Controrivoluzione preventiva
e ricostruzione del partito comunista
Seconda campagna nazionale dei CARC

Rapporti Sociali 34 - gennaio 2004   (versione Open Office / versione MSWord)

 

 I CARC stanno conducendo una campagna di lotta su “Controrivoluzione preventiva (CRP) e ricostruzione del partito comunista (rpc)”, una campagna che nasce dall’analisi della situazione politica dello scontro tra le classi e dagli sviluppi che hanno avuto nel nostro paese e in tutto il mondo le operazioni di controrivoluzione preventiva a partire dal 2001 e in particolare negli ultimi mesi. “Ovunque nel mondo la borghesia imperialista cerca di impedire la rinascita del movimento comunista, di impedire la ricostruzione e il rafforzamento di veri partiti comunisti” (dal comunicato del 7 luglio ’03 del compagno G. Maj, membro della Commissione Preparatoria (CP) del congresso di fondazione del (n)Pci).

L’ondata repressiva di questi ultimi mesi ci ha spinto a sviluppare questa campagna per trasformare le operazioni di controrivoluzione preventiva dei mesi scorsi (tra queste quella del 23 giugno e 18 luglio che ci hanno colpito direttamente, le altre che sono seguite, che hanno coinvolto diverse FSRS e organismi) e quelle che seguiranno, in un punto di forza per la ricostruzione di un nuovo e vero partito comunista italiano, per rafforzare il variegato movimento di resistenza delle masse popolari al procedere della crisi generale del capitalismo e per appoggiare la rinascita del movimento comunista a livello internazionale.

La controrivoluzione preventiva è il frutto della contraddizione principale della nostra epoca, la contraddizione tra le due classi sociali antagoniste: la classe operaia e la borghesia imperialista. “L’intera storia politica e culturale di tutto il mondo nel nostro secolo [il ‘900, ndr] è principalmente storia dell’avanzamento del movimento comunista di fronte alla disperata resistenza opposta dalla borghesia imperialista. Questa ha universalmente mostrato di non esitare a ricorrere per contrastarla, a qualsiasi mezzo a sua disposizione, dai più primitivi a quelli elaborati con le tecniche più sofisticate: le imprese più barbare ricordate dalla storia dei secoli passati impallidiscono al confronto delle atrocità da essa compiute, a partire dalla repressione della Comune di Parigi (1871), alle ripetute aggressioni all’Unione Sovietica (1918-22, 1941-1945), al nazifascismo, ai blocchi commerciali, alle repressioni nelle colonie, alla guerra chimica-batteriologica-atomica, agli strumenti e alle procedure della controrivoluzione preventiva.”(1) Nell’attuale fase della seconda crisi generale del sistema capitalista, la borghesia imperialista continua la sua resistenza agguerrita alla nuova ondata rivoluzionaria in sviluppo, alla rinascita del movimento comunista nel mondo, alla lotta di liberazione dei popoli oppressi dall’imperialismo. I gruppi imperialisti, scatenano embarghi economici che affamano popoli e guerre di sterminio di masse inermi in più parti del globo: negli ex paesi socialisti (ex Jugoslavia, Caucaso, Cecenia), nel medio oriente (Palestina, Iraq, Afghanistan), in Africa e altrove.

 

1. Federico Engels- 10, 100, 1000 CARC per la ricostruzione del partito comunista, Edizioni Rapporti Sociali, 1995, pag. 8.

 

 La “guerra al terrorismo” dichiarata dopo l’11 settembre 2001 ha portato nel cuore dei paesi imperialisti ad un livello superiore la caccia ai comunisti, ai rivoluzionari, agli antimperialisti. Nell’UE i gruppi imperialisti si sono subito accodati a quelli USA e a quelli britannici per condurre la “lotta contro il terrorismo”, stilando la loro “lista nera” di partiti e organizzazioni politiche comuniste e antimperialiste di vari paesi accusati di praticare il “terrorismo e tramare piani di eversione dell’ordinamento capitalistico” (FPLP, ETA, Batasuna, DHKC, PCE(r), FARC, PC filippino).

La legislazione degli Stati imperialisti in questi due anni è sempre più orientata a ridurre le libertà personali e collettive e a dare libertà di azione e di manovra agli apparati polizieschi e agli apparati giudiziari: libertà di violare i diritti fondamentali della persona stabiliti dal cosiddetto Stato di diritto internazionale, le libertà sociali, civili e politiche conquistate dalle masse popolari sotto la direzione del vecchio movimento comunista, con la prima ondata delle rivoluzioni proletarie e, nel nostro paese, anche con la vittoriosa Resistenza contro il nazifascismo.

