Tra il “nuovo inizio” di Rutelli e il ritorno di Berlusconi

Rapporti Sociali n. 26/27 - gennaio 2001 (versione Open Office / versione MSWord )

 

Approfittare delle prossime elezioni politiche per rafforzare il lavoro di ricostruzione del partito comunista

 

Nelle prossime elezioni politiche la borghesia di destra e quella di sinistra presenteranno due facce diverse dello stesso obiettivo: portare ulteriormente avanti l’eliminazione delle conquiste strappate nel passato dalle masse popolari. Maggiore libertà di licenziare, riduzione delle garanzie legali dei lavoratori dipendenti, riduzione del sistema previdenziale, trasformazione dei servizi pubblici in merci per chi ha da pagarle: sono obiettivi comuni ai due schieramenti politici della borghesia.

Si tratta di un programma di impoverimento generale della massa dei lavoratori e dei pensionati. E all’impoverimento si accompagna un nuovo dilagare della barbarie e della criminalità capitalista in tutta la società. Se i bambini uccisi per fare filmini pornografici hanno scosso l’opinione pubblica, non dimentichiamo che la stessa classe che uccide bambini per vendere filmini porno, per accumulare profitti fa morire 11 milioni di bambini all’anno: tanti sono quelli che secondo le stime ONU muoiono ogni anno nel mondo per motivi economici: malattie curabili, malnutrizione, fame o stenti. L’eliminazione delle conquiste che il movimento comunista aveva strappato alla borghesia imperialista comporta anche un regresso nei rapporti tra le persone, nella fiducia, nella cultura, nella tolleranza, nella convivenza e nella sicurezza: in una parola un regresso da quei passi verso la civiltà che il movimento comunista nel secolo scorso aveva fatto compiere a una buona parte dell’umanità. Un esempio tra mille: ogni aumento delle tariffe telefoniche e dei trasporti o del costo dei carburanti, per i poveri vuol dire meno relazioni sociali e meno conoscenze. Il movimento comunista aveva imposto alla borghesia ostile e riottosa di distribuire alcuni beni e servizi di base (istruzione, assistenza sanitaria, ecc.) secondo il bisogno anziché secondo il reddito e affermato il diritto universale ad alcune minime cose. L’eliminazione delle conquiste vuol dire un regresso generale alla distribuzione secondo il reddito: chi può pagare ha tutto, gli altri si arrangiano. Ma ciò avviene ora in condizioni peggiori di quelle di cinquanta anni fa: ora l’acqua di rubinetto è imbevibile, l’aria delle città irrespirabile, la dipendenza della popolazione dai capitalisti (la proletarizzazione) maggiore, ecc. L’eliminazione delle conquiste vuol dire che la barbarie e la criminalità capitaliste e la lotta per la sopravvivenza occupano nuovamente ogni aspetto della società, ma enormemente peggiorate, rispetto a un secolo fa, dalla potenza ingigantita dei mezzi oggi a disposizione della classe dominante.

L’eliminazione delle conquiste è una strada obbligata per tutta la borghesia imperialista. È un passaggio obbligato per aumentare i profitti e in regime borghese i profitti sono la parte essenziale e il motore determinante di ogni economia nazionale e di tutta l’economia mondiale. Ma i capitalisti possono aumentare i profitti solo spremendo all’osso (sui salari, sulle condizioni di lavoro, con il carovita e con le tasse) i lavoratori che sono direttamente nelle loro mani e portando via agli altri capitalisti quello che questi hanno spremuto ai loro lavoratori. Per i capitalisti non esiste altra via per sviluppare l’economia, addirittura non esiste altra economia. Per i capitalisti è un luogo comune che le aziende esistono per produrre profitti. Le aprono solo se hanno prospettive di buoni profitti, le chiudono se non danno il massimo dei profitti ottenibili. È per questo che anche nel nostro paese destra e sinistra borghese si confondono, si rubano i programmi e le parole d’ordine, cercano di strapparsi alleati, voti e consensi con operazioni di mercato e di immagine, hanno ridotto la lotta politica a una fiera, un mercato e un bordello. Polo delle libertà e Centro-Sinistra sono due coalizioni temporanee di interessi eterogenei che si contendo il potere e la parte del leone nella spartizione del bottino della rapina ai danni delle masse popolari.

