Viva la resistenza delle masse popolari irachene!
Trasformare la guerra imperialista in guerra popolare rivoluzionaria! 

Rapporti Sociali 33 - aprile 2003   (versione Open Office / versione MSWord)

 

Comunicato della Commissione Preparatoria del congresso di fondazione del (nuovo) Partito comunista italiano - 24 marzo 2003

 

W la resistenza che le masse popolari irachene, il governo iracheno e le sue forze armate oppongono all’aggressione dei gruppi imperialisti USA!

 

Sconfiggere i gruppi imperialisti USA e i sionisti e la loro politica di dominio mondiale, colonialista e di aggressione!

 

I gruppi imperialisti USA sono i gendarmi di ultima istanza dell’ordinamento capitalista della società che in ogni angolo del mondo soffoca le masse popolari! Sono i capintesta della guerra di sterminio che la borghesia imperialista conduce in ogni angolo del mondo contro le masse popolari con decine di migliaia di vittime ogni giorno!

 

I sionisti stanno agli ebrei, come i fascisti stavano agli italiani e i nazisti stavano ai tedeschi: sono sciacalli che sfruttano le sventure del loro popolo, le perpetuano e fomentano il razzismo e la guerra tra i popoli!

 

Trasformare la guerra imperialista in guerra popolare rivoluzionaria!

 

Abbattere il governo della banda Berlusconi, complice e servo dei gruppi imperialisti USA e dei sionisti!

 

I primi giorni di guerra in Iraq hanno mostrato e confermato la barbarie dei gruppi imperialisti USA. Essi non solo hanno aggredito un paese che non aveva aggredito gli USA e che è lontano migliaia di chilometri dalle loro frontiere, ma usano come mezzo di guerra il bombardamento della popolazione civile: cercano di terrorizzarla per indurla alla resa, per paralizzare le forze armate del governo iracheno e minare il suo sforzo militare. In questa modo essi danno la più efficace e chiara smentita della loro stessa propaganda: se la massa della popolazione irachena è contro il regime di Saddam Hussein, perché terrorizzarla anziché armarla?

La loro pratica conferma ancora una volta che i gruppi imperialisti USA sono i veri e più cinici terroristi che insanguinano la terra. Sono dei veri terroristi che impugnano la bandiera della “lotta al terrorismo” per confondere le masse popolari e offrire un alibi ai loro finti oppositori e reali collaboratori. Con ogni probabilità si preparano persino a usare nuovamente anche armi chimiche, batteriologiche e nucleari, addossandone la responsabilità agli iracheni.

In questi primi giorni di guerra le masse popolari irachene, il governo iracheno e le sue forze armate con la resistenza che hanno opposto agli aggressori hanno già inferto un grave colpo all’arrogante tracotanza con cui, da razzisti quali sono, i gruppi imperialisti USA hanno invaso l’Iraq proclamando a tutto il modo che l’avrebbero occupato senza problemi e in poco tempo. Ora proprio loro, i torturatori dei prigionieri afgani a Bagram e a Guantanamo, sono ridotti a chiedere alle autorità irachene il rispetto della Convenzione di Ginevra del ’49 sul trattamento dei prigionieri di guerra che essi, da barbari razzisti quali sono, hanno violato e violano in ognuna delle guerre contro i paesi coloniali e semicoloniali. Non che ai gruppi imperialisti USA importi granché dei soldati americani caduti o prigionieri: si tratta in gran parte di giovani che i gruppi imperialisti USA nel loro paese disprezzano e discriminano, di giovani reclutati a forza, indotti ad arruolarsi dalla speranza di emanciparsi individualmente dalla miseria, dall’oppressione di classe, dalla discriminazione razziale e nazionale, dalla mancanza di permesso di soggiorno, dall’emarginazione sociale e dall’ignoranza: lo stesso motivo che porta quasi altri due milioni di loro coetanei a essere rinchiusi nelle prigioni USA. I gruppi imperialisti USA sono preoccupati del colpo portato al loro prestigio. Sono partiti in guerra per rafforzare la loro dominazione nel mondo, per preservarla e prolungarla, per incutere timore ai potenziali concorrenti, per prevenire altre insubordinazioni e per dissuadere ribelli e rivoluzionari che crescono in ogni angolo del mondo e tra le stesse masse  popolari USA. Ogni colpo inferto alle loro armate è un colpo portato alla stabilità del loro potere negli USA e al loro ordinamento economico e politico mondiale. Ogni umiliazione dei loro eserciti è un colpo portato al mito della loro onnipotenza che essi e i loro servi alimentano con ogni mezzo, senza risparmiare montature e menzogne. Essi devono far dimenticare le sconfitte che hanno subito in Cina, in Corea, alla Baia dei Porci (Cuba), in Vietnam e negli altri paesi dell’Indocina, in Iran, in Libano e in Somalia. Devono far dimenticare che la loro superpotenza tecnologica è già stata umiliata e sconfitta più volte, dovunque le masse popolari hanno trovato una efficace direzione della loro resistenza all’aggressione. Più volte i partiti comunisti hanno già dimostrato nella pratica di saper essere i promotori e i dirigenti della resistenza vittoriosa delle masse popolari all’aggressione dei gruppi imperialisti USA, come lo erano stati prima della resistenza all’aggressione dei nazifascisti tedeschi e italiani e dei militaristi giapponesi.