Gli USA e gli altri paesi imperialisti, accanto alle misure legali di repressione, ricorrono sempre più a forme “illegali” di controllo e repressione per prevenire e per contrastare la rinascita del movimento comunista e soffocare le lotte antimperialiste di liberazione nazionale.

I regimi politici borghesi nella fase imperialista, e in modo particolare dopo la vittoria della Rivoluzione d’Ottobre e la costruzione dei primi paesi socialisti, hanno assunto il carattere di regimi della controrivoluzione preventiva. In questa fase di sviluppo della crisi generale emerge con maggiore evidenza il volto criminale e terroristico degli Stati borghesi, che ricorrono ad ogni genere di arbitrio e brutalità, ripercorrendo strade già viste nel secolo scorso. Gli Stati imperialisti, sotto la bandiera della “lotta al terrorismo” si rivelano veri e propri regimi di oppressione dei lavoratori e delle masse. Tra questi Stati sedicenti democratici, quello israeliano governato dal sionista Sharon, noto come il boia di Sabra e Chatila, pratica apertamente l’assassinio politico dei dirigenti della resistenza palestinese e la persecuzione dei loro familiari, è artefice della guerra di sterminio contro la popolazione palestinese. Le rappresaglie di stile nazista contro le popolazioni civili indifese caratterizzano gli imperialisti statunitensi, britannici, russi in diversi paesi del mondo dove si combatte contro il dominio imperialista e per l’indipendenza nazionale (Iraq, Afghanistan, Cecenia, ecc.).

L’uso della tortura, sia psicologica che fisica, contro i rivoluzionari prigionieri è diventata prassi ordinaria in tutti gli Stati che si definiscono “democratici” dalla Francia, alla Turchia, alla Spagna, all’Italia con vessazioni di ogni sorta, come l’isolamento carcerario, la dispersione e l’allontanamento dei prigionieri dalle proprie famiglie, la dispersione e l’introduzione di regimi carcerari per l’annientamento dei prigionieri (dalle carceri speciali di tipo F in Turchia, le FIES in Spagna, all’art. 41 bis in Italia). La tortura e l’annientamento che i carcerieri USA di Guantanamo riservano ai prigionieri di guerra afgani, arabi e islamici, in violazione di ogni trattato e convenzione sui diritti dei prigionieri politici e di guerra, sta diventando la prassi e presto verrà estesa negli altri paesi, se la lotta delle masse popolari e dei sinceri democratici non interromperà questo processo.

Guantanamo è diventato l’emblema della ferocia dei “democratici” paesi imperialisti, il modello indicato dai gruppi imperialisti USA per il trattamento di quanti vengono considerati nemici degli imperialisti. Non è un caso  se garantisti e democratici (Vaticano, Caritas, sinistra borghese, associazioni contro la tortura e per i diritti dell’uomo, ONU, ecc.) non sviluppano un’adeguata mobilitazione contro questo lager e anzi lo accettano come il male minore. Essi si comportano come i “democratici” degli anni ’30 del secolo scorso che “accettavano” come male minore (rispetto al possibile sviluppo della rivoluzione socialista) le atrocità di fascisti e nazisti. Le angherie e la persecuzione contro gli immigrati poveri nei paesi imperialisti, gli arresti e le espulsioni “per via amministrativa” di arabi e islamici.

Non è un caso quindi se garantisti e “democratici” del nostro paese e dei paesi imperialisti si limitano al massimo a qualche velata protesta e denuncia, e non si fanno promotori e dirigenti di un adeguato movimento contro la tortura e l’annientamento fisico e psichico dei prigionieri politici e di guerra.

Inoltre le angherie e la persecuzione contro gli immigrati poveri nei paesi imperialisti, le espulsioni “per via amministrativa” di arabi e islamici (vedi il caso dell’imam di Carmagnola e di altri arabi espulsi dall’Italia dal ministro Pisanu come facevano i fascisti che portavano i comunisti al confine), il rapimento di capi religiosi come il mullah Omar della moschea di Milano, l’annegamento in mare di centinaia di immigrati, diventano il pane quotidiano da offrire alle masse popolari immigrate.

