Sulla questione di Stalin

Rapporti Sociali 33 - aprile 2003   (versione Open Office / versione MSWord)

 

da un commento del Comitato centrale del Partito Comunista Cinese pubblicato sul Quotidiano del popolo e su Bandiera Rossa il 13 settembre 1963 (1)

 

1. Il testo è tratto dalle Opere di Mao Tse-tung (Ed. Rapporti Sociali, Milano, 1994, vol. 20, pagg. 165 e segg.), a cui rimandiamo per informazioni sulle circostanze di pubblicazione e per ulteriori approfondimenti.

 

La questione di Stalin è una questione di enorme importanza. È una questione di importanza mondiale che ha avuto ripercussioni in tutte le classi del mondo e che, sino ad oggi, è ancora aperta a controversie. Le classi e i partiti politici o le fazioni politiche che rappresentano le diverse classi sociali, nutrono opinioni divergenti su tale questione. È probabile che nel corso di questo secolo non si possa arrivare, riguardo a questa questione, a una conclusione definitiva. Tuttavia la classe operaia internazionale e i popoli rivoluzionari del mondo intero nutrono, per la maggioranza, opinioni in definitiva concordi su un aspetto e cioè non approvano il totale ripudio di Stalin e testimoniano sempre maggiore attaccamento alla memoria di quest’ultimo. Il fenomeno è riscontrabile nella stessa Unione Sovietica. Le nostre divergenze con i dirigenti sovietici sono unicamente divergenze con una frazione del popolo e noi speriamo di riuscire a convincere i rappresentanti di questa frazione perché possa così progredire la causa della rivoluzione mondiale. Questo è lo scopo che ci proponiamo di raggiungere con la stesura del presente articolo.

Il Partito comunista cinese ha sempre sostenuto che il ripudio totale di Stalin da parte del compagno Kruscev in nome della “lotta contro il culto della personalità” è completamente errato e che tale ripudio cela intenzioni inconfessate. La lettera del 14 giugno scorso redatta dal Comitato centrale del PCC sottolinea che la “lotta contro il culto della personalità” va contro la dottrina di Lenin concernente i rapporti tra i capi, il partito, le classi e le masse e che arreca danno al principio del centralismo democratico del partito. La lettera aperta del Comitato centrale del PCUS evita di dare una risposta alle questioni di principio da noi avanzate, limitandosi unicamente ad appiccicare ai comunisti cinesi l’etichetta di “difensori del culto della personalità” e “propagatori delle idee erronee di Stalin”.

Durante la lotta contro i menscevichi, Lenin ebbe a dire: “Non rispondere alle questioni di principio sollevate dagli avversari e accontentarsi di definirli degli ‘esaltati’, non equivale ad aprire una discussione ma a insultare”. L’atteggiamento adottato nella lettera aperta del Comitato centrale del PCUS è esattamente quello dei menscevichi. Anche se nella lettera aperta del Comitato centrale del PCUS gli insulti si sostituiscono a un dibattito di idee, noi, per quanto ci riguarda, preferiamo rispondere a questa lettera servendoci unicamente di argomenti di principio e citando a testimonianza innumerevoli fatti.

La grande Unione Sovietica è il primo Stato del mondo in cui si è instaurata la dittatura del proletariato. Lenin è stato il principale dirigente del partito e del governo di questo paese della dittatura del proletariato: dopo la morte di Lenin, dirigente del partito e del governo è stato Stalin. Dopo la morte di Lenin, Stalin non fu solo dirigente del partito e del governo dell’Unione Sovietica, ma anche guida universalmente riconosciuta del movimento comunista internazionale. Il primo grande Stato socialista, nato dalla Rivoluzione d’Ottobre, conta quarantasei anni di storia. Stalin è stato il principale dirigente di questo Stato per un periodo di circa trent’anni. Stalin, per tutta l’attività che ha svolto, occupa un posto estremamente importante sia nella storia della dittatura del proletariato che in quella del movimento comunista internazionale. Il Partito comunista cinese a proposito dell’atteggiamento da assumere nei riguardi di Stalin e della valutazione della sua figura, ha sempre sostenuto che non si tratta di giudicare semplicemente la persona ma, cosa molto più importante, di fare un bilancio dell’esperienza storica della dittatura del proletariato e del movimento comunista internazionale dopo la morte di Lenin. Al ventesimo Congresso del PCUS il compagno Kruscev ha ripudiato completamente Stalin. Su di una questione di principio come questa, che concerne il movimento comunista  internazionale, non sono stati consultati prima i partiti fratelli, ma si è voluto obbligarli ad accettare il fatto compiuto. Chiunque arrischi una valutazione di Stalin diversa da quella della direzione del PCUS, è considerato non solo come “difensore del culto della personalità”, ma addirittura come autore di un “intervento” negli affari interni del PCUS. Tuttavia nessuno può negare la portata internazionale dell’esperienza storica del primo Stato della dittatura del proletariato, né il fatto storico che Stalin è stato il dirigente del movimento comunista internazionale; di conseguenza, nessuno può nemmeno contestare che la questione del giudizio che si deve esprimere su Stalin è una questione di principio di importanza enorme, una questione che concerne tutto il movimento comunista internazionale. Allora, quali ragioni hanno mai i dirigenti del PCUS per impedire agli altri partiti fratelli di condurre un’analisi su Stalin e di esprimere sulla sua figura una valutazione che corrisponda ai fatti? Il Partito comunista cinese ha sempre ritenuto necessaria un’analisi basata sul metodo del materialismo storico e sulla rappresentazione della storia come realmente è; il Partito comunista cinese stima errato ripudiare Stalin in maniera totale, soggettiva e grossolana, ricorrendo al metodo dell’idealismo storico e deformando e alterando a piacere la storia.