 Nella borghesia francese e tedesca pare prevalgono i fautori dell’integrazione europea e della contrapposizione agli USA. L’egemonia americana in Europa vorrebbe dire l’eliminazione di quanto resta delle conquiste e il trasferimento in Europa, in versione peggiorata perché al servizio della stabilità politica degli USA, del modello americano di lotta per l’esistenza e di sfruttamento all’osso. Ma la UE, a sua volta, per i lavoratori non sarà meglio. Karl Lamers, portavoce di politica estera della CDU e fautore della UE, ha dichiarato recentemente che “per il rafforzamento della UE è necessario, in primo luogo completare le riforme strutturali (pensioni, tasse, mercato del lavoro) nei dodici paesi dell’Unione dell’euro. Poi occorre approfondire la cooperazione, intensificare cioè il lavoro politico del gruppo euro, parlo del coordinamento delle politiche macroeconomiche e di un certo livello di armonizzazione. Queste cose sono previste dal Trattato di Maastricht”. Anche dopo il fiasco di Seattle, l’Organizzazione Mondiale del Commercio sta mettendo a punto i trattati che vincoleranno il governo di ogni paese a imporre che l’assistenza sanitaria, l’istruzione e altri servizi siano prodotti e venduti unicamente come merci: il 5 e 6 ottobre sono riprese a Ginevra le riunioni del Consiglio per il commercio dei servizi, con l’obiettivo di dare attuazione all’Accordo generale sul commercio dei servizi firmato nel 1994 a Marrakesh. Questo è il futuro che le due cordate imperialiste preparano ai lavoratori e la borghesia italiana si deve per forza attaccare o all’una o all’altra.

Da noi il ministro della sanità, Veronesi, ha già fatto alcuni passi per distinguere le medicine per i poveri dalle altre e per avviare gli ospedali fatiscenti alla chiusura, anziché al risanamento. La nuova Legge Finanziaria non deve trarre in inganno. È la legge acchiappavoti del Centro-Sinistra. I benefici annunciati per i prossimi anni non saranno attuati e quelli immediati che saranno erogati prima delle elezioni, saranno rimangiati silenziosamente. Se hanno dato 5 suonando la grancassa, portano via 10 alla chetichella. Visco e Del Turco non avevano ancora finito di declamare i benefici che il governo dava alle famiglie italiane (350.000 lire di tasse in meno a fine anno in media - e sarà la media dei due polli di Trilussa - a ogni famiglia), che già fioccavano gli annunci di aumenti per acqua potabile (cosiddetta per abitudine!), gas, luce, nettezza urbana, trasporti marittimi, urbani e ferroviari, tabacco, autostrade, medicine, canone RAI, istruzione, carburanti. La contesa elettorale tra Polo della libertà e Centro-Sinistra nell’imminenza delle elezioni costringe il governo a fare alcune concessioni, ma porta anche qualcosa delle sue malefatte a conoscenza dell’opinione pubblica. Ma in linea generale i due blocchi borghesi fanno come i ladri di Pisa della vecchia novella: litigano a gran voce di giorno ma di notte vanno assieme a rubare.

“Il ruolo politico (e storico) svolto dal Centro-Sinistra negli anni 1995-2000 è stato quello di demoralizzare gli operai, disgregare quanto restava della loro forza politica che faceva capo ancora quasi interamente alle vecchie organizzazioni politiche e sindacali profondamente corrotte e subordinate alla borghesia”. Negli ultimi cinque anni il Centro-Sinistra ha svolto egregiamente questo suo triste compito storico e oramai è rimasto ben poco da fare al riguardo. Non vi è più una sinistra cui la borghesia imperialista possa affidare la realizzazione di un programma di destra (come diceva un po’ di tempo fa Agnelli). “E, quello che più conta, la borghesia nel complesso è convinta di non averne più bisogno. Per questo si è esaurito il ruolo storico della sinistra borghese e con esso si è esaurita la stessa sinistra borghese come forza politica.”

Della sinistra borghese sopravvive solo una corrente culturale, la cultura borghese di sinistra.(1) Essa esprime l’influenza ideologica della borghesia sulle masse popolari, un’influenza che fa leva sull’arretratezza peculiare di alcune classi delle masse popolari. Una cultura pessimista e catastrofista (basta pensare a Luigi Pintor e a Giorgio Bocca), buonista, d’evasione, velleitaria e campata in aria, che sostituisce l’analisi concreta delle situazioni con principi svuotati di ogni contenuto, la denuncia delle cause dei mali e delle forze sociali che le impersonano con la declamazione scandalistica e moralistica, l’indicazione delle forze sociali interessate al cambiamento e il sostegno ad esse con l’invocazione della buona volontà e la pratica dello scandalo.