Il trattato di Schengen e gli altri accordi a livello UE, la costruzione di strutture come Eurojust (organismo dell’UE, composto dai ministri di giustizia e degli interni istituito a febbraio scorso per rafforzare la cooperazione giudiziaria e repressiva tra gli Stati) stanno portando, nonostante le contraddizioni esistenti tra i vari gruppi borghesi, ad una collaborazione sempre più attiva nella persecuzione dei comunisti, dei rivoluzionari e degli immigrati. I governi di paesi come la Francia, che erano stati “terra di asilo” per i perseguitati politici, negli ultimi anni sono passati in prima fila nella “lotta contro il terrorismo”, sviluppando una collaborazione sempre più attiva con gli apparati repressivi degli altri paesi imperialisti nella persecuzione dei rifugiati politici sul proprio territorio e dei movimenti di liberazione nazionale (nelle carceri francesi sono rinchiusi oltre 200 prigionieri politici, bretoni, corsi, baschi).(2)

 

2. Sulla questione vedi intervista sul Fronte di Liberazione della Corsica (FNLC) pubblicato su Il Bollettino, n. 72, ottobre 2003.

 

La collaborazione giudiziaria e poliziesca nell’operazione 23 giugno, che ha coinvolto anche un paese come la Svizzera che non fa neanche parte dell’UE, gli arresti di arabi e islamici (Italia-Germania) sono chiari segnali del fronte comune della borghesia imperialista contro il movimento comunista e antimperialista. Il 3 settembre scorso nel vertice di Roma di Eurojust i ministri si sono accordati su come trattare meglio la questione dell’immigrazione, accostandola alla questione della “lotta al terrorismo”, prevedendo operazioni congiunte di aria, terra e cielo tra le polizie alle frontiere e la collaborazione attiva degli apparati giudiziari per fronteggiare il flusso delle masse popolari provenienti dalle semi colonie e dai paesi oppressi dagli imperialisti. Anche qui la guerra di sterminio contro queste masse di migranti non è simbolica ma concreta con migliaia di uomini, donne e bambini morti affogati nel Mare Nostrum perché costretti a viaggiare clandestinamente in balia dei trafficanti di uomini, creati e foraggiati dalle norme vessatorie in materia di immigrazione. La borghesia imperialista ha creato un fiorente traffico sugli immigrati poveri (manodopera a basso costo, super sfruttata) e ha creato veri e propri  lager chiamati Centri di Permanenza Temporanei (CPT) per rinchiudere quanti non si lasciano sfruttare docilmente e si ribellano. Anche su questo fronte assistiamo ad un silenzio assordante di democratici e garantisti. La lotta contro i CPT è condotta dal movimento contro la globalizzazione e dobbiamo anche riconoscere un nostro ritardo, come comunisti, nell’intervenire con più determinazione nella solidarietà contro gli immigrati perseguitati.

La controrivoluzione preventiva non esiste solo quando l’imperialismo versa in una grave crisi generale come è stato nella prima (1910-1945) e nella seconda (a partire dagli anni ’70 ad oggi), ma è diventata una costante del sistema imperialista. Ad esempio nel nostro paese, durante tutto il periodo del regime democristiano, dalla fine della seconda guerra mondiale fino alla fine degli anni ’60, un periodo dello sviluppo economico e del “capitalismo dal volto umano”, operavano “..organismi della classe dominante, italiani e stranieri, USA in particolare, che sono intervenuti, hanno condizionato, hanno limitato, hanno colpito le organizzazioni dei lavoratori, hanno svolto contro di esse un’opera costante di spionaggio, di controllo, di schedature, di infiltrazione, di diversione, di provocazione, di corruzione, di ricatto, sui loro esponenti, di intimidazione fino ad arrivare all’eliminazione di alcuni di essi ... nello stesso tempo sono state montate da queste organizzazioni del regime delle operazioni di terrorismo ... le stragi e la strategia della tensione..”.(3) La borghesia imperialista, anche in Italia dunque, è sempre stata costretta, a partire dalla seconda metà del secolo XIX, a ricorrere a “operazioni sporche”, non solo legali, per impedire che la classe operaia e le masse popolari prendessero il sopravvento. A partire da allora, dal primo tentativo rivoluzionario guidato dalla classe operaia, la Comune di Parigi (1871), la borghesia da classe progressista che aveva sconfitto le classi retrograde feudali, aveva iniziato a trasformarsi in classe conservatrice e reazionaria, concentrando il suo controllo preventivo e la sua violenza organizzata dello Stato contro le classi sfruttate, con alla testa i comunisti, sempre più coscienti della necessità della lotta rivoluzionaria per la propria emancipazione e per il progresso della storia umana.

