Ritorna all'indice dei comunicati del 2008 | ||
(nuovo)Partito
comunista italiano Commissione Provvisoria del Comitato Centrale Sito: http://lavoce-npci.samizdat.net e.mail: lavocenpci40@yahoo.com Delegazione BP3 4, rue Lénine 93451 L'Île St Denis (Francia) e.mail: delegazionecpnpci@yahoo.it |
|
Comunicato 24 luglio
2008
Assimilare la concezione
comunista del mondo, usarla per organizzare la rivoluzione socialista!
Avanti con forza nella campagna
di propaganda del socialismo e nella campagna di organizzazione!
Raccogliamo i frutti della
campagna elettorale di aprile, della crisi della sinistra borghese e
della
campagna vittoriosa condotta contro l’Ottavo Procedimento Giudiziario
(OPG)!
La pubblicazione del Manifesto
Programma ci fornisce una
nuova formidabile arma per avanzare!
La crisi
dell’ordinamento sociale
borghese si dispiega in tutta la sua profondità e ampiezza
davanti ai nostri
occhi, in ogni aspetto e in ogni campo. Essa colpisce capillarmente
ogni membro
delle masse popolari.
Anche nei
più ricchi paesi
imperialisti il lavoro è sempre più precario, le
condizioni di lavoro
peggiorano e per un numero crescente di lavoratori il salario è
già insufficiente
a soddisfare i bisogni elementari di una vita dignitosa.
I diritti
politici e civili degli
individui sono continuamente ristretti. I conflitti tra i gruppi della
classe
dominante si accentuano.
I legami sociali
si allentano. La solidarietà
sociale diminuisce. Le condizioni della convivenza peggiorano. I gruppi
sociali
più deboli (immigrati, donne, bambini, anziani, minoranze,
omosessuali) sono
perseguitati, emarginati, additati come un peso.
La borghesia e
il clero hanno
distrutto in molti individui la fiducia di riuscire a conoscere la
verità, di
riuscire a capire come vanno le cose e di poterle trasformare in
conformità con
le idee più avanzate e con i sentimenti e le aspirazioni
migliori. Il mondo è
sempre meno comprensibile a quanti si attengono alle idee e alle
concezioni
correnti imposte dalla borghesia e dal clero. La confusione delle idee
fa
strage.
Le regole di
comportamento non
reggono alle sollecitazioni delle relazioni reali. La confusione e il
disordine
morale non sono meno del disordine mentale.
L’ambiente viene
saccheggiato,
sconvolto e inquinato fino a renderlo inadatto alla vita.
In breve: la
crisi economica,
politica, sociale, intellettuale, morale e ambientale pervade e corrode
ogni
aspetto della vita della società, rende amara la vita degli
individui e degrada
ogni parte dell’ambiente in cui viviamo.
Vent’anni fa
l’indebolimento del
movimento comunista è arrivato fino allo scioglimento dei vecchi
partiti
comunisti e alla dissoluzione dei primi paesi socialisti. La borghesia
imperialista ha avuto nuovamente mano libera pressoché in tutto
il mondo. Ha
nuovamente esteso i suoi traffici a tutto il mondo, ad un livello
superiore a
quello cui era arrivata cento anni fa, prima dell’ondata di rivoluzioni
proletarie del secolo scorso.
I risultati del
nuovo libero
dispiegamento della natura della borghesia sono sotto gli occhi di
tutti. La
crisi economica, politica, sociale, intellettuale, morale e ambientale
che
tormenta e minaccia l’umanità intera è il risultato della
libertà d’azione che
l’indebolimento del movimento comunista ha nuovamente lasciato alla
borghesia.
Che la borghesia
non abbia soluzione
e rimedio alla crisi che ha generato, risulta con evidenza dal corso
delle cose
nei paesi imperialisti, anche nei più avanzati. Nel nostro paese
ogni
manifestazione della crisi del capitalismo è caratterizzata e
aggravata
dall’influenza clericale, del Vaticano e della sua Chiesa, che, stante
la
storia della borghesia italiana, dai tempi del Risorgimento come
un’infezione
diffusa debilita l’organismo della società borghese del nostro
paese, permea e
deforma ogni aspetto delle sue relazioni sociali. La borghesia in
Italia ha
bisogno del Vaticano e della sua Chiesa come un ammalato terminale ha
bisogno
di morfina. Ma nello stesso tempo ne risulta debilitata. È
quindi normale che la
società borghese nel nostro paese in questo periodo va peggio
che in altri
paesi imperialisti. Ma la crisi economica, politica, sociale,
intellettuale,
morale e ambientale imperversa, ineluttabile come un’epidemia dei tempi
antichi,
anche negli altri paesi imperialisti meno o per nulla indeboliti
dall’infezione
clericale.
