Indice delle Edizioni Rapporti Sociali

 

UN FUTURO POSSIBILE

L’Italia come potrebbe diventare dopo il futuro “25 aprile”

di Marco Martinengo e Elvira Mensi.

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 Indice:

Presentazione

Premessa

Una simulazione realistica

Dopo il futuro "25 aprile"
1. L'Azienda Socialista (AS) o settore socialista dell'economia
2. I rifornimenti alle famiglie (F)
3. Le Aziende dei lavoratori autonomi (Aa)
4. Le relazioni economiche con l'estero
5. La mobilitazione delle masse popolari in campo economico
 

Conclusioni

Schema dei flussi di beni e servizi


 

Un futuro possibile

 

Premessa

 

"Il comunismo è una cosa semplice da comprendere, ma difficile a farsi". Cosi pressappoco dice Berthold Brecht in una delle sue opere. Difficile a farsi per due motivi.

1. Da una parte la società comunista può esistere solo se gli uomini e le donne hanno raggiunto in massa un livello di coscienza, un grado di organizzazione e un’attitudine e abitudine a collaborare consapevolmente e solidalmente tra loro ben oltre i legami "naturali", spontanei e istintivi di parentela e di vicinanza, con grande senso di responsabilità individuale, con molta libertà di spirito, con ampia comprensione e tolleranza reciproca delle inclinazioni individuali, capaci di valorizzare la ricchezza della diversità perché non più oppressi dalla fatica, dal bisogno, dagli interessi e privilegi di classi sfruttatrici, dalla volontà e dall’arbitrio di classi dominanti. L’evoluzione compiuta dall’umanità, dai tempi remoti a oggi, dalle condizioni più primitive rivelate dalle ricerche antropologiche alle condizioni attuali, mostra visibilmente che l’umanità va verso le caratteristiche necessarie per una società comunista, in barba ai preti e agli altri cultori della teoria che esista una "natura umana" fissa, immutabile come creata da Dio al tempo dei tempi. Questa constatazione è tanto più importante perché evidentemente si è trattato di una evoluzione compiuta dagli uomini e dalle donne in un modo in gran misura inconsapevole, senza sapere dove sarebbero approdati; compiuta sotto la spinta delle soluzioni dirette e immediate che di volta in volta essi hanno dato e danno, grazie al loro istinto di sopravvivenza e alla loro intelligenza, ai problemi immediati posti nei diversi gradi di civiltà che hanno attraversato, nelle diverse circostanze d’ambiente in cui si sono trovati. Tuttavia quelle caratteristiche oggi esistono, se consideriamo la massa della popolazione, ancora in misura insufficiente perché gli uomini possano dar vita d’un colpo a una società comunista. Esse saranno create in misura sufficiente grazie allo sviluppo intellettuale, morale e pratico che gli uomini e le donne avranno lungo la fase socialista della storia umana.

Con il termine socialismo indichiamo la fase storica della transizione dal capitalismo al comunismo. Noi seguiamo quindi l'uso introdotto da Marx nella sua Critica al programma di Gotha (1875). È la fase che inizia con l’instaurazione del potere della classe operaia che persegue consapevolmente la transizione dal capitalismo al comunismo (dittatura del proletariato). In questa fase storica le relazioni sociali saranno una combinazione via via mutevole di sopravvivenze delle relazioni della vecchia società borghese e di nuove relazioni comuniste. Quelle relazioni comuniste che Lenin chiamava anche "germi di comunismo" (si legga il suo discorso del 20 dicembre del 1919 sui sabati comunisti nel volume 30 delle sue Opere). In quella combinazione le relazioni comuniste via via si estendono ad ambiti maggiori, diventano più profonde e più forti, acquistano la naturalezza delle abitudini, la forza e la solidità del comune buon senso, creano istituzioni sociali conformi ed adeguate ad esse. Analogamente a quello che è successo già più volte nel passato: ogni volta che un ordinamento sociale nuovo ha preso il posto di quello che lo aveva preceduto. Al contrario, contemporaneamente e inversamente, le relazioni capitaliste e mercantili, cioè le relazioni predominanti oggi nella società borghese, si restringono ad ambiti minori, più limitati della vita sociale e a gruppi meno numerosi di individui, perdono di forza morale fino a scomparire. Il processo generale ha la forma della trasformazione della quantità in qualità. La crescita delle relazioni comuniste, che subentrano a quelle capitaliste e mercantili, giunta a un certo livello dà luogo a una società nuova, la società comunista. Questa non è la fine della storia, ma l’ingresso a una nuova epoca storica.