 

3. Da Il Bollettino n. 54-55 autunno-inverno 1995, pag. 13, intervento alla GIRP di Milano del segretario nazionale dei CARC, Giuseppe Maj.

 

È in questo quadro storico e generale di sviluppo della politica repressiva della borghesia imperialista che occorre, da parte di ognuna delle forze e degli organismi che intendono lottare contro il sistema capitalista e per un nuovo ordinamento sociale, un più approfondito lavoro di comprensione e definizione delle dinamiche della CRP, per prevenire e sviluppare efficaci azioni di contrasto al punto da utilizzare gli attacchi che la borghesia imperialista cerca di assestare al movimento comunista e antimperialista e alla rinascita del comunismo, per rivolgergliele contro e per far sì che sempre più Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista (FSRS), operai avanzati ed elementi avanzati delle masse popolari prendano coscienza dello scontro in atto e si organizzino per svolgere la loro azione di avanguardia nella più generale resistenza che le masse oppongono al procedere della crisi capitalista, per trasformarla in lotta per la conquista del potere da parte della classe operaia, l’unica classe capace di costruire un nuovo sistema, quello socialista. Questa lotta oggi si esprime nel lavoro per la costruzione o il rafforzamento dei nuovi partiti comunisti e, in particolare nel nostro paese, nel lavoro per creare le  condizioni per la ricostruzione del partito comunista e nello sviluppo del Fronte Popolare per la ricostruzione del partito comunista (FP-rpc).

Da quanto abbiamo detto risulta evidente inoltre che la borghesia imperialista ha legato tutti (destra, sinistra borghese, PRC e PdCI e persino parte della sinistra che si definisce “rivoluzionaria”) alla sua “guerra santa contro il terrorismo” e chi non sostiene questa guerra e non vi partecipa attivamente diventa oggetto di ricatti e persecuzioni. In questa situazione diventa fondamentale per ogni comunista, per ogni antimperialista e anche per ogni “sincero democratico” combattere e contrastare questo variegato fronte della borghesia, costruendo un fronte comune contro la repressione e di solidarietà proletaria. In questa direzione vanno le iniziative comuni che hanno portato all’Assemblea nazionale contro la repressione del 6 settembre a Napoli promossa da Proletari comunisti, CARC, ASP, SRP(4), la Dichiarazione congiunta promossa da organismi aderenti al FP-rpc(5), i presidi contro la repressione e per la scarcerazione dei compagni della CP Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel che si sono svolti nei mesi di settembre e ottobre, la manifestazione contro la repressione del 15 novembre a Viareggio che ha visto l’adesione di varie forze (dai circoli del PRC, agli anarchici, CARC, Linearossa, Centri sociali).

Il contrasto della controrivoluzione preventiva della borghesia imperialista è tanto più possibile se consideriamo che essa è solo una manifestazione di debolezza piuttosto che di forza. Quanto più essa si manifesta con i suoi arresti, perquisizioni, fermi di polizia, espulsioni, processi, pestaggi di massa, tanto più essa denota un potere in bilico, precario e instabile. L’azione controrivoluzionaria dello Stato borghese è la risposta alla crescita del movimento di resistenza, allo sviluppo del movimento comunista e rivoluzionario.(6)

 

4. Per quanto riguarda l’appello e gli sviluppi dell’Assemblea di Napoli si rimanda a Resistenza n.9 e n. 10, Proletari comunisti n.13, Rossoperaio n. 20.

 

5. Vedi in questo numero di Rapporti Sociali, pag. 23.

 

6. Sulla questione consigliamo la lettura dell’interessante articolo di Ernesto V. pubblicato su La Voce n. 15, novembre 2003 dal titolo Politica rivoluzionaria, dove a pag. 64 si dice “Ancora oggi varie forze soggettive della rivoluzione socialista (FSRS) considerano la repressione unicamente o quasi unicamente dal punto di vista negativo: qualcosa che distrugge il nostro lavoro, ruba i nostri macchinari e i nostri libri, devasta le nostre sedi, (…) cerca di intimidire i nostri compagni, arresta alcuni di noi (…). Tutto questo è vero, ma è solo una parte delle facce della repressione. Essa ha anche un’altra faccia. Già Marx aveva insegnato (inizio di Lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850) che la rivoluzione avanza suscitando una controrivoluzione feroce e potente e che solo facendo fronte ad essa il partito della sovversione sociale raggiunge la maturità di un vero partito rivoluzionario, capace, dico io, di instaurare il socialismo nel nostro paese.”

