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Comunicato CC 36/10 - 28 dicembre 2010

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Sbaragliare Marchionne, i suoi mandanti e i suoi complici è possibile!

 

Uniti contro la crisi: le masse popolari non devono pagare per la crisi del capitalismo!

 

Le masse popolari devono organizzarsi e mobilitarsi per costituire un loro governo d’emergenza!

 

Le masse popolari devono mettere in crisi il sistema capitalista, distruggere le sue istituzioni e instaurare il socialismo!

 

Le teste d’uovo dello staff di Marchionne hanno steso un nuovo statuto per gli operai FIAT di Mirafiori, uno statuto di lagrime e sangue. Il 23 dicembre lo hanno fatto firmare ai quattro sindacati complici: CISL, UIL, UGL e FISMIC. Probabilmente Sergio Marchionne, Maurizio Sacconi, Raffaele Bonanni e con loro i vertici della Repubblica Pontificia sono convinti di aver messo a segno un gran colpo. Sono così poco forti e tanto poco sicuri di sé che avanzano a piccoli passi: prima Termini Imerese, poi Pomigliano d’Arco, poi il Collegato lavoro di Sacconi, poi i tagli di Tremonti, poi la legge Gelmini, poi Mirafiori, poi ... poi si vedrà. Sperano di farcela, devono farcela. Marchionne potrebbe anche traslocare in altri paesi: è un capitano di ventura, un avventuriero apolide. Certo, anche per lui è importante vincere questo scontro: gioca un paese contro l’altro e se perde in uno gli diventa più difficile anche mettere in riga gli operai negli altri, dove comunque già non è tutto rose e fiori. Ma c’è ben di più. La Corte Pontificia, Berlusconi e le Organizzazioni Criminali, la cricca degli Agnelli e degli agnellini, dei Montezemolo e dei Gabetti, i signori della Confindustria e della Confcommercio, quelli che hanno messo l’avventuriero al comando della loro operazione più spericolata, loro non possono traslocare tutto tutti. È qui da noi in Italia che hanno la base del loro potere e dei loro privilegi, il grosso delle loro ricchezze, la loro vita. Marchionne lo hanno nominato loro e pregano e sperano che i lavoratori italiani e immigrati ingoino anche il colpo del 23 dicembre. Per questo considerano un gran risultato la firma di quattro individui alla testa di organizzazioni da sempre collaboranti o propense alla collaborazione, che godono della fiducia tutt’altro che sicura solo di una minoranza di lavoratori. Ma non hanno di meglio e intanto aiuta anche trattare su un altro tavolo il Patto Sociale con Susanna Camusso e i vertici della destra della CGIL. Tutto fa brodo.

Marchionne, i suoi mandanti e i suoi complici considerano la firma dei quattro sindacati complici un gran colpo andato a segno che dovrebbe o costringere la FIOM (e con essa prima o poi tutti gli altri sindacati, sia di regime sia alternativi, uno dopo l’altro) alla resa al nuovo ordine di Marchionne (“il contrasto tra padroni e lavoratori è roba d’altri tempi: in ogni azienda lavoratori e padroni devono essere uniti contro il resto del mondo e ovviamente gli ordini li detta il padrone”) o portare alla estromissione della FIOM e dei sindacati non complici da Mirafiori e, passo dopo passo, dalle altre aziende.

Marchionne, i suoi mandanti, i suoi complici e i suoi accoliti proclamano che questo porterà alla soluzione della crisi. In realtà non porterà neanche alla sopravvivenza di chi accetta il nuovo ordine che è la vecchia schiavitù che nel secolo scorso la prima ondata della rivoluzione proletaria, quella che aveva creato i primi paesi socialisti, aveva in parte distrutto, creando diritti, coscienza, organizzazione e dignità per milioni e milioni di lavoratori, in quasi ogni angolo del mondo. In realtà il colpo messo a segno da Marchionne, se gli riesce, sarà solo un altro passo nella discesa verso una maggiore barbarie, la guerra e la distruzione degli uomini e dell’ambiente su cui la borghesia e il clero hanno portato l’umanità, da quando sono riusciti a venire a capo del movimento comunista che non si era liberato in tempo utile dei suoi errori e non aveva superato i suoi limiti in tempo utile per preservare le grandi conquiste e sviluppare i grandi progressi che aveva fatto in Italia e nel resto del mondo.

