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Comunicato CC 33/10 - 12 dicembre 2010

Anniversario della Strage di piazza Fontana

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Dalla conferenza ONU di Cancun un messaggio a tutti quelli che sono sensibili alla crisi ambientale: per far fronte alla crisi ambientale bisogna fare i conti col capitalismo, bisogna instaurare il socialismo!

 

Un motivo in più per mobilitarsi contro la Repubblica Pontificia e la banda Berlusconi a cui essa ha affidato il governo del paese!

 

Che la manifestazione di martedì 14 dicembre rafforzi il movimento che ha fatto un salto in avanti il 16 ottobre: il movimento perché le Organizzazioni Operaie e le Organizzazioni Popolari costituiscano un loro governo d’emergenza, il Governo di Blocco popolare!

 

Che alla fine la conferenza ONU a Cancun sul clima partorisca o meno una dichiarazione finale, non cambia nulla. Dopo Copenhagen, Cancun ha confermato una verità che i portavoce della borghesia e del clero cercano di nascondere. Al capitalismo non importa un bel niente del riscaldamento globale, della desertificazione che avanza, di intere città e nazioni che, se non verrà invertita la tendenza al riscaldamento climatico, finiranno annegate sotto il livello del mare. Al capitalismo interessa solo una cosa: il profitto. La crisi ambientale si combina con la crisi economica a comporre la crisi generale del capitalismo. Questa è la realtà a cui deve guardare in faccia chi non vuole cacciare la testa sotto la sabbia.

Anzi, i caporioni del sistema imperialista mondiale si sono messi a fare progetti di nuovi colossali affari basati proprio sul riscaldamento climatico. Se la calotta del polo nord si scongela, si ridurranno le distanze delle rotte commerciali tra USA, Europa, Russia e Cina. Il ritiro dei ghiacciai renderà più facilmente accessibili enormi giacimenti di petrolio e di minerali. Già girano progetti e previsioni sull'agricoltura di qualità che si trasferirebbe nelle nuove terre fertili del Canada e dei Paesi Scandinavi destinati a diventare caldi come gli attuali Paesi del Mediterraneo.

La brutalità del capitalismo era nota fin dalla sua nascita. Più di 150 anni fa i fondatori del movimento comunista, Marx ed Engels, avevano precorso gli eventi e indicato il disastro ambientale che il capitalismo avrebbe generato se l’umanità non avesse instaurato il socialismo e avviato la transizione al comunismo. L'idea che l'interesse globale e la sopravvivenza del pianeta imbrigliassero gli insaziabili appetiti dei capitalisti, anche su questo terreno si è rivelata una semplice illusione. La stessa green economy non incidendo sulla qualità e la traiettoria del modello di sviluppo capitalista e commerciale, è solo un’operazione di maquillage: nient'altro che un nuovo affare.

A Cancun i portavoce dei gruppi e dei governi imperialisti hanno giocato tra di loro a rimpiattino scaricandosi addosso l’un l’altro le responsabilità di un mancato accordo, come avevano fatto a Copenhagen. Un chiaro segno dell’importanza che la crisi ambientale ha nella mobilitazione delle masse popolari. I gruppi imperialisti traggono da essa, oltre che dalla crisi economica, spunti per mobilitare un paese contro l’altro, per la mobilitazione reazionaria delle masse popolari, per la marcia verso la guerra. La crisi ambientale, anche nel suo aspetto climatico, si aggiunge alla crisi economica e aggrava l’attuale crisi generale del capitalismo. 

