Difendere, praticandola, l’agibilità politica per i comunisti conquistata dalla classe operaia con la Resistenza!

Rapporti Sociali 23/24 - gennaio 2000 (versione Open Office / versione MSWord )

 

Con l’accusa di lavorare alla ricostruzione del nuovo partito comunista, martedì 19 ottobre 1999 Digos (polizia) e ROS (carabinieri) hanno sottoposto a lunghe perquisizioni in tutta Italia (MI, BG, VE, RE, MO, FI, Abbadia S.S., Roma e NA) le abitazioni, e in alcuni casi anche i luoghi di lavoro, di circa 60 compagni e collaboratori dei CARC e di altri organismi (Movimento Proletario Anticapitalista, Panetteria Occupata, Centro di Documentazione e Lotta Rosso 16, Circolo Pietro Secchia, Coop. edile 25 Aprile, alcuni Centri sociali), con accompagnamenti dei compagni in questure e caserme e sequestro di computers, rubriche, agende, giornali, riviste, documenti, volantini, ecc.

L’accusa per tutti è di associazione sovversiva ed eversiva (art. 270 e 270 bis del Codice Penale) “per aver organizzato un’associazione, denominata (Nuovo) Partito Comunista in forma clandestina, la quale si propone il compimento di atti di violenza al fine di eversione dell’ordine democratico”.

L’obiettivo dell’operazione del 19 ottobre è chiaro: il governo D’Alema e i suoi mandanti, gli amici di Andreotti e di Cossiga, i padrini della Mafia e di Gladio, gli amici di Craxi e di Berlusconi, i soci di Veltroni e di Fini vogliono stroncare il progetto sostenuto e portato avanti dalla Commissione Preparatoria del congresso di fondazione del (nuovo)Partito Comunista Italiano (CP).

Non mira né a colpire genericamente “tutti quelli che lottano per il lavoro, per la casa, ecc. o quelli che difendono le conquiste dall’attacco della borghesia imperialista”, né a colpire genericamente tutti quelli che lavorano per la ricostruzione del partito comunista. Questi due obiettivi sono posti da tempo, sono certamente gli obiettivi ultimi dell’attacco della borghesia, ma l’obiettivo dell’attacco di cui ci occupiamo, dell’attacco del 19 ottobre è il progetto espresso dalla CP. La CP occupando la posizione che ha occupato e lanciando la proposta per la quale si è costituita e lavora ha in qualche modo concentrato su di sé e sul suo progetto gli strali e la rabbia che la borghesia scaglia contro le masse popolari, la classe operaia, quelli che difendono le conquiste e quelli che vogliono ricostruire il partito. Questo è per lo meno quello che l’operazione lanciata dalla classe dirigente italiana ha nei fatti dichiarato. La CP in qualche modo “copre” gli altri livelli oggetto dell’attacco della borghesia imperialista, della sua guerra e in qualche misura per ora li “protegge”.

È vero che la CP e, come membro della CP, Giuseppe Maj vogliono costruire il partito comunista a partire dalla clandestinità, che chiamano chi vuole far parte del nuovo partito comunista a costituire comitati clandestini del partito, a partecipare alla discussione del Progetto di Manifesto Programma del partito, a collaborare per convocare nella clandestinità il congresso di fondazione del nuovo partito comunista? È vero che G. Maj e gli altri (ignoti) membri della CP si sono resi irreperibili alla polizia e ai CC?

Certamente tutto questo vero! Lo proclamano loro stessi nella rivista La Voce. Ognuno può verificarlo. In quella rivista spiegano in lungo e in largo anche i motivi per cui ritengono giusto, necessario e possibile seguire quella strada. Loro dicono che l’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria, le sue vittorie e le sue sconfitte dimostrano che è necessario fare così. Sostengono che l’esperienza del movimento comunista del nostro paese dà lo stesso insegnamento. Sostengono che l’analisi della natura della lotta politica del nostro paese, della natura della sua classe dominante, della storia anche recente del nostro paese dimostra che solo un partito comunista clandestino, come quello che già esistette ai tempi del fascismo (anche se sostengono che l’attuale regime della borghesia imperialista non è il fascismo ma la putrefazione del regime DC), può raccogliere, unire, organizzare la classe operaia perché diventi guida  delle masse popolari nella lotta per eliminare il potere della borghesia e instaurare il potere della classe operaia e avviare la transizione dell’ordinamento della nostra società dal capitalismo al comunismo: insomma instaurare il socialismo.

È vero quello che loro dicono? Se fosse facile rispondere a questa domanda, non saremmo qui, saremmo più avanti del punto a cui siamo. Certamente le cose che essi dicono, le considerazioni che fanno sono cose serie, cose che meritano che ci si rifletta su seriamente, riguardano a fondo la nostra attività e il futuro del nostro paese. Ogni persona di buon senso lo dovrebbe fare, ogni persona deve poi tirare le conclusioni in base alla propria esperienza, alla propria capacità di comprensione delle cose, alle proprie aspirazioni e a quello che lui vuole fare o spera di fare nella sua vita.

