<<< RITORNA ALL'INDICE DEI COMUNICATI

 

(n)PCI (nuovo)Partito comunista italiano

   Comitato Centrale
                        Sito: http://www.nuovopci.it
                        e.mail: lavocenpci40@yahoo.com

    Delegazione
                        BP3  4, rue Lénine   93451 L'Île St Denis (Francia)
                        e.mail: delegazionecpnpci@yahoo.it

Leggi i comunicati dei
Comitati di Partito


Comunicato CC 31/10 - 5 dicembre 2010

 [Scaricate il testo del comunicato in Open Office / Word / PDF] 

 

Uniti contro la Crisi per costruirci il nostro futuro!

 

Per impedire il peggio, per porre subito fine agli effetti più disastrosi della crisi, per rimettere il paese sulla via del progresso bisogna che le OO e le OP costituiscano un loro governo d’emergenza!

 

Facciamo di venerdì 14 dicembre una giornata di propaganda
del Governo di Blocco Popolare!

 

La banda Berlusconi si sta sgretolando. Va a pezzi sotto la spinta della ribellione, delle proteste e delle lotte di vasti strati e gruppi delle masse popolari. Va a pezzi per effetto della crisi generale del capitalismo che imperversa in tutto il mondo. Va a pezzi corrosa dai contrasti che l’una e l’altra generano e acuiscono nei vertici della Repubblica Pontificia. In un modo o nell’altro finirà il governo Berlusconi a cui il Vaticano, le Organizzazioni Criminali, la Confindustria, gli imperialisti USA e i gruppi sionisti hanno affidato per vent’anni il governo del paese in alternanza con i governi Prodi e del centro-sinistra.

Ma per le masse popolari la partita non è finita. Né il governo tecnico, né nuove elezioni, né alcun governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia possono salvare le masse popolari dalla rovina che incombe e invertire il corso delle cose. Le masse popolari le possono salvare solo le Organizzazioni Operaie e le Organizzazioni Popolari costituendo un loro governo d’emergenza, il Governo di Blocco Popolare, composto di uomini e donne che godono della loro fiducia, decisi a dare forma e forza di decreti governativi ai provvedimenti che caso per caso e di momento in momento le OO e le OP gli indicheranno, anche se ledono gli interessi costituiti della borghesia e del clero e vanno contro le loro prassi, istituzioni, abitudini, concezioni e aspirazioni.

Bisogna impedire che i vertici della Repubblica Pontificia trovino un qualche compromesso, per quanto provvisorio e instabile e mettano in sella un altro governo loro emanazione, senza o con Berlusconi, di centro-destra o di centro-sinistra o di centro. Un simile governo continuerebbe, nella attuali più gravi condizioni interne e internazionali che per di più peggiorano di giorno in giorno, la politica che negli ultimi vent’anni è stata quella non solo della banda Berlusconi, ma anche del circo Prodi, dai governi Dini, Prodi, D’Alema, Amato, fino al famigerato governo Prodi-D’Alema-Bertinotti (PAB): il “programma comune” della borghesia imperialista che non stiamo ad illustrare perché tutte le masse popolari, dagli operai agli studenti, dai ricercatori ai pensionati, dagli immigrati ai lavoratori autonomi, dai dipendenti pubblici alle casalinghe lo hanno sperimentato sulla propria pelle lungo gli ultimi vent’anni.

Negli ultimi venti anni centro-destra (Berlusconi, Fini, Bossi) e centro-sinistra (Prodi, D’Alema, Amato, Dini) si sono alternati al governo. Tutto quello che ha fatto la banda Berlusconi (il governo Berlusconi), lo hanno fatto anche i governi Prodi & C: guerra in Jugoslavia, in Afghanistan, in Iraq - privatizzazione delle industrie pubbliche e dei servizi pubblici: acqua, rifiuti (donde lo sfascio della Campania), ecc. - precarizzazione del lavoro e distruzione dei diritti dei lavoratori: dal pacchetto Treu alla legge Biagi, fino ai provvedimenti di Sacconi (Collegato Lavoro, Statuto dei Lavori, ecc.) - razzismo contro gli immigrati: dalla legge Turco-Napolitano alla legge Bossi-Fini, fino ai provvedimenti criminali di Maroni - riduzioni delle pensioni - violazione aperta e sfrontata della Costituzione - trasformazione dell’istruzione pubblica in scuola professionale (scuola di mestieri anziché formazione), distruzione della scuola pubblica e privatizzazione (clericalizzazione) - compatibilità e concertazione in campo sindacale (dalla svolta EUR del 1978), con abolizione della scala mobile e riduzione dei salari - repressione cilena e illegalità delle autorità dal 17 marzo 2001 a Napoli (governo Prodi) a 20 luglio 2001 del G8 di Genova organizzato dal governo Prodi e gestito dal governo Berlusconi e dal compare Fini - nomina di Bertolaso, di Di Gennaro, di Manganelli e di altri analoghi campioni della corruzione vaticana e della repressione squadrista - peggioramento, riduzione e privatizzazione del servizio sanitario - degrado idrogeologico e ambientale del paese - servilismo senza limiti all’imperialismo USA (da Vicenza ridotta a base militare, ad Aviano riempita di bombe atomiche, a Pisa trasformata in piattaforma di smistamento truppe e armi per le aggressioni USA) e ai gruppi sionisti d’Israele (la legge di collaborazione militare Italia-Israele del 2005 è bipartizan!) - le opere faraoniche per favorire criminalità organizzata e speculazione (dalla Val di Susa, al Ponte di Messina, al nucleare) - ecc. L’elenco potrebbe continuare. Ognuno lo può e deve continuare attingendo alla sua esperienza e all’ambiente particolare in cui opera.

