La politica da Fronte
e la mobilitazione dei giovani delle masse popolari

Rapporti Sociali 31-32 - dicembre 2002  (versione Open Office / versione MSWord)

 

Lo strumento per fare politica da Fronte è la linea di massa e questo vale anche rispetto alla mobilitazione dei giovani. Anche qui, infatti, si tratta prima di tutto di individuare le tendenze positive (corrispondenti agli interessi delle masse popolari: la rivoluzione socialista e il comunismo) separandole da quelle negative (frutto dell’influenza della classe dominante e delle contraddizioni tra le masse popolari elevate a contraddizione principale). Si tratta, quindi, di rafforzare e sviluppare la tendenze positive e combattere quelle negative. Le due tendenze opposte sono presenti in ogni organismo, anche in quelli dove si aggregano i giovani.

Le aggregazioni giovanili sono unità di opposti, sono cioè contraddittorie, perché sono modi di unirsi entro una società dove la tendenza dominante sta nel dividere e nell’isolare, una società governata dal modo di produzione capitalistico, dove il rapporto fondamentale è quello tra il singolo compratore e il singolo venditore di forza lavoro. Anche le aggregazioni giovanili, dunque, sono Forme Antitetiche dell’Unità Sociale (FAUS).(1) Le Forme Antitetiche dell’Unità Sociale sono iniziative, istituzioni, pratiche che rappresentano soluzioni parziali e limitate alla contraddizione fondamentale del modo di produzione capitalistico, quella tra forze produttive che assumono sempre più carattere collettivo e rapporti di produzione fondati sulla proprietà privata. Servono a mantenere l’unità, la coesione e la cooperazione necessarie al modo di produzione capitalistico a fronte della necessità altrettanto forte dell’iniziativa economica privata e della proprietà privata delle forze produttive. Possono essere istituzioni promosse dalla borghesia imperialista o richieste e ottenute dalla classe operaia.(2) Hanno avuto un primo grande sviluppo all’inizio del secolo scorso e il loro sviluppo massimo nell’epoca del capitalismo dal volto umano, dal 1945 al 1975. A partire da quella data è in corso in tutti i paesi imperialisti lo smantellamento di quelle FAUS. È uno smantellamento parziale, che non può arrivare fino in fondo perché il carattere collettivo delle forze produttive è aumentato, ma che riduce e peggiora le prestazioni che ognuna di esse dà alle masse, le riduce ancora più a strumento di sfruttamento, di controllo, di corruzione e di speculazione. Lo sviluppo dei Centri Sociali, delle associazioni di volontariato e di iniziative come le nuove Case del Popolo mettono in luce una strada consistente nella costruzione da parte delle masse di proprie strutture per soddisfare quegli stessi bisogni che lo Stato imperialista non soddisfa più.

 

1. Le Forme Antitetiche dell'Unità Sociale furono individuate come tali da Marx nei Lineamenti per la critica dell'economia politica (Ed. Einaudi, pagg. 90 - 93). Per maggiori dettagli vedi Don Chisciotte e i mulini a vento (numero monografico di Rapporti Sociali, n. 0, pagg. 4 - 6).

 

2. Sono FAUS sia "le borse merci e valute, i sistemi informativi di supporto ai mercati e alla produzione, i sistemi bancari e creditizi, le associazioni di categoria, i cartelli, le banche centrali, la legislazione sociale, le politiche economiche degli stati, ecc." (Don Chisciotte e i mulini a vento, cit., pag.4), che i sistemi previdenziali contro la malattia, la disoccupazione, la vecchiaia, i sistemi sanitari, i sistemi scolastici di massa, i sistemi di assistenza alla maternità e all'infanzia, e le stesse organizzazioni sindacali con cui la classe operaia avanza le proprie rivendicazioni.

 