 

*****Manchette

Commissione Preparatoria del congresso di fondazione del (nuovo)Partito Comunista Italiano

Solidarietà ai compagni e alle Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista che resistono con onore e con vigore alla persecuzione della borghesia imperialista.

 

11 19 ottobre la borghesia imperialista si è scagliata con rabbia contro i CARC (Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo) e contro altre Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista che agiscono nella legalità con perquisizioni compiute in violazione delle sue stesse leggi (senza indizi di reato a carico dei singoli perquisiti). La sua opera continua ora con un diffuso lavoro di disinformazione e di confusione tramite la carta stampata e le reti radio e TV.

L’obiettivo della borghesia è intimidire le FSRS e i lavoratori avanzati e distoglierli dal lavoro teso a ricostruire il partito comunista, creare terra bruciata attorno alla Commissione Preparatoria del congresso di fondazione, confondere agli occhi delle masse meno informate organizzazioni, concezioni e linee tra loro incompatibili.

La borghesia imperialista cerca di confondere le FSRS con la Commissione Preparatoria e le organizzazioni del partito e cerca di creare la massima confusione sulle concezioni che guidano il lavoro della CP che sono espresse chiaramente nel suo organo, La Voce. Anche l’attività della borghesia conferma

che la ricostruzione del partito comunista è in questo momento il punto centrale dello scontro tra classe operaia e masse popolari da una parte e dall’altra la borghesia imperialista: l’avvenimento decisivo ai fini del corso della lotta tra i due fronti nei prossimi anni;

l’importanza decisiva che ha il lavoro per la ricostruzione del partito che consiste nella definizione del programma del partito e nella costruzione delle organizzazioni di partito;

che è giusta la linea della costruzione di organizzazioni clandestine: senza di esse, tutta l’iniziativa politica di parte proletaria alla mercé delle forze armate, delle intimidazioni e delle provocazioni della borghesia imperialista.

L’operato della borghesia contro la ricostruzione del partito comunista il risvolto politico delle mille iniziative di sfruttamento, di disgregazione e di oppressione che la borghesia compie in questi stessi giorni: dei licenziamenti, del lavoro precario e nero, della flessibilità, delle precettazioni, del mantenimento di salari di merda, degli aumenti delle tariffe, delle angherie contro i pensionati e contro i lavoratori immigrati, delle privatizzazioni, del degrado dei pubblici servizi, dei disastri causati dalla corsa al massimo profitto, dello sfruttamento della prostituzione, del traffico di droga, dell’oppressione delle donne e dei bambini, della repressione dei centri sociali, delle speculazioni, dell’assoluzione di Andreotti e delle amnistie di fatto per Berlusconi, per Craxi e per gli autori delle Stragi di Stato.

 

Resistere all’intimidazione! Combattere la confusione studiando e diffondendo La Voce! Continuare con forza il lavoro per la ricostruzione del nuovo partito comunista! Solidarietà con le organizzazioni e i compagni perseguitati!

 

Roma 20 ottobre 9

 

*****

 

Quanto a noi CARC, il fatto che siamo qui a casa nostra, che la PS e i CC hanno potuto venire a romperci le scatole, accampando motivi di urgenza per venire a rompercele addirittura in piena notte in violazione anche dell’articolo 251 del loro c.p.p., senza uno straccio di prova o indizio a carico di ognuno dei singoli individui per i reati che hanno ascritto uguali a ognuno dei perquisiti (cosa che le loro leggi li avrebbe obbligati ad avere e a dichiarare), questo da solo è la prova che non ci siamo resi irreperibili da PS e CC, che non abbiamo fatto quello che i compagni della CP hanno fatto, dicono di aver fatto e che dicono necessario e possibile fare. Ogni persona deve ragionare con la sua testa e decidere delle sue azioni: così almeno la pensiamo noi comunisti, anche se Veltroni ha finalmente scoperto anche lui  quello che la borghesia ripete da 150 anni a questa parte: che il comunismo è incompatibile con la libertà (dei capitalisti certamente, aggiungiamo noi).