Il Partito comunista cinese ha sempre riconosciuto che Stalin ha commesso un certo numero di errori e che l’origine di questi errori è o ideologica o sociale e storica. La critica degli errori di Stalin, quelli ben inteso che furono effettivamente compiuti da lui e non quelli che gli sono stati attribuiti senza nessun fondamento, è necessaria qualora venga condotta a partire da una corretta posizione e con metodi altrettanto corretti. Noi però siamo sempre stati contrari alla critica di Stalin condotta in modo sbagliato, cioè a partire da una posizione sbagliata e con metodi sbagliati.

Quando Lenin era vivo, Stalin lottò contro lo zarismo e per la diffusione del marxismo; dopo essere entrato a far parte della direzione del Comitato centrale del Partito bolscevico alla cui testa si trovava Lenin, Stalin lottò per preparare la rivoluzione del 1917; dopo la Rivoluzione d’Ottobre lottò per difendere le conquiste della rivoluzione proletaria. Morto Lenin, fu sotto la direzione di Stalin che il partito comunista e il popolo dell’Unione Sovietica condussero una lotta risoluta contro tutti i nemici, sia interni che esterni e, grazie a questa lotta, riuscirono a difendere e a consolidare il primo Stato socialista del mondo. Sotto la direzione di Stalin il partito comunista e il popolo dell’Unione Sovietica hanno applicato con perseveranza la linea dell’industrializzazione socialista e della collettivizzazione agricola e hanno ottenuto grandi successi nella trasformazione e nell’edificazione socialista. Sotto la direzione di Stalin il partito comunista, il popolo e le forze armate dell’Unione Sovietica hanno condotto un’accanita battaglia e hanno ottenuto una grandiosa vittoria nella guerra antifascista. Nella lotta contro gli opportunisti di qualsiasi sfumatura, contro i nemici del leninismo, trotskisti, zinovievisti, bukhariniani e altri agenti della borghesia è stato Stalin che ha difeso lo sviluppo del marxismo-leninismo. È stato Stalin che, con una serie di opere teoriche, patrimonio immortale del marxismo-leninismo, ha apportato un contributo incancellabile al movimento comunista internazionale. Sotto la direzione di Stalin il partito e il governo dell’Unione Sovietica hanno adottato una politica estera che, nell’insieme, è stata conforme all’internazionalismo proletario, aiutando immensamente la lotta rivoluzionaria dei popoli del mondo, compresa quella del popolo cinese. Stalin si è sempre mantenuto alla testa della corrente della storia per dirigere la lotta ed è stato nemico irreconciliabile dell’imperialismo e di tutta la reazione. L’attività di Stalin è stata sempre legata strettamente alla lotta del grande partito comunista e del grande popolo dell’Unione Sovietica: è inseparabile dalla lotta rivoluzionaria dei popoli di tutto il mondo. La vita di Stalin fu la vita di un grande marxista-leninista e di un grande rivoluzionario proletario.

È vero che, pur compiendo atti meritori in favore del popolo sovietico e del movimento comunista internazionale, quel grande marxista-leninista e rivoluzionario proletario che fu Stalin commise anche degli errori. Tra gli errori di Stalin, alcuni sono errori di principio, altri furono commessi durante il lavoro pratico; alcuni avrebbero potuto essere evitati, mentre altri erano difficilmente evitabili dato che mancava qualsiasi precedente nella dittatura del proletariato al quale ci si potesse agevolmente riferire.