L’esperienza dei primi paesi socialisti ci ha insegnato che la fase socialista della storia umana presenta difficoltà sue. Che si possono avere stagnazioni e regressioni, come quelle che hanno subito i primi paesi socialisti.

Questo è il primo ordine di difficoltà che si incontrano nel "fare il comunismo"

2. Il secondo ordine di difficoltà, quello che oggi ci riguarda più da vicino, concerne la conquista del potere, l’instaurazione del potere della classe operaia al posto del potere della borghesia imperialista, il risultato che nel nostro paese conseguiremo con una Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata (GPR di LD). E' scontato che la borghesia imperialista e le classi reazionarie ad essa associate si opporranno con ogni mezzo, senza scrupoli e senza riserve, all’instaurazione del potere della classe operaia. Basta aprire gli occhi e prendere atto di quello che già sta facendo in questi mesi e in questi anni, per sopravvivere. Chi propone una transizione graduale e pacifica dal potere della borghesia imperialista al potere della classe operaia o a un potere interclassista, o è un imbroglione o è un illuso. Chi sostiene che una rivoluzione è oramai impossibile, è privo di senso storico, scambia le sue paure per realtà, quello che non riesce ad immaginare per impossibile: comunque rinuncia a ogni cambiamento sostanziale dell’ordinamento sociale. In realtà la classe operaia, animata e guidata dalla sua avanguardia più cosciente e più organizzata, il partito comunista, riuscirà ad accumulare le forze rivoluzionarie necessarie e a spezzare l'opposizione della borghesia imperialista, per accanita che essa sia, tramite una guerra civile vittoriosa. La GPR di LD è, nella sua essenza, la mobilitazione delle masse popolari attorno al partito comunista fino a scendere sul terreno della guerra civile contro la borghesia imperialista e persistere nella guerra fino alla vittoria. La via al socialismo nel nostro paese è quindi la GPR di LD, nella forma concreta adeguata al nostro paese.

In questo opuscolo però non tratteremo di questi due ordini di difficoltà che si incontrano nel "fare il comunismo". Qui vogliamo descrivere un esempio di come, nel nostro paese, partendo per molti aspetti da come esso è oggi, seguendo le indicazioni già date dal Progetto di Manifesto Programma (PMP) del 1998 (1) e nelle Dieci Misure Immediate (DMI) (2) del 2000, la classe operaia vittoriosa, instaurando il suo potere politico, potrebbe ordinare in un primo tempo, da subito, l'attività economica dell'intero paese: compiere il primo salto, mettersi sulla nuova carreggiata, da cui poi partire per avanzare ulteriormente.

Noi comunisti fin qui abbiamo avuto esempi di paesi socialisti: l’Unione Sovietica, le democrazie popolari dell’Europa Orientale, la Repubblica Popolare Cinese, la Repubblica Popolare della Corea del Nord, Cuba, il Vietnam e gli altri paesi dell’Indocina e altre esperienze "minori" di ordinamenti socialisti. Questi paesi furono diretti, per periodi più o meno lunghi, dai rispettivi partiti comunisti, a grandi linee nel modo descritto nell’opuscolo I primi paesi socialisti di Marco Martinengo (Edizioni Rapporti Sociali, 2003). Ognuno di questi paesi ha avuto ordinamenti sociali molto diversi da quelli degli altri e ha fatto un suo tratto, più o meno lungo, della transizione verso il comunismo, prima di ristagnare e poi regredire. Essi erano molto diversi l’un dall’altro per storia, tradizioni, livello di sviluppo economico e culturale, composizione di classe, grado di estensione e radicamento delle relazioni mercantili e capitaliste, estinzione dei rapporti di dipendenza personale (feudale, schiavistica, patriarcale, ecc.), movimento comunista. In ognuno di essi tuttavia la rivoluzione socialista e l’instaurazione di un ordinamento socialista avevano seguito da vicino la rivoluzione democratico-borghese. L’ordinamento socialista si era innestato su società in cui il capitalismo (con la sua base, l’economia mercantile) era il modo di produzione dirigente, ma non ancora quello predominante, fatti salvi i casi della Cecoslovacchia e della Repubblica Democratica Tedesca, che tuttavia, per ben precise ragioni, non assunsero mai un ruolo importante. Quindi volendo immaginare un ordinamento che la classe operaia potrebbe dare immediatamente all’attività economica del nostro paese una volta conquistato il potere, dobbiamo sì servirci dell’esperienza dei primi paesi socialisti, ma non copiarli. Come più volte hanno ammonito Lenin e Stalin, nei paesi imperialisti è più difficile conquistare il potere che nei paesi oppressi dall’imperialismo; ma, dall’altra parte, una volta conquistato il potere, la transizione al comunismo presenterà meno difficoltà che nei paesi oppressi o comunque arretrati quanto allo sviluppo del modo di produzione capitalista. Infatti nei paesi imperialisti la lunga fase borghese della loro esistenza ha già in larga misura preparato le classi oppresse alla nuova società socialista. Ha educato milioni di proletari all'indipendenza individuale, alla solidarietà di classe, alla combinazione della libertà da rapporti di dipendenza personale con la collaborazione più o meno consapevole a una comune impresa, ha fatto maturare in essi un certo grado di organizzazione e un certo livello di coscienza.