Il centro-sinistra (Prodi & C) è stata la fotocopia sbiadita e indecisa del centro-destra, è stato il centro-destra indeciso e impacciato, che si vergogna un po’ di se stesso. Quindi l’originale è normalmente prevalso sulla fotocopia: per questo il Vaticano, le Organizzazioni Criminali (OC), gli imperialisti USA e i gruppi sionisti in definitiva preferivano Berlusconi a Prodi. La banda Berlusconi ingloba la parte più criminale della borghesia e del clero, quella che rispecchia nella forma più pura e integrale le loro aspirazioni, i loro interessi di classe e la difesa a ogni costo dei loro privilegi - lo sdoganamento dei fascisti è opera sua.

Ma di fronte alla fase terminale della crisi, Berlusconi non può fare niente, non ha una politica economica, come non ce l’hanno né il Vaticano né le Organizzazioni Criminali. Per loro natura, sono gruppi briganteschi che rapinano il paese, non ne organizzano le attività produttive. Non si occupano né della riproduzione né della conservazione del paese: sono strutture parassitarie, a loro basta che ci sia un bottino su cui prendere la loro parte. La Confindustria non può accettare a tempo indeterminato una simile situazione. Ma Berlusconi è diventato un problema per tutti i vertici della Repubblica Pontificia perché non vuole (e non può) andarsene: è prigioniero dei suoi crimini e ha troppi interessi in Italia per scappare all’estero come Craxi. I vertici della Repubblica Pontificia non possono più proseguire con Berlusconi, ma non riescono neanche a fare un altro governo, sono divisi tra loro, litigano. Berlusconi è una creatura delle Organizzazioni Criminali. Oramai le Organizzazioni Criminali non sono più solo al Sud. Le OC dominano anche al Nord e Berlusconi è una creatura delle OC. Gaetano Fidanzati e Michele Sindona (Banca Privata, Banca Rasini e IOR) a cavallo del 1970 hanno introdotto la Mafia nella finanza del Nord e hanno dato le ali a Berlusconi. Le amministrazioni del Nord, le banche e molta parte dell’apparato industriale del Nord sono intrecciate con le OC. Questo ai vertici della Repubblica Pontificia andava bene finché per la sopravvivenza dei gruppi confindustriali non occorreva un governo che avesse una sua politica industriale e finanziaria da far valere a livello nazionale e nella relazioni internazionali. La Confindustria non può più affidarsi alla banda Berlusconi. Il paese intero è allo sbando. Napoli sommersa dai rifiuti, il Veneto inondato dall’alluvione e Pompei (o la Domus Aurea) che crollano, sono l’immagine concentrata dell’intero paese, di come la Repubblica Pontificia lo ha ridotto. Per proseguire la sua vita parassitaria il Vaticano ha bisogno di un governo che sia capace di governare; per fare profitti le aziende di Confindustria hanno bisogno di un governo che tenga assieme il paese e lo faccia marciare pressappoco almeno come gli altri paesi. Ma non ce l’hanno più. Berlusconi non è né una cosa né l’altra. Il Vaticano non appoggia più al 100% Berlusconi, ma non per gli scandali. Anzi, gli scandali sono esplosi perché il Vaticano non appoggia più al 100% Berlusconi: chi ragionevolmente può credere che Patrizia d’Addario o altre donne come lei possano ognuna per conto suo montare un tale scandalo, senza l’iniziativa e la protezione di qualcuno che ha potere e forza? Nella Repubblica Vaticana si sono messe a tacere persone ben più forti della Patrizia d’Addario e situazioni ben più gravi dei vizi di Berlusconi. Il Vaticano non appoggia più al 100% Berlusconi, perché la banda Berlusconi non sta più insieme e si disgrega. I vertici della Repubblica Pontificia non vogliono disfarsi di Berlusconi a causa della sua politica antipopolare, nemmeno a causa dei suoi vizi e crimini e degli scandali. I vizi e i crimini esistevano anche prima che il Vaticano e i vertici della Repubblica Pontificia gli affidassero il governo del paese e a quei vertici erano ben noti. Gli scandali sono scoppiati perché i vertici della Repubblica Pontificia non potevano più continuare con Berlusconi e dovevano in qualche modo liberarsene: cosa non facile stante le lunghe complicità che li legano a lui, il “valore” dell’individuo che, se cade, i suoi crimini condannano a una fine ben più triste di quella di Craxi, i complici di cui ancora ha l’appoggio in Italia e all’estero. Berlusconi ora è un problema per i vertici della Repubblica Pontificia.

