1920-1922 (a conclusione del Biennio Rosso) Bordiga aveva mille buone obiezioni da fare al movimento degli Arditi del Popolo, in nome del fatto che non bastava la lotta armata contro il fascismo ma occorreva conquistare lo Stato e in nome del fatto che la direzione degli Arditi era eterogenea, in molti casi in mano ad arrivisti e anche con infiltrazioni massoniche. Ma il risultato fu che Bordiga e i suoi diressero i comunisti del futuro PCI, che nel gennaio 1921 a Livorno si costituirono in sezione italiana della III Internazionale, a isolarsi e abbandonare alla sconfitta gli Arditi del Popolo e tanti ex combattenti. Più tardi, nel 1925, dopo che l’Internazionale Comunista lo aveva posto alla testa del Partito, Gramsci riconoscerà che in quegli anni i comunisti avevano “regalato” gente al Fascismo e permesso la sua vittoria, nonostante l’eroismo di tanti socialisti e comunisti. Non a caso Lenin nel 1920 (L’estremismo, malattia infantile del comunismo) aveva escluso di formare in Italia il Partito comunista sotto la direzione di Bordiga e dei suoi seguaci. Ai nostri lettori che non conoscono quell’episodio della storia italiana, consigliamo la lettura dei capitoli IV e V volume 3 di Proletari senza rivoluzione di Renzo del Carria.

2. La linea seguita da Lenin e dai suoi in Russia. Nel 1917 in Russia i governi inglese e francese e i capitalisti russi si sommarono alle proteste degli operai, dei contadini e dei soldati e il complesso della mobilitazione indusse lo zar a dimettersi. I governi inglese e francese e la borghesia russa non prevedevano la Rivoluzione d’Ottobre, agivano per i propri interessi e secondo quello che capivano della situazione. Lenin e i suoi non si opposero alle dimissioni dello zar che venne sostituito dal Governo Provvisorio della borghesia russa, anzi mobilitarono le masse che avevano fiducia in loro contro i generali che cercavano di mantenere lo zar al potere o di rimetterlo in sella. Forse che Lenin e i suoi condividevano il programma dei governi inglese e francese o dei capitalisti russi, forse che erano loro alleati? No! Miravano a portare più a fondo la mobilitazione delle masse popolari dell’Impero russo, a far loro sperimentare che i capitalisti russi e gli imperialisti inglesi e francesi non facevano l’interesse delle masse popolari, ad aggregare queste di più attorno ai comunisti stessi. Fino a che le masse popolari aggregate attorno ai comunisti ebbero la forza sufficiente e presero il potere e diedero inizio alla prima ondata della rivoluzione proletaria (1917-1976).

L’opera di Lenin è un manuale di tattica rivoluzionaria. Con questo atteggiamento noi decidiamo in questo periodo cosa fare con il M5S. Se guardiamo alle idee che circolano negli ambienti aggregati nel M5S e al programma del M5S, noi comunisti abbiamo molto da ridire. C’è anche molto che è contrario ai nostri principi. In particolare è vero che la riduzione del numero dei parlamentari era anche nel “Programma di rinascita democratica” della P2 di Licio Gelli. Ma guardiamo al corso delle cose.

Sessanta e più anni fa Licio Gelli con il suo Piano indicava alla borghesia la via per liquidare quel tanto o poco di voce che le masse popolari avevano acquistato nella vita della società italiana grazie alla vittoria della Resistenza contro il nazifascismo nel 1943-1945 e alla prima ondata della rivoluzione proletaria che si sviluppava nel mondo intero a partire dalla Rivoluzione d’Ottobre 1917. Formalmente Gelli non ha preso la direzione del nostro paese, ma di fatto per altra via la borghesia ha liquidato gran parte delle conquiste che le masse popolari avevano strappato alla borghesia e al clero. In particolare il Parlamento è oramai da anni ridotto a camera di registrazione delle decisioni dell’Unione Europea, della NATO e del governo italiano e quest’ultimo è strumento dell’UE e della NATO: loro “pilota automatico” lo ha definito Mario Draghi quando era governatore della Banca Centrale Europea. Il mondo parlamentare è ridotto a un vivaio di corruzione e a un centro di malaffare (vedasi le “campagne acquisti” di cui è maestro Berlusconi, la “transumanza” di parlamentari da un gruppo all’altro, le operazioni di D’Alema e di Napolitano, ecc.), i partiti delle Larghe Intese sono sempre più rigettati dalle masse popolari.

