Lettera aperta della Segreteria Nazionale dei CARC alle Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista e ai collaboratori dei CARC

Rapporti Sociali n. 19 - agosto 1998 (versione Open Office / versione MSWord )

 

Sulla campagna di Lotta Ideologica Attiva condotta nei CARC nell’estate ’97

 

Milano, 11/11/’97

Cari compagni,

con questa lettera aperta vogliamo illustrare la natura e i risultati della lotta che quest’estate i CARC hanno condotto al loro interno. La lotta ha riguardato la ricostruzione del partito comunista e ha coinvolto sia l’atteggiamento verso la ricostruzione (la concezione e il punto di vista con cui si affrontano “i fatti”, cioè l’ideologia), sia l’analisi delle condizioni concrete esistenti per la ricostruzione (“i fatti”). Essa ha messo in luce elementi e ha dato risultati che sono utili a tutti quelli che lottano per ricostruire il partito comunista o che anche solo riconoscono che la ricostruzione del partito è un passaggio indispensabile per uscire positivamente dall’attuale crisi del capitalismo e quindi sostengono quelli che lottano per ricostruirlo. Per questo ve ne rendiamo conto.

La costituzione dei CARC è iniziata nel 1993, dopo il Convegno di Viareggio (novembre 1992).

I CARC avevano tratto dal bilancio del passato l’insegnamento che è impossibile ricostruire il partito comunista mettendo assieme tutti quelli che si proclamavano comunisti, cioè seguendo la linea della “unità dei comunisti”. A partire dagli anni ’50 il revisionismo moderno ha predominato a lungo nel movimento comunista, lo ha corrotto e disgregato. Noi ereditavamo una grande confusione, che costituiva il terreno favorevole per le più disparate manifestazioni di opportunismo e di avventurismo, per ogni tipo di deviazione, di infiltrazione e di diversione. Occorreva quindi mettere in moto un processo che comportasse la verifica della volontà e della capacità di diventare comunisti, cioè promotori del movimento di trasformazione dello stato presente delle cose. Un processo che comportasse negli organismi e negli individui la separazione tra ciò che è favorevole al comunismo e ciò che lo ostacola, che portasse allo sviluppo e al rafforzamento di quanto è favorevole al comunismo e all’isolamento e al rigetto di quello che lo ostacola. I CARC quindi definirono il loro compito: “creare le condizioni per la ricostruzione del partito comunista”.

Nell’opuscolo F. Engels/10, 100, 1000 CARC per la ricostruzione del partito comunista, pubblicato nel 1995, abbiamo definito con una certa precisione le tre condizioni da creare: 1. formare compagni capaci di ricostruire il partito in modo che sia all’altezza del compito che il procedere della seconda crisi generale del capitalismo e la conseguente situazione rivoluzionaria in sviluppo pongono a esso e che tenga pienamente conto dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria (1905-1945); 2. tracciare il programma del partito, il suo metodo di lavoro, l’analisi della fase e la linea generale del partito; 3. legare al lavoro di ricostruzione del partito gli operai avanzati.

La via per creare queste condizioni era da noi indicata nell’applicare, nei limiti qualitativi propri di organismi come i CARC (che accolgono tutti quanti soddisfano a condizioni minime), la linea generale del futuro partito comunista “unirsi strettamente e senza riserve alla resistenza che le masse popolari oppongono e opporranno al progredire della seconda crisi generale del sistema capitalista, comprendere e applicare le leggi secondo cui questa resistenza si sviluppa, appoggiarla, promuoverla, organizzarla e far prevalere in essa la direzione della classe operaia fino a trasformarla in lotta per il socialismo, adottando come metodo principale di lavoro e di direzione la linea di massa”. Seguendo questa via avremmo assieme individuato cosa andava rafforzato e sviluppato e cosa invece andava abbandonato.

