Insegnamenti e obiettivi dell’“Operazione 19 ottobre”

Rapporti Sociali 23/24 - gennaio 2000 (versione Open Office / versione MSWord )

 

Con le perquisizioni del 19 ottobre lo Stato della borghesia imperialista italiana e il suo governo hanno riconosciuto il (nuovo)Partito Comunista Italiano come loro avversario.

Non poteva non essere così visto che il partito è comunista in quanto pone a base fondamentale della concezione che guida la sua attività il riconoscimento dell’antagonismo irriducibile tra la classe operaia e il sistema politico, economico e culturale esistente, il sistema della borghesia imperialista. Lo Stato è per sua natura il garante della conservazione di questo sistema: questo il suo compito istituzionale costitutivo, a cui sono subordinate tutte le altre sue funzioni e da cui anzi derivano tutte le altre funzioni (dalla pubblica istruzione, alla previdenza sociale, alla conservazione del patrimonio artistico e del territorio, al suo ruolo nell’economia, alle relazioni estere). Il partito comunista ha quindi il compito di raccogliere ed educare le forze rivoluzionarie e guidarle ad abbattere lo Stato attuale e, in un secondo tempo, nel corso dell’epoca socialista, a rendere superfluo ogni Stato.

Con questa operazione la borghesia imperialista ha riconosciuto il (nuovo) Partito Comunista Italiano come suo avversario. La ricostruzione del partito comunista è il punto centrale dello scontro tra la borghesia imperialista e la classe operaia (quindi le masse popolari, che nella classe operaia hanno la loro unica classe dirigente possibile nel contralto che le oppone alla borghesia imperialista). Questo sarebbe vero anche se nessun membro delle due classi antagoniste se ne rendesse conto. Le classi esistono e agiscono come tali nella realtà prima (e nella storia lo hanno fatto addirittura molti secoli prima) che la loro esistenza e la loro azione fosse conosciuta, cioè esistesse anche nella coscienza degli uomini. Molte FSRS oggi non riconoscono ancora che quello è il centro dello scontro. Tra gli operai, avanzati e no, l’assenza del partito comunista è più sentito come ostacolo principale alla propria azione, come causa principale della condizione di mezza impotenza e di sottomissione a cui sono incatenati che riconosciuto consapevolmente e conseguentemente come un problema da risolvere. Ma la borghesia imperialista ha il potere. Essa ha una lunga esperienza di potere, una lunga esperienza di lotta di classe, di osservazione, di sorveglianza, di prevenzione e di repressione ed è munita di istituzioni addette a questo scopo. Non è quindi possibile che la borghesia imperialista, nelle persone di alcune sue istituzioni statali e no, non si renda conto che la ricostruzione del partito comunista è il punto centrale del suo scontro con la classe operaia, quello dal cui esito dipende lo sviluppo di tutto il resto. Le proclamazione di morte avvenuta del comunismo si susseguono a un ritmo troppo accelerato e con accenti troppo accorati provenienti da troppe parti della borghesia imperialista (buoni ultimi il convegno L’ultimo ottobre, ragionamenti sul comunismo come problema irrisolto, al Liceo classico Torquato Tasso di Roma, 5 novembre ’99 e le celebrazioni del decimo anniversario della “caduta del muro di Berlino”) perché questa preoccupazione dell’intera classe non trovi rispondenza operativa nei suoi organi specificamente addetti alla controrivoluzione. Nella borghesia imperialista vi sono quindi istituzioni e individui che hanno ben chiaro che la ricostruzione del partito comunista è il centro dello scontro della loro classe con la classe operaia e che operano in conseguenza.