Secondo la speranza e i progetti di Marchionne e dei vertici della Repubblica Pontificia, il referendum di gennaio dovrebbe consolidare la loro vittoria di dicembre. Lo smembramento della FIAT già predisposto e la dissoluzione di quello che in Italia era il nucleo più solido (gli operai FIAT) della categoria più organizzata e combattiva (i metalmeccanici), di fatto un baluardo per tutti i lavoratori e tutte le masse popolari del nostro paese, dovrebbero rafforzare la loro possibilità di ulteriori vittorie su tutto il fronte.

In realtà le catene che Marchionne e i vertici della Repubblica Pontificia cercano di imporre agli operai della FIAT, anche se dovessero riuscire a imporle, non risolveranno la crisi, neanche per gli operai FIAT. Saranno solo un gradino in più in una scala di miseria, di distruzioni e di barbarie che avrà fine solo quando riusciremo a creare la mobilitazione e l’organizzazione di massa e i rapporti di forza di fronte alla borghesia e al clero necessari per instaurare il socialismo.

 

Oggi il campo delle masse popolari non ha ancora la configurazione di forze organizzate in campo e i rapporti di forza necessari per instaurare il socialismo. Anche noi dobbiamo fare passi avanti, un passo alla volta verso la nostra meta. Oggi l’unica soluzione per sconfiggere Marchionne, i suoi mandanti e i suoi complici è ribaltare il loro attacco in una nostra vittoria. Per questo bisogna che gli uomini che già godono della fiducia di larghi strati di lavoratori, e in particolare i capi delle organizzazioni che proprio dall’attacco di Marchionne con la loro resistenza hanno acquistato notorietà e prestigio (senza la resistenza all’attacco di Pomigliano non ci sarebbe stato il 16 ottobre a Roma), si mettano alla testa della mobilitazione delle Organizzazioni Operaie e delle Organizzazioni Popolari di tutto il paese perché costituiscano un loro governo d’emergenza, il Governo di Blocco Popolare.

D’altronde proprio l’attacco guidato da Marchionne e il contesto nazionale e internazionale in cui si svolge non lasciano loro molte alternative. O con le OO e le OP contrattaccano e vincono o Marchionne li fa fuori.

 

Il trattato imposto da Marchionne per Mirafiori è uno scandalo. Viola la Costituzione della stessa Repubblica Pontificia, le sue leggi e gli accordi, sia pure già vergognosi di compatibilità, di concertazione e di liquidazione di diritti, fatti dai sindacati di regime con i governi Amato (1992) e Ciampi (1993) e aggravati dalle misure di Treu (governo Prodi) e di Biagi (governo Berlusconi). È quindi giusto e necessario gridare allo scandalo e ricorrere alla magistratura. Ma se i dirigenti della FIOM si limiteranno a gridare allo scandalo, a fare veementi e appassionate denunce e a ricorrere alla magistratura, subiranno la sorte che Marchionne ha preparato: o diventare suoi complici o essere spazzati via. Bisogna difendersi dall’attacco di Marchionne e mille sono le misure di difesa a cui si può e si deve ricorrere. Ma queste misure sono efficaci solo se si passa all’attacco contro Marchionne e i suoi mandanti e complici, solo se si punta alla costituzione del GBP. Quindi ogni misura di difesa deve contribuire al successo dell’attacco.

Le speranze di Marchionne e dei suoi complici di vincere lo scontro di oggi sono sostenute dall’abitudine seguita da anni anche dalla CGIL e dalla FIOM di restare sulla difensiva di fronte alle iniziative padronali e dei loro governi, di rassegnarsi al male minore, di cercare di “salvare il salvabile” stando al ricatto imposto dai padroni e dai loro governi. E oggi con il ricatto delle delocalizzazioni, delle esternalizzazioni e della chiusura o riduzione delle aziende, non c’è lotta rivendicativa che da sola tenga. Anche dopo la firma messa al trattato imposto da Marchionne, i sindacati complici dei padroni e del loro governo cercano perfino di mantenere il loro seguito tra i lavoratori facendo valere a loro vantaggio il ricatto padronale: meglio cercare con noi di sopravvivere faticando di più e chinando la testa, che con la FIOM restare senza lavoro, meglio poco che niente. E hanno effettivamente qualche possibilità di riuscire a mantenere qualche seguito tra i lavoratori e qualche prestigio tra le masse popolari, se la FIOM, i sindacati dell’Area programmatica della CGIL, i sindacati alternativi (USB, Cobas, ecc.), tutti i dirigenti sindacali che l’enormità stessa delle pretese di Marchionne mobilita, non passano all’attacco, non si mettono alla testa del movimento di OO e di OP per costituire il GBP.

