Prima parte / Seconda parte / Terza Parte

 

 

Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri

Reparto Anti Eversione

 

Roma, 27 novembre 2003

Nr. 362/163-2001 di prot.

OGGETTO: Procedimento penale in 32049/01/21.

 

ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI

- Sost. Proc. dott.sa S. Castaldi - Sost. Proc. dott.sa B. Sargenti -

NAPOLI

 

e, per conoscenza:

ALLA SEZIONE ANTICRIMINE CARABINIERI NAPOLI

 

 

INDICE 3° Parte

 

La Cellula per la costituzione del Partito Comunista Combattente e la militanza di NC31. L'interlocuzione con la Commissione Preparatoria

I rapporti tra CARC-CP ed i militanti BR-PCC

I rapporti tra CARC-CP ed i Nuclei Territoriali Antimperialisti

I rapporti tra CARC-CP ed altre organizzazioni eversive nazionali

Il PCE(r)/GRAPO

Note

 

[il dossier che pubblichiamo arriva fino a questo punto dell'indice. Le parti seguenti verranno pubblicate in seguito]

La Fraccion Octubre del PCE(r) (Frazione Ottobre)

Soccorso Rosso Internazionale

I riscontrati rapporti tra CARC-CP ed altre organizzazioni internazionali

Il Partito Marxista-Leninista di Germania (Marxistisch-Leninistischen Partei Deutschlands – MLPD

Conclusioni

 

 

 

LA CELLULA PER LA COSTITUZIONE DEL PARTITO COMUNISTA COMBATTENTE E LA MILITANZA DI NC31 L'INTERLOCUZIONE CON LA COMMISSIONE PREPARATORIA

 

Con il numero quattro (marzo 200) del periodico clandestino ”la Voce” la Commissione Preparatoria tracciava, ad un anno di distanza dal primo numero, un bilancio sul progetto per la costituzione del "(nuovo) Partito comunista italiano". Nella prospettiva del congresso di fondazione e della necessità di elaborare il programma e costituire organizzazioni clandestine di partito, i cui delegati parteciperanno al congresso di fondazione del partito, nel corso del quale verrà eletto, sulla base dello statuto approvato, l'organismo dirigente, gli autori sostenevano che "hanno incominciato a sviluppare la loro esperienza ...” i primi comitati del partito, e i primi collaboratori" alcuni dei quali non ancora in contatto con la Commissione Preparatoria. D'altro canto veniva però rilevato che la "scarsità della rete organizzativa costituita finora" non consentiva di fornire una "valutazione esauriente della diffusione". Gli estensori, nel precisare che sino al congresso i rapporti saranno "fluidi e sperimentali", incoraggiavano la costituzione "simultaneamente da molte parti" di organizzazioni clandestine, prefiggendosi, come uno dei compiti per il nuovo anno, di raccordarsi a tali realtà.

 

Nel corso della celebrazione della G.I.R.P. ,(117) tenutasi a Parigi il 18 giugno 2000 ed organizzata da "italiani (esiliati degli anni '80) ", i Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo(118) proponevano la costituzione di un organismo internazionale, precisamente "Soccorso Rosso Internazionale", con il fine di "sostenere i prigionieri rivoluzionari (...) e agire insieme contro tutte le forme di repressione di classe e di controrivoluzione".

Il testo di invito alla celebrazione della manifestazione riportava: "Collectif pour un SECOURS ROUGE Celia (119) BP 6 - 75010 Paris cedex 10.

 

Paris 8.6.00

Cari compagni, abbiamo ricevuto la vostra comunicazione del 31.5.00 e siamo contenti che possiate partecipare alla nostra giornata. Noi invece non siamo in grado di scendere, ma sarà per un'altra occasione.

Quanto al traduttore, non c'è problema visto che alcuni di noi siamo italiani (esiliati degli anni '80,.

Per trovarci, vi proponiamo due appuntamenti (immaginiamo che veniate in treno):

Uno: sabato ore 20, un altro domenica ore 10.

All'uscita centrale della Gare de Lyon (stazione di Parigi dove arrivano i treni dall'Italia), prendete la Rue de Lyon e sul marciapiede di sinistra troverete subito un bar "Express de Lyon".

Per riconoscerci, noi porteremo il Bollettino ".

 

Alla manifestazione del 18 giugno 2000, tenutasi a Parigi presso il "CENTRO INTERNAZIONALE DELLA CULTURA POPOLARE CICP" di rue Voltaire nr. 21, partecipavano circa 50 persone riconducibili a formazioni terroristiche e radicali, in particolare:

- "REVOLUTIONARER AUFBAU" di Zurigo. Nella circostanza i militanti, tra i quali STAUFFACHER Andrea, distribuivano un comunicato nel quale venivano ringraziati i CARC per la celebrazione della "GIRP" anche in altri Paesi ed elogiata l'attività svolta dalla "COMMISSIONE PREPARATORIA DEL CONGRESSO DI FONDAZIONE DEL NUOVO PCI";

- "KOMITEE GEGEN ISOLATIONSHAFT-IKM", di Hannover;

- APAPC - ASSOCIATION DES PARENTES ET AMIS DES PRISIONNIERS COMMUNISTES di Bruxelles;

- "PARTITO COMUNISTA SPAGNOLO RECOSTITUIDO -PCE(r)";

- "DHKP-C", Turchia, sezione francese; "ACTION DIRECTE", Francia;

- "CELLULE COMUNISTE COMBATTENTI", Belgio;

- "FARC", Colombia.

La delegazione italiana era composta da: AMORE Massimo, in rappresentanza dell’Associazione Solidarietà Proletaria";

- NC52 , accompagnata dal marito NC51 , in rappresentanza della sezione italiana della formazione spagnola "ASSOCIATION FAMILARES AMIGOS PRESOS POLITICOS-AFAPP".

 

Nell'organizzazione della manifestazione, come preannunciato, si è registrato l'impegno di alcuni rifugiati italiani, tra i quali:

- NC33, (120) latitante, colpito da mandato di cattura internazionale perché condannato per banda armata, rapina aggravata e detenzione di armi, in rapporti di amicizia con AMORE Massimo, con il quale, a margine della riunione si è intrattenuto in colloqui riservati;

- NC31 , (121) latitante, colpito da mandato di cattura internazionale per banda armata e associazione sovversiva con finalità di terrorismo.

- NC61 . (122) già aderente di "Guerriglia Metropolitana per il Comunismo" convivente dell'estremista, rifugiato in Francia, NC5 (123). La NC61, in passato indicata quale militante della Cellula, risulta tuttora in contatto telefonico con AMORE Massimo;

- era, inoltre, presente NC28, (124) giunto in compagnia di

NC73. (125)

I partecipanti concordavano nel ritenere la lotta armata unico e necessario strumento per giungere alla liberazione della classe operaia e delle sue avanguardie detenute. A tal proposito veniva elogiato il modello politico organizzativo rigidamente marxista-leninista della formazione turca "DHKP-C".

 

Al termine della riunione, AMORE Massimo usciva dal luogo in cui si era svolta accompagnato da NC33.

Gli stretti rapporti esistenti tra NC33 ed i militanti della Commissione Preparatoria verranno ulteriormente avvalorati dall'incontro del 2 marzo 2002, tra lo stesso NC33 e NC35 , all'interno dell'abitazione di NC81: il servizio di osservazione condotto dal collaterale organo di polizia francese consentiva, infatti, di notare NC35 uscire dall'abitazione di NC81 alle ore 11.00 del 2.3.2002, e, dopo aver acquistato un giornale, rientrare nel condominio ove è ubicata l'abitazione della NC81, seguito, dopo alcuni minuti, dal noto latitante NC33 che si intratteneva nell'abitazione per circa mezzora per poi uscirne da solo.

 

In data 11 novembre 2000, in Lione, si teneva un'ulteriore riunione del neo costituito organismo denominato "Soccorso Rosso Internazionale". (126) In data 06/12/2000 si aveva conferma dell'incontro tenutosi nella città francese l'11/11/2000, al quale - come precedentemente riferito aveva preso parte NC49: "Cari compagni, in seguito proposta di cambiamento per la data dell'incontro, queste sono le ultime indicazioni: giorno, sabato 11 novembre, ora, 13 e se in ritardo 14. Calorosi saluti, C.P.S.R. Paris 09/10/2000" (lettera acquisita in data 13/10/2000) e "Att. ASP. Cari compagni, non abbiamo ancora ricevuto la vostra risposta per il 11 novembre. Solo i compagni spagnoli non verranno. Fateci sapere le vostre intenzioni. Un abbraccio" (lettera acquisita in data 30/10/2000).

 

AMORE Massimo e NC49 si recavano nuovamente in Francia nel giugno 2001, in occasione della celebrazione della GIRP. Il viaggio veniva preceduto da contatti telefonici con NC61 presso la quale i due esponenti dei CARC troveranno ospitalità durante la loro permanenza in Parigi.

 

La partecipazione di AMORE alla G.I.R.P. era stata dallo stesso comunicata anche alla Manuela MAJ che lo aveva contattato sull'utenza di casa il 12.06.2001, alle ore 21.11. Nella circostanza Massimo AMORE riferiva che avrebbe partecipato alla G.I.R.P. unitamente a NC49, entrambi in qualità di rappresentanti A.S.P. , e di aver ricevuto un apposito fax di invito. Tra gli argomenti all'ordine del giorno figurava la verifica della posizione dell'A.S.P. all'interno di Soccorso Rosso Internazionale, a seguito delle accuse di irregolarità rivolte dai rappresentanti del PCE(r) all'organismo italiano.

 

Si apprendeva in seguito che, in effetti, AMORE Massimo e NC49, pur essendosi recati a Parigi in occasione della celebrazione della "Giornata Internazionale del Rivoluzionario Prigioniero", non avevano preso parte alle iniziative organizzate dal neo costituito Soccorso Rosso Internazionale ma solo ad incontri a margine delle manifestazioni programmate, a causa delle pressioni dei militanti spagnoli rappresentati dalla coppia NC52 - NC51, dirette ad escludere i CARC dall'organismo internazionale. Alla struttura italiana, oltre alle accuse derivanti dalla presa di posizione nei confronti del gruppo scissionista di Fraccion Octubre, veniva duramente contestato il fatto di essersi presentato alle ultime consultazioni elettorali.(127)

 

Il 16 febbraio 2001, la Sezione Anticrimine di Napoli acquisiva un documento inedito, inizialmente nella disponibilità di Massimo AMORE, in seguito in quella di Giovanni Battista CANCELLO, originato dalla Cellula per la Costituzione del Partito Comunista Combattente nell'autunno del 2000 e rivolto alle "due principali posizioni" all'interno del movimento rivoluzionario: le BR-PCC e la Commissione Preparatoria.

Il documento, datato "Ottobre 2000" a sigla della "Cellula per la Costituzione del Partito Comunista Combattente”, era contenuto all'interno della casella postale nr. 5080 noleggiata presso l'ufficio Postale di Napoli via Baku da CANCELLO Giovanni Battista, ed era stato consegnato a quest'ultimo da AMORE Massimo, come si desume dal contenuto di una conversazione telefonica registrata il 2 febbraio 2001, sull'utenza del CANCELLO : "[...] Fino a mo ci ho pubblicazioni non clandestine, domani dovrò avere questa qua... lei già ce l'ha? [...] Questo documento clandestino ... [...] Domani dovrebbe darmi (n.d.r. AMORE Massimo) questo documento che è la critica dei militaristi P.C.C.O. ... che fa alla Commissione Preparatoria, riguardo alle elezioni cose ... [...] Questa sta sigla è "Cellula per la Costruzione del Partito Comunista Combattente". , ma già si conosce, io non l'ho mai sentita, lui mi ha detto se ... che l'avevo letta, mi sembra ... gli ho detto di si, perché dirgli si non è mai peccato, però... [...] Non la conosco proprio, sono i Nuclei, quelli di D'ANTONA, i Nuclei Comunisti per la costruzione del ... [...] Cellula per la Costruzione del Partito Comunista Combattente. [...] E' un documento di critica alla Commissione Preparatoria [...] ". In una successiva conversazione registrata il 13.02.2001, dopo averlo incontrato presso l'ospedale Monaldi di Napoli, CANCELLO riferiva al dr. NC38 di aver avuto disposizioni dall'AMORE di provvedere alla distruzione del documento perché, in occasione dell'ultima riunione a Milano della Segreteria Nazionale dei C.A.R.C. , i presenti avevano avuto il sospetto di essere pedinati.

 

Gli elementi raccolti facevano ritenere ragionevolmente fondata l'ipotesi che una componente della struttura eversiva di matrice brigatista dovesse necessariamente essere dislocata in Francia e composta, come riferito nel documento Presentazione di "Aprile 1999" da ex militanti rivoluzionari delle B.R. che, durante la spaccatura del 1984, hanno sostenuto la Seconda Posizione, in parte come militanti entrati nell'organizzazione dopo il 1984: "D'altronde troveremmo sciocco, non dichiarare che ai tempi della battaglia politica interna alle BR sviluppatasi nell'84, alcuni di noi si trovarono sebbene non come militanti dell'organizzazione, a sostenere la seconda posizione. D'altronde sono passati quindici anni da quella rottura, molti di noi non l'hanno vissuta in prima persona" e, precisamente, proprio dagli "italiani (esiliati degli anni '80)" del Collectif pour un Secours Rouge di Parigi: NC31 e NC33 .

Di conseguenza, la capitale francese ha costituito l'area di interlocuzione dialettica e di confronto diretto tra la Cellula e la Commissione Preparatoria del congresso di fondazione del (nuovo) Partito comunista italiano, riparata anch'essa in Francia, come inizialmente dimostrato dalle emergenze investigative sul NC35 e sulle e-mail inviate dalla struttura clandestina, a seguito degli arresti dei militanti di Iniziativa Comunista (128) ed ora inequivocabilmente comprovato dagli arresti di Giuseppe MAJ e Giuseppe CZEPPEL, dello scorso 23 giugno 2003 (129) e dagli elementi raccolti nel corso delle perquisizioni locali di giugno e del 18 luglio 2003.

 

Gli interventi di giugno e luglio consentivano, infatti, di rinvenire importantissimi documenti inediti della cellula, tra cui elaborati costituenti bozze dei documenti in seguito diffusi dall'organizzazione di matrice brigatista. Tali acquisizioni permettevano di ricostruire dettagliatamente le fasi del dibattito e del confronto per l'unità e l'avanzamento del processo rivoluzionario e che hanno visto l'impegno della Cellula e della CP.

 

Nell'abitazione di Enrico LEVONI venivano sequestrati diversi documenti originati dalla Cellula negli ultimi anni '90.

 

Veniva acquisito, in particolare, un opuscolo dal titolo "Sergio Spazzali "Pino" 1989 - 1991. Scritti rivoluzionari", datato Settembre 1995. Il testo si apre con una commemorazione di Sergio SPAZZALI, deceduto nel 1994, in Francia (130) ed è costituito da una raccolta di scritti redatti dal 00225 militante deceduto, tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90. Copia dell'opuscolo, priva del frontespizio e della commemorazione, veniva rinvenuta nel corso della perquisizione locale compiuta il 3 maggio 2001 nei confronti della militante di IC, NC8.(131)

Nel documento vengono affrontate le questioni fondamentali che si ritiene siano di fronte al movimento comunista. L'elaborato segue il percorso di sviluppo della società, analizzata secondo i canoni del marxismo ed alla luce delle esperienze delle varie manifestazioni che vi sono state nel fluire storico.(132)

(LEVONI Enrico - reperto.. nr. 14/7 - allegato nr.. 48)

del "Nucleo per la fondazione del PCC" (elaborato a stampa di 28 pagine rinvenuto il 7.9.1988, in Ladispoli (RM), in una base delle BR-PCC).

La conclusione del capitolo sintetizza l'articolazione dei concetti espressi in riferimento a cosa debba intendersi per processo insurrezionale: "Per la distruzione delle strutture dello Stato borghese è necessario il processo insurrezionale che vede le masse proletarie organizzate nell'esercito proletario sotto la direzione del partito comunista (fase che si verifica solo nella situazione rivoluzionaria), Nella fase pre-rivoluzionaria (e non certo in una fase qualunque). che è quella dell'imperialismo maturo, anche in assenza delle condizioni oggettive e/o soggettive caratteristiche della fase rivoluzionaria il partito comunista combattente conduce la sua lotta dall'alto attaccando il cuore politico dello Stato, nello stesso tempo in cui lavora dal basso alla conquista della direzione del movimento di massa (due linee di intervento strettamente collegate), contribuendo così in modo decisivo alla costituzione delle condizioni di maturazione della situazione rivoluzionaria. La concessione internazionale è indispensabile, benché non nel contesto di un Fronte di iniziative guerrigliere linearmente giustapposte, ma nel contesto di una Internazionale dei Partiti comunisti."

Articolo dal titolo 'l'Unita del politico militare", pubblicato sulla rivista "Per il Partito", nr. 4 "Aprile 1991".

In questo capitolo della rivista viene analizzato il concetto di 'unità del politico e del militare" e le sue problematiche. Secondo gli estensori, è necessario che il partito adotti la forma della Lotta Armata, considerata strumento decisivo anche se non l'unico, svolta direttamente dal Partito senza la mediazione delle massa (azione dall'alto). Dopo aver considerato le varie posizioni del Movimento Rivoluzionario rispetto alla lotta armata, viene ripercorsa l'evoluzione delle società borghesi dalla loro nascita ad oggi, epoca in cui le stesse si sono trasformate in regimi di "autoritarismo imperialista". In quest'ultima, fase determinata dall'affermarsi, del proletariato come classe e dal conseguente sviluppo della classe borghese da forza progressista a forza reazionaria, gli estensori identificano due tipi di stati imperialisti:

- uno stato a carattere temporaneo, di emergenza (dittatura di tipo fascista - militare);

- uno stato definito come "naturale evoluzione dei regimi democratici borghesi nell'epoca dell'autoritarismo imperialista".

Considerando invece la formazione economico sociale che supporta tali regimi, vengono individuate due forme principali: paesi ad elevato grado di capitalizzazione (in cui è il proletariato che deve, in prima persona, conquistare il potere politico ed avviare la trasformazione dei rapporti produttivi); paesi a basso grado di capitalizzazione (nei quali il proletariato deve dapprima costituire e guidare un fronte di tutte le forze democratiche e progressiste, ed in seguito, assumere direttamente il potere politico, estromettere dalla gestione di quest'ultimo le altre forze politiche ed avviare il processo di realizzazione di una società socialista). Nella fase della maturità dell'imperialismo l'unità del P/M rappresenta ancora maggiormente un "carattere strutturale ed urgente", per poter "condurre avanti il processo rivoluzionario contro un regime politico sempre più formalmente democratico. In riferimento al nostro paese, vengono ripercorse le tracce del travaglio politico seguito al tracollo delle illusioni post-fasciste, sottolineando come la lotta popolare non sia riuscita nella sostanza a riaprire spazi di agibilità significativi ai fini dello sviluppo della lotta di classe; in questo contesto viene evidenziato come l'extraparlamentarismo, praticato dalla sinistra di classe a partire dagli anni '60 e sorto in conseguenza della relativa impraticabilità delle istituzioni rappresentative nel nostro paese, sia un'esperienza ormai esaurita. Gli estensori dell'articolo ribadiscono quindi che nella fase che stiamo vivendo (pre-rivoluzionaria) la LA e la clandestinità diventano non l'unico ma il metodo fondamentale di chi sceglie soggettivamente di fare politica non solo nel conflitto di classe, ma anche nei conflitti interni alla borghesia, poiché questo terreno è divenuto allo stato, delle cose l'unico decisivo. Si considera inoltre che i vecchi strumenti parlamentari sono utilizzabili dove possibile farlo con efficacia, tenendo presente però che il loro "deperimento" è sempre più accentuato "a causa dell'evoluzione oggettiva della società imperialista". Alla luce di ciò, la L.A. rappresenta la forma tipica del far politica nella fase dell'imperialismo maturo; ciò in conseguenza del necessario deperimento (quasi totale) degli altri mezzi di confronto e mediazione politica. Sulla base di questa premessa si pone il problema del rapporto tra politico e militare, ossia tra "l'analisi e l'elaborazione dei disegni tattici e strategici politici" e "l'articolazione tattica e strategica delle operazioni militari", come pure il rapporto delle persone tra militanza e politica militare. Il rischio fondamentale è quello del "militarismo"; per evitarlo occorre che i disegni politici e militari siano elaborati nello stesso contento e dalle stesse persone, in modo che tutti i militanti siano coinvolti e consapevoli dei problemi ad entrambi i livelli. Perché ciò si realizzi dove essere superata la concezione, (tipicamente borghese) della distinzione tra lavoro, manuale (aspetto militare) e lavoro intellettuale (aspetto politico): entrambi i lavori sono manuali ed intellettuali assieme, devono cioè essere svolti dalle stesse persone nello stesso contesto. In conclusione, la Cellula si dichiara per l'unità più rigida del politico-militare, e deriva tale regola dalla considerazione che la L.A. rappresenta il metodo fondamentale, decisivo ed essenziale del far politica oggi nei paesi del centro imperialista.

 

A LEVONI Enrico venivano inoltre sequestrate due copie del documento redatto dalla Cellula per la costituzione del Partito Comunista Combattente, dal titolo "Nell'aggravarsi della crisi capitalistica internazionale, l'alleanza borghesia imperialista - socialdemocrazia è l'asse dell'attacco anti:proletario", datato gennaio 1998 (133)

(LEVONI Enrico - reperto nr. 14/8 allegato nr. 49) ed altre due copie del documento redatto dalla Cellula per la costituzione del Partito Comunista Combattente, dal titolo "Senza ripresa dell'attività rivoluzionaria, non vi è percorso di liberazione per i prigionieri rivoluzionari", datato maggio 1998 (134)

(LEVONI Enrico - reperto nr. 14/9 - allegato nr. 50).

 

 

Acquisizioni di maggiore interesse avvenivano nel corso della perquisizione effettuata nell'abitazione parigina di NC31, dove, tra l'altro, venivano rinvenute una copia sia del documento "Presentazione" d aprile 1999 (NC31 - reperto nr E/li/13/1 - allegato nr. 62), sia dell'elaborato Ottobre 2000"

(NC31 - reperto nr. E/i 1/12/1 - allegato nr. 63)

 

I reperti, occultati all'interno di cartelline contenenti recensione stampa. vengono presentati in ordine cronologico, in modo tale da avere una visione chiara del confronto dialettico e, soprattutto, dello sviluppo dell'interlocuzione Cellula/CP, conclusasi con il documento "Autocritica e rettifica" del gennaio 2002.

 

Il primo documento riconducibile alla Cellula, dal titolo "Proposta per un lavoro comune", redatto dopo il 20 maggio 1999, data dell'omicidio del prof. Massimo D'Antona, costituisce una prima sorta di bozza (135) del documento in seguito diffuso con la data "Ottobre 2000".

L'organizzazione di matrice brigatista si propone di alimentare, attraverso l'analisi delle diverse posizioni all'interno del movimento rivoluzionario ed in un contesto considerato favorevole, (136) il dibattito ed il confronto fra i comunisti per l'unità e l'avanzamento del processo rivoluzionario: (137) "Su questa base proponiamo una prima scheda allegata, da sviluppare tra i vari interlocutori e a partire dalla critica alle posizioni indicate, faccia emergere in positivo il livello di omogeneità raggiunto. La cosiddetta definizione di una posizione di classe, come prima base di unità per la costituzione di un centro comunista. Si tratterà poi ognuno a seconda della propria collocazione, di utilizzare questo materiale nella battaglia politica."

Nella parte introduttiva, l'autore:

- valuta positivamente lo sviluppo del movimento contro l'Esecutivo per la sua politica economico-sociale e per l'intervento bellico nei Balcani in seno alla NATO; (138)

- critica la concezione "militarista" e "soggettivista" della lotta armata propria delle BR-PCC, causa di un allontanamento dialettico dalle masse e di un appiattimento del processo rivoluzionario in una aggregazione delle masse intorno all'Organizzazione Combattente Comunista; (139)

- conviene sulla necessità che "l'avanguardia rivoluzionaria" (Partito) si organizzi sul piano politico-militare.

Nel primo dei paragrafi dedicati al "materiale" da utilizzare "nella battaglia politica", dal titolo "Militarismo e dogmatismo, due ostacoli al processo di costituzione del Partito", l'autore stigmatizza l'impianto politico ed organizzativo proprio delle BR-PCC e della Commissione Preparatoria, (140) accusate, rispettivamente, di "militarismo" e di "dogmatismo", all'origine dell'incapacità di rappresentare gli interessi del proletariato nei confronti delle altre classi sociali e dello Stato e di coinvolgere, le masse il terreno dello scontro militare: "A nostro avviso le due tendenze, sebbene all'apparenza molto distanti, hanno molti punti in comune, militaristi e dogmatici infatti disprezzano le masse e in particolare la classe operaia, hanno una visione idealista della lotta di classe, una concezione del Partito e della sua costituzione come atto puramente soggettivo e volontaristico. Sia i militaristi che i dogmatici (su questo tema rimandiamo alla loro pratica e ai loro scritti) dimostrano una profonda sfiducia nelle masse, giudicate arretrate, passivizzate e in particolare non considerano condizione essenziale alla costituzione del Partito il coinvolgimento e il contributo della classe operaia, tramite il coinvolgimento dei gruppi operai più avanzati.

Gli uni con la sola iniziativa armata, chiamano a raccolta i comunisti in una proposta che senza fornire un bilancio dell'esperienza precedente ripropone il continuismo d'Organizzazione, dopo oltre dieci anni di silenzio. Non si sforzano nemmeno di fare un'analisi del movimento operaio e dello sviluppo dell'autonomia di classe, non considerano minimamente il processo di crescita che forzatamente le masse fanno a partire dalle lotte economiche e di resistenza alla crisi. La contraddizione Partito/Masse scompare del tutto, sostituita dalla sola contraddizione Partito/Stato, non è più la politica che guida il fucile, ma è il fucile a guidare la politica.

Gli altri dall'alto della presunzione tutta teorica, vedono il processo di costituzione del Partito realizzarsi attraverso la sola definizione del "programma perfetto", e fatto ciò, non resta che appellarsi ai comunisti perché vi aderiscano. A questo programma si aggiungono volta per volta nuove discriminanti, (quale la forma clandestino del Partito) senza spiegare come oggi fa politica il Partito Comunista.

Questa loro concezione ha avuto modo di esprimersi nella recente guerra imperialista contro i popoli dei Balcani. In modi differenti entrambi lo hanno del tutto ignorato. Ovvero la partecipazione dell'Italia alla guerra di aggressione imperialista della NATO, poneva ai comunisti due fondamentali questioni: a) Come partecipare, sostenere, sviluppare un ampio movimento popolare di lotta contro la guerra. b) Come coniugare questo con la visibilità ed i contenuti Politico/Programmatici dei comunisti, facendo emergere con forza la necessità della costituzione del Partito.

In entrambi i casi si è preferito propagandare la propria esistenza e proporre l'adesione al singolo progetto organizzativo, senza analizzare quanto nel movimento popolare e tra le avanguardie rivoluzionarie andava sviluppandosi. Senza considerare le contraddizione che la guerra apriva.

L'iniziativa dei militaristi, è stata come si suoi dire una iniziativa "buona per tutte le stagioni, solo casualmente ha coinciso con la guerra imperialista della NATO, che anche nel testo appare come un'appendice aggiunta all'ultimo momento, le parole d'ordine tutte rivolte all'interno del dibattito tra le forze rivoluzionarie, al punto da sembrare più uno spot pubblicitario che un'iniziativa politica Comunista.

I dogmatici, allo stesso modo, hanno considerato uno spreco di energie una loro partecipazione al movimento contro la guerra, tranne qualche volantino, hanno privilegiato il lavoro tutto interno di definizione elitaria del programma del Partito. Gli operai e le masse popolari in entrambi i casi sono stati considerati semplici spettatori.

Le reali dinamiche della lotta di classe, non rispondendo alle loro idee, non li hanno quindi interessati.

 

Le pratiche di movimento e di avanguardia, contro il partito della guerra (i DS) sono state considerate secondarie, i processi di aggregazione di massa del tutto indifferenti.

La conseguenza di tutto ciò, è altresì riscontrata nell'appiattimento dell'analisi degli uni sul rapporto DS-CGIL, nella comunanza di entrambi nel vedere per il nostro paese il processo rivoluzionario come un percorso di guerra di lunga durata in una concezione elitaria e organizzativista del Partito."

In “Che fare” la cellula, sulla via intrapresa dal movimento contro la Nato e l'esecutivo di centro - sinistra, nell'ambito della propria concezione basata sull'unità del politico/militare, propone, in un percorso dialettico con le masse, iniziative combattenti nei confronti di specifici obiettivi: "Padroni, finanza e governo gli obiettivi da colpire", (143) all'interno di un processo politico unitario che attraverso la pratica militare, accresca la formazione ed il livello organizzativo dei militanti: "Ponendosi su un livello politico militare di questo genere, è possibile trasformare l'unità che si propone in iniziativa concreta: può essere un livello abbordabile e che, al tempo stesso, ci permetta di amalgamare, formare, strutturare le forze disponibili al processo di unità, E' possibile insomma compiere una sintesi su tutte le questioni necessarie: unità su un percorso/progetto politico, sua esplicitazione politico militare rispetto al nemico di classe/Stato, concretizzazione di una pratica complessiva che formi i compagni e strutturi un livello di organizzazione più alto."

 

Nel successivo paragrafo, dal titolo "Punti da sviluppare in positivo", la Cellula ripropone, in estrema sintesi e continuità con la pubblicistica diffusa precedentemente, gli assi strategici del proprio impianto teorico. (144)

La guerra rivoluzionaria, nel nostro paese, si identifica come "insurrezione armata contro lo Stato" in quanto le masse si convincono a combattere lo Stato solo in presenza di situazioni oggettive, indipendenti quindi dalla volontà di individui, partiti o classi. Una guerra rivoluzionaria è tale quando il carattere militare dello scontro è di massa. La guerra rivoluzionaria non è un fatto spontaneo, non è una tendenza presente nelle manifestazioni anche violente della masse. La guerra rivoluzionaria può appoggiarsi sulle masse quando si sviluppa una situazione che

oggettivamente spinge le masse, per propria esperienza, ad impugnare le armi. Il processo rivoluzionario, quindi, non può che essere un processo armato.

Per 1'estensore il processo rivoluzionario si costruisce e avanza su due motori, Partito e organizzazioni di massa. Il Partito, basato sui criteri di "clandestinità" e di "centralismo democratico", nell'assumere la totalità dei compiti politico-militari, svolgerà il fondamentale ruolo di avanguardia, funzionale alla maturazione e disposizione delle masse allo scontro per il potere. L'obiettivo primario risulta, quindi, la costituzione del Partito che deve fondarsi sull'unità del Politico-Militare, concetto che esprime il rapporto tra l'agire politico e l'agire militare, e sull'utilizzo della Lotta Armata come "strumento" indispensabile dell'attacco contro lo "Stato borghese".

 

Unità del Politico/Militare significa, per l'estensore, concepire la lotta di classe come una lotta che per definizione è violenta, in quanto logica conseguenza del rapporto di oppressione e sfruttamento che intercorre fra la borghesia e le masse popolari. Il processo rivoluzionario quindi non può che essere un processo armato, in cui la lotta armata assume inizialmente un significato prettamente politico, successivamente militare e perciò finalizzato all'annientamento del nemico e alla conquista del potere.

Conseguentemente, l'organizzazione del Partito è, per la Cellula, imprescindibile da una strategia di attacco al nemico di classe, in netta contrapposizione con l'ipotesi portata avanti dalla Commissione Preparatoria, di una distinzione del momento politico, durante il quale provvedere all'accumulo delle forze", dal momento militare.

 

Nell'attuale "fase rivoluzionaria in sviluppo" la Lotta Armata avrà la funzione prettamente politica di rappresentazione degli interessi generali storici della classe, per assumere nella successiva fase insurrezionale, una volta consolidatosi il Partito e conquistata la necessaria influenza sulle masse, una funzione prettamente militare finalizzata alla "sconfitta nel nemico e alla presa del potere".

L'iniziativa armata viene ritenuta la più alta espressione della linea politica del Partito e l'attacco al cuore dello Stato inteso come realizzazione del principio di politica dall'alto.

 

L'ultima parte del documento ("Un esempio in positivo"), l'autore riporta come esempio di un valido ed efficace percorso rivoluzionario, strutturato inizialmente su di un coordinamento politico-militare e strutture comuni, l'esperienza guerrigliera del coordinamento dei gruppi eversivi messicani appartenenti all'E.P.R. (145) (NC31 - reperto - nr. E/2t47/1 allegato nr. 64).

 

Le prime valutazioni critiche sulla CP venivano compendiate in un documento privo di sigla, redatto nell'estate 2000, articolato su due parti, la prima dal titolo: "Brevi note sul maoismo” e la seconda dal titolo "Necessità del partito".

Mentre la prima parte ha una connotazione storica su quello che è stato ed ha rappresentato la linea maoista nell'ambito delle varie formazioni comuniste marxiste - leniniste, la seconda parte del documento risulta più interessante e rappresenta una critica alle tesi espresse dalla Commissione Preparatoria su LA VOCE. In particolare, partendo dalla considerazione che è reale la necessità della costruzione di un partito comunista, la critica mossa dall'autore è rivolta al modo in cui la Commissione chiama le masse ad un dibattito politico su questa esigenza. Si legge nel documento: "Per esemplificare e chiarire, rivelatore del primo atteggiamento è l'essersi considerati per anni gli unici detentori e realizzatori dei principi del marxismo - leninismo, mentre tutti gli altri compagni erravano ed errano, chi per un verso chi per un altro. La muraglia verso le masse si esemplificava e si esemplifica invece nel voler studiare, sempre molto dall'alto, le dinamiche che vivono nelle loro lotte, l'individuazione della linea rossa e della linea nera; della sinistra, della destra: quello che loro considerano linea di massa; linea di massa che pone i compagni della Commissione tanto in alto un po' come i preti cattolici con la loro pietas,quelli migliori da non accorgersi neppure di come vivono realmente le masse. Oggi i compagni della Voce chiamano al dibattito, al concorso (?) della costituzione del nuovo PC, dopo aver preso a pedate nel culo decine di compagni, averli trattati con disprezzo. Molti compagni che ieri hanno riposto in loro grandi speranze oggi, a volte con molto dolore, prendono le distanze. E il dolore nasce dal 'aver creduto in parte alloro progetto e, anche se a volte senza essere coscienti, aver contribuito a realizzarlo, e ritrovarsi oggi con la consapevolezza di essere stati usati, aver agito in quello che credevano un determinato progetto ed invece era tutt'altro (mi riferisco ai vari collaboratori di Rapporti sociali, dell'ASP, dei CARC, alle varie scissioni che hanno causato la dispersione dei compagni che si sono trovati coinvolti in dispute ideologiche e politiche, di cui non hanno mai capito il senso fino in fondo). Qualche "puro" li chiama compagni arretrati. E chi sono invece i compagni avanzati? Sono avanzati perché stanno lavorando al progetto programma e al congresso di fondazione del partito? Da un punto materialista è un po' poco". Richiamando poi l'esperienza di altri gruppi ed organizzazioni che miravano alla ricostruzione di un partito comunista si legge: 'Tutti questi gruppetti hanno avuto le loro brave tesi di formazione, il loro congresso, i più fortunati o forse solo i primi in ordine di tempo che l'hanno richiesto, hanno avuto pure il riconoscimento della Cina maoista. Che politica hanno prodotto? Che peso hanno avuto nella storia rivoluzionaria italiana? A mio avviso, al di là di quello che dice la rivista LA V. che considera il PCd'I. linea nera come uno degli esempi più positivi dei tentativi di ricostruzione di un vero PC (senza però spiegarne il perché), questi gruppetti hanno avuto un peso rivoluzionario uguale a zero. Oggettivamente al capitalismo italiano e al suo stato hanno dato meno fastidio di una mosca ad una vacca. Non avevano la 7° condizione. Ma questa basta forse a fare la differenza politica, ideologica, rivoluzionaria, che sostanzia un vero PC da un ennesimo gruppo fanfaronaro? Secondo me no. Anche perché questa 7° condizione esula dalla nuova concezione che le BR negli anni 70 hanno posto come concezione del nucleo promotore del nuovo PC, ovvero l'unità del p.m. e allora non è una concezione politica che si ricollega alla sostanziale innovazione politico strategica delle BR, bensì è semplicemente la necessità del nucleo dirigente del P. di nascondersi sia per proteggersi dalla repressione che esprimersi più "liberamente ". E allora non sono le "tesi buone" o il "compagno buono" che fanno la qualità di un partito, ma è la sua strategia, la sua politica abbinate alla formazione dei quadri, all'applicazione di un vero centralismo democratico in cui non esista solo il centralismo, ma viva profondamente in ogni struttura del partito il democratico. E la formazione dei quadri non avviene studiando solo il programma, le tesi, le riviste autoprodotte ( questo si chiama indottrinamento), ma studiando più ampiamente il m-l, le linee su cui si muove sia la borghesia che la classe oggi in Italia, per potervi intervenire e per poter così ampliare sia la propaganda rivoluzionaria che produrre un'effettiva azione rivoluzionaria, riconoscibile ed utile. Il quadro comunista è quello che in qualsiasi situazione sa portare avanti non solo la linea del partito, ma la linea rivoluzionaria; è quello che, anche se resta staccato per motivi contingenti dal corpo del partito, agisce da comunista (breve parentesi su comunista: Riconosco le giuste critiche della rivista a coloro che per opportunismo hanno preso le distanze dalla Commissione in occasione dell'attacco repressivo, non ho letto però una riga di autocritica a proposito di interviste rilasciate in lungo ed in largo quando, riferendosi alla campagna di disinformazione che i giornali della borghesia facevano mettendo sullo stesso piano i compagni delle BR che hanno giustiziato D'A. e quelli dei CARC, un loro compagno ha sottolineato che "noi non siamo né terroristi, né ladri, né assassini..." e gli altri invece?)".