La dimostrata incapacità del capitalismo di autoriformarsi e di trovare una via di uscita dalla crisi di sistema che lo attraversa, farà certamente riflettere vari individui anche tra le classi dominanti. Questo amplia i confini della mobilitazione che il movimento comunista, reparto d’avanguardia delle classi e i popoli oppressi, può produrre. Le illusioni neokeynesiane che hanno accompagnato la vittoria di Obama, oggi sono già un antico ricordo. Ai problemi globali si può rispondere solo con un governo mondiale e con politiche massicce di intervento pubblico: solo il movimento comunista può realizzarle. Il tentativo di imporre ai paesi oppressi il famelico REDD (Reducing Emissions from Deforestation and Forest Degradation) palesa l'ennesimo intento di privatizzare le foreste e dei beni comuni. Il presidente della Bolivia, Evo Morales, lo ha messo chiaramente in luce. Vorrebbe essere una sorta di "federalismo demaniale" su scala globale: la prosecuzione della “accumulazione primitiva” che il sistema imperialista mondiale sta compiendo nei paesi arretrati: dall’Asia meridionale (India in testa), all’Africa, all’America Latina. Nei paesi imperialisti il capitalismo divora le conquiste di civiltà e di benessere che le masse popolari hanno strappato alla borghesia e al clero durante la prima ondata della rivoluzione proletaria e lucra su ciò che ancora è rimasto del “capitalismo dal volto umano” e dei diritti sociali. In tutto il mondo, ma in particolare nei paesi arretrati, divora spiagge, fiumi, boschi, terra, ricchezze naturali.

Ogni tentativo di mettere dei "cerotti ambientali" a questo modo di procedere è destinato a rimanere frustrato. Una alternativa valida può venire solo dal movimento comunista che è anche un punto di vista opposto a quello diffuso dai portavoce del capitalismo oggi impersonato dai monopoli transnazionali, dalle istituzioni finanziarie e dalle loro autorità. Non a caso Bolivia ed Ecuador, che hanno portato nelle alte sfere della conferenza di Cancun  la piattaforma di Cochabamba, sono stati i due paesi protagonisti in positivo del vertice: hanno portato idee nuove e proposte pratiche che smascheravano le declamazioni ampollose in difesa del pianeta dei portavoce del sistema imperialista. L'ecosocialismo che in questi due Paesi si sta sviluppando è destinato a colpire molto anche la sinistra borghese europea che non riesce a comprendere il legame intimo tra crisi capitalista e catastrofe ambientale. L'Europa nel suo insieme a Cancun ha tenuto un atteggiamento da comprimario con USA, Cina, Russia, benché la Commissione Europea di Bruxelles sappia benissimo cosa accadrà nei prossimi venti anni all'Africa, quando l'attuale media di 40°C di temperatura schizzerà a 43°/45°C. Si assisterà al più grande esodo della storia umana con decine milioni di persone che cercheranno scampo aldiquà del Mediterraneo per scappare da un continente ridotto ad una graticola. Già oggi in questi paesi le catastrofi ambientali dovute alle mutazioni climatiche completano l’intervento imperialista che in questi paesi realizza ora la sua “accumulazione primitiva”: caccia la popolazione dalla terra dove da sempre sopravvive. Da qui il motivo principale che spinge all'immigrazione. Non a caso dai tanti file di Wikileaks emerge anche che il governo Zapatero si è dichiarato disponibile ad aumentare i soldati USA alla base navale di Rota e a trasferire nel suolo iberico il comando NATO dell'Africacorps. L’ostinazione a perpetuare l’attuale sistema di relazioni sociali nei singoli paesi e il corrispondente sistema di relazioni internazionali fanno del Mediterraneo la frontiera razzista che dovrebbe proteggere la fortezza Europa.

Cancun parla anche all'Italia e a alle tante lotte locali per l'ambiente. C'è bisogno di fare rete, pensare globalmente, uscire dall'illusione che un "ambientalismo moderato" possa rendere sostenibile l'attuale sistema di relazioni sociali basate sul capitalismo e la produzione mercantile. Porsi il problema di cosa, come e per chi produrre, rompere con l’idea che identifica civiltà con quantità di merci prodotte e accumulazione capitalista è una scelta che si impone anche a chi nel nostro paese è sensibile alla crisi ambientale.

 

La Repubblica Pontificia naufraga assieme alla sua banda Berlusconi nella crisi generale del capitalismo!

Invano ha cercato di uccidere nelle masse popolari la fiducia che siamo capaci di capire il mondo, che siamo capaci di trasformarlo, che siamo capaci di costruire una società in cui c’è posto per ogni persona disposta a fare onestamente la sua parte!

 

Possiamo vincere! Dobbiamo vincere! Dipende da noi!