Però noi dei CARC, questo sì, appoggiamo tutti quelli che vogliono ricostruire il partito comunista, che lavorano per ricostruire il partito comunista, che cercano strade per dare soluzione giusta a questo problema che è il nodo centrale della lotta politica nel nostro paese, l’anello principale della catena che comprende tutto il movimento politico, della catena che lega tra loro tutti gli avvenimenti politici del nostro paese. Quindi per quanto sta in noi, per quanto possiamo appoggiamo anche la CP, studiamo anche le sue posizioni, le sue analisi e le sue proposte, diffondiamo anche le sue analisi e le sue proposte, la sua rivista La Voce perché quelli a cui interessa la soluzione di quel problema le possano conoscere, discutere, studiare, ci riflettano su e le usino nelle loro attività ognuno nel modo che ritiene migliore. I CARC sono nati con lo scopo di creare le condizioni favorevoli alla ricostruzione del partito comunista, non solo fanno parte del fronte della ricostruzione del partito comunista, ma ne sono stati dalla fondazione parte attiva e con un programma di lavoro ben definito (creare le quattro condizioni) e con una tattica ben definita per attuarlo (organizzarsi e organizzare per creare le quattro condizioni, attuando nei limiti qualitativi oltre che quantitativi delle nostre forze la linea generale del futuro partito comunista). Questo noi crediamo e abbiamo creduto che sia possibile farlo senza rendersi irreperibili dalla PS e dai CC. Perché con la Resistenza le masse popolari italiane, la classe operaia e il suo partito comunista, il vecchio PCI, hanno conquistato questa situazione, hanno imposto alla borghesia imperialista dei limiti. Nonostante il revisionismo moderno, nonostante le sconfitte subite successivamente dal movimento comunista, la borghesia non è ancora riuscita a riportare l’orologio della storia alla data degli anni `30, a fare da noi quello che ha ad esempio fatto in Germania negli anni ’50 (messa fuori legge dei comunisti), negli USA (maccartismo ed esclusione dei comunisti dalla vita civile come antiamericani).

Quindi i CARC dal ’92, quando si sono costituiti i primi, hanno lavorato per creare le condizioni per la costituzione del nuovo pc della classe operaia italiana.

I CARC non hanno deciso come fondare il partito comunista, guardano con curiosità con attenzione, con simpatia tutti i tentativi di farlo.

Quanto ai CARC, contro la confusione in campo teorico, sulla natura della società, su quello che sta succedendo nel mondo, sulla classi e la lotta tra loro, noi diffondiamo la teoria del comunismo scientifico, il marxismo-leninismo-maoismo. Il Progetto di Manifesto Programma pubblicato dalla Segreteria Nazionale è un documento di questo lavoro, come il resto delle pubblicazioni delle Ed. Rapporti Sociali, la rivista Rapporti Sociali e il mensile Resistenza.

Contro la denigrazione del movimento comunista, facciamo conoscere tra le masse più vastamente e meglio che ci è possibile i grandi risultati che esso ha raggiunto in soli 150 anni di vita (Opere di Mao Tse-tung, di Stalin, ecc.).

Contro la sfiducia di essere capace di prendere il potere e guidare il resto delle masse popolari a costruire una società per le masse migliore dell’attuale, la sfiducia nelle proprie forze e capacità che frena la classe operaia indichiamo i motivi delle sconfitte subite (che stanno nei nostri limiti ed errori e non nella forza della borghesia imperialista, che quindi possiamo superare e correggere).

Contro le illusioni nelle riforme che la borghesia promette, indichiamo che ciò che esiste è il prodotto di precisi interessi della classe dominante, che non cambierà quindi se non cambiano o le correlazioni, gli interessi o la classe dominante.

Contro la corruzione e l’abbrutimento fisico e morale cui la borghesia imperialista spinge le masse popolari cerchiamo di sviluppare una pratica di ricostruzione (organizzarci e organizzare per creare le quattro condizioni).

A tutti e con tutte le nostre forze indichiamo e illustriamo (e praticandoli impariamo a conoscere meglio) gli obiettivi e i metodi del movimento comunista per uscire dal marasma fisico e spirituale che la borghesia ha creato e per sfuggire al  baratro fisico e spirituale, alle barbarie in cui sta portando l’umanità.

Questo il lavoro che fanno i CARC, ben distinto dal lavoro indicato dalla CP.

 

*****Manchette

 

Piattaforma per il Comitato Nazionale di Difesa Politico-legale

 

In questa fase di crisi generale del sistema capitalista nel tentativo di restaurazione/ristrutturazione imperialista della società italiana, in cui la borghesia monopolista sta ridefinendo a suo favore i rapporti economici, sociali, politici e ideologici col proletariato, col resto delle masse popolari e, quindi, con i comunisti; si rende necessaria una risposta di classe organizzata anche sul terreno della resistenza politico-legale.

Sebbene una tale risposta possa essere resa stabile e ben orientata solo dall’esistenza di un partito comunista all’altezza della situazione, ciò non toglie che, in parallelo alla sua costruzione, sia necessario un lavoro di questo tipo.

La borghesia, infatti, non sta aspettando certo che il proletariato e i comunisti si riorganizzino adeguatamente, per portare avanti il suo sporco lavoro di repressione, intimidazione e provocazione ai loro danni, anzi cerca di sfruttare i loro attuali limiti per provare a mettere a segno duri colpi a proprio vantaggio.

