La Francia: una prigione di popoli e di rivoluzionari

Rapporti Sociali 34 - gennaio 2004   (versione Open Office / versione MSWord)

 

Attualmente nelle prigioni dello Stato francese ci sono circa 60.000 detenuti. Più di 200 di loro sono prigionieri politici, per lo più protagonisti delle lotte di liberazione nazionale.

- 120 baschi, la stragrande maggioranza per la loro appartenenza vera o presunta a ETA e un membro di Iparretarak (gruppo di propaganda armata dei Paesi Baschi Nord), Filipe Bidart, che ha fatto quasi 15 anni di carcere. Vi era anche Juan Mari Olano estradato in Spagna a metà novembre ‘03, dopo due anni di prigione in Francia, perché lo Stato spagnolo lo reclamava per la sua militanza in Askatasuna (organismo legale di sostegno ai prigionieri politici baschi): una situazione per lo meno paradossale perché almeno finora Askatasuna, come anche il partito indipendentista Batasuna, sono ancora legali nel territorio dello Stato francese, benché entrambe inserite nella “lista nera” della UE.

- 50 corsi detenuti per la loro appartenenza ai diversi gruppi armati di questa piccola nazione (gli abitanti della Corsica sono 250.000, quindi quasi 2 prigionieri politici ogni 10.000 abitanti). Ricordiamo che il 19 luglio 2003 quasi 15.000 persone erano in piazza ad Ajaccio a manifestare contro la repressione francese in Corsica, all’indomani della pesante sentenza emessa a Parigi contro il commando corso che avrebbe partecipato all’esecuzione del prefetto Erignac ad Ajaccio nel febbraio 1998.

- 6 bretoni, di cui uno gravemente ammalato è all’inizio del suo quinto anno di detenzione preventiva, mentre il massimo previsto dalla legge è di 4 anni. Tutti i 6 sono accusati di essere membri della Armée Révolutionnaire Bretone (ARB) e finora non hanno ancora avuto un processo. Per uno di loro persino la Procura Antiterrorismo ha chiesto la scarcerazione, ma il giudice istruttore l’ha rifiutata “per la sua personalità e la sua influenza sul movimento indipendentista bretone” (è l’espressione esatta usata dal giudice istruttore). Recentemente (novembre ‘03) centinaia di persone si sono mobilitate in Bretagna contro il fermo di esponenti di associazioni culturali bretoni accusate di essere in contatto con il gruppo repubblicano irlandese IRA Veritable: lo spunto delirante dell’accusa era che si erano occupate del gemellaggio tra due città della Bretagna e dell’Irlanda.

A questi prigionieri delle lotte indipendentiste bisogna aggiungere:

- 5 prigionieri di Action Directe (AD): uno (Regis Schleicher) in carcere dal 1984 e dal 1987 gli altri quattro che hanno dovuto fare anche 7 anni di isolamento. Recentemente è stata richiesta la liberazione di una di essi, Nathalie Menigon, ai termini della legge sulla sospensione della pena per ragioni di salute per la quale è stato liberato il collaboratore dei nazisti Maurice Papon. I magistrati hanno negato la libertà alla compagna, ma la cosa ha suscitato la mobilitazione dei compagni e persino discussioni sui media borghesi.

- 3 militanti di un’organizzazione combattente (il Manifesto Rosso) derivata da AD, detenuti con condanne a lunghi anni di pena.

- 14 spagnoli detenuti per la loro appartenenza al PCE(r), ai GRAPO o al Soccorso Rosso Internazionale. Per 7 di essi è previsto il processo d’appello nei prossimi mesi dopo che in prima istanza sono stati condannati a pene che vanno da 3 a 10 anni. Gli altri 7 sono in detenzione preventiva da vari mesi.

- Il militante comunista libanese Gorge Ibrahim Abdallah in carcere dal 1984 per partecipazione alle azioni delle Forze Armate Rivoluzionarie Libanesi contro il sionismo e l’imperialismo.

- Il membro del DHKP-C della Turchia Çakir Erdogan che sta scontando una condanna di 3 anni.

- I 2 membri della Commissione Preparatoria (CP) del congresso di fondazione del (nuovo)Partito comunista italiano, incarcerati dal giugno ‘03, Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel, per “associazione di malfattori con lo scopo di preparare azioni terroristiche” senza che i magistrati siano ancora riusciti a precisare di quale associazione terroristica farebbero  parte.

