Presentazione

Rapporti Sociali 34 - gennaio 2004   (versione Open Office / versione MSWord)

 

I due aspetti della fase che stiamo attraversando, lo sviluppo della crisi generale del capitalismo e la resistenza delle masse popolari, si delineano con nettezza sempre maggiore. A livello mondiale l'aggressione all'Iraq è la manifestazione più importante ed evidente di come la borghesia imperialista cerca affannosamente di fare fronte alla crisi del suo sistema. La banda Berlusconi partecipa all'aggressione e tenta di promuovere la mobilitazione reazionaria delle masse popolari, alimentando la peggiore cultura di guerra, resuscitando la retorica fascista, reprimendo ogni voce di dissenso, criminalizzando ogni manifestazione di sostegno alla resistenza che le masse popolari irachene oppongono all'occupazione degli imperialisti USA e dei loro servi. A tutto questo si oppone la crescita del movimento di resistenza delle masse popolari, di cui sono manifestazioni nel nostro paese la lotta vittoriosa contro la decisione di allocare a Scanzano Ionico il deposito di scorie nucleari, la lotta dei lavoratori ATM per imporre il rispetto del contratto, la mobilitazione dei metalmeccanici, la lotta contro l'attacco alle pensioni, al TFR e alla scuola pubblica (decreto attuativo della Riforma Moratti), il sostegno alla resistenza che le Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista (FSRS) nel nostro paese sviluppano a livello più elevato, il lavoro di ricostruzione del partito comunista che di tale resistenza è il nucleo politico. Così come in ogni parte del mondo gli imperialisti di casa nostra rispondono alla mobilitazione rivoluzionaria con la repressione, scatenando i propri apparati di propaganda contro i lavoratori che lottano, contro i lavoratori dell'ATM, contro i metalmeccanici emiliani, e contro individui e organismi che sono o possono diventare centro di organizzazione e promozione della resistenza delle masse, contro chi lavora alla ricostruzione del partito, contro i compagni dei CARC e del Fronte Popolare per la ricostruzione del Partito comunista, criminalizzati dalla stampa borghese ed espulsi dai sindacati di regime come la CGIL e da sindacati che si pretendono "alternativi" come il Sincobas e Confederazione Cobas.

Questi sono aspetti del contesto in cui si attua l'ultima campagna repressiva scatenata dalla borghesia imperialista contro la Commissione Preparatoria (CP) del Congresso di fondazione del (nuovo) Partito comunista italiano e contro i CARC, questione a cui dedichiamo la gran parte di questo numero della nostra rivista. L’azione è soltanto una recrudescenza di un attacco repressivo ininterrotto, e questa attenzione continuata della controrivoluzione preventiva nei confronti nostri e della CP è reazione alla nostra capacità di dare continuità e sviluppo al lavoro di ricostruzione del partito. La campagna repressiva e persecutoria contro il (nuovo) Partito comunista italiano avviata dalle Autorità italiane il 23 giugno continua, anche dopo la messa in libertà vigilata (avvenuta il 19 dicembre) dei compagni Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel, con le pesanti limitazioni imposte ai compagni, con l’informazione di garanzia inviata a Giuseppe Maj per “apologia di reato”, cioè per la pubblicazione sul Bollettino dell’Associazione Solidarietà Proletaria di un comunicato dei rivoluzionari prigionieri, con il protrarsi del sequestro di materiale documentario e di apparecchiature informatiche per decine di migliaia di euro sequestrate a compagni e compagne da sei mesi. L’apparato repressivo se la prende comoda, infischiandosene dei “diritti dei cittadini” e pure delle proprie leggi: perseguita i comunisti con accuse pretestuose, già smontate nei procedimenti giudiziari che si sono susseguiti da vent’anni a questa parte, e senza giustificazione “legale” cerca di toglierci di mezzo sequestrando compagni e strumenti di lavoro. L’avanzare della crisi spinge all’adozione di pratiche apertamente mafiose e fasciste, così come sul piano internazionale gli imperialisti USA sono spinti all’occupazione militare a carattere apertamente nazista. Sul piano interno la banda Berlusconi si trattiene dal dare libero sfogo ai propri peggiori istinti, memore della lezione durissima che la borghesia imperialista ha subito nel nostro paese per mano della Resistenza contro il nazifascismo guidata dal vecchio Partito comunista italiano. Sul piano internazionale è la nuova resistenza delle masse popolari che in Iraq, in Palestina, in Afghanistan, in Turchia, in  Colombia, in Perù, in Bolivia, in Nepal, nelle Filippine combatte con forza e con successo il terrorismo degli imperialisti.