In tutte queste strutture si è sempre sviluppata la lotta tra due linee. La linea rossa tende a fare della struttura una scuola di comunismo, di organizzazione e di direzione degli operai e delle masse popolari, di unità di classe, un punto di forza nella lotta di classe. La linea nera tende a fare della struttura una scuola di adattamento delle masse popolari allo sfruttamento capitalista. Entro i Centri Sociali, ad esempio, le tendenze opposte sono evidenti. L’esperienza dei centri sociali è una forma in cui la sinistra giovanile proletaria ha trovato il modo per superare l’emarginazione, per aggregarsi e contare. L’aspetto principale di questa aggregazione è quello di muoversi e di fare qualcosa. In questa esperienza possiamo individuare una sinistra che va nella direzione della classe operaia. È la tendenza a concepire il centro come luogo dell’organizzazione per la lotta allo sfruttamento e all’oppressione che i giovani proletari subiscono nella società  capitalista. Questa tendenza subisce le attenzioni della repressione e spesso i centri sociali che la esprimono sono sgomberati. Con il procedere della crisi è destinata a rafforzarsi. La tendenza di destra invece tende a mantenere il centro nell’indifferenza, basandosi principalmente nell’organizzare concerti e spettacoli, rimanendo fuori dall’impegno politico, non sostenendo le lotte della classe operaia. La destra preferisce la mediazione, essa è il contenitore della devianza che la società borghese produce. È il risultato dell’influenza che la borghesia esercita, anche attraverso l’ideologia borghese di sinistra, essa cerca di promuovere la logica dell’istituzionalizzazione, del circolo culturale alla moda, dell’impresa no-profit come campo d’azione di un nuovo ceto di imprenditori alternativi. Questa tendenza con il procedere della crisi è destinata a caricarsi di contraddizioni e a indebolirsi.

Tra i giovani c’è una forte percezione del malessere e dell’ipocrisia della società capitalista che apre la via alla loro mobilitazione in senso reazionario o rivoluzionario. Le tendenze di destra esprimono distruzione verso se stessi (droga, autoisolamento, qualunquismo) o verso gli altri (insofferenza, razzismo, cultura della sopraffazione che si scarica contro i più deboli). I giovani sono stati spesso base di manovra della mobilitazione reazionaria. Il loro protagonismo, il loro slancio, la loro volontà di cambiare la situazione sono stati più volte strumentalizzati da gruppi borghesi e anche in futuro la mobilitazione reazionaria cercherà di raccogliere e incanalare le loro energie. Alle tendenze di destra la sinistra, oggi in gran parte ancora influenzata dall’ideologia borghese di sinistra, oppone forme di solidarietà e di impegno che non partono dalla collocazione di classe. Tra i giovani operai e proletari, però, aumentano quelli che avvertono il bisogno di organizzarsi in base alla distinzione di classe, di lottare per la rivoluzione socialista e per la ricostruzione del partito.

Nella storia del movimento comunista abbiamo molte esperienze che ci mostrano il ruolo di punta dei giovani. Nel 1921 a Livorno coloro che decisero la costituzione del partito comunista erano circa il 30% nel PSI, mentre nella federazione giovanile socialista erano l’80%. I giovani nel movimento comunista hanno fatto proprie le posizioni di sinistra, facendo, a volte, errori che li hanno portati a isolarsi dalle masse (estremismo, soggettivismo, militarismo, bordighismo, trotzkismo). In generale però hanno sempre dato un grosso contributo al movimento comunista, dalla Comune di Parigi, alla conquista del potere in Russia e in Cina, alle esperienze di costruzione del socialismo fino alla Rivoluzione culturale cinese, alla guerra di Resistenza in Italia. Il processo di ricostruzione del partito può e deve recuperare il patrimonio del movimento comunista anche sotto questo aspetto. Fare politica da Fronte anche in questo campo significa raccogliere e studiare le esperienze di aggregazione dei giovani, facendo tesoro delle esperienze che ci hanno preceduto e utilizzando il metodo della linea di massa.

Possiamo constatare già oggi che il “mondo possibile” cui aspirano i moltissimi giovani raccolti nei Social Forum è nei contenuti identico al socialismo e non ne porta il nome solo perché tra i giovani così come in generale tra le masse popolari è ancora radicata la propaganda anticomunista che la borghesia ha diffuso con insistenza. In particolare questa propaganda si è accanita per impedire alle ultime generazioni di conoscere la storia del movimento comunista che li ha preceduti sia in generale sia, in particolare, per ciò che riguarda l’Italia, riguardo alla Resistenza e al movimento comunista rivoluzionario degli anni ‘70. Dove non c’è riuscita sono rimaste risorse preziose per la ricostruzione del partito. Qui si possono raccogliere adesioni al Fronte. Dove questa memoria è da ristabilire la politica da Fronte può comunque dispiegarsi ampiamente sul piano del contenuto, stabilendo unità d’azione, perché la società cui i giovani aspirano e che richiedono è appunto la società socialista, quella che i comunisti intendono costruire, per cui si organizzano e per cui combattono.

 

Rapporti Sociali 1985-2008 - Indice di tutti gli articoli