Che cos’è il Comitato di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)

Rapporti Sociali n. 16 (inverno 1994-1995) - (versione Open Office / (versione Word)

Dopo il Convegno di Viareggio (novembre ‘92) incominciano a costituirsi i Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC). Uno o più compagni costituiscono un organismo che si assume la responsabilità di comprendere le tendenze esistenti nelle masse popolari del loro ambiente, si attrezza e si organizza per sostenere la tendenza positiva e contrastare la tendenza negativa, si collega con gli altri organismi che stanno facendo altrove lo stesso lavoro per imparare più rapidamente dall’esperienza degli altri a fare meglio, con meno errori e su scala più ampia. Pubblichiamo la dichiarazione costitutiva del CARC di Milano.

 

Tutto il mondo capitalista e coinvolto in una nuova grande crisi economica di lungo periodo. A partire dagli anni ‘70, in Italia e negli altri paesi imperialisti, si è concluso il periodo di espansione e sviluppo che le società borghesi hanno avuto grazie alle distruzioni e agli sconvolgimenti delle due guerre mondiali ed e iniziata una nuova fase caratterizzata dalla crisi generale per sovrapproduzione di capitale. Questa crisi si manifesta nelle crescenti difficoltà per il capitale di valorizzarsi, di trovare campi in cui investire con profitto, di smerciare la gran quantità di merci prodotte, nelle ristrutturazioni produttive, nell’espulsione crescente di forza-lavoro dalla produzione, nella formazione e crescita del capitale finanziario, nell’aumento delle attività speculative.

 

La crisi economica sta sfociando in crisi dei regimi politici in quasi tutti i paesi imperialisti e in crisi delle relazioni politiche internazionali.

La crisi dei regimi politici borghesi dei singoli paesi consiste nel fatto che i gruppi che compongono la classe dominante non riescono più a regolare i rapporti tra di loro e a contenere e dirigere le classi oppresse con le concezioni, gli istituti e le istituzioni che hanno funzionato nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale e che fino a ieri erano stati sufficienti allo scopo; tutto ciò ha portato nei fatti ad una situazione di instabilità cronica dei regimi politici borghesi.

Nelle relazioni tra gruppi imperialisti vengono assumendo un ruolo crescente varie forme di guerra civile più o meno dispiegata a seconda dei paesi (strategia della tensione, stragismo, attentati individuali, campagne di criminalizzazione, ecc.) e varie forme più o meno palesi e dichiarate di guerre tra Stati (destabilizzazione politica, sabotaggi, ricatti economici, interventi “comuni” all’estero, ecc.), combinate con vari tentativi di mobilitazione reazionaria delle masse condotti da gruppi imperialisti.

Si sta nuovamente sviluppando una situazione di guerra e di rivoluzione analoga a quella attraversata nella prima meta del secolo: ciò che bisogna decidere è se il mondo cambierà ancora sotto la direzione della borghesia imperialista creando ordinamenti diversi di una società ancora capitalista che a termine riproporrà gli stessi problemi della società. attuale (società in cui prevale la produzione del plusvalore e quindi le esigenze di sviluppo e riproduzione del capitale, privato e individuate, a scapito del carattere sociale della produzione e dei bisogni sociali dei produttori) o se cambierà sotto la direzione della classe operaia creando una società socialista che andrà verso il comunismo (società basata sulla gestione in comune e coordinata delle forze produttive e dell’iniziativa economica volta a soddisfare i bisogni individuali e collettivi).

La crisi economica e la conseguente crisi politica stanno provocando sofferenze crescenti tra le masse popolari:disoccupazione, emarginazione, emigrazione, eliminazione delle conquiste strappate nel periodo precedente, peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, coinvolgimento in guerre, in strategie della tensione, in stragi e in azioni terroristiche organizzate da gruppi imperialisti in guerra tra loro.

A fronte di tutto ciò strati sempre più vasti delle masse popolari entrano in fermento e in agitazione: è questo fermento e  questa agitazione che chiamiamo resistenza delle masse popolari al procedere della crisi dell’attuale formazione economico-sociale.