D’altra parte la borghesia imperialista e il clero non sono ancora decisi per la mobilitazione reazionaria che per di più non ha ancora neanche vertici e promotori adeguati e riconosciuti come tali da una parte decisiva della classe dominante: le prove di fascismo sono ancora in corso.

I vertici della Repubblica Pontificia sono alla ricerca di una loro soluzione. Noi comunisti stiamo costruendo la nostra soluzione: iniziamo con il GBP. Chi prevarrà? Questa è la posta in gioco in questi mesi.

Perché in realtà in questi mesi non va in scena solo la fine del governo Berlusconi. È in corso il miserabile naufragio della Repubblica Pontificia che poco più di 60 anni fa ha preso il posto del Regno d’Italia a sua volta naufragato assieme al fascismo a cui Casa Savoia aveva affidato le sue sorti. Per questo in questi giorni si scontrano due linee.

 

Non basta cacciare Berlusconi. Bisogna costituire il Governo di Blocco Popolare

Da una parte i vertici della Repubblica Pontificia cercano di salvare il salvabile dei loro interessi e dei loro privilegi instaurando un nuovo governo loro emanazione. Il loro governo Berlusconi non sta più in piedi: perché non mettere un Tremonti o un Draghi al posto di Berlusconi, perché non Montezemolo o Marcegaglia? Tiriamo a campare e intanto si vedrà. Così ragionano al vertice della Repubblica Pontificia.

Dall’altra il campo delle masse popolari in cui si sono formate un gran numero di OO e di OP che devono e possono costituire il GBP e con esso porre fine al corso che le cose hanno seguito negli ultimi trent’anni e avviare il nostro paese verso l’instaurazione del socialismo. Non c’è altra via per uscire definitivamente dalla crisi generale del capitalismo. Imboccare la via patrocinata dai vertici della Repubblica Pontificia e impersonata da Fini, Casini, Bersani, Montezemolo, Napolitano (l’ex capo della corrente migliorista del vecchio PCI coinvolta in Tangentopoli, l’ex Presidente della Camera ed ex Ministro di Polizia), Draghi, Marchionne & C vorrebbe solo dire continuare con gli stessi problemi da cui vogliamo e dobbiamo liberarci abbattendo il governo Berlusconi. Oggi gli esponenti politici dei vertici della Repubblica Pontificia, da Fini a Bersani, sono tutti d’accordo con la legge Gelmini (che continua l’opera di distruzione e di privatizzazione di Ruberti (1989), Luigi Berlinguer, Mussi, Gentiloni & C), con la reazione antioperaia di Sacconi e di Marchionne (che è la continuazione del decreto di San Valentino di Craxi (1984), del Patto Sociale di Ciampi e Amato, del pacchetto Treu e della legge Biagi ed è condivisa persino dai nipotini di Craxi e allievi di Ottaviano del Turco (Camusso, Epifani & C) che sono annidati alla direzione della CGIL), con i tagli di Tremonti (che sono la continuazione di quelli di Ciampi e di Padoa Schioppa) e l’elenco potrebbe continuare. Paradossalmente al vertice della Repubblica Pontificia uno degli individui personalmente meno legato ai singoli provvedimenti di Gelmini, Sacconi o Tremonti, è proprio Berlusconi. A lui non importa cosa fanno i singoli ministri, basta che tengano in pugno la situazione e lui possa continuare ad arricchirsi e a coltivare i suoi vizi: è degno successore dei celebri cavalieri che avevano come motto: “Franza o Spagna, pur che se magna”. Nella situazione degli anni ’90, il Vaticano non poteva trovare ministro migliore!

 

Per le masse popolari il problema vero sono i vertici della Repubblica Pontificia: Berlusconi è solo uno di essi. Ma Berlusconi ora è diventato un problema anche per i vertici della Repubblica Pontificia. Possiamo e dobbiamo approfittare del conflitto esploso al vertice della Repubblica Pontificia per arrivare a costituire il GBP.

Le resistenze accanite che Berlusconi oppone ai vertici della Repubblica Pontificia che lo vogliono defenestrare dopo tanti anni di “onorato servizio” mettono in difficoltà i vertici della Repubblica Pontificia, ostacolano i loro sforzi per formare un nuovo governo loro emanazione: esse sono ostacoli anche per chi si accoda ai vertici della Repubblica Pontificia, per chi aspetta salvezza da essi, per chi confonde il proprio futuro con il loro. Mentre proprio perché indeboliscono i vertici della Repubblica Pontificia, esse rafforzano chi lotta contro le loro ipotesi e i loro tentativi di formare un nuovo governo loro emanazione e si pone con decisione l’obiettivo di costituire il Governo di Blocco Popolare. Le resistenze di Berlusconi alla sua defenestrazione ad opera dei vertici della Repubblica Pontificia sono un incubo per chi è impregnato di spirito legalitario e non vede altra via d’uscita dalla situazione attuale che un nuovo governo emanazione anch’esso dei vertici della Repubblica Pontificia. Sono un incubo per chi non si rende conto che ora Berlusconi è diventato un problema anche per i vertici della Repubblica Pontificia. Paolo Flores d’Arcais che propone una alleanza di “tutti” (da Fini in giù) contro Berlusconi per vincere elezioni organizzate con i crismi della Repubblica Pontificia, devia in questa direzione. I vertici della Repubblica Pontificia non possono salvarci dalla rovina, perché in Italia sono proprio loro i promotori della rovina: per i loro interessi, i loro privilegi e la loro mentalità essi non possono separarsi dal sistema di relazioni sociali che ha prodotto e perpetua la crisi generale del capitalismo che ci sta portando alla rovina. Non sono la soluzione del problema delle masse popolari, sono il problema.