In questa maniera ponevamo una discriminante contro l’idealismo: non si trattava di realizzare l’una o l’altra delle idee di “buon comunista” ereditate da un passato contraddittorio. In questa maniera ponevamo inoltre una discriminante contro il soggettivismo: non si trattava di selezionare gli individui animati da “vero” spirito rivoluzionario. Si trattava inve ce di individuare nella lotta politica (“unirsi strettamente e senza riserve alla resistenza che le masse popolari oppongono e opporranno al progredire della seconda crisi generale del capitalismo ...”) ciò che andava rafforzato e ciò che andava combattuto per creare un organismo capace di dirigere la mobilitazione rivoluzionaria delle masse impersonando la classe operaia che lotta per il potere.

I CARC si assumevano il compito di assorbire dalla classe operaia e dal resto delle masse popolari ciò che non è partito per valorizzarlo ai fini della ricostruzione del partito, di trasformare in elemento costitutivo del partito tutto ciò che è possibile trasformare e rigettare non ciò che non è partito, ma ciò che diventa un ostacolo alla ricostruzione di esso. L’unità dell’insieme dei Comitati e di ogni singolo Comitato è l’unità sull’obiettivo e sul mezzo per realizzarlo.

Questo è stato l’orientamento della nostra attività negli anni successivi al 1992. Dalla fondazione a oggi abbiamo cercato di organizzare tutti i compagni disposti a organizzarsi e a impegnarsi a trasformare se stessi, i propri rapporti con gli altri compagni e con le masse in modo da realizzare quella linea su scala più vasta e in modo migliore. Abbiamo così compiuto un pezzo di strada. In questi anni è cresciuto il numero dei Comitati, cresciuto nei comitati il numero dei compagni, il numero dei collaboratori e dei contatti, il lavoro si è esteso e abbiamo accumulato esperienza sia nel lavoro corrente sia nel lavoro per campagne, è cresciuta l’influenza dei CARC tra le FSRS e tra i lavoratori avanzati, sono cresciuti gli strumenti messi in opera dai CARC o sotto la direzione dei CARC. In particolare abbiamo sperimentato e messo a punto un metodo per legare i lavoratori avanzati al lavoro di ricostruzione del partito (“organizzarsi in comitato, applicare la linea generale del futuro partito comunista nei limiti qualitativi del comitato, svolgere il lavoro corrente e il lavoro per campagne, sostenere le masse che difendono le loro conquiste, propagandare 1a necessità di ricostruire il partito comunista, tradurre l’impegno di ricostruire il partito in obiettivi e linee particolari”) e un metodo per mobilitare la sinistra delle FSRS (“organizzarsi, costituire comitati che applichino nei limiti qualitativi delle loro forze la linea generale del futuro partito comunista, unirsi ai comitati che fanno altrove lo stesso lavoro e accettare di trasformarsi onde rendersi capaci di applicare la linea generale del futuro partito comunista a un livello più alto, su scala più grande e con meno errori “).

Proprio il successo del lavoro così svolto ha via via messo in luce che la contraddizione principale che determina la natura, la vita e lo sviluppo dei CARC è la contraddizione tra voler essere partito e non essere partito. Questa contraddizione è oggettiva e crea nei CARC una lotta (più’ o meno aperta, più’ o meno acuta a secondo dei momenti) tra due linee. In ogni aspetto della nostra attività si manifesta il contrasto tra una linea (la linea rossa perché porta verso il trionfo del proletariato e rispecchia i suoi interessi) che consiste nel creare le condizioni per la ricostruzione del partito e avanzare nella ricostruzione individuando e compiendo i passi che la situazione rende possibili e necessari e una linea (la linea nera perché favorisce la permanenza del potere della borghesia imperialista e quindi ne rispecchia gli interessi) che consiste nel restare ancorati al livello raggiunto o addirittura retrocedere.

