<<< RITORNA ALL'INDICE DEI COMUNICATI

 

(n)PCI (nuovo)Partito comunista italiano

   Comitato Centrale
                        Sito: http://www.nuovopci.it
                        e.mail: lavocenpci40@yahoo.com

    Delegazione
                        BP3  4, rue Lénine   93451 L'Île St Denis (Francia)
                        e.mail: delegazionecpnpci@yahoo.it

Leggi i comunicati dei
Comitati di Partito


Comunicato CC 01/11 - 01 gennaio 2011

 [Scaricate il testo del comunicato in Open Office / Word / PDF] 

Per un anno di lotta e di vittorie!

Ce n’è per tutti! La specie umana dispone delle forze produttive materiali e intellettuali e dei sentimenti necessari perché ogni individuo abbia quanto occorre per una vita dignitosa, per il massimo sviluppo delle sue doti, per partecipare alla vita sociale e agli affari pubblici, condividere il patrimonio intellettuale e morale che l’umanità ha accumulato e contribuire a farlo progredire!

 

È solo il sistema di relazioni sociali, mercantili e capitaliste, che l’umanità ha ereditato dal passato, che impedisce di dispiegare queste potenzialità e anzi condanna miliardi di esseri umani alla miseria, alla precarietà, all’emarginazione e alla dipendenza servile e minaccia la sopravvivenza stessa della specie umana!

 

Dobbiamo sovvertire e sostituire l’attuale sistema di relazioni sociali e liberare le relazioni internazionali dalla morsa del sistema imperialista mondiale, dal dominio delle sue agenzie, dalla soggezione al mercato: il branco di alcune migliaia di criminali di varie nazionalità, ma per lo più nordamericani ed europei, che dispongono di enormi quantità di denaro, sono mossi principalmente dall’avidità di procurarsene dell’altro e per questo ricattano e saccheggiano interi paesi.

 

Dobbiamo andare verso l’instaurazione del socialismo attraverso la costituzione

del Governo di Blocco Popolare!

 

Non è possibile far fronte alla situazione che la crisi economica e ambientale del capitalismo ha creato e alla crisi stessa con i metodi e le relazioni che hanno prodotto la crisi e la perpetuano. È una diversione invocare la salvezza da quelli che basano i loro interessi e privilegi e il loro potere sui metodi e sulle relazioni che hanno prodotto la crisi e la perpetuano. Bisogna prendere coraggiosamente in mano la situazione e creare i metodi e le relazioni necessarie per salvaguardare gli interessi delle masse popolari e rimettere l’umanità sulla via del progresso, ognuno a partire dal proprio paese e tutti insieme a livello mondiale.

 

Questo è il compito a cui devono dedicarsi tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a partire da quelli che hanno già autorità e prestigio presso le masse popolari. Perché la salvezza può venire solo dalla mobilitazione e organizzazione delle masse popolari. Tutti i lavoratori avanzati devono spingere in ogni modo in questa direzione.

 

Fare di venerdì 28 gennaio una giornata di mobilitazione generale
e di sciopero di tutte le categorie per diffondere e rafforzare la volontà
di costituire il Governo di Blocco Popolare e la mobilitazione per costituirlo!

 

Nessuna delle lotte in corso è solo una lotta rivendicativa. Salvo eccezioni, ognuna delle lotte rivendicative oggi condotte dalle Organizzazioni Operaie e dalle Organizzazioni Popolari può avere successo solo con una soluzione che le combina tutte insieme: solo grazie a una trasformazione politica del paese, alla costituzione del Governo di Blocco Popolare!

 

Nessun governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia e subordinato al sistema imperialista mondiale attuerà mai le misure necessarie perché il nostro paese rimedi immediatamente agli effetti più gravi della crisi e contribuisca con gli altri paesi a porre fine alla crisi economica e ambientale che sconvolge tutto il mondo!

 

Le misure imposte da Marchionne, da Sacconi e dai loro mandanti e complici non ci portano fuori dalla crisi. Se dovessero passare, sarebbero solo un altro passo nella crisi che si aggrava e nel precipizio di una maggiore barbarie, della guerra e della distruzione degli uomini e dell’ambiente!