 Riguardo ad alcuni problemi il metodo di pensiero di Stalin si allontanò dal materialismo dialettico per cadere nella metafisica e nel soggettivismo e, per questa ragione, alcune volte si allontanò dalla realtà e si staccò dalle masse. Nella lotta condotta sia in seno al partito che fuori, egli confuse, in alcuni periodi e su alcuni problemi, le due categorie di contraddizioni di differente natura (contraddizioni tra il nemico e noi e contraddizioni in seno al popolo) e, di conseguenza, confuse anche i metodi per la soluzione di queste due categorie di contraddizioni. La liquidazione della controrivoluzione, intrapresa sotto la sua direzione, permise di punire giustamente numerosi elementi controrivoluzionari che dovevano essere puniti. Tuttavia furono ingiustamente condannate anche delle persone oneste e Stalin commise anche l’errore di allargare la portata della repressione nel 1937 e nel 1938. Nelle organizzazioni di partito e negli organismi statali Stalin non applicò pienamente e interamente il centralismo democratico o vi contravvenne parzialmente. Commise degli errori anche nei rapporti tra partiti e paesi fratelli e formulò inoltre in seno al movimento comunista internazionale alcune direttive errate. Tutti questi errori hanno causato danni sia all’Unione Sovietica che al movimento comunista internazionale. I meriti che Stalin si è guadagnato durante la sua vita, come pure gli errori che ha commessi, sono fatti oggettivi della storia. Se si mettono a paragone i suoi meriti e i suoi errori, sono i suoi meriti che predominano perché nell’attività di Stalin l’aspetto essenziale è costituito dalle sue giuste azioni, mentre i suoi errori non occupano che un posto di secondaria importanza. Quando si tratta di fare un bilancio di tutta l’attività ideologica e di tutto il lavoro pratico di Stalin, ogni comunista onesto e che rispetti la storia sa riconoscere prima di tutto ciò che fu essenziale in Stalin. Allo stesso modo quando si tratta di conoscere e di criticare correttamente gli errori di Stalin e di superarli, ogni comunista deve salvaguardare ciò che è stato essenziale nella sua vita, salvaguardare cioè il marxismo-leninismo che Stalin ha difeso e sviluppato.

Per quanto riguarda gli errori di Stalin che occupano solo un posto secondario, questi errori devono essere considerati come una lezione della storia, una messa in guardia per tutti i comunisti dell’Unione Sovietica e degli altri paesi, affinché non commettano a loro volta gli stessi errori o ne commettano meno. Questo non è inutile. L’esperienza storica sotto il suo aspetto negativo o positivo è utile a tutti i comunisti, quando se ne fa un bilancio corretto, corrispondente alla realtà storica e ci si astiene dall’apportarvi qualsiasi deformazione.

Lenin più di una volta ha indicato che i marxisti si distinguono dai revisionisti della Seconda Internazionale per il loro atteggiamento verso gente come Bebel e Rosa Luxemburg che, malgrado tutti i loro errori, restarono tuttavia dei grandi rivoluzionari proletari. I marxisti non nascondono gli errori di Bebel, di Rosa Luxemburg e di altri: l’esempio di questi errori insegna loro come evitarli ed essi si mettono costantemente all’altezza delle esigenze del marxismo rivoluzionario. I revisionisti al contrario gioiscono malignamente degli errori di Rosa Luxemburg e di Bebel e ci razzolano sopra. Lenin per prendere in giro i revisionisti ha citato un detto russo: a volte le aquile volano più basso dei polli, ma i polli non arriveranno mai a elevarsi all’altezza delle aquile! Bebel e Rosa Luxemburg furono dei grandi comunisti e malgrado abbiano commesso degli errori restano sempre delle aquile mentre i revisionisti non sono che “pollame” che pigola nel “cortile di servizio del movimento operaio”. Il ruolo sostenuto sulla scena storica da Bebel, Rosa Luxemburg e altri non può neanche essere paragonato a quello sostenuto da Stalin. L’apprezzamento sulla persona di Stalin deve essere formulato con circospezione ancora maggiore dato che Stalin fu durante tutta un’epoca storica un grande dirigente della dittatura del proletariato e del movimento comunista internazionale.

I dirigenti del PCUS accusano il Partito comunista cinese di “difendere Stalin”. Sì, noi lo difendiamo e vogliamo difenderlo. Dal momento che Kruscev deforma la storia e ripudia totalmente Stalin, noi abbiamo naturalmente il dovere irrecusabile nell’interesse del movimento comunista internazionale di levarci a sua difesa. Prendendo la difesa di Stalin il Partito comunista cinese difende ciò che in Stalin vi è stato di giusto, difende la gloriosa storia della lotta del primo Stato della dittatura del proletariato instaurato nel mondo dalla Rivoluzione d’Ottobre, difende la gloriosa storia della lotta del PCUS, difende la fama del movimento comunista internazionale di fronte ai popoli e ai lavoratori del mondo  intero, in una parola difende sia la teoria che la pratica del marxismo-leninismo. I comunisti cinesi non sono i soli che agiscono così, perché lo stesso atteggiamento hanno assunto tutti i comunisti fedeli al marxismo-leninismo, tutti gli uomini che sono decisi a fare la rivoluzione e tutte le persone oneste.

 

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