Con la campagna di perquisizioni del 19 ottobre e con l’apertura di procedimenti giudiziari per associazione eversiva e sovversiva il riconoscimento è diventato pubblico e plateale, clamorosamente e arrogantemente proclamato. Questo riconoscimento è una lezione per quanti nel nostro campo non riconoscono ancora qual è il vero centro dello scontro tra borghesia imperialista e classe operaia. La borghesia imperialista non può evitare che il riconoscimento plateale fatto da essa acceleri in realtà contro le sue intenzioni e i suoi desideri, il processo di maturazione di alcune FSRS e di alcuni  lavoratori avanzati, li spinga a superare l’arretratezza in cui ancora si barcamenano e a imboccare con semplicità e determinazione la strada della ricostruzione del partito comunista. Sta a quanti lavorano alla ricostruzione del pc accogliere fraternamente i compagni che raggiungeranno le nostre fila nei prossimi mesi. Così come devono preoccuparsi, altrettanto fraternamente, dei compagni che questa prima irruzione arrogante della borghesia imperialista nel nostro lavoro ha scombussolato e magari anche spaventato. Le illusioni sono una tappa normale nel cammino di crescita dei lavoratori dallo stato di speranzosi e rassegnati subordinati dei capitalisti e delle altre autorità della società imperialista a combattenti per la causa del comunismo. Esse cadono una dopo l’altra. La caduta delle illusioni è un avvenimento positivo, mette di fronte più chiaramente ognuno di noi ai nostri compiti reali, ci dà modo di affrontarli e risolverli, di crescere e di rafforzarci. Anche la paura è una reazione normale. Non esistono uomini coraggiosi e uomini paurosi per natura. Abbiamo troppe volte visto compagni e compagne che avevano compiuto grandi imprese diventare cagnolini scodinzolanti e rassegnati e viceversa abbiamo visto uomini e donne qualsiasi, “signori nessuno” li chiamavano i giornalisti borghesi, assumere grandi responsabilità e farvi fronte egregiamente. Quindi non diamo alcun credito alle favole sugli uomini coraggiosi e sugli uomini paurosi per natura, per conformazione cranica o per DNA. I lavoratori diventano coraggiosi man mano che nell’esperienza concreta della lotta politica imparano che il regime che li schiaccia non è onnipotente, imparano a vincere la paura, imparano a superare la venerazione e il rispetto per i loro padroni, la riverenza verso le autorità costituite della borghesia imperialista. I compagni che nonostante la paura causata dall’arroganza e dal potere (effettivi) della borghesia si riprenderanno dallo sbigottimento, stringeranno i denti, riprenderanno il lavoro e rifletteranno con gli altri compagni su quanto a successo e sul suo significato, sui pro e sui contro per la causa del comunismo di quello che successo, ebbene quei compagni affronteranno con maggiore coraggio le prossime prove, che saranno più dure. Si impara a combattere combattendo.

Vediamo alcuni aspetti dell’attività della borghesia imperialista.

La campagna di perquisizioni e di incriminazioni ha colpito varie FSRS: su 60 perquisizioni quasi la metà hanno colpito FSRS diverse dai CARC. Però nei suoi mezzi di intossicazione dell’opinione pubblica la borghesia imperialista ha sempre indicato i CARC come suo obiettivo. Come a dire: la causa di questo danno sono i CARC con le loro azioni avventate o criminali, le vittime siete voi. In alcuni casi è stato clamorosamente palese che erano colpiti compagni notoriamente non appartenenti ai CARC o addirittura ostili ai CARC, ma la borghesia imperialista li ha indicati come appartenenti ai CARC. È quindi palese il tentativo di creare una frattura tra i CARC e il resto delle FSRS, di approfondire questa frattura dove già c’è. Di erigere un cordone sanitario contro i CARC che sono per ora l’unica FSRS che ha espresso pubblicamente il suo sostegno al proposito della Commissione Preparatoria (CP) di convocare il congresso costitutivo del partito comunista. È evidente l’interesse ai fini di mantenere e allargare quello che un tempo si chiamava l’agibilità politica per tutti quelli che lottano per ricostruire il partito comunista che tutte le FSRS dichiarino pubblicamente in qualche maniera di condividere l’obiettivo della CP di convocare il congresso costitutivo del partito comunista e la loro solidarietà ai CARC. Tutte le FSRS che si riconoscono parte di un fronte che lotta per la ricostruzione del partito comunista compiranno un’azione coerente con la lotta che dicono essere la loro lotta se prenderanno nettamente posizione contro la manovra della borghesia, la faranno fallire prima che si sviluppi ulteriormente. Una presa di posizione in materia è una verifica della serietà del proposito di lavorare alla ricostruzione del partito comunista e della serietà e coerenza con cui viene lanciata e sostenuta la proposta di fronte della ricostruzione del partito comunista. La repressione si batte anzitutto rendendo vani i suoi obiettivi politici.