L’azione repressiva contro la CP e contro i CARC ha inaugurato una stagione di perquisizioni e arresti che ha investito diversi compagni e organizzazioni (comuniste, antimperialiste, anarchiche) e alcuni immigrati arabi e islamici. In questa occasione le forze colpite hanno reagito dimostrando un superiore grado di maturazione, sia manifestando solidarietà reciproca, sia organizzando iniziative comuni contro la repressione. Si tratta di un importante passo verso il superamento del settarismo che è una delle nostre principali manifestazioni di debolezza di fronte al nemico di classe. Si tratta, in positivo, della politica da fronte che le FSRS mettono in atto sia perché la situazione oggettiva glielo impone sia perché soggettivamente la riconoscono come un elemento basilare per l’avanzamento del movimento rivoluzionario e per la ricostruzione del partito comunista e perché imparano a praticarla in modo scientifico.

In ogni parte del mondo la borghesia imperialista governa attraverso il regime della controrivoluzione preventiva che si esprime in modo più o meno aperto, più o meno feroce a seconda dei casi. In ogni paese l’avanzare della crisi economica spinge dal meno al più, e in tale senso si muove anche la propaganda di regime, che della controrivoluzione preventiva è l’aspetto ideologico. Ovunque e anche nel nostro paese quindi riemerge una propaganda fascista, secondo cui ogni atto di resistenza delle masse popolari è terrorismo. L’accusa di terrorismo quindi è rivolta contro le organizzazioni rivoluzionarie, contro il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, contro le FARC colombiane, contro Batasuna dei Paesi Baschi, contro il DHKC in Turchia, contro il Partito comunista del Perù. È rivolta contro il Partito comunista delle Filippine, il cui fondatore, Sison, si è visto revocare lo status di rifugiato politico dal governo dell’Olanda, dove è riparato con la famiglia, e rischia l’estradizione in USA. È rivolta contro il Partito comunista nepalese: il 20 agosto un dirigente della Guerra popolare che sta scuotendo il Nepal, Chandra Prakash Gajurel, noto come compagno Gaurav, è stato arrestato dalle autorità indiane mentre tentava di raggiungere l’Europa per sostenere la battaglia contro l’intervento imperialista nel suo paese. Si accanisce contro i singoli: David Pecha, ventiseienne militante comunista di una cittadina della Repubblica Ceca, è stato processato a settembre per aver scritto sul giornale “Pochoden” (“La fiaccola”), di cui è caporedattore, che l’unico modo per risolvere il problema della disoccupazione nel suo paese è quello di mettere fine al regime economico capitalista. Questi e mille altri episodi si associano a quelli che riguardano la controrivoluzione preventiva nel nostro paese. Ovunque la borghesia imperialista perseguita e colpisce militanti e dirigenti delle organizzazioni rivoluzionarie, ovunque si può togliere l’arma al nemico e rivolgergliela contro. Noi possiamo e vogliamo “trasformare la repressione in punto di forza per l’avanzamento rivoluzionario”, e questa è la nostra parola d’ordine. Onoriamo tutti i caduti nella lotta e nella guerra contro la borghesia imperialista, in Italia e nel mondo. Esprimiamo tutta la nostra solidarietà a tutti i rivoluzionari prigionieri. Esprimiamo l’affetto che ci lega al compagno Giuseppe Maj e al compagno Giuseppe Czeppel: compagni, quanto più la borghesia si accanisce ad isolarvi da noi, dalla classe operaia, dal proletariato, dalle masse popolari, tanto più ci siete vicini, tanto più insieme avanziamo. Viva il (nuovo) Partito comunista italiano!

 

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