Che la borghesia
non abbia rimedio alla
crisi in cui ci ha condotto, lo conferma la borghesia stessa. Non solo
perché in
nessuna parte del mondo adotta rimedi efficaci che pongono termine alla
crisi.
Notabili e organismi che hanno grande influenza tra le masse, come la
Chiesa
Cattolica, assistono indifferenti alla guerra di sterminio non
dichiarata che miete un numero crescente
di vittime in
ogni parte del mondo, perché stante la loro natura non hanno
rimedi. Ma lo
conferma anche con la sua cultura che diventa sempre più cultura
d’evasione o pessimista,
escatologica, da fine del mondo (esaurimento delle risorse naturali,
sovrappopolazione, ecc.). Anche quelli che denunciano i mali presenti,
proprio
perché restano nell’ambito della cultura e dell’ordinamento
borghese, danno una
visione senza via d’uscita, disperata, che genera, in chi se ne lascia
permeare,
sconforto, rassegnazione, disperazione e cinismo. Viste con l’occhio
della
concezione borghese del mondo le condizioni in cui viviamo si mostrano
come un
caos informe in cui è impossibile orientarsi, un incubo che
soffoca ogni voglia
di vivere e di fare, una matassa ingarbugliata di cui è
impossibile trovare il
bandolo, un groviglio da cui è impossibile districarsi, un
labirinto in cui non
si sa che direzione prendere, da dove incominciare tanto tutto è
marcio,
contraddittorio, confuso, corrotto, inaffidabile.
Il mondo come
l’abbiamo conosciuto
nei decenni passati nei paesi imperialisti (il capitalismo dal volto
umano),
non esiste più, non può essere richiamato in vita. La
debolezza della sinistra
borghese consiste proprio in questo: insiste a contrapporre al mondo
sconvolto
e sagomato dalla crisi in corso, il mondo del capitalismo dal volto
umano. Alla
destra borghese che arrogante afferma i diritti dei più forti a
schiacciare i
più deboli, nel migliore dei casi contrappone flebilmente i
diritti che, in
tutt’altro contesto, il movimento comunista aveva fatto valere anche
per i
proletari, le donne, le minoranze, ecc. La sinistra borghese non sa
andare e
nemmeno guardare oltre l’ordinamento sociale borghese e si riduce a
lamentarsi
dell’azione selvaggia della destra borghese, a frenarla, quando
è al potere a
scimmiottarla maldestramente, come si è visto con il governo
Prodi-D’Alema-Bertinotti. Il mondo come l’abbiamo conosciuto nei
decenni
passati, non può più esistere. Anche la difesa delle
conquiste ha possibilità
di qualche successo solo nell’ambito della lotta per andare oltre
l’ordinamento
sociale borghese, nell’ambito della lotta per instaurare il socialismo.
La via d’uscita dal marasma
attuale c’è.
È
possibile far fronte con successo
alla destra borghese. La concezione comunista del mondo ci permette di
vedere
chiaramente la via d’uscita dal marasma attuale. Chi abbandona la
concezione
borghese o clericale del mondo e assimila la concezione comunista del
mondo, è
in grado di comprendere chiaramente la natura dei vari aspetti attuali
della
società, degli individui e dell’ambiente, la loro origine, le
loro connessioni,
le loro possibilità di trasformazione. Grazie alla concezione
comunista del
mondo siamo in grado di definire la strada da seguire per dare un
ordine a
quello che esiste, per incominciare a trasformare e comporre un mondo
superiore
all’attuale, servendoci di quanto l’umanità ha fin qui costruito
e conquistato.
I seguaci della
cultura borghese e della
cultura clericale descrivono in lungo e in largo, in maniera persino
ossessiva
e morbosa, la bruttura e il carattere caotico della società
attuale, fino a
generare nausea: disperazione in alcuni, rassegnazione e depressione in
altri,
rassegnazione ed evasione in altri, cinismo in altri ancora.