 

 1. Sulla cultura borghese di sinistra vedasi La verità è rivoluzionaria, in Rapporti Sociali n. 1 (1988).

 

Dato che non esiste un forte movimento comunista, non esiste più neanche una vera sinistra borghese come forza politica, cioè una sinistra espressione della borghesia che fa “concessioni” alle masse popolari per distoglierle dal comunismo. “La sinistra borghese che attua, anche riguardo agli interessi diretti e immediati delle masse, il programma della destra, non riesce neanche a stare in piedi perché equiparandosi alla destra si annulla”. Come Blair copia la Thatcher, Rutelli (se un ribaltone non lo scrosterà dal ruolo di candidato premier) copierà Berlusconi, come prima di lui hanno fatto Dini, Prodi, D’Alema, Amato. Non a caso l’argomento principe di Berlusconi è che lui è più bravo a fare quello che gli altri dicono solamente. L’appoggio alla pseudosinistra borghese, impersonato dal PRC, in realtà nelle condizioni attuali apre la strada alla destra, come i fatti degli ultimi 5 anni dimostrano. “Senza un forte movimento comunista la sinistra borghese per la borghesia imperialista non ha ragione di esistere salvo che inizialmente, quando si tratta di logorare le ultime capacità di lotta della classe operaia e delle masse popolari attorno ai vecchi centri di aggregazione” (sindacati di regime, associazioni di categoria). Finché la borghesia imperialista ha ancora paura di quello che può succedere se mangia troppo, quando pensa ancora che “senza la collaborazione dei sindacati e in generale dell’aristocrazia operaia (costituitasi nel periodo precedente, come escrescenza del movimento comunista) non si può fare niente”. Ora, dopo 5 anni di esperienza di Centro-Sinistra, la borghesia imperialista si è convinta che può fare tutto anche senza i sindacati e che quello che resta dei sindacati (e in generale della aristocrazia operaia) collaborerà. Infatti il Centro-Sinistra ha anche logorato e diviso i sindacati di regime. Tutto ciò conferma che le vie possibili, realistiche di sviluppo della società attuale sono due (classe operaia/borghesia imperialista) e non tre.

“L’ora è passata alla destra o a una sinistra eguale alla destra: cioè in ogni caso a coalizioni di interessi, a coalizioni prive di sostanziale diversità per le masse, a coalizioni di gruppi imperialisti che si aggregano in base ad accordi sulla reciproca tutela dei rispettivi interessi. Proprio per questo ‘la divisione tra sinistra e destra non ha più senso’, proprio per questo il governo e i partiti di sinistra non fanno più neanche ‘discorsi di sinistra’, proprio per questo ‘non esistono più steccati ideologici’ tra la destra e la sinistra borghesi, proprio per questo gruppi e uomini politici passano con facilità da una coalizione all’altra (trasformismo)”: bastano un po’ di soldi rubati all’erario, qualche promessa di buone rendite, qualche impegno per future carriere. Tra il ‘96 e il 2000 ben 286 deputati e senatori (su un totale di circa mille) hanno cambiato schieramento, alcuni per ben cinque volte. “Questa ‘sinistra’ eguale alla destra, se non è efficacemente contrastata, ha sulla classe operaia, sul proletariato, sulle masse popolari un profondo effetto demoralizzante e disgregatore. Conferma capillarmente e nella pratica ad ogni lavoratore che non c’è scampo, che non c’è una via collettiva di salvezza, che ‘la politica è una cosa sporca’, che ‘ognuno pensa per sé’, che ‘sono tutti eguali’, che ‘niente può cambiare’”, che “ognuno deve fare da sé”, arrangiarsi: cioè quello che la destra estrema predica apertamente e sguaiatamente. Se non è contrastata dal movimento comunista, genera disperazione in alcuni e individualismo, egoismo e arrivismo in altri.

Siamo oramai quasi arrivati al punto che destra e sinistra borghesi sono per le masse popolari sul piano concreto la stessa cosa. Restano solo sfumature. Il Polo delle libertà (padronali) e buona parte del Centro-Sinistra vogliono semplicemente abolire l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (giusta causa nei licenziamenti individuali per i dipendenti di aziende con più di 15 dipendenti), Cofferati e una parte del Centro-Sinistra invece preferiscono abolire gradualmente le categorie di lavoratori che ne usufruiscono: già oggi più dei tre quarti dei nuovi assunti lo sono con contratti atipici o in aziende formalmente piccole. Anche per il resto della legislazione del lavoro, per il TFR e le pensioni, per le privatizzazioni e i servizi pubblici restano solo sfumature del genere. Ora il contrasto nella borghesia imperialista non è più accentrato attorno a come togliere alle masse popolari (la maggior parte dei gruppi pensa di poter togliere impunemente), quindi destra e sinistra si confondono. Il contrasto tra i gruppi imperialisti è accentrato attorno ai  loro interessi, in particolare al contrasto sempre più acuto tra la borghesia imperialista USA e la borghesia imperialista franco-tedesca. Il Vaticano in particolare non ha ancora deciso cosa fare e il regime fascista prima e quello democristiano dopo hanno fatto del Vaticano l’eminenza grigia dell’Italia, il governo italiano di ultima istanza.