Abbiamo constatato che man mano che il nostro lavoro procedeva, crescevano, nel nostro interno, anche le manifestazioni della resistenza a procedere nel lavoro per la ricostruzione del partito comunista, cioè le resistenze a individuare i passi concreti che la situazione oggettiva rende possibili e necessari e a compierli, le resistenze a passare dalla propaganda della necessità di ricostruire il partito alla mobilitazione di uomini e donne per la costituzione del nuovo partito comunista italiano e alla raccolta delle risorse necessarie allo scopo.

Da una parte la costituzione del partito, pur propagandata, si tendeva a relegarla in un futuro tanto lontano e indefinito che questo obiettivo non aveva alcuna influenza concreta sul lavoro corrente.

Come si arriva a questo? La ricostruzione del partito viene proclamata come obiettivo, ma non viene tradotta in passaggi concreti.

Diventa allora un gioco facile fare sempre presente che “non vi sono ancora le condizioni necessarie”, “la situazione non è ancora matura”, “non si sono ancora raccolte forze sufficienti”, “i nostri legami con le masse sono ancora troppo  deboli”, ecc.

Si manifestava cioè anche nei CARC la tendenza ad avere con la costituzione del partito lo stesso rapporto che i centristi della II Internazionale (Kautsky, ecc.) all’inizio del secolo e i revisionisti moderni negli anni ’50 ebbero con la rivoluzione socialista: dichiararla obiettivo e necessità storica, ma nel lavoro corrente relegarla nel settore della propaganda, instaurando così una separazione tra la teoria e la pratica che a lungo andare porta alla corruzione e all’idealismo: a una teoria senza verifica pratica, a una pratica senza il punto di vista della classe operaia che lotta per il potere e a una tattica senza strategia. Dall’altra parte veniva rafforzandosi la tendenza a consacrare al sostegno alle lotte di difesa tutte le risorse raccolte, sedotti dall’illusione di estenderle indefinitamente e di assicurarne sempre e dovunque la vittoria, a non usare le lotte di difesa per preparare le condizioni dell’attacco (la ricostruzione del partito), a negare all’attacco il ruolo di guida del nostro lavoro, nell’illusione di poter in tal modo allargare e rafforzare indefinitamente il legame con le masse, mentre in realtà il legame dei comunisti con le masse si può rafforzare solo se si risponde alle loro necessità reali in modo adeguato, quindi se si ricostruisce il partito comunista capace di condurle a instaurare il socialismo. Si manifestavano cedimenti all’illusione di poter creare un partito che godesse già alla sua nascita della fiducia delle masse, anziché puntare a creare un partito che meritasse la fiducia delle masse perché capace di mettersi alla testa della loro resistenza al procedere della seconda crisi generale del capitalismo e quindi un partito che conquisterà sicuramente la fiducia delle masse.

Si manifestava insomma la tendenza a mascherare sotto l’insegna e le parole d’ordine dei CARC un lavoro limitato alla mobilitazione delle masse per la difesa delle conquiste, lavoro che, separato da quello per la ricostruzione del partito comunista, è inconcludente e, contrapposto a esso, è una deviazione.

La campagna di lotta ideologica attiva condotta nei CARC da luglio a ottobre ha avuto appunto l’obiettivo di individuare e combattere queste resistenze al nostro interno. Essa ha mobilitato tutti i compagni dell’organizzazione a individuare, criticare e superare le manifestazioni attuali della resistenza a procedere nella ricostruzione del partito comunista.