 

La teoria più pericolosa messa in circolazione in questi giorni per facilitare la prosecuzione della Repubblica Pontificia e salvare i suoi vertici dalla crisi in cui si sono cacciati trascinandoci con loro, è che il governo Berlusconi sarebbe stato il frutto del berlusconismo e del leghismo che avrebbero preso piede tra le masse popolari. La fine di Berlusconi sarebbe dovuta alla “conversione” delle masse popolari. Il Censis del prof. De Rita ha dato di questa teoria una formulazione dotta e corredata da cifre che (oh potenza delle cifre!) dovrebbero consacrarla come “verità scentifica”.

Chi esamina il mondo reale, vede chiaramente che il berlusconismo e il leghismo che sono mai stati forti tra le masse popolari. Nella gran parte dei casi, a livello delle masse popolari (diversa la storia tra i notabili del regime) sono diventati berlusconiani o leghisti gente che prima era democristiana, fascista o affiliata ai partiti minori della cricca DC. Berlusconi e Bossi hanno solo gestito, alla maniera propria delle rispettive personalità e storie (certo Bossi non ha il fare curiale di Rumor né Berlusconi ostenta la studiata ipocrisia di De Gasperi), ma con pragmatismo (cioè navigando astutamente giorno per giorno) sulla base delle condizioni della fase, una parte dell’eredità del regime DC.

La DC era il braccio politico dei vertici della Repubblica Pontificia fatto su misura per tenere a bada le masse popolari nel periodo del “capitalismo dal volto umano”. Quindi si è sfasciata quando è venuto meno il “capitalismo dal volto umano”. Quando all’inizio degli anni ’90 la DC è crollata, Berlusconi e la Lega Nord hanno semplicemente preso il suo posto: per motivi diversi avevano le caratteristiche adatte alla nuova fase e si trovavano nella posizione giusta per farlo.

Ma tra le masse popolari Berlusconi e la Lega di Bossi non hanno mai raccolto neanche tanto seguito quanto ne ha avuto la DC con i suoi satelliti e col PSI di Craxi. Dalle elezioni politiche del 1979, a quelle del 1984, del 1987 e fino a quelle del 1992 comprese, quei partiti e il MSI (che a pieno titolo rientra nella parte della società prima gestita dalla DC e dai suoi alleati dichiarati o inconfessabili (il MSI) di cui Berlusconi e Bossi sono diventati i nuovi gestori politici per conto dei vertici della Repubblica Pontificia), hanno ogni volta raccolto tra 23 e 26 milioni di voti. Dal 1994 a oggi Berlusconi (compresa Alleanza Nazionale) e Bossi insieme non hanno mai raggiunto i 20 milioni di voti, neanche se ai loro voti si sommano quelli dell’UDC di Casini! Berlusconi e la Lega Nord nelle politiche del 2008 sono arrivati solo a 17 milioni di voti (su 47 milioni di elettori), 19 milioni se si aggiungono anche i voti UDC (Casini). Ecco il berlusconismo e il leghismo delle masse popolari! In ogni caso un seguito molto minore di quello che la DC e il resto della destra, di cui Berlusconi e Bossi sono eredi, avevano raccolto prima dello sfascio della DC.

 

Il berlusconismo e il leghismo, come corrente popolare, come deviazione che la borghesia e il clero (o secondo alcuni addirittura i due istrioni di genio Berlusconi e Bossi per loro propria forza) avrebbero sviluppato tra le masse popolari, sono un parto della fantasia malata degli intellettuali di sinistra, che con esso mascherano sia la loro vigliaccheria maturata in decenni passati ai vertici di un movimento “comunista” che ogni giorno prometteva il socialismo per il giorno dopo e così menava per il naso milioni di lavoratori sia la loro conseguente attuale incapacità di capire e di fare.

Per quanto riguarda il campo delle masse popolari, il motivo per cui esso ha perso il suo ruolo politico autonomo dalla borghesia e dal clero, consiste nel fatto che è venuto meno (e non si è ancora pienamente ricostituito) un centro forte e autorevole che indichi l’instaurazione del socialismo e il comunismo come prospettiva sintesi delle lotte e delle aspirazioni delle masse popolari e che promuova un percorso per realizzarla.