Con riferimento al centralismo democratico ed alla sua applicazione, si legge un'ulteriore nota polemica dell'estensore: "Ma oggi i compagni della V. ripropongono nuovamente questo centrismo rigido, questa disciplina esasperata, questa "fede" nei capi, che porterà inevitabilmente all'affossamento di qualsiasi crescita rivoluzionaria dei compagni che aderiranno al loro progetto. In questo scritto non mi sono volutamente addentrato in altri punti criticabili e secondo me altrettanto essenziali, come l'analisi delle classi, l'analisi del capitalismo in Italia, perché già in passato mi risulta che molti altri compagni, sia singolarmente, sia con prese di posizione di organizzazioni hanno ampiamente manifestato il loro disaccordo e la loro critica. Altrettanto criticabile è l'attuale posizione dei CARC/ASP sui rivoluzionari prigionieri. Forti della lunga esperienza storica che nasce dai Comitati contro la repressione, negano ad altre forze la validità del loro intervento in merito a e in questo ricordano il PCI degli anni 60, quando ormai con i piedi ben saldi nel pantano revisionista, si faceva lustro del ruolo avuto nella Resistenza. E oggi purtroppo i compagni dell’ASP si permettono pure di assumere posizioni di destra, come alla GIRP del 99 in cui l'attuale segretario dei CARC affermava che le contraddizioni della borghesia avevano vinto nei confronti dei rivoluzionari prigionieri. Tutto questo chiaramente non è stato riportato per scritto da nessuna parte, tantomeno per scritto nel Bollettino, ma tant'é.

Non si può dividere per certi versi la critica ai CARC dal nuovo PCI, prima di tutto perché la stessa Commissione ha sostenuto che nasce da loro e che i CARC ne rivendicano anzi la nascita come "la parte migliore" dei propri compagni e poi perché non mi risulta che tali posizioni siano state criticate, anzi...

Mi sono volutamente fermata alla necessità del partito e alla sua costruzione.

Per esperienza so che quello che ho scritto non sarà né di contributo né di aiuto ad tin cambiamento di rotta dei compagni della Commissione, ma tant'è... almeno non potranno dire.. , nessuno aveva sollevato critiche."

Nella "Nota finale" l'autore ribadisce i concetti espressi nel documento in esame, confermando le proprie critiche alla Commissione Preparatoria: "Questo testo è stato da me scritto nell'estate del 2000 (fatta eccezione delle note), pensavo che forse potevo inviarlo alla Commissione del nuovo PC, ed ho cercato di essere il meno possibile polemico ed il più possibile costruttivo.

Quello che già si individuava nel numero 1 del La Voce, una certa tendenza alla mediazione con le istituzioni, ma che sembrava secondaria e lontana nel tempo, e quindi con possibilità di intervenire con la critica, ancora una volta si è dimostrata una valutazione venata di idealismo, che mi ha spinto a vedere la positività rivoluzionaria di fondo di una linea che invece già conteneva ben radicati elementi di revisionismo.

Non abbiamo dovuto attendere molto ed il salto in avanti, non verso la rivoluzione, ma con un 'involuzione verso la borghesia la si è vista con la promozione del Fronte per le elezioni.

Sbagliano i compagni che sottovalutano questo aspetto e che si lasciano infinocchiare da prese di posizione o articoli parziali dei CARC su questo argomento. Il primo articolo sul n. 26/2 7 di Rapporti sociali dà un'ampia valutazione politica della loro partecipazione alle elezioni, e così i numeri 6 e 7 della V, fanno un quadro complessivo che toglie ogni illusione a chi ancora ne avesse. Un'organizzazione per fortuna o sfortuna, e comunque nella sua realtà storico-materialistica, non si caratterizza solo per ciò che dice, ma complessivamente per la sua linea e per le scelte che attua politicamente.

Forse non siamo più abituati a ragionare sulla linea e sulla pratica, talmente sono deboli le forze rivoluzionarie che talvolta preferiamo socchiudere un po' gli occhi per non vedere appieno la realtà. Se però non abbiamo il coraggio di guardare in faccia la realtà, mai sapremo ricominciare seriamente ad accumulare le forze rivoluzionare e ad individuare la giusta strada sulla via rivoluzionaria.

 

Non si conosce l'identità dell'estensore di questo documento. La sua redazione tradisce comunque il bisogno che la direzione del nuovo partito comunista, qualora venga effettivamente costituito, non metta da parte l'unione del politico e del militare, discriminante fondamentale per un partito che sia effettivamente rivoluzionario. Dall'uso di alcune forme grammaticali utilizzate nel documento sembra che l'estensore sia di sesso femminile [...]. Mi sono volutamente fermata alla necessità del partito e alla sua costruzione, per altre, di sesso maschile [...] ed ho cercato di essere il meno possibile polemico ed il più possibile costruttivo Tuttavia, da quanto riportato nell'ultima parte della nota finale si può ragionevolmente ravvisare una sua pregressa militanza in un'organizzazione eversiva; si legge infatti nel documento: "[...] Forse non siamo più abituati a ragionare sulla linea e sulla pratica, talmente sono deboli le forze rivoluzionarie che talvolta preferiamo socchiudere un po' gli occhi per non vedere appieno la realtà. Se però non abbiamo il coraggio di guardare in faccia la realtà, mai sapremo ricominciare seriamente ad accumulare le forze rivoluzionare e ad individuare la giusta strada sulla via rivoluzionaria."

(NC31 - reperto nr. E/5/52 - allegato nr. 6)

 

 NC31 veniva, inoltre, trovato in possesso di un documento

destinato alla Cellula, datato gennaio 2001, dal titolo "Commento critico analitico al vostro ultimo documento", privo di sigla, riconducibile ad una organizzazione eversiva italiana di matrice maoista. (146) Il testo costituisce analisi e valutazione sui contenuti esposti e proposti dalla Cellula per la costituzione del Partito Comunista Combattente nel noto documento "Ottobre 2000".

Gli autori, in particolare:

- esprimono forti critiche nei confronti della Commissione Preparatoria e del Progetto di Manifesto Programma, espressioni di una deriva politica "soggettivista" ed "opportunista", dissentendo dalle parziali, positive valutazioni espresse dalla Cellula; (147)

- concordano con la considerazione critica espressa dalla Cellula riguardo alla mancata considerazione, nell'analisi del Partito Comunista Combattente, dell'importanza dell'esperienza storica del Movimento Comunista Internazionale e con la centralità della lotta all'imperialismo; (148)

- espongono la propria concezione strategica della "guerra popolare prolungata", in cui la lotta armata costituisce una delle forme di espressione: "5) Concordiamo con la critica al guevarismo e la tendenza ad assolutizzare la LA come strategia della LA. Per noi la strategia universalmente valida è la GPR in cui la LA è una delle forme, nella sviluppo diventa quella principale ma mai l'unica forma di espressione";

- condividono l'assunto che il "soggettivismo militarista" trova asseritamene alimento nella non considerazione del carattere distruttivo della fase imperialista e in particolare della tendenza alla guerra interimperialista, e sul fatto che il processo rivoluzionario si costruisce ed avanza su due motori: il Partito e le organizzazioni di massa, questi 'ultimi indicati precisamente in partito, fronte, esercito; (149)

- giudicano esatte le valutazioni della Cellula sul rapporto Partito/Masse, pur addebitando una mancata considerazione della concezione della centralità della classe operaia nell'ambito del fronte popolare rivoluzionario; (150)

- concordano sulla considerazione che l'attuale "fase rivoluzionaria in sviluppo" sia più propizia per la rivoluzione proletaria che negli anni '70/'80 e con il fatto che la clandestinità si giustifica con "l'elevamento della classe sul piano dello scontro di potere e l'attacco come modo di rapportarsi alla BL, al suo governo e ai suoi partiti" in un contesto, i paesi imperialisti in cui non esiste la possibilità di zone liberate prima della fase insurrezionale;

- condividono la valutazione sull'importanza dell'acquisizione dell'unita del Politico/Militare come base costitutiva dei Partito, precisando di preferire, al concetto di lotta armata, propria delle masse, l'idea di Iniziativa Armata;(151)

- ritengono la critica rivolta dalla Cellula al PCE(r) viziata dalla mancata concezione della costruzione e dello sviluppo dell'esercito rivoluzionario, realtà differente dal Partito.

Nel complesso, gli estensori concordano quindi con la "visione da Partito" della Cellula. Il Partito che dovrà essere costituito prima della stesura del programma, nell'assumere la totalità dei compiti politico-militari, svolgerà il fondamentale ruolo di avanguardia, funzionale alla maturazione e disposizione delle masse allo scontro per il potere. L'obiettivo primario risulta, quindi, la costituzione del Partito che deve fondarsi sull'unità del Politico-Militare, concetto che esprime il rapporto tra l'agire politico e l'agire militare, e sull'utilizzo della Lotta Armata (o Iniziativa Armata) come "strumento" indispensabile dell'attacco contro lo "Stato borghese (152) (NC31 - reperto nr. E/2/47/2 - allegato nr. 66)

Il documento di cui al precedente reperto E/2/47/2, dal titolo "Commento

critico analitico al vostro ultimo documento", presenta consistenti analogie con un altro documento sequestrato a NC31, precisamente un opuscolo dell'aprile 1999, diffuso clandestinamente, dal titolo "Una scintilla può incendiare la prateria", a sigla dei "Nuclei Comunisti per il Partito (Ncp)", organizzazione mai emersa in precedenza, portatrice di un impianto ideologico-politico attestato su linee prossime alla Seconda Posizione delle Brigate Rosse (NC31 - reperto nr. IE/9/2 allegato nr, 67).(153)

 

Nel paragrafo dedicato alle motivazioni e agli scopi del futuro partito "Perché dobbiamo costruire il partito comunista?" [pag. 6], gli estensori affermano che "solo con questo partito la nostra classe operaia potrà affermarsi come classe dirigente. Solo tramite il partito comunista questa classe potrà dirigere la lotta delle masse popolari fino alla presa del potere. Per perseguire l'obiettivo della presa del potere il partito deve combattere il revisionismo e dotarsi di una strategia rivoluzionaria. Deve costruirsi in funzione di questa strategia perché attraverso di essa persegue l'obiettivo".

L'esperienza storica combattente viene affrontata con riferimento alla Resistenza da un lato, ed alle 0CC in Italia ed in Europa degli anni '70 dall'altro. Entrambe avrebbero fallito il proprio obiettivo storico in quanto nella prima sarebbe prevalsa la "linea nera di non porsi come principale l'obiettivo della presa del potere da parte della classe operaia. Questo ebbe come conseguenza l'abbandono della direzione del fronte antifascista in mano alla borghesia e la sconfitta di lungo periodo dell'opzione rivoluzionaria"; mentre le seconde "non ponendo come principale la costruzione del partito come strumento necessario per la presa del potere, deviarono verso il militarismo e non ebbero così modo di correggere i loro altri errori e in particolare l'errore di valutazione della fase. Consideravano infatti di essere in una fase rivoluzionaria quando invece era appena iniziato lo sviluppo della situazione rivoluzionaria di lungo periodo legata al ripresentarsi, a partire dagli anni '70, della crisi generale del capitalismo nella fase imperialista. ".

Gli autori non mancano comunque di sottolineare come "pur nei loro limiti, entrambe queste esperienze ci confermano che, nell'ambito di una situazione rivoluzionaria in sviluppo conseguente ad una crisi generale del capitalismo come quella che stiamo attraversando, dotarsi della strategia della Guerra Popolare Prolungata e sviluppare una tattica conseguente permette alla classe operaia, al proletariato e alle masse popolari, anche dei paesi imperialisti, di accumulare forze rivoluzionarie in funzione della presa del potere".

11 paragrafo intitolato "Costruire sulla base della strategia" [pag. 8] affronta il tema fondamentale della scelta di "porre la strategia alla base del processo di ricostruzione", per mezzo della quale "costruiamo il partito in funzione dello sviluppo della strategia della Guerra Popolare Prolungata"

Per quanto attiene il programma, nel paragrafo dal titolo "Sul programma" [pag. 10] lo si definisce come lo "strumento necessario per organizzare la lotta di classe del proletariato e per dirigere questa lotta in funzione della conquista del potere", quindi come lo strumento indispensabile per indicare "la via che il partito deve seguire per raggiungere il suo obiettivo: la conquista del potere da parte della classe operaia, l'abbattimento del capitalismo, l'eliminazione della proprietà privata dei mezzi di produzione e l'instaurazione di una società socialista". Esso "una volta definito e approvato dal Congresso del partito [...] viene reso pubblico con le forme e modalità che il partito stesso decide".

Le varie realtà antagoniste verrebbero quindi convogliate tutte all'interno di un "fronte", i cui compiti vengono delineati nel paragrafo dal titolo "Sul fronte popolare rivoluzionario" [pag. 12], dove si spiega che "per sviluppare la tattica in ogni determinata fase il partito promuove, organizza e dirige il fronte popolare rivoluzionario unificando sotto la sua direzione, cioè ponendo sotto la direzione della classe operaia, le organizzazioni e i movimenti e le lotte delle classi oppresse dalla borghesia imperialista. In ogni determinata fase il fronte assume determinate caratteristiche legate alla contraddizione principale che nella fase stessa si evidenzia". Ancora: "Il partito mobilita e dirige le masse attraverso il fronte. Il rapporto tra partito e fronte è un rapporto di direzione. Il partito dirige il fronte. La direzione prima che formale è sostanziale. Il partito dirige il fronte attraverso la sua linea generale, le sue linee particolari e la sua tattica. Il fronte e l'esercito sono le due armi fondamentali per vincere il nemico. Le organizzazioni del partito sono gli eroici combattenti che maneggiano queste armi per prendere d'assalto e distruggere le posizioni del nemico. Questo è il rapporto reciproco tra i tre fattori".

Per quanto attiene le modalità di costruzione del partito, nel paragrafo dal titolo "Il partito si costruisce nel fuoco della lotta" [pag. 13] gli estensori spiegano: "Il partito non si costruisce a tavolino, il partito si costruisce nel fuoco della lotta perché è lì che la classe fa sgorgare il suo slancio rivoluzionario e quindi è li che si può forgiare lo strumento principale, l'organizzazione strategica del proletariato. [...]Il partito si costruisce tra le masse, all'interno delle organizzazioni operaie, proletarie e popolari. Ovunque vi siano tre comunisti, cioè tre operai o tre proletari che sono convinti della necessità di lavorare nella loro fabbrica o in generale nel loro ambiente alla costruzione del partito comunista e alla causa della rivoluzione socialista, essi devono costruire una cellula di partito. Questa era l'indicazione dell'internazionale Comunista nella fase di costruzione dei partiti comunisti essa è valida anche oggi nella fase in cui dobbiamo ricostruirli".

Lo stato embrionale della sedicente organizzazione emerge appieno nel paragrafo intitolato "Compiti immediati" [pag. 14], dove si legge: "su questi elementi si sono costituiti i Nuclei Comunisti per il Partito (NCP). In questa prima fase questi organismi hanno carattere territoriale In seguito inizieremo a costruire cellule nei posti di lavoro (cellule di fabbrica I nuclei devono essere composti da un numero minimo di 3 membri a un numero massimo di 6-7. Questo sia per poter adottare come principio organizzativo il centralismo democratico sia per avere migliore funzionalità relativa alla natura e ai compiti di questi organismi. Devono essere caratterizzati dalla clandestinità associativa cioè deve essere tenuta segreta la loro composizione Essi devono costruire le condizioni logistiche affinché il loro dibattito e in generale il loro lavoro possa essere tenuto segreto alla borghesia e ai suoi apparati di repressione e controrivoluzionari. Devono sviluppare il proprio rapporto con le masse intervenendo all'interno di organizzazioni di massa e promuovendo la collaborazione di operai, giovani e donne delle masse popolari".

Per quanto riguarda l'organizzazione di tali nuclei "devono promuovere organismi di centralizzazione e di direzione tra di loro. La direzione deve essere collettiva e composta dai responsabili eletti dagli organismi e in essa, come nei nuclei, deve essere applicato il principio organizzativo del centralismo democratico".

L'esplicita apertura degli autori del documento al dialogo con altre realtà antagoniste appare in tutta la sua evidenza nella parte di paragrafo dedicata ai compiti futuri, dove si ricorda che "nel prossimo periodo dovremo porci il compito di preparare il congresso costitutivo del partito. L'organizzazione necessaria per la preparazione del congresso di costituzione del partito in nessun caso può originarsi per autoproclamazione, ma deve essere designata dalla struttura dirigente degli NCP e dalle strutture dirigenti delle altre Forze soggettive coinvolte nel processo di ricostruzione del pc e approvata dai nuclei e dagli organismi delle altre Forze soggettive".

La parte finale del documento [pag. 16] è riservata ad una nota contenente alcune indicazioni utili ai destinatari della pubblicazione clandestina in esame:

“- non tenere il documento in luoghi e con modalità facilmente riconducibili al compagno che lo ha ricevuto (es: in casa propria, in auto propria ecc.)

- copiare e diffondere il documento con molta cautela sia per quanto riguarda i mezzi di copiatura che per quanto riguarda i destinatari che devono essere necessariamente compagni di cui ci si fida;

- evitare il più possibile l'esposizione del mittente.

Per il momento ci interessa la diffusione ai compagni seriamente intenzionati alla ricostruzione dei partito. Non ci interessa la diffusione ampia. La diffusione sarà quindi completamente a carico nostro. Logicamente non possiamo dare nostri contatti. Ci incaricheremo quindi di stabilire noi i contatti che riterremo opportuni.

Il fatto che le forze della repressione possano in determinate fasi "non avere attenzione" per quel che facciamo non ci esime dal darci regole per usare al meglio lo strumento della stampa clandestina. Il metodo di lavoro da adottare va costruito e affermato da subito per cui contiamo nella serietà dei compagni destinatari e nell'osservanza delle regole su esposte".

 

La risposta della CP alla proposta della Cellula veniva diffusa con il numero 8 - luglio 2001 - de "La Voce” (154) e, precisamente, con l'articolo "Prima risposta ad un invito" a firma "Ernesto V.".

 

Nella prima parte dell'articolo l'estensore sintetizzava le posizioni della Cellula espresse nel documento "Ottobre 2000", ed in particolare la necessità di creare il Partito che: abbia un programma, una linea politica ed una strategia;

- mantenga costante e stretto rapporto con le masse per elevarne l'attività al livello della guerra contro la "borghesia imperialista";

- in attesa che le masse popolari scendano in guerra contro la borghesia imperialista, le rappresenti esso stesso nello scontro, attaccando militarmente uomini e strutture della borghesia imperialista. La Cellula”[ non vede altra alternativa agli attentati che l’azione parlamentare, l'illusione di accumulare forze "sul piano legale delle lotte immediate". la sottomissione alla legge e all'autorità della borghesia."

Nell'analisi dell'autore, a differenza dei "militaristi puri (NCC nuove BR-PCC, ecc.)", ai quali è riconducibile una sorta di teoria della "supplenza a tempo indeterminato" che consente loro di liberarsi di qualsiasi compito di "educare, mobilitare, organizzare e armare le masse popolari per l'attività rivoluzionaria", esonerandoli dalla necessità di impegnarsi nella costituzione del Partito,(155) la Cellula: - riconosce la necessità del partito ed il "ruolo imprescindibile delle masse popolari nell'eliminazione dell'attuale regime";

- teorizza, nel periodo intermedio, in attesa che le masse popolari scendano in guerra contro la borghesia imperialista, una "supplenza a tempo determinato" del futuro Partito e delle attuali "componenti del movimento rivoluzionario", ai fine di rendere credibile, con l'azione militare, la proposta rivolta alle masse popolari di portarle allo scontro con la borghesia, pur nella consapevolezza della limitata portata e incisività della lotta armata. (156)

In questa impostazione la CP individua il grande limite della Cellula che non precisa inizialmente quali sono i compiti che le componenti del movimento rivoluzionario dovranno assolvere per la costituzione del Partito e, in seguito, non approfondisce le attività che invece dovrà svolgere il Partito per riuscire a portare le masse popolari sul terreno della guerra rivoluzionaria: "Il partito non è in grado e non ha il compito di supplire alla mancanza di mobilitazione della classe operaia e delle masse popolari, ma ha il compito. e l'esperienza ha dimostrato che è in grado di svolgere il compito, di organizzare la classe operaia perché mobiliti e diriga il resto del proletariato e delle masse popolari a fare la guerra alla borghesia imperialista." La "supplenza a tempo determinato" è, per la CP, condannata inesorabilmente a degenerare nella "supplenza a tempo indeterminato" della deriva militarista.(157)

L'articolo si conclude, comunque, con una chiara apertura e disponibilità al confronto dialettico da parte della CP nei confronti della Cellula: "Se avete veramente fiducia che nella società attuale le masse popolari possono condurre una politica rivoluzionaria (e non c'è motivo di dubitare della sincerità delle vostre convinzioni), dovete completare la rottura col militarismo, definendo alla luce del marxismo-leninismo-maoismo, cosa deve fare il partito comunista per condurre la classe operaia a mobilitare e dirigere le masse popolari nella guerra contro la borghesia imperialista e, prima ancora, cosa devono fare gli attuali "componenti del movimento rivoluzionario" per costituire il partito. Voi avete sicuramente un'esperienza rivoluzionaria che può essere preziosa per la causa della rivoluzione socialista, non disperdetela fermandovi a metà strada!"

 

Altro contributo significativo pubblicato sul numero 8 de "La Voce" è l'articolo dal titolo "Dieci punti per lottare contro la confusione tra ricostruzione del partito comunista e terrorismo, tra comunismo e militarismo, sempre a firma di "Ernesto V.".(158)

Scopo dello scritto è chiarire i dubbi ancora esistenti sulla differenza sostanziale tra comunismo e 'militarismo", tra il nuovo partito comunista, clandestino, ed un gruppo 'militarista", anche se si dichiara organizzazione comunista combattente. A questo contesto, si aggiunge, secondo l'autore, il tentativo della "borghesia imperialista" di presentare la ricostruzione del partito comunista come ripresa del terrorismo, sfruttando gli attentati compiuti dai "gruppi militaristi" con la creazione di artificiosa assimilazione a questi ultimi di tutte le FSRS (forze soggettive della rivoluzione socialista).(159)

Prima di affrontare i singoli punti di contrasto, appare di estremo rilievo sottolineare il richiamo dell'autore alle argomentazioni già proposte in "Martin Lutero" e, soprattutto, agli sforzi compiuti dall'organizzazione verso quelle componenti "sensibili al compito della ricostruzione del partito comunista, verso quei compagni che nutrivano una qualche fiducia nella mobilitazione della classe operaia" delle "FSRS armate" affinché si separassero dalla struttura rigidamente militarista. (160) Il riferimento ad un impegno diretto nei confronti di appartenenti a gruppi armati può ragionevolmente essere ricondotto a quei riservati rapporti tra NC84 e lo stesso Giuseppe MAJ, emersi con il materiale acquisito nel corso delle perquisizioni del 3 maggio 2001 nei confronti degli aderenti ad Iniziativa Comunista.

 

Nell'articolo l'autore:

- accusa i "militaristi" di sfruttare gli attentati per allontanare dalla ricostruzione del partito quei lavoratori che o non hanno ancora chiara la distinzione tra comunismo e "militarismo", o che ritengono i gruppi armati comunque in grado di "guidare una generale rinascita del movimento rivoluzionario";(161)

- prendendo ad esempio l'azione del 10 aprile 2001 contro la sede dell'I.A.I. di Roma, rivendicata dal Nucleo di Iniziativa Proletaria Rivoluzionaria, sottolinea come gli effetti politici di un attentato non dipendano dall'identità dell'autore o dai contenuti delle rivendicazioni, interessanti solo in seconda istanza, ma scaturiscano esclusivamente dalle circostanze politiche nelle quali l'attentato viene compiuto e dall'uso che ne fanno le forze politiche al suo compimento.

Partendo da tali presupposti politici, vengono di seguito espresse le linee programmatiche della CP, dirette non ad escludere l'ipotesi di un'azione armata, ma a ricondurle nel giusto alveo della ricostruzione del partito comunista: "Ogni azione, armata e non armata, deve essere funzionale alla ricostruzione del partito comunista. Le azioni armate dei militaristi sono invece dirette contro la ricostruzione del partito comunista. Per questo si confondono con quelle compiute dalla borghesia imperialista. e per questo la borghesia imperialista può sfruttare a suo vantaggio anche le azioni armate dei gruppi militaristi."

L'indeterminatezza e l'apparente ambiguità presenti nelle affermazioni dell'autore trovano giustificazione interpretativa nell'impostazione deo1ogica dell’’organizzazione clandestina.

La CP fa propria, infatti, la teoria maoista della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata,(162) caratterizzata da tre differenti fasi: "la fase della difensiva strategica" in cui le forze della borghesia sono preponderanti e le forze rivoluzionarie deboli; il compito del partito è quello di raccogliere, addestrare e organizzare forze impiegandole nella lotta. In questa fase la borghesia cercherà lo scontro frontale e risolutivo che dovrà essere evitato dalle forze rivoluzionarie, mantenendo l'iniziativa sul piano tattico, per preservare e accumulare le sue forze. Nel successivo periodo della "fase dell'equilibrio strategico", le forze rivoluzionarie raggiungono le forze della borghesia imperialista.

L'ultima fase, la cosiddetta "fase dell'offensiva strategica", è caratterizzata dalla superiorità delle forze rivoluzionarie rispetto alle forze della borghesia; il compito del partito è quello di lanciare le forze rivoluzionarie all'attacco per eliminare definitivamente le forze della borghesia e prendere il potere.

Il periodo attuale è riconducibile alla prima fase della guerra popolare

rivoluzionaria, quella della difensiva strategica, (163) in cui "le azioni armate, come tutto il complesso della nostra attività, non hanno come obiettivo principale l'eliminazione delle forze nemiche" ma la raccolta, la formazione e l'accumulazione delle forze rivoluzionarie. (164)

 

Da parte dell'autore c'è, comunque, la consapevolezza che per ogni espressione negativa nei confronti del "militarismo" formulata dalla Commissione, ci sarà il rischio che tale posizione venga strumentalizzata, attribuendole unicamente una valenza contro le azioni illegali. (165)

 

Partendo da questa impostazione ideologica, risulta quindi:

- "sbagliato confondere le Brigate Rosse e la lotta armata degli anni '70 con le azioni armate che le organizzazioni dei militaristi conducono attualmente", in quanto diverso era il contesto entro il quale si collocava la lotta armata in quel periodo, diverse erano la situazione internazionale e quella interna; peraltro anche in quel periodo la lotta armata aveva avuto un'evoluzione, fino a quando le " Brigate Rosse naufragano definitivamente nel militarismo";

- "sbagliato confondere l'attività militare delle organizzazioni segrete militariste (che noi combattiamo) con le azioni armate spontanee delle masse (da cui noi traiamo insegnamento e a cui applichiamo la linea di massa)." A fronte di questa affermazione vi è la constatazione che attualmente nella classe operaia non vi è alcuna tendenza rilevante ad impegnarsi in azioni armate, in quanto "i 'unica forma di lotta politica 'non legale di una certa ampiezza già esistente è condotta da gruppi sociali di altre classi: i Centri Sociali e i gruppi ecologisti da una parte e i gruppi fascisti dall'altra, entrambi in una certa misura sotto la tutela dello Stato."

 

Nell'abitazione di NC31 venivano rinvenuti una traduzione in francese dell'articolo "Dieci punti per lottare contro la confusione tra ricostruzione del partito e terrorismo, tra comunismo e militarismo", pubblicato sul n° 8 - luglio 2001 de LA VOCE, a firma Ernesto V. , dal titolo "Dix points pour lutter contre la confusion entre reconstruction du parti communiste et terrorisme, entre communisme et militarisme" (NC31 - reperto nr. E/13/4/6 - allegato nr. 68) ed un documento di analisi critica del contenuto dell'articolo de La Voce di luglio 2001, datato ottobre 2001, privo di sigla, dal titolo: "Quelques considerations a propos du texte "Dix points pour lutter contre la confusion entre reconstruction du parti communiste et terrorisme, entre communisme et militarisme", (LA VOCE n° 8, julliet '01)." ("Qualche considerazione a proposito del testo "Dieci punti per lottare contro la confusione tra la ricostruzione del partito comunista ed il terrorismo, tra comunismo e militarismo") (NC31 - reperto nr. E/13/4/7 allegato nr. 69).

 

L'esame, articolato in punti che fanno riferimento alla pagina ed all'alinea della traduzione in francese ("Noi ci riferiamo alla traduzione francese riferendo ad ogni nota la pagina e l’alinea della frase in questione è riconducibile alla Cellula per la costituzione del Partito Comunista Combattente e costituisce un'anticipazione dei temi sviluppati in seguito, con il documento di gennaio 2002, dal titolo "Autocritica e rettifica".

Di seguito si trascrive la traduzione in italiano del reperto. In nota sono evidenziate le analogie contenutistiche e lessicali tra il presente elaborato ed il documento della cellula, dal titolo "Autocritica e rettifica", oggetto di successiva analisi:

 

"1) pag. 1, 19. Sarebbe interessante soffermarci su questo primo passaggio. Contro il militarismo la CP (Commissione Preparatoria) invoca "il partito clandestino che indica la strategia della Guerra Popolare Rivoluzionaria ". La storia del movimento comunista è colma di sedicenti partiti che indicano, proclamano e declamano che un giorno si arriverà alla GPR. Il danno è che la CP dimentica quanto aveva riconosciuto (ci sono degli allegati '88 - ed in modo ambiguo, nel testo "Cristoforo Colombo") alle OCC (Organizzazione Comunista Combattente) e come noto alle BR il fatto di aver concretizzato questa strategia, di averla fatta fuoriuscire dalle nebbie di quei proclami cominciando a costruire ed a misurarsi con le mansioni tipiche di quella strategia. Le OCC e le BR hanno cominciato a coniugare le migliori espressioni dell'autonomia di classe con la prospettivata lotta per il potere, (166) hanno realizzato un salto di qualità ed aperto un dibattito politico concreto equo alla misura con cui hanno abbordato la questione del partito in rapporto al livello attuale, necessario (rottura con il revisionismo/parlamentarismo e scontro con "lo stato della controrivoluzione preventiva ") per poter agire politicamente: la lotta armata è al cuore di questo passaggio, di questa prospettiva. Senza questo ci si stagnerà nel massimalismo rivendicativo, l'economismo è infine, collocato in un "ritorno tattico" al parlamentarismo: questo il percorso di trascinamento, la capitolazione di quasi tutte le formazioni extraparlamentari dell'epoca.

Inoltre, di questo primo passaggio, la CP mantiene un atteggiamento presuntuoso ed insolente. Per esempio pretendendo di cambiare il nome agli altri conferendo titolo peggiorativi: "gruppi militaristi vicini se si (167) proclamano OCC (I).

 

2) pag. 1, 50. Comincia con la pesante affermazione secondo cui la principale opera della borghesia imperialista (Bi) contro la ricostruzione del PC è quella della confusione e dell'utilizzo di "gruppi militaristi ". La Bi utilizzerà "l'insicurezza e la paura diffuse nelle masse popolari, il disgusto e l'avversione lasciate dal militarismo su cui sono naufragate le lotte degli anni '70" (1).

Si assiste chiaramente ad uno slittamento nell'ignominia perché non si è mai parlato, in seno al movimento rivoluzionario, con termini insultanti sulle lotte del '70 Si è sempre riconosciuto il livello politico il prestigio ed il salto operato dalle OCC è stato compreso da parte dei membri della CP stessa.

Ma questo nel tempo, adesso loro parlano di "avversione e disgusto ".

Successivamente si arriva alla tesi più vergognosa, veritiera, perno di tutto il documento: "in questa fase la BI compie degli attentati..."

Prima menzogna è dire che la Bi attribuisce le tre categorie (per così dire) di attentati "ai FSRS che lottano per la ricostruzione del partito ". Ciò è falso, perché in Italia, come è noto, è grazie al patrimonio lasciato dalla OCC è stato molto difficile operare nella confusione tra il terrorismo di bande armate della borghesia e la lotta armata dello OCC. E una tale verità che spesso gli stessi media devono riconoscerla (ultimamente quando i fatti non sono stati rivendicati chiaramente come al Tribunale di Venezia ed in una sede della Lega Nord). Anche qui si evidenzia la manipolazione disonesta del linguaggio: si prende il termine peggiorativo dei media di "attentati", quando in seno al movimento rivoluzionario si parla di attacchi, di iniziative politico- militari.(168)

Di contro la Bi ha ragione, qualche volta, nel dire che gli autori siano dei ricostruttori del partito comunista, poiché la maggior parte delle OCC lavorano per questo obiettivo. Sicuramente si possono criticare le loro linee, ma la CP non ha sicuramente il diritto di arrogarsi il lavoro di ricostruzione in esclusiva. Questo ultimo pretende di offuscare tutto il percorso che è stato fatto a partire dagli anni '70 e che consiste nello sperimentare, trovare nel fuoco della lotta i mezzi di una strategia rivoluzionaria all'altezza dell'epoca attuale all'interno di un paese integralista. Dimostrazione che è stata fatta e che non può esistere né strategia, né politica, né partito che non si assumano i mezzi e le caratteristiche proprie per la lotta per il potere. La giusta e necessaria critica degli errori di tutti questi percorsi non può non significare il suo offuscamento, peggio la sua denigrazione.