Per immaginare come la classe operaia potrebbe, all'inizio del suo potere, regolare l’attività economica del paese, terremo ovviamente conto dell’ordinamento attuale di essa, dovendo per il nuovo ordinamento usare il materiale e gli strumenti materiali e spirituali già presenti nel nostro paese. Molti compagni e lavoratori avanzati hanno un’idea vaga dell’ordinamento sociale vigente attualmente nel nostro paese. La borghesia imperialista non ha alcun interesse a darne una illustrazione sistematica, comprensibile e veritiera. Descriverlo realisticamente diventerebbe inevitabilmente una denuncia radicale della sua assurdità rispetto sia alle condizioni pratiche sia al comune buon senso già predominante. La soluzione di ricambio non è oggi ancora buon senso comune, l’assurdità dell’ordinamento attuale sì, se solo lo si conosce. Perché oggi esso è assolutamente irrazionale dal punto di vista degli interessi delle masse popolari e in particolare dei proletari e implica aspetti, istituti e istituzioni egualmente importanti ma contrastanti tra loro (l’estensione dei consumi delle famiglie e la compressione dei salari, ecc.). La borghesia imperialista annebbia e annega tutto nella confusione generale che "la società moderna è molto complessa". In realtà la società attuale è irrazionale dal punto di vista degli interessi delle masse popolari, assurda e inspiegabile se si parte dai bisogni e dalle aspirazioni dei proletari, contraddittoria in se stessa. Non è però irrazionale in assoluto. Dal punto di vista degli interessi della borghesia imperialista, delle aspirazioni, dei valori e dei modi di vita dei capitalisti essa è anzi l'unica razionale; quindi è facile da capirsi. La sua costituzione reale dice: "Ogni individuo fa i suoi interessi. Ogni individuo cerca di appropriarsi di più ricchezza che può. Ogni azienda deve produrre profitti per il suo padrone. Ogni attività deve produrre denaro a chi la compie. Non ci sono limiti a questo, salvo quelli indicati e imposti dalla legge". Di fronte alla vecchie società feudali chiuse nei loro privilegi tradizionali di casta e irrigidite in rapporti di dipendenza e fedeltà personali, la società borghese fu addirittura eretta nel nome della Ragione. Essa quindi non è affatto complessa al punto da essere incomprensibile. Basta leggere l’analisi di classe data nel PMP del 1998 pagine 89-93: li è descritto un quadro semplice in cui ben rientra una buona parte dell’attività economica svolta in Italia, dalle Alpi alla Sicilia. Certo, nel nostro paese vi è un coacervo tale di residui storici che la borghesia non ha osato toccare (il Vaticano e la Chiesa cattolica anzitutto), di "interessi costituiti" che incrostano tutte le articolazioni della società italiana, di legami sotterranei e inconfessabili, ecc. ecc. che per forza di cose una parte delle relazioni reali tra individui, gruppi, enti, istituzioni, aziende, ecc. non sono nettamente riconducibili allo schema di relazioni sociali illustrato nell’analisi di classe del PMP. L’ordinamento sociale non fa che esprimere sotto forma di regole e norme le relazioni che intercorrono tra le varie unità (persone fisiche, persone giuridiche e gruppi di fatto) del paese e che connettono queste unità tra loro a formare una società: l'ordinamento sociale è l’insieme delle relazioni, descritto però a rovescio, come se esse derivassero dalle regole e dalle norme dell’ordinamento, mentre in realtà le regole e norme dell'ordinamento sono solo una descrizione delle relazioni sociali.

