Cinque temi di propaganda

Rapporti Sociali n. 19 - agosto 1998 (versione Open Office / versione MSWord )

 

1. A quelli che hanno sfiducia nel fatto che le masse si incanaleranno nuovamente dietro la bandiera del comunismo e sotto la direzione del partito comunista,

noi dobbiamo mostrare che la borghesia imperialista non offre alle masse popolari alcuna prospettiva di progresso, non offre alle masse popolari nemmeno la possibilità di continuare a vivere nelle condizioni attuali; che la borghesia stessa deve sovvertire e sta sovvertendo l’ordine esistente, costringendo le masse a mobilitarsi per trovare soluzioni nuove per la propria vita. Dobbiamo indicare che è questo e non le prediche e le idee che porta e porterà le masse a uscire dai modi di vita diventati abituali e a fare cose che per anni non hanno fatto (con i loro limiti lo confermano anche gli episodi di via Meda a Milano, del quartiere San Salvario a Torino, ecc. [casi di mobilitazione e organizzazione degli abitanti contro il degrado del quartiere, ndr]). Contrariamente a quello che dicono gli esponenti della cultura borghese di sinistra, i keynesiani, gli operaisti, ecc., la tendenza propria del capitalismo non è a concedere reddito per “allargare il mercato”, a portare nel mondo aiuti, “diritti umani” e democrazia. Esso tende a dividere e contrapporre le masse, ad aumentare la miseria, l’oppressione, lo sfruttamento, l’abbrutimento, l’asservimento e lo sfruttamento. Lo ha dimostrato anche negli anni di ripresa e sviluppo (1945-1975) nei paesi dove la borghesia non sentiva sul collo il fiato del movimento comunista. Lo dimostra ora “dappertutto”: dovunque contro questa tendenza non opera la lotta delle masse popolari (che solo la classe operaia col suo partito può sviluppare su larga scala e dirigere con successo). Nel corso della crisi generale e in assenza di un forte movimento rivoluzionario questa tendenza della borghesia si realizza su larga scala e in misura particolarmente profonda, odiosa e repellente. Quindi diventa il fattore principale della mobilitazione (rivoluzionaria o reazionaria) delle ampie masse popolari.

 

2. Alle FSRS e ai lavoratori avanzati  che l’indifferenza delle masse ai loro appelli rende timidi, instabili, a volte preda dello sconforto e della delusione e tentati dall’abbandono,

noi dobbiamo mostrare che sono i loro errori di concezione e di metodo (che è la loro deviazione dalla concezione e dal metodo che l’esperienza del movimento comunista indica come giusti: necessari ed efficaci) e i loro limiti che rendono vani i loro appelli, che rendono le masse sorde loro appelli quando non sono addirittura respinte dal loro opportunismo che li porta a rifiutare di assumere essi stessi per primi il ruolo e la responsabilità conseguenti ai loro appelli e di cui le masse hanno bisogno per dispiegare il loro attivismo, dal loro opportunismo che li porta a chiedere “alle masse” di svolgere ruoli che le masse oggi non possono direttamente svolgere. A questa schiera appartengono oggi quelli che vorrebbero che le masse conducessero lotte rivendicative su larga scala senza partito comunista; quelli che vorrebbero “riconoscimento delle masse” per il loro partito prima ancora di averlo costituito e che abbia dimostrato alle masse di meritare la loro fiducia; quelli che propagandano tra le masse la necessità della ricostruzione del partito senza impegnarsi direttamente nella ricostruzione.

 

3. Agli scettici e ai contrari alla costruzione del partito comunista,

noi dobbiamo mostrare, usando la storia del movimento comunista, che sia le vittorie sia le sconfitte della classe operaia dimostrano che il partito comunista a indispensabile. La classe operaia non ha mai conquistato il potere dove non aveva un partito costruito espressamente per questo obiettivo. Lo ha conquistato solo dove aveva un tale partito. La demolizione dei paesi socialisti e del campo socialista è incominciata dalla prevalenza della destra nella direzione dei partiti co munisti.

Noi dobbiamo d’altra parte mostrare che la vittoria delle deviazioni nel partito non è inevitabile, che il movimento comunista sta imparando a lottare efficacemente contro le deviazioni nel partito, che ha già accumulato un’esperienza nel campo della prevenzione e della lotta contro esse: la comprensione del riflesso inevitabile della lotta tra le due classi nel partito comunista, la lotta tra le due linee nel partito, la tendenza oggettiva delle masse popolari al comunismo, la linea di massa. Questi sono gli apporti del maoismo alla teoria del partito.

 

4. Agli scettici e a quelli che danno una valutazione negativa circa l’esperienza della costruzione del socialismo (transizione dal capitalismo al comunismo) condotta nei paesi socialisti,

noi dobbiamo mostrare il grande risultato raggiunto dal movimento comunista durante la prima ondata della rivoluzione proletaria (la prima crisi generale del capitalismo): un campo socialista che andava dall’Europa (Elba-Adriatico) fino al Pacifico meridionale, con un terzo della popolazione mondiale di allora.