Questo percorso significa un enorme esperienza, un patrimonio teorico e politico, questo significa anche la rottura con il percorso di tipo M-L classico che conduce ad un marginalismo, ad un ideologismo impotente sul piano politico. La CP vuole ritornare a questo, evidentemente.

E poi è menzogna di pessima specie: tutti coinvolti in una "nuova strategia della tensione" che è una categoria inventata dalla borghesia, come "la teoria degli estremismi contrapposti" (sinistroidi e fascisti). La CP afferma che l'attentato al "Manifesto" del dicembre 2000 sarebbe stato attribuito "ai comunisti o agli anarchici", se l'autore non fosse caduto, laddove invece si è rilevato il suo marcato fascismo. Questa è un'illazione arbitraria soprattutto visto l'oggetto in argomento) e si assiste nuovamente a mischiare qualcosa che, di contro, ha una natura precisa, da sapere che il terrorismo fascista ha una storia ed un ruolo preciso all'interno dello Stato della controrivoluzione preventiva. (169)

 

1) pag. 2, 6. Quando la CP parla degli NCC, le nuove BR, si arroga nuovamente il diritto di cambiare il nome agli altri, ed in più è al limite della correttezza perché non devono spiegare le dinamiche (reali o pretenziose) organizzative al nemico.

Questo atto scorretto è già nel testo (che qui ricorda) di Martin Lutero. Se è legittimo criticare il linguaggio "critico del documento BR in questione, questo non può avere la pretesa di "tradurre il loro testo, di ricomporlo secondo la propria comprensione. Si denota tutta la particolare presunzione degli autori, anche dell'autore di quell'operazione (perché in un eccesso di narcisismo, egli parla di se e delle BR al singolare: come dire, il grande duello tra due capi!).

 

2) pag. 2, 14. Dunque la CP, nella sua grandezza di intelletto e di spirito vorrebbe conoscere i conoscere i poteri militaristi che non hanno confidenza con la mobilitazione delle masse e circa la possibilità di costruire il Partito.

Questo è un falso totale: nello sviluppo delle posizioni politiche dopo gli anni '80, le OCC in questione hanno sempre proposto la costruzione del Partito (dal punto di vista di conservare le referenze nelle loro sigle). Solamente che loro considerano la forma attuale del Partito come quella del FCC e che in assenza di questo Partito, è prerogativa di un 'organizzazione che assicuri l'iniziativa politico militare e che sia impossibile mobilitare la classe operaia, un reale movimento di massa su basi rivoluzionarie.

Non si può non essere d'accordo a criticare questa visione, ma è disonesto negare che anche loro si pongono i problemi della mobilitazione della classe operaia e della costruzione del partito o peggio di attribuirsi posizioni che non occupano per arrogarsi successivamente l'esclusività su questi temi. Altrove questo colpo della CP è un escamotage per evitare di riprendere le questioni trascurate dalle OCC e dai movimenti rivoluzionari italiani in genere, questione che la CP non ha mai avuto il coraggio di affrontare, fra tutte la questione dell'unità del politico e militare.

 

3) pag. 2, 28. Riappaiono spesso dell'espressioni stile: "i militaristi utilizzano gli attentati per allontanare i lavoratori da noi..." o si assumono l'odiosa calunnia/teoria di complotto con un egocentrismo fanfarone, come se tutto ciò se accade sia in relazione a loro. Le OCC si trovano talmente male a realizzare qualcosa non in relazione alla classe e contro lo Stato, a contro la grande CP...).

 

4) pag. 2, 32. Per la prima volta la CP attacca anche direttamente l'esperienza (Ndr degli anni) '70. Prima di tutto questa mantiene una posizione, almeno di rispetto, (ambigua è vero, perché non si è mai basata delle questioni nate da quell'esperienza). Ma questa sconfina e naturalmente dice il falso, poiché non si può rimproverare alle OCC di avere amalgamato le grandi forze popolari "negli attentati senza senso", poiché l'accumulo di queste grandi forze è stato giustamente il risultato ed il merito delle OCC, del salto di qualità che queste hanno operato e della prospettiva politica che hanno aperto hai movimenti di massa che, altrimenti, si sarebbero riversati nelle fila del recupero istituzionale. Questa è un 'accusa che tutti gli opportunisti, di tutti i tempi, indirizzano ai comunisti che cercano di sviluppare un processo rivoluzionario. Quando lo scontro con lo Stato si intensifica, non esistono equilibri durevoli, sia in attivo che in passivo. Ecco "l'imbroglio ". Di contro, è sicuro che con il letargo in cui gli opportunisti mantengono i compagni, non ci sarà la rivoluzione.

 

5) pag. 2, 36. Questa frase, da sola, sottolinea tutti i sensi disfattisti ignobili e calunniatori della direzione intrapresa dalla CP.

Così la frase che inizia al quarto punto, pag. 2, 52 e quella che termina a pag. 3, 11.

 

6) pag. 3, 16. Storica verità è che in Italia le OCC sono state consapevoli di ciò che sono e di ciò che erano e vi è sempre stata una netta linea di demarcazione in rapporto alle sommosse oscure delle bande terroristiche dello Stato.

 

7) pag. 3, 32. Rinviamo alla nota 4 per tutte le altre volte che sarà ripetuto l'argomento.

 

8) pag. 3, 38. Quale disprezzo! Non avrebbe alcun senso vedere chi ha commesso un attacco, come motivo, scontrandosi con quelle forze, in quel contesto, ecc., infine tutto ciò che caratterizza politicamente tutte le iniziative. No ciò si confonde forzatamente con le bande dello Stato!

E riprovevole anche il modo di attribuire dei titoli arbitrari, per arrivare all'insulto "società segrete di militaristi ".

 

9) pag. 3, 42. L'attacco del 10 aprile non è stato attribuito dalle Bi ai militaristi! E il "Nucleo di Iniziativa Proletaria Rivoluzionaria" che agiva e rivendicava immediatamente e chiaramente. Il suo documento di rivendicazione "30 pagine ad un livello di elaborazione e densità politica di tutto rispetto" è di accesso relativamente facile, ed era anche su internet. Queste insinuazioni sono infamanti.

 

10) 3, 49. Ecco un buon esempio di confusione, questa confusione di cui si sente vittima la grande CP, mescolare e fare la caricatura di una serie di parole dei disparati ordini e cronologie temporali è il contesto, ridurre la strategia a questo collage arbitrario, falso. Prima di tutto ci sono frasi sparite da decenni come "colpirne uno per educarne cento", poi delle altre che non esistono ma che sono state piuttosto delle tendenze appartenenti a non importa quale organizzazione rivoluzionaria (rappresentazione politica e conoscenza della classe operaia), infine altri come "colpire al cuore dello Stato" queste sono le grandi conquiste dell'esperienza rivoluzionaria ma che non sono alla portata degli opportunisti, come la CP.

 

11) pag 3,51.

 

12) pag. 3, 57.

 

13) pag. 4, 8. Comparazione stupida ed ignobile. Si sbagliano anche gravemente sulle date. Questo atto ha evidenziato una parte dell'attacco totale che il nuovo regime nazi impiegava contro il KPD ormai in grande difficoltà e che non aveva più i mezzi di una contro offensiva, armata soprattutto. Può essere, la CP si schieri con Dimitrov davanti al tribunale.

 

14) pag. 4,47. Successivamente noi abbiamo dettagliatamente spiegato che in questa fase l'obiettivo non è quello di destabilizzare il regime, cosa che attualmente le OCC non sognano neanche, visto il rapporto di forze (ma si pongono per contro i problema della connessione dialettica tra politica di classe, costruzione del partito, attacco alla Bi, connessione dialettica che i dotti professori della CP evitano diligentemente di affrontare), si arriva ad un'altra assurdità: i militaristi svilupperanno degli "obiettivi di tipo rivendicativo ". Questa è un'assurdità completa, nel contesto di un paese notoriamente imperialista, ma anche là si mischiano delle parole di ordine che non hanno nulla a che vedere con(170) altre false, inesistenti ("colpire al cuore dello Stato" è tutto il contrario di un obiettivo rivendicativo).

 

15) pag. 4, 55. Ed eccoci alle intenzioni esagerate "noi siamo i promotori della GFR ". Prima precisazione: voi non siete nulla, voi non avete concretizzato nulla in questo senso per il momento, e, come voi dite le intenzioni non contano nulla!

 

16) pag. 4, 61. Menzogne e denigrazioni.

 

17) pag. 5, 16.

 

18) pag. 5, 30. "è errato comparare .... 'poiché la CP ha paura dei paragoni. È sicuro che quando si comparano le storie, io spessore delle esperienze delle lotte, della coerenza, del coraggio di combattere, dei prezzo pagato, non ci sono comparazioni possibili. Ne segue una citazione fuori luogo e pretestuosa. Il PCE(r) ha le carte in regola per permettersi una critica di questo livello alle BR ed in tutti i casi questo non avviene per fare del disfattismo. Il PCE(r), offre un percorso rivoluzionario basato sull'unità politico militare, la CP offre un grottesco modello di partito "clandestino elettoralista"!

 

19) pag. 5, fine della pagina. Bisogna misurare tutte le presunzioni di tali frasi: questi professori non hanno ancora fatto dei passi nel senso della lotta armata ma già parlano di dirigerla! Disprezzando, tutti, l'esperienza storica e gli sforzi compiuti dalle OCC pur criticabili che siano.

 

20) pag. 6, 23. Le OCC non giustificano la loro esistenza per rimpiazzare la "classe operaia che non è in condizione di condurre una lotta politica rivoluzionaria ". Di contro le attuali OCC sottolineano il fatto che senza l'unità politico militare, senza iniziativa combattente non possono ottenere politica rivoluzionaria della classe operaia; loro sottolineano l'importanza di questo elemento per, giustamente, ravvivare la presenza politica della classe operaia, per poter continuare il processo di accumulo delle forze verso il Partito. A questo come già detto la CP non ha mai osato rispondere. Altrove questo è stato un importante elemento che ha permesso il salto di qualità negli anni '70, e non solamente una diffusa disponibilità delle masse all'iniziativa armata; ciò vuol dire che questo è stato il fatto per cui delle organizzazioni d'avanguardia si sono fatte carico di compiere un salto dialettico in rapporto al livello dello scontro ed alla questione di dibattito politico delle lotte. Questo rivela scelte soggettive, determinazione politica: non ci sarà mai il GFR senza militanti determinati e coerenti.

 

21) pag. 7, 56. Tutti i loro malintesi sulle inversioni del senso del loro comunicato dell'11 aprile 01, sulle sedicenti "calunnie ed insinuazioni dei demagoghi" che li attaccano si riassumono di contro nell'infamia che viene ripetuta "si subordinano ai militaristi ciò vuoi dire subordinarsi alla BI"!.

 

21) pag. 8, 22. Tutti questi passaggi sono fitti di una tendenza autocelebrativa, autoreferenziale: le citazioni sistematiche di se stessi, le ricorrenti espressioni " noi siamo certi"., "nostro lavoro", il fatto di parlare del Partito come se ce l'avessero già, il fatto di parlare degli altri compagni sempre come oggetti della loro pianificazione.

 

22) Il finale dell'opera è all'insegna di una ripetizione letterale delle verità universali e delle nozioni maoiste del GPR. Naturalmente in "buona teoria ". Pretendendo così di distinguere tutti i difetti di chi ha cercato di applicare queste acquisizioni nella specificità dei paesi imperialisti. Sicuramente con elementi di eclettismo (e quell'autocritica è stata già fatta da alcuni compagni), ma con il coraggio di praticarla, determinando una presenza politica rivoluzionaria, come non ce ne sono mai state dal dopoguerra."

 

Il documento Cellula per la Costituzione del P.C.C. , dal titolo "Autocritica e Rettifica", datato gennaio 2002, veniva rinvenuto nell'abitazione di NC31, occultato all'interno del supplemento al quotidiano LE MONDE del 21 marzo 2001, insieme alla copia del precedente documento della Cellula datato "Ottobre 2000".

(NC31 - reperto nr, E/11/12/2 - allegato nr. 70)

 

Il documento, articolato su quattro paragrafi (1. La questione delle elezioni; 2. Il processo rivoluzionario e la costituzione del Partito; 3. La deriva della CPnPCI; 4. La costituzione del partito e tendenza alla lotta per il potere) costituisce l'ultimo intervento conosciuto della Cellula per la costituzione del Partito Comunista Combattente, diffuso nell'ambito del dibattito e del confronto per l'unità e l'avanzamento del processo rivoluzionario, proposti con il documento "Aprile 1999" e rinnovati ed alimentati con il successivo documento "Ottobre 2000", attraverso l'analisi di quelle che allo stato venivano ritenute le "due principali posizioni" all'interno del movimento rivoluzionario: le BR-PCC e la Commissione Preparatoria.

 

La Commissione Preparatoria aveva raccolto l'invito al dibattito formulato dalla Cellula e si era espressa con interventi scritti, diffusi sul nr. 8 - luglio 2001 - de La Voce. Estremamente significativo appariva il contributo dal titolo "Dieci punti per lottare contro la confusione tra ricostruzione del partito comunista e terrorismo, tra comunismo e militarismo". (171)

 

Il documento "Autocritica e rettifica" in esame costituisce una dura risposta ed un'aspra critica della Cellula, (172) alle posizioni della Commissione Preparatoria, espresse negli articoli pubblicati su La Voce nr. 8 del luglio 2001.

 

In particolare, l'autore:

- stigmatizza l'opzione elettorale adottata dalla Commissione Preparatoria, sottolineandone l'assoluta inidoneità a far fronte all'attuale "involuzione autoritaria-militarista del sistema, al suo evidente carattere genocida e distruttivo" (“pensiamo di essere credibili proponendo alle masse un percorso classico di accumulazione di forze sul piano sindacale economicista, per quanto radicale(173) e l'insita disfunzione ed allontanamento rispetto all'asse portante strategico della "tendenza alla guerra di classe";

- ribadisce l'obiettivo primario della costituzione del Partito avanguardia rivoluzionaria - che deve fondarsi sull'unità del Politico-Militare, concetto che esprime il rapporto tra l'agire politico e l'agire militare, e sull'utilizzo della Lotta Armata come "strumento" indispensabile dell'attacco contro l0 "Stato borghese", sottolineando la deriva "ideologica" della Commissione Preparatoria, profondamente carente sulla problematica dell'unità del politico - militare, dell'elevamento della classe sul piano dello scontro di potere e sull'attacco come modo di rapportarsi con la borghesia imperialista:(174) critica l'articolo di condanna dell'iniziativa armata del 10 aprile 2001, rivendicata dal Nucleo di Iniziativa Proletaria Rivoluzionaria, il documento "Dieci punti per lottare contro la confusione tra ricostruzione del partito comunista e terrorismo, tra comunismo e militarismo" ed i! sostegno ad Iniziativa Comunista, espressioni sintomatiche di un attacco revisionista alle forze rivoluzionarie che lottano per la costituzione del Partito Comunista Combattente; (175)

 

L'azione del Partito dovrà essere diretta alla mobilitazione delle masse intorno agli obiettivi tattici nella fase non rivoluzionaria ed all'azione armata, all'iniziativa politico militare. L'azione richiede per il Partito-avanguardia un continuo rapportarsi con Il movimento di massa per analizzarlo, individuarne le probabili linee di sviluppo e sintetizzare di volta in volta una linea di massa. Nella concezione della Cellula le due azioni, politica e militare, seppur agendo su piani diversi, concorrono e interagiscono per la realizzazione degli stessi obiettivi tattici e strategici. (176)

 

Secondo la Cellula, nell'attuale fase, la Lotta Armata avrà la funzione prettamente politica di rappresentazione degli interessi generali storici della classe, per assumere nella successiva fase insurrezionale, una volta consolidatosi il Partito e conquistata la necessaria influenza sulle masse, una funzione prettamente militare finalizzata alla "sconfitta nel nemico e alla presa del potere". (177) L'iniziativa armata viene ritenuta la più alta espressione della linea politica del Partito e l'attacco al cuore dello Stato inteso come realizzazione del principio di politica dall'alto. (178)

La Cellula concorda con le BR-PCC sulla necessità che l'avanguardia rivoluzionaria (Partito) si organizzi sul piano Politico-Militare che è l'unico che può sostanziare ii piano strategico e programmatico.(179)

 

L'autore, inoltre, individua nell'annullamento del portato dell'esperienza lottarmatista delle organizzazioni comuniste combattenti negli anni '79/'80, il più grave degli aspetti della politica della CP, in contrasto con quanto inizialmente asserito nella pubblicazione Cristoforo Colombo, confermando, incidentalmente, il riscontro investigativo sull'identità dell'autore dell'opuscolo "CRISTOFORO COLOMBO ossia di come convinti di navigare verso le Indie approdammo in America (bilancio dell'imoresa in vista del V centenario della scoperta dell'America)". riconosciuto nell'indagato Giuseppe MAJ, leader della CP: "La CPnPCI finisce per seppellire l'esperienza del ciclo '70/80. Lo fa nel finale della risposta che ci indirizza, e lo fa ben peggio, in modo articolato, nel testo '10 punti.." (La Voce).

Già questo testo comincia con una sterzata rispetto a quanto era comunemente riconosciuto fino a qualche anno fa (vedere "Cristoforo Colombo") e cioè che il ciclo guidato dalle O. C. C. aveva permesso la rottura più conseguente col revisionismo, e di cominciare a concretizzare la strategia della Guerra Popolare Prolungata in un paese imperialista, e questo per la prima volta nella fase del ciclo della resistenza.

E' stato il grande salto che ha permesso alle O. C. C. di coniugare alcune delle migliori espressioni dell'autonomia di classe con una strategia di lotta per il potere, e questo proprio nella misura in cui si dava concretezza alla fondamentale questione dello sbocco politico che sempre le lotte di massa ricercano. La strategia sviluppata dalle B.R., in particolare, è stata l'unica alternativa credibile allo sbocco politico revisionista parlamentare. Ora la CP ritorna sui suoi passi, non riconosce più questo avanzamento e, inevitabilmente, logicamente, dove finisce? Nella riscoperta delle virtù dell'elettoralismo! Giustamente perché è l'unico altro sbocco politico esistente. "(180)

 

Nella parte conclusiva, in continuità con tutta la pubblicistica della Cellula per la costituzione dei Partito Comunista Combattente, l'autore ripropone gli assi strategici dell'impianto teorico dell'organizzazione, peraltro sintetizzati negli slogans di chiusura dei documento: (181) "Non c'è da illudersi e nemmeno più da scegliere: la borghesia imperialista ha dichiarato lo stato di guerra permanente a tutti gli sfruttati, si muove in un'implacabile logica di guerra, economica, sociale e in ultimo militare.

 

In questo senso assistiamo all'escalation della Contro Rivoluzione Preventiva come modo di governo delle contraddizioni sociali e del loro possibili sviluppi. Il processo rivoluzionario che noi pensiamo basato sul doppio binario di P. e dinamica di massa, in ambedue i casi ed al proprio livello, deve costruirsi dialetticamente a questa realtà. Deve cioè riconquistare una serie di condizioni, ideologiche, politiche e militari per porsi all'altezza dello scontro e per costruire la capacità della Classe di combattere, combattendo. Il P. basato sull'unita del p.m., sull'utilizzo politico della L.A. è la sintesi di questi termini essenziali."

 

La paternità del documento è inequivocabilmente riconducibile ad NC31 che, oltre alla copia definitiva, possedeva anche una bozza dattiloscritta del testo, priva di data e con correzioni manoscritte a penna (NC31 - reperto nr. E/9/5/1- allegato nr. 71)

 

NC31 può essere ragionevolmente indicato come l'autore di un manoscritto a penna, in lingua italiana dal titolo: "1) cosa vogliamo costruire? 2) Definizione lav. Organ.", redatto sul retro di più copie del volantino in lingua francese, relativo ad un meeting d'informazione dal titolo "Novembre 2000 - Novembre 2001. Un an de lutte heroique- meeting d'information sur la lutte des revolutionnaires en prison en Turquie", promosso dal Collectif pour un Secours Rouge (membre du Secours Rouge International) c/o CELIA B.P. nr. 6 75472 Paris Cedex 10.

 

Il documento si apre con una premessa dedicata ad una sintetica analisi marxista - leninista dell'attuale crisi economico - sociale e della inevitabile crescente tendenza alla guerra all'interno dei paesi imperialisti.(182)

 

Nel primo paragrafo, dal titolo "L'errore politico", l'autore che ha sicuramente alle spalle una pregressa esperienza come militante rivoluzionario ("... ci sembra fondamentale ed è utile andare a ritroso della nostra storia poi. (come M.R. it.)) ripercorre criticamente le sconfitte dei primi anni '80, la conseguente "ritirata strategica" nei 1982, la deriva militarista del movimento rivoluzionario, il riadeguamento strutturale, tattico e strategico del partito alla base delle tesi della Seconda Posizione.(183)

 

Nel paragrafo "L'errore dell'organizzazione", gli autori, nel valorizzare l'esperienza passata delle Brigate Rosse:

- critica la concezione "militarista" e "soggettivista" della lotta armata propria delle BR-PCC, causa di un allontanamento dialettico dalle masse e di un appiattimento del processo rivoluzionario in una aggregazione delle masse intorno all'Organizzazione Combattente Comunista; (184)

- fanno propri i contenuti del libro "Politica e Rivoluzione", edito nel dicembre 1983 da MAJ Giuseppe, dove venivano criticate le tesi di Renato CURCIO ed Alberto FRANCESCHINI espresse nel testo "Gocce di sole nella città degli spettri" ed esaminati i modelli storici di lotta rivoluzionaria, guerrigliero ed insurrezionale, a favore di quest'ultimo, ritenuto la forma naturale verso cui tende la lotta delle masse, (185) ed il patrimonio scaturito all'interno del movimento rivoluzionario negli anni '90: "Per questo ci avvaliamo del patrimonio di dibattito e lavoro degli anni '90 quando, pur essendo una fase di riflusso MR vennero decantandosi appunto le posizioni suscettibili di superare l'impasse e di rilanciare il PR su basi più solide.

In particolare assumiamo la rottura dell'84 con "Politica e Riv." la ripresa della visione leninista sulla questione: condizioni og. e sog. di O.R.

La L.A. deve adattarsi alle diverse fasi di maturazione della O.R.

Nella fase non Riv. o in quella (attuale) di f r. in sviluppo (o maturazione l'uso... è prettamente politico! Si usa per fare politica.

Per instillare nel poi. gli elementi strat. (pol. ideol. mil, necessari alla trasformazione della ldc in vera i. di c., in L per il potere";

- vedono nell'attuale situazione una "fase rivoluzionaria in sviluppo",

ossia un momento in cui, nella società, tanto le masse quanto la borghesia non possono continuare a vivere come prima, a causa della crisi del sistema capitalista per sovrapproduzione di capitale, dovendo, perciò, ricorrere ad un cambiamento radicale. : "Quindi la L.P. per questa "fase riv. in sviluppo" che sarà probabilmente lunga e condizionata sia dai tentativi e controtendenze messe in atto per frenarne la precipitazione sia dall'ingovernabilità e dirompenza delle forze oggettive della crisi (come dimostra in modo lampante questa escalation nell'aggressione ai popoli dominati e nel loro saccheggio imp.). La LP è:" L'aspetto politico è, in questa fase, ritenuto predominante: "Sintesi che è comunque caratterizzata, contrassegnata dal carattere fondamentale della fase. E se noi diciamo che questa è una FS in se vuol dire che l'aspetto poi è predominante.

 

Nell'ultima parte del manoscritto, dedicata alla "Linea Organizzativa",

vengono delineati e proposti gli assi strategici dell' impianto teorico degli autori del manoscritto:

- l'unità del Politico/Militare, inteso come elaborazione contestuale da parte dell'organizzazione, del disegno politico e del disegno militare; (186)

- l'obiettivo primario è costituito dal Partito che deve fondarsi sull'unit del Politico-Militare, basato sul criterio del "centralismo democratico",(187) che nell'assumere la totalità dei compiti politicomilitari, svolgerà il fondamentale ruolo di avanguardia, funzionale alla maturazione e disposizione delle masse allo scontro per il potere; (188)

- l'azione del Partito dovrà svolgersi sia dal basso sia dall'alto. Per politica dal basso si intende l'azione diretta alla mobilitazione delle masse intorno agli obiettivi tattici nella fase non rivoluzionaria. L'azione richiede per il Partito-avanguardia un continuo rapportarsi con il movimento di massa per analizzano, individuarne le probabili linee di sviluppo e sintetizzare di volta in volta una linea di massa. Per politica dall'alto gli estensori intendono l'iniziativa politico militare, l'azione armata. Non può esistere una "politica dal basso" senza una "politica dall'alto". (189)

 

Infine, gli autori elaborano i disegni tattico militari di immediata realizzazione, sottolineando la necessità di una individuazione e scelta degli obiettivi militari calibrata ed oculata: "In una fase come l'attuale è pensabile che questi interventi, nel corso di un anno politico, debbono essere pochi. Pochi ma buoni! Anche solo due o tre ma ben centrati - calibramento, selezione... - Essi sono gli interventi che segnano, caratterizzano l'agire da P., sono il perno attorno cui può ruotare l'attività generale. E l'Upm in atto, è dunque il carattere distintivo, è il senso generale di tutto l'impianto."

 

Il testo del manoscritto presenta inoltre identità lessicali con precedenti documenti della Cellula per la costituzione del Partito Comunista Combattente, riassunti in apposita tabella:

 

Manoscritto “Cosa vogliamo costruire"

Appello della Cellula

"Aprile 1999  Documento Cellula “Ottobre 2000”

Demarcazione tra questo ciclo di lotta r. che ha visto l'affermazione degli elementi decisivi (rottura poi. [incomprensibile] revis.p.m.,strategia x poi.[incomprensibile]) e il nuovo ciclo che pone all'org. Lo sviluppo di questi, depurati dei limiti ed errori, dentro la strategia di costit. del P. nell'unità p.m. e dentro il precipitare delle condizioni oggettive storicamente favorevoli alla C.R.. Noi siamo per il p vale a dire per una forma d'O. superiore che sappia raccogliere le forze p. su un piano superiore a quello dell'espressione immediata ldc su un piano dove si opera una sintesi, un'organizzazione e un salto di qualità che consentano di assumere il livello di scontro strat. (definizione: [incomprensibile]?)

In un certo senso bisogna cominciare dall'autocritica. Perché prima di tutto siamo prodotti di questa società ed essa opera quotidianamente attraverso le nostre fibre vitali Questo significa anche trasformazione qualit. dei militanti per rapport. all'obiettivo di agire come un corpo unico, il più unito e artic. possibile.

O. in altri termini più evidenti, siamo lontani dalla fase di [incomprensibile] strategico, dalla quale si può fare il salto all'off. strat., dunque effettivamente alla logica dello scontro mil, con l'obiettivo di vincere le forze b.. - Capire e assumere i sacrifici richiesti è possibile nella misura in cui l'o., il P. diventa la sintesi di un rapporto collettivo-individuo, capace di trasformare ed elevare la stessa dimensione individuale.

 

Non ci sono perciò "spazi democratici"da recuperare con le armi, ma c'è da portare ancora più avanti il livello di sconti quale si è venuto storicamente determinando.

In un certo senso l'avanzamento del processo rivoluzionario consisterà nel progressivo (non lineare ma contraddittorio) aumento del ruolo delle organizzazioni di massa nella riappropriazione di tutti gli aspetti della vita sociale e nell'esautoramento delle istituzioni separate, nell'estinzione del partito stesso e dello stato.

 

Il Partito deve sempre unire i suoi militanti in un corpo unico, la capacità di direzione dipendono direttamente dalla giustezza della linea politica e dal riuscire a funzionare come un corpo unico.

 

Quindi il Partito come organo, come un corpo unico, tende a far convergere il lavoro e gli sforzi di tutti i militanti sugli obiettivi fissati.

 

Per affrontare questo percorso l'organizzazione di Partito deve essere e agire come un corpo unico, omogeneo politicamente, unico organizzativamente: unità dei Politico-Militare, centralismo democratico, formazione dei compagni complessivi, divisione del lavoro e intercambiabilità disponibilità totale di principio, corresponsabilizzazione e partecipazione ai processo politico-decisionale

Agire da partito vuoi dire sicuramente sforzarsi di avere la visione più globale possibile, sforzarsi di ricostruire i passaggi fondamentali che ci hanno portato alla situazione attuale, dare conto sia dei limiti ed errri del passato che delle acquisizioni, per appropriarsi della base ferma da cui partire affrontando invece i nodi irrisolti lasciati in eredità dalla tappa precedente.

 

Le BR-PCC, come già la RAF, si muovono su un tavolo economico/sociale in un certó senso immutabile, in cui capitalismo avrebbe trovato la formula magica di un dominio totale sia sul piano interno (Stato Neocorporativo) che mondiale (indeterminatezza della crisi generale capitalistica e della tendenza alla guerra interimperialista).

Bisogna dire che costituiscono ano di quei casi positivi in cui la loro prassi supera iri un certo senso i loro limiti di impianto politico.

Cioè bisogna darsi i mezzi per costruire un corpo di partito il più unito e omogeneo possibile per garantire la continuità e riproduzione in condizioni tendenzialmente difficili.

Ma da sempre è difettosa sulla questione dell'unità del Politico-Militare o in altri termini del modo di far politica del Partito comunista oggi.

Ma questo ruolo ha giustamente senso solo nella misura in cui si realizza in rapporto alle masse, agisce in funzione della loro maturazione e disposizione allo scontro di potere.

 

La "politica dall'alto", il Partito che fa politica nell'unità del - Politico-Militare ha senso solo nella misura in cui costituisce questo ponte tra il piano delle lotte immediate della Resistenza della maturazione di massa e il piano del potere, nella misura in 1j dunque s: fa vivere un legame (per quanto minoritario) tra le istanze della Resistenza di massa e l'attacco PoliticoMilitare di Partito al governo della borghesia imperialista.

 

Le BR-PCC, affermata questa verità, (ed è il loro grande merito, perché lo è in tanti anni di lotta e pratica), poi se ne discostano nella misura in cui appiattiscono il processo rivoluzionario in un processo di aggregazione delle masse attorno all'Organizzazione Comunista Combattente, la "strategia della Lotta Armata come proposta per tutta la classe", nella misura in cui a nostro avviso scadono in una impostazione militar/organizzativista

 

Per i contenuti espressi - l'elaborato risulta in continuità con tutta la pubblicistica della Cellula per la costituzione del Partito Comunista Combattente e ribadisce gli assi strategici dell'impianto teorico dell'organizzazione - e per analogie lessicali riscontrate, il manoscritto può essere sicuramente ricondotto ad un militante della Cellula per la costituzione del Partito Comunista Combattente (NC31 reperto nr. E/7/3 - allegato nr. 72).

 

La seconda parte del manoscritto - da pagina 10 a pagina 14 - sempre redatto sul retro di copie del volantino in lingua francese, relativo ad un meeting d'informazione dal titolo "Novembre 2000 - Novembre 2001. Un an de lutte heroique- meeting d'information sur la lutte des revolutionnaires en prison en Turquie", rinvenuta separatamente dalle prime nove pagine, contiene un'analisi delle due funzioni ritenute essenziali per la vita dell'organizzazione:

- la direzione dell'organizzazione: "Queste due sono le fondamentali per l'evidente ragione che la prima è il cuore pulsante, è la sintesi della LP, è il luogo di raccordo delle diverse forze del corpo unico, è la capacità di muovere l'O. in modo unitario e coerente;"

- l'operatività dell'organizzazione: "mentre la seconda è la concretizzazione del [incomprensibile] upm senza il quale (come già detto e ripetuto) non può esistere alcuna strat. Riv."

 

In merito all'operatività dell'organizzazione, l'autore ipotizza un'articolazione basata su strutture militari "leggere, poco numerose, concentrate", inserite all'interno della più ampia organizzazione: "Per il tipo di operatività che prospettiamo, queste strutture possono essere relativamente leggere. Di sicuro non occorre mil, tutta l'O. (come comportò la famosa deri'a '80,). Il fatto che queste strutture siano leggere poco numerose, concentrate permette un vantaggio fondamentale: tutto il resto dell'O., la parte maggioritaria più numerosa può funzionare come tessuto di contorno e copertura, come involucro più spesso e muscoloso possibile attorno a questi organi vitali."

 

L'autore introduce alcuni concetti ritenuti strategici ed essenziali per la capacità operativa e la resistenza a lungo termine dell'organizzazione contro gli attacchi portati dalla reazione della "borghesia imperialista":

- Direzione e operatività, descritta come consapevolezza della durezza dello scontro militare;(190)

- intercambiabilità, requisito vitale per la tenuta dell'organizzazione e la capacità della stessa di intervenire su più obiettivi ("linee successive di fronte"). L'intercambiabilità poggia su due esigenze essenziali: la formazione dei militanti e la possibilità di disporre di riserve. La formazione deve essere impostata sui criteri complementari di complessività, intesa come conoscenza più ampia possibile delle dinamiche e delle problematiche del Partito, e specializzazione, acquisizione profonda dei propri compiti; (191)

- linee successive di fronte;

- capacità dirigente collettivo, che l'organizzazione può acquisire solo attraverso la formazione di quadri ed una efficace centralizzazione, caratteristica fondamentale per superare le difficoltà che derivano dall'operare in clandestinità e le eventuali perdite nello scontro con le forze della "controrivoluzione". (192)

 

L'ipotesi di un'organizzazione che vive e combatte "come corpo unico capace di funzionare in quanto dirigente collettivo", basata sul principio dei centraiismo demoeraiico", ti tenuta dall 'autore l'unica possibile soluzione alle deviazioni storiche dell'applicazione del citato principio alle organizzazioni in clandestinità: "l'eccesso di centralismo e l'eccesso di democratismo". (193)

L'estensore, consapevole dello "spostamento permanente nelle procedure di dibattito, comunicazione, decisione, verifica" che lo stato di clandestinità comporta, considera necessaria e giustificabile una progressiva e temporanea involuzione del principio del centralismo democratico verso l'aspetto più "centralizzatore" a discapito di quello "democratico": "si ha dunque un aumento del polo centralizzatore, della funzione centralizzatrice". Tale involuzione dovrebbe essere controbilanciata da meccanismi idonei a rendere la partecipazione di ogni membro alle decisioni la più ampia possibile, quali, ad esempio, l'eleggibilità dei militanti del Comitato Esecutivo, tenendo sempre presente l'assoluta priorità del Partito. (194)

 

La parte finale del documento è dedicata all’analisi delle condizioni oggettive di "crisi del sistema capitalistico". L'autore, sebbene riconosca alla propria organizzazione rivoluzionaria il limite di essere attestata "su un piano ancora troppo artigianale", appare convinto di trovarsi di fronte ad una fase nuova di crisi, un "salto di qualità dello scontro", che deve comportare, per ogni membro, la "revisione delle strutture strategiche, del metodo di lavoro, delle tecniche utilizzate"(195) e la consapevolezza di tendere alla costituzione del Partito comunista combattente: "Anche se oggi sosteniamo un PR. caratterizzato dalla centralità p. la tendenza (è imposta dalla bi) è alla g. Con questo spirito dobbiamo costruire. Dinamica di scontro, P. corpo unico dirigente, strutture D. e O. leggere e sostenute dalle varie articolazioni org., intercambiabilità, linee di riserva." (NC31 - reperto nr. E/12/6/i allegato nr. 73).