Noi comunisti dobbiamo mettere in opera tutta la nostra forza, dobbiamo mobilitare tutti i seguaci e i lavoratori avanzati a cui già arriviamo, perché le cose vadano in questo senso. Possiamo vincere. I padroni e il loro governo riusciranno a far valere il loro ricatto solo se noi comunisti non riusciremo a imprimere un orientamento d’attacco all’azione degli operai e delle masse popolari del nostro paese nello scontro con i padroni e i vertici della Repubblica Pontificia che la crisi generale rende di giorno in giorno più acuto.

È possibile sconfiggere Marchionne e il resto del fronte padronale. Ma bisogna che le Organizzazioni Operaie e le Organizzazioni Popolari non si limitino a mobilitare le masse per difendersi e protestare. Bisogna che le iniziative di difesa e di protesta le usino per sviluppare un attacco che tolga ai padroni la possibilità di ricattare: di chiudere aziende e licenziare, di decidere loro se e dove aprire aziende, chi assumere.

Dobbiamo e possiamo costituire e imporre alla borghesia e al clero un governo costituito da uomini e donne che godono già della fiducia delle OO e delle OP e decisi a dare forma e forza di legge alle misure che di caso in caso le OO e le OP indicano come necessarie per porre immediatamente fine agli effetti più gravi della crisi e rimettere il paese su una via di rinascita e di progresso, anche se queste misure vanno contro gli interessi, i privilegi, le istituzioni, le abitudini e la mentalità della borghesia, del clero e dei ricchi, anche se ledono gli interessi del sistema imperialista mondiale e del “mercato” dei signori del denaro: il gruppo di alcune migliaia di banditi di vari paesi, proprietari di enormi fortune monetarie, che saccheggiano, ricattano e dominano il mondo.

Nessun lavoratore deve essere licenziato, nessuna azienda deve essere chiusa, a ogni adulto un lavoro dignitoso, a ogni azienda quanto occorre per funzionare, eliminare le produzioni nocive o inutili e sostituirle con lavorazioni utili, a ogni persona quanto serve per una vita dignitosa e per partecipare alle attività della società, accordi di solidarietà, collaborazione e scambio con ogni paese disposto a stabilirli con noi.

 

Tutte le vicende di questi anni confermano che stante la crisi generale in corso e stante la debolezza del movimento comunista che ereditiamo dal passato, le sole lotte rivendicative non salvano gli operai e il resto delle masse popolari dall’offensiva padronale. Qua e là si riesce a resistere all’offensiva, in qualche punto anche a respingere l’attacco (INNSE insegna). Ma la regola è che finché hanno il governo in mano i padroni riescono a far valere le loro pretese e che le loro pretese aumentano man mano che la crisi si aggrava. Bisogna che le OO e le OP costituiscano un loro governo d’emergenza.

Certo, i dirigenti della FIOM non hanno l’abitudine di promuovere, organizzare e dirigere l’attacco contro i padroni. Sono maestri navigati in manovre tattiche e in trattative, non nell’attacco. Hanno poca fiducia in se stessi e nei lavoratori. Conoscono bene i propri limiti e i punti deboli dei lavoratori. Ma i tempi richiedono da loro che superino se stessi, se non vogliono naufragare. Se una parte importante di lavoratori avanzati li incoraggerà in questa direzione, ci andranno, anche perché non hanno altre scelte dignitose.

Aumentano i disoccupati effettivi, il lavoro precario e in nero e la cassaintegrazione sembrano sempre più una fortuna per chi riesce ad averli. Per le pensioni scatta il nuovo aumento dell’età pensionabile, la connessa riduzione delle pensioni di fatto e il rinvio di un anno del godimento effettivo delle pensioni. Tariffe e prezzi aumentano e i servizi pubblici regrediscono. Il Collegato lavoro è entrato in fase di attuazione. I tagli di Tremonti sono legge dello Stato. Il Parlamento della porcata Calderoli ha approvato la legge Gelmini. Napolitano è sempre più ricattato da Berlusconi e oramai fatica persino a salvare le apparenze. La Corte Pontificia non riesce a trovare un’alternativa a Berlusconi.

