Presentazione

Rapporti Sociali n. 26/27 - gennaio 2001 (versione Open Office / versione MSWord )

 

In questo numero doppio interveniamo su varie questioni. Concludiamo la pubblicazione dell’articolo sul primo governo operaio, la Comune di Parigi, sull’emancipazione delle donne e su Louise Michel, che fu protagonista di quella rivoluzione. Interveniamo con due articoli sulla scienza e sulla tecnologia, campi nei confronti dei quali si sviluppa o un’esaltazione acritica o un rifiuto pregiudiziale. Esaltazione e rifiuto, che in apparenza si oppongono, sono identici nel loro essere superficiali, unilaterali e in definitiva conformi all’ideologia borghese. Proseguiamo con il lavoro sul Progetto di Manifesto-Programma, entrando nel merito di una questione fondamentale qual è l’analisi di classe. Produciamo i comunicati della Segreteria Nazionale dei CARC in merito agli sviluppi della controrivoluzione preventiva che procede con l’operazione iniziata il 19 ottobre 1999 contro il lavoro di ricostruzione del partito comunista italiano, e che in Francia colpisce con l’arresto sette militanti del PCE(r) (Partido Comunista de Espana-reconstituido). Esponiamo i bilanci e i piani di lavoro in merito alle campagne che i CARC hanno svolto nell’anno appena trascorso.

 

Quanto sopra esposto è riflesso del lavoro che conduciamo da tempo, diciamo, “ordinario”. Ma con questo numero affrontiamo soprattutto un passaggio straordinario del nostro lavoro, e indichiamo con il termine “straordinario” qualcosa che indica un salto di qualità. Trattiamo della costituzione di un Fronte popolare per la ricostruzione del partito comunista italiano che partecipi alle prossime elezioni politiche, proposta che è stata lanciata a tutte le forze soggettive della rivoluzione socialista dalla Commissione Preparatoria del congresso di fondazione del (nuovo)Partito comunista italiano.

 

I CARC hanno deciso di raccogliere questa proposta, e hanno mosso i primi passi per metterla in pratica. Partecipare alla campagna elettorale con la parola d’ordine “ricostruire il partito comunista italiano” rappresenta un salto di qualità reso possibile dalla maggiore maturazione delle condizioni della ricostruzione del partito comunista e utile per rafforzare ulteriormente il processo di ricostruzione, usando a tal fine la mobilitazione politica indetta dalla borghesia. Questo salto di qualità è la continuazione di ciò che è stato fatto finora per formare compagni e compagne capaci di ricostruire un partito comunista all’altezza dei compiti, per definire elementi di analisi, programma, linea e metodo del futuro partito, per legare i lavoratori avanzati, in particolare gli operai, le donne e i giovani delle masse popolari al lavoro di ricostruzione del partito comunista.

 

Questo salto è anche rottura, pratica e psicologica, con la logica, minoritaria e indeterminata, di gruppo che fa per fare, che fa qualcosa per le masse, che lotta contro la borghesia, per abbracciare appieno il compito di contribuire alla ricostruzione del partito comunista, per porsi da comunisti, per assumersi in ogni circostanza la responsabilità di proclamare con forza che il socialismo è l’unica alternativa alla barbarie capitalista e di organizzare le masse a costruire le condizioni per la sua instaurazione. È rottura con l’astensionismo di principio che si traduce nello stare “nel proprio brodo” e nel rifiutare di occuparsi dell’attività politica che le masse fanno, lasciando campo aperto ai riformisti e ai predicatori del meno peggio e del “voto contro la destra”, per porsi invece da comunisti il problema delle forme di lotta da adottare, fase per fase, per accrescere la coscienza politica comunista e l’organizzazione delle masse, per raggiungere l’obiettivo oggi della ricostruzione del partito comunista, domani della conquista del potere e dell’instaurazione del socialismo.

  

Partecipare alla campagna elettorale per raccogliere consensi, forze e risorse per la ricostruzione del partito comunista significa raccogliere il “no all’imperialismo” di Seattle, Berlino, Bologna, Praga, Nizza, la disillusione che 5 anni di Centro-sinistra nel nostro paese hanno seminato, il distacco dal regime e dai partiti borghesi, il malcontento che il procedere della crisi generale del capitalismo genera e incanalarlo nella direzione del “sì al comunismo”, della lotta per il comunismo, per una società in cui tutti svolgono un lavoro socialmente utile, per l’uso al servizio degli uomini e delle donne delle vecchie e nuove tecnologie, per l’internazionalismo rivoluzionario.

 

Non c’è vittoria, non c’è conquista senza un vero partito comunista!

 

 

*****Manchette

RAPPORTI SOCIALI

rivista di dibattito per il comunismo

 

Numero 26/27

gennaio 2001

 

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