Le masse popolari in questo c’entrano solo in quanto depositarie di voti, al momento delle elezioni. Devono scegliere quale delle due coalizione governerà. Per i gruppi imperialisti si tratta di accalappiare voti con una campagna di promozione alla Berlusconi, diretta dagli specialisti di marketing. Berlusconi è nato alla politica come agenzia pubblicitaria, Rutelli lo sta imitando. Berlusconi ha sentenziato da tempo che nelle elezioni si vende un programma politico come normalmente si vende la coca cola. La realtà è peggiore: si confeziona il programma politico che si pensa di poter vendere meglio. Rutelli, il candidato premier del Centro-Sinistra, ha già fatto venire dagli USA i consulenti per la sua campagna pubblicitaria, Jeremy Rosner e Tal Silberstein della GCS3 (Stan Greenberg, James Carville, Robert Shrum), per confezionare il suo programma. Non sarà da meno di Berlusconi. Mancano soldi per tutto, ma per questo li troveranno: legalmente (con i rimborsi ai partiti) o illegalmente (con le tangenti e le consulenze d’oro), le spese le pagheranno i contribuenti italiani.

Il Centro-Sinistra non chiede alle masse popolari voti in nome di quello che ha fatto nei cinque anni passati al governo del paese. Si è ridotto a chiedere “un voto contro la destra”. Questo è il “nuovo inizio” di Rutelli. In questo modo fa un grande servizio alla destra e alla borghesia tutta (“solo con la destra forse si può cambiare qualcosa”) e nello stesso tempo enuncia, per chi la vuol capire, una grande verità: “la borghesia non ha altro programma che quello della destra”, la gara elettorale si riduce alla contesa per la leadership: a chi affidarne la realizzazione? “La realtà ha dimostrato che il governo del Centro-Sinistra è stato peggio dei governi DC: infatti questi erano ancora condizionati dalla forza del movimento comunista internazionale e nazionale. Non hanno mai osato calpestare la Costituzione fino a fare una guerra (i primi giorni di nascosto), neanche quando i loro padrini USA erano impegnati a bombardare la Corea o il Vietnam o ad invadere il Libano, ecc.” Il Centro-Sinistra chiude con 8.000 soldati italiani in giro per il mondo a “mantenere l’ordine” che uccide ogni anno, dice l’ONU, più di 50 milioni di persone senza impiegare neanche una pallottola: bastano fame, malnutrizione, stenti, malattie curabili.

La stessa logica che porta i componenti dell’ex coalizione della sinistra borghese ad attuare un programma di destra, li porta anche a scontrarsi con la destra. Ambedue i fronti della borghesia sono coalizioni storicamente determinate (ma estremamente fragili, per cui Mastella, D’Antoni e altri minacciano ogni giorno di cambiare campo) di gruppi ognuno dei quali difende i suoi interessi (con i limiti che la situazione impone).

 

*****Manchette

Ogni volta che la borghesia, qualche suo portavoce o qualcuno dei nostri culturalmente succube della borghesia dice che non ci sono i soldi per fare questo o quello, ricordate sempre il lusso e lo spreco delle classi dominanti, dei loro leccapiedi e delle loro istituzioni.

Ogni volta che parlando della miseria del “terzo mondo” i succubi della cultura borghese invocano l’aumento degli aiuti dei paesi ricchi e denunciano la pochezza di questi aiuti, ricordate sempre che non è la mancanza di aiuti e la scarsa attenzione dei ricchi che soffocano i paesi poveri, ma il loro sfruttamento e il loro intervento a sostegno dei regimi reazionari asserviti: i paesi poveri muoiono a causa della grande attenzione che i gruppi imperialisti, i loro Stati e le loro associazioni criminali hanno per essi.