Ne sono un esempio le ultime campagne intimidatorie della magistratura che solo negli ultimi 6 mesi sono sfociate in un centinaio di compagni indagati in quanto ritenuti “sovversivi”. Ma il dato importante non è rappresentato solo dalle campagne criminalizzatrici portate avanti contro le avanguardie rivoluzionarie, bensì dal fatto che questa dinamica riguarda tutti i lavoratori, le masse, i giovani e tutta la società in generale, che sempre più viene blindata a salvaguardia degli esclusivi interessi dei capitalisti.

Il ricorso sistematico alla precettazione e alle intimidazioni dei lavoratori contro i diritti sindacali, il trascinamento di intere scolaresche in tribunale contro le autogestioni a scuola, le manganellate contro gli occupati di case e i disoccupati, i veri e propri rastrellamenti di interi quartieri con la scusa della microcriminalità e per “l’ordine pubblico”, sono più che semplici segnali, ai quali abbiamo deciso di dare una prima risposta con la costituzione di questo Comitato.

Un Comitato a carattere nazionale, in quanto riteniamo che questo dia la possibilità di una risposta più efficace alle politiche repressive dei capitalisti e dei loro servitori di Stato. Così come la sua sarà una connotazione non per “addetti ai lavori” (comunque valorizzando al meglio il ruolo di esemplare e caparbia resistenza dei rivoluzionari esuli o prigionieri nelle carceri imperialiste) ma, diversamente, ad “ampio spettro” aperta e indirizzata al resto del proletariato e delle masse popolari.

Anche se non sarà un organismo “vertenziale” parasindacale, che si cimenterà col “diritto al lavoro” in quanto tale, bensì svolgerà innanzitutto una costante azione di:

denuncia politica contro tutte le politiche borghesi di stampo ultra reazionario intraprese dalla borghesia imperialista e dalle sue istituzioni statali, come la militarizzazione della società, l’irreggimentazione poliziesca delle fabbriche, dei quartieri, delle scuole e in generale di tutti i luoghi e aspetti sociali dove è possibile sviluppare la resistenza e l’organizzazione di classe del proletariato. Così come il Comitato si schiererà contro la repressione, la criminalizzazione e le intimidazioni delle lotte condotte sia attraverso gli strumenti diretti della magistratura e delle forze di polizia, sia contro quelle più subdole e raffinate condotte a “mezzo stampa”.

Solidarietà attiva e militante verso tutti coloro, proletari e comunisti, siano vittime della persecuzione politica nelle fabbriche, nei quartieri, nelle scuole o nelle prigioni, sostenendoli sia moralmente che materialmente nella difesa dei diritti, primo fra tutti di quello alla lotta, ricorrendo, ad esempio a campagne di agitazione o raccolta fondi.

Assistenza legale a tutti quei militanti politici e sociali perseguitati nella loro veste di comunisti, anticapitalisti o antagonisti, in quanto giudicati “pericolosi” dai borghesi e dal loro Stato, così come verso tutti quei lavoratori, disoccupati e studenti repressi, criminalizzati e intimiditi politicamente sui posti di lavoro, nei quartieri e nelle scuole.

 

Comitato Nazionale di Difesa Politico-legale

A cui aderiscono:

Comitato Comunista “Comandante Giacca”(NA) - Centro di Documentazione e Lotta “Rosso 16” (Roma) - Centro di Iniziativa Proletaria (Sesto S. Giovanni-MI) - Collettivo Antinebbia (Valdarno-FI) - Associazione “Popular” (FI) - Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo - Movimento Proletario Anticapitalista - Centro Popolare Occupato “Experia” (CT) - Comitato Antimperialista Romano Disoccupati in lotta per lavoro (NA) - Comitato per l’Unità Proletaria “Roma Nord” - Circolo Lenin (CT) - Movimento di lotta LSU (NA) - Movimento in lotta per il lavoro (Disoccupati Ponticelli - NA) - Associazione di Solidarietà Proletaria

 

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Perché allora PS, CC e magistrati sono venuti a rompere le scatole a noi, ci hanno sequestrato materiali? Perché tengono in piedi contro di noi un’accusa di associazione sovversiva ed eversiva con finalità di terrorismo?