In questo contesto i capi della FIOM Landini, Rinaldini e Cremaschi chiedono alla Susanna Camusso e agli altri nipotini di Craxi, il promotore della liquidazione della scala mobile (1984), insediati alla direzione della CGIL, di dichiarare lo sciopero generale. Ma la Camusso ha buon gioco a dichiarare a loro e agli studenti che “lo sciopero generale non risolve tutti i problemi”. In effetti in Grecia dal 17 dicembre dell’anno scorso al 15 dicembre di quest’anno i lavoratori di scioperi generali ne hanno fatto 14 e non si sono per questo ancora scossi di dosso le catene che il governo “socialista” di Papandreu, l’Unione Europea e il Fondo Monetario Internazionale hanno imposto per soddisfare il “mercato”. Oggi il governo greco costringe le masse popolari greche a pagare ai briganti della finanza (commissioni e provvigioni a parte) interessi del 12% su prestiti per i quali il governo tedesco paga il 2.9%.

Epifani al congresso CGIL di maggio si appellava al governo Berlusconi per una politica dell’occupazione. Sulla sua scia l’ultima trovata della Camusso è appellarsi alla Presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, in nome del fatto che la linea Marchionne non solo elimina i sindacati non complici, ma porta anche alla disgregazione della Confindustria: se ogni grande azienda imporrà il suo contratto aziendale ai suoi lavoratori, non ci sarà più bisogno delle associazioni padronali di categoria. E intanto tratta con la Confindustria un “nuovo Patto Sociale”.

Ma basta considerare un fatto: la giornata del 16 ottobre con tutto quello che ha messo in moto non ci sarebbe stata se i dirigenti della FIOM invece di prendere l’iniziativa in mano e chiamare essi direttamente le masse popolari alla manifestazione di Roma avessero invocato la Camusso e la parte più destrorsa della CGIL perché prendessero loro l’iniziativa. Con il successo del 16 ottobre invece hanno costretto Camusso e la destra CGIL a indire la manifestazione nazionale del 27 novembre e a sostenerla con una certa energia. Lezione: quando la sinistra prende l’iniziativa, costringe a marciare anche la destra che non vuole e non può contrapporsi alle masse. Quando la sinistra invoca l’iniziativa della destra, è la destra che dirige la danza. Allora ci ritroviamo tutti nelle mani dei Marchionne e niente ci salva dalla crisi che si aggrava.

 

Molte condizioni sono già favorevoli alla costituzione del governo di Blocco Popolare: bisogna sfruttarle per superare le difficoltà.

La borghesia e il clero per difendere i loro interessi e i loro privilegi devono affidarsi a una destra sempre più criminale e fascista. Da qui il successo di Berlusconi. Il centro-sinistra non è che la versione pallida, incerta e debole del centro-destra. Ma proprio a causa del suo carattere criminale e fascista la destra non riesce a raccogliere tra le masse popolari neanche il seguito che raccoglieva il vecchio regime DC. Nelle elezioni del 2008 il blocco Berlusconi-Bossi-Fini ha raccolto solo 17.1 milioni di voti (19.15 se ci mettiamo anche Casini) su 47 milioni di elettori (aventi diritto), mentre la DC con i suoi satelliti, alleati (PSI di Craxi) e complici (MSI-AN) nel 1992 ne aveva raccolti 26.4 milioni.

