Il bilancio del governo Ciampi

Rapporti Sociali n. 16 (inverno 1994-1995) - (versione Open Office / (versione Word)

Ciampi alla fine del 1993 si è congratulato del lavoro svolto dal suo governo. Quali sono i “meriti” che Ciampi si attribuisce? Anzitutto di aver conquistato la fiducia dei banchieri e dei finanzieri italiani ed esteri. In una certa misura è vero. Il governo Ciampi ha formalmente sepolto la scala mobile e posto maggiori ostacoli ai lavoratori nella contrattazione aziendale e nazionale (Accordo del 3 luglio). Inoltre ha accelerato la svendita del patrimonio economico pubblico e la privatizzazione del rapporto di lavoro dei dipendenti pubblici, rendendo più precari i posti di lavoro in questi due settori. C’è di che meritarsi la fiducia dei banchieri e dei finanzieri! Grazie ad essa il governo ha potuto ridurre il tasso di sconto e l’interesse sul debito pubblico (BOT, CCT e BPT) fregando i piccoli risparmiatori (le cui perdite in interessi sui titoli pubblici non sono compensate da guadagni in operazioni finanziarie) e i titoli di Borsa hanno guadagnato circa il 25% in valore.

La lira uscita nell’ottobre del 1992 dallo SME (rapporto di cambio fisso tra le monete europee) si è svalutata del 30%: le merci prodotte in Italia costano il 30% in meno al compratore estero e le merci estere costano 30% in più al compratore italiano. Di conseguenza in volume le esportazioni sono aumentate e le importazioni sono diminuite. La svalutazione però un’arma della guerra commerciale. Una volta che un grande paese l’adotta, altri la impugneranno e la guerra commerciale si approfondirà.

Nella svendita del patrimonio pubblico si è avuto lo scontro tra Prodi (presidente IRI) e Savona (ministro). Savona voleva svendere ai gruppi amici (come l’Alfa Romeo regalata al la Fiat anziché venduta al la Ford), Prodi voleva una svendita “libera” (cioè ai capitalisti più forti). Sembra che i1 secondo abbia vinto. Con la svendita del patrimonio pubblico e la svalutazione della lira, la bilancia dei pagamenti con l’estero è ovviamente migliorata: sono più i soldi venuti dall’estero in Italia che i soldi andati dall’Italia all’estero.

Ciampi si vanta di aver ridotto l’inflazione al 4% annuo. Dato che le merci e i servizi importati dall’estero (in Italia sono circa il 50% di tutta la spesa nazionale) sono aumentati del 30% per effetto della svalutazione, se è vero che l’inflazione è stata solo del 4%, ciò significherebbe che i prezzi delle merci e dei servizi prodotti e venduti in Italia sono diminuiti del 22%. Non siamo in grado si controllare queste cifre: le statistiche sono manipolate dai gruppi dominanti a loro convenienza. Ma il governo stesso afferma che la produzione industriale nel 1993 è diminuita del 3%. Di conseguenza i disoccupati sono aumentati del 20%, le condizioni di lavoro sono peggiorate, i posti di lavoro sono diventati più precari e i rapporti di lavoro più vicini al lavoro nero.

Globalmente il bilancio in campo economico capitale finanziario ha continuato a gonfiarsi, la condizione dei piccoli risparmiatori è peggiorata, si è approfondita la guerra commerciale, si è ridotto l’apparato produttivo e quello sopravvissuto è diventato più precario, è peggiorata la condizione dei lavoratori dipendenti, dei lavoratori autonomi e degli anziani (il “riassetto” del sistema pensionistico).

A questo aggiungiamo la contrazione del sistema scolastico (la “Russo Iervolino”), le tragiche vicende del sistema sanitario (da De Lorenzo a Garavaglia), lo sviluppo della disoccupazione giovanile, l’estensione dei licenziamenti (comprese C. I. e mobilità), lo sviluppo del razzismo e degli episodi di sopraffazione, le torbide vicende di Tangentopoli, del SISDE, delle “guerre di mafia” e degli interventi all’estero (Somalia, Jugoslavia, ecc.), le stragi di luglio, il Parlamento da due anni sotto ricatto, l’aumento del malessere e della precarietà nella vita quotidiana. Il “positivo” bilancio governo Ciampi è completo.

In sintesi, al crisi generale (economica, politica e culturale) dell ’attuale società procede a passi rapidi e sono state poste le premesse perché proceda ancora più rapidamente.

(da Resistenza, febbraio ’94)