L’anticomunismo e la denigrazione dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria (dei primi paesi socialisti, della lotta antifascista e della Resistenza, del movimento comunista italiano e internazionale) prevalsi per motivi ben precisi tra gli intellettuali e gli uomini politici di sinistra, hanno gettato allo sbando le masse popolari e la classe operaia, le hanno annullate come forza politica autonoma dalla borghesia e dal clero. Né oggi il rinnegamento della concezione del mondo e dell’esperienza del movimento comunista proclamato platealmente da Fausto Bertinotti o praticato con presunzione professorale da Toni Negri e in particolare il rifiuto di imparare dall’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria possono dare prospettiva e slancio rivoluzionario alle masse popolari. Chi si lascia spaventare dalle difficoltà, dalle resistenze, dagli errori o dalle sconfitte della prima ondata della rivoluzione proletaria, non è in grado di dirigere alla vittoria la seconda ondata della rivoluzione attraverso cui la specie umana deve compiere la straordinaria trasformazione che ha maturato.

Se non hanno un progetto di società alternativa all’attuale, le masse popolari sono costrette a subire le classi dominanti della società attuale. E l’unico progetto di società alternativo con i piedi fondati per terra è l’instaurazione del socialismo per andare verso il comunismo. Nonostante tutti i suoi sforzi, protrattisi per decenni, la sinistra anticomunista o post-comunista non ha saputo, né può indicarne un altro. Ha solo traccheggiato tra aspirazioni, sospiri e lamenti scombinati e velleitari, per lo più ripescati dal socialismo utopista premarxista.

Se scorriamo la storia d’Italia dopo la sconfitta del fascismo e con esso del Regno d’Italia e la sostituzione di questo con la Repubblica Pontificia sotto la protezione e la direzione dell’imperialismo USA, vediamo che alla testa del campo delle masse popolari i comunisti sono stati gradualmente sostituiti dai revisionisti. Questi erano la destra del movimento comunista (a cui Kruscev e il XX Congresso del PCUS (1956) avevano dato la stura), quella che ripudiava apertamente alcuni essenziali obiettivi e principi del marxismo-leninismo, mentre la sinistra del movimento comunista, pur non avendoli assimilati al punto da tradurli nel particolare e nel concreto della rivoluzione socialista in Italia, si sforzava di assimilarli, li predicava e li professava come proprio credo, distintivo e bandiera. A loro volta i revisionisti si sono poi gradualmente trasformati in sinistra borghese, cioè in intellettuali e uomini politici anticomunisti o comunque non comunisti, i cui programmi e obiettivi sono completamente racchiusi nell’orizzonte della società borghese. Questa trasformazione dei vertici politici e culturali del campo delle masse popolari ha comportato che le masse popolari, ivi compresa la classe operaia, per decenni si sono mobilitate solo per lotte rivendicative a cui i vertici della Repubblica Pontificia, politicamente rappresentati dalla DC con i suoi satelliti, rispondevano con concessioni (capitalismo dal volto umano).

Quando negli anni ’80 la debolezza del movimento comunista corroso e corrotto da quella trasformazione dei suoi vertici si è combinata con la nuova crisi generale del capitalismo, le lotte rivendicative sono diventate sterili di risultati e le masse popolari hanno gradualmente perso anche quello che avevano conquistato. Ma le lotte rivendicative senza risultati non stanno in piedi e la sinistra borghese si è trovata senza esercito, senza forza, abbandonata (non più alimentata) dalle masse popolari; quindi non più utile neanche alla borghesia per tenere a bada le masse popolari (come gestore della loro insoddisfazione e della loro insofferenza), per cui la borghesia imperialista l’ha gettata come un limone spremuto. Oggi in Italia non c’è una sinistra borghese e una destra borghese. Ci sono due destre che attuano lo stesso programma (il “programma comune” della borghesia imperialista).

 

Gli esponenti della FIOM, dell’Area Programmatica “la CGIL che vogliamo”, dei centri sociali, di vari settori in lotta (studenti, ricercatori, lavoratori immigrati e tanti altri), “Uniti contro la Crisi” rifiutano “l’epoca dopo Cristo” di Marchionne (la lotta di classe non esiste più, nell’azienda i lavoratori non devono opporre alcuna resistenza al padrone, ogni azienda e paese sopravvive solo se prevale contro gli altri) e proclamano che è incominciata “l’era del conflitto”. Essi dicono una verità sacrosanta. Ma il conflitto si svilupperà solo se ciò per cui lottiamo vale per le masse la pena della lotta, se il conflitto è legato a una prospettiva di lotta e di vittoria. Le lotte senza risultati e senza obiettivi di regola non stanno in piedi: comunque non vanno lontano.

