Presentazione

Rapporti Sociali n. 7 - maggio 1990  (versione Open Office / versione MSWord )

 

Dedichiamo anche questo numero di Rapporti Sociali, dopo il n. 5/6, agli avvenimenti correnti.

Il crollo dei revisionisti moderni nei paesi dell'Europa Orientale e nell'Unione Sovietica accelera il movimento complessivo di sovvertimento dell'attuale ordine mondiale. Le contraddizioni che oppongono tra loro gruppi e Stati imperialisti trovano nel crollo dei revisionisti moderni un campo di espressione nuovo e vasto. L'egemonia degli imperialisti americani sugli altri gruppi imperialisti ne è indebolita e i loro interessi conseguentemente scossi. L'ordine gerarchico tra gruppi imperialisti stabilito alla fine della Seconda Guerra Mondiale è a pezzi.

Nei paesi socialisti è iniziato uno scontro tra le classi, un periodo di lotte civili che la borghesia cercherà di trasformare in lotte tra Stati e nazioni. Il suo esito sarà deciso dalla piega che complessivamente prenderà il sovvertimento dell'ordine mondiale esistente.

 

Riteniamo quindi utile dedicare anche questo numero della rivista interamente al movimento in corso nei paesi socialisti, fornendo ai nostri lettori elementi per una maggiore comprensione degli avvenimenti in corso. Col primo articolo, Ancora sul bilancio dell'esperienza dei paesi socialisti, vogliamo mettere in luce quali aspetti dei paesi socialisti hanno reso possibile il successo dei revisionisti moderni e come il loro successo sia collegato al periodo di ripresa dell'accumulazione del capitale nei paesi imperialisti iniziato dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale. Con il secondo articolo, Democrazia e socialismo, vogliamo smascherare il tentativo dei propagandisti borghesi (appoggiato dai gruppi opportunisti) di presentare la lotta «tra le due classi, le due vie, le due linee» (vale a dire la lotta del proletariato e dei popoli oppressi contro la borghesia) come uno scontro pro o contro la democrazia borghese; quindi di porre al centro del mondo attuale, come centro e metro di misura degli avvenimenti e chiave della comprensione di essi, non la nascita del comunismo ma il capitalismo, ossia l'aspetto arretrato e decadente del mondo attuale. Insomma un tentativo di ostacolare il movimento delle masse rafforzando nell'avanguardia una concezione della storia capovolta rispetto al movimento reale.

 

Ci auguriamo che le considerazioni che i due articoli presentano costituiscano utili contributi alla definizione del programma di cui tutti i comunisti sempre più avvertono la necessità.

 

Milano, 14 maggio 1990

La redazione