Esercizi di confusione

Rapporti Sociali 33 - aprile 2003   (versione Open Office / versione MSWord)

 

Leggiamo in una rivista che si presenta come portavoce dell’ortodossia marxista-leninista, Teoria & Prassi n. 7 pag. 18: “È solo trasformando la lotta rivendicativa in quella rivoluzionaria, all’interno di una visione coerente del potere operaio, che si contrasta il riformismo, che perde quando la classe operaia si accorge, sul campo, che spesso chi si ferma dal continuare la lotta non viene privilegiato economicamente ma rinuncia solo alla sua forza politica”.

Se le parole hanno un senso, questo è puramente e semplicemente la tesi economicista “trasformare le lotte sindacali in lotte politiche” che Lenin illustra e dimostra essere sbagliata nel cap. 3 del Che fare? di cui nello stesso numero di Teoria & Prassi si commemora il centenario della pubblicazione. Centenario che, a detta della stessa rivista, “stranamente (o non troppo stranamente) è stato passato sotto silenzio dalla maggior parte delle forze politiche che in Italia si richiamano al marxismo-leninismo” (pag. 9). Del resto, immemori, gli stessi redattori di Teoria & Prassi a pag. 9 avevano ricordato che Lenin ha indicato quella tesi (“dare alla lotta economica stessa un carattere politico”) come un tipico caso di economicismo.

È una questione di memoria? In generale no, è una questione di mancato legame tra teoria e prassi. Quando questo legame é assente o debole, le tesi teoriche vengono esposte in libertà, perché non hanno alcuna conseguenza pratica. Resta positivo il proposito di rafforzare questo legame. Anche se resta incomprensibile l’idea che si possa farlo senza “avviare un processo di strutturazione organizzativa”: avvio che secondo gli stessi redattori nelle condizioni attuali “non avrebbe alcun senso” (pag. 4).

Invece Il Futuro (n. 27 pag. 35) dice: “La questione che devono porsi i rivoluzionari non può essere quella di radicalizzare i contenuti o estremizzare le forme di lotta di questa o quella rivendicazione. Il salto di qualità tra movimento rivendicativo e movimento politico portatore di un’alternativa al sistema dominante, non può avvenire su quelle basi, ma solo in presenza di un effettivo progetto rivoluzionario a livello nazionale che incanala e rafforza in termini politici generali le parzialità critiche”. Ben detto, compagni! A parte una certa nebulosità della parte finale (“incanala e rafforza in termini politici generali le parzialità critiche”), si direbbe che voi e non Teoria & Prassi siete i portatori dell’ortodossia marxista-leninista. Peccato che l’Assemblea Nazionale Anticapitalista (ANA), a cui in qualche modo Il Futuro fa capo, non si distingua proprio per la proposta di “un effettivo progetto rivoluzionario a livello nazionale”, né Il Futuro per coerenza e ortodossia.

C’è però un punto su cui la redazione di Il Futuro e quella di Teoria & Prassi concordano: la valutazione delle FSRS che ci sono oggi in Italia.

Il Futuro dice che le “forze che si autodenominano come antagoniste, anticapitaliste, antimperialiste, rivoluzionarie, comuniste (...) fanno come minimo un riferimento alla necessità della fondazione (...) di un partito comunista (...) alla cui mancanza vengono imputati - e così giustificati - tutti i limiti e gli errori del presente. Ma l’impressione è che non si riesca ad avanzare per niente su questo cammino. L’immagine squallida e avvilente, che non vorremmo veder installarsi come in un incubo, è quella di un’alta discussione accademica tra “dotti iniziati”, che si perdono in “interminabili disquisizioni”, sul perché, come, quando e chi deve autoproclamarsi partito e allo stesso tempo si distanziano anni luce dalla ragione unica e fondamentale per cui quella necessità era nata (...) minuscole forze in contesa che caparbiamente continuano ad avere una percezione differente di se stesse e a volte della stessa realtà (...) e perpetuano l’attuale illogicità per cui ogni “forza” (bisognerebbe dire debolezza) si metterà nella logica di finire per dissanguarsi nel mantenimento del “suo”, totalmente ininfluente “partitino” e si manifestano per eccesso di protagonismo, di individualismo, per poca maturità politica” (pag. 33 e 34).

 I redattori di Teoria & Prassi a loro volta annunciano che la loro rivista “sarà uno strumento per intervenire nella battaglia per la ricostruzione del partito comunista nel nostro paese. Una rivista dedita a superare la confusione attuale, volta a liberarci dal meschino settarismo e dal gretto praticismo, a superare la spregevole situazione di frazionamento organizzativo, di sbandamento e di infatuazioni ideologiche che esiste nel movimento comunista del nostro paese” (pag. 4).

Se la situazione fosse davvero disastrosa come le due redazioni dipingono, esse dovrebbero iniziare con un’autocritica: visto che la redazione di Il Futuro opera da almeno 15 anni (il n. 0 della rivista risale al 1987) e Teoria & Prassi è la nuova serie di una rivista che esce dal 2000 e i tre gruppi (Circolo Lenin di CT, Scintilla di Roma e Politica Comunista di FI) che hanno composto la redazione (ma questo non è forse un avvio del deprecato “processo di strutturazione organizzativa”?) sono in piazza da ben prima. In realtà la situazione non è così nera. Come sempre, i presupposti di ciò che è possibile domani (il nuovo partito) sono già nel presente, altrimenti quel futuro sarebbe impossibile o sarebbe falso il materialismo dialettico. Si tratta di saperli vedere e di lavorarci sopra (avere una linea di trasformazione). Cioè combattere anzitutto in se stessi il settarismo (che consiste nel non vedere quanto di positivo già esiste e valorizzarlo) e praticare una politica da fronte. Le attuali FSRS, di cui non neghiamo i difetti e i limiti esibiti proprio anche in Teoria & Prassi e Il Futuro, sono quanto resta nel nostro paese del movimento comunista in quanto movimento consapevole e organizzato. La loro trasformazione (che è anche delimitazione tra destra e sinistra e quindi lotta e unità) è il processo di costruzione del nuovo partito comunista. Chi la pensa diversamente, rimanda la costituzione del partito a un futuro nebuloso e vago, cioè in pratica la nega. La dimostrazione di questo è che non presenta alcun piano per la ricostruzione su cui sia possibile delimitarsi e discutere.

Politica da fronte, compagni! Non chiamarsi fuori e arroccarsi sdegnosi in una supposta maturità rivoluzionaria.

 

***** Manchette

Per un’analisi generale delle posizioni espresse dalla rivista Teoria & Prassi si veda La critica dogmatica in Rapporti Sociali n. 30, pagg. 15-20. Una critica alle posizioni esposte nella rivista Il Futuro è in Rapporti Sociali n. 23/24 (Anzitutto, facciamo pulizia nella nostra testa!, pagg. 34-38). Anche nel numero 13 de La Voce del (nuovo) Partito comunista italiano ci si occupa degli ultimi numeri di entrambe le riviste (Tre fasi, ma con posizioni ben definite, pagg. 38-40 e Non tutto è stato detto. Ma qualcosa sì, pagg. 41-44).

 

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