 

Di estremo interesse, infine appare il dato investigativo relativo al sequestro della bozza di una pubblicazione nascosta all'interno di due pagine del quotidiano francese "LE MONDE", del 21.05.2001, dal titolo "Ipotesi di menabò del foglio", seguito dall'indice: 1 - 77

1) Le sue caratteristiche.

Articolo principale: Per il processo rivoluzionario di classe sulla fase e sulla natura e i compiti del partito.

Articolo. Su ultimo. Valutazioni sull'azione e sul testo. Riceviamo e pubblichiamo. Stralci testo nostro".

(NC31 - reperto nr. E/12/3/1 - allegato nr. 74).

 

Il documento costituisce effettivamente il menabò della pubblicazione "L'AURORA - Foglio di propaganda Per la costruzione del Partito Comunista Politico Militare" - "numero zero", datato estate 2002 (vedasi allegato nr. 75). La pubblicazione circola clandestinamente in ambienti dell'antagonismo radicale sin dall'autunno 2002. Nel presentarsi, gli autori precisano che:

- pur provenendo da esperienze organizzative diverse, condividono l'obiettivo di costruire un partito "realmente comunista", destinato a promuovere e dirigere il processo rivoluzionario in Italia;

"si riconoscono e traggono gli insegnamenti.., dall'avanguardia comunista combattente degli anni '70 '80", in particolare le "Brigate Rosse" la cui esperienza, non esente da errori, è stata "in buona parte" sottoposta ad un "bilancio critico" ad opera dei "compagni" che, in occasione del "dibattito nell'84", hanno aderito alla cosiddetta "seconda posizione";

- allo scopo di porsi "all'altezza dello scontro in atto", intendono costituire il "Partito Comunista Politico Militare (PCP-M)" destinato ad innescare "La tendenza alla lotta di classe" ("il punto di arrivo è l'insurrezione armata").

Ulteriori interventi consentono di precisare meglio il progetto rivoluzionario. In particolare viene sostenuto che la strategia è quella della "guerra popolare prolungata", fondata sul ruolo delle masse e sulla loro direzione da parte del partito, che sviluppa un "processo di accumulo di forze" rivoluzionarie, "finalizzato alla presa del potere"; prodotti dalla globalizzazione dei mercati e la polemica nei confronti degli organismi finanziari internazionali).

 

Collocandosi nel panorama delle realtà eversive che condividono il riferimento all’"esperienza" delle BR e ritengono l'attuale fase propizia per un rilancio del progetto rivoluzionario, "L'Aurora' conferma l'esistenza dì un dibattito tuttora aperto tra elementi con una passata militanza nelle organizzazioni combattenti.

I sottili distinguo sulla strategia armata testimoniano come dopo tanti anni di "Ritirata Strategica" le diverse posizioni in campo non siano riuscitericomporre in un programma unitario i rispettivi orientamenti.

Ciò nondimeno, si tratta di progetti insidiosi che tentano di orientare le lotte dell'area antagonista contro il sistema verso forme di opposizione violente, che prevedono il ricorso politico alla prassi armata, sull'esempio di quanto avvenuto nel "grande ciclo degli anni '70".


 

I rapporti tra CARC-CP ed i militanti BR-PCC

 

Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati i seguenti documenti originati dalle BR-PCC:

- copia della rivendicazione dell'omicidio del Pro[. Massimo D'Antona. Il reperto presenta evidenziazioni e correzioni ortografiche (NC11 - reperto nr. Al- allegato nr. 76);

- copia del testo di rivendicazione dell'omicidio del Prof. Marco BIAGI, perpetrato dalle BR-FCC il 19 marzo 2002, in Bologna, estrapolato dal sito internet www.caserta24ore.it in data 31/03/2002, dal titolo "Documento di rivendicazione iniziativa BR" (NC50 reperto nr. 14 allegato nr. 77);

- copia della rivendicazione dell'omicidio del Prof. Marco Biagi", diffuso nella rete internet dall'agenzia indipendente di comunicazione territoriale Caserta 24 Ore (NC49 - reperto nr. H/i);

- stralcio del documento, a firma "I militanti delle BRPCC NC23, NC103, NC104, NC105 e NC106 nonché dalla "Militante rivoluzionaria NC107", allegato agli atti dell'udienza del c.d. "processo Hunt", tenutasi il 24.09.2002, innanzi la 2" Sezione della Corte di Assise di Roma. Il documento risulta essere stato pubblicato sul nr. 69/70 della rivista "Il Bollettino" unitamente ad altro documento, sempre datato 24/09/2002, a firma dei detenuti BRPCC NC108, NC109 e NC110 (NC50 - reperti nnrr. 18 e 19- allegato nr. 78);

- stampa del documento di rivendicazione, scaricato dalla rete internet, dell'omicidio dell'economista Marco BIAGI, perpetrato il 19 marzo 2002, in Bologna, dalle BR-PCC (MAJ Luigi - reperto nr. B/16/3).

 

Il 24 ottobre 2003, in esecuzione dell'ordine di fermo di indiziato di delitto nr. 22491/03N RGNR, emesso il giorno precedente dalla Procura della Repubblica di Roma, venivano sottoposti a fermo:

- NC111, nato a Roma il 23.08.1968, residente a Roma in via Tiburtina 905;

- NC112, nata a Roma il 08.07.1973, residente in via dei Centauri 186 Roma:

- NC113, nato a Tripoli (Libia) il 17.06.1959, residente a Roma in questa Via Pescaglia nr. 71;

- NC114, nata a Grosseto il 25.10.1963, residente a Vecchiano (PI) in Via Arginevecchio nr. 62;

- NC115, nato a Firenze ii 01.05.1960, residente a Firenze in Via Brenta nr. 5;

- NC116, nato a Roma il 03.07.1970, qui residente in Piazza del Quarticciolo nr. 9,

ritenuti tutti militanti delle BR-PCC, indiziati di associazione eversiva, banda armata e dell’’omicidio del prof. D’Antona.

NC115, NC114 e NC55 venivano inoltre colpiti da ordinanza di custodia cautelare in carcere nr. 3156/03, emessa dal GIP del Tribunale di Firenze perché ritenuti responsabili di banda armata, associazione eversiva, rapina ed altro.

 

In questa sede, si ritiene opportuno segnalare che il nome di NC115 era presente in un elenco degli abbonati alla rivista "Il Bollettino", sequestrato nel corso della perquisizione effettuata nell'abitazione di Giuseppe MAJ, il 18 aprile 1989, nell'ambito del procedimento penale nr. 5005/87 C PM, della Procura della Repubblica di Milano (200)

 

All'epoca NC115 aderiva al "Coordinamento Nazionale dei Comitati Contro la Repressione", presso la sede dì Firenze - via di Mezzo nr. 46. Il 23.07.1982, in Cuneo, NC115 veniva identificato tra i partecipanti ad una manifestazione di protesta, nella quale era presente anche Giuseppe MAJ, svoltasi durante la celebrazione del processo contro NC68 + altri.

 

Il dato appare sicuramente suggestivo se ricollegato alle considerazioni a suo tempo riferite in merito alle affermazioni di Giuseppe MAJ, sull'organico delle BR-PCC, contenute nel documento di "parafrasi", poi pubblicato, con alcune correzioni formali, come supplemento intitolato "Martin Lutero" al periodico "La voce del (nuovo) Partito Comunista italiano". Nel documento, sequestrato ad NC62, Giuseppe MAJ individuava in una decina di persone il gruppo brigatista.

Il riferimento, che non sembrava scaturire da sottovalutazione o da avventati giudizi, evidenziava invece la conoscenza dell'ambito politico di provenienza delle componenti organiche delle BR-PCC, conoscenza che induceva finanche il Giuseppe MAJ a muovere, fatto inedito nella storia dell'eversione di sinistra almeno per le modalità seguite, pesanti critiche alle Brigate Rosse - Partito Comunista Combattente.

 

I rapporti tra CARC-CP ed i Nuclei Territoriali Antimperialisti

Nel corso della perquisizione del 23 giugno 2003, nell'abitazione di Enrico LEVONI, venivano sequestrati due documenti dei Nuclei territoriali Antimperialisti.

Il primo documento, noto, consiste in una copia della "Risoluzione Strategica 02. Settembre 2000", diffusa per la prima volta il 16 settembre 2000, in Mestre e in Gorizia. 1116 settembre 2000, alle ore 13.10, presso utenza te1efonic dell' agenzia ANSA di Mestre perveniva telefonata di anonimo interlocutore che, riferendo di chiamare a nome delle "Brigate Rosse", rivendicava l'azione perpetrata la notte precedente, in Trieste, ai danni del Segretariato generale dell'Iniziativa Centro Europea.(201) L'anonimo riferiva inoltre di aver lasciato un documento all'interno di un cestino portarifiuti posto in Mestre, in via Genova, ove effettivamente personale dell'agenzia giornalistica rinveniva e consegnava alla Digos di Venezia un documento composto da una copertina e da quattordici pagine di testo, recante l'intestazione "Nuclei Territoriali Antimperialisti".

Lo stesso giorno, alle ore 17.45 circa, analoga telefonata giungeva alla redazione del quotidiano "Il Piccolo", in Gorizia, annunciante la presenza della citata rivendicazione, all'interno di cestino portarifiuti posto in quella via Leoni. Il successivo 18 settembre, il documento veniva fatto rinvenire anche a Pordenone (LEVONI Enrico reperto nr. 114/3 T allegato nr. 43)

 

Il secondo documento, datato novembre 2000, dal titolo: "LETTERA AI COMPAGNI DEI CARC, "RESISTENZA", "RAPPORTI SOCIALI", "ASSOCIAZIONE SOLIDARIETÀ PROLETARIA ", costituisce un intervento politico inedito, con cui i Nuclei Territoriali Antimperialisti, in risposta ad un articolo, comparso sul nr. 9 di Resistenza, settembre 2000, dal titolo "I sindacati di regime perdono terreno", nel quale la redazione del periodico lasciava intendere che l'organizzazione dei Nuclei potesse in realtà trattarsi di una struttura alimentata dai servizi informativi ("Di BR o Nuclei vari, inventati o veri che siano"), ribadivano la propria genuina origine, autonomia ed esperienza.

 

In linea con la precedente pubblicistica, i NTA esaltano la propria strategia rivoluzionaria, aderente alle progettualità ed al portato delle BR-P CC, enfatizzando il proprio contributo, sia teorico, sia pratico, fornito negli ultimi anni.(202)

Nella parte conclusiva, gli autori, affermando che la possibilità di avviare un dialogo risiede sul rifiuto di pratiche filo-reazionarie come l'atteggiamento espresso dal periodico "Resistenza", rivendicano il proprio ruolo di avanguardia combattente e sottolineano la propria disponibilità ad un confronto politico sulla base di identità contenutistiche.(203)

Ti documento si pone in una linea di continuità con la precedente documentazione dei Nuclei, sia per le affinità sul piano espositivo, sia per i contenuti programmatici.

(LEVONI Enrico - reperto nr. 14/i - allegato nr. 44)

 

I rapporti tra CARC-CP ed altre organizzazioni eversive nazionali

L'attività esecutiva consentiva di rinvenire, nell'abitazione di Modena, via Gregorio Cortese nr. 46, occupata dalla coppia LEVONI GIAFAGLIONE, la copia di un opuscolo edito dalla "CELLULA DI CONTROINFORMAZIONE PER IL COMUNISMO", sigla mai apparsa in precedenza.

La "Cellula di controinformazione per il comunismo" è un'organizzazione di matrice marxista-lenista-maoista.

Si propone di alimentare il dibattito ed il confronto fra le avanguardie comuniste per l'unità e l'avanzamento del processo rivoluzionario, con l'obiettivo immediato della costituzione del nuovo partito comunista italiano e la successiva conquista del potere.

Riconoscono la valenza del portato delle BR-PCC, sottolineando, nel contempo una progettualità finalizzata ad un riavvicinamento dialettico alle masse e ad un innalzamento del processo rivoluzionario in una aggregazione delle masse intorno all'Organizzazione Combattente Comunista: "Ci ispiriamo ai principi dei Marxismo-Leninismo-Maoismo e ai tentativi di fare la rivoluzione in Italia, tentativi che vengono incarnati dall'azione politica, sociale e militare delle Brigate Rosse. Il loro esempio costituisce il più alto grado di evoluzione della teoria e pratica rivoluzionaria. Cerchiamo di ridare con il nostro lavoro importanza all'operato delle BR in campo sociale; in poche parole cerchiamo di ridare alle masse popolari, tutto quello che il nostro stato imperialista ha usurpato dalla coscienza del popolo.

Senza che le masse popolari prendano coscienza degli anni della lotta armata dal punto di vista proletario, saranno vani tutti i tentativi e azioni rivoluzionarie per il comunismo nel nostro paese.

L'agire in campo sociale non era una caratteristica delle BR, che univano il politico al militare. Come conciliate la loro azione con la vostra?

Noi non vogliamo conciliare niente; la nostra azione parte là dove le BR per vari motivi oggettivi hanno fallito. Questi motivi debbono servire da base per una nuova resistenza e azione rivoluzionaria e debbono essere il punto di partenza, le fondamenta per innalzare nuove Colonne, che uniscano insieme i 3 fronti (politico-sociale-militare) senza i quali qualsiasi tentativo rivoluzionario rimarrà velleitario. Nessuno è più importante dell'altro, ma la concatenazione tra di loro avverrà a seconda della reale situazione oggettiva e a secondo delle forze rivoluzionarie accumulate."

Assumono, infine, valenza strategica la clandestinità e la compartimentazione, quali criteri di impostazione della guerriglia: "La clandestinità e la compartimentazione sono elementi fondamentali e indispensabili, per chi scelga la strada della rivoluzione. Non è detto che il giornale sia clandestino, il giornale, anzi, dovrebbe essere alla luce del sole in modo che possa arrivare il più possibile all'attenzione della gente. Ma la redazione, cioè la cellula di controinformazione, deve vivere nella clandestinità e nell'inesistenza agli occhi e orecchi degli altri.

Sarà il lavoro al giornale e la sua diffusione tra le masse popolari a far sì, che i soggetti più avanzati entrino in contatto con la redazione, che dopo un lavoro di osservazione potrà decidere di ampliarsi con l'assenso reale e sincero dell'interessato al suo lavoro rivoluzionario.

In tal modo [avvicinamento delle masse, sarà spontaneo e volontario e conterrà in se una forza propulsiva rivoluzionaria 1000 volte più grande." L'opuscolo, per i contenuti espressi, risulta essere il primo numero pubblicato e può essere fatto risalire agli ultimi mesi del 1999 o ai primi mesi dell'anno successivo.

La pubblicazione si articola nei seguenti paragrafi:

- la Cellula di controinformazione per il comunismo; - Storia dei Movimento Comunista in Italia;

- Analisi di Classe della Società italiana;

- Programma per la fase socialista;

- Materiale di Studio;

- Quello che i giornali non hanno il coraggio di scrivere; - Massimo D'Antona;

- Un 'nuovo Autunno caldo"? - Sulle elezioni regionali;

- il Riformismo è controrivoluzione; - Auto intervista.

Il primo paragrafo, la Cellula di controinformazione per il comunismo, è a sua volta suddiviso nei seguenti sottoparagrafi:

- “Premessa", nella quale vengono anticipati gli scopi e gli obiettivi dell'organizzazione diretti al sovvertimento dell'ordinamento dello Stato;(204)

- "Programma minimo", basato sulla diffusione del bollettino dell'organizzazione;

- lo "Statuto", articolato su 12 punti; nel quale viene sottolineata l'adesione al principio del centralismo democratico;(205)

- i "Principi fondamentali M-L-M", dai quali emerge l'adesione della Cellula di controinformazione per il comunismo al concetto di identità tra guerra rivoluzionaria e "insurrezione armata contro lo Stato"; e l'apparente visione "da Partito", secondo i dettami della Seconda Posizione, degli autori;(206)

- "Contro il liberalismo", di critica sugli assenti principi del liberalismo politico.(207)

Nel paragrafo "Storia del Movimento Comunista in Italia" gli autori ripercorrono le vicende del primo partito comunista italiano e dei primi tentativi di ricostruire il partito, concludendo con una sintetica analisi dell'attuale situazione.

Nell'Analisi di classe della società italiana", vengono prese in esame le due categorie che a parere degli estensori compongono la società: le masse popolari,(208) a loro volta, suddivise in "masse popolari proletarie " e "masse popolari non proletarie Borghesia Imperialista.

 

Nel "Programma per la fase socialista" gli autori illustrano un piano politico programmatico, articolato nei seguenti punti "La dittatura del proletariato", la "Struttura della società"(209) e la "Sovrastruttura della società",(210) di amministrazione politico, economica ed amministrativa di un ipotetico nuovo Stato socialista.(211)

Dopo aver elencato diverse opere di Marx, Engels e Mao nel paragrafo "Materiale di Studio, nel successivo articolo ("Quello che i giornali non hanno il coraggio di scrivere"), gli autori trascrivono una lettera di Sergio SPAZZALI dell'ottobre 1982, inviata alle redazioni di Liberazione e del Manifesto e mai pubblicata,(212) accompagnata da alcune note biografiche sul militante brigatista, deceduto in Francia nel 1994.

 

Nell'articolo "Massimo D 'Antona. Voleva rottamare i lavoratori, invece è stato rottamato lui!!", gli estensori esprimono la propria adesione politica all'omicidio del pro[. Massimo D'Antona, perpetrato il 20 maggio 1999 e rivendicato dalle BR-PCC. Il testo risulta essere uno stralcio dell'articolo "In morte di Massimo D'Antona", a firma "Nicola P.", datato 30 maggio 1999, e pubblicato sul numero 2 - luglio 1999 - della rivista "La Voce". Nella consulenza tecnica del prof. Domenico PROIETTI, i documenti dell'emittente autore Nicola P. vengono considerato "come riferibili/attribuibili all'ambito di A", ovvero di Giuseppe MAJ.

Nell’articolo “Un nuovo Autunno caldo”? vengono condannate le iniziative politiche e sindacali dell'allora esecutivo, in materia di contrattazione collettiva nazionale, accomunando in tali responsabilità anche i cosiddetti "sindacati di regime". Il testo risulta essere uno stralcio dell'articolo omonimo, a firma "Anna M.", pubblicato sul numero 3 novembre 1999 - della rivista "La Voce". Nella consulenza tecnica del prof. Domenico PROIETTI, i documenti dell'emittente autore "Anna M." vengono attribuiti "a un unico emittente-autore, distinto dagli emittenti autori sinora individuati e che pertanto chiameremo I. Tale emittente autore mostra una discreta padronanza delle problematiche organizzative e ideologiche del movimento dei CARC e si rivela dotato di strumenti linguistico-espressivi sicuri e adeguabili ai diversi registri, contesti e nuclei problematico-argomentativi affrontati."

Negli articoli successivi, gli autori criticano i partiti di "centro - sinistra", responsabili di una politica in contrasto con le reali esigenze delle masse popolari ("Sulle elezioni regionali"); ribadiscono infine, in "Il riformismo è controrivoluzione", la necessità di superare una politica di incontro e crescita sociale, a favore di una conflittualità finalizzata alla creazione delle condizioni indispensabili per la dittatura del proletariato: "Considerando che la delega è la legittimizzazione delle gerarchie e che il compromesso è solo la rinuncia dei propri ideali, è facile concludere affermando che il riformismo non solo non produce nulla e non, crea conflittualità, ma si radicalizza come pratica normalizzatrice omologatrice e controrivoluzionaria.

Quindi è urgente e indispensabile creare situazioni di conflitto totale nelle contraddizioni del capitalismo e della società borghese, autorganizzarsi attraverso la democrazia diretta dal basso in collettivi e non perdere di vista, nella lotta locale, le prospettive e gli obiettivi rivoluzionari e la costruzione di un nuovo e vero Partito Comunista Italiano. Le libertà non vengono da sole, si riprendono”.

Nell'ultimo articolo, gli autori, attraverso un'auto intervista, strumento editoriale più volte utilizzato da diverse organizzazioni terroristiche di matrice marxista-leninista, evidenziano i punti programmatici della "Cellula di controinformazione per il comunismo".(213)

 

La pubblicazione si chiude con la sigla dell'organizzazione ed i seguenti slogans: "Ribellarsi è giusto!!!!! Onore a tutti i compagni caduti!!!! Per il comunismo."

(LEVONI Enrico - reperto nr. 14/S - allegato nr. 45)

 

Veniva, inoltre, rinvenuta una copia del documento, privo di data, dal titolo: "Conoscere il nostro passato per conquistare il futuro", a sigla "Cellula Comunista Sergio Spazzali (Pino)", già diffuso nei giugno del 1997, per commemorare i 22 anni dalla morte della brigatista Margherita Cagol. L'organizzazione che sigla il documento si presenta come composta da un "[...] un gruppo di Comuniste/i provenienti dalle lotte e dalle esperienze del movimento rivoluzionario degli ultimi 30 anni, che facendo tesoro dalla sconfitta tattica dei primi anni 80 abbiamo continuato la lotta politica per la costituzione di un polo comunista che arrivasse, al di là di formulette precostituite ma attraverso un percorso e confronto comune alla costituzione del Partito. Il testo in onore della compagna Margherita Cagol fa parte di questo nostro contributo, convinti come siamo che lo studio e la valorizzazione dell'esperienza delle Brigate Rosse sia un elemento essenziale per la ripresa di una presenza comunista nel vivo dello scontro politico di classe nel nostro paese."

(LEVONI Enrico - reperto nr. 14/10 --- allegato nr. 46)

 

Sempre nella medesima abitazione, veniva sequestrato un documento, datato Napoli, marzo 2000, a firma "Sergio", allo stato non meglio identificato.

Il documento è verosimilmente rivolto alla Commissione Preparatoria. L'autore concorda con gli interlocutori sulla necessità storica di costruire il partito comunista, ponendosi, però, su di un piano ideologico programmatico molto vicino alla I Posizione, difendendo le concezioni tattico - strategiche delle BR-PCC(214) ed elogiando il patrimonio dell'esperienza lottarmatista in Italia.(215)

 

In particolare l'autore:

- accusa gli interlocutori di "meccanicismo", in quanto valutano le condizioni del dibattito sulla costruzione del partito comunista con schemi storicamente superati;(216)

- critica l'assunto dell'ineluttabilità di una guerra interimperialista, ritenuto privo di sostanziale fondamento.(217)

Il documento riprende inoltre alcuni temi che hanno costituito il portato più tradizionale e consistente delle BR-PCC, quali:

- l'unità del politico e del militare (l'attività, anche a livello soggettivo, deve riunire i termini dell'elaborazione politica e dell'azione sul terreno) che ha sempre caratterizzato le BR rispetto ad altre formazioni;

- la volontà di costituire il Partito come risultante dell'azione dell'Organizzazione Comunista Combattente, a sua volta frutto dell'azione delle avanguardie politico -militari.(218)

(LEVONI Enrico - reperto pr. 14/6 - allegato nr. 47)

 

Presso NC50, oltre ad una copia dell'opuscolo dal titolo "Manuale dell'anarchico esplosivista", prima edizione "Aprile 96”(219) (LA NAVE Gaetano reperto nr. I - allegato nr. 79), veniva rinvenuta una busta di colore bianco, spedita a mezzo posta prioritaria, indirizzata a "Daniele - ASP", con mittente NC117, via B. Longo 92 Roma', contenente una lettera manoscritta datata 09/04/2002, nella quale la detenuta NC117, nata a Roma ii 21.1.1976, ivi residente via di Grotta Perfetta nr. 1315, pregiudicata, comunicava la ricezione del nr. 66 della rivista "Il Bollettino" e chiedeva che la pubblicazione venisse inviata anche al detenuto NC118, ristretto presso la casa circondariale di Sulmona.

Il 13.7.2001, NC117 ed NC119, nato a Roma il 16.10.1960, erano stati tratti in arresto dalla D.I.G.O.S. della Questura di Roma, per aver organizzato, in concorso tra loro e con altre persone (artt. 270 - 270 bis c.p.), un'associazione operante sotto varie sigle tra cui "FORMAZIONI COMUNISTE COMBATTENTI" e "NUCLEI ARMATI PER IL COMUNISMO" (rivendicanti gli attentati alla sede dei “Democratici di Sinistra” di via della Rustica il 28.4.1999; alla sede dei "Democratici di Sinistra" di Villa Gordiani in via Venezia Giulia il 5.5.1999; all'autovettura di CIAVATTI Simona ii 28.4.2000), diretta a sovvertire violentemente gli ordinamenti economici e sociali costituiti nello Stato e col proposito di compiere atti di violenza con fini di eversione dell'ordine democratico; analoghe contestazioni erano state in seguito mosse anche a NC120, nato a Roma il 19.3.1973, ivi residente via Ostini nr. 9, pregiudicato, legato alla NC117 da rapporti di natura sentimentale (NC50 - reperto nr.22- allegato nr. 80).

 

 

Il PCE(r)/GRAPO

L'attività investigativa sui CARC consentiva di comprovare lo stretto rapporto esistente tra l'organizzazione ed il PCE(r) - GRAFO attraverso i rappresentanti in Italia dell'AFA-PP (Associazione Familiari e Amici dei Prigionieri Politici)(220) spagnola, NC52, nata a Castelletto d'Orba (AL) il 03.03.1944 e NC51 nato a Vigo (Spagna) il 25.05.1957, convivente della NC52, già militante della formazione terroristica spagnola di ispirazione marxista leninista spagnola GRAPO (Gruppo Rivoluzionario Antifascista Primo Ottobre) e rappresentante in Italia del PCE(r) (Partito Comunista d'España recostituido), ala politica dei GRAPO.

 

Chiari elementi di riscontro allo stretto rapporto esistente tra Giuseppe MAJ ed i rappresentanti in Italia del PCE(r) - GRAFO sono contenuti nella lettera di Giuseppe MAJ sequestrata a NC62, datata "Milano, 25.07.99" ed indirizzata a NC52 ed al marito NC51.(221)

 

Il PCE(r) GRAPO - Partito Comunista España (recostituito)/Gruppo Rivoluzionario Antifascista Primo Ottobre, organizzazione di ispirazione marxista leninista, affonda le proprie radici in un dibattito svoltosi nel 1968 in seno alla comunità degli esiliati e rifugiati comunisti di origine spagnola in Francia, da cui, nel novembre dello stesso anno, nasceva l'organizzazione di matrice maoista, denominata "Organizzazione Marxista-Leninista Spagnola" ("OMLE"), che si opponeva al modello sovietico ed accusava il Partito Comunista spagnolo di revisionismo.

Nel 1973 una riunione plenaria del Comitato Direttivo dell’”OMLE” approvava come scopo prioritario 'l'utilizzazione della lotta armata per l'abbattimento del fascismo in Spagna e l'instaurazione della dittatura del proletariato", decidendo contestualmente di preparare le basi del congresso di "ricostituzione" del "PCE".

Nel giugno del 1975 assumeva la denominazione di "Partito Comunista Spagnolo - Ricostituito" ("PCE(r)") e costituiva la cosiddetta "Sezione Tecnica", responsabile dell'esecuzione delle azioni armate. Nel 1976 la "Sezione Tecnica" cambiò il proprio nome in "Gruppo di Resistenza Antifascista dei Primo Ottobre" ("GRAFO"), con riferimento al giorno in cui "i popoli spagnoli hanno cominciato la loro resistenza armata contro il fascismo". Interrotto nel febbraio del 1997 il tentativo di dialogo con il governo a cui si chiedeva: la legalizzazione del "PCE-r", il raggruppamento dei prigionieri, l'amnistia a favore di alcuni di essi e la liberazione per un'altra trentina, all'inizio del 1998 il "GRAPO" rilanciava le attività terroristiche, riprese in realtà il 29 gennaio 2000 con l'attentato ai danni di una agenzia di lavoro temporaneo di Madrid.

 

 

 

NOTE

 

117 Giornata Internazionale del Rivoluzionario Prigioniero, organizzata annualmente dai C.A.R.C., con la quale si commemora il massacro di "trecento rivoluzionari prigionieri nelle carceri peruviane" avvenuto il 19/06/1989.

 

118 In data 04/09/2000 veniva acquisita una lettera proveniente da Parigi, indirizzata solo alla struttura italiana, nella quale si deduce che la proposta di costituire il nuovo organismo, è stata avanzata dalla struttura italiana: "Cari compagni, abbiamo ricevuto la vostra lettera del 7 agosto. Scusate il ritardo ma il destinatario era ancora in ferie poco fa. Siamo naturalmente d'accordo per riunirci sull'idea di un S.R.I Noi proporremmo sabato 7 ottobre o il seguente 14, tenuto conto del tempo necessario per mettersi d'accordo. Ci sembra che Lione possa essere un luogo sufficientemente centrale per tutti e di facile accesso internazionale. Potremmo contare su un appoggio locale. Naturalmente aspettiamo vostre proposte (...)".

 

119 C.E.L.I.A., ovvero "Collectif d'Editions Litteraries d'Interet Auto-educatiff' ha lo scopo di produrre, promuovere e diffondere ogni realizzazione letteraria, pittorica o musicale a finalità educative. Il collettivo, che ha sede a Parigi, allo stesso indirizzo del presidente identificato in NC121, alias "Ro", nato a Parigi il 03/08/1953, tesoriere del gruppo "Collectif Communiste Resistance Offensive" di cui il CARC di Napoli riceve l'omonima rivista

 

120 - NC33, nato a Cosenza il 25/04/1949, colpito da O.C. nr. 96922 del 02/06/94 della Procura di Cosenza per espiazione pena di anni 8 e mesi 2 di reclusione per partecipazione a banda armata, rapina aggravata e detenzione di armi.

 

121 - NC31, nato a Treviso il 07/02/1957, latitante rifugiato in Francia.

 

122 - NC61,  nata a S. Severo (FG) il 01/03/1958.

 

123 - NC5, nato a Napoli il 11/03/1961.

 

124 - NC28, nato a Napoli il 24/04/1953, indicato essere il punto di riferimento di un nucleo di militanti italiani attestati su posizioni "irriducibili" e dedito ad attività illegali quali rapine ed estorsioni sia in Francia che in Belgio. In data 06/05/2000 risulta essere stato controllato da personale della P.S. in Torino via Nizza nr. 10, unitamente a NC10, il 17/04/1976, pluripregiudicato, elemento di spicco dell'anarchismo insurrezionale torinese.

 

125 NC73, nato a Rovereto (TN) il 12/08/1972, residente a Rovereto vicolo S. Maria nr. 6, anarchico insurrezionalista.

 

126 l'11 novembre 2000 le delegazioni di Revolutionarer Aufbau (CH), Associazione Solidarietà Proletaria Italia, Colletif Pour un Secours Rouge (F), Association des Parents et Amis des Prisoniers Communistes Apapc (B) hanno gettato le basi di un Soccorso Rosso Internazionale con l'intenzione di sostenere i prigionieri e le prigioniere rivoluzionari/e, comunisti/e, anarchici/e, antifascisti/e, antimperialisti/e, a agire insieme contro tutte le forme di repressione di classe e di controrivoluzione

 

127 Il 21 giugno 2001, a seguito del suo rientro dalla Francia, ove si era recato per partecipare alla celebrazione della Giornata Internazionale del Rivoluzionario Prigioniero, AMORE Massimo in una telefonata intercorsa con BABINI Paolo si esprimeva in questi termini " [...] il tentativo, l'idea diciamo che ... le ... il tentativo, l'idea diciamo in qualche modo di tenerci ... ai margini dell'organismo, fuori dall'organismo fino ad adesso, non è riuscito, insomma. Questo è. Perché le questioni sono, appunto, le pressioni che vengono fatte ... contro di noi chiaramente ... cosa nota e quindi ... diciamo allo stato attuale non è passata ancora questa cosa ... abbiamo, diciamo, affrontato una serie di questioni ... ci siamo riaggiornati [...]”.

 

128 Il 5 maggio 2001, in Monreale (PA), NC56, nato a Palermo il 2.10.1964, residente in Monreale via della Repubblica nr. 38, ferroviere, segretario generale del Sindacato Autonomo Ferrovieri - U.C.S. (Unione dei Capi Stazione), denunciava alla locale Stazione Carabinieri di aver ricevuto nella casella di posta elettronica del citato sindacato - ucspa@iol.it - il precedente venerdì 4 maggio, dall'indirizzo "ettore scola" lavocedelnpci@yahoo.com una e-mail avente come oggetto "comunicato".

L'e-mail in questione, spedita peraltro anche ad alcune testate giornalistiche e associazioni d'area, conteneva in allegato un file word intitolato "Comunicato.doc", di solidarietà con gli appartenenti all'organizzazione di estrema sinistra Iniziativa Comunista, arrestati il precedente giorno 3 maggio. Il documento word, datato 3 maggio 2001, constava di quattro pagine intitolate "Contro le perquisizioni e gli arresti a carico di Iniziativa Comunista - miasmi della putrefazione del regime DC" e risultava firmato dalla Commissione Preparatoria del Congresso di fondazione del (nuovo) Partito Comunista Italiano.

Il successivo 23 maggio 2001, dall'indirizzo "tom tomtom" lavocedelnpcihoimail.com veniva inviata all'unione dei capistazione ucspa@iol.it , nonché ad associazioni d'area e testate giornalistiche, un'altra e-mail avente come oggetto "comunicato elezioni" sempre. Anche in questo caso l'email in questione conteneva in allegato un file word intitolato "Comunicato elezioni.doc". Il documento, datato 20 maggio 2001 e contenenti una forte critica nei confronti dell'attuale Esecutivo, risultava anch'esso firmato dalla Commissione preparatoria del Congresso di fondazione del (nuovo) Partito Comunista Italiano.

Dall'analisi dell'e-mail del 04.05.2001 si poteva accertare che il mittente lavocedelnpci@yahoo.com aveva inviato l'email alle ore 19:08:56+0200 dall'indirizzo IP: 212.11.56.248. Da una ricerca effettuata in "Whois" su www.ripe.net risultava titolare dell'indirizzo su citato un utente di easynet.fr, provider francese "EASYNET SYSOP Rue Du Renard F-75004 Paris France". Inoltre dall'esame delle proprietà del file "Comunicato. doc" emergeva nel riepilogo, un autore, Augusto FERRARI e una società "pallina".

Dall'analisi dell'e-mail del 23,05.2001 risultava che il mittente lavocedelnpc@hotmail.com aveva inviato l'email alle ore 11:48:05+0200 dall'indirizzo IP: 212.67.184.130. Dalla ricerca in "Whois" su www.ripe.net risultava titolare dell'indirizzo IP una Web Agency "Telabrain", il cui responsabile o titolare veniva indicato nella persona di MARTIN Philippe, Rue De La Picardie, 30 75003 Paris, France, identificato in MARTIN Philippe, nato il 23.11.1955 a Baccarat (54) e residente dal 1992 in Parigi, rue de la Folie Mèricourt, 110 piano scala C 2° piano. La società TELEBRAIN risulta effettivamente situata a rue de Picardie 30, 3° piano, con utenze nr. 0033.1.53.01.90.61 e 0033.1.53.01.90.62- 01.53.01.90.60 (fax). Si tratta di una società a responsabilità limitata (SARL) con un capitale di 50.000 Franchi, fondata in data 11 ottobre 1995 e registrata alla camera di commercio con nr. Siren. 402 458 079, con oggetto sociale "la progettazione, realizzazione e distribuzione di programmi e progetti informatici, rivendita di materiali, consulenza e formazione". L'ufficio si presenta sotto forma di negozio boutique con la particolarità di 14 terminali connessi alla rete e con la possibilità di utilizzare delle webcam. La società dispone di un sito internet: www.telebrain.com. Nelle proprietà del file "Comunicato elezioni.doc" emergeva nel riepilogo, come autore, tale "manuxx" e una società "pallina". verosimilmente i due documenti allegati provengono dallo stesso computer, o comunque dal medesimo ambiente di lavoro, in quanto nelle proprietà del documento è presente la medesima indicazione "pallina" alla voce società. I documenti successivamente sono stati spediti con le medesime modalità (allegato) da due indirizzi telematici identici che però si appoggiano su provider diversi (Hotmail.com e Yahoo.com). Gli indirizzi Ip utilizzati per la spedizione delle due e-mail differiscono però notevolmente nella loro natura, in quanto per la prima e-mail è stato utilizzato verosimilmente un indirizzo IP dinamico fornito dal provider francese Easynet, per la seconda l'indirizzo IP rientra tra quelli assegnati alla web agency "Telabrain" di cui sopra.