La resistenza delle masse popolari si sviluppa combinando, in proporzioni diverse da caso a caso e di tappa in tappa, vari aspetti:

- aspetto difensivo consistente nell’impedire o rallentare l’eliminazione delle conquiste strappate nel periodo precedente e che pezzo dopo pezzo ora la borghesia sta togliendo;

- aspetto offensivo consistente nell’attaccare il regime politico esistente che tutela il domino della borghesia imperialista eliminando pezzo dopo pezzo le conquiste delle masse popolari e che è incapace di porre rimedio alle sofferenze che la crisi della società borghese genera;

- aspetto individuale per cui milioni di individui si muovono ognuno per trovare una soluzione alle proprie personali ristrettezze economiche, al proprio disagio materiale e spirituale e in questa ricerca rompe i vecchi legami e le vecchie frequentazioni;

- aspetto collettivo per cui gli individui si uniscono in gruppi, in classi, in fronte unito di classi per la difesa e per l’attacco.

La resistenza delle masse popolari al procedere della crisi dell’attuale formazione economico-sociale è destinata a diffondersi e svilupparsi. Questa resistenza è l’elemento comune presente in qualche modo in ogni iniziativa di ogni frazione delle masse popolari ed e il principale fattore della trasformazione della nostra società in questa fase, nel senso che solo unendosi alla resistenza, difensiva e offensiva, delle masse popolari, appoggiandola, promuovendola e facendo prevalere in essa la direzione della classe operaia attraverso il suo partito (il partito comunista) si trasformerà in lotta per il socialismo, lotta per la costruzione di una società in cui venga posto al centro l’uomo con le sue necessità e bisogni contro il profitto e l’appropriazione privata individuale.

A fronte di questa analisi della situazione attuale ci siamo posti e abbiamo cercato risposta a una domanda: nel nostro paese da alcuni anni vi sono organismi e individui (forze soggettive della rivoluzione socialista) che si pongono l’obiettivo della rivoluzione socialista, che si danno da fare per mobilitare e organizzare la classe operaia, il proletariato, le masse popolari a questo fine; come mai gli sforzi fatti dalle forze soggettive della rivoluzione socialista raggiungono risultati cosi modesti, nonostante da più di quindici anni vada sviluppandosi la crisi economica, politica e culturale della nostra società e di tutto mondo, nonostante cresca nel nostro paese il rifiuto di massa del regime democristiano, nonostante crescano la disaffezione il distacco e la rivolta contro i revisionisti moderni e i sindacati di regime, nonostante si diffondano il malessere, il malcontento, il disagio, l’incertezza del futuro, nonostante crescano le forme di protesta, in breve nonostante si stia sviluppando una situazione rivoluzionaria? Come mai nessuno dei tentativi fatti dalle forze soggettive della rivoluzione socialista per formare il partito comunista ha avuto successo?

Per trovare la risposta abbiamo esaminato accuratamente la pratica delle forze soggettive della rivoluzione socialista in Italia da quando e iniziata la seconda crisi generale per sovrapproduzione di capitale.

Abbiamo posto questa pratica a confronto con la pratica movimento comunista nel corso della sua storia e nel resto del mondo e con il patrimonio di teoria della rivoluzione proletaria che esso ha accumulato e siamo approdati alla conclusione che il motivo principale non è nella mancanza di sforzi, di attivismo e di mobilitazione, ma nella arretratezza e inadeguatezza della comprensione che le forze soggettive della rivoluzione socialista avevano delle leggi oggettive del movimento della società Per superare questo limite e necessario imparare a svolgere un ruolo attivo, sistematico, organico nella conoscenza di queste leggi e nella direzione della capacità di trasformazione del mondo propria della masse popolari, della loro capacità di lottare e di vincere, del loro spirito rivoluzionario e della conoscenza.

Sulla base di queste premesse abbiamo costituito il Comitato di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC) che si pone il compito di legarsi alla resistenza delle masse popolari, sostenerla, promuoverla e far prevalere in  essa la direzione della classe operaia fino a trasformarla cosi in lotta per il socialismo adottando come principale metodo di lavoro e di direzione la linea di massa.