Dobbiamo illustrare le grandi conquiste economiche, politiche, culturali realizzate in poco tempo in questi paesi dalle masse popolari tra le più oppresse e arretrate del pianeta. Dobbiamo mostrare che le masse, anche le più arretrate, una volta liberate dall’oppressione della borghesia e delle altre classi sfruttatrici, imparano rapidamente sulla base della propria esperienza a regolare pacificamente e in modo progredito i rapporti tra loro e trovano soluzioni progressive per le contraddizioni interne al popolo.(1) Dobbiamo spiegare i motivi per cui, da un certo punto in poi, è incominciato il declino dei paesi socialisti, il loro avvicinamento ai paesi capitalisti, il loro nuovo asservimento (finanziario, commerciale, tecnologico, culturale, politico) al sistema imperialista mondiale. Dobbiamo chiarire che ciò che oggi succede negli ex paesi socialisti, dallo sfruttamento feroce di donne, bambini e lavoratori ai delitti più atroci e ai massacri nazionalisti, dimostra che le conquiste di ieri non erano frutto dell’“indole naturale” dei popoli che ne erano protagonisti né delle caratteristiche naturali dei paesi né dell’eredità storica di quei popoli, ma erano frutto del sistema e solo del sistema sociale socialista. Dobbiamo ricordare che la Comune di Parigi (1871), benché sconfitta, è stata un gradino che ha permesso alla classe operaia e alle masse popolari di tutto il mondo, che avevano bisogno di sfuggire alla morsa della prima crisi generale del capitalismo, di compiere un pia grande passo avanti di lì a qualche decennio. Anche i primi paesi socialisti, benché sconfitti, saranno un gradino che permetterà ai lavoratori, alle donne, ai bambini, ai giovani, agli anziani, ai membri delle razze e delle nazionalità oppresse, oggi schiacciate oltre i limiti conosciuti finora dalla nostra generazione dal “trionfo” del capitalismo, di compiere un nuovo maggiore balzo in avanti nel Corso della seconda ondata della rivoluzione proletaria che sta montando.

Dobbiamo combattere la concezione storicista secondo la quale “se i revisionisti moderni sono prevalsi nei paesi socialisti dopo il 1956 (o dopo il 1976), ciò significa che già prima nei paesi socialisti c’era qualcosa di sbagliato” (o addirittura, dicono i più “coraggiosi”, i bordighisti, i trotzkisti e altri loro compari della cultura borghese di sinistra, “già prima i paesi socialisti erano marci”). In questo “ragionamento”, in questa “dimostrazione”, in questa concezione ci sono l’incomprensione della dialettica e lo spirito reazionario.

Incomprensione della dialettica: una cosa che si sta facendo, è tale proprio perché non è ancora fatta. È e non è. È ancora quella di prima, ma non è già più quella di prima. Non è ancora quello che sarà, ma in qualche misura lo è. In ciò è insita la possibilità di arresto e di regressione. Non come una malattia, una tara, un errore, ma come un aspetto connaturato alla cosa stessa, al movimento della cosa. Alla cosa che è e non è ancora, che non è più ma non è ancora, essi contrappongono invece la cosa che è. Se è marcio domani, allora lo è anche oggi e lo era anche ieri. Non vale neanche per la frutta, figurarsi quanto vale per un fenomeno ben più complesso come una società!

 Spirito reazionario: questa concezione non condanna solo i paesi socialisti, ma anche la rivoluzione che li ha prodotti (e si congiunge con il lordume socialdemocratico e borghese che era contro la Rivoluzione d’Ottobre, che diceva che non si doveva fare, che la combatté accanitamente senza limiti d’infamia e di delitti). Sulla stessa onda, se è coerente, deve condannare anche ciò che ha portato alla Rivoluzione d’Ottobre: il movimento comunista. Poi deve condannare quello che ha generato il movimento comunista e la nascita del proletariato: la rivoluzione borghese, la Rivoluzione francese del 1789. E così ... indietro: se fossero coerenti dovrebbero condannare anche il fatto di essere nati!

 

5. Agli scettici e a quelli che negano la possibilità che la rivoluzione socialista trionfi in Italia,

noi dobbiamo indicare i motivi per cui il vecchio PCI ha realizzato i grandi avanzamenti che ha realizzato, ha portato la classe operaia al punto più alto e alle conquiste; dobbiamo altresì indicare i motivi per cui il vecchio PCI non è arrivato né poteva arrivare, stante gli errori che ha commesso e i limiti che non ha superato, alla vittoria. Dobbiamo quindi indicare meglio di quanto l’abbiamo fatto nell’opuscolo Il punto più alto raggiunto finora nel nostro paese dalla classe operai nella sua lotta per il potere, gli errori e limiti dell’ala sinistra del vecchio PCI.

Le FSRS che assumono a loro riferimento teorico generale l’ala sinistra del vecchio PCI (che alcuni identificano con Secchia, altri con Gramsci), in sostanza mirano a rifiutare il maoismo come terza superiore tappa del pensiero comunista.