 

129 Peraltro, come riferito nella nota informativa nr. 362/112-2001 del 18 dicembre 2002, Giuseppe MAJ da tempo era sicuramente in contatto con esponenti della "Cellula" come dimostrato dagli esiti delle indagini su IL BOLLETTINO della Procura della Repubblica di Milano, e, significativamente, dal rinvenimento, all'interno della sua abitazione di Milano, via Bruschetti 11, nel corso di perquisizione domiciliare effettuata il 18.04.1989, di appunti autografi dai quali si evinceva che aveva avuto la disponibilità degli opuscoli della "Cellula", tra cui quelli che erano stati diffusi soltanto "nell'ambito ristretto dei compagni direttamente interessati". In particolare, all'interno di una cartella verde contraddistinta sul frontespizio dall'annotazione "Personale - Strategia" sono stati rinvenuti:

- tre fogli a quadretti (reperto n. 75/29) di cui uno riportante la dicitura "Appunti Critici" e gli altri due alcune annotazioni a penna che, da un confronto eseguito, fanno riferimento (riportando numeri di pagina relativi alle espressioni esaminate e/o criticate) all'opuscolo " ... Generali ... di tesi per la convocazione del congresso di fondazione del Partito Comunista Combattente" prodotto dal "Nucleo per la fondazione del p.c.c. " nel novembre 1986 e rinvenuto solo nel 1989 a Robassomero;

- quattro fogli a quadretti, tra cui uno sul quale c'è scritto "Per una pol. com, n. 1 p. 13 / su come compito dei comunisti". E' evidente il riferimento all'opuscolo prodotto dal "Nucleo" nell'ottobre 1987;

- sei fogli a quadretti contenenti annotazioni relative (riportando espressioni numeriche che fanno riferimento, intercalando dei punti, ai numeri di pagina, colonna e riga relativi alle espressioni esaminate e/o criticate) all'opuscolo "Per una politica comunista" di cui sopra.

 

130 "Il 12 Gennaio moriva in esilio in Francia Sergio Spazzali "PINO ".

Oltre un anno è passato da quella data che ha lasciato in noi compagni ed amici di Sergio, un vuoto umano e politico incolmabile.

Ma l'esperienza umana e politica che ci ha trasmesso continuano a vivere nella manifestazione in suo ricordo dell' Febbraio a Milano, nel centro sociale che porta il suo nome, nel documento scritto dai comunisti all'estero che con lui hanno condiviso l'identità e il percorso politico.

Ma ancor più vive nelle grandi manifestazioni dell'autunno 94, nei tanti "NO" al Referendum sulle pensioni, nelle tante lotte di resistenza alla crisi capitalistica e nel ruolo centrale che in esse assume la classe operaia.

Per lui che non si è fatto irretire da tesi su presunte scomparse della centralità operaia nel conflitto di classe.

VIVE nelle nuove avanguardie di lotta cresciute nel corso di questo movimento, nel loro interrogarsi sul perché si lotta, come si fa a vincere, perché essere comunisti, senza risposte prestampate o definite una volta per tutte, ma in un percorso di crescita/critica/trasformazione.

VIVE nel dibattito tra i comunisti, con la chiarezza di un metodo e di principi di riferimento, ma senza dogmatiche certezze, approfondendo ed analizzando le contraddizioni, definendo i percorsi in uno stretto rapporto con le masse.

Abbiamo deciso di ripubblicare alcuni testi scritti da Sergio tra la fine degli anni 80 e l'inizio degli anni 90 e pubblicate sulla rivista "PER IL PARTITO. Questa scelta per noi è un modo ulteriore per far vivere Sergio, per far sì che le sue acquisizioni e le sue esperienze di rivoluzionario non vadano disperse.

Un modo per contribuire all'avanzata del dibattito in corso tra i comunisti sulla questione del bilancio, del programma, del partito.

Un modo per far crescere le avanguardie di lotta che oggi si interrogano sul come uscire dal capitalismo.

Un modo concreto per continuare quel percorso umano e politico comune che ci ha visti insieme in tutti questi anni."

 

131 Il 3 maggio 2001 il R.O.S. dava esecuzione all'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Roma nei confronti di:

- NC67 , nato a Roma il 19.6.1959;

- NC8, nata a Roma il 30.5.1968;

- NC25, nata a Roma il 6.1.1968;

- NC34 , nato a Livorno il 21.12.1966;

- NC67, nata a Roma il 12.2.1970;

- NC72 , nato a Roma il 29.4.1968;

- NC41, nato a Roma il 2.6.964;

- NC84 , nato a Milano l'8.3.1964,

indagati per il delitto di cui all'art. 270 c.p. per avere, "agendo in concorso tra loro, promosso, costituito, organizzato e diretto un'associazione sovversiva agente sotto la denominazione di Iniziativa Comunista (...), tendente alla lotta armata per sovvertire violentemente gli ordinamenti economici e sociali dello Stato e ad entrare in rapporto (...) con la banda armata Brigate Rosse - Partito Comunista Combattente ".

 

132 Articolo dal titolo "In tema di programma comunista", pubblicato sulla rivista "Per il Partito", "Aprile 1989". L'autore, dopo aver analizzato il sistema capitalistico mondiale nella tradizionale ottica marxista - leninista, sottolinea le possibili contraddizioni e gli sviluppi della lotta di classe anche nei regimi comunisti, citando a tal proposito situazioni ed evoluzioni economico soggettivistiche, quali la ex U.R.S.S. e la Cina, storicamente note o attuali, e pone in guardia contro i rischi di deviazioni che una non oculata selezione dei quadri può costituire per il partito comunista al potere.

Articolo dal titolo "Sul soggettivismo", pubblicato sulla rivista "Per il Partito", nr. 2 "Gennaio 199û". L'argomento è introdotto da una aperta critica all'impostazione delle B.R. -P.C.C. e del FRONTE ANTIMPERIALISTA combattente. Sul primo aspetto viene stigmatizzato l'impostazione del rapporto avanguardia/masse, asseritamente rese "culturalmente alienate inconsapevoli del disastro cosmico a cui l'imperialismo sta conducendo l'umanità"; la soluzione è postulata con "un partito che coniughi azione dal basso ed azione dall'alto e che in quest'ultima incorpori in modo essenziale la l.a. ".

Gli autori si pongono in una concezione politico filosofica di materialismo dialettico in simbiotica aderenza al pensiero di Marx-Engels.

Sul secondo, quello dell'internazionalismo, richiamandosi al pensiero di Lenin, auspicano "non un FRONTE di soggetti-organizzazioni che travalichi a priori le dimensioni nazionali, ma nella rifondazione dell'internazionale comunista, nella quale i Partit4 fondati sull'esperienza storica e nazionale della classe, trovino la loro comune strategia a livello internazionale".

Aspetto significativo è quello devoluto all'organizzazione del partito: questo deve assumere la forma marxista-leninista rigidamente ortodossa "nel partito azione dall'alto ed azione dal baso sono distinte e ha un ruolo dirigente nei confronti del movimento delle masse". Ne consegue che "il militante è come regola generale (tranne i latitanti) sia nell'organizzazione di massa che nelle strutture di partito ed agisce politicamente in entrambe".

La programmata duplice veste del militante combattente consentirà quindi di fomentare dall'interno le masse a produrre tutte quelle situazioni di crisi dell'ordine e della sicurezza pubblica tali da "scompaginare gli equilibri politici su cui si regge congiuntamente il potere dei partiti della borghesia per far cadere da sinistra e a sinistra il castello di carte rappresentato da questo potere".

In sintesi questo è il significato dell'azione dall'alto, cioè l'attacco politico militare ai soggetti ed alle strutture del potere della borghesia, e dal basso, cioè orientare il movimento delle masse proletarie per provocare le condizioni di abbattimento dello Stato borghese.

Articolo dal titolo "Il momento centrale del processo rivoluzionario: l'insurrezione armata del proletariato contro lo stato della borghesia", pubblicato sulla rivista "Per il Partito", nr. 3 "Giugno 1990". Nell'elaborato vengono definiti i concetti, ritenuti fondamentali, per la successiva discussione, di Stato borghese e processo alla rivoluzione proletaria.

Definito lo Stato borghese come sovrastruttura funzionale alla suddivisione della società in classi, al mantenimento dei rapporti

economici che caratterizzano la suddivisione della società in classi, la distruzione di queste e la conseguente instaurazione di una struttura statuale di dittatura proletaria possono avvenire solo con il procedimento dell'insurrezione e non attraverso la guerriglia o la guerra di lunga durata..

Insurrezione è "quel fatto politico militare nel quale le pressioni più significative del proletariato, a livello di massa, si muovono, organizzate in esercito proletario e sotto l'influenza decisiva del partito comunista, per disarticolare le strutture essenziali dello Stato borghese, a partire dalle forze armate e di repressione e dagli strumenti, di propaganda e comunicazione essenziale".

Nel prosieguo, pur criticando le concezioni "guerriglista" e "soggettivista", della lotta armata, viene riconosciuta validità (anche nella fase non rivoluzionaria) all'attacco ad organi dello Stato "di carattere difensivo" nelle diverse periferie della struttura statale, per indebolirne temporaneamente l'efficacia repressiva.

In tale contesto viene positivamente valutato l'attentato ad Alfred HERRHAUSEN, compiuto dalla RAF, considerato dall'autore del documento, "un insegnamento di quello che intendiamo dire quando usiamo l'espressione - attacco al cuore dello Stato".

Più oltre, nello stesso capitolo, viene affermato, a proposito della critica al soggettivismo espresso dalle BR-PCC, richiamando nel senso la spaccatura del 1984, che la "Cellula" fa riferimento alla 2 posizione ("inutile dire che ogni riferimento alle UCC sarebbe un puro equivoco") ed al documento

 

133 Il documento, diffuso nel luglio 1998 in Milano, spedito per posta ordinaria da Torino, si articola su tre capitoli e ripercorre per grandi linee i temi già affrontati nell'ultimo opuscolo, redatto dalla Cellula nel giugno 1996. Nel primo capitolo, dopo una disamina fortemente critica della situazione in cui versa il proletariato, segnata da una "generalizzata degradazione, della condizione sociale" a cui corrisponde una "inarrestabile concentrazione di capitale e di ricchezza" da parte della borghesia, gli estensori individuano nelle forze del capitale, negli economisti tecnocrati e nei partiti "socialdemocratici" a livello, europeo i principali nemici della classe operaia, nel nome della comune ideologia neo-liberista. Per quanto riguarda l'Italia, viene sottolineato il ruolo anti-operaio della "fazione borghese dominante" e l'equilibrio politico che ne traduce gli obiettivi", esprimendo chiaramente una diretta responsabilità dell'attuale sistema di alleanze politiche laddove si individua il nemico prioritario "nell'attuale schieramento di governo". Significativo appare il riferimento a tematiche dei dibattito politico più recente: è il caso, ad esempio, delle polemiche sorte intorno al problema della modifica dello stato sociale, in merito alle quali vengono riportato le posizioni di autorevoli rappresentanti della vita pubblica che evidenziano come "la socialdemocrazia riesce a mettere in pratica politiche contro lo stato sociale e per l'aumento dello sfruttamento proletario, molto più efficacemente e sistematicamente che non la destra classica (con ampio riconoscimento di Agnelli

per primo) ". La puntuale attenzione verso gli argomenti di maggiore attualità politica è altresì confermata dalle considerazioni sul rischio rappresentato, in Italia come in Europa, dai "movimenti populisti estremisti suscettibili di divenire il nucleo di una futura fascistizzazione". Nei capitoli successivi il documento, nel, contesto di un'ampia disamina dei principali fronti di lotta operaia in Europa e nel mondo 133 conclude che, nonostante l'impegno e la strenua difesa dei diritti operai, questi non possono essere sufficientemente tutelati attraverso la semplice lotta di resistenza. E necessario pertanto 'riprendere la strada dell'organizzazione armata" nella consapevolezza che "la soluzione distruttiva è l'unica vera soluzione per la borghesia" e che "l'ordine sociale è sempre più basato sui rapporti di forza e non sulla farsa parlamentare". L'impegno dei rivoluzionari deve essere quello di "dimostrare alle masse la necessità e la possibilità dello sbocco rivoluzionario" e funzionale a tale scopo appare la costituzione di un "partito" organizzato su criteri di "unità, centralizzazione e organizzazione sulla base dell'unità politico- militare", articolato per portare "l'attacco alla classe dominante".

 

134 Il documento, diffuso nel luglio 1998 in Milano, spedito per posta ordinaria da Torino, è incentrato sul dibattito degli ultimi anni circa la necessità di superare la legislazione d'emergenza e di individuare una soluzione politica per i terroristi detenuti. Gli estensori respingono categoricamente le ipotesi di amnistia e di indulto, ritenute tentativi di pacificazione sociale tatuati da uno "schieramento politico istituzionale trasversale" e da una sinistra politica "neoriformista" per sopire le tensioni rivoluzionarie e consolidare il sistema democratico: Secondo la Cellula, è fuorviante la propensione della sinistra antagonista a paragonare le proposto di amnistia e indulto in Italia, ritenute comunque controrivoluzionarie, alla campagna condotta nei Paesi baschi. in favore dei detenuti dell'ETA, considerata al contrario espressione di un totale sostegno dei popolo basco alla "lotta dei suoi prigionieri".

Contro ogni forma di" socialdemocrazia, l'unica strada percorribile è quindi il recupero dell'esperienza della lotta armata per abbattere "lo Stato capitalista e imperialista", avviando un percorso che porti ad una società comunista".

 

135 "La discussione che proponiamo è condizionata dal fatto di maggio. Esso ha determinato forzatamente il quadro politico di questa fase. [...] Ci riferiamo da un lato alle BR PCC dall'altro agli autori della rivista 'La voce". Su entrambe le posizioni ed i danni che arrecano al processo di costituzione del Partito per come noi lo intendiamo, abbiamo dedicato molto spazio nel lavoro di bilancio prodotto con i vari numeri della Rivista "Per il Partito" e nella pubblicazione delle opere scelte del compagno Sergio Spazzali (Pino), scritti ai quali rinviamo i compagni che leggono il seguente testo."

 

136 "In positivo si costata che i tempi sono favorevoli per far avanzare il dibattito e le iniziative anche nelle situazioni e paesi più arretrati. I quali risentono delle ripercussioni delle esperienze più avanzate e ciò anche grazie all'oggettiva maturazione di un terreno più ricettivo, come conseguenza di tanti anni di riflusso e disarmo politico/ideologico che, alla fin fine, si vede bene come abbia prodotto una generale degradazione dei rapporti sociali e non abbia per nulla aperto la strada a fantomatiche "nuove vie". In negativo c'è il problema della marginalità di tanti giovani compagni che finiscono per subire l'influenza delle teorie sulla fine della centralità operaia (se non addirittura sull’"imborghesimento" della classe operaia) e quindi diventano suscettibili alle derive marginalizzanti, pure nella versione RAF-terzomondista. Per questo motivo va battuto e ribattuto il tasto dei rapporto Partito/Masse come motore e protagonista del processo rivoluzionario. Questione che richiede la formulazione della linea politica in considerazione della composizione di classe nel suo insieme. Analisi, inchiesta e linea politica che sappiano rapportarsi a questa realtà e nel suo divenire: per cui l'influenza "dell'aristocrazia operaia" (laddove e per quanto esiste) è un problema da affrontare politicamente per imparare a batteria ed isolarla. E non da costatare statisticamente, in un determinato momento e in un determinato paese, e con pessimismo, come è diffusa abitudine tra questi compagni giovani (su questo influendo negativamente la loro mancanza di conoscenza del mondo del lavoro e della fabbrica in particolare). I problemi di collocazione, radicamento, localismo non devono diventare alibi per cucirsi addosso teorie di comodo (specialità degli autonomi per esempio), ma vanno affrontati per risolverli entro il rapporto Partito/Masse e la linea politica che ne esprime le esigenze in una data fase."

 

137 "In positivo si costata che i tempi sono favorevoli per far avanzare il dibattito e le iniziative anche nelle situazioni e paesi più arretrati. I quali risentono delle ripercussioni delle esperienze più avanzate e ciò anche grazie all'oggettiva maturazione di un terreno più ricettivo, come conseguenza di tanti anni di riflusso e disarmo politico/ideologico che, alla fin fine, si vede bene come abbia prodotto una generale degradazione dei rapporti sociali e non abbia per nulla aperto la strada a fantomatiche "nuove vie". In negativo c'è il problema della marginalità di tanti giovani compagni che finiscono per subire l'influenza delle teorie sulla fine della centralità operaia (se non addirittura all’imborghesimento" della classe operaia) e quindi diventano suscettibili alle derive marginalizzanti, pure nella versione RAF-terzomondista. Per questo motivo va battuto e ribattuto il tasto dei rapporto Partito/Masse come motore e protagonista del processo rivoluzionario. Questione che richiede la formulazione della linea politica in considerazione della composizione di classe nel suo insieme. Analisi, inchiesta e linea politica che sappiano rapportarsi a questa realtà e nel suo divenire: per cui l'influenza dell' "aristocrazia operaia" (laddove e per quanto esiste) è un problema da affrontare politicamente per imparare a batteria ed isolarla. E non da costatare statisticamente, in un determinato momento e in un determinato paese, e con pessimismo, come è diffusa abitudine tra questi compagni giovani (su questo influendo negativamente la loro mancanza di conoscenza del mondo del lavoro e della fabbrica in particolare). I problemi di collocazione, radicamento, localismo non devono diventare alibi per cucirsi addosso teorie di comodo (specialità degli autonomi per esempio), ma vanno affrontati per risolverli entro il rapporto Partito/Masse e la linea politica che ne esprime le esigenze in una data fase."

 

138 "Valutiamo positivamente gli sviluppi dei movimento contro la guerra e contro le politiche antiproletarie governative. Su tratta di compiere un'analisi d'insieme su questa realtà e, più estesamente, della situazione del proletariato, cogliendo, rielaborando e rilanciando gli elementi avanzati in forma di linea politica. In questo senso ci sembra possibile porsi all'altezza delle espressioni più avanzate di questi mesi, riprendendo certe forme ed obiettivi. Anzi, cercando ancor di più di far risaltare la grande saldatura tra interessi e strategia capitalistiche all'interno ed all'esterno del paese. L'aggressione contro la Jugoslava è in questo esemplare perché protagonisti ne sono, in prima fila da anni, tutti questi settori capitalistici che hanno spinto fortemente per la ri-colonizzazione dei Balcani e dell'Europa dell'Est in una similitudine delle direttrici geo-strategiche dei diversi imperialismi della fine dei secolo scorso. C'è poi il progetto "corridoio 8" grande "co-impresa" di tutti i banditi imperialisti e che significa una formidabile direttrice di penetrazione e sconvolgimento di tutti i paesi al sud della Russia, completandone peraltro l'accerchiamento. Significa anche la saldatura delle linee di neo-colonizzazione dei Balcani e del Medio Oriente, facendo perno sull'alleanza con paesi che all'interno dell'area geopolitica (vedi Turchia) assumono il ruolo di guardiani e di garanti di appartenenza degli interessi dell'imperialismo. Come tutta questa proiezione esterna sia intrecciata all'interno è evidente quando solo si pensi alle politiche di delocalizzazione industriale, alle grandi manovre finanziarie per devastare e assoggettare in forme rinnovate t popoli oppressi (la tormenta del ' 98 sul sud/est asiatico), alla costante guerra intorno alle fonti di materia prime. all'induzione dei giganteschi flussi migratori costi utili politicamente e economicamente, almeno fino a quando questa massa non arriva a diventare "troppo ingombrante". Tutto ciò che è stato scatenato nei Balcani durerà anni passando per alti e bassi, ma sicuramente tenendo alta la tensione sociale-politica-militare."

 

139 "La discussione che proponiamo è condizionata dal fatto di maggio. Esso ha determinato forzatamente il quadro politico di questa fase. Forzatamente: in questa parola sta sia il fatto positivo che quello negativo della questione. Perché, a giudizio unanime, se è giusto forzare e se in questo consiste, per certi vers4 il ruolo di una avanguardia politica, è anche vero che ciò avviene dentro una precisa dialettica di soggetti dei processo rivoluzionario - Partito e Masse - Ora, considerati i livelli esistenti di questi soggett4 la forzatura è eccessiva. Cosa ancor più grave, in un certo senso, perché si è in presenza di sviluppi interessanti: le dimensioni dei movimento contro la guerra, la sua relativa maturazione politica (la diffusa caratterizzazione come guerra imperialista contrasta con la predominante confusione in altri paesi), il fatto che esso si innesti su precedenti movimenti di classe orientati in senso anti-governativo e che così funziona da amplificatore, l'emergere di tendenze all'organizzazione armata e comunque allo scontro deciso contro l'alleanza borghesia imperialista/socialdemocrazia individuati diffusamente come la struttura portante del potere. Questo fatto può aver agito da catalizzatore, come atto politico forte che pone la contraddizione al livello adeguato di fronte alla mostruosa macchina di morte imperialista; ma sembra che in generale abbia "scompaginato" le fila del rinascente movimento di classe che non è ancora in grado di sostenere un tale livello. A parte la corsa a prendere le distanze dei soliti leaderini opportunisti è comunque diffuso l'imbarazzo di settori dell'autorganizzazione, che si sentono messi in difficoltà (piuttosto che sostenuti) nel loro sviluppo verso forme più determinate di lotta, verso un livello politico-organizzativo più alto. Questa è in fin dei conti la verifica più importante: l'iniziativa Politico Militare deve servire a sintetizzare, a dare un segnale politico forte che favorisca, sostenga, canalizzi e sviluppi gli embrioni positivi che si stanno esprimendo tra le masse e le avanguardie. Ci sembra che il fatto confermi le nostre distanze critiche rispetto a quella posizione, ma anche che ci sia di stimolo nell'assumerci precise responsabilità per affermare il ruolo positivo e adeguato dell'unità Politico/Militare, in una fase caratterizzata da significativi fermenti di classe.

Altra questione grave è che nella loro analisi/posizione si accentua il carattere "soggettivista": nel senso che facendosi sempre più vaghe l'analisi e la relazione alle dinamiche di massa (particolarmente della classe operaia verso cui comincia ad intravedersi una certa sfiducia sostanziale), l'organizzazione ed il suo progetto sono impostate sul binario dell' "autonomia del politico" e con un'implicita sfumatura "terzomondista ". Questo non promette nulla di buono e, associato alla loro impostazione organizzativa "elitista”, può portare d una deriva - PAF.

Si costata infine la loro scorrettezza nel dibattito intrapreso l'evidente volontà di egemonia, il rifiuto di concepire dei passaggi comuni che potrebbero effettivamente valorizzare e far maturare un insieme di gruppi ed esperienze. Questo in una diversa logica di preparazione del terreno e delle condizioni per un successivo salto al Partito. La loro decisione sancisce una visione/pratica da OCC, soggettivista.

Prendiamo atto e ci confermiamo peraltro nella nostra determinazione a percorrere la strada unitaria suddetta.

Giustamente un criterio fondamentale è questo: un nucleo di comunisti promotore del percorso al Partito, deve sapersi dialettizzare, porsi in rapporto di reciprocità di confronto autentico con gli embrioni di classe oggi in sviluppo. Dunque rifiutare la prassi di quelli come i "neo-soggettivisti" o i "neo-dogmatici" che non sanno vedere questo percorso che come auto-affermazione, aggregazione attorno al loro progetto rigidamente preordinato e solo formalmente aperto al dibattito e al concorso organizzativo altrui.

Noi diciamo che esistono ampie possibilità per porre degli elementi chiari di progetto, ma che questi devono essere di stimolo per un coinvolgimento, su piede di parità, con la più vasta cerchia di embrioni comunisti. Lo sforzo per giungere ad un superiore livello di progetto deve essere comune e in un percorso di definizione politica/prassi comune!"

 

140 "E sicuramente, a questo punto, considerata la mostruosità delle aggressioni imperialistiche, la violenza sociale che essi ripercuotono all'interno dei singoli paesi, bisogna sapersi porre sul piano dell'unità del Politico Militare, per il livello possibile ma anche per il livello necessario. In un certo senso questa situazione ha tagliato la testa al toro: non si può più pensare di fare diversamente, ha pure spazzato il terreno da qualche questione (come quello della ripresa a partire dalla propaganda armata). Un certo livello, per minimo che sia va assunto. Va assunto facendone partecipi il più ampio numero di compagni, di realtà che siano disponibili a ciò che prima abbiamo definito: lo sforzo per giungere ad un superiore livello di progetto, in un percorso di definizione politica/prassi comune."

 

141 "In questi ultimi mesi due tendenze presenti nel dibattito dell'area dei comunisti hanno reso esplicito, con le loro iniziative e pubblicazioni, il loro impianto politico e organizzativo. Ci riferiamo da un lato alle BR-PCC dall'altro agli autori della rivista "La voce». Su entrambe le posizioni ed i danni che arrecano al processo di costituzione del Partito per come noi lo intendiamo, abbiamo dedicato molto spazio nel lavoro di bilancio prodotto con i vari numeri della Rivista "Per il Partito" e nella pubblicazione delle opere scelte del compagno Sergio Spazzali (Pino), scritti ai quali rinviamo i compagni che leggono il seguente testo."

 

142 "Per quanto riguarda la proposta contenuta nella rivista "La voce" ricordiamo ai compagni, che la tendenza in essa rappresentata dal punto di vista teorico è presente in Italia sin dalla nascita dei primi gruppi MIL, caratterizzandosi al di là della forma che di volta in volta propone, come dogmatica ed elitaria, in ciò quindi si leggono le nostre critiche al dogmatismo. Dal punto di vista dell'impianto che propone ricalca invece l'esperienza dei PCE(r), con il quale in questi anni abbiamo più volte polemizzato, in particolare sulla separazione del politico dal militare (Partito e Grapo) e sulla concezione del fascismo. Le note che seguono tendono a fare emergere queste deviazioni nella realtà attuale."

 

143 "Importante per superare l'impasse attuale diventa definire gli elementi comuni di una campagna, che a nostro avviso deve, oggi, porre in primo piano l'attacco alle pensioni e l'ulteriore flessibilità che viene imposta ai lavoratori. In questo contesto si tratta di essere dialettici nel rapporto avanguardia masse, e realisti nei rapporti di forza presenti. Certo che è stata estremamente positiva questa prima ondata anti NATO e anti-governo (DS), si tratta semmai di ampliare questo ventaglio all'insieme delle forze nemiche centrali. Padroni, finanza e governo gli obiettivi da colpire."

 

144 "A) La forma del Partito , non è semplicemente illegale, ma oggi per essere tale deve avere la discriminante dell'unità politico-militare. Tale discriminante è data dalla forma del fare politica dei Partito che ha come strumento irrinunciabile l'utilizzo della lotta armata comunista.

B) Come in questo contesto coniugare iniziativa dall'alto e dal basso?

C) Ribadire il percorso insurrezionale.

D) Ribadire la centralità della classe operaia e della dialettica Partito-Masse, nella costituzione dei Partito, del suo radicamento, in ogni tappa del percorso rivoluzionario. In questo combattendo ogni forma elitaria e lideristica, per ribadire sempre il primato dei collettivo sull'individuo.

E) Saper coniugare all'esigenza della clandestinità, una effettiva partecipazione e democrazia nella vita del Partito."

 

145 "Citiamo l'esempio messicano perché ci sembra indicativo di un buon metodo. I compagni messicani hanno saputo operare una sintesi politica sulla base delle necessità dettate dalla fase (negli anni90 un ulteriore violento salto di qualità nell'assoggettamento del loro paese all'imperialismo, attraverso le diverse tormentate finanziarie, la rinnovata e brutale colonizzazione delle multinazionali, la manovra geo-strategica dei NAFTA, ecc.) e dalla determinazione all'unità tra tutta una serie di gruppi, per lo più di ispirazione Marxista Leninista e impiantati nella clandestinità. Un coordinamento di sette gruppi, divisi non solo da sfumature ideologico-politico, ma anche dalla dimensione locale delle difficoltà di collocamento e unità. Coordinamento politico militare che poi sfocerà nella formazione dell'attuale E.P.R. .

Le difficoltà, anche per loro, non erano poche ma giustamente hanno saputo coniugare la necessità di un salto di qualità per essere all'altezza della situazione, rispetto ad un imperialismo che comunque impone le condizioni dello scontro, con la risoluzione delle contraddizioni interne a tutta un'area di movimento rivoluzionario. Per lo meno sapendo superare le contraddizioni secondarie, sapendo definire una sintesi soddisfacente come base comune, di unità. Cosi nasce l'ERP.

Leggendo la loro descrizione di questo processo politico, colpisce il loro senso di responsabilità, la modestia e la tenace ricerca di soluzione dei problemi (ben lontano da certo stile altezzoso, autoglorificante e settario di certi ambienti). Pure rispetto agli Zapatisti sono stati di un atteggiamento limpido: hanno demarcato precisamente la distanza politica (per cui la base comune di unirà non è neppure troppo elastica ed è risolutamente contro il "riformismo armato") ed hanno assunto una linea di solidarietà e di fronte unito, proposta declinata malamente dagli Zapatisti che rivelano, per l'ennesima volta, su quale strada scivolosa porta l'ambiguità sul riformismo.

I compagni messicani sono anch'essi molto attenti, per pratica antica e consolidata, alla dialettica fondamentale Partito/Masse e ciò si riflette in questo loro stile, perché quando si è veramente attenti a questo rapporto essenziale (e anzi se ne fa il perno del proprio percorso) si ridimensiona la nefasta tendenza all'autoesaltazione dei ruolo dirigente di certi gruppi settari.

Con le dovute proporzioni e differenze, non potremmo avviare un percorso analogo? Questo potrebbe essere un primo passo: coordinamento politico militare, costituzione di strutture comuni. Ricominciare a strutturare, a costruire la nostra forza e non nell'ottica '70 di "escalation" (che si noti bene è stato perdente in tanti paesi) ma di contribuire all'avvio di un processo rivoluzionario di lungo periodo, facente perno sulla relazione fra maturazione rivoluzionaria delle masse e azione politica da partito (percorso che resiste in tanti paesi dove questa prospettiva è stata assunta, grazie ad una precisa sintesi ideologico-politica-organizzativa)."

 

146 "La considerazione da trarre per noi e quella di assumere il maoismo come riferimento ideologico. [...] 19) Concordiamo sulle riflessioni sul centralismo democratico e su quelle sulla divisione dei compiti salvo aggiungere che da maoisti consideriamo che la linea di massa è il principale metodo di lavoro e di direzione dei comunisti. In proposito segnaliamo l'articolo del responsabile organizzativo della commissione preparatoria come un ottimo esempio di maestro negativo, di come possono utilizzarsi metodi borghesi in campo organizzativo."

 

147 1) Date troppo peso alla costituzione della commissione preparatoria, la ponete sullo stesso piano di eventi che secondo noi hanno una portata senz'altro più significativa. Per noi, che abbiamo avuto modo di vederlo da vicino, il passo della costituzione della commissione è stato un pasticcio soggettivista diretto da una concezione idealista che arriva all'individualismo. E un passo che lungi dall'essere un avanzamento verso la ricostruzione del partito porta nel migliore dei casi confusione e disorientamento caratterizzato com'è da schizofrenia politica come ben mostra il caso di andare in clan, per poi presentarsi alle elezioni politiche borghesi.

2) Discordiamo sulla valutazione positiva che date in merito al PMP. Con esso il soggettivismo arriva ad assumersi la paternità del programma prima che ci sia un partito che sviluppi un dibattito per dotarsi di un programma. Non si tratta del fatto se venga prima l'uovo o la gallina ma del fatto che il programma risponde alla strategia, alla natura e ai compiti che il partito decide di darsi. Per noi prima ci si unisce sulla strategia, sulla via rivoluzionaria che si intende tracciare e percorrere per tradurre in accumulo di forze rivoluzionarie la tendenza alla rivoluzione proletaria che caratterizza la fase imperialista del capitalismo e poi chi su questa base si è unito, i membri del partito, sono nelle condizioni di rafforzare la propria unità d'azione portando a compimento l'elaborazione del programma del partito e rendendolo pubblico.

Se non si procede così si fanno solo pasticci. Ad esempio si stende un programma che non considera la strategia necessaria per renderlo storicamente concreto. Divulgando un prodotto di questo tipo nel migliore dei casi si semina senza essere attrezzati a raccogliere e quello che crescerà è destinato a marcire, nel peggiore si seminano degli ibridi incompleti che o abortiscono o producono mostri. Il mostro in questo caso è l'opportunismo e il revisionismo. [...]12) Consideriamo negativo il fatto che nella critica alla commissione preparatoria per quanto riguarda la questione del carattere PM non parlate apertamente di opportunismo. In proposito dovrebbe farvi riflettere sul merito delle ultime direttive della commissione la vostra stessa parentesi che indica come unica via oltre a quella che contempla l'uso progettuale e organizzato della violenza rivoluzionaria quella elettorale revisionista."

 

148 "In particolare in merito al principio dell'uso della violenza rivoluzionaria come aspetto discriminante della teoria rivoluzionaria e alla necessità della costruzione dei un partito adeguato (Lenin). Concordiamo sul fatto che questo è ancora valido. La fase è sempre la stessa, la fase imperialista, la fase suprema e la fase della putrefazione.

E concordiamo anche sul fatto che la crisi generale che matura in questa fase ha come soluzioni la guerra imperialista o la rivoluzione proletaria. Anche questo è un insegnamento che dobbiamo trarre dalla prima ondata della rivoluzione proletaria e dalla storia seguente."

 

149 "Considerando il fronte e l'esercito nell'ambito delle organizzazioni di massa. Il modo con cui il partito organizza e dirige la classe operaia, il proletariato e le masse nella loro lotta per strappare il potere dalle mani della borghesia imperialista. […] 13) Concordiamo con la concezione della GPR come strategia universalmente valida e con le esperienze positive di adeguamento di questa strategia operate dalle 0CC. In proposito però abbiamo colto una contraddizione con quanto affermato in un vostro documento del giugno '90."

 

150 "8) Concordiamo con la necessità di sviluppare la linea di massa: andare alle masse, ascoltare, raccogliere, elaborare e ritornare alle masse con indicazioni.

9) Concordiamo con la considerazione che l'autonomia di classe non esiste di perse ma è un risultato variabile della relazione partito/masse.

10) Concordiamo con il fatto che la politica dall'alto del partito deve avere il senso di legare le lotte rivendicative, la resistenza, alla lotta per il potere. E proprio facendo questo che possiamo dare impulso al processo dell'accumulazione delle forze rivoluzionarie. Solo con l'attacco si può dare sbocco politico alle lotte di difesa.