Legarsi alla resistenza delle masse popolari facendo prevalere in essa la direzione della classe operaia significa:

1. far emergere e far diventare dirigenti, tra tutti gli obiettivi le tendenze e gli aspetti della mobilitazione delle masse che favoriscono il progresso verso la rivoluzione socialista e realizzazione del programma socialista della classe operaia: un compito da condurre avanti in ogni istanza, in ogni iniziativa in ogni gruppo e in ogni momento, nel particolare e nel generale.

2. Condurre nella classe operaia la lotta per la sua trasformazione da classe che per ragioni oggettive (dipendenti dalla struttura della società borghese e dalla collocazione della classe operaia in essa) è la sola che può assumere la direzione delle masse popolari, in classe effettivamente capace di dirigere ed effettivamente dirigente.

3. Costruire e rafforzare gli organismi di potere della classe operaia (in primo luogo il partito comunista) e instaurare nel movimento delle masse popolari la loro direzione.

• Adottare come metodo principale di lavoro e di direzione la linea di massa significa: individuare in ogni situazione e in ogni fase la tendenza positiva particolare di quella situazione e di quella fase e appoggiarla onde farla prevalere sulla tendenza negativa; in altre parole individuare in ogni situazione e fase particolari la sinistra e organizzarla onde possa unire a sé il centro e isolare la destra.

 

Per svolgere questo compito è indispensabile considerare i vari aspetti in cui si manifesta la resistenza delle masse popolari al procedere della crisi dell’attuale formazione economico sociale.

In primo luogo dobbiamo analizzare l’aspetto difensivo e l’aspetto offensivo. Il primo è la base, il più elementare, istintivo e diffuso, ma è quello che se resta dirigente porta alla sconfitta. Il secondo è quello che si sviluppa più lentamente ed è più complesso, ma è quello che diventando dirigente può condurre alla vittoria. Dobbiamo raccogliere e valorizzare il primo per rendere dirigente il secondo, dobbiamo combattere l’azione di coloro che limitano il movimento delle masse al primo aspetto.

La difesa delle condizioni esistenti deve trasformarsi in lotta contro il procedere della crisi, contro il regime in crisi, contro il regime che non sa e non può porre fine alla crisi, contro il regime che non vuole porre fine alla crisi perché antepone a tutto il rispetto e la difesa della proprietà capitalistica delle forze produttive e dell’iniziativa individuale dei capitalisti.

Bisogna combattere quanti, in nome della modestia dei risultati raggiunti, denigrano le lotte difensive che si sono sviluppate e che si svilupperanno: chi non combatte per difendere quello che ha, tanto meno combatte per conquistare di più. È indispensabile sostenere il modo con cui il movimento si sviluppa, tutto ciò che i lavoratori riescono a difendere lottando è prezioso perché indica e rafforza la strada per la conquista del potere.

La resistenza delle masse popolari ha poi un aspetto individuale e un aspetto collettivo. Le singole iniziative, individuali o di piccolo gruppo, presentano come elemento comune la resistenza alla crisi del sistema borghese. Bisogna imparare a fare emergere questo elemento e farlo diventare dirigente in ogni iniziativa. È sbagliato considerare le diverse iniziative di resistenza come se fossero separate, slegate tra loro, casuali e perciò determinate dall’azione individuale dei promotori: il nostro lavoro può determinare le forme, ma se non sono mature le condizioni oggettive non c’è promotore che riesca a mobilitare le masse. Bisogna imparare a valorizzare i singoli episodi perché solo sviluppandoli essi si uniranno sempre più, trasformandosi nell’azione collettiva che sola può vincere.

La direzione della classe operaia, che si realizza attraverso il suo partito (il partito comunista), è una condizione necessaria perché il movimento di resistenza alla crisi possa raggiungere il suo obiettivo.

La classe operaia è la sola che può contrapporsi alla borghesia imperialista come classe dirigente e prendere la direzione  delle altre classi perché la condizione specifica che occupa nella società borghese la costringe a confrontarsi direttamente con le leggi proprie del capitale (mercato, valorizzazione, ecc.) e ad individuare in esse le cause della propria oppressione e del proprio sfruttamento. La condizione in cui la società borghese pone gli operai, li costringe ad imparare l’arte della coesione, dell’organizzazione, dell’unità, della direzione. In breve l’attuale società istruisce, educa la classe operaia all’anticapitalismo e al collettivismo preparando in essa la base della nuova società.