Ogni volta che preti e benefattori piangono sulle differenze tra paesi poveri e paesi ricchi, ricordate sempre che essa deriva dalla differenza tra ricchi e poveri che vi è in ogni paese, anche nei paesi più ricchi e che ogni progetto di eliminare la prima senza eliminare la seconda è o un’illusione o un imbroglio per deviare i poveri dall’unico percorso realistico per eliminare entrambe le differenze: quello del comunismo.

 

*****

 

 Il Vaticano non ha ancora scelto quale strada prendere (USA o UE, Fazio o Berlusconi, ecc.) e la sinistra che fa il programma della destra “condanna” anche la aristocrazia operaia (l’Unità chiude, tutte le strutture della aristocrazia operaia vengono ridimensionate), come condanna anche i lavoratori autonomi (camionisti, benzinai, allevatori, bottegai, coltivatori diretti, piccoli professionisti, ecc.). Gli opposti schieramenti borghesi (anche se conserveranno per un po’ i nomi di destra e sinistra) in realtà sono coalizioni di interessi di gruppi imperialisti, sempre più rissose e più instabili. Il capitale finanziario per sua natura permette di legare alla cordata del grande anche una folla di piccoli capitalisti (e anche di lavoratori con risparmi), ma permette anche una mobilità che il capitale industriale non ha. Pannella e Bonino hanno cercato per mesi di vendere i loro servizi al campo che offriva di più. Il mercato di Bossi e della Lega si è chiuso qualche mese fa. Il trasformismo e il mercato dei voti e dei parlamentari sono insiti nella situazione, non sono né accidentali né individuali. Come non lo è la corruzione generalizzata dei pubblici amministratori e degli uomini politici che si appropriano del pubblico denaro, che vendono informazioni, leggi, concessioni, licenze, permessi e appalti. Come non lo è la corruzione degli amministratori delle società per azioni ai danni degli azionisti. La “caduta delle ideologie” significa che la borghesia non ha futuro, non ha obiettivi, naviga a vista, ognuno difende la sua borsa e la sua ambizione. Senza lotta contro il comunismo non hanno più obiettivo comune e per ora “il comunismo è morto”. La “sinistra” borghese sotto un aspetto (attuando il programma della destra), difende gli interessi borghesi dei gruppi imperialisti che la compongono (le nomine RAI, gli appalti UMTS, ecc.) contro le masse popolari; sotto un altro aspetto (con la lotta contro la “destra”) li difende contro gli altri gruppi imperialisti. Arruoleranno nella “sinistra” tutti gli arnesi disposti a una coalizione di interessi, ramazzeranno tutto quello che si lascia ramazzare. Cioè Massimo Moratti sindaco di Milano, Luigi Abete a Roma, Pininfarina a Torino, come hanno preso Illy per Trieste. Manca solo che riescano a indurre Agnelli a presentarsi come candidato premier del Centro-Sinistra. Se Woityla fosse proponibile, i partiti del Centro-Sinistra ne sarebbero entusiasti. Da mesi è una gara a presentarsi come gli interpreti più fedeli del pensiero del papa e come i realizzatori più zelanti delle sue parole: ma non gliene va bene una (il chierichetto di Rebibbia si ammazza, Alì Agca denuncia il Vaticano sebbene, lo dice Priore, in cambio della grazia avesse promesso di non parlare e nella Chiesa cattolica stessa crescono i contrasti). Amato, Fazio, D’Antoni, Rutelli sono i loro uomini di punta. Come lo sono stati Dini, Prodi e D’Alema.

I lavoratori che ancora nutrono illusioni in questa sinistra borghese, le perderanno nei prossimi anni. Molti le hanno già perse completamente o in gran parte. Proprio per questo durante la prossima campagna elettorale gli esponenti della sinistra borghese faranno di tutto per “dire qualcosa di sinistra agli elettori di sinistra”: hanno già incominciato col Gay Pride, con la fecondazione artificiale, con la conferenza stampa del 22 giugno dei DS sulle stragi (e il 28 settembre a Roma controvoglia hanno iniziato il processo per Ustica), con la lotta contro i cibi transgenici, con Bertinotti ritornato in TV, col no all’amnistia sui reati di corruzione (i rei sono tutti fuori, i processi sono insabbiati, Berlusconi, Previti, Dell’Utri sono assolti o le loro condanne sterilizzate: quindi la posizione è completamente demagogica), Cesare Salvi e il suo Socialismo 2000, ecc. Continueranno su questa solfa: con i diritti economici e sociali della Carta Europea dei Diritti (Consiglio Europeo di Nizza a dicembre) e con altre mille trovate.