 

La controrivoluzione preventiva può e deve essere sempre contrastata. Bisogna fare uno sforzo anche nei momenti di accumulazione delle forze, di debolezza organizzativa dei comunisti e dei rivoluzionari, in quanto la borghesia imperialista colpirà con ancora più forza e brutalità, cercando di fare leva sulla debolezza e sulle divisioni esistenti nel campo del proletariato e del movimento delle FSRS. Questo ci insegna l’esperienza storica recente e passata. Se non si contrasta efficacemente ogni attacco (denunciandolo apertamente e in modo più vasto possibile, sviluppando la solidarietà di classe con i compagni e le organizzazioni colpite, difendendo i  compagni prigionieri, sviluppando un fronte comune contro la repressione) la borghesia imperialista procederà a nuovi e più brutali attacchi (come cedere su una conquista apre la strada all’eliminazione delle altre conquiste).

Oggi il movimento comunista è ancora debole e questa debolezza si supera con il lavoro in corso per la ricostruzione del partito comunista, ma anche sviluppando una giusta linea di lotta di classe contro la repressione, facendo vedere concretamente come la solidarietà di classe è una potente arma per i proletari. La storia recente e passata ci fornisce diversi esempi che confermano queste nostre tesi. Un esempio importante è stato l’eroica resistenza opposta dal PCI clandestino alle persecuzioni fasciste durante tutto il ventennio. Ad es. il PCI per perseguire il suo obiettivo di creare un Centro politico e organizzativo in Italia ha dovuto far fronte a diverse operazioni repressive (per quasi un decennio i dirigenti e militanti inviati a creare il Centro interno venivano individuati e arrestati dai fascisti nel giro di qualche mese). Ad ogni colpo subìto il Partito reagiva con tenacia e iniziava con pazienza a lavorare per creare le condizioni per rimettere in piede la struttura “caduta”. Se il PCI avesse adottato la linea sostenuta da alcune delle attuali FSRS (ad es. in riferimento all’arresto dei compagni della CP sostengono “l’arresto dei compagni dimostra che la loro scelta era sbagliata”) avrebbe dovuto, dopo il primo colpo, abbandonare il suo intento di costruire il Centro interno, con le conseguenze che possiamo immaginare. Un altro esempio dei nostri giorni è la resistenza armata condotta da Hamas in Palestina: questa organizzazione è diventata il punto di riferimento di quanti vogliono lottare per la liberazione della Palestina, non solo perché persegue questo obiettivo sviluppando la resistenza armata del popolo palestinese, ma anche perché ha creato un’organizzazione capace di far fronte alle rappresaglie sioniste, di organizzare la solidarietà popolare con i familiari dei combattenti vittime delle rappresaglie dei sionisti, organizzando il sostegno materiale e morale delle vittime, degli orfani di guerra, ecc. Mentre la borghesia imperialista deve ricorrere sempre più a dei mercenari (pagati e addestrati per uccidere) per condurre le sue guerre, le organizzazioni che conducono la lotta antimperialista raccolgono sempre più elementi di avanguardie che danno la loro vita per la causa del proprio popolo.

Con questa campagna intendiamo affrontare e contrastare anche gli aspetti ideologici presenti nelle attuali FSRS e tra gli elementi avanzati delle masse che limitano lo sviluppo di un fronte ampio contro la repressione.

1. Le posizioni di quelli che proclamano o fanno intendere che lo Stato borghese è onnipotente, che con la sua supremazia di mezzi economici e tecnologici può tenere sotto controllo l’intera classe e le sue avanguardie, arrivando così alla conclusione (anche quando non lo dicono apertamente) che non vi è niente da fare di fronte a tale strapotere e supremazia. Tale concezione conduce solo alla sfiducia e al disfattismo. In realtà la borghesia, per quanto possa controllare, spiare, reprimere ecc., non potrà arrestare il suo declino inesorabile e contemporaneamente la crescita di un nuovo movimento comunista e rivoluzionario che prenderà mano a mano la direzione della lotta che lo porterà a sconfiggere gli oppressori. La classe operaia russa guidata dal Partito comunista bolscevico vinse uno Stato agguerrito e tirannico come quello degli Zar, il PCI seppe sopravvivere al regime fascista, si pose alla guida della resistenza (1943-45) e sconfisse il nazifascismo, ecc. In realtà ciò che il PCI fece allora fu semplicemente quello di legarsi sempre più alla classe operaia e alle masse popolari erigendo in quel modo una rete di collaborazioni e solidarietà che fece da barriera contro gli apparati repressivi e militari  del fascismo e del nazismo, i quali si trovarono di fronte una classe sempre più organizzata e diretta con metodo scientifico nei vari aspetti della guerra di classe.