I contrasti e la confusione che regna ai vertici della Repubblica Pontificia sono un’ottima cosa per il campo delle masse popolari se passa all’attacco e prende la via della costituzione del GBP. Oggi la borghesia e il clero non sono in grado neanche di mobilitare le forze armate per soffocare nel sangue l’iniziativa dei lavoratori. Sulla maggior parte di esse non possono fare affidamento sicuro. Per questo moltiplicano i corpi speciali di sicari e provocatori, segno sicuro che per i lavori più sporchi non possono contare sulla massa delle forze armate. Mille sono i segni. Alla testa del ROS dei Carabinieri c’è il generale Giampaolo Ganzer che il Tribunale di Milano, pur facendogli grazia dell’associazione a delinquere, ha appena condannato a 14 anni di carcere per aver usato i suoi poteri per interessi personali in operazioni criminali. I di Gennaro, i Manganelli, i Pollari e altri sono sotto processo della magistratura della stessa Repubblica Pontificia o lo sono stati: non sono condannati solo perché ricattano i loro complici del centro-destra e del centro-sinistra da cui hanno avuto i loro incarichi. La criminale avventura iugoslava prima e poi quelle irachena e afgana hanno reso inutilizzabile per la repressione interna il grosso delle forze armate, anche se hanno selezionato nel loro seno nuclei di criminali “disposti a tutto”, per usare l’espressione del defunto Kossiga. Ma per ora si tratta ancora di gruppi di squadristi e di criminali senza direzione politica comune. Le prove di fascismo sono in atto, ma non hanno ancora dato un risultato convincente per il grosso dei vertici della Repubblica Pontificia. La mobilitazione reazionaria avanza ancora a tentoni e in ordine sparso.

I vertici della Repubblica Pontificia sono in preda alla confusione e ai contrasti perché non sanno cosa fare di fronte alla crisi economica e alla crisi ambientale, da cui nascono la crisi intellettuale e morale e la crisi politica. Per i loro interessi, privilegi, mentalità e abitudini sono inestricabilmente legati al sistema di relazioni sociali che produce la crisi. La crisi non ha soluzione nel contesto del loro sistema di relazioni sociali. Per questo non riescono a dare alle masse popolari una prospettiva di vita e tanto meno di progresso.

D’altra parte l’umanità non ha mai visto, neanche alla vigilia della prima ondata della rivoluzione proletaria un secolo fa, tanta abbondanza di beni, di possibilità di produzione e di attività umane, tanta ricchezza di conoscenze. Mai è stato per tanta parte dell’umanità evidente come oggi che la specie umana può risolvere ogni problema che le si presenta stante le forze produttive e le conoscenze di cui già dispone e stante la ricerca con cui può illimitatamente aumentarle. Che è solo questione di darsi un ordinamento sociale e con esso anche una concezione, una mentalità e una morale individuali che ne promuovano la mobilitazione, che invece l’attuale ordinamento sociale ostacola o addirittura impedisce. Mai è stato tanto evidente, su scala così ampia come oggi, che ci sono e ci possono essere beni e servizi in quantità illimitata, tutto quanto basta perché ogni essere umano abbia una vita dignitosa e possa finalmente anche disporre del tempo e delle condizioni necessarie per partecipare alle attività specificamente umane ed elevarsi intellettualmente e moralmente a un livello da cui le classi dominanti hanno da sempre escluso la massa della popolazione. Ogni progresso è possibile, dipende solo dagli uomini stessi, dal regime di relazioni sociali che si danno.

La prima ondata della rivoluzione proletaria, anche se si è svolta in condizioni generali più arretrate delle condizioni attuali e anche se ha lasciato incompiuti i suoi obiettivi e si è dispersa sotto il peso degli errori e dei limiti che i suoi promotori non sono riusciti a superare in tempo utile, ha tuttavia per la prima volta raccolto, sintetizzato e per un po’ di tempo incarnato in forze organizzate il meglio che l’umanità aveva elaborato in campo intellettuale e morale e lo ha reso patrimonio diffuso di milioni e milioni di esseri umani, in ogni angolo della terra. Malgrado l’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria, la borghesia e il clero non sono riusciti a distruggere completamente la sua opera, a cancellare i progressi di idee e di sentimenti che essa aveva creato in milioni e milioni di esseri umani.

Tutto questo rende oggi la reazione debole, erode dall’interno la borghesia e le altre classi reazionarie e rende loro difficile ottenere l’appoggio di parti importanti delle masse popolari senza del quale le classi reazionarie sono impotenti.

Tutto questo e l’esperienza accumulata ed elaborata rendono forti le masse popolari. Rendono possibile nel nostro paese la ripresa di un cammino di progresso che ci porti fuori dalla crisi in cui la borghesia e il clero ci hanno impantanato e lo rendono possibile anche in ogni altro paese, in tutto il mondo.

