Il movimento delle masse popolari

Rapporti Sociali n. 14-15,  inverno - primavera 1994 (versione Open Office / versione MSWord )

 

Con questa espressione indichiamo l’insieme delle attività svolte dalle masse popolari con cui esse producono e riproducono le condizioni materiali e spirituali della loro esistenza e trasformano il mondo in tutti i suoi aspetti. Esso si compone

- dell’attività pratica delle masse di trasformazione del mondo (e di se stesse),

- della loro capacità di lottare e di vincere,

- del loro spirito rivoluzionario,

- della loro coscienza.

In questa fase della nostra lotta non sarà mai sottolineato abbastanza che il movimento delle masse è anzitutto, soprattutto un movimento pratico. Esso ha anche certamente un risvolto, un corollario, urna sovrastruttura spirituale, nella coscienza delle masse. Ma questa parte del movimento delle masse, la parte spirituale, la coscienza, 1. è solo una parte, 2. non è la parte principale (diremmo che è la parte secondaria se nella nostra lingua secondario non fosse anche in alcuni contesti, sinonimo di trascurabile). È la parte secondaria nel senso preciso che la parte spirituale è derivata dalla parte pratica. Dalla pratica delle masse viene la coscienza delle masse (non automaticamente, non meccanicamente ecc., ma solo attraverso il bilancio dell’esperienza, della conoscenza che include anche l’azione specifica delle forze soggettive della rivoluzione socialista nel campo della formazione della coscienza, il ruolo della propaganda ecc., insomma attraverso tutti quei passaggi che compongono il processo della conoscenza: dalla materia alla percezione alla conoscenza). Non è vero il contrario: cioè che la pratica delle masse viene dalla loro coscienza. Mentre è vero che quando nelle masse si è formata una coscienza corrispondente al processo reale delle cose (cioè quando le masse hanno idee giuste, cioè corrispondenti ai processi reali), le masse diventano una forza materiale irresistibile. Infine non è vero che le idee sbagliate delle masse (cioè le idee non corrispondenti  al movimento reale, ereditate dalla tradizione, prodotte dall’azione della classe dominante o derivate da un bilancio unilaterale che eleva qualche contraddizione secondaria al ruolo di contraddizione principale) determinano il movimento delle masse infatti esse si scontrano a ogni piè sospinto con il movimento reale delle cose cui non corrispondono.

La sostanza del nostro contrasto con l’idealismo di alcune forze soggettive della rivoluzione socialista sta tutta qui. Questi compagni ritengono che l’azione delle masse che trasforma il mondo, la pratica del movimento delle masse è una parte derivata dalla coscienza delle masse (dalla parte spirituale, ideale di esso) e che la parte pratica è la parte secondaria. Infatti essi ritengono che la trasformazione del mondo inizi dalla trasformazione della coscienza delle masse e fanno di questa donchisciottesca impresa (trasformare la coscienza delle masse prima e come premessa dell’azione pratica delle masse) il compito (irrealizzabile) delle forze soggettive della rivoluzione socialista. Questo contrasto in realtà ha alla base un altro più profondo contrasto. Esse (le forze soggettive idealiste) ritengono che le masse incominciano a muoversi solo dopo e se esse (le forze soggettive) riescono a trasformare la loro (delle masse) coscienza. Esse non vedono che le masse sono comunque e già in movimento, che comunque e già stanno trasformando il mondo. Esse non vedono che la realtà si muove, che la realtà è movimento: non hanno una concezione dialettica della realtà! Esse non vedono che” ... la forza del movimento contemporaneo consiste nel risveglio delle masse e la sua debolezza nella mancanza di coscienza e d’iniziativa dei dirigenti rivoluzionari [...] quanto più grande è la spinta spontanea delle masse, quanto più il movimento si estende, tanto più aumenta, in modo incomparabilmente più rapido, il bisogno di coscienza nell’attività teorica, politica e organizzativa [...] questa impreparazione è la disgrazia di noi tutti [...] i rivoluzionari sono rimasti indietro rispetto al progresso del movimento, nelle loro teorie e nelle loro attività non sono riusciti a creare un’organizzazione che  non abbia soluzioni di continuità, un’organizzazione permanente, capace di dirigere l’unione del movimento …”.(*) Salvo poi, di tanto in tanto, nei momenti di sconforto e di sincerità, lamentarsi che il mondo si sta trasformando o si è trasformato in una direzione sbagliata, in una direzione diversa da quella che esse volevano! Passiamo sopra alla sbagliata: qui ci interessa rilevare che sono costrette a riconoscere che il mondo si è trasformato anche senza aver recepito la loro illuminata coscienza e la loro rivoluzionaria propaganda, che quelle masse che esse vedevano ferme e immobili finché non fossero animate e vivificate (chiamate alla vita e all’azione) dal soffio della propaganda, del verbo delle forze soggettive, in realtà stavano già trasformando il mondo e lo hanno trasformato (sia pure in direzione sbagliata), mentre le forze soggettive sono rimaste con le pive nel sacco (sia pure con la loro giusta propaganda della giusta coscienza che le masse non hanno capito!). In conclusione: forze soggettive con una concezione idealista e metafisica (non dialettica) della realtà (che genera sfiducia nell’inevitabilità storica del comunismo)! Questa è la coscienza delle forze soggettive che non sanno comprendere il movimento in corso (comunque e già in corso) delle masse abbastanza per poterlo dirigere. Le forze soggettive della rivoluzione socialista devono compiere non la donchisciottesca impresa di modificare la coscienza delle masse per la donchisciottesca impresa di creare il movimento delle masse, ma l’onesta e pratica impresa

- di modificare la propria coscienza (da idealista e metafisica in materialista e dialettica) fino al punto da saper vedere che le masse sono comunque e già (da sempre) in movimento e saper comprendere leggi e le duplici (contrastanti) tendenze del movimento già in corso,

- di modificare se stessa e la propria organizzazione fino al punto da saper dirigere il movimento già in corso nella direzione del socialismo (contro le forze soggettive della borghesia imperialista che si danno da fare per dirigerlo in opposta direzione) e nel corso di questo movimento trasformare anche la coscienza delle masse (che non può trasformarsi in nessun altro modo che nel corso del movimento).

Quindi la successione è:

- punto primo, elevare la coscienza delle forze soggettive della rivoluzione socialista imparando dalle masse,

- punto secondo: elevare la nostra organizzazione adeguandola al compito da svolgere nel movimento delle masse,

- punto terzo: dirigere il movimento pratico e spirituale delle masse.

 

(*). V.I. Lenin, Che fare?