 

Nel corso del 2010 nel nostro paese la rivoluzione socialista ha compiuto un grande passo in avanti. Anche se non se ne sono accorti e quasi certamente storceranno il naso alla nostra affermazione quelli che non hanno assimilato l’insegnamento dell’esperienza del movimento comunista che la rivoluzione socialista si costruisce passo dopo passo, quelli che vedono le cose solo quando sono già grandi e trionfanti, cioè quelli che non hanno una visione dialettica della realtà,

La resistenza all’attacco lanciato in primavera da Marchionne a Pomigliano d’Arco è sfociata nella mobilitazione del 16 Ottobre a Roma. Con essa la FIOM è diventata il centro di aggregazione del movimento di tutte le classi e le categorie delle masse popolari per far fronte alla crisi, cioè del movimento che di fatto va verso la costituzione del GBP perché solo tramite la costituzione del GBP esso può raggiungere il suo obiettivo.

È da questo successo che noi comunisti dobbiamo partire per far compiere alla rivoluzione socialista un ulteriore passo avanti nei primi mesi del nuovo anno.

 

Anzitutto quindi va riconosciuto pubblicamente il merito storico degli operai FIAT di Pomigliano d’Arco che hanno votato NO al referendum del 22 giugno e dei sindacalisti FIOM, SLAI Cobas e di altri sindacati minori che li hanno sostenuti.

I lavoratori che in giugno hanno votato SÌ al trattato scritto e imposto da Marchionne, hanno molte buone ragioni da accampare per giustificare il loro cedimento e la loro rassegnazione. La lettera del RSU CISL Gerardo Giannone e altri, pubblicata su il Giornale del 29 dicembre dopo che il 23 i sindacati complici hanno firmato anche il diktat di Mirafiori, ne espone alcune. Esse si riassumono nella constatazione inoppugnabile

1. che la sinistra borghese, tutti i sindacati di regime (quindi anzitutto CGIL, CISL, UIL) e persino la FIOM hanno lastricato con la loro attività passata di concertazione e di compatibilità la strada su cui oggi Marchionne con tracotanza avanza;

2. che la sinistra borghese e anche la CGIL nel suo complesso non propongono soluzioni realistiche per uscire dalla crisi, alternative alle promesse e alle illusioni con cui Marchionne indora le misure reazionarie che impone con il ricatto della disoccupazione. Nei casi migliori sono forze conservatrici dell’esistente contro il regresso promosso dalla destra Berlusconi-Bossi-Fini e della destra moderata di D’Alema, Bersani & C.. Si dichiarano contrarie all’eliminazione delle conquiste di civiltà e benessere che le masse popolari hanno strappato alla  borghesia e al clero nei decenni dopo la seconda guerra mondiale, sulla scia della prima ondata della rivoluzione proletaria. Ma con la crisi la conservazione è divenuta economicamente impossibile. La crisi attuale, economica e ambientale, è frutto del sistema commerciale e capitalista di relazioni sociali e del sistema imperialista di relazioni internazionali (è una crisi sistemica, per dirlo con il linguaggio della sinistra borghese). Impone che il sistema sia cambiato: o a sinistra o a destra. Stante la crisi generale in cui la borghesia e il clero ci hanno portato, la classe operaia e le masse popolari o vanno più avanti fino a instaurare il socialismo o regrediscono e perdono anche le residue conquiste del passato. Fermi è economicamente impossibile stare. Lo si voglia o no, o dirigiamo il cambiamento o subiamo quello che la borghesia e il clero impongono. Chi ha come obiettivo la conservazione dell’esistente, è condannato alla sconfitta.

Sono osservazioni che anche i sindacati alternativi fanno e su cui alcuni loro esponenti si incancreniscono ancora, al punto da rifiutare oggi il concorso della FIOM, a costo di rinnegare gli obiettivi per cui ieri hanno costituito sindacati alternativi ai sindacati di regime.