 

Vi sono le condizioni perché i vertici della Repubblica Pontificia ingoino le costituzione del GBP come male minore, per guadagnare tempo. Per il campo delle masse popolari la costituzione e l’opera del GBP saranno la scuola di cui le OO e le OP hanno bisogno per imparare a governare, per moltiplicarsi e rafforzarsi. Creeranno quindi le condizioni per una rapida rinascita del movimento comunista e per l’instaurazione del socialismo.

Dalla crisi in corso si esce solo con l’iniziativa politica. La crisi non si risolve da sola. Non la risolvono da sole le misure economiche. Solo un’iniziativa politica che porta verso un nuovo ordinamento sociale, verso il socialismo può porre fine subito agli effetti più gravi della crisi e avviare la rinascita del nostro paese stabilendo anche rapporti di scambio, collaborazione e solidarietà con i paesi già disposti a sottrarsi anche loro al ricatto, al saccheggio e al dominio del “mercato” rompendo con il sistema imperialista mondiale.

Solo un governo d’emergenza delle OO e delle OP può prendere le misure necessarie per avviare all’uscita dalla crisi. Per costituire un tale governo, per farlo ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia come male minore, bisogna che le OO e le Op rendano il paese ingovernabile da ogni governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia e delegato dal “mercato” del sistema imperialista mondiale.

Oggi, stante la crisi in corso, chi dirige centri autorevoli di aggregazione dei lavoratori e delle masse popolari, quindi già capaci di mobilitazione su larga scala, possono rendere ingovernabile il paese. Lo devono fare se vogliono realisticamente fare gli interessi delle masse popolari. Se hanno il coraggio di assumere la responsabilità che la situazione richiede. Se non vogliono che la situazione peggiori.

Bisogna moltiplicare tra le masse popolari le agitazioni, le proteste, l’insubordinazione e la disobbedienza alle autorità. Bisogna diffondere tra le masse popolari la fiducia in se stesse e l’organizzazione. Bisogna promuovere il rifiuto di ogni imposizione della borghesia e del clero. Bisogna mobilitare e organizzare milioni di lavoratori in ogni angolo del paese, a partire dalle grandi città, a prendere le misure pratiche necessarie perché possano resistere e continuare l’agitazione fino alla costituzione del GBP.

Ogni azienda che i padroni mettono in liquidazione deve diventare un centro di aggregazione, di organizzazione e agitazione politica per la risoluzione della crisi.

Uniti contro la crisi deve diventare la linea che aggrega tutte le masse popolari: dagli studenti ai pensionati, dai ricercatori agli insegnanti, dalle casalinghe agli operai, dagli immigrati ai disoccupati.

Gli operai e gli altri lavoratori che i padroni lasciano senza lavoro devono formare brigate di agitazione che percorrono il territorio per fare agitazione politica e promuovere organizzazione.

Gli studenti, gli insegnanti, le casalinghe e i disoccupati devono unirsi agli operai: Terzigno insegna!

Gli immigrati devono organizzarsi e unirsi agli altri lavoratori.

I lavoratori che i padroni licenziano o sospendono devono formare brigate che requisiscono i beni di cui rigurgitano i depositi e i supermercati dei capitalisti, chiedendo la collaborazione dei negozianti al dettaglio e degli ambulanti che conoscono luoghi e vie di distribuzione.

Devono formare brigate che diffondono l’uso gratuito dei servizi.

Devono formare brigate che sequestrano il denaro nelle banche e lo distribuiscano secondo criteri giusti a quanti ne hanno bisogno.

Gli esempi di economia alternativa e di gruppi di autoconsumo solidale (tipo GAS e GAP) devono essere diffusi su larga scala.

Non solo è un diritto, ma è un dovere di solidarietà mobilitare le masse popolari a impadronirsi dei beni di cui sono private e a usufruire dei servizi da cui sono escluse per mancanza di denaro. Le banche rigurgitano di denaro. I magazzini e i depositi delle aziende capitaliste e i supermercato rigurgitano di beni di cui le masse popolari hanno bisogno. Il circuito dell’economia commerciale e capitalista è inceppato e lo sarà sempre di più. Bisogna rimettere in moto la produzione e la circolazione di beni e servizi con mezzi e metodi straordinari.

Sono tutte cose che la FIOM, la sinistra sindacale, i sindacati alternativi possono organizzare su grande scala mobilitando le grandi masse e con cui mettono da subito in scacco Marchionne, i suoi mandanti e i suoi complici e si fanno beffe delle firme dei sindacati complici.