E alle FSRS e ai lavoratori avanzati, dei quali hanno bisogno per raccogliere elettori di sinistra, faranno in sostanza il discorso “un voto contro la destra”, stendendo un velo sul fatto che anche sul piano dei diritti democratici il centro sinistra ha svenduto tutto quello che poteva (né poteva fare diversamente): basta pensare alla scuola privata, al servilismo del governo e del comune di Roma verso il Vaticano, alla liquidazione di Mani Pulite; e la guerra alla Jugoslavia, l’occupazione dell’Albania, la violazione palese della Costituzione, la guerra fatta per alcuni giorni di nascosto, l’eliminazione della leva e la costruzione di un esercito mercenario, i CC quarta arma autonoma, ecc.

La sinistra borghese e i riformisti che l’appoggiano faranno un’intensa campagna per “un voto contro la destra” per subordinare Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista e lavoratori avanzati alla sinistra borghese (DS) o almeno ai  riformisti (PRC). Tra di loro si sono già spartiti i ruoli. Massima divaricazione per evitare nuove astensioni e raccogliere i vecchi astensionisti per un accordo sottobanco. Veltroni ha già dichiarato: “Con Bertinotti non faremo alcun accordo programmatico, non esistono le condizioni. Esistono due sinistre, una riformista e una comunista [è il riconoscimento che Bertinotti reclama da anni, ndr]. Queste due sinistre non necessariamente devono prendersi a randellate tutti i giorni, ma sono diverse. Quello che va valutato è se, in determinate condizioni politiche, essendoci un sistema bipolare, la sinistra comunista abbia interesse a creare condizioni di disturbo tali da indebolire la sinistra riformista nel confronto con la destra”. Ecco l’accordo e la divisione dei compiti.

“Tra le masse (tra le FSRS e tra i lavoratori avanzati) il discorso ‘un voto contro la destra’ è l’opposto della ricostruzione del partito comunista. Significa fiducia nella sinistra borghese (che si è dimostrata una sinistra di nome) e nei suoi amici del PRC, anziché fiducia nel comunismo, nelle proprie forze, ecc. Quindi niente lavoro di raccolta delle proprie forze, niente lavoro per la ricostruzione del partito comunista, per la mobilitazione della sinistra delle masse popolari.”

Nel movimento del “no all'imperialismo” di Bologna, Berlino, Seattle occorre rafforzare il “sì al comunismo”. I movimentisti, gli avventurieri, i codisti non lo capiscono. Il nostro compito specifico è rafforzare il “sì al comunismo”, altrimenti “la protesta si limiterà al rifiuto del futuro (della mondializzazione, degli OGM, della clonazione, ecc.) e alla conservazione del passato e delle proprie particolarità. Su questo terreno cadrà inevitabilmente sotto l’egemonia del Vaticano e dei gruppi fascisti e prima o poi confluirà nella mobilitazione reazionaria delle masse”, in un futuro movimento “per la purezza del nostro sangue, la conservazione della nostra terra e la perpetuazione del buon vecchio tempo antico” (ricordate che il nazismo era ecologista, igienista e reazionario). Come rafforzare il “sì al comunismo” nel movimento di massa del “no all’imperialismo USA”? “La risposta è: promuovendo un movimento in qualche misura di massa per il comunismo, per i nuovi rapporti di produzione (la nuova società in cui tutti svolgono un lavoro socialmente utile e nessuno resta infognato nello stesso lavoro a vita), per i nuovi rapporti sociali, per l’internazionalismo (non da ONG e missioni, ma rivoluzionario), per l’uso al servizio degli uomini e delle donne delle nuove e delle vecchie tecnologie”. Quindi non la fiducia alla sinistra borghese e ai suoi assistenti del PRC, ma lotta per la ricostruzione del partito comunista.

Senza questo, le manifestazioni anti Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), anti ONU, anti OCSE, anti FMI, ecc. si riducono a richiesta ai ricchi di avere pietà (aspetto che è comunque presente in quelle dimostrazioni, ma non è il solo), pietà che nella pratica si riduce a qualche briciola per i capetti delle manifestazioni (ai Luca Casarini di turno) e a incitamento alla mobilitazione reazionaria, a cercare di salvare i propri legittimi interessi ai danni dei legittimi interessi di un’altra parte delle masse popolari, anziché lottando contro la borghesia imperialista.