Chi è veramente contro la politica aggressiva dei gruppi imperialisti USA, deve essere favorevole alla loro sconfitta e fare tutto quanto è in suo potere per indebolire il loro sforzo militare e per sostenere la resistenza delle masse popolari irachene e palestinesi fino alla vittoria contro i gruppi imperialisti USA e i sionisti di Israele.

La guerra si combatte in Iraq e in Palestina, ma le sorti di quella guerra si decidono in ogni angolo del mondo e in particolare negli stessi USA. La vittoria della resistenza delle masse popolari irachene e palestinesi sarà fortemente favorita dall’appoggio che esse ricevono e riceveranno dalle masse popolari degli altri paesi e in particolare dalle masse popolari americane. Collaborano alla politica di aggressione dei gruppi imperialisti USA non solo quelli che partecipano direttamente all’aggressione, non solo quelli che appoggiano logisticamente o in altro modo le loro forze impegnate nell’aggressione, ma anche quelli che frenano e deviano la mobilitazione delle masse popolari contro gli aggressori. Solo colpendo gli aggressori è possibile porre fine all’aggressione. La mobilitazione delle masse popolari è l’arma più efficace per indebolire i gruppi imperialisti USA e i loro alleati, è la condizione indispensabile per colpire con efficacia e continuità le loro forze e indebolire il loro sforzo militare, è la via che consente non solo di contrastare e sconfiggere l’aggressione in corso, ma anche di accumulare forze rivoluzionarie per il futuro. La mobilitazione delle masse popolari è un terreno su cui i gruppi imperialisti USA sono particolarmente deboli. Essi ne sono consapevoli. Essi temono l’opposizione delle masse popolari americane alle loro avventure all’estero e la “smobilitazione nazionale”: l’insofferenza per il regime di “sicurezza nazionale” che hanno instaurato negli USA limitando i diritti individuali e lo “Stato previdenziale”. Essi sono convinti che per mantenere la loro supremazia strategica globale nel mondo devono unificare e mobilitare le masse popolari americane instaurando negli USA uno stato di guerra permanente. Con gli attentati alle Torri Gemelle dell’11 settembre e con le misure terroristiche e antiterroristiche prese nei mesi successivi hanno fatto il massimo sforzo per trascinare le masse popolari americane e degli altri paesi a sostenere le loro avventure banditesche. Essi hanno chiamato tutti i governi del mondo e tutti i gruppi di potere di ogni paese a sostenerli in questa campagna per indurre le masse popolari a schierarsi ai loro ordini o almeno dividerle e confonderle, renderle impotenti. “Chi non è con noi, è contro di noi” hanno proclamato i gruppi imperialisti USA per bocca del loro portavoce, George W. Bush, rivolgendosi alle autorità politiche e morali di tutto il mondo. E hanno minacciato o messo in opera tutti i mezzi di pressione, di ricatto, di corruzione e di destabilizzazione di cui dispongono. Ma i risultati ottenuti non corrispondono ai loro bisogni.