Perché la classe dominante, una parte autorevole di essa, ritiene che le analisi e le proposte della CP siano giuste, siano quelle necessarie per ricostruire il partito comunista, siano quelle necessarie per far avanzare la lotta della classe operaia e delle masse popolari contro l’eliminazione delle conquiste, contro il procedere della crisi generale del capitalismo, contro gli effetti della crisi generale del capitalismo, contro la guerra imperialista, contro il potere della borghesia imperialista. Una parte autorevole della classe dominante ritiene che il piano proposto dalla CP sia realizzabile e quindi  costituisca un pericolo grave per lei, per il suo potere, per la sua stabilità, per la realizzazione dei suoi progetti e per il soddisfacimento dei suoi interessi. Che costituisca una seria minaccia alla sua libertà, direbbe Veltroni neofita. Quindi vuole stroncarlo, ritiene indispensabile alla salvezza della sua classe stroncarlo, contenerlo, ostacolarlo per lo meno. Ritiene che prima o poi tutti quelli che lottano per la difesa delle conquiste, tutti quelli che lottano per il comunismo, tutti quelli che vogliono ricostruire il partito comunista finiranno per aderire a quel progetto, per farlo proprio, per dare forza a quel progetto, per realizzarlo. O per lo meno saranno tentati di farlo. Quindi ritiene indispensabile per la salvezza della sua classe prevenire, terrorizzare, impedire che lo conoscano, confonderlo con altri progetti, altre analisi, altre proposte. Per questo hanno colpito anche compagni di altre FSRS che non avevano espresso pubblicamente, come invece hanno fatto i CARC, solidarietà con la CP, auguri che raggiungesse l’obiettivo di convocare il congresso di fondazione del nuovo partito comunista, FSRS che non diffondevano la rivista della CP. Hanno colpito anche compagni non membri di alcuna organizzazione e anche normali lavoratori.

Non noi diciamo che la CP ha ragione, lo dice una parte autorevole della borghesia. Ovviamente non è detto che abbia ragione. Il suo giudizio non esime noi dal ragionare con la nostra testa, di confrontare analisi e proposte della CP con la realtà alla luce della concezione comunista e col metodo comunista, materialista dialettico, avendo come obiettivo gli interessi della classe operaia e delle masse popolari. Ma questo è quello che una parte autorevole della borghesia pensa: quindi agisce di conseguenza, lo dice con i fatti.

Come lo dice? Non può arrestare i membri della CP che si sono resi irreperibili dalla PS e dai CC. Li cerca ma per ora non li ha ancora trovati e noi tutti, credo, d’accordo o non d’accordo con le loro analisi e proposte, ci auguriamo che non riesca a prenderli.

È un reato rendersi irreperibili da PS e CC? Finché uno non è condannato agli arresti domiciliari, ufficialmente non è un reato. Se non si fossero resi irreperibili, a quest’ora se sono venuti da noi a perquisirci, a sequestrarci le nostre cose, se a noi hanno fatto una denuncia a piede libero, loro probabilmente li avrebbero arrestati. Ma non li hanno trovati, inutilmente hanno chiesto e chiedono a destra e a manca dove sono. A quanto pare non sanno né dove né come trovarli. Non sono riusciti a trovarli e allora la borghesia procede contro di loro secondo due linee: il terrorismo e la confusione.

1. Il terrorismo: la classe dominante cerca di terrorizzare quelle persone che potrebbero essere tentate di collaborare con la CP.

Viene a rompere le scatole a noi. Cerca di fare terra bruciata attorno alla CP. Vorrebbe che sbattessimo la porta in faccia ai membri della CP quando vengono a trovarci. Vorrebbe che rifiutassimo di ascoltarli quando vengono a parlarci. Che rifiutassimo di ricevere e conservare le lettere e le comunicazioni che ci portano, che non leggessimo la loro rivista, La Voce, che non la studiassimo, che non la diffondessimo.

I nazisti e i fascisti negli anni 30 e 40 avevano vietato per legge, ufficialmente di possedere documenti contro il regime. Possederli, raccoglierli, conservarli, studiarli, peggio ancora diffonderli erano reati contro la legge, puniti con pene severissime. Ascoltare “radio Londra”, lo si vede anche nei film, doveva essere fatto in gran segreto e a proprio rischio e pericolo. Oggi la borghesia italiana non ha le condizioni per fare apertamente, ufficialmente lo stesso. Per fare una legge che vieti di incontrare i membri della CP, di parlare con loro, di leggere i loro scritti, di diffonderli, per approvare una legge che obblighi ogni persona che incontra o vede membri della CP a denunciarli, che obblighi ogni persona che trova un loro documento a portarlo alla PS o ai CC sotto pena di commettere un reato ed essere per questo condannata. Vuole ottenere gli stessi risultati col terrore. Ipocritamente, gesuiticamente, come abitudine dei preti e di tutte le persone untuose, da veri appendici e manutengoli del Vaticano quali sono, i borghesi proclamano la libertà per tutti, anche per Andreotti e per i tangentisti, per ogni genere di pornografia e di delitto contro le masse, hanno persino restituito i  miliardi sequestrati a Poggiolini (che diamine, siamo garantisti!), ma vogliono ottenere gli stessi risultati voluti dai nazisti e dai fascisti senza perseguitare ufficialmente, apertamente, legalmente quelli che non soddisfano alle loro condizioni. È una procedura tipica del regime DC (altro che seconda repubblica!). Ecco i veri terroristi, chi terrorizza realmente le masse. Vogliono terrorizzare noi, le altre FSRS, i lavoratori avanzati, le masse in generale. Perché temono che noi, le altre FSRS, i lavoratori avanzati e le masse popolari troviamo nelle indicazioni della CP quello di cui abbiamo bisogno per difenderci con successo dalla borghesia imperialista e per attaccarla con successo. Non possono fidarsi del nostro discernimento, farci loro per primi conoscere “le pazzie” che dicono quelli della CP, illustrarcele per bene in modo che non siamo traviati dalla CP. I comunisti cinesi dopo il 1956 erano così sicuri che quello che diceva Kruscev era contrario agli interessi delle masse che la Cina fu l’unico paese al mondo a fare quello che neanche in URSS veniva fatto: stampare a grande tiratura e diffondere le opere di Kruscev, mentre Kruscev in URSS faceva sparire dalle librerie e dalle biblioteche le opere di Stalin.