Dovremo nel futuro condurre un accurato bilancio delle esperienze del movimento comunista in Italia. In particolar dobbiamo comprendere quanto di positivo dobbiamo far nostro. In secondo luogo dobbiamo comprendere gli errori del vecchio PCI (analisi, linee, metodi sbagliati che deviavano da ciò che il movimento comunista aveva già acquisito con il marxismo-leninismo - il bolscevismo) e i limiti del vecchio PCI (analisi, linee, metodi sbagliati che esigevano quello sviluppo del patrimonio del movimento comunista che fu compiuto nel maoismo).

 

NOTA

1. Già Marx (La sacra famiglia, cap. VI parte 3, sezione f) faceva notare che se l’uomo si forma ogni conoscenza, ogni percezione, ecc. dal mondo sensibile e dall’esperienza nel mondo sensibile, ciò che importa allora è ordinare il mondo empirico in modo che l’uomo, in esso, faccia esperienza di ciò – e prenda l’abitudine a ciò – che è veramente umano, in modo che l’uomo faccia esperienza di sé come uomo. Se l’uomo non è libero nel senso di avere il potere di far valere la sua vera individualità, si deve non punire il delitto nel singolo, ma distruggere gli antisociali focolai sociali del delitto e dare a ciascuno lo spazio sociale per l’estrinsecazione degli aspetti essenziali della sua vita. Se l’uomo è plasmato dalle circostanze, è necessario plasmare umanamente le circostanze. In conclusione, le contraddizioni in seno al popolo possono essere realmente risolte solo se si risolve la contraddizione principale, quella che oppone le masse popolari alla borghesia imperialista. Solo nell’ambito del socialismo è tolta la radice delle condizioni pratiche di vita che generano miseria, abbrutimento, egoismo e violenza e quindi spariscono gradualmente anche le manifestazioni di questi nei rapporti tra le masse popolari. L’esperienza pur breve dei paesi socialisti ha fornito mille elementi a conferma di questa concezione.

 

***** Manchette

 

MATERIALI DI STUDIO SUL PARTITO

CARC, F. Engels/10, 100, 1000, CARC per la ricostruzione del partito comunista (1995).

CARC, Il bilancio del movimento comunista, Convegno di Firenze 14 marzo 1998.

CARC, Intervento all’assemblea costitutiva della Confederazione dei Comunisti Autorganizzati, Firenze 7 febbraio 1998.

CARC, Sul maoismo, terza tappa del pensiero comunista (1994).

Engels, Per la storia della Lega dei comunisti (1885).

Engels, Critica del programma di Erfurt (1891).

Engels, Introduzione dell’edizione tedesca del 1891 a La guerra civile in Francia di Marx.

Internazionale Comunista, Condizioni per l’ammissione all’Internazionale Comunista (6 agosto 1920).

Internazionale Comunista, Risoluzione sul ruolo del partito comunista nella rivoluzione proletaria (24 luglio 1920).

Internazionale Comunista, Tesi della V riunione plenaria del Comitato Esecutivo allargato sulla bolscevizzazione (aprile 1925).

Internazionale Comunista, Lettera del Comitato Esecutivo dell’IC al Partito Comunista d’Italia (4 settembre 1925).

Lenin, La campagna elettorale per la quarta Duma e i compiti della socialdemocrazia rivoluzionaria (1912).

Lenin, Progetto di programma del nostro partito (1899).

Mao Tse-tung, Contro il liberalismo (1937).

Mao Tse-tung, Alcune questioni riguardanti i metodi di direzione (1943).

Mao Tse-tung, Risoluzione su alcune questioni della storia del nostro partito (1945).

Mao Tse-tung, Ancora sulle divergenze tra il compagno Togliatti e noi (1963).

Mao Tse-tung, I dieci punti (1963).

Marx-Engels, Indirizzo del Comitato Centrale della Lega dei Comunisti (1850).

Marx-Engels, Manifesto del partito comunista (1848).

Marx, Indirizzo inaugurale dell’Associazione Internazionale degli Operai (1864).

Marx, Statuti provvisori dell’Associazione Internazionale degli Operai (1864).

Marx, Critica del programma di Gotha (1875).

Partito Comunista d’Italia, Tesi politiche, la situazione italiana e la bolscevizzazione del partito, cap. IV delle Tesi del congresso di Lione (20-26 gennaio 1926).

Partito Operaio Socialista Tedesco, Programma di Erfurt (1891).

PCE(r), La guerra di Spagna, il PCE e l’Internazionale Comunista (1995).

PCE(r), Manifiesto programa - Proyecto (IV congresso) (aprile 1996).

PCP, Documenti fondamentali (1988).

PCP, Sulla costruzione del partito (1976).

Raccolta degli articoli pubblicati in Resistenza n. 1(98), 2(98), 4(98), 5(98).

Secchia, Sulla tattica del PCI nel momento attuale (dicembre 1947).

Stalin, La classe dei proletari e il partito socialdemocratico - A proposito del primo paragrafo dello Statuto del partito (gennaio 1905).

 

I testi possono essere forniti in fotocopie dal Centro Nazionale dei CARC - www.carc.it - (via Tanaro, 7 - 20128 Milano, fax 02.26.30.64.54) contro pagamento delle spese.

 

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