I contrasti tra i gruppi imperialisti sono acuti. Non si tratta semplicemente di contrasti con Bush e la sua banda di fondamentalisti cristiani e di sionisti. Le caratteristiche personali di Bush e degli altri componenti della sua banda sono importanti solo perché mostrano a che razza di personaggi ricorrono i gruppi imperialisti USA. Bush e la sua banda di neonazisti sono al potere perché i gruppi imperialisti USA nel loro complesso hanno riposto in questa banda le loro speranze più che in ogni altra combinazione politica. Essi la ritengono più capace e più adatta a realizzare i loro obiettivi: sperano di riuscire sotto la sua direzione a mantenere la loro supremazia mondiale. L’obiettivo è rimasto quello che essi hanno perseguito anche negli anni precedenti, con gli altri presidenti. Già James Carter, il presidente  “pacifista”, nel 1980 aveva stabilito che “ogni tentativo da parte di qualsiasi potenza straniera di assumere il controllo della regione del Golfo Persico, sarà considerato un attentato agli interessi vitali degli USA e stroncato con tutti i mezzi necessari, compresa la forza militare”. Ma le circostanze sono in parte cambiate, la situazione dei gruppi imperialisti è peggiorata e la supremazia mondiale dei gruppi imperialisti USA è sempre più contestata in ogni angolo del mondo sia dalle masse popolari (comprese quelle americane), sia dagli altri gruppi imperialisti. Per questo i mezzi e gli strumenti con cui fino a ieri avevano dominato nel mondo non bastano più. Occorrono nuovi mezzi, nuovi metodi di governo e quindi anche uomini politici “nuovi”. Da una parte è cresciuta e cresce in ogni angolo del mondo la pressione che la borghesia imperialista esercita sulle masse popolari per spremere profitti adeguati alla massa di capitale accumulata e l’insofferenza delle masse popolari esplode in mille forme, benché la debolezza del movimento comunista le lasci ancora oggi prive dell’orientamento, dell’organizzazione e della direzione necessari per una lotta autonoma dai gruppi imperialisti e per vittorie decisive. Dall’altra parte la rapacità con cui i gruppi imperialisti USA si impadroniscono in ogni angolo del mondo di profitti e rendite con danno degli altri gruppi imperialisti che le hanno spremute alle masse popolari da loro sfruttate e oppresse, induce molti gruppi imperialisti ad approfittare della resistenza delle masse popolari, a usarla per opporsi alle pretese e agli ordini dei gruppi imperialisti USA. Questi non nascondono la loro volontà. Essi hanno ufficialmente annunciato: “Gli Stati Uniti d’America impediranno a ogni potenza ostile di dominare regioni le cui risorse le permetterebbero di diventare una grande potenza. Impediranno che qualcuno dei paesi industriali avanzati tenti in un modo o nell’altro di sfidare la nostra direzione e di cambiare l’ordine economico e politico esistente. Interverranno preventivamente per impedire che qualcuno possa diventare nel futuro un nostro concorrente globale”. Questo è il Mein Kampf dei gruppi imperialisti USA per il prossimo futuro. L’aggressione dell’Iraq ha seguito quella dell’Afghanistan e, se in Iraq i gruppi imperialisti USA dovessero avere successo, altre certamente seguiranno. Già hanno posto le premesse di nuove aggressioni, sia contro paesi del Medio Oriente sia contro paesi di altre regioni del mondo: dalla Colombia alle Filippine. Perfino con la Turchia, da 50 anni asservita agli USA, sono ai ferri corti. Inoltre molti gruppi imperialisti sono sinceramente preoccupati che la linea seguita dai gruppi imperialisti USA provochi a livello mondiale una maggiore mobilitazione e unità delle masse popolari e alimenti la rinascita del movimento comunista già in corso, invece di terrorizzarle e indurle alla rassegnazione. Essi temono per sé e per i gruppi imperialisti USA, temono per il loro comune futuro. Da qui l’opposizione alle avventure militari USA dei gruppi imperialisti francesi, tedeschi, russi e dei rispettivi governi. Da qui l’opposizione del Vaticano e di altri gruppi imperialisti. Essi temono che il fuoco acceso dai gruppi imperialisti USA peggiori la loro comune situazione e incendi tutta la terra. Questa è la causa della loro opposizione ai gruppi imperialisti USA e della relativa impotenza della loro opposizione.