Ma nonostante le molte ragioni che possono addurre, i lavoratori di Pomigliano che in giugno hanno votato SÌ al diktat di Marchionne hanno torto perché, nello scontro del momento, hanno seguito la destra sindacale che promuove o pur sospirando consiglia la rassegnazione a Marchionne (l’equivalente sul terreno delle relazioni sociali, alla rassegnazione sul terreno politico a Berlusconi e ai suoi complici). Gli operai di Pomigliano che hanno votato NO al diktat di Marchionne hanno invece aperto un nuovo corso e anche riconfermato il ruolo dirigente che la classe operaia svolge verso il resto delle masse popolari, quando scende in lotta contro la borghesia. La loro coraggiosa resistenza ha portato il gruppo dirigente della FIOM a prendere un’iniziativa da cui è nata l’aggregazione dell’ampio schieramento di Organizzazioni Operaie e di Organizzazioni Popolari (ambientaliste, progressiste, antifasciste, democratiche, di studenti, di ricercatori, di insegnanti, di lavoratori dello spettacolo, di dipendenti pubblici, di giovani, di precari, di disoccupati, di immigrati, di donne, di pensionati, di lavoratori autonomi, di coltivatori e di pastori) attorno alla FIOM, che si è espresso nella manifestazione del 16 Ottobre a Roma e nella successiva costituzione del centro di aggregazione e di mobilitazione “Uniti contro la Crisi” che ha promosso la manifestazione del 14 dicembre.

La FIOM era il candidato in condizioni più favorevoli di ogni altro per diventare il centro attorno a cui si coalizzasse il grosso delle masse popolari in qualche misura già organizzate e mobilitate per far fronte alla crisi, sia pure spesso ognuna delle organizzazioni con misure chiuse unilateralmente nell’orizzonte del suo proprio caso. Con l’iniziativa dell’estate-autunno del 2010 la FIOM è diventata di fatto quel centro e attorno ad essa vanno saldandosi anche l’Area Programmatica “La CGIL che vogliamo” e altre parti della CGIL (la direzione di destra capeggiata da Susanna Camusso è tutt’altro che indiscussa e la precauzione con cui procede lo conferma), gran parte del sindacalismo di base con in testa la USB e altri organismi sindacali.

Bisogna che nei primi mesi del nuovo anno, quanto prima tanto meglio, questo centro si consolidi e assuma apertamente e coscientemente il compito di promotore della soluzione politica della crisi, dando così a tutto il movimento delle masse popolari organizzate un obiettivo: la costituzione del GBP. Non più solo centro di aggregazione, ma centro apertamente e coscientemente promotore e dirigente della costituzione del GBP. Se non fa questo passaggio, la FIOM verrà sconfitta e spazzata via, a meno che subentrino ad essa altri candidati al ruolo di centro d’aggregazione. L’unica alternativa nell’immediato - e qui di immediato trattiamo - è il sindacalismo di base, in primo luogo l’USB: ma le condizioni da cui partirebbe sono molto meno favorevoli di quelle da cui è partita la FIOM.

Noi comunisti dobbiamo impegnarci con tutte le forze e su tutti i terreni perché questo passaggio avvenga. Se non ci riusciamo con la FIOM, difficilmente ci riusciremmo con l’USB o con altri.

 

Possiamo riuscirci! Ci sono una serie di fattori favorevoli alla nostra vittoria!

Questo è il compito con cui iniziamo il nuovo anno!

 

Oggi la destra sindacale esterna alla FIOM (Camusso e gli altri nipotini di Bettino Craxi e vecchi soci di Maurizio Sacconi annidati alla testa della CGIL, allievi di Ottaviano Del Turco), la destra sindacale interna alla FIOM (Fausto Durante e soci) e la destra politica moderata (D’Alema, Bersani, ecc.), fotocopia sbiadita della destra Berlusconi-Bossi-Fini, sono scatenati contro la FIOM. Vogliono che la FIOM resti solo un sindacato e che sottoscriva quello che i Marchionne impongono.

La posta in gioco è quindi precisamente se la FIOM assume apertamente e consapevolmente il ruolo di promotore dichiarato e consapevole della soluzione politica della crisi, oppure si limita a fare il sindacato vecchia maniera sia pure contestatore: ma in questo caso di estromissione in estromissione andrebbe alla sconfitta.

Infatti la destra sindacale avanza argomenti di peso. Camusso e Durante dicono: “La linea seguita finora dalla FIOM la porta di sconfitta in sconfitta: bisogna cambiare linea, accettare l’ineluttabile e salvare il salvabile”.