Solo quelli che
grazie alla
concezione comunista del mondo intravedono la via d’uscita dal marasma
attuale e
lavorano per realizzarla, traggono dalla crisi attuale alimento e
spinta per
progredire intellettualmente e moralmente.
Sempre
più spesso essi producono
manifestazioni notevoli in campo intellettuale e morale, accanto e di
contro alle
correnti manifestazioni di degradazione a cui ancora oggi le condizioni
concrete della vita e la mentalità alimentata dalla borghesia e
dal clero inducono
milioni di uomini e di donne. Infatti con la mentalità borghese
o clericale non
possono fare altro, non intravedono altro comportamento e finiscono
nella
mobilitazione reazionaria delle masse popolari, nella
criminalità, nell’indifferenza,
nel cinismo, nella depressione o nella disperazione.
Quelli che
vogliono porsi alla testa
delle masse popolari e guidarle a porre fine al marasma attuale e a
creare un
nuovo superiore ordinamento sociale, hanno bisogno di conoscere e
assimilare la
concezione comunista del mondo: perché e come l’umanità
è arrivata allo stato
attuale delle cose, le potenzialità che lo stato attuale delle
cose ha in sé e
che permettono un ulteriore sviluppo dell’umanità, cosa bisogna
fare per
mettere in opera queste potenzialità e procedere in avanti verso
il comunismo.
Con la
pubblicazione del Manifesto Programma il (n)PCI ha
dato
modo a tutti di conoscere la concezione comunista del mondo. Il Manifesto Programma del (n)PCI espone la
concezione comunista del mondo e la nostra analisi della situazione e
mostra
che da esse derivano la nostra linea, la nostra strategia e i principi
che
regolano le nostre operazioni tattiche. I Comunicati della CP
illustrano in
maggiore dettaglio i passi che via via facciamo sulla nostra strada. La
pratica
della lotta di classe nei Comitati di Partito clandestini, nelle
organizzazioni
dei quattro fronti della lotta di classe o nelle organizzazioni della
resistenza al procedere della crisi, darà modo a quanti vi si
impegneranno di
assimilare più praticamente la concezione comunista del mondo,
di verificarla, di
comprenderla più a fondo, di contribuire a svilupparla.
Essere comunisti non è
questione solo di buona volontà e di buoni sentimenti.
Essere comunisti
vuol dire aderire a
una precisa concezione del mondo, contrastante con quella che ognuno di
noi ha
assorbito dall’ambiente in cui è cresciuto, dominato dalla
borghesia e dal
clero. La concezione comunista del mondo è incompatibile sia con
la concezione
borghese del mondo, sia con la concezione medioevale del mondo che la
Chiesa
Cattolica cerca ancora di imporre e che la borghesia accetta
perché per
sopravvivere non può fare a meno della Chiesa Cattolica.
La concezione
comunista del mondo è
stata esposta per la prima volta a grandi linee ma in modo già
sistematico da
Marx ed Engels circa 160 anni fa nel Manifesto
del Partito comunista (1848).
Successivamente
è stata sviluppata
dal movimento comunista cosciente e organizzato sulla base
dell’esperienza
della lotta della classe operaia e delle masse popolari per instaurare
il
socialismo e dei progressi compiuti dalle scienze naturali,
psicologiche e
sociali.
Oggi costituisce
il
marxismo-leninismo-maoismo.
La
volontà di trasformare la propria
mentalità, di liberarsi dalla mentalità instillata dalla
borghesia e dal clero,
di assimilare la concezione comunista del mondo è un aspetto
essenziale del
diventare comunisti. I comunisti si distinguono dagli altri che sono
anch’essi insofferenti
dello corso attuale delle cose e che in qualche misura pure lottano
contro di
esso, perché hanno una più avanzata comprensione delle
condizioni, delle forme
e dei risultati della lotta in corso contro la borghesia imperialista
per
instaurare un ordinamento sociale superiore al capitalismo: il
socialismo.