L’aggressione che i gruppi imperialisti USA hanno scatenato contro il popolo iracheno mette ogni giorno più in luce la relativa impotenza dell’opposizione dei gruppi imperialisti che si dichiarano “contro la guerra”. Essi sono “contro la guerra”, sono “per la pace”, ma non sono contro gli aggressori, si guardano bene dal prendere le misure economiche e diplomatiche in loro potere, dal condannare gli aggressori, dal dichiarare sanzioni contro di essi e, soprattutto, dal mobilitare le masse popolari contro gli aggressori, dal chiamare in tutto il mondo, e in primo luogo negli USA, le masse popolari ad abbattere i governi degli aggressori, a togliere il potere agli aggressori. Al contrario continuano, in sede UE e su basi bilaterali, a finanziare Israele e continuano tutte le forme ordinarie di collaborazione con i gruppi imperialisti USA. Il Vaticano deplora l’aggressione, invoca la pace, ma la invoca ... dalla Madonna (che se dipendesse da lei, poteva semplicemente mantenerla) e si guarda persino dall’indicare con il loro nome i responsabili della guerra in corso. Sono “contro la guerra”, ma anziché indicare chiaramente alle masse popolari come bersaglio gli aggressori e i loro alleati, vomitano veleno contro Saddam Hussein e il suo governo. Non si rendono conto che quanto più male dicono di quel governo, tanto maggiore è la vergogna che non loro ma proprio quel governo contrasta la politica aggressiva e  banditesca dei gruppi imperialisti USA e tanto più mostrano quanto la loro posizione pratica è contraddittoria. La sintesi della loro relativa impotenza sta nel fatto che sono “contro la guerra”, ma per porvi fine puntano su una rapida vittoria degli aggressori: come se gli aggressori smettessero di essere tali, una volta che fossero riusciti a condurre con successo l’aggressione e a impadronirsi dell’Iraq. Proprio la politica che i loro predecessori fecero con Hitler negli anni ’30 e che condusse alla Seconda guerra mondiale. Sono “contro la guerra” e già si accapigliano sulla spartizione della rendita petrolifera di cui gli imperialisti USA dovrebbero disporre “per la ricostruzione” se la loro aggressione fosse vittoriosa. Persino i gruppi imperialisti più audaci, che sperano in una sconfitta dei gruppi imperialisti USA, si guardano bene dallo scendere in campo apertamente e mobilitare la forza che in definitiva può sconfiggerli: le masse popolari.

I partiti del centro-sinistra, il Vaticano, il PRC, i sindacati di regime e l’aristocrazia operaia (Cofferati) sono in Italia in questi giorni la personificazione esemplare di questa opposizione relativamente impotente alla guerra e di questa aspirazione relativamente impotente alla pace. In particolare per quanto riguarda il PRC, il PDCI, i Verdi, la sinistra DS e quanti altri in qualche modo si richiamano al comunismo, il grave non è che siedano in un Parlamento che approva ciecamente qualunque cosa la banda Berlusconi decide e fa. Il grave è che, nonostante la guerra e la loro dichiarata opposizione alla guerra, continuano la politica con la quale alcuni di loro hanno favorito e gli altri hanno permesso l’accesso di quella banda al potere. Essi non solo non approfittano dei privilegi, delle prerogative e degli strumenti di cui godono come parlamentari per promuovere la mobilitazione e l’organizzazione della classe operaia e delle masse popolari per abbattere il governo della banda Berlusconi e far fallire il progetto della cui realizzazione la borghesia imperialista ha incaricato quella banda, ma li usano per legare ideologicamente e politicamente la classe operaia e le masse popolari alla borghesia imperialista, per subordinarle ad essa, per frenare e ostacolare la loro mobilitazione e impedire che essa si sviluppi fino a ottenere risultati soddisfacenti che le darebbero ulteriore impulso. In nome delle compatibilità del comune sistema, in nome della comune “guerra al terrorismo”, in nome del rispetto della comune legalità che solo la borghesia imperialista e il suo governo possono violare (e loro ad ogni violazione si stracciano le vesti e per alcuni giorni emettono grandi grida), essi fomentano la subordinazione della classe operaia e delle masse popolari alla borghesia imperialista, anziché promuovere e organizzare la lotta della classe operaia e delle masse popolari contro la borghesia imperialista. Essi sono più preoccupati di impedire “eccessi” nella lotta contro la borghesia imperialista, che di renderla più efficace. Prendono pretesto da ogni errore che si commette nelle fila delle masse popolari, da ogni nostra debolezza per prendere le distanze dalla lotta delle masse popolari, per denigrarla e indebolirla, per fare comunella con la borghesia imperialista. Basta che questa getti loro un osso, anche spolpato (come la presidenza della RAI o un “dibattito parlamentare”), perché si gettino soddisfatti a rosicchiarlo. I meno peggio di loro cercano anche di ottenere dalla borghesia imperialista quanto più possibile ora per questo ora per quel gruppo delle masse popolari, ma rigettano scandalizzati ogni proposito e ogni programma che abbia l’obiettivo di eliminare la borghesia imperialista e instaurare il socialismo.