Per un seguito di eventi oggi in Italia alla testa del malcontento, dell’insofferenza e dell’indignazione delle masse popolari non c’è ancora il Partito comunista. La rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato ha fatto solo pochi passi. Siamo ancora al consolidamento e rafforzamento del (nuovo)PCI. La storia che abbiamo alle spalle ha ridotto il seguito popolare e le dimensioni del movimento comunista cosciente e organizzato. Dopo Togliatti, Berlinguer e Occhetto, Bertinotti facendo collaborare il PRC con Prodi ha completato nel corso della legislatura 2006-2008 la liquidazione di quello che restava del grande PCI della Resistenza. Votare non è ancora essere organizzati per prendere il potere, ma anche dando ai voti più importanza di quella che realmente hanno, il PC di Marco Rizzo (che tra i frammenti del PRC è quello che più chiaramente si professa per il comunismo) a livello nazionale raccoglie al massimo 250 mila voti (elezioni europee 2019, il massimo risultato raggiunto). La rinascita del tessuto di organismi comunisti o ispirati dai comunisti è ancora agli inizi. Il prestigio del (n)PCI è limitato a pochi centri. Le forze organizzate sotto la sua direzione sono poca cosa.

Con le nostre poche forze noi comunisti ci dobbiamo assumere il compito di fare in modo che l’Italia passi dalla breccia aperta (elezioni 4 marzo 2018) nel sistema politico delle Larghe Intese (tra polo PD e polo Berlusconi) alla creazione delle condizioni per la costituzione del GBP. La costituzione di questo sarà un altro, nuovo passo avanti sulla via della rivoluzione socialista.

Oggi la massima espressione politica del malcontento, dell’insofferenza e dell’indignazione delle masse popolari è il M5S e il suo concorrente più prossimo in questo ruolo è la Lega di Matteo Salvini. I voti che si sono concentrati sul M5S il 4 marzo 2018 hanno inceppato il funzionamento del “pilota automatico”, il M5S fa parte del governo e la disgregazione dei due poli si è accelerata.

Noi possiamo e dobbiamo operare sul M5S in questo quadro. Dobbiamo fare il massimo che abbiamo la capacità e la forza di fare perché il M5S allarghi la breccia, perché il governo italiano di cui il M5S è parte rompa con l’UE e la NATO e smetta di attuare il programma comune della borghesia imperialista (delocalizzare e chiudere aziende, privatizzare ed esternalizzare settori della pubblica amministrazione, distruzione del sistema scolastico, pensionistico, sanitario, devastazione del paese, partecipazione al disastro ecologico e alla guerra che devasta i paesi neocoloniali e dilaga nel mondo, mobilitazioni virali delle masse popolari su questioni inconsistenti o secondarie, programmi del sistema di controrivoluzione preventiva). Quello che il governo M5S farà non è il nostro programma. Se cerca di attuare il suo programma, si creeranno di fatto condizioni che non saranno quelle che i capi del M5S immaginano, ma saranno quelle necessarie a costituire il GBP. Neanche questo sarà il nostro governo ma la lotta per consolidare le misure che esso prenderà ed estenderle, per difenderle con successo dall’opposizione e dal boicottaggio dei padroni, del Vaticano e dei loro agenti e alleati e dall’aggressione della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti accelererà la rinascita del movimento comunista e porterà all’instaurazione del socialismo, cioè del nostro governo.