Essere comunisti
vuol dire impegnarsi
a trasformare il mondo attuale seguendo il metodo che il movimento
comunista
cosciente e organizzato ha elaborato e sperimentato nei 160 anni della
sua
esistenza. Ossia organizzarsi in partito, per moltiplicare le proprie
energie e
risorse ed essere così in grado
- di far fronte
alla repressione e
alle manovre astute o feroci che la borghesia oppone al superamento
dell’ordinamento sociale che le attribuisce tutti i privilegi,
- di far fronte
agli sforzi e alle
operazioni messe in atto dal clero che, per protrarre l’esistenza
dell’attuale
ordinamento sociale, si avvale di un ascendente di lunga data presso
alcuni
strati delle masse popolari e di una consumata esperienza di dominio
materiale,
di ricatto morale e di condizionamento intellettuale,
- di compiere
tutte le operazioni
necessarie per mobilitare e organizzare la classe operaia.
Una volta
organizzati in partito
conforme agli insegnamenti ricavati dall’esperienza del movimento
comunista, i
comunisti sono infatti in grado, malgrado l’opposizione in alcuni casi
subdola
e astuta, in altri casi feroce della borghesia e del clero, di
mobilitare
intellettualmente e moralmente in primo luogo la classe operaia e al
suo
seguito il resto delle masse popolari.
La classe
operaia è particolarmente predisposta
ad assimilare la concezione comunista del mondo. Questa corrisponde
molto
meglio della mentalità borghese o clericale all’esperienza
pratica che la
stessa società borghese fa compiere alla classe operaia.
Risponde più che per
qualsiasi altra classe alle sue aspirazioni immediate e alle sue
necessità.
La borghesia e
il clero impongono con
la pratica e con le loro attività educative anche alla classe
operaia la loro
propria mentalità. Ma sia la mentalità borghese che la
mentalità clericale
contrastano con l’esperienza sociale della classe operaia più di
quanto avvenga
per qualsiasi altra classe. Non permettono alla classe operaia di far
fronte
efficacemente alle necessità dettate dalla sua condizione
sociale.
Per questo
dovunque i comunisti hanno
operato in modo conforme alla concezione comunista del mondo, gli
operai hanno
aderito in massa al movimento comunista.
La classe
operaia cosciente e
organizzata è poi in grado di guidare il resto delle masse
popolari a
instaurare il socialismo. La classe operaia e il resto delle masse
popolari
sono in grado di travolgere l’opposizione e la repressione frapposte
dalla
borghesia e dal clero, per astute e feroci che esse siano.
Instaurare il socialismo e
superare il capitalismo non è facile, ma è possibile.
Non è
impresa di poco conto, ma è
un’impresa possibile. È l’unica via per superare l’attuale
tormentoso e
pericoloso stato a cui la borghesia ci ha portato. È un’impresa
che per
compiersi completamente richiederà all’umanità intera di
trasformarsi, di
raggiungere un livello di civiltà superiore all’attuale. Che
porterà gli uomini
e le donne a praticare in massa quelle attività spirituali
(intellettuali e
creative) e a sviluppare quelle caratteristiche morali (di iniziativa,
di
assunzione di responsabilità, di partecipazione alla vita
sociale) da cui le
classi dominanti hanno da sempre escluso la massa della popolazione
(“Lei non è
pagato per pensare, altri sono pagati per questo”, insegnava Taylor
all’operaio
cento anni fa - “A cosa serve insegnare filosofia o musica a uno
destinato a fare lo spazzino? Basta
insegnargli a far
bene il suo mestiere”, ribadiscono oggi il Berlusconi e la Moratti) e
da cui
ancora oggi con mille sotterfugi e con mille strumenti di corruzione,
evasione
e costrizione la tengono lontano.
Instaurare il
socialismo e superare
il capitalismo fino a costruire una società comunista quindi
è nello stesso
tempo per l’umanità un’impresa indispensabile, assolutamente
necessaria e
un’impresa difficile e complessa.
Tuttavia
l’umanità ha assoluto
bisogno di compierla e la compirà.
I comunisti sono i primi a
compiere questo sforzo e ad assumersi gli oneri di quest’impresa.
Il Partito
comunista si propone di
essere fin da oggi, già nell’ambito della società
borghese, il livello più alto
di coscienza e il grado più alto di organizzazione della classe
operaia.
Per questo mette
in opera una
conseguente politica di reclutamento, di formazione dei propri membri,
di
selezione dei propri dirigenti, di epurazione dei propri ranghi.
Pratica al suo
interno la critica-autocritica-trasformazione.