Noi comunisti ci uniamo a tutti quelli che lottano contro lo stato presente delle cose perché noi lottiamo per instaurare il socialismo e andare verso il comunismo. Il fatto che oggi tra le masse popolari questo per molti suoni come una frase vuota (o addirittura faccia paura a chi è impregnato della predicazione di Bertinotti & C contro gli “orrori ed errori” del “comunismo novecentesco” o chiuso nella denigrazione borghese e clericale del movimento comunista e della prima ondata della rivoluzione proletaria), è una delle cause della attuale scarsa autonomia politica delle masse popolari dalla borghesia e dal clero. Dobbiamo quindi spiegare con pazienza, in dettaglio e con altre parole in ogni circostanza, cosa noi comunisti vogliamo dire. Instaurare il socialismo significa instaurare un sistema di relazioni politiche e sociali basato sulla direzione della classe operaia in cui le masse popolari, riunite nelle organizzazioni di massa, producono quanto è individualmente e socialmente necessario per vivere dignitosamente e partecipare alla direzione (progettazione e gestione) della vita sociale. Quindi su questa base, passo dopo passo pongono finalmente fine all’esclusione della massa della popolazione dalla conoscenza, dalla ricerca e dalla creazione, cioè dalle attività proprie della specie umana, quelle che la distinguono da ogni altra specie animale. In sintesi attuano il passaggio in massa della specie umana dal regno della necessità (da cui essa viene come ogni altra specie animale), al regno della libertà. Noi però non scriviamo “i menù dell’osteria dell’avvenire”. Li scriveranno le future generazioni che lo vivranno. In dettaglio invece noi ci occupiamo di creare le condizioni materiali, sociali, intellettuali e morali per uscire dal regno della necessità che oggi attanaglia le masse popolari nella crisi generale del capitalismo e per fare in modo che le future generazioni vivano nel regno della libertà. Questo è il nostro compito, questo oggi è possibile e anche necessario perché la specie umana è arrivata a un punto tale che senza questo passaggio non sopravvivrà neanche.

Per questo il movimento comunista deve rinascere e il partito comunista è indispensabile. Per questo oggi in Italia è indispensabile imboccare un percorso ben definito e il primo passo è che le OO e le OP costituiscano un loro governo d’emergenza, il Governo di Blocco Popolare.

 

Il GBP deve avere come programma le sei misure generali:

  1. Assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa).

  2. Distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi.

  3. Assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato).

  4. Eliminare attività e produzioni inutili o dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti.

  5. Avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione.

  6. Stabilire relazioni di solidarietà e collaborazione o di scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.

Un governo deciso ad attuare senza riserve questo programma avrà una forza e una capacità di intervento enormi. Perché esso sarà sostenuto da decine di migliaia di OO e di OP presenti capillarmente in ogni angolo del paese. Per di più in questo modo le masse popolari organizzate impareranno a governare. I vertici della Repubblica Pontificia, se messi di fronte al fatto che nessun governo loro emanazione riesce a governare il paese, in attesa di tempi migliori ingoieranno la costituzione del GBP perché non sono ancora in condizioni da approfittare delle forze armate di cui ancora dispongono e scatenare subito una guerra civile. Questo è una questione che le masse popolari, e noi comunisti con loro, dovremo regolare in un secondo tempo in condizioni per noi migliori di quelle di oggi.

Nell’immediato, con provvedimenti semplici e di rapida attuazione il GBP può e deve mettere subito fine agli effetti più gravi e distruttivi della crisi economica e ambientale del capitalismo; può e deve impedire che essi si riproducano anche se la crisi continuerà a imperversare nel mondo finché in un sufficiente numero di altri paesi le masse popolari avranno preso misure simili a quelle che prendiamo noi in Italia; può e deve mettere tutto il paese su una strada di rinascita e di progresso, a un livello superiore a quello cui eravamo arrivati quando il movimento comunista era ancora forte nel mondo. Tutte cose che non può fare nessun governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia, quindi succube del “mercato” finanziario, complice del sistema bancario e vincolato al sistema monetario.

Il GBP invece si insedierà e prenderà i provvedimenti particolari e concreti, cioè darà forma e forza di atti governativi nazionali alle misure che caso per caso e di momento in momento le OO e le OP indicheranno. Saranno provvedimenti semplici e del tutto alla nostra portata. Vediamone alcuni come esempio.

Nelle aziende che i padroni vogliono chiudere per mancanza di sbocchi commerciali, il GBP darà commesse di lavori pubblici o ritirerà la produzione che destinerà ad aziende che la usano come materia prima o alle aziende della distribuzione per il consumo.

Nelle aziende che i padroni abbandonano e dove i lavoratori sono pronti a costituirsi in cooperative e riprendere la produzione, il GBP favorirà la loro iniziativa: fornirà tecnici, consulenti, commesse, materie prime, energia.

Nelle altre aziende che i padroni abbandonano, il GBP nominerà nuovi dirigenti e organizzatori della produzione.

Il GBP promuoverà la creazione di nuove aziende (cooperative, pubbliche, private) dedite alle attività già oggi assolutamente necessarie che assorbono tutti i disoccupati autoctoni e immigrati nel riassesto del territorio, nel miglioramento idrogeologico, nella produzione e utilizzazione di energie rinnovabili, nel miglioramento dei servizi pubblici, nel miglioramento della sicurezza generale, nell’educazione dei bambini, nella manutenzione e gestione del patrimonio edilizio e artistico, nel risanamento urbano, nei servizi alle persone disabili, anziane e non autosufficienti, nel riassetto forestale e agricolo, in attività sportive, nel turismo, nella prevenzione e repressione di azioni di sabotaggio e di aggressione, nel controllo sugli elementi ostili, ecc.

Il GBP potenzierà e creerà istituti che sviluppano in ogni campo la ricerca e l’applicazione dei risultati a fini socialmente utili, favorirà in ogni modo la scolarizzazione e le attività culturali valorizzando tutti i lavoratori della cultura e della conoscenza disponibili nel paese.