Noi non siamo in grado di dire se il giudizio positivo che nei fatti la borghesia dà della CP e delle sue posizioni sia giusto, corrisponde alla realtà. Ma è un fatto che essa pensa così, almeno così pensa la parte che ha promosso l’operazione del 19 ottobre. E cerca di ottenere l’isolamento della CP, di spaventare noi, le altre FSRS, i lavoratori avanzati, le masse popolari.

A questo punto il problema non né della CP né della borghesia. Il problema è nostro. Ci lasceremo noi terrorizzare? La borghesia conta che sì, che ci lasceremo terrorizzare, che faremo terra bruciata attorno ai membri della CP, che bruceremo o consegneremo a PS o a CC i loro documenti, che non li leggeremo neanche, che non nomineremo neanche il loro nome. Ma sarà così? Dipende da noi, da ognuno di noi. Ognuno di noi prende la sua posizione e con essa influisce moralmente anche sugli altri.

Certo che se ci lasciassimo terrorizzare, non solo daremmo una vittoria alla classe dominante su una questione specifica (anche la CP dice che il suo progetto consiste nel mobilitare le masse, nel creare le condizioni politiche e organizzative necessarie per una mobilitazione efficace e vittoriosa delle masse: la storia la fanno le masse, solo le masse possono salvare il nostro paese dalla rovina in cui la borghesia lo spinge), ma arretreremmo su tutta la linea. Le vicende dell’Olivetti sono la raffigurazione più chiara di una legge generale del mondo in questa fase: non c’è limite alle pretese della classe attualmente al potere. Se cediamo di un passo, non abbiamo perso solo quel passo, ma abbiamo creato condizioni più favorevoli perché la borghesia pretenda che arretriamo ancora di un altro passo e così via senza fine. Se permettiamo alla borghesia di cancellare di fatto, col terrore, con un’azione repressiva subdola, gesuitica, pretesca, le conquiste di libertà politica, di agibilità politica per tutti i comunisti, se ci desolidarizziamo da chi è preso oggi di mira chiudendo gli occhi, se per quieto vivere accettiamo l’imposizione della borghesia, la cancellazione delle residue conquiste della Resistenza, dei partigiani, del vecchio PCI, degli operai, dei lavoratori e delle masse popolari, se accettiamo come legittima e per noi doverosa l’imposizione della borghesia di “fare tutto alla luce non del sole, ma della sorveglianza della PS e dei CC” (mentre la borghesia tesse complotti e trame oscure contro le masse - Gladio e P2 insegnano), essa ci potrà opprimere ancora di più, ci sfrutterà ancora di più facendosi forte di quello che noi oggi abbiamo accettato per quieto vivere, per opportunismo, oggi che la borghesia non ha ancora la forza per imporlo per legge, per imporlo a livello di massa, per imporlo con la forza. Se noi accettiamo oggi la sua pretesa, essa procederà ancora più liberamente ad esplicitare e a imporre gli effetti della crisi generale del suo sistema.

È questo a cui ci invitano gli opportunisti, quelli che in questo momento consigliano di arretrare di un passo, di nascondere la realtà effettiva, di tenere la verità riservata ai piccoli gruppi di fedeli: nella speranza (che illusione) che la borghesia dimentichi, ci risparmi, si accontenti. Essi ci consigliano di risparmiarci le piccole sofferenze di oggi, ma così  ci inducono sia a sentire i piccoli mali oggi sia a cadere nei grandi guai di domani. Certo lo fanno senza saperlo, senza volerlo, con le migliori intenzioni. Ma questo è l’effetto reale della loro linea, l’effetto che subiremmo nonostante le loro buone intenzioni se seguissimo oggi le loro indicazioni. Gli opportunisti aprono la via alla borghesia, anche se poi essa, nella sua marcia che compie grazie a loro, li travolge inesorabilmente. È avvenuto così anche agli inizi del secolo che sta per finire, durante la prima crisi generale del capitalismo e la prima ondata della rivoluzione proletaria.