Le organizzazioni che sono già oggi centri di aggregazione e di mobilitazione di massa devono mettersi alla testa della lotta contro i ricatti e le costrizioni. Devono promuovere e organizzare la mobilitazione delle masse, a partire dalle aziende e dalle grandi città.

I diritti si difendono imponendoli ai padroni e alle loro autorità.

Senza giustizia sociale la pace sociale significa rottura dei vincoli di solidarietà che sono il tessuto connettivo stesso della società, un regresso generale alla guerra di tutti contro tutti, alla pratica “ognuno per se e dio per tutti” che fa l’interesse dei padroni, dei ricchi e del clero.

 

Ma questi metodi i sindacati non li hanno mai usati ... È vero, ma ce ne sono di migliori per porre fine alla disgregazione sociale in corso? I sindacati non si sono neanche mai trovati in una situazione come l’attuale. Le restrizioni, i sacrifici e la miseria che i vertici della Repubblica Pontificia impongono, in apparenza sono solo un regresso agli anni ’50. Ma la situazione attuale e le prospettive sono molto diverse da quelle degli anni ’50, diverse saranno le conseguenze se lasciamo l’iniziativa in mano ai vertici della Repubblica Pontificia e agli avventurieri alla Marchionne.

Allora il mondo usciva dalle distruzioni e dai massacri della seconda guerra mondiale. Anche nei paesi capitalisti ci si avviava verso un periodo di ripresa e sviluppo dell’attività economica. Il movimento comunista nel mondo era forte e incuteva rispetto anche ai padroni e alle loro autorità.

Ora invece il movimento comunista è ancora debole e si sta appena risollevando dalla sconfitta che ha subito: nel nostro paese la costituzione del GBP ne accelererà la rinascita. La borghesia ha sprofondato noi e il resto del mondo in una crisi di sistema: una crisi che per uscirne bisogna instaurare un sistema di relazioni internazionali e nei singoli paesi un sistema di relazioni sociali che superino l’economia mercantile e il capitalismo. Le speranze di una ripresa economica e di un risanamento ambientale perdurando l’attuale sistema di relazioni sociali sono illusioni.

 

Non è possibile far fronte alla situazione che la crisi economica e ambientale del capitalismo ha creato e alla crisi stessa con i metodi e le relazioni che hanno prodotto la crisi e la perpetuano. È una diversione invocare la salvezza da quelli che basano i loro interessi e privilegi e il loro potere sui metodi e sulle relazioni che hanno prodotto la crisi e la perpetuano. Bisogna prendere coraggiosamente in mano la situazione e creare i metodi e le relazioni necessarie per salvaguardare gli interessi delle masse popolari e rimettere l’umanità sulla via del progresso, ognuno a partire dal proprio paese e tutti insieme a livello mondiale.

Questo è il compito a cui devono dedicarsi tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a partire da quelli che hanno già autorità e prestigio presso le masse popolari. Perché la salvezza può venire solo dalla mobilitazione e organizzazione delle masse popolari. Tutti i lavoratori avanzati devono spingere in ogni modo in questa direzione.

 

I comunisti hanno il coraggio di affrontare la situazione, forti delle lezioni del movimento comunista!

 

Il nuovo Partito comunista italiano

- chiama ogni lavoratore e ogni elemento cosciente delle masse popolari a partecipare e far partecipare alle mobilitazioni per far fronte alla crisi, contro i vertici della Repubblica Pontificia!

- chiama gli operai avanzati a costituire comitati contro la crisi in ogni azienda!

- chiama ogni elemento avanzato delle masse popolari a costituire organismi popolari in ogni quartiere e in ogni paese!

 

Il nuovo Partito comunista italiano chiama gli operai e gli elementi delle masse popolari più avanzati e più generosi a costituire clandestinamente Comitati di Partito in ogni reparto e azienda, in ogni quartiere e paese, in ogni organizzazione di massa, a ogni livello: per aggregare gli elementi più avanzati, imparare a funzionare clandestinamente, imparare assieme a svolgere una efficace opera di orientamento sui propri compagni, sulle OO e sulle OP della zona, sulle masse popolari!

 

Possiamo vincere! Dobbiamo vincere! Avanti, verso il Governo di Blocco Popolare!