Il GBP stabilizzerà il lavoro dei precari, autoctoni e immigrati, a partire da quelli impiegati nella pubblica amministrazione.

Il GBP stabilirà rapporti di solidarietà e di collaborazione (tipo quelli già in vigore tra Venezuela, Cuba e altri paesi) sulla base di quanto ogni paese può produrre e dare; stabilirà rapporti di scambio commerciale (trattati, accordi) con i paesi che vogliono anche loro sottrarsi alle costrizioni del sistema imperialista mondiale, del suo sistema finanziario, bancario e commerciale.

Il GBP sospenderà il pagamento dei mutui bancari, degli affitti alle immobiliari e a tutti i grandi proprietari di immobili, renderà gratuiti i servizi: trasporti, assistenza sanitaria, telefoni, energie, attrezzature ricreative, di riposo, turistiche e sportive, ecc.

Il GBP sottoporrà tutte le agenzie bancarie a controllo pubblico e farà dare dalle banche a ogni lavoratore e famiglia carte di credito con cui ognuno può acquistare nella rete delle aziende di distribuzione beni di consumo personale e familiare fino ad un certo ammontare mensile.

Il GBP favorirà le masse che si vogliono organizzare, sosterrà ogni loro iniziativa mettendo a disposizione locali, trasporti, permessi, materiale d’uso, istruttori e consulenti, ecc. Darà in ogni campo libero sviluppo alla creatività delle masse e all’iniziativa locale degli individui, dei gruppi e delle comunità.

Il GBP promuoverà l’iniziativa di individui e di gruppi, svilupperà la produttività del lavoro e la produzione dei beni e servizi necessari, fornendo strumenti produttivi avanzati e puntando sulle tecniche migliori e sullo slancio che i lavoratori avanzati metteranno nell’attività e nella lotta al parassitismo, quando non lavoreremo più per arricchire i ricchi e per soddisfare i loro capricci e i loro vizi, ma lavoreremo tutti ma solo quanto necessario per produrre i beni e i servizi con cui soddisfiamo i bisogni della nostra vita individuale o collettiva, per creare condizioni migliori per la nostra vita e per incrementare la partecipazione di massa alle attività propriamente umane: la gestione e progettazione delle relazioni sociali, la conoscenza, la cultura, la ricerca, l’esplorazione del mondo, la creazione di cose e di relazioni, ecc.

Questi e altri simili sono i provvedimenti di cui abbiamo bisogno per rimettere il paese su una nuova strada di rinascita, di civiltà e di benessere, per la ripresa intellettuale e morale dell’intera popolazione.

Come si vede, si tratta di provvedimenti semplici e del tutto fattibili per un governo non subordinato agli interessi costituiti dei ricchi, ai profitti dei capitalisti, né ai pregiudizi medioevali del clero.

 

Per sottrarsi al collasso incombente del sistema monetario e finanziario, bisogna che nel nostro paese sostituiamo rapporti di produzione e di distribuzione decisi per via amministrativa e politica, ai rapporti di scambio basati sul sistema monetario che frana. In definitiva la soluzione è semplice: basta fare a livello dell’intera società quello che già si fa all’interno di ogni grande e media azienda industriale. Già oggi ogni reparto di un’azienda produce secondo gli incarichi che riceve e il suo prodotto va a un altro reparto che lo usa e a sua volta usa quello che altri reparti gli passano. Nell’intera società tutte le aziende sono di fatto già connesse l’una all’altra e alla rete di distribuzione e utilizzo, come oggi i reparti di un’azienda sono tra loro connessi già anche di diritto. Ogni azienda produce quello che un’altra usa. Il Governo di Blocco Popolare, creato dalle Organizzazioni Operaie e dalle Organizzazioni Popolari, anzitutto deve tenere in moto o rimettere in moto a pieno regime e su larga scala questo meccanismo sociale di produzione e di distribuzione che la crisi generale del capitalismo ha già in parte sconvolto e ogni giorno sconvolge un po’ di più. Ogni azienda deve produrre secondo le commesse che il GBP le dà, consegnare i suoi prodotti alle aziende e alle catene di distribuzione indicate dal GBP e ricevere dal GBP quanto le serve per lavorare. A questo serve il GBP. Ogni lavoratore deve ricevere una carta di credito per acquistare nei negozi quanto gli occorre fino all’ammontare indicato dalla carta di credito. Con queste semplici misure ci libereremo dagli effetti della crisi del sistema bancario e monetario italiano e internazionale, una crisi che comunque si produrrà. Quanto al debito pubblico, su questa base potremo semplicemente abolirlo senza alcun danno.

 

Le OO e le OP assicureranno capillarmente (con il loro controllo, la loro pressione e il loro intervento diretto) l’attuazione scrupolosa dei provvedimenti del GBP, travolgendo, scavalcando o costringendo i funzionari statali perché i provvedimenti del GBP siano effettivamente e fedelmente attuati. In questo contesto, la rinascita del movimento comunista si svilupperà rigogliosamente, fioriranno la fiducia delle masse in se stesse e la loro capacità di governare. Si creeranno quindi le condizioni per dissuadere la borghesia e il clero dal ricorrere a manovre oscure, a strategie della tensione e alla guerra civile o per vincerla se da ostinati criminali quali alcuni di loro sono, vi ricorreranno.