La repressione ha indicato i CARC come responsabili delle azioni avventate o criminali che le forze dell’ordine colpivano. Le stesse “forze dell’ordine” sanno bene che i CARC sono responsabili solo a metà della costituzione della  CP e che non sono affatto responsabili della sua attività. Responsabili a metà della costituzione perché la CP ha fatto proprio il prezioso patrimonio teorico elaborato, propagandato e in parte applicato e verificato dai CARC e una parte dell’esperienza condotta dai CARC, in particolare ha fatto suo il Progetto di Manifesto Programma (PMP) pubblicato dalla SN dei CARC. Perché alcuni compagni che compongono la CP provengono dai CARC. Ma qui si ferma tutto e le “forze dell’ordine” lo sanno. È palese quindi il tentativo di mettere i CARC contro la CP, di intimidire i CARC, di indurre i CARC a dissociarsi dalla CP sconfessando in qualche misura il lavoro che hanno condotto e che conducono per la ricostruzione del partito comunista. È palese il tentativo di creare nel campo delle FSRS che lavorano per la ricostruzione del partito comunista una frattura non determinata da divergenze politiche o teoriche, ma dall’azione della borghesia imperialista. Insomma la borghesia imperialista vuole assumere la direzione della lotta per la ricostruzione del partito comunista, decidere lei cosa è bene e cosa è male, cosa si può fare e cosa no, un po’ come gli israeliani che vogliono decidere loro chi sono i “veri” dirigenti dei palestinesi, qual è la politica che “conviene” ai palestinesi. La borghesia imperialista vuole insomma dirigere lei il lavoro delle FSRS “per la ricostruzione del partito comunista”. I CARC respingeranno questo tentativo della borghesia imperialista, nonostante le difficoltà che incontrano e incontreranno nel conciliare questa resistenza e condurre contemporaneamente la loro attività che resta nell’ambito dei limiti che la borghesia imperialista ha imposto all’attività politica delle masse popolari che sono però anche quanto resta delle libertà che con la Resistenza la classe operaia e le masse popolari avevano strappato cinquant’anni fa.

Infine la deformazione costante delle posizioni della CP e del suo organo La Voce. Sarà una costante. La borghesia imperialista sarà lacerata per un po’ di tempo tra due soluzioni e oscillerà tra un estremo e l’altro: minimizzare l’attività della CP e nascondere al pubblico la sua esistenza oppure gettare fango a palate sulla CP, travisare le sue posizioni e la sua attività, assimilarle a riferimenti storici negativi o sconfitti, impedire che il pubblico conosca il suo organo (La Voce), fingere che non esista, terrorizzare chi diffonde materiali di propaganda della CP, ecc.

Di qui l’importanza, per chiunque ha a cuore la causa del comunismo, di conoscere e far conoscere direttamente e chiaramente le posizioni della CP e la sua rivista La Voce, come pure le posizioni, le analisi e le proposte di tutti quelli che, in Italia e anche all’estero, stanno lavorando alla ricostruzione del partito comunista o hanno già raggiunto tale obiettivo. Di qui l’importanza di coinvolgere più largamente possibile le masse, in primo luogo i lavoratori avanzati e le FSRS, nel dibattito sulla ricostruzione del partito comunista, sulla definizione del suo programma, sul bilancio del movimento comunista internazionale e italiano.

Dobbiamo combattere ogni tendenza a chiuderci nella logica delle società segrete, a restringere il dibattito tra noi. Le masse hanno bisogno di luce e la causa del comunismo vincerà solo perché le masse la faranno propria.

Deformare o nascondere l’avversario è un tratto tipico della “democrazia borghese”, della controrivoluzione, di una borghesia che specula sull’ignoranza, sull’arretratezza, sulla paura, sul servilismo, sull’evasione e sull’oblio per ottenere voti e per distogliere dall’affrontare seriamente ed efficacemente i problemi che ogni giorno ogni lavoratore, ogni uomo e ogni donna delle masse popolari si trovano a fronteggiare. La borghesia non può eliminare questi problemi, deve evitare che le masse li affrontino efficacemente e razionalmente, deve nasconderli o velarli di promesse e di illusioni e, dove non è possibile nasconderli (e oltre un certo limite non le è possibile), deve portare ad affrontarli sul piano dell’elemosina o della disperazione.

L’azione coerente per la ricostruzione del partito comunista, guidata dal patrimonio teorico e dall’esperienza del movimento comunista, spiazza la borghesia e la obbliga ad azioni che ci colpiscono ma nello stesso tempo ci rafforzano. La borghesia non è in grado di impedirlo. La repressione, anche la repressione più feroce, non ha mai fermato un  movimento rivoluzionario guidato da una giusta concezione e da una linea giusta: lo ha costretto a crescere e a rafforzarsi fino a diventare capace di vincere.

 

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