Infine va anche ricordato che, comunque, ogni definizione teorica (e un ordinamento sociale, un'analisi di classe, ecc. sono definizioni teoriche) è solo un'approssimazione più o meno ravvicinata alla realtà: c'é sempre qualcosa che sfugge. Ma ciò nella pratica è poco importante: si sono costruiti ottimi impianti chimici anche prima di conoscere la teoria quantistica dell'atomo! La realtà all'ingrosso quadracon la definizione teorica, se questa è giusta pur essendo incompleta. La definizione teorica, se è giusta, basta come guida per l'azione, benché sia approssimativa.

Definendo un ordinamento socialista tipo, sia pure solo nelle sue linee generali, da una parte noi comprendiamo meglio, per contrasto, la società borghese (definendo bene gli uomini, per contrasto capisci meglio gli altri mammiferi superiori). Dall'altra parte acquisiamo e diamo un'immagine più chiara, più concreta, più viva di cosa intendiamo con la nostra parola d'ordine "fare dell'Italia un nuovo paese socialista". Quindi poniamo con i piedi per terra sia quelli che condividono questa parola d'ordine, sia quelli che auspicano “un mondo migliore” e che affermano che “un altro mondo è possibile” ma lasciano nel vago i contorni di quel mondo migliore e possibile, sia quelli che oppongono ad essa che "sarebbe bello, ma è impossibile", "è contrario alla natura umana", "non può stare in piedi", ecc. Quanto più la proposta è concreta, quanto più si basa sulla generalizzazione ad ambiti più ampi di relazioni già vigenti in ambiti ristretti, tanto più i suoi lati positivi e negativi diventano precisi e quindi tanto più concretamente ci si può ragionare sopra.

Ben inteso, ogni ordinamento socialista reale risponderà a circostanze concrete reali, che forse saranno, anche nel nostro paese, ben diverse da quelle che noi supponiamo oggi e assumiamo come premessa per il nostro esempio immaginario. Il Partito Comunista Russo nel 1917 appoggiò i contadini che volevano prendere la terra e dividerla tra le famiglie contadine, perché solo passando attraverso quella operazione i contadini poveri e medi avrebbero capito essi stessi, in una decina di anni, il passo successivo che dovevano fare. Basterebbe che una crisi grave avesse rovinato alcuni milioni delle attuali aziende dei lavoratori autonomi o che una guerra prolungata avesse distrutto una larga parte delle aziende capitaliste perché alcune delle misure concrete indicate nella nostra proposta di riorganizzazione socialista dell'attività economica del paese diventino irrealistiche.

Inoltre ogni ordinamento sociale reale è in continua trasformazione e transitorio. Per definizione, lo abbiamo già detto, il socialismo è transizione da relazioni sociali capitaliste a relazioni sociali comuniste. Si parte da dove siamo, da dove potremmo essere dopo il rivolgimento politico che avrà spezzato e disperso la struttura statale della borghesia e instaurato una nuova struttura statale, quella della classe operaia. Si partirà da quel nuovo "25 aprile" e si andrà avanti. Avanzeremo gradualmente man mano che la maturazione delle coscienze, la crescita della fiducia nella solidarietà sociale, l'elevamento del grado di organizzazione delle masse popolari e di coesione sociale, il miglioramento delle relazioni internazionali e della collaborazione e coesione internazionali, la soluzione dei problemi più urgenti ereditati dall'attuale società renderanno possibili e quindi necessari ulteriori passi avanti, nei campi più vari delle relazioni sociali e della vita degli individui, verso una solidarietà, una collaborazione e una coesione più profonde e su scala più larga non solo nazionale, ma internazionale e mondiale; verso una più attiva, più libera, più creativa e più universale iniziativa individuale nel partecipare alla vita sociale e nel promuovere lo sviluppo dell'umanità. Questa infatti ha fatto un lungo cammino e certamente ne può fare uno ancora più lungo nel futuro, seguendo di fatto un tracciato che, nonostante la sua concezione e il suo linguaggio ancora metafisici, Dante ben evidenziò quando agli esseri umani disse: "Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza".