Questa è la situazione che devono affrontare le FSRS di sinistra, cioè quelle FSRS che riconoscono che la ricostruzione del partito comunista è il compito principale in questa fase, il primo indispensabile passo da fare. Le FSRS di destra, cioè quelle che ritengono possibile costruire un blocco sociale antagonista, un forte movimento rivendicativo o altro del genere senza avere prima ricostruito il partito comunista, sono naturalmente portate ad appoggiare chi (il PRC) appoggia la pseudosinistra borghese o a prendere il suo posto. Lo si è visto e confermato nelle ultime elezioni regionali. Hanno cercato di presentare proprie liste solo dove il PRC era direttamente combinato in una unica lista con il Centro-Sinistra e hanno presentato piattaforme elettorali quanto più possibile simili a quelle che avrebbe presentato il PRC se si fosse presentato autonomamente. Sta invece alle FSRS di sinistra, se vogliono mantenere fede al loro obiettivo anche nelle circostanze favorevoli insite in una campagna elettorale, fare delle elezioni politiche indette dalla borghesia per i suoi scopi, uno strumento

- per lanciare su grande scala alla classe operaia, al proletariato e alle masse popolari l’appello a conferire forze e risorse alla ricostruzione del partito comunista, ad appoggiare la ricostruzione del partito comunista;

 - per raccogliere le forze (lavoratori avanzati e altri elementi avanzati delle masse popolari) già oggi disponibili ad affrontare questo compito, forze che oggi sono ancora in gran parte disperse tra le masse;

- per creare un terreno più favorevole alla ricostruzione del partito e quindi alla maturazione di nuove forze.

 

*****Manchette

 

Le privatizzazioni costituiscono in linea di principio una enorme limitazione della partecipazione delle masse popolari alle decisioni che riguardano la loro vita, quindi un regresso su grande scala in termini di democrazia: il regresso attuale è limitato solo dal fatto che la partecipazione conquistata in termini di principio, sotto il dominio della borghesia era di fatto rimasta in larga misura sulla carta. La riduzione della spesa pubblica per servizi costituisce un regresso su larga scala dalla distribuzione “a ognuno secondo i suoi bisogni” conquistata almeno per alcuni beni (sanità, istruzione, ecc.) e dalla garanzia di alcuni minimi, alla distribuzione a ognuno secondo quanto può pagare: il regresso attuale è limitato dalla corruzione e dalla grettezza con cui la borghesia aveva amministrato i diritti conquistati.

L’eliminazione delle conquiste in tema di diritti dei lavoratori costituisce un regresso verso l’arbitrio padronale e la condanna dei lavoratori a “fare ognuno per sé”, alla rottura di quel tanto di solidarietà collettiva costruita dal movimento comunista.

L’eliminazione delle conquiste strappate dalla borghesia è il nuovo dilagare nella società della barbarie capitalista che il movimento comunista aveva in parte cancellato, in condizioni che la rendono ancora più distruttiva di quello che era nel passato.

 

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Sta alle FSRS valutare quale sia il metodo più efficace per raggiungere nelle prossime elezioni questi risultati. Valutare assieme questo è già un passo per costituire quel Fronte per la ricostruzione del partito comunista che i compagni di Iniziativa Comunista e Linearossa avevano proposto nel marzo dell’anno scorso (Appello contro la frantumazione nella lotta per la ricostruzione del partito comunista). La presentazione di proprie liste elettorali a mio parere consente di condurre una campagna molto più efficace per la ricostruzione del partito che non una semplice campagna di propaganda che si conclude con l’indicazione dell’astensione o del voto di protesta. Credo che chiunque ha un po’ di esperienza nel campo sarà d’accordo che è così. Occorre quindi valutare dove esistono le forze sufficienti per presentarle, per raccogliere candidati e firme, per superare i vari ostacoli che la borghesia frappone alla presentazione di nostre liste. In ogni caso indicendo le elezioni la borghesia mobilita l’attenzione di una parte ancora importante delle masse popolari attorno ai problemi politici e ci offre una situazione in cui occorre impegnare le nostre forze e impegnare tutte le forze (FSRS, lavoratori avanzati e rivoluzionari prigionieri) che ci sono e che riusciamo a raccogliere, per chiamare a raccolta tutti quelli che sono per il partito comunista; tutti quelli che si rendono conto che finché c’era un partito comunista i lavoratori erano più forti; anche quelli che non riescono ancora a vedere che non era il PCI revisionista che li faceva più forti: era quello che nonostante il revisionismo sopravviveva della Resistenza e delle lotte del passato (succede da noi come succede all’Est, dove l’opinione corrente tra quelli che hanno più di 30 anni è che si stava meglio prima senza rendersi ancora conto che il prima ha ceduto pacificamente il posto al presente); tutti quelli che vogliono cambiare, tutti quelli che non ne possono più del regime attuale. “Con la parola d’ordine della ricostruzione del partito comunista, del socialismo e del comunismo, spiegando che col capitalismo si va alla rovina, si va alla malavita, si va alla legge della giungla applicata capillarmente e senza altro freno che non sia l’elemosina, si va al marasma, si va alla distruzione, si va alla guerra. L’unico “pacchetto sicurezza” per le masse popolari è la lotta contro la borghesia imperialista. Senza questo, l’insicurezza, l’arbitrio, la malavita e la precarietà aumenteranno per le masse popolari.” “Solo se la lotta delle masse popolari per la propria sopravvivenza verrà indirizzata contro la borghesia imperialista e contro i ricchi (mobilitazione rivoluzionaria), per togliere ai ricchi ricchezza e potere, essa smetterà di  diventare sempre più una lotta di poveri contro altri poveri (mobilitazione reazionaria), tutti oppressi dalla classe dominante con una quantità crescente di poliziotti, telecamere, leggi e tribunali. Il comunismo è difficile ma possibile. In definitiva è una cosa semplice.”