11) Ci sembra però che non considerate che ai fini dell'approfondimento della relazione partito/masse è necessario sviluppare la concezione del fronte popolare rivoluzionario che ha al centro la classe operaia ed è diretto dal suo partito. E la stessa mancanza di cui imputate il FCC quando dite che appiattiscono il processo rivoluzionario in processo di organizzazione delle masse attorno all'organizzazione."

 

151 "Parlando dell'iniziativa dall'alto preferiamo parlare di IA (o LAC) invece di LA (o LAC), lo consideriamo più corretto perché la lotta la fanno le masse, anche se siamo consapevoli che le esperienze degli anni '70/80 hanno radicato fortemente questa definizione in Italia e in Europa. Consideriamo un contributo significativo la concezione della politica dall'alto che si svolge attraverso la LAC, o meglio la LAC,e concordiamo che questa J la soluzione migliore al problema lasciato aperto dalla rottura con il revisionismo. Il problema è quello dell'accumulo di forze per la conquista del potere. Il revisionismo considera di farlo tramite il percorso elettorale-parlamentare. L'economicismo tramite la gestione delle lotte immediate. La commissione preparatoria considera di farlo tramite giornaletti diffusi per posta e non disdegna la disputa elettorale. Noi consideriamo che il partito può dirigere il processo di accumulazione delle forze adottando la strategia della GPR e propagandandola con la MC. Anche in questo campo vale il criterio che la linea giusta si afferma sconfiggendo quelle sbagliate."

 

152 "18) Come già detto sul programma del partito consideriamo che prima ci deve essere il partito (atto costitutivo) e poi esso potrà dotarsi del proprio programma. Sul contenuto del programma concordiamo sul fatto che esso deve essere "la sintesi delle aspirazioni presenti e storiche (operaie e proletarie) elaborate in forma di prospettiva politica sul come trasformare la società ". L'unità dei comunisti per la costruzione del partito si dà però sulla strategia. [...] 20) In conclusione il documento ci è sembrato molto interessante per gli spunti che offre per la riflessione su quale partito ci serve costruire e come possiamo porci nelle condizioni di farlo. La critica che ci sentiamo di fare è che non indica chiaramente quale è la deviazione principale da contrastare che per noi è l'opportunismo di cui il percorso della commissione preparatoria è un valido esempio."

 

153 Il documento, attraverso un'analisi politico-economica della società, si propone l'obiettivo di rappresentare l'attuale esistenza delle condizioni soggettive e oggettive necessarie per la "ricostruzione del Partito comunista".

Nel primo paragrafo, "Una nuova definizione", [pag. 1], gli autori riconosce il presunto merito di avere "lavorato alla determinazione delle condizioni per la costruzione del pc [...] e raccogliendo nella classe operaia, nel proletariato e tra le masse popolari tutte le risorse che i nostri limiti qualitativi e quantitativi ci permettevano di raccogliere alla luce di questo obiettivo principale [...] oggi ci poniamo più concretamente il compito di costruire ambiti di partito, organismi territoriali che raccolgono i comunisti [...] quadri in grado di ricostruire il pc... di legami con la classe operaia, con il proletariato e con le masse popolari". E ancora: "oggi [...] diciamo a tutti che per portare avanti il lavoro di ricostruzione è necessario costituire organismi di partito".

Il paragrafo successivo, "Sul partito comunista e sulla sua natura" {pag. 3], sgombra ogni eventuale dubbio circa l'accoglimento dell'impostazione marxista-leninista-maoista del partito. Particolare attenzione viene rivolta all'aspetto della clandestinità, la quale "serve per fare del partito una macchina da combattimento, prendere il potere e cambiare il mondo senza slegarsi mai dalle masse".

Proseguendo sull'argomento si legge: "il grado di clandestinità delle organizzazioni di partito varia in relazione alle loro funzione Il partito si compone di cellule clandestine che debbono crearsi dei punti di appoggio per il lavoro aperto tra le masse nella forma di una rete la più ampia e ramificata possibile di organizzazioni operaie e proletarie legali. [...] Il lavoro aperto, il lavoro legale, il lavoro pubblico, il lavoro alla luce del sole va distinto dal lavoro segreto il lavoro illegale il lavoro clandestino Questo è un principio fondamentale che ci deriva dall'esperienza del movimento comunista internazionale e da quella del nostro paese". E ancora: "Il partito è clandestino nel suo insieme, in ognuna delle sue cellule e per tutto il contenuto del suo lavoro che prepara la rivoluzione Per questo il lavoro più aperto delle più aperte delle sue organizzazioni non può essere svolto come lavoro dipartito".

In quanto ai metodi di lotta da seguire, gli autori affermano esplicitamente: "Il compito centrale e la forma più alta di ogni rivoluzione è la presa del potere per mezzo della LA Il partito il fronte popolare rivoluzionario e l'esercito rivoluzionario sono i tre strumenti fondamentali del processo rivoluzionario".

Per quanto attiene all'organizzazione interna del partito: "Il partito deve organizzarsi sulla base del centralismo democratico, statuti unici e disciplina uguale per tutti Con un solo organo di direzione il Congresso E tra un congresso e l'altro il Comitato Centrale eletto dal congresso"

 

154 Nel mese di luglio 2001 veniva acquisito il numero 8 de "La Voce". Come di consueto, la pubblicazione presentava diversi contributi prodotti da militanti che fotografavano l'evoluzione del progetto politico della Commissione Preparatoria. Rispetto al precedente, incentrato sulle condizioni che avevano determinato l'opzione elettorale e sulle caratteristiche ideologiche di altre organizzazioni verso le quali si esprimevano forti critiche, il numero 8 dell'opuscolo "La voce", si segnalava per: la crescente convergenza tra le varie FSRS in merito all'obiettivo di costituire il Partito; la ribadita validità e la definizione della scelta della clandestinità che consente di sottrarsi all'attività di controllo e di repressione; il rilancio dell'attività di proselitismo e di lavoro di massa, con la definizione di compiti ed obiettivi; la definizione del dibattito con la Cellula", con la quale permangono dissensi in ordine alla funzione del partito ed alla funzione della lotta armata; la definizione, in un contesto articolato ed argomentato, della concezione della lotta armata, risolta nella impostazione maoista secondo cui "la guerra popolare rivoluzionaria è la strategia adeguata alla rivoluzione proletaria, sia alla rivoluzione socialista, sia alla rivoluzione di nuova democrazia."

 

155 Dove sta allora la differenza tra la Cellula e i Nuclei Comunisti Combattenti" (alias nuove Brigate Rosse per la costruzione del FCC) cui la CP ha dedicato l'opuscolo Martin Lutero? I NCC sostengono che nella società attuale la borghesia imperialista è in grado di impedire che le masse popolari scendano in guerra contro la borghesia imperialista, che gli operai riescono a occuparsi solo dei loro interessi diretti ed immediati" e anche di questi solo sotto la direzione dei sindacati di regime, che la guerra contro la borghesia imperialista è di competenza esclusiva dei gruppi rivoluzionari, ora e per un periodo indeterminato."

 

156 "La Cellula riconosce però che, finché le masse non scenderanno esse in guerra, la sua supplenza inciderà e peserà poco nella "lotta politica tra le classi" e, comunque, non farà molto danno alla borghesia. Infatti dice, si tratterà solo di un uso politico della lotta armata": per rendere credibile alle masse la proposta del partito (cioè convincere le masse che la proposta del partito è buona), per indicare concretamente (cioè con l'esempio dato dai membri del partito) alle masse la strada su cui devono mettersi, per dare più forza alle rivendicazioni verso il governo (questo credo intenda la Cellula per "lotta politica tra le classi") e per educare e allenare il partito."

 

157 "Il movimento comunista ha imparato a condurre la guerra contro la borghesia imperialista (Cioè a fare una politica rivoluzionaria) nel corso della sua storia di 150 anni. Ha dimostrato nella pratica di saper condurre la classe operaia a mobilitare e dirigere le masse popolari fino a vincere la guerra contro la borghesia imperialista. Ha elaborato la sua lunga e multiforme esperienza nel marxismo-leninismo-maoismo. Il massimo teorico marxista della guerra popolare rivoluzionaria è Mao Tse-tung. Questa è la strada da battere per uscire dalle secche del militarismo e del velleitarismo."

 

158 Sempre sul numero 8 de "La Voce" veniva pubblicato il testo, già diffuso via e-mail, del comunicato della CP di solidarietà con gli appartenenti all'organizzazione Iniziativa Comunista, arrestati il 3 maggio 2001, dal titolo "Contro le perquisizioni e gli arresti a carico di Iniziativa comunista - I miasmi della putrefazione del regime DC".

 

159 "In questo periodo vi è una convergenza obiettiva dei militaristi e della borghesia nella lotta contro la ricostruzione di un vero partito comunista. Da sponde diverse certo, ma complementandosi e confondendosi: i militaristi per distrarre forze dalla ricostruzione del partito comunista contano sul polverone sollevato dalla borghesia imperialista attorno alle loro imprese (visibilità, clamore, ecc.) e la borghesia imperialista usa le azioni dei militaristi per sollevare il polverone di cui ha bisogno per alimentare la sua campagna di confusione e di intimidazione."

 

160 "Abbiamo fatto quanto era nelle nostre forze per mobilitare anche nelle FSRS armate la sinistra, cioè chi era sensibile al compito della ricostruzione del partito comunista, verso quei compagni che nutrivano una qualche fiducia nella mobilitazione della classe operaia perché si separassero da chi invece aveva perso completamente o era incapace di concepire alcuna fiducia nella possibilità di mobilitare la classe operaia e le masse popolari a condurre una politica rivoluzionaria. Abbiamo tracciato una netta linea di demarcazione tra il comunismo e il militarismo (blanquismo)."

 

161 "Ovviamente è sempre possibile compiere qualche attentato qua e là. Ma non esistono oggi le condizioni della seconda metà degli anni '70, quando i militaristi disponevano di grandi forze popolari e proletarie che dispersero in attentati senza capo né coda. Anche se le FSRS militariste dovessero raccogliere un po' di forze, nello scontro politico i loro attentati non possono avere altro ruolo che essere usati dalla borghesia imperialista per alimentare la confusione, una delle sue armi nella lotta contro il comunismo."

 

162 "La lotta armata promossa e diretta dal partito comunista è un aspetto della guerra popolare rivoluzionaria: è sbagliato confonderla con le azioni armate condotte dai gruppi militaristi. Noi non impariamo l'uso della lotta armata dalle 0CC degli anni '70, ma da tutta / 'esperienza, in positivo e in negativo, del movimento comunista internazionale e nazionale. La teoria della nostra lotta è il maoismo. La strategia della guerra popolare rivoluzionaria è la strategia universale della rivoluzione proletaria, corrispondente alle condizioni oggettive della rivoluzione proletaria, fin da quando siamo entrati nella fase storica dell'imperialismo e della rivoluzione socialista."

 

163 "Tutte le nostre attività sono e devono essere tese a raccogliere, formare e accumulare forze rivoluzionarie, innanzitutto a ricostruire un vero partito comunista. In questa fase sono giuste solo le azioni armate che hanno come effetto il rafforzamento del lavoro di ricostruzione del partito comunista e, una volta costituito il partito, quelle che hanno come effetto la raccolta, la formazione e l'accumulazione delle forze rivoluzionarie."

 

164 "Noi siamo i promotori della guerra popolare rivoluzionaria. Proprio per questo dobbiamo combattere a nostra maniera. Solo così riusciremo a vincere. E sbagliato ridurre le azioni tattiche di attacco alle azioni armate. L'attacco è una componente della resistenza delle masse popolari al procedere della seconda crisi generale del capitalismo. Oggi la sintesi dell'attacco è la ricostruzione del partito comunista."

 

165 "I demagoghi insinuano dubbi sulla volontà rivoluzionaria della CP. A questo proposito noi non chiediamo atti di fede. Noi diffondiamo e diffonderemo tra i nostri compagni, tra le FSRS e tra i lavoratori avanzati dei criteri di giudizio basati sul materialismo dialettico. La garanzia che il nostro lavoro andrà a buon fine non è data dalla volontà e dalle intenzioni degli attuali membri o dirigenti della CP (su di esse alcuni possono nutrire dubbi, esse possono cambiare, il nemico può costruire manovre, diffondere calunnie e fare manipolazioni [...] I danni che i demagoghi ci faranno con le loro calunnie e insinuazioni saranno in ogni caso inferiori a quelli di cui soffrirebbe la nostra causa se ci subordinassimo ai militaristi (e di conseguenza alla borghesia imperialista) e quindi abbandonassimo la nostra opera per la ricostruzione di un vero partito comunista. I demagoghi trarranno inizialmente in errore alcuni compagni, quindi le loro parole avranno una certa efficacia. Essa sarà tanto minore quanto più chiaramente noi illustreremo la nostra via e quanto più efficacemente noi lavoreremo sulla nostra strada, combinando la propaganda e l'attività di costruzione del partito."

 

166 Nel documento "Autocritica e rettifica" si legge: "È stato il grande salto che ha permesso alle O. C. C. di coniugare alcune delle migliori espressioni dell'autonomia di classe con una strategia di lotta per il potere e questo proprio nella misura in cui si dava concretezza alla fondamentale questione dello sbocco politico che sempre le lotte di massa ricercano. [...] la giusta considerazione dell'identità ideologico-programmatica non supplisce agli altri compiti e particolarmente al compito di essere l'espressione politica della classe in lotta per il potere quindi che si organizza e combatte sul piano della forza, dell'attacco p.m. Dimostrazione è stata fatta in alcuni paesi imperialisti che mentre questo salto di qualità è estremamente fertile proprio nel rapporto con le masse, la sua mancanza fa inevitabilmente stagnare nella dimensione "ideologista" e marginale."

 

167 Nel documento "Autocritica e rettifica" si legge: "D'altronde a cosa valgono i ricorrenti omaggi al grande apporto delle OCC, e delle BR in particolare, se poi se ne stravolge il contenuto, se non se ne riprende il senso essenziale?! [...} La CPnPCI finisce per seppellire l'esperienza del ciclo '70/80. Lo fa nel finale della risposta che ci indirizza, e lo fa ben peggio, in modo articolato, nel testo '10 punti.." (La Voce).

Già questo testo comincia con una sterzata rispetto a quanto era comunemente riconosciuto fino a qualche anno fa (vedere "Cristoforo Colombo") e cioè che il ciclo guidato dalle 0.C.C. aveva permesso la rottura più conseguente col revisionismo, e di cominciare a concretizzare la strategia della Guerra Popolare Prolungata in un paese imperialista, e questo per la prima volta nella fase del ciclo della resistenza."

 

168  Nel documento "Autocritica e rettifica" si legge: "Resta in ogni caso l'ignominia delle loro affermazioni, insinuazioni, perché una cosa è certa, almeno in Italia, ed. è il netto distacco tra le pratiche combattenti delle O. C. C chiare e limpide nel loro obiettivi e rivendicazioni, e le bande terroriste dello Stato che di solito colpiscono le masse e non hanno certo né la capacità né il coraggio di rivendicare. Verità storica che spesso gli stessi pennivendoli di regime hanno dovuto riconoscere e che, in ogni caso, le masse popolari hanno saputo riconoscere!"

 

169  Nel documento "Autocritica e rettifica" si legge: "Per proseguire nella lettura e analisi del loro testo bisogna tapparsi il naso (usano le stesse categorie e termini consueti della borghesia).' l'iniziativa p.m. o guerrigliera diventano "gli attentatori", mischiandoli al terrorismo di Stato in un' "unica strategia della tensione"! Ricordiamo a questi signori, di solito così pignoli nell'utilizzo dei termini, che la "strategia della tensione" fu una grande categoria tirata fuori dalla borghesia, così come la teoria degli "opposti estremismi», per legittimare il regime borghese come oasi di confronto civile e democratico, teoria largamente sostenuta dai revisionisti per soffocare le sane tendenze proletarie all'uso della violenza. Credono forse questi della CPnPCI di ricostruire il P. nell'oasi del pacifico confronto? Non è forse antitetico con un percorso di maturazione proletaria verso la necessità dello scontro, della guerra popolare? Pensano forse che il proletariato impari a combattere partecipando alle elezioni?!"

 

170  Nel documento "Autocritica e rettifica" si legge: "L'utilizzo politico delle armi rientra in queste competenze! Il fatto che sia il P. a costruire le condizioni del processo rivoluzionario, combattendo anche con le armi, non ha nulla a che vedere con ruoli di "supplenza a tempo determinato o indeterminato"! Piuttosto l'affrontamento e la risoluzione di queste questioni è il vero percorso al P., e non certo un percorso formalistico-burocratico e.. disarmato."

 

171  Scopo dell'articolo è chiarire i dubbi ancora esistenti sulla differenza sostanziale tra comunismo e "militarismo", tra il nuovo partito comunista, clandestino, ed un gruppo "militarista", anche se si dichiara organizzazione comunista combattente. Vi sarebbe, secondo l'estensore, il tentativo della "borghesia imperialista" di presentare la ricostruzione del partito comunista come ripresa del terrorismo, sfruttando gli attentati compiuti dai "gruppi militaristi" con la creazione di artificiosa assimilazione a questi ultimi di tutte le FSRS.

La distinzione della proposta politica della Commissione Preparatoria rispetto ai "militaristi", coloro, cioè, che compiono azioni di lotta armata, riprende le argomentazioni già proposte in "Martin Lutero" (documento di analisi e di forte critica della rivendicazione dell'omicidio D'Antona), ribadendo la netta linea di demarcazione tra il comunismo ed il "militarismo". Sulla specifica questione viene anche sostenuto che i "militaristi" sfrutterebbero gli attentati per allontanare quei lavoratori che ancora non hanno chiara la distinzione tra comunismo e "militarismo", al quale potrebbero attribuire la funzione di rinascita del movimento rivoluzionario.

Le azioni compiute dai "militaristi" - a tale proposito viene citata quella del 10 aprile u.s. (attentato contro la sede dell'IAI, rivendicata dal "NIPR") - produrrebbero effetti politici che non mutano a seconda di chi ne sia l'autore, in quanto sarebbero determinati dalle circostanze politiche nelle quali viene compiuto e dall'uso che ne fanno le forze politiche quando l'attentato è compiuto. In tale contesto si colloca la valutazione su azioni di lotta armata:

-    "noi siamo nella prima fase della guerra popolare rivoluzionaria, quella della difensiva strategica. Tutte le nostre attività sono e devono essere tese a raccogliere, formare e accumulare forze rivoluzionarie, innanzitutto a ricostruire un vero partito comunista. In questa fase sono giuste solo le azioni armate che hanno come effetto il rafforzamento del lavoro di ricostruzione del partito comunista e, una volta costituito il partito, quelle che hanno come effetto la raccolta, la formazione e l'accumulazione delle forze rivoluzionarie. Oggi e finché saremo nella fase di difensiva strategica, le azioni armate, come tutto il complesso della nostra attività, non hanno come obiettivo principale l'eliminazione delle forze nemiche.

Ogni azione, armata e non armata, deve essere funzionale alla ricostruzione del partito comunista. Le azioni armate dei militaristi sono invece dirette contro la ricostruzione del partito comunista. Per questo si confondono con quelle compiute dalla borghesia imperialista e per questo la borghesia imperialista può sfruttare a suo vantaggio anche le azioni armate dei gruppi militaristi": non mancano indeterminatezza ed ambiguità nelle frasi citate, in quanto le ipotesi di lotta armata non vengono escluse, ma ne viene esclusa la adeguatezza e la funzione nella attuale fase;

-    "è sbagliato confondere le Brigate Rosse e la lotta armata degli anni '70 con le azioni armate che le organizzazioni dei militaristi conducono attualmente...", in quanto diverso era il contesto entro il quale si collocava la lotta armata in quel periodo, diverse erano la situazione internazionale e quella interna; peraltro anche in quel periodo la lotta armata aveva avuto un'evoluzione, fino a quando le "Brigate Rosse naufragano definitivamente nel militarismo";

-    "è sbagliato confondere l'attività militare delle organizzazioni segrete militariste (che noi combattiamo) con le azioni armate spontanee delle masse (da cui noi traiamo insegnamento e a cui applichiamo la linea di massa)...". A fronte di questa affermazione vi è la constatazione che attualmente nella classe operaia non vi è alcuna tendenza rilevante ad impegnarsi in azioni armate, in quanto "...l'unica forma di lotta politica 'non legale' di una certa ampiezza già esistente è condotta da gruppi sociali di altre classi. i Centri Sociali e i gruppi ecologisti da una parte e i gruppi fascisti dall'altra, entrambi in una certa misura sotto la tutela dello Stato...";

-    ogniqualvolta la Commissione assumerà una posizione contro il "militarismo", vi sarà il rischio che venga strumentalizzata, attribuendole unicamente una valenza contro le azioni illegali; a questo pericolo si può porre rimedio attraverso la spiegazione delle posizioni sulla lotta armata e sui compiti politici del momento, sulla strategia e sulla tattica, riproponendo costantemente la discriminante tra "militarismo" e comunismo.

L'ultimo punto di questo contributo si sforza di chiarire il concetto di lotta armata: ".. . la lotta armata promossa e diretta dal partito comunista è un aspetto della guerra popolare rivoluzionaria: è sbagliato confonderla con le azioni armate condotte dai gruppi militaristi. Noi non impariamo l'uso della lotta armata dalle OCC degli anni '70, ma da tutta l'esperienza, in positivo e in negativo, del movimento comunista internazionale e nazionale. La teoria della nostra lotta è il maoismo. La strategia della guerra popolare rivoluzionaria è la strategia universale della rivoluzione proletaria, corrispondente alle condizioni oggettive della rivoluzione proletaria, fin da quando siamo entrati nella fase storica dell'imperialismo e della rivoluzione socialista...".

 

172  "Ci siamo sbagliati. Per lungo tempo abbiamo considerato l'area politica facente capo alla "Commissione Preparatoria del (nuovo) Partito Comunista Italiano" (CPnPCI) come una componente disponibile al processo di formazione dei Partito nella forma corrispondente all'epoca attuale, forma che è sintesi dei vari apporti precedenti del Movimento Comunista Internazionale (MPC) e dei successivi superamenti dialettici, fino alla forma attuale necessaria, in pratica il P. C. C.. La presenza politica di quest'area, contigua anche se non interna alla colonna portante delle esperienze rivoluzionarie in Italia (le BR. e altre O. C. C.); la loro partecipazione alla battaglia politica contro la "dissociazione ", il sostegno ai prigionieri politici, e la volontà di partecipare al rilancio di un progetto e di una strategia rivoluzionaria in Italia, ne aveva fatto una delle componenti accreditate.

Ma da sempre permanevano dei nodi irrisolti, una non chiarezza di pronunciamento su alcuni elementi fondamentali di strategia (principale fra tutti l'unita dei politico-militare" (p.m.) che quest'area insisteva ad eludere, a non voler affrontare.

Fu così, che nel nostro intervento dell'Ottobre '00, cercammo di analizzare la loro posizione (in relazione ad altre posizioni) per cercare tutti i possibili punti di convergenza, per consolidare un processo di tendenziale unificazione dei comunisti intorno all'obiettivo centrale di costituzione del P.. Nel fare questo, nello scrivere quest'analisi non potevamo fare a meno di rilevare che le distanze permanevano, soprattutto a causa di questi nodi irrisolti che anzi, coi trascorrere dei tempi, significavano un problema di fondo.

Da allora, autunno '00, la situazione è precipitata. Allo stupore generale, la CPn.PCI lancia la partecipazione alle elezioni. La botta era talmente sorprendente che non si riusciva a farsene una ragione. Ed era riassumibile nella battuta "andare in clandestinità per poi presentarsi alle elezioni? Questa è schizofrenia!" Fino al punto di porsi molte questioni su se stessi, d'indagare sul proprio senso dialettico, sulla propria capacità d'intendere la complessità dei passaggi politici, sulla propria mancanza di audacia a progettare "colpi politici" di grande portata. Fatica inutile, i conti non tornavano. E pur quanta indulgenza abbiamo voluto avere nei loro confronti (e nel corso dei tempo..) non restava che tirare le logiche conseguenze: questa componente politica sta degenerando.”

 

173  La questione delle elezioni

Noi comunisti non siamo antielettorali assoluti, ma non siamo nemmeno per l'utilizzo indiscriminato e spregiudicato di tutte le forme di lotta e di tutti i terreni di iniziativa politica. Nell'accezione leninista, si deve procedere all'analisi concreta della situazione concreta. E si deve anche tenere in conto altre questioni di principio: l'asse portante, strategico che deve supportare qualsiasi scelta tattica, qualsiasi linea politica, e la tendenza alla Guerra di Classe (alla Guerra Popolare Prolungata o Guerra Popolare Rivoluzionaria che dir si voglia). Tutto va finalizzato a passaggi politici concreti che permettano di avanzare lungo quest'asse portante, e di far avanzare la strategia tendente alla Guerra di Classe.

La tattica più innovativa e audace non può non tenere conto di questo, non può non essere funzionale a questa strategia; la strategia comanda la tattica sempre e comunque! Non dimentichiamo che la tattica non è tatticismo (cioè preminenza delle soluzioni a breve respiro e di adattamento alle situazioni immediate, a scapito del progetto strategico) e che anche il tatticismo (insieme con altri fattori più gravi) portò i PC revisionisti prima a svuotare la strategia rivoluzionaria di presa del potere, poi a stravolgerla nel suo contrario, la subordinazione alla democrazia borghese.

Ora, in che contesto concreto ci troviamo in Italia, in Europa? Per sommi capi, e rinviando ai nostri testi precedenti:

Crisi generale storica da sovrapproduzione di capitale.

-    Approfondimento, per salti successivi (inframmezzati da ripresine) di questa spirale di crisi, con aumento continuo della pressione sul proletariato ai fini di un'inarrestabile corsa al più alto tasso di sfruttamento, e particolarmente con le reiterate e intensificate aggressioni ai popoli oppressi.

-    Restringimento oggettivo (cioè ancor prima che sul piano delle manovre politiche dei regimi) degli spazi di mediazione "democratica" entro le classi. Su questo terreno, sviluppo della tendenza autoritaria-militarista immanente agli stati imperialisti (fenomeni di fascistizzazione strisciante, aumento della violenza poliziesca, legislazioni speciali, carcerazione come forma estesa di governo di larghe fasce proletarie, ecc.). Di conseguenza, con impennata dell'astensionismo elettorale in tutti gli stati imperialisti (l'Italia un po' in ritardo).

-    Aumento delle forme di lotta, ribellione, resistenza, pur se in forme frammentate e caratterizzate da diversi livelli di coscienza e contenuto di classe. Ma, al tempo stesso, i precedenti fattori spingono ad una percezione largamente (e confusamente) diffusa sulle principali contraddizioni del sistema.

-    Difficoltà sul piano ideologico, nella ripresa dell'orizzonte comunista, della prospettiva di trasformazione rivoluzionaria della società, via la presa del potere e dell'instaurazione della dittatura dei proletariato. Qui si scontano i danni causati dai revisionismo e dalla conseguente ingloriosa fine del campo socialista.

Se questi sono i caratteri essenziali dei contesto attuale nei paesi imperialisti, e da un decennio a questa parte all'incirca, che conclusioni trarne sul piano politico? Di fronte ai vari fenomeni di malessere di massa, al relativo loro distacco dal sistema di potere borghese, alla relativa (benché confusa) presa di coscienza del marciume irreparabile di questo sistema, non resta altro da fare che recuperare queste stesse masse al gioco democratico borghese, ultimi pompieri tra i pompieri?!

Di fronte all'involuzione autoritaria-militarista del sistema, al suo evidente carattere genocida e distruttivo, pensiamo di essere credibili proponendo alle masse un percorso classico di accumulazione di forze sul piano sindacaleconomicista, per quanto radicale?!

Le risposte sono evidenti e se il percorso innovativo iniziato negli anni '70 basato sull'unità dei politico militare ha goduto di tanto credito allora (quando l'acuità delle contraddizioni era ben inferiore) pensiamo che oggi si ponga con ancor più forza ed esigenza. Lo scontro è oggi più crudo, le masse guardano meno ai sogni ideologici (compete all'avanguardia rifare un legame) e sono strette sull'aspetto utilitarista delle loro scelte. O i rivoluzionari dimostrano di fare sul serio, di assumere il piano di scontro strategico, di voler costruire la forza rivoluzionaria, oppure qualsiasi programma cartaceo o altre ingegnerie organizzative non avranno alcun credito!

D'altronde a cosa valgono i ricorrenti omaggi al grande apporto delle OCC, e delle BR in particolare, se poi se ne stravolge il contenuto, se non se ne riprende il senso essenziale?!"

 

174  Il processo rivoluzionario e la costituzione del Partito.

E il senso essenziale oggi è (in questo contesto di crisi generale capitalistica, non risolvibile per vie ordinarie, e di deriva e di deriva autoritario-militarista dell'imperialismo) che per indicare al proletariato la via rivoluzionaria bisogna costruirla nei suoi vari elementi costitutivi perché possa essere qualcosa di effettivo, che comincia a incidere concretamente nello scontro politico di classe. Bisogna costruire forza, imparare a combattere combattendo, dimostrare che non esiste possibilità di trasformazione sociale se non passando per la porta stretta della rivoluzione politica, proletaria e che questa si fa anche con le armi. II Partito sta al centro di questo processo e quindi non può che essere un Partito fondato sull'unità del politico-militare, un Partito Comunista Combattente.

Abbiamo detto più volte che il processo che conduce al Partito è un processo complesso che sappia tenere insieme vari piani, livelli, che sappia fare la sintesi degli elementi essenziali. Questo processo si situa nel convergere di almeno tre elementi essenziali:

a)   Le espressioni di Classe, il livello dato di maturità, contenuti e contraddizioni delle forme di organizzazione e di movimento di massa, la loro dinamica.

b)   La presenza del Partito che si qualifica in quanto identità ideologico-programmatica, sintesi politica, prospettiva e strategia, in dialettica con la dinamica di massa, quindi capacità di trasferire le potenzialità di massa su un piano più elevato e di prospettiva.

c)   L'attacco allo schieramento delle forze politiche borghesi di governo, alla loro politica di fase contro la Classe ed i popoli colpiti dalle sue aggressioni imperialiste.

Separare questi elementi è impossibile. Ed è esattamente ciò che ha rallentato finora il processo di costituzione del Partito, è ciò che ci ha fatto arretrare dai livelli relativamente alti dei primi anni '80. E' ciò che ci fa "sopportare" la deriva "ideologica" della CPnPCI. "Ideologista" nel senso che separa uno di questi elementi essenziali al processo di costituzione del Partito, dandogli un peso sproporzionato: la giusta considerazione dell'identità ideologico-programmatica non supplisce agli altri compiti e particolarmente al compito di essere l'espressione politica della classe in lotta per il potere, quindi che si organizza e combatte sul piano della forza, dell'attacco p. m..

Per chi voglia fare Bilanci seriamente, non si può non riconoscere che i movimenti di più alto sviluppo del movimento rivoluzionario in Italia (e altrove) si sono dati in questa capacità di assumere i vari livelli di cui parliamo e che le BR hanno goduto di un prestigio e di una credibilità politica, agli occhi della classe, incomparabili rispetto ai percorsi tradizionali dei gruppetti ML ed extraparlamentari. Proprio perché fino a quando si resta sul piano ideologico o massimalista, non si offre nessuna prospettiva di organizzazione, di strategica, tanto meno di attacco. Non può essere casuale il fatto che le OCC, le BR abbiano saputo assimilare tra le migliori espressioni ed avanguardie di Classe, che si riconoscessero come l'unica alternativa seria alla via parlamentare/revisionista.

Il percorso di costituzione del Partito è immerso nello scontro reale e o i comunisti che lo promuovono ne sono interni, affrontando concretamente il ruolo di avanguardia p.m., oppure ne sono forzatamente esterni fossilizzandosi in setta "ideologico-culturale".

Non si capisce perché i settori di avanguardia, e ancora meno le masse, dovrebbero riporre fiducia in organizzazioni di predicatori della Guerra Popolare quando non se ne vedono concretamente i segni (peggio quando si va nella direzione opposta - l'elettoralismo); perché dovrebbero riporre fiducia in organizzazioni di predicatori di un nuovo Partito quando questo non presenta nulla di nuovo e, nella mancanza dell'impianto p.m., rimanda inevitabilmente al modello revisionista dei primi tempi che, facendo balenare il miraggio del "giorno x", trascinava la Classe nel pantano del parlamentarismo (in questo senso poi il gruppo di "Iniziativa Comunista ", calorosamente difeso 175 dalla CPnPCI, è esemplare)."

    

175  3. La deriva della CPnPCI

Una serie di verifiche pratiche di questi ultimi mesi confermano malauguratamente tutto ciò. Dall'immediato e sorprendente comunicato di condanna e di calunnia contro l'iniziativa dei N.I.P.R. dell'aprile scorso (la tempestività della condanna è ben sospetta, come se questi elettoral-clandestini volessero dare prova della loro linea pacifista..). All'osceno documento "Dieci punti contro il militarismo ", al sostegno a quel gruppo di revisionisti dichiarati che vanno sotto il nome di Iniziativa Comunista (che rivendicano la continuità con il partito di Longo e Berlinguer, e insultano chi fa la lotta armata). La CPnPCI ha dato un netto colpo di barra, lanciando un vero e proprio attacco alle posizioni rivoluzionarie che si riconducono alla costituzione del P. C. C..

Il testo in questione è una disgustosa raccolta di falsità, deformazioni denigrazioni. Il senso generale è dare una picconata al prestigio ed al credito politico delle posizioni rivoluzionarie, cercando di riportare i militanti nel pantano tipico del revisionismo. L'aspetto più odioso è questa teoria sulla "convergenza obiettiva dei militaristi e della borghesia nella lotta contro la ricostruzione di un vero partito comunista. Da sponde diverse certo, ma complemendandosi e confondendosi". Sarebbe indifferente chi compie iniziative armate e perché, le motivazioni, le rivendicazioni, la strategia .... Insomma le tipiche calunnie revisioniste! Il tutto farcito di un narcisismo-egocentrismo nauseabondi: questo complotto militaristi/borghesia sarebbe naturalmente rivolto a distrarre i lavoratori dalla convergenza con il loro presunto partito in formazione.

Scusate, ma chi vi caga?! Se si deve intervenire oggi è per limitare i danni che state facendo, ma il movimento rivoluzionario che punta alla costituzione del P.C.C. ha una storia e uno spessore ben sufficienti per andare aventi senza di voi."


176  "Ci limiteremo ad analizzare qualche punto. Innanzi tutto dalla risposta che ci danno (pg. 39-44, La Voce n°8). Già c'è molto da dire sul loro stile, insopportabile nel misto di pedante e pretenzioso, fino al punto di debordare in caricature infantili del pensiero altrui: "La Cellula si preoccupa di sostenere che il partito in un primo tempo (in attesa che le masse popolari scendano in guerra) dovrebbe far politica compiendo attentati contro uomini e strutture della borghesia imperialista ". E via di seguito a parlare di presunti ruoli di supplenza, recita rappresentazione, in attesa delle masse, mentre ci si rimprovera di non occuparsi di come creare le condizioni per arrivare al Partito. Che scemenza, o che malafede!

Crediamo che i nostri testi siano sufficientemente articolati da non presentare dei modellini tanto semplicistici quanto falsi.