Quindi qui di seguito illustriamo un ordinamento sociale tipo, ideale nel senso di ipotetico, ma non arbitrario o campato in aria: quindi criticabile, migliorabile e correggibile da ogni lettore. Esso infatti corrisponde alla coscienza che abbiamo della società attuale, delle costrizioni che ne impediscono il progresso, dei problemi più impellenti che la classe operaia guidata dal suo partito comunista e con essa il resto delle masse popolari devono risolvere immediatamente, una volta conquistato il potere, pena fallire ancora una volta. Inoltre questo ipotetico ordinamento deve essere tale che le varie parti e componenti della società quadrino in un tutto organico, perché già oggi tutti i membri della società sono parti di un unico tessuto: l’economia capitalista è per sua natura già sociale. L'attività economica del paese non può fermarsi molti giorni. Gli individui oggi dipendono per la loro sopravvivenza (per il cibo, il riscaldamento, ecc.) su larga scala ognuno dall'attività degli altri. La borghesia, nei limiti concessi dalla sua natura, ha comunque creato in ogni paese una certa misura di coesione e di solidarietà nazionale: un tessuto economico e culturale, una difesa e un ordine nazionali, istituti previdenziali e assistenziali, ecc. Qualche timido esempio di coesione e solidarietà si ha già anche a livello più ampio, internazionale: basti pensare alla mobilitazione internazionale per far fronte allo tsunami dell'Oceano Indiano o per prevenire l'influenza aviaria. Ma mondializzazione non è più solo una maledizione (che tuttavia resta ancora il suo lato pratico principale). Quando New Orleans fu devastata dal ciclone Katrina e infine il governo federale USA stanziò del denaro per la ricostruzione, un esponente del capitalismo USA sbottò: "Da quanto in qua se la casa del mio vicino brucia e lui non si è pagato un'assicurazione, devo contribuire io con i miei soldi a ricostruire la sua casa?". Ma anche tra la borghesia questo modo borghese di pensare non ha ormai più gran seguito: le assicurazioni sono obbligatorie ma non rispondono di fronte a cataclismi naturali. Il pregiudizio borghese "ognuno per sé e Dio per tutti", "sta alla mano invisibile della Provvidenza Divina trarre dalle azioni dettate dagli egoismi individuali il benessere collettivo", ecc. hanno perso molta della loro forza. Proprio perché il modo capitalista di produzione si è generalizzato a tutto il mondo ed esteso a tanti aspetti della vita umana, i benefici all'inizio apportati dal capitalismo nella storia umana sono ormai da tempo soverchiati dai disastri che esso produce: la quantità ha creato una nuova qualità.

Nel nostro paese milioni di uomini e donne non potrebbero sopravvivere, se l'attività economica si fermasse per più settimane. Quindi, una volta preso il potere, a partire dallo stesso "25 aprile", la classe operaia dovrà dare all'attività economica del paese un ordinamento coerente con il suo potere e con i suoi obiettivi, altrimenti essa riprenderà a funzionare secondo l’ordinamento borghese: scambio, compravendita, profitto e tutti gli altri corollari. Noi descriviamo un ordinamento possibile, perciò, tra l'altro, ogni parte dell'ordinamento sociale ipotetico che delineiamo deve essere compatibile con l'insieme.

Quindi un ordinamento sociale ipotetico ma realistico ed organico, coerente nel suo insieme, uno scenario per romanzi di fantascienza realistica come ad esempio lo furono quelli di Jules Verne, che precedettero con l'immaginazione il futuro che si stava facendo.

 

Prima di procedere alla descrizione, indichiamo alcuni riferimenti bibliografici a cui ci siamo ispirati, utili a chi volesse criticare e rielaborare.

 

K. Marx, Critica del programma di Gotha (1875)

Coproco, I fatti e la testa (1982)

CARC, Progetto di Manifesto Programma, capitoli 1.7.4 e 1.7.5 (1998)

CARC, Progetto di Manifesto Programma, capitolo IV (1998)

CARC, Progetto di Manifesto Programma, capitolo V (1998)

Anna M., Le Dieci Misure Immediate (2000) in La Voce n. 5

M. Martinengo, I primi paesi socialisti (2003), Edizioni Rapporti Sociali

 


NOTE

 

1. Il PMP è stato approvato dalla segretaria dei CARC nell’ottobre 1998. Tre capitoli del PMP sono riportati in appendice a questo opuscolo.

 

2. Le DMI sono state esposte in un articolo di Rosa L., in La Voce n. 5 e sono riportate nell’appendice di questo opuscolo.