Per questo noi comunisti dobbiamo spingere e appoggiare gli esponenti e attivisti del M5S ad andare avanti sulla loro strada, a non cedere al PD e allo schieramento di cui il PD fa parte, lo schieramento che di male in peggio va da Zingaretti, a Renzi, a Berlusconi, a Salvini, a Meloni e ai gruppi scimmiottatori del fascismo del secolo scorso, lo schieramento la cui opera emargina le masse popolari dall’attività politica, aumenta il malessere delle masse popolari, alimenta la china verso la guerra e il dissesto climatico, fa sì che il malcontento delle masse popolari si raccolga attorno alla Lega e alla destra più reazionaria. Per noi comunisti la riscossa del M5S è un’occasione, dobbiamo approfittarne. Noi appoggiamo e spingiamo quelli del M5S a fare una cosa (battersi per attuare le loro promesse e realizzare le loro illusioni: e ci sono vari segnali che una parte del M5S ha la volontà e cercherà di farlo) benché sappiamo già che comunque non riusciranno ad attuare le loro promesse e realizzare le loro aspirazioni. Quindi li spingiamo a farla non perché contiamo che questa parte del M5S riuscirà ad attuare le sue promesse e realizzare le sue aspirazioni, ma perché, se i ministri e gli altri eletti del M5S cercheranno di “nazionalizzare e far funzionare Alitalia e Air Italy così come le aziende che le multinazionali vogliono chiudere o ridimensionare, cacciare senza alcun indennizzo Benetton & C dalla gestione delle autostrade (altro che lasciarli liberi di ricattare e minacciare governo e ministri!), mantenere ed estendere il reddito di cittadinanza, portare a fondo l’eliminazione della riforma Fornero delle pensioni (riduzione dell’età e degli anni di contributi per andare in pensione) approvata dagli stessi che oggi sbraitano perché gli hanno tolto i vitalizi, abrogare le misure imposte da Salvini con i decreti sicurezza contro gli immigrati, contro i lavoratori che lottano e a favore delle organizzazioni criminali (vendita all’asta dei beni sequestrati, per lasciarli ricomprare ai mafiosi tramite prestanome, anziché la confisca e l’uso pubblico di questi beni), reintrodurre l’art. 18 ed eliminare del tutto il Jobs Act che ha dato più mano libera ai padroni (che chiudono e delocalizzano le aziende) contro i lavoratori (che lottano per tenerle aperte e nel nostro paese), eliminare non solo la prescrizione con cui Berlusconi e gli altri paperoni si sottraggono alle condanne, ma anche le sanzioni pecuniarie che strangolano i lavoratori e fanno il solletico ai ricchi, l’obbligo di fedeltà aziendale e le alte forme di limitazione delle libertà costituzionali nelle aziende” (dal Comunicato CC 6/2020), se gli attivisti del M5S spingeranno i loro ministri e eletti in questa direzione, non potranno appellarsi a Mattarella & C ma dovranno chiamare lavoratori, disoccupati, precari, ecc. a sostenerli contro quanti (lo schieramento che va da Zingaretti, a Renzi, a Berlusconi, a Salvini, a Meloni e peggio e i loro padrini UE e NATO) sono contrari a queste misure, dovranno cioè promuovere l’organizzazione e la mobilitazione delle masse popolari, quindi alimenteranno la formazione di OO e OP, il loro coordinamento, la loro azione: in questo modo creeranno condizioni più favorevoli alla costituzione del GBP.

Quanto al referendum del 29 marzo, il M5S con la riduzione del numero dei parlamentari si è attaccato ad una questione stupida: il problema non è il numero dei parlamentari ma il ruolo del Parlamento, la funzione del sistema elettorale, l’organizzazione politica delle masse popolari, l’abolizione dei segreti in campo politico, economico, finanziario, la conoscenza del corso reale delle cose da parte delle masse popolari, la loro partecipazione reale alla gestione della vita sociale, ecc. Che i parlamentari siano più o meno, nulla cambia.