Il criterio delle FSRS di sinistra nelle prossime elezioni politiche non deve essere quello di rendersi più accettabili possibile, di essere più simili possibile al PRC e alle FSRS di destra. Al contrario, deve essere quello di distinguersi più chiaramente possibile, di caratterizzarsi bene come costruttori del partito della rivoluzione socialista e del comunismo. Non dobbiamo aver presente il lavoratore che nutre ancora molte illusioni nel regime e presentarci a lui come quelli che faranno veramente gli interessi dei lavoratori in questo regime e spiegargli quali sono i veri interessi dei lavoratori. Dobbiamo aver di mira quelli che non hanno più alcuna illusione in questo regime, che ripongono le loro speranze nella sovversione dell’attuale regime. Dobbiamo dare una buona ragione di raccogliersi sotto la nostra bandiera ai lavoratori avanzati che hanno già perso ogni illusione nella borghesia, che sono già convinti che è indispensabile ricostruire il partito comunista, che sono già convinti che il partito comunista è la condizione necessaria anche per dare maggiore forza alla difesa delle conquiste e alle lotte rivendicative. Oggi questi lavoratori e questi elementi avanzati delle masse popolari sono sparsi: l’obiettivo principale della nostra campagna elettorale è raccoglierli perché lavorino alla ricostruzione del partito comunista. Quanti voti questi porteranno alle nostre liste dove riusciremo a presentarle, è secondario, dipenderà dalla influenza sociale che questi lavoratori avanzati già hanno tra i loro compagni di lavoro e in generale tra le masse popolari. Influenza che certamente oggi è limitata, tanto più limitata quanto più ognuno è isolato da altri lavoratori avanzati, disperso tra le masse, non ancora coinvolto nel lavoro di ricostruzione del partito comunista secondo una linea giusta di ricostruzione. Il nostro obiettivo principale nella campagna elettorale è raggiungere questi lavoratori avanzati e raccoglierli, per proseguire dopo, con loro, il lavoro di ricostruzione del partito comunista.

Distinguersi chiaramente dai riformisti non vuol dire chiudere pregiudizialmente le porte alle FSRS di destra. Al contrario bisogna sollecitare la loro partecipazione alla campagna elettorale su una piattaforma messa a punto dalle FSRS di sinistra, all’insegna della parola d’ordine “Ricostruire il partito comunista”. Perché in ogni FSRS di destra (intesa come sopra indicato), vi è anche una sinistra che vuole il partito comunista. La partecipazione a una campagna elettorale all’insegna della parola d’ordine “Ricostruire il partito comunista”, la rafforzerà e la mobiliterà per conquistare il centro e isolare la destra. Dobbiamo applicare in grande il metodo della linea di massa.

“Le masse abbandonano i partiti di regime e in misura particolare i partiti della sinistra borghese e i riformisti (dato emerso nelle regionali e nei referendum): è un importante segnale positivo per noi. Possiamo e dobbiamo incanalare questo malcontento nella direzione della lotta per il comunismo e quindi in primo luogo legarlo al processo di ricostruzione del partito comunista stabilendo legami di ogni tipo e ad ogni livello, dai più alti ai più aleatori e tenui, per poi svilupparli e rafforzarli.”

La campagna elettorale deve avere l’obiettivo di “legare gli elementi avanzati delle masse popolari al processo di ricostruzione del partito comunista” e “legare i lavoratori avanzati (in particolare gli operai) al processo di ricostruzione del partito comunista”.

Marco Martinengo

 

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