2. Le concezioni soggettiviste e settarie sulla controrivoluzione preventiva, che concepiscono il problema della lotta contro di essa unicamente in termini tecnici e tecnologici: bisogna “formare uomini d’acciaio” capaci di resistere alla controrivoluzione preventiva o “specialisti delle tecnologie” per contrastare le azioni di controllo della borghesia imperialista, “mandare in tilt i suoi sistemi di controllo”. Queste posizioni mettono in evidenza una linea che non tiene conto dell’importante ruolo che hanno assunto le masse nella società capitalista, non riconoscono che la mobilitazione delle masse (reazionaria o rivoluzionaria) è l’aspetto determinante nella lotta tra le classi, che bisogna legare la lotta alla controrivoluzione preventiva alla lotta che le masse oppongono al sistema imperialista, che bisogna propagandare tra le masse l’esistenza dei rivoluzionari prigionieri e raccogliere tra le masse la solidarietà nei loro confronti, ecc.

Per queste FSRS il problema della controrivoluzione preventiva è un problema che riguarda solo le “avanguardie”, che le masse non possono comprendere (tendono di fatto a fare della questione repressione un fatto quasi privato, un affare del gruppo e della sua cerchia). Queste FSRS sono portate a non dichiarare apertamente la natura e gli obiettivi delle varie azioni repressive (ad es. mettono sullo stesso piano l’arresto dei comunisti e il licenziamento politico), spesso assumono atteggiamenti di auto censura nel dichiarare apertamente le organizzazioni e i compagni che sono stati colpiti (vedi le critiche ai CARC perché dichiarano apertamente che la repressione li colpisce per impedire la ricostruzione del partito comunista). Queste posizioni aumentano lo stato di debolezza esistente rispetto alla repressione. Noi invece sosteniamo che quando la borghesia colpisce con la CRP occorre dichiarare a gran voce chi, come, quando e perché è stato colpito. Occorre dichiarare che chi è stato colpito è parte integrante della classe oppressa, appartiene alla nostra classe, che quotidianamente è colpita dalle misure economiche e sociali messe in atto dai governi della borghesia imperialista. Occorre mostrare come le singole operazioni repressive si riconducono ad un unico disegno atto a contrastare la resistenza delle masse popolari alla crisi e in modo particolare a contrastare l’azione dei comunisti, in quanto rappresentano il pericolo maggiore per la sopravvivenza del sistema capitalista ed imperialista.

3. Le posizioni opportuniste tipiche di quelle FSRS (economiciste e neorevisioniste dal PRC, ai Disobbedienti, alle FSRS che sostengono che bisogna solo lavorare “alla luce del sole” della borghesia, che sono contro la violenza, che bisogna “rispettare” le leggi, ecc.) portatori della logica della differenziazione tra le varie operazioni repressive (sono ingiuste e da contrastare quelle contro il generico movimento ma sono “giuste” e tollerate le operazioni repressive contro quelli che la borghesia addita come “terroristi”) e tra compagni da difendere e da condannare (i compagni che non hanno commesso “reati” sono da difendere e quelli accusati di reati specifici o di fatti di sangue sono da ignorare, se non addirittura da combattere). Questa logica differenziatrice favorisce nel concreto l’azione di sbirri e magistrati e indebolisce ancora di più il già frammentato campo delle FSRS. Il metro di misura che di fronte alla repressione occorre adottare non è certo quello che la giurisprudenza borghese usa di fronte agli episodi legati alla lotta di classe: anche un “blocco  stradale” per la borghesia rappresenta un grave reato, mentre rappresenta un lieve reato (quando per qualche motivo viene alla luce) rubare miliardi con traffici e speculazioni (vedi Cirio, Parmalat, ecc.).

Una posizione opportunista ancora più nefasta è rappresentata dai sostenitori del “legalitarismo” secondo cui bisogna “rispettare” le leggi dello stato democratico borghese (posizione molto diffusa nel PRC e tra i lavoratori avanzati influenzati da questo partito e dagli altri revisionisti). Questa è una posizione da combattere con forza perché non solo lega le mani solo alle classi oppresse ma dà spazio ad ogni genere di violenza e arbitrio “legali” della borghesia imperialista.