La contraddizione principale tra voler essere partito e non essere partito assume infatti forme diverse che determinano le fasi dello sviluppo dei CARC, di conseguenza la linea rossa e la linea nera assumono contenuti specifici in ogni fase. La fase cui è giunto il nostro lavoro ha incentrato lo scontro su “rafforzare il sistema nazionale di direzione dei CARC e il loro Centro Nazionale e adottare il centralismo democratico come principale principio organizzativo dei CARC, in particolare dei loro organismi dirigenti”. Quando la sinistra ha posto con forza, come sua bandiera, questa esigenza dettata dallo sviluppo concreto del nostro lavoro, a essa si è contrapposta nel lavoro la tendenza a restare limitati alla dimensione locale e nei rapporti organizzativi la tendenza a rifiutare la direzione e l’instaurazione di un sistema di direzione, a restare ancorati allo spontaneismo, al federalismo, al policentrismo, alla libertà di ogni individuo e di ogni organismo di agire al di fuori della linea collettivamente decisa, alla libertà di non sottoporre la propria attività e le proprie idee alla critica dei compagni, alla contrapposizione tra linea di massa e centralismo democratico. In sintesi la tendenza a rifiutare di avanzare.

Questa tendenza è stata elevata a linea dalla destra che così si è definita ed è venuta chiaramente alla luce. Essa, come è nella sua natura, nello scontro con la sinistra ha poi applicato a rovescio la linea di massa: ha cercato di far leva sull’arretrato per mobilitarlo contro l’avanzato.

Attorno alla destra si sono allora coagulate anche normali resistenze di varia specie alla trasformazione di cui i CARC sono cantiere. Si è quindi formato uno schieramento composito in cui l’opposizione a compiere i nuovi passi in avanti possibili e necessari si combina con arretratezze normalmente e inevitabilmente presenti nei CARC, con le varie opposizioni a compiere i passi che il grosso dei CARC ha già compiuto negli anni 1993-1996 e che compagni e comitati nuovi devono ancora compiere.

La destra ha la direzione dello schieramento. Infatti la bandiera di tutto lo schieramento per ora è la contrapposizione  del vecchio al nuovo, dei “vecchi” CARC ai “nuovi” CARC, dei CARC “come erano” ai CARC “come sono diventati dopo la svolta imposta nell’Assemblea Nazionale del settembre ’96”, della nostra infanzia al nostro presente, del lavoro che abbiamo fatto fino a ieri a quello che dobbiamo fare ora e domani, di quello che eravamo a quello che dobbiamo essere.

Come in ogni processo di crescita, si manifesta la tendenza a contrapporre il bambino all’adulto, l’“infanzia felice” all’adolescenza tribolata e il rifiuto a crescere. Nella storia del movimento comunista si tratta di uno scontro ben noto, che ha avuto varie manifestazioni. Tra le più importanti citiamo i tentativi di contrapporsi al leninismo in nome del marxismo “ortodosso”, di contrapporsi a Stalin in nome di Lenin, di contrapporsi al maoismo in nome del marxismo-leninismo, di contrapporre il giovane Marx (dei Grundrisse) al Marx adulto (di Il capitale).

Lo schieramento promosso e capeggiato dalla destra si è comunque trovato in minoranza perché la sinistra aveva lanciato la lotta in tempo utile. Tuttavia, stante la debolezza del nostro sistema organizzativo, la destra ha rifiutato di adeguarsi alle decisioni della maggioranza ed è arrivata al frazionismo. Quindi i CARC hanno deciso di sciogliere ogni legame organizzativo con quanti aderiscono allo schieramento frazionista capeggiato dalla destra.

La Direzione Nazionale dei CARC il 25 ottobre ha approvato la risoluzione che diamo in allegato a questa lettera (omessa in questa sede, ndr). Non sciogliere i legami organizzativi con simile schieramento frazionista che rifiuta le decisioni della maggioranza avrebbe reso anche la maggioranza incapace di creare le condizioni necessarie alla sua ulteriore trasformazione e avrebbe impedito il rafforzamento ulteriore del suo legame con la classe operaia e con le masse popolari. Lo scioglimento dei legami organizzativi non è però dovuto, sia ben chiaro, alle posizioni professate dalla destra, ma al suo rifiuto di attenersi con disciplina alla linea decisa dalla maggioranza. Se la destra, nonostante le sue posizioni, si fosse attenuta alla disciplina, essa andava mantenuta nell’organizzazione perché le sue posizioni, per contrasto e sulla base dell’esperienza, avrebbero contribuito a rafforzare la sinistra.