Ovviamente non è questione che oggi di colpo sia possibile instaurare immediatamente il socialismo. Solo chi vuole denigrare e ridicolizzare la nostra lotta mette le cose in questi termini. Per instaurare il socialismo ci vuole un partito comunista che oggi non c’è ancora e ci vuole una fiducia e decisione della classe operaia che oggi non ci sono ancora. Ma appunto per questo oggi si tratta di indirizzare fin da subito tutto il nostro lavoro a creare quelle condizioni, di fare le cose oggi necessarie e possibili per avanzare nella creazione di quelle condizioni, man mano che progredisce la crisi capitalista mondiale in corso, una crisi certamente di lungo periodo ma innegabile. Si tratta di assumere questo obiettivo come guida di ogni nostra azione oggi. Di rompere ogni legame con la borghesia imperialista, di mettere fine a ogni “pace civile” con essa e di rafforzare i legami con le forze rivoluzionarie e con la classe operaia e le altre classi delle masse popolari.

 Ricostruire un vero partito comunista è un indispensabile passo non solo per instaurare il socialismo, è l’unica uscita positiva per le masse popolari dalla situazione in cui ci ha portato la borghesia imperialista. È un passo indispensabile anche per battere la politica aggressiva dei gruppi imperialisti USA e dei loro alleati. Le masse popolari possono battere i gruppi imperialisti USA, ma hanno bisogno di un orientamento, di un’organizzazione e di una direzione che solo la classe operaia con il suo partito comunista può dare. Di fronte alle guerre che i gruppi imperialisti USA scatenano, molti proletari, lavoratori autonomi, casalinghe e studenti si chiedono cosa fare. Senza organizzazione, individualmente, uno per uno, i proletari, i lavoratori autonomi, le casalinghe, gli studenti non hanno alcun potere sociale. Ogni capitalista individualmente ha tanto potere sociale quanto è il capitale di cui dispone: Berlusconi lo ha mostrato chiaramente. Mentre è solo l’organizzazione che dà forza sociale ai membri delle masse popolari. Quindi solo la ricostruzione del partito comunista e delle sue organizzazioni di massa crea le condizioni perché le masse popolari riescano a opporsi efficacemente ai gruppi imperialisti, conducano una politica autonoma dai gruppi imperialisti e conquistino vittorie decisive. Dicevamo prima che l’opposizione dei gruppi e delle forze politiche borghesi alla guerra è impotente, ma solo “relativamente”. Perché al di là delle loro intenzioni la loro opposizione favorisce la mobilitazione di quella parte delle masse popolari che è ancora sotto la loro influenza. Questo crea un terreno più favorevole alla raccolta di forze e di risorse per la ricostruzione del partito comunista. Quindi i comunisti, se hanno una linea giusta, possono sfruttare l’opposizione dei gruppi imperialisti alla guerra per raccogliere forze e risorse per la rinascita del movimento comunista. In questo senso anche l’opposizione dei gruppi imperialisti alla guerra ha una relativa efficacia.

Occorre combinare in un unico grande movimento per instaurare il socialismo tutti i movimenti di resistenza al progredire della crisi generale del capitalismo e di opposizione all’attuale ordinamento sociale e ai gruppi imperialisti che lo impongono. Tutti i mali della società attuale sono dovuti alla permanenza dell’ordinamento capitalista della società. È impossibile dare stabilmente soluzione ad essi senza eliminare l’ordinamento capitalista della società. Le guerre, i contrasti tra nazioni e paesi e tra gruppi delle masse popolari, l’emarginazione sociale, la disoccupazione, l’ignoranza, la delinquenza, l’oppressione delle donne e dei bambini, la discriminazione razziale e nazionale, l’inquinamento ambientale e la sofisticazione alimentare, la manipolazione genetica e la manipolazione delle informazioni, lo stravolgimento della ricerca e della scienza a danno degli uomini e delle donne, la modificazione del clima e le calamità “naturali”: tutto ha la sua fonte nella permanenza dell’ordinamento capitalista della società oltre il periodo nel quale, pur tra barbarie e sofferenze di ogni genere, ha tuttavia svolto un ruolo storico positivo perché ha creato le condizioni del suo superamento. La rinascita del movimento comunista è la via per il superamento dell’attuale ordinamento sociale, per l’instaurazione di un superiore ordinamento della società, il socialismo.

 

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