La controrivoluzione preventiva va denunciata sempre apertamente e in modo particolare quando essa è espressione chiara della “guerra sporca” e di azioni terroristiche della borghesia imperialista (stragi fasciste, attentati ad opera dei “servizi deviati”, Gladio, P2, attività criminali come quelle dei ROS del generale Ganzer e della Uno Bianca - assunti agli onori della cronaca - gli assassini di manifestanti, militanti politici, ecc.) contro la classe operaia, le masse popolari e le sue avanguardie comuniste e rivoluzionarie.

Va contrastato l’atteggiamento piccolo borghese dei riformisti che nascondono la testa sotto la sabbia, che pur vedendo la realtà non vogliono riconoscere che il regime della borghesia imperialista non è affatto un sistema di democrazia. Vanno smascherate le illusioni bonarie, le illusioni di uomini dabbene che la cultura borghese ha propinato a proposito della sua democrazia.

Tutte le posizioni esposte sopra oggettivamente aiutano la borghesia imperialista nella sua lotta contro il movimento comunista e antimperialista, contro il movimento operaio e di resistenza delle classi oppresse e favoriscono lo sviluppo della controrivoluzione preventiva.

I CARC sostengono che chiunque, nell’ambito della lotta di classe, a vario livello e in differenti circostanze, viene colpito dalla controrivoluzione preventiva della borghesia imperialista, va difeso e circondato dalla massima solidarietà sia dalle FSRS e soprattutto dalle masse operaie e popolari (che sono la forza strategica che determinerà la vittoria contro la borghesia) perché appartiene alla nostra classe. È questa la linea che hanno portato da più di 20 anni, prima i compagni del Coordinamento dei comitati contro la repressione e poi l’Associazione Solidarietà Proletaria (ASP). È questa linea che i CARC hanno fatto propria.

Sviluppare la politica da fronte comune nella lotta alla repressione è fondamentale. Riscontriamo già da alcuni anni i segnali positivi in questo senso. Tali sono le iniziative sviluppate con le GIRP, con gli organismi contro la repressione in Versilia, la nascita di altri organismi e riviste che si occupano di repressione e rivoluzionari prigionieri (vedi il movimento che si è sviluppato per la liberazione del compagno Paolo Dorigo, compagno sottoposto da anni a dure condizioni di detenzione con un accanimento persecutorio più volte denunciato dal compagno).

Un importante segnale del tentativo di superare questa situazione frammentata ci è pervenuto dai compagni di Proletari comunisti (PC) e Soccorso Rosso Proletario (SRP) che hanno raccolto l’appello alla costruzione di iniziative comuni contro la repressione e hanno partecipato concretamente al percorso che ci ha portato all’Assemblea Nazionale del 6 settembre a Napoli e alla decisione in quella sede di dare vita a una serie di  iniziative comuni. PC e SRP si sono distinti in questi mesi per aver assunto un atteggiamento costruttivo e di solidarietà di classe verso i compagni arrestati e verso tutti i compagni colpiti dalla repressione.

L’esperienza dell’Assemblea di Napoli ha fatto emergere anche alcuni nostri limiti (residui di settarismo in alcuni compagni che non hanno valorizzato a sufficienza l’aspetto unitario dell’iniziativa) e di altre FSRS ed è servita ad avviare un interessante confronto tra alcune FSRS sulle posizioni e sulla linea da adottare per contrastare la repressione della borghesia imperialista. Tra le posizioni sbagliate emerse nel dibattito segnaliamo quelle di Linearossa-ANA, organismi secondo i quali è sbagliato denunciare sempre e apertamente alle masse le azioni repressive, che parlano di dibattito aperto ma lo praticano poco, che nelle manifestazioni di solidarietà usano non dichiarare apertamente nomi e cognomi dei compagni e delle organizzazioni colpite. Riteniamo sbagliate anche alcune posizioni di PC per quanto riguarda l’operazione del 23 giugno, in particolare quando hanno sostenuto che “la borghesia ha colpito la CP perché era l’anello debole nella lotta per la ricostruzione del partito comunista”(7) (affermazione contraddittoria che parte da una lettura sbagliata della CRP, e infatti in un’altra parte dell’intervento si è sostenuto, giustamente, che la borghesia da sempre colpisce quelli che reputa suoi oppositori, suoi nemici). Se si usasse tale tesi ad es. per spiegare la repressione che ha colpito i comunisti peruviani, si arriverebbe a sostenere che “Gonzalo e il PCP sarebbero stati colpiti perché erano l’anello debole della lotta rivoluzionaria peruviana”).(8)

 