Non dobbiamo seguire la strada indicata dagli opportunisti, non dobbiamo accettare quello che la borghesia cerca di imporci col “piccolo terrore” di oggi, di avere solo gli amici che essa accetta siano nostri amici. Tutti quelli che lottano contro il regime borghese, tutti quelli che difendono le conquiste delle masse popolari, tutti quelli che lavorano per la ricostruzione del partito comunista sono nostri amici, noi dialoghiamo con loro. Le divergenze esistono, ne esistono tante, lavoreremo per risolverle, ma lo decidiamo noi, non D’Alema o il capo della PS o i magistrati. Noi, tutti quelli che lottano contro il regime borghese, tutti quelli che difendono le conquiste delle masse popolari, tutti quelli che lavorano per la ricostruzione del partito comunista li trattiamo come si tratta la gente che sta dalla nostra parte nella guerra che la borghesia ha scatenato condannando milioni di uomini, di donne, di bambini e di anziani come esuberi, come gente di troppo, come gente che farebbe bene a non esserci, a scomparire, da eliminare. Questo è il senso del modo in cui negli anni ’70 e ’80 ci siamo rapportati con i rivoluzionari italiani (non solo con quelli del Perù, della Colombia o della Nuova Zelanda) prigionieri e no, nonostante le divergenze che avevamo rispetto alle loro analisi e alle loro proposte, quando con il Bollettino, con i Comitati contro la repressione e con l’ASP abbiamo difeso e difendiamo il loro diritto di parlare, la loro identità politica. Solidarietà è non lasciarsi terrorizzare dalla borghesia, non fare terra bruciata intorno ai compagni, non rinunciare a conoscere, studiare, discutere le loro analisi e le loro proposte, aiutare tutti i compagni colpiti dalla repressione nell’ambito delle nostre forze. Solidarietà con i compagni è anzitutto difesa della nostra libertà politica, è rifiuto di lasciarci dirigere dalla borghesia imperialista. Che ogni compagno colpito dalla repressione sappia, senta e veda che avrà e ha attorno l’aiuto morale, economico e d’ogni altro genere dei compagni e delle masse popolari.

2. Con la confusione: la borghesia imperialista cerca di confondere le analisi e le proposte della CP con le analisi e le proposte delle nuove BR-PCC, e così cerca di colpire sia la CP che le nuove BR-PCC.

È evidente a chiunque lo voglia sapere (perché i membri della CP non solo lo hanno messo ben in chiaro nel n. 2 e nel n. 3 di La Voce, ma addirittura hanno dedicato un opuscolo, il Martin Lutero, all’argomento) che le analisi e le proposte della CP sono incompatibili con le analisi e le proposte delle nuove BR-PCC. Chi ha dei dubbi può chiarirseli leggendo l’opuscolo. In sintesi estrema, le BR-PCC ritengono che oggi il centro dello scontro tra borghesia imperialista e classe operaia stia nella mediazione corporativa, la CP sostiene che il centro dello scontro sta nella ricostruzione del partito comunista; le BR-PCC dicono che attualmente solo gruppi clandestini di rivoluzionari possono condurre una politica rivoluzionaria consistente nel colpire gli esponenti decisivi dei progetti politici chiave della borghesia, la CP propaganda i suoi obiettivi tra le masse e in primo luogo tra la classe operaia, sostiene che bisogna fondere la lotta per un nuovo ordinamento sociale con la lotta della classe operaia contro i capitalisti e indica la strada del partito clandestino come lo strumento migliore per raccogliere, organizzare e formare le forze rivoluzionarie tra le masse. Queste sono le principali divergenze tra BR-PCC e CP per come le indica la CP. Non sappiamo cosa pensino al riguardo le BR-PCC perché non abbiamo avuto ancora modo di conoscere le loro posizioni al riguardo, cosa loro pensano della CP.

È comunque evidente che si tratta di due strade profondamente diverse, incompatibili. Ognuno di noi deve conoscerle, esaminarle, rifletterci su e tirare le sue conclusioni. Ma per fare tutto questo, in primo luogo deve conoscerle. La  borghesia fa tutto il possibile per impedirci di conoscerle, per creare la massima confusione possibile. Come un ladro che ha molto da nascondere. Non solo rubano il pane di bocca ai bambini (letteralmente, nell’ultimo caso di tangenti venuto in luce a Milano proprio di questo letteralmente si tratta), ma come ladri nascondono anche le idee degli altri, le travisano. Hanno veramente molto da nascondere.