Il processo di critica-autocritica-trasformazione trasforma la
concezione del
mondo dell’individuo, la concezione del mondo predominante in un
organismo. Di
conseguenza trasforma il comportamento dell’individuo e dell’organismo
ed eleva
la loro capacità di conoscere e di agire: di comprendere e
trasformare il
mondo.
Pratica al suo
interno la lotta tra
le due linee. Di fronte ad ogni svolta negli avvenimenti, definisce la
nuova
linea più adatta a portare avanti il processo di trasformazione
della società
sulla base della situazione concreta, liberandosi di limiti ed errori e
difendendosi dall’influenza delle classi arretrate.
Funziona secondo
il principio del
centralismo democratico.
Chiede insomma
ai suoi membri una
coscienza, una condotta, uno sforzo, un impegno e una dedizione alla
causa del
tutto eccezionali anche tra gli operai.
Tutto ciò
è attinto dall’esperienza
del movimento comunista che oramai dura da 160 anni e ha raggiunto
grandi
successi, senza confronti nel corso della storia umana.
Sono i comunisti
stessi che continuamente
hanno tratto e traggono dall’esperienza del movimento comunista
insegnamenti
per diventare combattenti migliori e dispiegare un’attività
più efficace. Il
movimento comunista infatti non ha conosciuto solo successi. Negli
ultimi
decenni del secolo scorso anzi ha subito rovesci e sconfitte.
Però di fronte ad
essi i comunisti non si sono persi d’animo.
Hanno cercato i
motivi di questi
rovesci e hanno corretto gli errori e superato i limiti che avevano
indebolito
il movimento comunista al punto che la borghesia e il clero, che erano
in
declino, hanno ripreso il sopravvento. La rinascita del movimento
comunista in
corso nel mondo e anche nel nostro paese, all’insegna del
marxismo-leninismo-maoismo e seguendo la strategia della guerra
popolare
rivoluzionaria di lunga durata, conferma e verificherà la
bontà delle scoperte
fatte e delle correzioni apportate.
Noi comunisti ci assumiamo un
compito grande e nobile, ad esso dedichiamo la nostra vita. Noi
chiamiamo gli
individui più generosi ed energici ad assumere questo compito, a
organizzarsi
nelle file del partito comunista, a contribuire alla rinascita del
movimento
comunista.
È solo
grazie all’opera dei comunisti
organizzati in partito che i mille rivoli della resistenza al procedere
della
crisi, al disfacimento sociale, intellettuale e morale, alla miseria e
alla
guerra, alla repressione e alla discriminazione che già oggi
sgorgano ovunque
nel nostro paese confluiranno a formare
il grande e irresistibile fiume della rivoluzione che farà
dell’Italia un nuovo
paese socialista.
La rinascita del
movimento comunista
consiste nel ricostruire quel tessuto
di organizzazioni di massa anticapitaliste che già nel passato
hanno reso forti
i lavoratori e le altre classi delle masse popolari. Che
contrapponevano la
rete di solidarietà dei lavoratori alla forza economica,
politica e culturale
dei padroni e del clero. Che costituivano il veicolo e lo strumento per
la
crescita culturale delle masse popolari, per la loro emancipazione
ideologica
dalle classi dominanti, per la loro liberazione dall’oscurantismo
clericale,
per la formazione di una coscienza politica più avanzata. Quel
tessuto di
organizzazioni di massa che costituiva il terreno in cui si
diffondevano
l’influenza e la direzione dell’avanguardia della classe operaia, del
partito
comunista e da cui esso attingeva la sua forza, le sue risorse, le sue
reclute.
Insomma quel tessuto di organizzazioni che costituiva il sistema
nervoso del
Nuovo Potere dei lavoratori nato dalla Resistenza antifascista che per
anni ha
innervato il complesso delle masse popolari e in qualche misura si
contrapponeva al potere dei capitalisti, del clero e delle altre classi
dominanti. Questo tessuto di organizzazioni popolari nel nostro paese
ha
raggiunto la sua massima espansione negli anni ’60 e ’70, per poi
declinare
nell’ambito della crisi del movimento comunista internazionale.
Il (n)PCI
parla di guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata e di creare nel
paese
un Nuovo Potere che si contrapponga al potere delle attuali classi
dominanti.
Ebbene parla di un potere che in qualche misura nel nostro paese per
due volte
si è già formato fino a un certo livello di forza.