7. Vedi Rossoperaio n. 20, estate 2003, pag. 15.

 

8. Proletari comunisti (vedi anche Rossoperaio n. 20, pag. 15 e il comunicato per promuovere una manifestazione per il 12-13 dicembre) accusa i CARC di fare “autopropaganda” e di portare avanti una linea sbagliata sulla repressione. Scrivono: “Alle linee opportunistiche di chi divide i compagni in buoni e cattivi tipiche di Rifondazione, Disobbedienti et similia, a quelle economicistiche di chi rifiuta di denunciare e combattere episodi repressivi, si aggiunge oggi la linea errata inutile e controproducente, sul piano politico e pratico, di forze come il CARC, ma non solo. Forze e linee auto-proclamatorie, che fanno degli attacchi subiti l’ennesima occasione per l’auto-propaganda; che mentre parlano di allargare il fronte della solidarietà, in effetti lo restringono, fino ad asfissiarlo. Quel che serve è un impegno e l’unità di tutti quelli che possono essere uniti contro la repressione, il governo e lo stato di polizia, nelle piazze come in tutti gli ambiti.” (Appello per un 12/13 dicembre in piazza contro la repressione).

Secondo PC portiamo avanti una linea sbagliata e di “auto-propaganda” perché parliamo apertamente degli obiettivi dell’operazione congiunta del 23 giugno, perché portiamo nel dibattito sulla repressione e sulla CRP le nostre tesi, le nostre valutazioni della fase. Lo facciamo perché - come abbiamo ribadito nei rapporti con PC e pubblicamente - riteniamo importante anche nella lotta contro la repressione sviluppare una politica da fronte che passa non solo tramite iniziative comuni, ma anche con la critica e il dibattito aperto e franco, finalizzate a migliorare la lotta che i lavoratori e le masse popolari conducono contro la borghesia imperialista. Riteniamo un arricchimento e non un limite che ogni FSRS esprima “liberamente” le proprie posizioni in quanto siamo nettamente contrari alla politica di intergruppo (livellamento al livello più basso, in modo da tenere insieme tutti, un livello che porta all’eclettismo e alla confusione). Per questo non condividiamo la linea di PC che da una parte parla di “impegno e unità di tutti” contro la repressione e dall’altra erige paletti e steccati contro alcune forze, cercando sempre di mettere in evidenza ciò che divide invece di quello che unisce. Noi pensiamo che quando si fanno delle iniziative unitarie si deve partire da punti comuni, unitari (es. manifesto Assemblea Nazionale di Napoli), ma questo non deve assolutamente tradursi in una “gabbia” per impedire ad ogni organismo aderente di portare le sue posizioni e di sviluppare il libero confronto tra tesi e posizioni.

 

 L’esperienza che stiamo conducendo nella lotta contro la repressione deve servire per migliorare il nostro metodo di lavoro nell’applicazione della politica da fronte cercando di non contrapporci meccanicamente, direttamente o indirettamente, sugli aspetti “ideologici”, ma fare in modo che nel lavoro di collaborazione con le altre FSRS emergano le differenze interne e lavorare su quelle positive (la sinistra).

Dobbiamo sviluppare un piano di lavoro interno di formazione dei nostri compagni, ed un piano di lavoro esterno di denuncia della controrivoluzione preventiva, di solidarietà tra le masse popolari e unificazione delle forze in campo contro la borghesia imperialista. In questi mesi i CARC e l’ASP sono stati impegnati con comunicati e iniziative varie, con la diffusione degli scritti dei membri della Commissione Preparatoria (CP) del congresso di fondazione del (nuovo) Partito comunista italiano arrestati a Parigi, con i rapporti e la collaborazione con le organizzazioni di solidarietà con i compagni Maj e Czeppel sorti in Francia (Associazione per la difesa di uno spazio europeo delle Libertà - ADEEL e il Comitato contro la criminalizzazione della lotta per la ricostruzione del partito comunista in Italia), con le iniziative comuni con altre FSRS, a dare concretezza alla lotta contro la CRP. Anche le operazioni di repressione di questi mesi con i loro insegnamenti servono a perseguire l’obbiettivo principale, lo sviluppo della ricostruzione del partito comunista. La ricostruzione del partito comunista e in generale l’avanzamento del movimento rivoluzionario solo l’unica arma che abbiamo per far fronte ad una controrivoluzione feroce e potente: affrontando questa controrivoluzione il campo rivoluzionario acquista la maturità necessaria per vincere.

 

Il responsabile della campagna

 

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