La riduzione del loro numero è diventata una bandiera del M5S e di tanti suoi attivisti ed elettori in reazione al covo di malaffare e di corruzione che il Parlamento è diventato tradendo lo spirito della Costituzione del 1948. Scalfire questo insulto alla Costituzione è molto più facile che espellere le basi USA e NATO e ritirare i soldati italiani dalle missioni di guerra (che violano l’art. 11), nazionalizzare le aziende che i capitalisti vogliono chiudere o delocalizzare (in violazione degli artt. 41 e 42) e cancellare altre palesi violazioni della Costituzione del 1948. Come è più facile cancellare i vitalizi o la prescrizione dei reati per chi ha i soldi per pagare abili avvocati azzeccagarbugli e, all’occorrenza, per ricompensare magistrati compiacenti. E certamente è ridicola la motivazione che la riduzione del numero dei parlamentari farà “risparmiare risorse che si potranno destinare al welfare”: non qualche decina di milioni ma miliardi di euro possono essere recuperati per il welfare anche solo sospendendo l’acquisto dei cacciabombardieri F35 e ritirando i contingenti militari all’estero, smettendo di finanziare le scuole private in mano alla Chiesa (in violazione, tra l’altro, dell’art. 3 della Costituzione del 1948), sospendendo il pagamento dei titoli del debito pubblico e le quote che lo Stato italiano paga all’UE più di quello che l’UE stanzia per l’Italia.

Concretamente ora, dopo la rottura della Lega con il M5S, il referendum è un’operazione messa su dalle Larghe Intese contro il M5S per assestargli un altro colpo, è principalmente un tentativo del sistema delle Larghe Intese di impedire che si allarghi la breccia aperta il 4 marzo. Se M5S continuerà ad essere inaffidabile per le masse popolari, il referendum inevitabilmente sarà un altro duro colpo per M5S, come le elezioni regionali. Se M5S si riprende e da subito usa su larga scala i poteri che già ha per sostenere le lotte, per tenere aperte le aziende, ecc. allora il risultato del referendum potrà essere diverso. Quindi nell’ambito della battaglia che ingaggiamo per spingere M5S a risalire la china, dobbiamo sostenere la battaglia per il SI facendone una campagna di denuncia della distruzione del ruolo del Parlamento da parte del sistema delle Larghe Intese, dell’eliminazione dei diritti politici, della corruzione dei parlamentari, della violazione ed elusione della Costituzione, del teatrino della politica borghese che nasconde alle masse popolari le reali attività governative, ecc. È un’occasione per parlare della realtà, dei rapporti reali tra le persone, i gruppi sociali e le classi. Ammesso che il referendum si faccia e non sia travolto dagli avvenimenti (operazione coronavirus di controrivoluzione preventiva, guerra in Libia, crisi economica e altro), la vittoria del SÌ rafforzerà la ripresa del M5S se i suoi attivisti, elettori ed eletti si metteranno comunque da subito a mobilitare supporto e partecipazione delle masse popolari, ad attuare le promesse elettorali che il M5S ha fatto e a cancellare le misure antipopolari che il Conte 1 ha introdotto, principalmente tramite i Decreti Sicurezza di Salvini, a finirla con la soggezione alla NATO e all’UE. Un buon motivo per votare a favore del M5S, cioè SÌ. Se si farà, per noi comunisti il referendum deve essere soprattutto l’occasione per una campagna di propaganda del Governo di Blocco Popolare e di azione che crea le condizioni necessarie per costituirlo.

Dobbiamo imparare a elevare la resistenza delle masse popolari al catastrofico corso delle cose e far avanzare la rivoluzione socialista traendo spunto da ogni appiglio e ogni fessura che il corso delle cose ci offre!

Avanti nella rivoluzione socialista!

Avanti nella rinascita del movimento comunista!

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Rubrica - Dibattito Franco e Aperto 

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