Quello che noi sosteniamo è che il percorso di costituzione del P. è interno ed in stretta dialettica con le dinamiche di massa, che c'è un rapporto di complementarietà e che, proprio per questo, vi è una certa distinzione di ruoli. Fino a prova contraria, è storicamente dimostrato dall'esperienza di 150 anni del M.C.I. (cui si richiamano di continuo e con pretenziosità i signor professori) che il ruolo del P. è di assolvere a dei compiti che richiedono un relativo distacco dalla lotta immediata, e capacità di costruire i termini politico-organizzativi strategici, cioè l'orientamento e la riorganizzazione delle istanze proletarie, liberatesi nelle lotte, dentro il processo di tendenziale lotta per il potere. L'utilizzo politico delle armi rientra in queste competenze! Il fatto che sia il P. a costruire le condizioni del processo rivoluzionario, combattendo anche con le armi, non ha nulla a che vedere con ruoli di "supplenza a tempo determinato o indeterminato"! Piuttosto l'affrontamento e la risoluzione di queste questioni è il vero percorso al P., e non certo un percorso formalistico-burocratico e.. disarmato! E' il progetto della CPnPCI che devia le energie emergenti dal percorso di costituzione del P., verso un modello superato dai tempi, politicamente devitalizzato, inutile e controproducente (come dimostra questa loro ultima scellerata campagna)."

 

177  "4. Costituzione del Partito e tendenza alla lotta per il potere.

Abbiamo scritto in lungo e in largo che non siamo d'accordo con l'utilizzo della L.A. come guerra, che la guerra sarà propria della fase insurrezionale quando si daranno segni chiari del passaggio disettori decisivi di massa alla disponibilità alla guerra per la presa del potere, che tutto questo necessita di un lungo periodo di preparazione che è caratterizzato, per contro, comunque dalla presenza della L.A., dell'unità del p.m. perché sono elementi costitutivi del processo rivoluzionario, che senza questo non può esistere un vero P.C.."

 

178  "La "politica dall'alto ", il Partito che fa politica nell'unità del Politico-Militare ha senso solo nella misura in cui costituisce questo ponte tra il piano delle lotte immediate della Resistenza della maturazione di massa e il piano del potere, nella misura in cui dunque si fa vivere un legame (per quanto minoritario) tra le istanze della Resistenza di massa e l'attacco Politico-Militare di Partito al governo della borghesia imperialista. Difesa e attacco sono inscindibili: tutta l'arte politica del Partito consiste proprio nel saperli coniugare. La difesa è la base, è indispensabile, è la scuola della lotta di classe, ma senza attacco che la unifichi e che le dia un senso politico si disperde e resta subalterna alla politica borghese. L'attacco apre quella prospettiva che le lotte parziali di difesa non possono aprirsi apre lo sbocco di lotta politica, cioè di lotta per il potere che solo può superare i limiti, oggi molto stretti, della lotta difensiva. In tal caso abbiamo avanzamento del Processo Rivoluzionario."

 

179  "E, a onor del vero, non si può, non più, denigrare i compagni delle B.R. e di altre O. C. C. (come fa la CPnPCI): anche loro perseguono una strategia di costituzione del P. in cui è centrale la dialettica tra le espressioni dell'autonomia di Classe e le istanze d'Organizzazione rivoluzionaria.

Non si può assolutamente attribuire loro posizioni di estraneità al coinvolgimento delle masse nel processo rivoluzionario. E' una falsità bestiale contraddetta dall'essenza stessa della storia delle B.R..

Con loro condividiamo la tesi fondamentale della centralità dell'unita del p.m. per innescare un rapporto con le masse che tenda al loro coinvolgimento nel processo rivoluzionario. Dimostrazione è stata fatta in alcuni paesi imperialisti che mentre questo salto di qualità è estremamente fertile proprio nel rapporto con le masse, la sua mancanza fa inevitabilmente stagnare nella dimensione "ideologista" e marginale.

Mentre non condividiamo la "strategia guerrigliera" (per i suddetti stessi motivi) ma il loro contributo è comunque in continuità storico-politica con quel patrimonio cui bisogna rifarsi e che va valorizzato per arrivare ad una forma P. all'altezza dei compiti dell'epoca attuale. Nel seguito dell'articolo de La Voce è tale la confusione di idee o l'ignoranza che non vale la pena di soffermarsi. Un solo esempio: per "lotta politica tra le classi" ci si presenta l'intenzione di "pesare sulle lotte rivendicative di massa nei confronti del governo, della borghesia" (!), come se non sapessero o non leggessero che lotta politica è il piano dei rapporti più generati tra le classi, ruotante intorno alla questione del potere, che sintetizza e va ben oltre le misere questioni rivendicative (le "tragicomiche conquiste immediate" come diceva Marx..). La grande acquisizione del ciclo di lotta rivoluzionaria in Italia, anni '70/'80 è stata appunto l'esperienza concreta dell'unità del p. m. come possibilità di pesare sul serio nello scontro politico tra le classi. Ed è ciò contro cui oggi la CPnPCI prende posizione.

Infine essa distorce la nostra posizione, perché non abbiamo mai detto che il P. incide nella lotta politica tra le classi solo grazie agli attacchi militari. Prima di tutto si è sempre e solo parlato d'iniziativa p.m. che non risponde propriamente ad una logica di guerra, di attacchi militari in senso proprio; in secondo luogo noi diciamo che l'iniziativa p. m. si situa dentro un impianto di lavoro di P. ben più articolato e complesso. Il lavoro di P. è un lavoro su più piani, essendo il P. l'organismo più complesso ed organico prodotto dalla Classe. Ma sicuramente i passaggi politici prodottisi dalla storia del M. C.I. hanno acquisito la centralità dell'unità del P. m. del fatto che costruire e sviluppare un percorso di crescita rivoluzionaria bisogna darsi una strategia ed una linea politica basati sull'unità del P. m..

La questione è difficile e gravosa; appunto per questo bisogna avere almeno il coraggio. In seguito si avanza, affrontando i vari problemi e contraddizioni, nel vivo della lotta. Ma se la questione nemmeno ce la si pone, se la si rimuove, certamente non si avanza, peggio si fuorviano delle energie per farle degenerare sulle vie dell'opportunismo."

 

180  "Per proseguire nella lettura e analisi del loro testo bisogna tapparsi il naso (usano le stesse categorie e termini consueti della borghesia).' l'iniziativa p.m. o guerrigliera diventano "gli attentatori ", mischiandoli al terrorismo di Stato in un' "unica strategia della tensione"!

Ricordiamo a questi signori, di solito così pignoli nell'utilizzo dei termini, che la "strategia della tensione" fu una grande categoria tirata fuori dalla borghesia, così come la teoria degli "opposti estremismi", per legittimare il regime borghese come oasi di confronto civile e democratico, teoria largamente sostenuta dai revisionisti per soffocare le sane tendenze proletarie all'uso della violenza. Credono forse questi della CPnPCI di ricostruire il P. nell'oasi del pacifico confronto? Non è forse antitetico con un percorso di maturazione proletaria verso la necessità dello scontro, della guerra popolare? Pensano forse che il proletariato impara a combattere partecipando alle elezioni?!

Resta in ogni caso l'ignominia delle loro affermazioni, insinuazioni, perché una cosa è certa, almeno in Italia, ed è il netto distacco tra le pratiche combattenti delle O.C.C. chiare e limpide nel loro obiettivi e rivendicazioni, e le bande terroriste dello Stato che di solito colpiscono le masse e non hanno certo né la capacità né il coraggio di rivendicare. Verità storica che spesso gli stessi pennivendoli di regime hanno dovuto riconoscere e che, in ogni caso, le masse popolari hanno saputo riconoscere!

Ma l'elemento politicamente più grave in questa deriva è il fatto di azzerare l'apporto, il salto di qualità operato negli anni ‘70/‘80. Altra cosa è fare un bilancio critico e saper individuare i nodi da sciogliere, limiti e contraddizioni da superare ma a partire dalle nuove acquisizioni, dalle conquiste realizzate.

D'altronde basta guardarsi in torno, a partire da quell'epoca, e una cosa è chiara: il movimento comunista e rivoluzionario si è sviluppato ed ha avuto una tenuta là dove questo processo di maturazione sulla base dell'unità del p.m. si è dato, contrariamente ad altri paesi dove la non realizzazione di questo salto ha fatto sistematicamente naufragare le organizzazioni vecchio stile nella capitolazione e nel passaggi in massa di quadri e dirigenti alle file nemiche. Questo è vero nei paesi imperialisti, nei paesi dipendenti e semicolonie il problema nemmeno si pone, visto il livello di scontro normalmente esistente. E in fatti le organizzazioni Rivoluzionarie dei paesi dipendenti e semicolonie, presenti in Europa, hanno fiutato prima di noi questo tipo di deriva e da tempo hanno preso le loro distanze da quest'area politica.

Quest’ultimo aspetto è peraltro di primaria importanza: noi oggi abbiamo il dovere di porci la questione di come sostenere il più attivamente possibile la resistenza eroica di questi popoli che portano il gran peso del tallone di ferro imperialista. "Primo dovere internazionalista è sviluppare il processo rivoluzionario in casa propria ": ecco quindi la necessità di portare avanti un processo di riorganizzazione del P. all'altezza dei tempi e delle urgenze di uno scontro che si definisce sul piano internazionale!

Non per un senso "morale" della solidarietà ma perché la materialità della situazione fa si che non si possa procedere senza interconnessione con la dinamica globale dell'imperialismo e con la dinamica del movimento comunista e rivoluzionario internazionale (per quanto sia ancora frammentato e incapace di un'impulsione unitaria). La tendenza alla guerra, contro il proletariato e i popoli oppressi prima di tutto, e interborghese poi, divampa nel mondo. Le Organizzazioni Rivoluzionarie di quei popoli si aspettano da noi ben altro contributo, per aprire dei varchi alla lotta qui, nei centri del sistema imperialista. Gli avvenimenti dell'estate in poi sono significativi in positivo o in negativo, di questa esigenza.

Gli avvenimenti dell'estate ci sembrano dire tre cose principali:

1)   Il consolidarsi, estendersi di un vasto movimento anticapitalista nel paesi imperialisti, da Seattle a Genova, che individua le contraddizioni essenziali del sistema, anche se resta ancora a mezza strada quanto all'identità ideologica e al percorso politico rivoluzionario. Ma già in questo senso la grande esperienza di violenza proletaria organizzata, che è stata fatta in quelle giornate, ha costituito un grande salto in avanti, un formidabile slancio in avanti al dibattito.

L'esplosione delle torri di New York e del Pentagono, ben al di là di che l'ha fatto e della loro matrice reazionaria, porta in sé tutta una carica simbolica della rabbia delle grandi masse oppresse del mondo, rappresenta quanto profondo sia l'odio attizzato da questo sistema criminale.

3)   Il sistema non risponde altro che non un ennesimo approfondimento della tendenza alla guerra, sia con la nuova penetrazione imperialista in Asia, sia con questa svolta repressiva interna, senza eguali in questi ultimi anni."


181  "Intensificare il dibattito nell'area di partito, fissando i termini ideologico-politico-militari irrinunciabili

Isolare le tendenze opportuniste, neo-revisioniste costruire nella lotta e nel processo organizzativo, una nuova, più alta unità proletariato-popoli oppressi

Lavorare alla costituzione del p.c.c. e delle condizioni per la trasformazione della guerra imperialista in guerra rivoluzionaria

Onore ai compagni/e caduti combattendo per il comunismo."   

 

182  "Oggi si può dire che l'analisi ml. su crisi e tendenza alla guerra è ampiamente confermata dagli sviluppi in corso. Stiamo assistendo a un'escalation evidente e significativa.

Quello che era stato previsto, con certa approssimazione, negli anni '70 e che non si avverrò rapidamente, per passaggi meccanici-automatici (mentre si rivelarono margini imprevisti di gestione e "delusione" di queste due tendenze) oggi si dispiega pienamente.

La piena considerazione, da bilancio, è che se la teoria per/nette di cogliere i mezzi e le leggi essenziali di un'epoca, essa li coglie nella loro essenzialità pura, teorica, tendendo a ricercarli nelle forme in cui si conobbero nei passato. (per esempio la grande C.G.S.C. ha l'immagine negli anni '30). Per contro, la concretizzazione politica-sociale supera la fantasia e gli schemi teorici. Fatta salva l'essenza, le forme di concretizzazione sono quasi imprevedibili.

Questo decalogo è fonte di errori politici, contraccolpi negativi, delusioni, incomprensioni: quanti mil. hanno abbandonato la lotta su pretesto che "tutto è cambiato"?! Quanti percorsi O. sono naufragati.

E inevitabile la considerazione sui fatto che se non esiste una certa, la più concreta possibile, aderenza tra la lettura di tendenza (la strategia) e i passaggi, i tempi di sua attuazione, gli errori politici che ne conseguono sono gravidi di effetti negativi sulla tenuta dell'O, e dei mil.

Per l'argomento che vogliamo affrontare, questa questione ci sembra fondamentale ed è utile andare a ritroso della nostra storia poi. (come MR. it.) perché essa, a partire dai primi anni '70, si è misurata esattamente su strategie aderenti a queste due tendenze."

 

183  "La lettura meccanica del processo di CGSC, la trasposizione di [incomprensibile] forme assunte nel passato (anni '30), la negligenza di altre leggi [incomprensibile] (in particolare la sviluppo di segnale e tutte le conseguenze che comporta il rapporto di dominio [incomprensibile] quanto a margini di diluizione e trasmissione del peso della crisi), portò ad un'attesa di precipitazione di questo processo in brevi tappe. All'orizzonte immediato si stagliava dunque il salto alla G. Fu la svolta del 78-79 con il passaggio a una logica di scontro frontale, di inuit, del MR.

Non si vide più la complessità dei percorsi politici interni alla classe e del suo rapporto/scontro con lo Stato, appiattendo tutto sulla "proposta della LA x il corn. a tutta la classe" (anche se con forme diverse e con retroterra ideol. differenti, le altre occ assunsero la stessa prospettiva, basti pensare alle teorie sul "contropotere", "la guerra sociale totale ", ecc.).

Milit. prematura che fosse lo Stato che poteva ancora avvalersi di larga base polit. soc. (in particolare del contributo collaboraz. del revisionismo) e anche della indisponibilità di mezzi e persone alla LA (per quanta simpatia e correlazioni esistessero).

La disfatta tattica dell'82 e il pesante rinculo - contraccolpo interno al MR, diedero il via allungo periodo di disgregazione per linee interne (pentitismo - dissociazioni) che doveva ancora più [incomprensibile] alimentarsi del crollo dei regimi revisionisti e della conseguente campagna di criminalizzaz. del comunismo.

In seguito alla fase di ripiegamento (rit. strat.), di riflessione e bilancio, se ne venne all'enucleazione di elementi strategici prima trascurati: il P.R. corne rapporto P./masse, la complessità della ccc e dei fenomeni politici cui la b. ricorre per deviare, incanalare le tensioni sociali, la stessa violenza sociale fino alla mob. reazionaria delle masse. La riconsiderazione del PR come internazionale e dunque una più attenta ricollocazione del nostro percorso nel contesto dei diversi MR del mondo (superando un certo trionfalismo provinciale) e anche della diversa dinamica e temporizzazione a seconda dell'appartenenza all'area [incomprensibile] o dominata. La riforma ideologica contro l'eclettismo .... .

La ripresa del mezzo P.M., affinato e reso più preciso alla luce del patrimonio di lotta accumulato: contro la svendita e la liquid, andava ribadita l'utilità, la centralità dell'uso ... ma superandone i tanti limiti ed errori emersi nella fase di affermazione."

 

184  "Militariz., inuit.: due termini che riassumono l'insieme di questi limiti ed errori. E che offuscarono i tentativi, pur importanti, delle BR per giungere a fare "il salto al P.", mentre le altre occ non se ne ponevano nemmeno il problema.

Sul piano dell'Organ. questo significò, grosso modo, il passaggio del fucile al posto di comando. L'O, veniva tutta [incomprensibile] investita da questa dinamica tendente ad approfondire lo scontro milit. e la diversità di funzioni, compiti, modi, appiattiva in relazione a obiettivi di fase sempre più milit. Esempi eclatansi ne furono l'invio in cland. di compagni operai, o avanguardie di lotta, particolarmente capaci e riconosciute, creando così dei vuoti pericolosi nel rapporto o/m., distendendone via, via i fili, il tessuto vitale.

Così anche il fatto che essendo tutta l'O. investita dai pressanti piani operativi, sempre più esigenti (quant. e qualit.), si riduceva drasticamente io spazio per il dibattito e l'elaborazione politica, per la maturazione effettiva delle posizioni e degli sviluppi politici, per la formazione ideol. dei quadri, per il lavoro di massa.

Qui si può fissare la linea di demarcazione Demarcazione tra questo ciclo di lotta r. che ha visto l'affermazione degli elementi decisivi (rottura poi. [incomprensibile] revis., p.m., strategia x POI. [incomprensibile)) e il nuovo ciclo che pone ail'org. lo sviluppo di questi, depurati dei limiti ed errori dentro la strategia di costit. del P. nell'unità p.m. e dentro il precipitare delle condizioni oggettive storicamente favorevoli alla OR. ".

 

185  La discussione politica, sviluppatasi intorno a tre punti centrali quali: caratteristiche del processo rivoluzionario in Italia, funzione dell'avanguardia comunista rispetto alle masse, carattere e contenuto della lotta armata, determinava infatti due inconciliabili interpretazioni dell'esperienza brigatista e della metodologia rivoluzionaria, provocando la scissione dell'organizzazione in due posizioni politiche: BR-P.C.C. e SECONDA POSIZIONE.

 

186  "Quando diciamo unità p.m. indichiamo il nesso fondamentale, il fulcro, la legge interna di funzionamento dell'Orga. che vuole assolvere il ruolo fissato.

U.p.m. significa trovare una sintesi, adatta alla fase (e quindi soggetta a cambiamenti) delle molteplici attività, forme d'intervento e organ.

Sintesi che è comunque caratterizzata, contrassegnata dal carattere fondamentale della fase. E se noi diciamo che questa è una FR in s vuoi dire che l'aspetto poi è predominante

Non è la G.. Noi instauriamo e vogliamo innescare dentro la ldc il rapporto di G, ma non per questo è subito G. dispiegata. O in altri termini più evidenti, siamo lontani dalla fase di [incomprensibile]

strategico, dalla quale si può fare il salto all'off. strat., dunque effettivamente alla logica dello scontro mil, con l'obiettivo di vincere le forze b."

 

187  "Dunque non va idealizzata la trasformazione (non siamo dei mistici illuminati che in modo ampio e... potrà darsi solo con l'estendersi del PR dopo p. dip.. Dunque il P. dev'essere sede di questa dialettica coll. - ind. e di un suo corrispettivo formale: il centr. dem."

 

188  "Altro elemento fonda Noi siamo per il p vale a dire per una forma d'o. superiore che sappia raccogliere le forze p. su un piano superiore a quello dell'espressione immediata ldc su un piano dove si opera una sintesi, un'organizzazione e un salto di qualità che consentano di assumere il livello di scontro strat. (definizione: [incomprensibile] ?)

Questo significa anche trasformazione qualit. dei militanti per rapport. all'obiettivo di agire come un corpo unico, il più unito e artic. possibile.

Quando si entra nel p. non si è più il compagno/a di una certa situazione, bensì si diventa il compagno/a del p.

E il p. che diventa il centro. Non nel senso di un certofideista culto del p. (che non pochi danni fece nel passato e che divaricò il MR tra questo estremo e il suo opposto, il rifiuto anarchico dell'O.) ma nel senso di una trasformazione del rapporto individuo - collet. dove una buona sintesi sul piano collettivo permette non solo l'avanzamento, l'affrontamento di un crescente livello di scontro e la vittoria, ma anche una crescita e valorizzazione dell'individuo impossibile in altri ambiti, impossibile nel rifiuto alla propria trasformazione nella sintesi collettiva.

Bisogna ben indicare e cogliere questo flesso perché purtroppo esso è stato spesso svilito, danneggiato dalla sua cattiva comprensione finendo per esaltare la suddetta contrapposizione.

Quando pure si dia una sua sufficiente comprensione e padronanza si è comunque soggetti alle tensioni di un rapporto che resta una contraddizione: individuo - collettivo. Anzi è proprio questo il punto sensibile da tenere costantemente presente: per nostra costituzione fisica e per i tanti condizionamenti ricevuti dalla società b., tendiamo ad origine individ., abbiamo svariate difficoltà ad assumere un elevato livello di cooperazione collettivista.

Il saperlo e tenerlo presente è già un primo passo.

In un certo senso bisogna cominciare dall'autocritica. Perché prima di tutto siamo prodotti di questa società ed essa opera quotidianamente attraverso le nostre fibre vitali.

Bisogna saper tener insieme i due elementi della contrad., il presente e il futuro, facendo prevalere l'elemento del futuro: l'individuo frutto espressione della cooperazione collettivista.

E non si deve aver paura di questa contraddizione. Questo atteggiamento, di rimozione, di rifiuto a considerarla, di censura preventiva. La portata all'attitudine burocratico-autoritaria di imposizione di un modello partitista che negava la dimensione indiv., o meglio questa contraddizione, questa relazione dialettica, finendo per fare il gioco dell'estremo opposto anarchico. In questo senso non dobbiamo guardare con sufficienza alla posizione anarchica (le varie sfumature riassum. in definitiva in questa), ma sviluppare meglio le posizioni per il part. superando certi limiti, arricchendola della soluzione che possiamo affermare.

Ora è certo che il trovare un giusto equilibrio tra individuo e collettivo è una delle questioni fondamentali. E se possiamo avvalerci di grandi acquisizioni storiche (la teoria marx. e le comuni esperienze NCI e delle transizioni socialiste), dobbiamo per sempre avere la modestia di individuare là esattamente dove non si è più avanzati, là dove esiste contraddizione, blocco, e lavorare al superamento.

Questa dis gressione apparentemente accademica, è importante proprio per impostare la questione Org.

Perché questione Org. significa tradurre in pratica la LP, assumere responsabilità, dare disponibilità e impegno precisi che coinvolgono la vita stessa. Il progetto per cui si lavora è entusiasmante appassionante perché appunto, la trasformazione sociale-individuale ne è la finalità e anche pratica quotidiana, ma il prezzo è anche elevato. Capire e assumere i sacrifici richiesti è possibile nella misura in cui l'O., il P. diventa la sintesi di un rapporto collettivo-individuo, capace di trasformare ed elevare la stessa dimensione individuale. Perché a quel punto, si capisce che "i sacrifici ", l'affrontare cose che fanno paura all'individuo "normalizzato" sono in realtà segno di affrancamento delle brutture del moderno schiavismo salariato, dalle brutture dell'individuo-merce, dalla meschinità dell'egoismo piccolo-borghese."

Solo passando attraverso la riappropriazione di una vera dimensione collettiva-sociale, comunitaria, l'individuo può accedere a tutt'altra dignità e ricchezza. Questo come processo di lunga durata, che sarà scadenzato dalle tappe della trasformazione Riv. (...).

Ma di ogni tappa, pure primordiale come la nostra, corrispondono delle possibilità di pratica e avanzamento."

 

189  "Ritorniamo alla questione dell'obiettivo di agire come un corpo unico in questa fase, una f r. in Sv.

Come abbiamo sottolineato è il p. a prevalere. Un contenuto politico che vuole affermare dentro la classe la tendenza alla G. di classe. Questo vuoi dire utilizzo p. delle... . Bisogna essere in grado di scadenzare i passaggi politici significativi, le stagioni dello scontro le congiunture politiche con interventi dall'alto. Cioè interventi che sintetizzano al più alto livello possibile determinato dai livelli poi. org. che si possiedono, dalla dialettica con la maturazione complessiva della classe, ecc. - gli elementi di interesse generale del proL, LP, strategia, che si vogliono avanzare, proporre alla classe. Devono rappresentare il piano di scontro politico tra le classi, la tendenza quindi interna al prol. di lotta x il potere. In ogni caso mai slegati da questa considerazione globale, d'insieme dei vari elementi, ma anche funzionali alla dialettica per far maturare, avanzare ii livello di scont. (quindi né avventurismo, né movimentismo-codismo). [...J Sostenere un tale livello cosa significa, cosa richiede sui piano organizz.? Che il corpo unico dell'O. ruoti intorno alle due funzioni principali."

 

190  "Dinamica di scontro vuoi dire tenere conto che ii migliore degli impianti O. è soggetto comunque aile tensioni, agli urti e contraccolpi di uno scontro che, in tendenza, diventerà sempre più aspro.

Che quindi bisogna lavorare e costruire sempre con l'occhio rivolto lontano, prevedere, pianificare i passaggi successivi tra cui i colpi che il nemico porterà, le perdite che ci infliggerà, le disarticolazioni O. che provocherà."

 

191  "A ciò non si può rispondere che con una maggior capacità di radicamento nella classe, con l'avanzare della strategia nv e quindi delle forze disponibili, ma al contempo con le capacità di organizzare questa forza disp su più linee successive di fronte, rispondendo a due esigenze essenziali: darsi il tempo della maturazione e crescita per le più giovani e costituire le riserve, delle linee di riserva.

La formazione deve essere impostata sui criteri di complessività: pur nell'inevitabile divisione del lavoro, e specializzaz. ogni compagno deve essere messo in condizione di conoscere ed appropriarsi di tutte le problematiche relative al P. e alla sua strategia. Questa della complessività è una delle grandi acquisizioni del ciclo '70 ed è perno stesso dell'upm. Non solo, ma essa fonda la possibilità di intercambiabilità e rotazione/sostituzione che, nel caso di O. strat. finalizzata allo scontro di lunga durata, sono criteri vitali per assicurarsi continuità e tenuta rispetto ai frequenti colpi portati dal nemico.

In altri termini, è la formazione del quadro, la tendenza a trasformare ogni compagno in un vero quadro.

Le due questioni devono essere complementari. Da un alto divisione di compiti, specializzazione temporanea, collocazione come membro di un corpo unico; dall'altro lato, preparazione complessiva, ideol. poi. org. mil. Quando si ha scissione tra le due, si ha inevitabilmente ipertrofia funzionale, in particolare divisione tra p. e m.

Questione ancora più delicata quando si deve impostare e risolvere l'upm ([incomprensibile] a certi scritti del passato)."

 

192  "Dobbiamo essere in grado di sostenere due obbligazioni dello scontro, obbligazioni coercitive: cland.. e perdita. La migliore soluzione è quella di costituire, modellare e riprodurre l'O. come corpo unico capace difunzionare in quanto dirigente collettivo, al massimo livello possibile. Avendo quindi presente che si tratta di una tendenza da affermare tra le varie difficoltà e specificità che la frenano."

 

193  "Ed è anche abbozzo di soluzione per il cent. dem. in cland.

Perché l'esperienza ci ha insegnato (e questo dai tempi di Lenin e Boisce) che la cland. tende a complicare il funzionamento interno, a complicare il C.d. Bisogna guardare alle esperienze passate con lucidità, con la volontà di raccoglierne l'eredità positiva, il filo rosso di continuità ma anche con la capacità di rielaborarle per superarne i limiti e gli errori. Ora è evidente che il c.d. si presta, per sua natura, a due deviazioni: l'eccesso di centralismo e l'eccesso di democratismo.

Ma che per la forza delle situazioni, è la prima deviazione a prevalere nell'ambito della cland. Essa comporta uno sfasamento permanente nelle procedure di dibattito, comunicazione, decisione, verifica, ecc. Ogni atto necessità precauzioni e controllo, aumentando di molto lo sforzo e le energie impiegate. I tempi si allungano, talvolta di molto per portare a termine una consultazione decisiva.

Quando l'intensità dello scontro aumenta, le necessità di risposta e decisione tempestive comportano inevitabilmente delle frequenti deroghe o torsioni alle previste procedure, al metodo stabilito.

In questi casi, importantissimi visto che si presentano nel fuoco della lotta e di situazioni vitali, si ha dunque un aumento del polo centralizzatore, della funzione centralizzatrice.

Questo, in fin dei conti, non si può evitare.

Per contro, lo si può preparare, predisporre. Codificare nel miglior modo possibile l'o. affinché essa possa assumere questi rischi , questi margini di tensione interna e risolverli senza degenerazioni politiche.

La preparazione di un collettivo di lavoro omogeneo e unito, il più elevato possibile, dunque la formazione di tutti come quadr4 che ogni compagno sia stimolato a crescere e sviluppare le più ampie capacità id. poi. org. (ai di la della competenze specifiche di un periodo). Dall'altro lato predisporre e rodare bene le procedure di funzionamento-trasmissione interne, di democrazia interna, prevedendo e controbilanciando in un certo senso quest'inevitabile periodica centralizzazione."

 

194  "La struttura basata sull'eleggibilità dei delegati al "CE " * Bisogna premunirsi contro la tendenza alla cristallizzazione e specializzazione della Direzione, tendenza che è favorita dalle suddette esigenze della cland. Questo tipo di deviazione favorisce anche altre deviazioni speculari (il milit. o..)

Certo ciò non vuoi dire cadere in formalismi egualitaristi e se c'è una buona D. non bisogna sabotarla. Ma insomma bisogna porsi ii problema e porre il primato del P come corpo unico dirigente Bisogna assicurarsi una buona intercambiabilità tanto quanto un efficiente centralizzazione, perché un eccesso di democratismo ingenera sottili divisioni, non unità ma federalismo, logiche localistiche e parziali.

Dunque bisogna prevedere anche qualche prerogativa centralizzatrice affinché il "CE" possa modificare una situazione negativa creatasi, decidendo (alla maggioranza) contro la permanenza di un delegato o addirittura di una struttura."

 

195  "Noi oggi siamo in una fase molto delicata. Da anni dicevamo che le condizioni oggettive lavoravano per no4 per la maturazione di una [.R. in SV. Facevano difetto le cond. Soggettive.

Oggi vediamo [incomprensibile] le coni ogg. con un aggravamento brutale dell'aggressione Cap. alle condizioni di vita pol. ed ai popoli oppressi. Mentre le cond. sog. stanno evolvendo.

La Bi l'ha capito e ci anticipa, scatenando e approfondendo la C.R. (la messa fuorilegge e la persecuzione di intere OR., le leggi speciali, ecc.)

Dobbiamo pensare a questa fase come a un salto di qualità nello scontro, in cui per ora la Bi ci avanza dispiegando un livello repressivo, tecniche di prevenzione e contrasto, nuove tecnologie e vecchi apparati fascisti.

Globalmente, siamo attestati su un piano ancora troppo artigianale.

Dobbiamo mettere all'O. dg. una revisione della strutt. strat., del metodo di lavoro, delle tecniche utilizzate. Ristrutturare al massimo, riverificare, collaudare, ricostruire.

In particolare dobbiamo superare alcune tecniche e procedure che sono diventate obsolete, bruciate dalle nuove messe in campo dal nemico (basti pensare alla dimensione delle "interc. ambientali" che hanno trasformato ogni luogo chiuso nominativo in ascolto), aver il rigore di individuarle e sostituirle, superando certe leggerezze e pressappochismo.

Su questo difendiamo il meglio della nostra tradizione: rigore, precisione, non tolleranza dagli errori, perché qui gli errori si pagano e cari! Alcune tecniche bisognerà pure inventarle e disporne di supplementari nel caso in cui un'altra diventi inutilizzabile e sua volta."

 

200. Il complesso dell'attività investigativa aveva portato all'emissione il 17.04.1989 di ordini di accompagnamento nei confronti dei sei imputati MAJ Giuseppe, MAJ Manuela, NC122, NC123, NC124 e VANGELI Pietro; venivano , altresì, disposte le perquisizioni locali dei domicili sia degli imputati, sia degli altri 22 sospettati: NC125, NC126, NC127, NC128, NC129, NC130, NC131, NC9, NC132, NC133, NC134, NC135, NC136, NC137, NC138, NC139, NC140, NC141, NC142, NC143, NC144 e NC145.

 

201  Sebbene l'edificio in oggetto ospiti sia gli uffici dell'IN.C.E./CEI che quelli dell'Istituto Nazionale Commercio Estero (ICE), l'attento esame del comunicato degli N.T.A. identifica come obiettivo dell'azione solo i locali dell'Iniziativa Centro Europea (INCE). Lo scopo dell'Iniziativa Centro Europea è quello di servire da fulcro per la collaborazione e da elemento di stabilità per le Nazioni del centro Europa. L'INCE non si sostituisce ai canali bilaterali e multilaterali di cooperazione né condiziona gli impegni degli Stati membri derivanti dagli accordi internazionale da essi sottoscritti. L'iniziativa è costituita da 16 Paesi (Austria, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Italia, Macedonia, Polonia, Slovacchia, Slovenia, Ucraina, Moldavia, Albania, Bierolussia, Romania, e Bulgaria) in gran parte appartenenti all'Est Europeo e si propone gli obiettivi della collaborazione e cooperazione tecnico economica, dello sviluppo delle infrastrutture riguardanti i settori dei trasporti dell'energia e delle telecomunicazioni nonché il rafforzamento degli istituti democratici.

 

202  "Sebbene l'Organizzazione "Nuclei Territoriali Antimperialisti per la costruzione del Partito Comunista Combattente" rappresenti, dal 1995, un'avanguardia combattente protesa in un continuo e non certo facile lavoro di proposizione rivoluzionaria e di organizzazione per l'attrezzamento del campo proletario, fa singolare effetto constatare come un movimento sicuramente "ben svezzato" e storicamente impegnato quale il vostro possa prestarsi a quello che è il "gioco" non dichiarato ma manifesto della Borghesia Imperialista. gioco che si dispiega, come nel passato e come voi stessi ben sapete, nel disorientamento ad arte delle Masse, attribuendo a servizi (deviati o meno), ad organizzazioni trasversali, ad organi corrotti e corruttori della stessa BI, quelle che sono spessissimo reali espressioni di Classe, di singoli compagni, di avanguardie rivoluzionarie, di organizzazioni combattenti. [...J L'Organizzazione "NTA -FCC" rivendica pertanto ulteriormente, con questo documento, la propria totale autonomia di espressione in seno al processo rivoluzionario, autonomia che, beninteso, programmaticamente si alimenta e procede con il portato, storico ed attuale, delle Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente."

 

203  "Autonomia ed esperienza, quelle dei "NTA-PCC", che se non sono assolutamente discutibili nell'alveo impantanante e fuorviante della B.I., dei suoi apparati e delle sue dinamiche, possono trovare invece una chiave di lettura dialettica negli esistenti margini di un confronto certamente sviluppabile ma che ponga, come discriminante, il ripudio di pratiche involontariamente filo reazionarie come l'atteggiamento all'oggetto espresso in "Resistenza" e, al contrario, alimenti il necessario fronte del dibattito fra soggetti e forze rivoluzionarie impegnate sotto la medesima e vincente bandiera del Comunismo."

 

204   "La cellula nasce dall'esigenza di riunire le forze soggettive e isolate per la lotta per il comunismo; usa la controinformazione, cioè il bollettino, per diffondere un'informazione contro la cultura dominante borghese, che la fa ormai da padrona e controlla tutti i mass-media.

In tal modo si prefigge vari scopi:

1) Amalgamare e unire quei soggetti che ancora desiderano lottare per una società diversa dall'attuale, cioè una società Comunista.

2) Usare il lavoro al giornale come strumento di confronto reciproco, libero e teso ad una crescita individuale e collettiva.

3) Fornire un'informazione tesa alla verità e non come avviene oggi nascosta e celata dai giornali e mass-media di regime.

4) Offrire l'opportunità a tutti e in special modo ai più giovani di uscire dall'isolamento e dalla squallida rassegnazione all'ipocrisia della società borghese.

5) Unire le proprie forze insieme a tutti gli oppressi e sfruttati per condurre qualsiasi battaglia culturale, politica e sociale tesa all'abbattimento dell'ordine esistente."

 

205  "La CC-PC ritiene la lotta per il comunismo (LPC), elemento indispensabile di ogni suo membro.