Chiunque ha a cuore la nostra causa, la causa del comunismo, deve lottare con forza contro la confusione. Prima ancora di stabilire chi ha ragione o chi ha torto (può anche darsi che entrambi abbiano torto), dobbiamo combattere con forza la confusione che la borghesia sparge a piene mani e alimenta con ogni mezzo. Perché finché lasceremo regnare la confusione, ci lasciamo menare per il naso dalla borghesia, ci agitiamo menando colpi a destra e a sinistra, ma senza un obiettivo a lunga scadenza, senza un piano, senza un partito. La confusione ci impedisce di marciare verso il partito. Anche senza l’opera sistematica e intenzionale della classe dominante, noi abbiamo della confusione sulla strada giusta da seguire. È inevitabile che sia così. Solo confrontando le varie analisi e proposte, solo verificandole alla luce della realtà, dell’esperienza nostra, dell’esperienza dei 150 anni di storia del movimento comunista (perché noi siamo parte di un movimento che viene da lontano) e dell’esperienza del movimento comunista internazionale (perché noi siamo parte di un movimento internazionale, siamo internazionalisti) potremo venire a capo del problema e trovare la via che finalmente ci porterà alla vittoria. Ma preliminare per tutto questo è che ogni via, ogni analisi e ogni proposta ci sia chiara, in quello che ha di comune e in che cosa si distingue dalle altre. Anche questa è una forma di solidarietà verso i compagni: rispettare la posizione di ogni compagno, non deformarla, non confonderla.

Solidarietà è combattere la confusione che la borghesia invece alimenta.

Questa la situazione che dobbiamo affrontare. Che fare?

La causa della borghesia è ingiusta, è antistorica, è destinata alla sconfitta, come furono sconfitti nel passato Giolitti prima e Mussolini poi. Alcuni degli attuali esponenti borghesi saranno loro stessi travolti dalla loro stessa classe che oggi servono perché essa avrà bisogno di azioni più terroristiche di quelle che essi sono capaci di fare. Come Turati e gli altri riformisti italiani furono travolti dal fascismo, come gli esponenti della Repubblica di Weimar, gli assassini di Liebknecht e di Rosa Luxemburg, furono a loro volta travolti dal nazismo.

Se noi cediamo oggi di un passo, noi apriamo, per quanto sta in noi, la strada a un processo di maggiori barbarie.

Per quanto sta in noi CARC, noi non apriremo questa strada, anzi, ci opporremo con tutte le nostre forze.

Facciamo appello a tutte le FSRS perché non seguano gli opportunisti che oggi consigliano di fare un passo indietro.

Facciamo appello a tutti gli operai avanzati, a tutti i lavoratori avanzati, ai giovani e alle donne avanzati perché difendano l’agibilità politica che la Resistenza ha imposto alla borghesia, le conquiste della Resistenza. La libertà politica, per difenderla, bisogna anche esercitarla. È un aspetto indispensabile della difesa della libertà politica. Non si difende la libertà politica solo in astratto e in generale, difendendo la legge che la sancisce e un principio generale. Bisogna difendere ogni singolo aspetto della libertà politica che la borghesia imperialista cerca di ridurre, limitare o eliminare, anche praticandolo. La libertà politica esiste solo come astrazione di un complesso di attività normalmente praticate da milioni di persone. Un diritto alla libertà politica di cui nessuno usufruisce esiste solo sulla carta, cioè di fatto non esiste. Difendere l’agibilità politica per i comunisti, il diritto a discutere e a diffondere le teorie dei comunisti discutendole e diffondendole, il diritto a fare propaganda e agitazione comuniste facendo propaganda e agitazione comuniste.

Veltroni dice che il comunismo è incompatibile con la libertà. In realtà il comunismo è incompatibile con la libertà dei capitalisti così come il dominio della borghesia è incompatibile con la libertà dei comunisti, ma non solo: esso è  incompatibile con la libertà e con una vita dignitosa degli operai, dei lavoratori, delle masse popolari. Per questo la causa dei comunisti può vincere. Sarà una dura lotta ma alla fine saremo noi comunisti che vinceremo.

 

Esprimiamo tutta la nostra solidarietà alle altre FSRS colpite dalla repressione.

Esprimiamo la nostra solidarietà al compagno G. Maj e agli altri compagni della CP, colpevoli di essersi “resi irreperibili alle forze della repressione” per lavorare alla costruzione del nuovo partito comunista italiano. Invitiamo tutti i compagni, i lavoratori avanzati, le masse popolari e le FSRS a esprimere la loro solidarietà e a combattere la campagna di denigrazione e diffamazione portata avanti dalla borghesia e dai suoi apparati di intossicazione contro il compagno G. Maj e gli altri membri della CP.

 

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