- Il noto militante antimperialista Ilich Ramirez Sanchez (Carlos).

- Decine di islamisti delle varie tendenze, il cui numero è in costante crescita.

La legge dell’ottobre 1986 permette di aprire un procedimento giudiziario nel quadro della lotta contro il terrorismo per “associazione di malfattori in relazione con una impresa terrorista”: è l’accusa di base che permette la detenzione preventiva fino a 3 anni. Se a questa accusa si aggiunge anche l’accusa di qualche reato specifico relativo alle armi, la detenzione preventiva può arrivare a 4 anni e gli imputati sono giudicati da una corte composta solo da magistrati (senza giudici popolari). Questa legislazione ha permesso di tenere in prigione per lunghi anni i militanti rivoluzionari delle lotte di liberazione nazionale. Ma da alcuni anni a questa parte i magistrati della sezione speciale antiterrorismo, famosi per il loro anticomunismo viscerale e per la loro ostilità verso gli arabi, si servono di essa anche per la loro caccia ai terroristi “islamici”. E da essa prendono pretesto per commettere abusi in tema di detenzione preventiva. Le leggi antiterrorismo, inoltre, comportano il pattugliamento dei quartieri popolari e hanno portato a 4 giorni il fermo di polizia. A fronte di ciò vi è complessivamente una crescita della mobilitazione popolare contro la repressione, molto forte in Corsica, nei Paesi Baschi Nord e in Bretagna, ma sensibile anche altrove. L’obiettivo dei prossimi mesi sarà certamente quello di coordinare il più possibile le organizzazioni contro la repressione e le mobilitazioni che esse promuovono, in modo da renderle uno strumento più efficace contro la repressione e contro l’imperialismo. É quello che hanno iniziato a fare, nel contesto del Forum Sociale Europeo di Parigi del 12-15 novembre, Askatasuna, l’ASP e il Coordinamento Antirepressione della Bretagna per iniziativa del Comitato di Solidarietà con i membri della CP.

A settembre a Cagliari vi è stata una riunione della CONSEU (Confederazione delle Nazioni Senza Stato dell’Unione Europea) a cui hanno partecipato esponenti catalani, baschi, sardi, irlandesi e bretoni. La riunione ha avuto come tema principale la repressione a livello europeo. Una nuova riunione dello stesso genere è prevista a Nantes (Bretagna) nel gennaio 2004.

Se il governo della Francia non ha voluto inserire nella lista nera europea l’ARB, il FLNC e l’IPARRETARAK è solo per non dare risalto internazionale all’esistenza nel suo territorio di organizzazioni di resistenza facenti capo alle lotte per l’autodeterminazione nazionale. Come lo Stato turco, anche quello francese arriva fino a negare che nel territorio da esso dominato esistono nazioni a cui esso nega il diritto all’autodeterminazione.

La lotta per l’autodeterminazione nazionale nei paesi imperialisti fa parte della lotta per il socialismo e la dura repressione subita in Francia dai compagni della CP del (nuovo)PCI, di AD, del PCE(r), ecc. devono permettere di mettere nuovamente in pratica quello che scriveva Karl Marx (Le lotte di classe in Francia 1848-1850): “… è solo facendo sorgere una controrivoluzione potente e feroce, creandosi un simile avversario e facendovi fronte che il partito della sovversione è riuscito a trasformarsi in un vero partito rivoluzionario”.

Le borghesie imperialiste di Francia, Spagna, Italia, Irlanda, Regno Unito e Turchia collaborano attivamente tra loro in questo periodo di reazione e di guerre di aggressione neocoloniali e approfittano del clima internazionale di insicurezza che la stessa borghesia imperialista ha creato per eliminare uomini e donne che potrebbero diventare centri di riferimento organizzativo per costruire un mondo basato sulla condivisione delle ricchezze, sul soddisfacimento dei bisogni reali di ogni individuo e sul diritto all’autodeterminazione di tutte le nazioni, grandi o piccole che siano.

Sta a noi trarre il massimo profitto dalla repressione terroristica della borghesia per rafforzare il nostro campo.

 

Gael Roblin, prigioniero politico bretone, militante del Movimento della Sinistra Indipendentista della Bretagna (Emgann)

 

Parigi, 15 novembre 2003

 

Rapporti Sociali 1985-2008 - Indice di tutti gli articoli