La prima volta
all’inizio del secolo scorso (Biennio Rosso 1919-1920): ma i suoi
dirigenti non
avevano una coscienza adeguata delle condizioni e delle forme del suo
sviluppo,
non riuscì quindi a passare dalla prima alla seconda fase della
guerra popolare
rivoluzionaria quando esso stesso ne aveva creato le condizioni e la
borghesia,
il clero e le altre classi reazionarie lo stroncarono tramite il
fascismo.
La seconda volta
a metà del secolo scorso alla conclusione vittoriosa della lotta
contro il
fascismo (1945): questa volta fu corroso e corrotto dall’interno dai
revisionisti moderni fino a dissolversi.
Rinascita
del movimento comunista vuol quindi dire ricostruire quel potere,
ovviamente
però
1. con il
proposito che questa volta, a differenza di quello che avvenne nelle
due volte
precedenti, questo Nuovo Potere sia pienamente animato dalla
volontà di
soppiantare completamente il potere della borghesia imperialista e di
imporsi
come unico potere in tutto il paese,
2. che sia
fin da oggi guidato da una concezione del mondo e da una linea adeguate
a
questo obiettivo.
Rinascita
del movimento comunista vuole quindi dire una cosa chiara e semplice,
pratica e
del tutto possibile:
- ricostruire
qualcosa che abbiamo già costruito due volte e della cui
necessità ognuno può
facilmente convincersi;
-
ricostruirlo armati degli insegnamenti delle due sconfitte che abbiamo
subito:
un esercito che impara dalle sue sconfitte è destinato a vincere.
Il Nuovo Potere
questa volta crescerà
nel seno della società borghese fino a costringere la borghesia
o a cedere il
passo o a ricorrere alla guerra civile che le masse popolari grazie al
Nuovo
Potere saranno in grado di vincere.
Una volta
eliminato il potere della
borghesia e del clero, in breve una volta eliminata la Repubblica
Pontificia
costituitasi 60 anni fa con l’appoggio determinante degli imperialisti
USA e
grazie ai limiti e agli errori del movimento comunista, i primi passi
nel
socialismo consisteranno nell’usare nel modo più ragionevole che
si conosca le
forze produttive già esistenti, al servizio del benessere
individuale e sociale
e nell’organizzare le attività lavorative nel modo più
rispettoso
dell’integrità e della dignità di chi le svolge. Da qui
il nostro paese
inizierà il suo cammino verso il comunismo, nell’ambito della
seconda ondata
della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo.
Assimilare le concezione
comunista del mondo esposta nel Manifesto
Programma del (n)PCI, verificarla e arricchirla nella pratica
della
lotta
di classe!
Con un giusto orientamento e una
giusta linea, ogni vittoria diventa possibile!
Uniamoci sempre più
profondamente ai popoli che da un capo all’altro del mondo resistono
alla
guerra di sterminio non dichiarata perpetrata dalla borghesia
imperialista e
dalle altre forze reazionarie!
La lotta per fare dell’Italia un
nuovo paese socialista è il contesto necessario perché
crescano su grande scala
la coscienza politica e l’organizzazione delle masse popolari italiane
autoctone e immigrate e si sviluppino con forza e con successo le loro
lotte
per la difesa e l’ampliamento delle conquiste e per un lavoro dignitoso
e
sicuro per tutti, la loro resistenza al procedere della crisi, la loro
lotta
contro il carovita, contro gli speculatori e contro la Corte Pontificia
e le
altre Autorità che li sostengono, contro lo squadrismo fascista
e razzista e
contro le Organizzazioni Criminali, per la civiltà e il
benessere!
Che i lavoratori, le donne, i
giovani più avanzati si arruolino nelle fila del Partito
comunista, degli
organismi della resistenza e delle organizzazioni di massa e
contribuiscano
alla rinascita del movimento comunista!
Rafforzare la struttura clandestina
centrale del
(nuovo)Partito comunista italiano, moltiplicare il numero dei Comitati
di
Partito clandestini e migliorare il loro funzionamento, sviluppare il
lavoro
sui quattro fronti indicati dal Piano Generale di Lavoro!
Costruire in ogni azienda, in ogni
zona d’abitazione,
in ogni organizzazione di massa un comitato clandestino del (n)PCI!