 

Ecco perché per le masse popolari la partita comunque non si chiude con la cacciata della banda Berlusconi!

 

Anche se non lavorano consapevolmente per i vertici della Repubblica Pontificia, tuttavia sbagliano quelli che sostengono che pur di cacciare Berlusconi, bisogna accodarsi a Fini, Casini, Montezemolo, Bersani, Napolitano o ad altri del genere! Non combineranno niente di buono per le masse popolari che si ritroveranno con gli stessi problemi di oggi. Oggi Berlusconi è un limone spremuto. È diventato un inciampo per i vertici della Repubblica Pontificia. Bisogna approfittare della fogna in cui i vertici della Repubblica Pontificia si sono cacciati e costringerli ad accettare la costituzione del Governo di Blocco Popolare!

 

È iniziata l’era del conflitto” proclamano i promotori di “Uniti contro la Crisi”. La situazione si fa effettivamente sempre più tesa e non è ancora deciso che via l’Italia seguirà nei prossimi mesi. Ma non è detto che “il peggio deve ancora venire”. Il nostro paese ha davanti a sé due strade alternative: prima della vittoria di una parte (e della sconfitta dell’altra) la lotta deve diventare più accesa. È quello che sta avvenendo.

A sinistra sta formandosi una corrente favorevole al Governo di Blocco Popolare. Essa per ora trova nella FIOM la maggiore cassa di risonanza: la dimostrazione del 16 Ottobre ha mostrato che il “popolo comunista” esiste e che si mobilita quando un centro autorevole (come la FIOM) lo chiama alla riscossa. La rinascita del movimento comunista avanza. Il nuovo Partito comunista italiano si rafforza. Alla FIOM si possono e devono unire le organizzazioni i cui esponenti a partire dal 17 ottobre hanno lanciato l’appello “Uniti contro la Crisi”. Si devono unire l’Area Programmatica “la CGIL che vogliamo” e i sindacati alternativi e di base, in primo luogo l’Unione Sindacale di Base, il Cobas, lo SLAI Cobas, lo SLAI Cobas per il sindacato di classe, la CUB, il SLL, ecc. ecc. Tutti i sindacati che non vogliono diventare e non sono complici dei vertici della Repubblica Pontificia, devono contribuire al movimento per costituire il GBP. È nella pratica della lotta in corso che ognuno dimostra quello che vale e migliora quanto è capace di migliorare. C’è posto per tutti!

Nell’immediato costituire il GBP è la sola soluzione che sbarra la via alla mobilitazione reazionaria che se prevalesse, travolgerebbe ogni organizzazione sindacale non disposta a diventare complice dei vertici della Repubblica Pontificia.

I tempi stringono! Possiamo indirizzare il corso degli eventi a nostro favore. Se noi avremo successo in Italia, nel resto dell’Europa le cose precipiteranno in senso favorevole a noi. In ogni paese le masse popolari hanno problemi analoghi ai nostri. La partita non è ancora decisa, quindi possiamo vincere. Perciò dobbiamo vincere. Sostanzialmente dipende da noi.

Noi siamo di fronte a una situazione nuova, mai prima vissuta da nessuno di noi e che nessuno di noi ha mai letto descritta in un libro né visto in un film. Bisogna osare avanzare. Il nuovo suscita dubbi: è inevitabile perché presenta sempre aspetti incerti. Il nuovo suscita perfino paura: è inevitabile perché racchiude sempre aspetti ignoti. Eppure prima o poi il nuovo si impone. La loro storia, sono gli uomini che la fanno! Quelli che non si rimboccano le maniche, subiscono quello che fanno gli altri. Bisogna misurare con cura e responsabilità ogni passo, ma avanzare. Nel dubbio, meglio osare avanzare: come minimo impareremo.

 

I comunisti hanno il coraggio di affrontare la situazione, forti delle lezioni del movimento comunista!

 

Il nuovo Partito comunista italiano

- chiama ogni lavoratore e ogni elemento cosciente delle masse popolari a partecipare e far partecipare alle mobilitazioni in corso contro il governo Berlusconi!

- chiama gli operai avanzati a costituire comitati contro la crisi in ogni azienda!

- chiama ogni elemento avanzato delle masse popolari a costituire organismi popolari in ogni quartiere e in ogni paese!

 

Il nuovo Partito comunista italiano chiama gli operai e gli elementi delle masse popolari più avanzati e più generosi a costituire clandestinamente Comitati di Partito in ogni reparto e azienda, in ogni quartiere e paese, in ogni organizzazione di massa, a ogni livello: per aggregare gli elementi più avanzati, imparare a funzionare clandestinamente, imparare assieme a svolgere una efficace opera di orientamento sui propri compagni, sulle OO e sulle OP della zona, sulle masse popolari!

 

Possiamo vincere! Dobbiamo vincere! Avanti, verso il Governo di Blocco Popolare!