La CC-PC non appoggia né vuole nessun appoggio da qualsiasi partito istituzionale e da nessun altra istituzione.

La CC-PC rifiuta in toto l'ideologia piccolo borghese della carica individuale e della delega.

La CC-PC si dissocia e condanna l'esperienza storica dell'ex partito comunista italiano (PCI), in particolar modo il governo di solidarietà nazionale, la via occidentale al comunismo e il compromesso storico.

La CC-PC rifiuta l'appartenenza nelle sue file dei riformisti, dei settari, dei dogmatici e di tutte le più svariate forme di anarchia.

La CC-PC accetta come unico metodo di lavoro, la divisione dei compiti e la subordinazione della minoranza alla maggioranza secondo la disciplina del centralismo democratico.

La CC-PC ha come riferimento storico l'esperienza internazionale del movimento co,nunista rivoluzionario da Marx e En gels fino ai giorni nostri.

La CC-PC rifiuta nelle sue file chiunque non riconosca l'esistenza del nemico di classe (borghesia imperialista).

La CC-PC si adopererà ad usare il più possibile le regole della clandestinità e della compartimentazione al fine di evitare l'infiltrazione della borghesia e della controrivoluzione preventiva

La CC-PC si riconosce nell'esigenza dei progetto di costituzione di un nuovo e vero partito comunista italiano.

Ogni membro della CC-PC deve versare una quota minima mensile di autofinanziamento stabilita in base al reddito.

L'insieme di più CC-PC verranno raggruppate in comitati territoriali. L'insieme dei comitati territoriali eleggerà l'esecutivo centrale."

 

206  "Senza teoria rivoluzionaria, senza conoscenza della storia, senza una profonda comprensione del movimento nella sua realtà, nessun partito politico può guidare un grande movimento rivoluzionario alla vittoria.

Lotta di classe. Alcune classi trionfano, altre vengono eliminate. Questa è da millenni la storia della civiltà. Interpretare la storia da questo punto di vista è ciò che si chiama materialismo storico; mettersi in contrapposizione a questo punto di vista è ciò che si chiama idealismo storico.

La rivoluzione è un'insurrezione, un atto di violenza con il quale una classe ne rovescia un'altra.

Dobbiamo sostenere tutto ciò che il nemico combatte e combattere tutto ciò che il nemico sostiene.

Sia il dogmatismo che il revisionismo si oppongono al marxismo. Il marxismo deve necessariamente avanzare, svilupparsi parallelamente allo sviluppo della pratica, non può essere statico. Considerare il marxismo da un punto di vista metafisico e come qualcosa di rigido, è dogmatismo. Negare i principi fondamentali del marxismo, è revisionismo, cioè una forma di ideologia borghese. I revisionisti cancellano la differenza tra il socialismo e il capitalismo, tra la dittatura del proletariato e quella della borghesia.

La povertà spinge al desiderio del cambiamento, dell'azione, della rivoluzione. Su un foglio bianco ci sì può scrivere e disegnare quanto c'è di più nuovo e di più bello.

La prima funzione della dittatura democratica popolare (DDP) è quella dì risolvere le contraddizioni tra il nemico e noi all'interno del paese.

La DDP usa 2 metodi; nei confronti dei nemici usa la dittatura, nei confronti del popolo rivoluzionario usa la democrazia.

Ogni questione di natura ideologica in seno al popolo non può essere risolta che con il metodo democratico. Trattare i compagni come nemici vuoi dire porsi sulle stesse posizioni dei nemico.

La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi. Nella società divisa in classi, le rivoluzioni e le guerre sono inevitabili; senza di esse è impossibile compiere qualsiasi salto nello sviluppo sociale. La conquista dei potere con la lotta armata è il compito centrale e la più alta forma di rivoluzione. Siamo per l'abolizione della guerra, ma la guerra può essere abolita solo con la guerra. Perché non vi siano più fucili, bisogna impugnare il fucile.

Lottare, fallire, lottare ancora, fallire ancora, lottare ancora ... fino alla vittoria.

Il mezzo principale per annientare il nemico è l'attacco, tuttavia non si può fare a meno della difesa. Senza preparazione non è possibile neanche prendere l'iniziativa. Una volta compreso questo principio, una forza inferiore ma preparata può spesso sconfiggere un nemico superiore con un attacco di sorpresa.

Nel combattere per la completa liberazione, i popoli oppressi devono fare affidamento anzitutto sulle proprie forze. I popoli che hanno trionfato nella loro rivoluzione devono aiutare quelli che ancora lottano per la foro liberazione. Questo è il nostro dovere internazionalista.

Il nuovo si sviluppa sempre attraverso difficoltà e vicissitudini. Sarebbe pura illusione credere che la causa del socialismo possa ottenere facili successi senza passare attraverso difficoltà. Un buon compagno è colui che preferisce andare là dove le difficoltà sono maggiori.

La conoscenza comincia con la pratica; quando con la pratica si sono acquisite conoscenze teoriche si dovrà ritornare alla pratica. (prassi-teoria-prassi)

Ogni comunista che lavora nei movimenti di massa deve essere un amico delle masse e non un foro superiore o un politicante burocratico.

Il sapere è scienza e non ammette la minima disonestà o presunzione. Esige invece onestà e modestia. "Non essere mai sazi di imparare" e "non stancarci di insegnare" questo è l'atteggiamento che dobbiamo assumere verso noi stessi e verso gli altri.

La dittatura del proletariato non può sorgere come risultato di uno sviluppo pacifico della società borghese e della democrazia borghese; essa può sorgere soltanto come risultato della demolizione della macchina statale borghese, dell'esercito borghese e dell'apparato amministrativo borghese.

Una classe oppressa che non si sforzasse di imparare a servirsi delle armi, meriterebbe semplicemente di essere trattata da schiava. L'arma della critica non potrebbe mai sostituire la critica delle armi ....

Il salto a partito è una necessità oggettiva che nasce nella congiuntura imposta dal rapporto rivoluzione controrivoluzione. Liquidare oggi il salto a partito, significa annientare la lotta di classe per la transizione al comunismo. Costruire la transizione al comunismo significa anche costruire gli individui sociali comunisti e le pratiche di sapere-potere della distruzione-costruzione. Il partito assumerà la forma sociale della guerriglia che riunifica al suo interno tutte le forme di pratiche sociali divenendo il partito della comunicazione sociale."

 

207  "Siamo per la lotta ideologica attiva, perché è l'arma per assicurare l'unità e essere idonei a

combattere. Il liberalismo invece respinge la lotta ideologica ed è per una pace senza principi. [...]

Il liberalismo è estremamente nocivo in una collettività rivoluzionaria. Il liberalismo deriva dall'egoismo piccolo-borghese che pone al primo posto gli interessi personali e al secondo quelli della rivoluzione. I sostenitori del liberalismo considerano i principi del Marxismo come dogmi astratti. Il liberalismo è una manifestazione di opportunismo e oggettivamente ha l'effetto di aiutare il nemico. Per questo il nemico è ben contento che il liberalismo permanga tra di noi.,'

 

208  "1) MASSE POPOLARI (quelli che riescono a vivere solo se riescono a lavorare). 2) BORGHESIA IMPERIALISTA (quelli che possono vivere senza lavorare o che se lavorano lo fanno per aumentare la propria ricchezza)."

    

209  "1) classe operaia - i lavoratori assunti dai capitalisti per valorizzare il loro capitale producendo merci (beni o servizi). Lavoratori il cui reddito proviene almeno per la parte principale dalla vendita della propria forza lavoro. In Italia ammontano a circa 15000000. Con i familiari e i pensionati circa 36000000. Tra gli operai esistono divisioni oggettive politicamente importanti, come lavoratore semplice e lavoratore qualificato, operaio e impiegato, il possesso di redditi non da lavoro, le dimensioni dell'azienda ecc.. Non sono operai neppure quei dipendenti di aziende capitaliste il cui lavoro è lavoro di direzione, organizzazione, progettazione e controllo dei lavoro altrui per conto del capitalista (appartengono a questa categoria i dipendenti che ricevono un salario o stipendio annuo netto superiore a 50000000).

2) Dipendenti (esclusi i dirigenti) dell'amministrazione pubblica centrale e locale e degli enti parastatali

3) Lavoratori impiegati in aziende non capitalistiche (aziende familiari, artigiane e aziende che i proprietari gestiscono non per valorizzare un capitale, ma per ricavarne un reddito)

4) Lavoratori addetti ai servizi personali (camerieri, autisti, giardinieri ecc)

5) Pensionati e invalidi."

 

210  "Sono classi piuttosto diverse tra loro ed eterogenee al loro interno, con legami con il proletariato e legami con la borghesia imperialista.

Sono classi che tendono a seguire il più forte.

Attualmente in Italia sono circa 6000000. Con i familiari e i pensionati circa 15000000. 1) Lavoratori autonomi che non impiegano lavoro altrui”

2) Proprietari di aziende individuali o familiari, il cui reddito proviene in parte rilevante dal proprio lavoro e solo in misura minore dallo sfruttamento di lavoro altrui

3) Piccoli professionisti, soci di cooperative di produzione

4) Lavoratori dipendenti che nelle aziende svolgono il ruolo di quadri di livello inferiore e quindi in parte partecipano ai ruoli propri del capitalista

5) Risparmiatori e piccoli proprietari con redditi non da lavoro inferiore a 50000000 netti l'anno

6) Persone che tra redditi da lavoro e redditi da capitale incassano tra 50 e 100000000 netti l'anno 7) Sottoproletari, extralegali, prostitute ecc."

 

211  "Ogni alto funzionario e dirigente dell'amministrazione pubblica o delle aziende private, ogni grande professionista, ogni artista di successo, ogni ufficiale di livello elevato, ogni amministratore di patrimoni, ogni prelato di alto rango, ogni uomo politico di successo, se non possiede già un patrimonio personale per eredità o stato sociale, In breve tempo lo accumula ed entra a far parte o della categoria dei redditieri o della categoria dei capitalisti e dei finanzieri dei vari settori dell'economia capitalista (società finanziarie, banche, assicurazioni, industria, commercio, agricoltura, servizi, ecc..)

Appartiene a questa categoria ogni individuo proprietario di un patrimonio fruttifero non inferiore a 2 miliardi, su cui quindi percepisce o può percepire un reddito di 100000000 annui netto o che svolge attività cui sono legati a qualsiasi titolo redditi annui netti non inferiori a 100000000 o che a tale reddito arriva combinando reddito da lavoro e reddito da capitale. Il nostro paese è un paese imperialista, per di più centro del gruppo imperialista del Vaticano e della chiesa cattolica con le sue congregazioni e i suoi ordini. Appartengono alla B.I. circa 6000000 di persone compresi i familiari. Per chiare condizioni oggettive questi sono i nemici della rivoluzione."

 

212  "Cari amici di Liberazione e del Manifesto, mi tocca di avvertirvi che anche solo leggendo, ed ancor più pubblicando, queste poche righe correte il rischio di finire in galera. Se vi sembra più logico, smettete dunque subito e bruciate la lettera. Per il caso contrario, a vostro rischio e pericolo, continuo a scrivere. Le ragioni della pericolosità di entrare in contatto con me, direttamente o indirettamente, è che io sono ricercato da tutte le polizie del mondo in virtù di una serie di mandati di cattura internazionali emessi da non so più quali procure generali della indecorosa Repubblica Italiana e sono considerato un terribile criminale. Ebbene mi compete di spiegarvi la ragione per cui io godo di questa alta considerazione presso le polizie di tutto i mondo (ciò vale non solo per me, ma per molti altri nelle mie condizioni). Io sono stato condannato e sono ricercato perché accusato (a torto) di avere tentato di trasportare sulle mie spalle in Italia dalla Svizzera dell'esplosivo, per ragioni che nessuno ha saputo spiegare, esplosivo che in ogni caso in Italia non è mai arrivato.

Inoltre sono stato condannato e sono ricercato perché accusato (a torto) di aver cercato di convincere un perfetto imbecille a diventare non GLADIATORE ma brigatista rosso ogni caso, il demente non ha mai neppure tentato di fare). Inoltre sono stato condannato e ricercato perché accusato (a torto) di avere informato dei brigatisti rossi e non dei gladiatori, a che cosa corrispondessero le chiavi "trovate" in tasca ad un arrestato non gladiatore. (In realtà chiavi mai trovate, come nessuno si è mai occupato di stabilire che cosa avrebbero dovuto aprire. Ovvio, d'altronde, perché le chiavi in questione non sono mai neppure esistite). Ma le prove, cari amici, le prove! Tutte dichiarazioni di pentiti come agnellini, e pertanto, oggi liberi come l'aria e coccolati, dalle polizie di tutto il mondo. Io sono qui a scrivere dal mio eterno e precario esilio. I miei difensori hanno tentato di far revisionare il "processo delle chiavi", sulla base di una dichiarazione del loro presunto detentore, secondo il quale egli semplicemente no deteneva alcuna delle famose chiavi L'istanza è stata respinta in considerazione del fatto che il dichiarante era stato mio coimputato, che non mi conosceva neppure e che è uno dei pentiti più mascalzoni più evidenti della nostra miserevole storia. Che ne dicono quelli che, davvero o per finta, credono nello stato dì diritto? Non ignoro naturalmente la furia "giustizialista", che si è di recente abbattuta sull'Italia. Non ho stati d'animo contro il dr. Di Pietro ed ancor meno a favore della famiglia Craxi. Tuttavia non mi dispiacerebbe sapere chi tira le fila di questa nuova megamacchina di pentitismo. Non sarà per caso il solito principe gobbo che regola i conti in sospeso con i suoi soci criminali? Ma, scusate, l'ultima e più comica circostanza (fra quelle a me note), è che un altro giudice ha tentato di far stabilire da un famoso linguista se i miei tipici giri di frase corrispondessero o no ai giri di frase usati in certi documenti "sovversivi». Credo che il senso dell'umorismo del famoso linguista abbia in definitiva evitato che questo capitolo della tragicommedia avesse seguito Ci sarà di certo anche dell'altro, di cui non sono informato. Naturalmente nel contempo sono stato privato, vita natural durante,della facoltà di esercitare la professione di avvocato e dì insegnante e non godo dei minimo diritto ad una pensione, nonostante la mia relativamente tarda età. Certo gli stravizi finiranno con l'accelerare la conclusione del breve percorso. E lo stravizio è il mio solo vizio. Non saranno stati a farlo i processi, le detenzioni, le condanne e le ricerche poliziesche, tutti tattiche, oltre ad avermi infinitamente sorpreso, mi hanno a tal punto (non sempre però) divertito da contribuire ad allungarmi la vita, invece di abbreviarla. Devo ammettere che, in conclusione, ed a modo mio, anch'io mi sono pentito. Io non ho tentato di portare dell'esplosivo dalla Svizzera all'Italia.   Ma ogni volta che leggo - specialmente in questi tempi - un giornale italiano, Mi PENTO DI NON AVERLO FATTO IN TEMPO UTILE. Io non sono stato un brigatista, né ho collaborato con le BR altrimenti che difendendone alcuni militanti davanti ai tribunali della prima repubblica. Mi pento di non aver praticato una milizia politica più attiva ed offensiva di quella che ho effettivamente praticato. Sono stato incoerente rispetto all'essenziale delle mie più profonde convinzioni. Negli anni 70 (e perché non ora?) non solo era un dovere civico difendere gli interessi della classe (operaia e proletaria) da gladiatori, allora chiamati con i più svariati nomi e la cui attività era a molti ben nota, senza attendere le rivelazioni del principe gobbo, con la massima simpatia dei gobbi che non siano principi Dico "non solo ", perché per i comunisti, LA DIFESA SENZA L'ATTACCO COSTITUISCE UNA PURA E INETTA ASTRAZIONE. Per intanto per me, come per tanti altri rinchiusi nelle galere, fuggiaschi qua e là, incriminati in Italia per le stravaganti rivelazioni di un pentito qualunque, per il fanatismo fascista di certi magistrati, mi sembrerebbe un punto di partenza irrinunciabile, ottenere lo stesso trattamento di un Licio Gelli (ben che io non abbia poesie da recitare in TV) o di un gladiatore qualsiasi (magari prossimo alla sessantina).

Perché se per Licio Gelli la mancata estradizione dalla Svizzera per un certo processo, impedisce anche la stessa celebrazione del processo in Italia, per altri non estradati (sempre dalla Svizzera) per un certo altro processo (all'occorrenza lo stesso mio processo), il processo è stato fatto, la condanna pronunciata ed il mandato internazionale emesso? Noi "criminalizzati rossi" dovremmo ottenere un eguale trattamento giudiziario di quello riservato ai mafiosi, criminali fascisti e gladiatori di ogni genere. Ciò almeno secondo la logica dello stato "democratico" e di "diritto" e di quelli che mostrano di crederci. Riconosco che questa pretesa ha dell'insensato (ho nel passato cercato a lungo, e con fatica cercato di farla valere, non solo per me ma per molti altri, ma invano) è che serve solo a dimostrare l'insensatezza e la reale vocazione criminale dei nostri giudici, poliziotti e compagnia. Mi lamento dei compagni con i quali ho condiviso anni di lotte, che, (a parte qualcuno) ora trovano comodo pensare che gli esilii e le galere sono simpatiche scelte di vita e chi ci sta, presumibilmente ci si trova bene. Voglio ricordare che non è così e basta. Forse mi basterebbe soltanto che qualcuno facesse almeno dello humour su tragicommedie di questo genere. Vi ringrazio dell'attenzione e dell'eventuale pubblicazione (ottobre 1992)."

 

213  "La CC-PC è un altro tentativo di costruire l'ennesima formazione politica nell'ambito extraparlamentare di sinistra?

NO. La CC-PC è una cellula che nasce per unire, con lo scopo di moltiplicarsi.

Unire le divisioni spesso basate su questioni sterili delle varie avanguardie comuniste portando all'attenzione dei compagni lo scopo e l'obiettivo principale, che è quello della conquista del potere e ancor prima quello della nascita dei nuovo partito comunista italiano.

Moltiplicarsi in seno all'attuale degenerazione della nostra società come un tumore che divora gradualmente il marcio che ci circonda, in primo luogo l'ignoranza che negli ultimi anni ci è stata inculcata dalla cultura reazionaria e individualista della borghesia imperialista.

Parlate di clandestinità e compartimentazione, non vi sembra di eccedere visto che si tratta di una redazione di un bollettino o giornale?

La clandestinità e la compartimentazione sono elementi fondamentali e indispensabili, per chi scelga la strada della rivoluzione.

Non è detto che il giornale sia clandestino, il giornale, anzi, dovrebbe essere alla luce del sole in modo che possa arrivare il più possibile all'attenzione della gente. Ma la redazione, cioè la cellula di controinformn azione, deve vivere nella clandestinità e nell'inesistenza agli occhi e orecchi degli altri.

Sarà il lavoro al giornale e la sua diffusione tra le masse popolari a far sì, che i soggetti più avanzati entrino in contatto con la redazione, che dopo un lavoro di osservazione potrà decidere di ampliarsi con l'assenso reale e sincero dell'interessato al suo lavoro rivoluzionario.

In tal modo l'avvicinamento delle masse, sarà spontaneo e volontario e conterrà in se una forza propulsiva rivoluzionaria volte più grande.

Quai è in sostanza la vostra base ideologica?

Ci ispiriamo ai principi dei Marxismo-Leninismo-Maoismo e ai tentativi di fare la rivoluzione in Italia, tentativi che vengono incarnati dall'azione politica, sociale e militare delle Brigate Rosse. Il loro esempio costituisce il più alto grado di evoluzione della teoria e pratica rivoluzionaria. Cerchiamo di ridare con il nostro lavoro importanza all'operato delle BR in campo sociale; in poche parole cerchiamo di ridare alle masse popolari, tutto quello che il nostro stato imperialista ha usurpato dalla coscienza del popolo.

Senza che le masse popolari prendano coscienza degli anni della lotta armata dal punto di vista proletario, saranno vani tutti i tentativi e azioni rivoluzionarie per il comunismo nei nostro paese.

L'agire in campo sociale non era una caratteristica delle BR, che univano il politico al militare. Come conciliate la loro azione con la vostra?

Noi non vogliamo conciliare niente; la nostra azione parte là dove le BR per vari motivi oggettivi hanno fallito. Questi motivi debbono servire da base per una nuova resistenza e azione rivoluzionaria e debbono essere il punto di partenza, le fondamenta per innalzare nuove Colonne, che uniscano insieme i 3 fronti (politico-sociale-militare) senza i quali qualsiasi tentativo rivoluzionario rimarrà velleitario. Nessuno è più importante dell'altro, ma la concatenazione tra di loro avverrà a seconda della reale situazione oggettiva e a secondo delle forze rivoluzionarie accumulate.

Come verrà accolta la proposta della CC-PC dal movimento antagonista. Non è che sarete etichettati come idealisti, avventuristi e estremisti?

Può darsi benissimo, ma a questo noi rispondiamo che senza la combinazione dell'idea e quindi di una teoria, all'azione pratica e quindi anche militare, anche se non esclusivamente la storia ha dimostrato che né l'una e nell'altra rimanendo fini a se stesse non solo non portano ad un avanzamento, ma inesorabilmente alla sconfitta e all'arretramento generale delle masse popolari e delle loro avanguardie."

 

214  "La necessità storica del partito comunista e cosa chiara a tutti i comunisti che, in quanto tali, hanno a cuore la rivoluzione proletaria, così come la teoria che deve sorreggere il partito della classe. Penso che non si possa accusare i compagni delle BR-FCC di sottovalutare questo compito o di non tenerlo presente, quando essi per primi, parecchi anni fa, hanno affermato la necessità della costruzione del partito; anzi si ricorderà che la loro strutturazione è stata fin dalla nascita "l'agire da partito anche se non si era ancora partito". A volte si ha la sensazione che voi scopriate l'uovo di colombo, quando affermate cose basilari che però non significano nulla se non le si applica alla realtà concreta. Dove sarebbe l'antitesi tra la necessità del progetto politico alla cui definizione e costituzione tutti i comunisti devono concorrere e chi in questa momento opera come organizzazione proprio con lo scopo di arrivare al partito, ma concependo questo processo legato allo sviluppo dell'attività rivoluzionaria, per cui più si estende l'iniziativa comunista più si formeranno le avanguardie rivoluzionarie che saranno in grado di sostenere lo scontro con lo stato e quindi di giungere alla fondazione del partito che dovrà guidare la classe alla presa del potere. Si può criticare la dispersione delle forze, si può dire che non serve, per il momento, colpire un obiettivo di congiuntura, che sarebbe meglio che lo sforzo di tutti i compagni fosse indirizzato alla centralizzazione delle forze rivoluzionarie, che l'attacco alla BJ. sta portando alla classe, in questa fase (che passa anche attraverso 1'"accordo neocorporativo"), richiede l'urgenza di giungere alla costituzione del partito comunista. La critica che voi muovete, mira solo a denigrare l'azione soggettiva comunista che nel passato ha significato molto per l'apporto innovativo alla teoria e alla pratica rivoluzionaria in Italia e in Europa, mettendo in difficoltà i progetti della borghesia imperialista e smascherando il ruolo da traditori dei vecchi partiti comunisti, nonché mettendo al centro dell'attività comunista il ruolo della LA, come unica strategia possibile nelle metropoli imperialiste."

 

215  "La nascita delle OCC, ed in particolare delle BR, non era finalizzata a sostenere le lotte rivendicative dei grossi movimenti di massa degli anni '70. le BR hanno voluto col loro agire rompere con una pratica dei gruppi extraparlamentare che cavalcando i mov. di massa, non sviluppando la questione pratico-concreta del potere politico, cioè di come la classe operaia deve organizzarsi per conquistare il potere politico, ed eliminare la borghesia in quanto classe dominante. Gli anni '70 hanno significato una crisi di crescita di grossi movimenti popolari e proletari, crisi proprio perché oltre le rivendicazioni immediate, economiche non si andava anche se settori numerosi della classe operaia e del proletariato chiedevano la rottura con quella impostazione e l'affermazione dell'autonomia di classe; il ruolo svolto dalle avanguardie rivoluzionarie è stato in quel periodo proprio quello di rompere con una concezione di far politica superata nella coscienza di settori numerosi di classe: l'aver affermato tramite la LA l'importanza dell'autonomia del proletariato dal sistema politico della borghesia è stato uno dei meriti che le avanguardie comuniste strutturandosi in organizzazioni hanno avuto."


216  "Voi peccate di meccanicismo, pensate che la storia, in generale, e quindi anche l'iniziativa rivoluzionaria, vada sempre nello stesso modo, continuate a fare paragoni con gli anni '30 o '40, dimenticando che vi é stato il crollo dei regimi “pseudo-socialisti” e l'enorme impronta che ciò ha lasciato alle masse popolari, convinte che quelle società erano comuniste, masse popolari arretrate che sono nella totalità ideologizzate dalla borghesia e relegate a ragionare e a muoversi solo tramite il possibile legalismo e noti andare oltre.

L'influenza che decenni fa svolgeva il mito dei paesi "socialisti", la speranza che le masse riponevano nella rivoluzione socialista, lo sviluppo culturale che era presente nella società e all'interno, del proletariato, una classe operaia politicizzata e combattiva e cosciente di se, le vittorie sull'imperialismo nello scenario internazionale (Cuba, Algeria, Vietnam ecc.).' tutti elementi che fanno la differenza tra una fase storica in cui il proletariato era in una posizione di attacco e una fase in cui il proletariato è totalmente disarmato."

 

217  "In questa fase storica ipotizzare una guerra interimperialista, stante la concorrenza tra i gruppi imperialisti, non trova argomenti forti. La stretta correlazione tra gli stati imperialisti è ancora forte, l'interdipendenza economica è un fattore che tiene ancora ben salda la catena imperialista. Nel campo militare la NATO è ancora il garante della B.I., la stessa UE lavora in stretto rapporto con i vertici economici e politici americani, proprio perché gli interessi comuni sono strettissimi e le contraddizioni pur presenti fra i gruppi oligopolisti, non sono tali da far ipotizzare, in questa fase, uno scontro militare fra gli stati imperialisti. Attualmente l'imperialismo trova più logico e conveniente proiettarsi verso la destabilizzazione di tutta l'area che apparteneva ai paesi "socialisti". L'intervento in Jugoslavia è il chiaro esempio di come gli stati imperialisti siano schierati in maniera comune nella politica di aggressione di queste nuove aree, che rappresentano una via di sbocco per una parte di capitali e merci sovraprodotti, nonché la possibilità di avere a disposizione una forza-lavoro a basso prezzo."

 

218  "Dunque rifarsi sempre all'iniziativa riv. delle masse, quando le masse non hanno il minimo senso di cosa sia la politica e solo pavoneggiarsi di belle parole, di richiami alla storia del movimento comunista e nulla più. La politica nel concreto, cioè 1' "arte del possibile" è un'altra cosa. Uno degli esempi sulla divisione tra operai si è avuto con la vertenza occupazionale dell'A lenia, scesi in Piazza a Somigliano, Bacoli e Giugliano, invece di condurre una loua unitaria ogni fabbrica ha pensato a sé, salvare il proprio posto, magari anche a scapito del compagno, questo è il reale livello di coscienza della classe. Mi sapete dire dove c'è stata la mobilitazione delle masse nel non permettere che le numerose conquiste del ,nov. operaio fossero eliminate del tutto o quasi? Non è stato l'assenza di un importante mov. di massa che si opponesse a tutto ciò che ha favorito i progetti politici della b. i. in questo decennio? Ciò detto, è chiaro che la rivoluzione le fanno le masse, ed è proprio per questo che se non vi è presa di coscienza rivoluzionaria non ci sarà mai alcuno sbocco rivoluzionario; questo è uno dei compiti primari del partito, come? Con l'iniziativa politica e militare, fattori imprescindibili che uniti sono finalizzati all'accrescimento delle forze rivoluzionarie in termini di qualità e quantità. Probabilmente se nel corso di questi anni si fosse sviluppata un'iniziativa comunista continua e centrata a colpire i progetti politici dominanti nelle varie congiunture si sarebbe inciso anche sui livelli di coscienza delle masse, questa è la critica più giusta da fare: cioè i comunisti hanno disperso il loro lavoro, hanno indugiato per troppo tempo sul da farsi, hanno lasciato le masse completamente sotto l'influenza politica ed ideologica della borghesia. [...] Quell'esperienza rivoluzionaria ha indicato la validità della proposta strategica della LA nelle metropoli imperialiste, nonché l'esigenza da parte della classe operaia di muoversi autonomamente dalla borghesia in modo da affermare chiaramente i suoi interessi storici. E' chiaro che questo deve avvenire all'interno di un processo politico che dev'essere finalizzato alla costituzione del partito comunista, unico centro di direzione e unificazione del proletariato. "

 

219  L'opuscolo, rinvenuto e sequestrato, in diverse copie, nell'abitazione di NC146 e della coppia NC147 e NC148 nel corso delle perquisizioni locali effettuate il 17.09.1996, nell'ambito del procedimento penale nr. 8582/95R della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, riporta una serie di suggerimenti tecnici sull'uso di sostanze incendiarie o esplosive di facile reperibilità e sull'approntamento di ordigni o trappole esplosive di semplice realizzazione.

Il manuale si apre con una prefazione illustrativa della pubblicazione: "Questo "manuale" è stato stampato a beneficio di coloro che sono seriamente intenzionati ad attaccare lo Stato colpendolo sia attraverso le sue istituzioni, sia attraverso le persone fisiche che lo rappresentano. Pertanto, chiunque non sia animato da tale insano proposito, è pregato di astenersi non solo dall'acquistarlo, ma anche dal chiederlo in prestito. Poiché sorte peggiore non potrebbe toccare, a questa pubblicazione, se dovesse finire negli scaffali di certi "bibliofili sovversivi" ovvero in quei loschi figuri che nulla hanno da fare alla causa della libertà se non le loro chiacchiere [...] Al di là di tutto, resta il fatto che il sogno degli anarchici, di tutti gli anarchici degni di questo nome, è la distruzione dell'ordine esistente. Chi, infatti, non vorrebbe far saltare un Tribunale o una caserma o un ministero? E chi non vorrebbe piantare una pallottola nella testa di un politicante o di un industriale o di un giudice? Tutti abbiamo accarezzato questo sogno. Così come tutti abbiamo desiderato di compiere una rapina in banca. [...J I suggerimenti tecnici in esso contenuti, sull'uso di sostanze incendiarie o esplosive, sono tutti di facile realizzazione, e le sostanze consigliate facilmente reperibili da chiunque. L'auspicio naturalmente è che le indicazioni che i compagni riceveranno sfogliando queste pagine vengano realizzate il più presto possibile, e servano inoltre a dare un nuovo impulso alla pratica delle piccole azioni contro le strutture del dominio dislocate sul territorio. Tale pratica secondo noi rimane tuttora valida. E tuttavia suggeriamo ai compagni di non formalizzarsi più di tanto sulle "piccole azioni", perché queste nascondono forse un pericolo da non sottovalutare: quello di formare mentalità inclini a pensare ed agire soltanto "in pericolo ", sia nella scelta dei mezzi che negli obiettivi."

 

220  L"Association Familares Amigos Presos Politicos - AFAPP" (Associazione Familiari e Amici dei Prigionieri Politici), è un organismo spagnolo di solidarietà a favore dei detenuti politici riconducibile al PCE(r).

 

221  […]reputo tutto sommato preferibile un colloqui a tre, visto anche che, data la clandestinità in cui da gennaio vivo e lavoro e che mi impedisce di avere rapporti diretti con voi, non sono in grado di distinguere i contributi individuali agli avvenimenti di cui parlerò [...] Non solo il corso generale delle cose lo comporta ma i grossi passi avanti compiuti dalla crisi generale del capitalismo con il dispiegarsi della guerra imperialista in Europa rendono ancora più importante che tutte le forze comuniste e d• 'spartito" collaborino e si sostengano nella lotta contro le forze ancora oggi preponderanti della borghesia che si riflettono nelle tendenze antipartito presenti tra le FSRS in tutta l'Europa. La recente costituzione della CP col passaggio di alcuni compagni in clandestinità renderebbe per noi preziosa l'effettiva collaborazione col PCE(r) sulla base dell'internazionalismo proletario. Lo scopo di. questa mia franca spiegazione, per quanto mi riguarda è salvaguardare sia il "rapporto" sia la "collaborazione"."

Nella missiva il MAJ Giuseppe esprime le proprie riserve sulla posizione assunta e sui comportamenti tenuti dalla coppia a seguito della fuoriuscita della minoranza della Segreteria Nazionale dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo e dei comitati delle rispettive strutture territoriali dall'organizzazione nazionale dei C.A.R.C. di Padova, Vicenza e Foggia: "Non è accettabile che Antonio, invitato a parlare ai compagni italiani dell'esperienza dei rivoluzionari prigionieri spagnoli e dell'attività e delle concezioni del suo partito, critichi pubblicamente i CARC per "non disponibilità all'autocritica ". Questioni di opportunità consigliano che il membro di un partito estero non interferisca con critiche pubbliche ai CARC nello scontro tra FSRS italiane attorno alla ricostruzione del pc (niente ovviamente impediva ad Antonio di far invece presente le sue impressioni e critiche ai dirigenti dei CARC). [...] Antonio non deve farsene portavoce, per di più pubblicamente: compromette anche il suo partito."

In particolare l'estensore rileva come sia "distruttivo sul piano delle relazioni personali e sbagliato sul piano del metodo politico che abbiate come cancellato gli insegnamenti e il bilancio dei fatti di

periodi così lunghi e intensi di relazione tra voi e me (in realtà i CARC) di fronte alle calunnie portate da gente che conoscete da così poco tempo e così poco, per plausibili che fossero nella forma in cui vi sono state presentate e contraddittori i fatti [...] a vostra effettiva conoscenza. Reputo che, posti di fronte a calunnie, insinuazioni e fatti contraddittori, in nome dei fatti del passato e delle relazioni politiche esistenti tra voi e i CARC e tra AFAPP-PCE(r) e i CARC (io non ero che un esponente dei CARC) avreste dovuto entrambi, congiuntamente o separatamente, chiedere chiarimenti e spiegazioni alla Segreteria Nazionale dei CARC, prima di prendere una posizione ostile a noi e favorevole agli scissionisti che cercano di sabotare i passi da noi compiuti verso al ricostruzione del partito [... I (se il segretario nazionale non era raggiungibile, la Segreteria Nazionale lo era nella persona del suo vice - segretario). Credo che siate consapevoli che le vostre azioni non coinvolgono solo voi e le vostre relazioni personali. Che voi andiate a Milano a tenere una relazione alla GIRP presso l'ASP e il C.Doc. Filorosso e poi, disprezzando l'ospitalità offertavi dai compagni del CARC, andiate a casa di Garabombo [n.d.r. NC53, leader dei C.P.C., componente minoritaria staccatasi dai CARC nel 1999], è offensivo oltre che politicamente sbagliato. Che andiate a parlare indifferentemente alla GIRP organizzata dall'ASP e alla iniziativa di Padova con cui gli scissionisti cercano di guadagnarsi e mantenere simpatie per meglio sabotare l'iniziativa dei CARC e della Commissione Preparatoria e meglio nascondere la loro rottura con la ricostruzione del pc, è prendere una posizione sbagliata nello scontro in atto tra le FSRS sulla ricostruzione del partito. Questo anche a prescindere dai comportamenti banditeschi, fatti di minacce, furti e vandalismi (furti di denaro, di documenti e di files sui computers del CN dei CARC, minacce profferite contro membri dei CARC [...] Proprio l'azione frazionista e anti-CARC (contatti e propaganda) compiuta anche presso di voi da persone che erano ancora membri dei CARC vi doveva mettere in allarme."