Per quanto riguarda la maggioranza dei CARC, la campagna è stata una lotta dura, nel corso della quale sono emersi nuovi dirigenti, si è acquisita una comprensione più profonda dei nostri compiti e delle condizioni in cui si realizzano, si sono definite nuove tesi e nuove analisi, si è acquisita una fiducia maggiore nel metodo della lotta tra le due linee per lo sviluppo dell’organizzazione.

La campagna è stata una grande esperienza di formazione e di organizzazione per tutti i membri e gli organismi dei CARC che vi hanno preso parte. Essa ha mostrato che la lotta tra le due linee è un fattore indispensabile ed efficace per lo sviluppo del nostro lavoro e per la formazione del nostro gruppo dirigente, ci ha permesso di risolvere problemi che non eravamo altrimenti riusciti a risolvere: ci ha confermato che bisogna periodicamente lanciare in modo aperto questa lotta che si svolge quotidianamente e silenziosamente in ogni aspetto del nostro lavoro. La campagna ha creato le condizioni interne perché il lavoro dei CARC per la ricostruzione del partito comunista, iniziato nel 1992, entri in una nuova fase resa possibile e necessaria dalle condizioni create dal movimento economico, politico e culturale della società, cioè delle sue due componenti oggettivamente antagoniste, le masse popolari e la borghesia imperialista.

Nella seconda fase della loro vita i CARC proseguiranno il lavoro già sperimentato nella prima fase, tireranno gli insegnamenti della campagna e li trasferiranno nel loro lavoro ordinario. Lo Statuto dei CARC approvato a conclusione della campagna sintetizza questi insegnamenti. Essi quindi continueranno a sviluppare l’appoggio alla difesa delle conquiste, il lavoro nelle organizzazioni di massa, la denuncia e la protesta contro la borghesia imperialista, il suo Stato e il suo governo e continueranno a sviluppare l’aggregazione e la mobilitazione rivoluzionaria delle masse. Il foglio mensile Resistenza, la rivista Rapporti Sociali e le Edizioni Rapporti Sociali resteranno i portavoce e gli strumenti di propaganda dei CARC. L’Associazione Solidarietà Proletaria (ASP) col suo organo di informazione Il Bollettino e i Centri di Documentazione Filorosso resteranno organizzazioni di massa generate dai CARC.

Contemporaneamente nella nuova fase i CARC raccoglieranno i frutti del lavoro per la ricostruzione del partito compiu to nella prima fase e si impegneranno a fondo per la costituzione del nuovo partito comunista italiano, raccogliendo le risorse necessarie e mettendo la ricostruzione del partito comunista al centro del lavoro dei CARC con più determinazione e a un livello superiore che nella prima fase.

Per questo lavoro chiediamo e continueremo a cercare la collaborazione di tutti i lavoratori avanzati, di tutti i compagni e di tutte le Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista. Abbiamo tutti un unico compito: la mobilitazione delle masse per eliminare la direzione della borghesia imperialista e instaurare il socialismo, prima tappa del comunismo. Abbiamo tutti davanti un comune nemico, la borghesia imperialista. Abbiamo un primo indispensabile passo da compiere: la ricostruzione del partito comunista.

Che ognuno di noi tragga dalla sua esperienza e da quella degli altri gli insegnamenti per avanzare con determinazione e in conformità alle necessità delle masse popolari e della classe operaia e ponga questi insegnamenti al servizio della causa facendone parte alle altre FSRS. Che tutte le nostre forze si mobilitino per raggiungere questo primo passo, per costituire il nuovo partito comunista italiano.

Con questo augurio la SN dei CARC saluta ognuno dei destinatari di questa lettera aperta e si dichiara disponibile a offrire a ognuno di essi i maggiori chiarimenti eventualmente richiesti.

La Segreteria Nazionale dei CARC

 

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