Certo, Camusso e Durante ciurlano nel manico, non dicono tutta la verità. Infatti considerano solo l’aspetto sindacale e immediato della lotta in corso e non dicono, anzi nascondono accuratamente che si limitano a questo aspetto, come se tanta cecità e unilateralità fossero ovvie e scontate, universalmente accettate, mentre sono la base fondamentale ed essenziale della loro opera disfattista, di sabotaggio della lotta per far fronte alla crisi e di resa a Marchionne. Oggi noi siamo precisamente in una congiuntura sociale in cui l’aspetto sindacale della lotta di classe è come non mai dipendente dall’aspetto politico. Ma agli occhi di chi si limita a considerare il piano puramente sindacale (e a questo si limita chi non vuole assumere apertamente e consapevolmente il compito di costruire una soluzione politica della crisi e quindi mobilitare e orientare a costituire un governo d’emergenza delle OO e delle OP), la FIOM è passata effettivamente di sconfitta in sconfitta: “la FIOM è isolata”, come dice Camusso. Gli appoggi, i consensi e gli iscritti alla FIOM aumentano, ma effettivamente la FIOM è isolata dai sindacati complici dei padroni, dai padroni e dalle loro associazioni, dagli esponenti politici dei vertici della Repubblica Pontificia: contratti separati, estromissione dalla newcom di Pomigliano, estromissione dalla newcom di Mirafiori e domani estromissione da altre aziende molto probabile se la FIOM mantenesse la lotta principalmente sul terreno sindacale e quindi i Marchionne e i Sacconi continueranno la loro opera. In prospettiva, su una linea di lotta puramente o anche solo principalmente sindacale la FIOM sarà effettivamente privata di agibilità sindacale e di rappresentanza nelle aziende (RSU e RSA), privata dei permessi e del monte ore per i propri rappresentanti aziendali, privata dei diritti di assemblea interna e della raccolta delle quote sindacali tramite ritenuta in busta paga. Per impedire questo seguito di sconfitte e far fronte ai suoi effetti essa disporrebbe, come sua unica risorsa, dell’agitazione che gli operai più avanzati manterrebbero nelle aziende facendo leva sulle restrizioni che i Marchionne impongono a tutti gli operai e sulla crisi che si aggraverà nonostante i sacrifici imposti da Marchionne: questi infatti sono solo un mezzo con cui la borghesia tira in lungo mentre la crisi si aggrava. Ma è ovvio che la fedeltà alla FIOM e la determinazione a lottare per essa sarebbero gravemente compromesse dalla disoccupazione, dalla delocalizzazione e dal ridimensionamento delle aziende, dalla repressione padronale, dalla incapacità e indisponibilità a lottare e vincere che la FIOM dimostrerebbe  proprio perdendo la battaglia in corso. Oggi non siamo e non saremo comunque negli anni ’50: gli operai che resisteranno non avranno alle spalle, come l’hanno avuto i loro predecessori degli anni ’50, una Resistenza antifascista vittoriosa, un forte movimento comunista che avanzava vittorioso in tutto il mondo e quindi la fiducia nella prossima vittoria politica con l’instaurazione del socialismo. Avrebbero alle spalle solo noi comunisti che stiamo sì ricostruendo il movimento comunista, ma ancora con i limiti che la stessa sconfitta nella battaglia in corso per la costituzione del GBP avrebbe indicato.

 

I padroni vogliono la pace sociale nelle aziende. Dichiarano che sarà la soluzione della crisi. In realtà è solo il modo con cui la borghesia tira in lungo mentre la crisi si aggrava, indebolisce ulteriormente gli operai e le masse popolari e sviluppa quella guerra “contro il resto del mondo” che Marchionne ha incautamente evocato. Dicono che la pace sociale nelle aziende è la condizione per investire in Italia: già hanno delocalizzato su larga scala e delocalizzano, ristrutturano e licenziano. Resteranno o se ne andranno? Se la decisione resta nelle loro mani, perché forse restino bisognerà subire i trattati che ognuno di essi redige e fa firmare alla controparte e le riforme stile Gelmini, Sacconi e Brunetta. Quindi o ora la FIOM alla testa del movimento per costituire il GBP rovescia il corso delle cose, estromette dalle aziende i Marchionne che vogliono chiudere, ridimensionare o delocalizzare e ci ritorna essa nella veste del governo d’emergenza delle OO e delle OP che per programma non chiude alcuna azienda ma anzi ne apre di nuove, oppure la FIOM verrà travolta e ridotta alle dimensioni e alle posizioni dei sindacati complici, in attesa della sorte comune a cui i Marchionne li costringeranno tutti. Ciò che è la forza della FIOM, organizzare gran parte dei lavoratori più combattivi e generosi, è agli occhi dei Marchionne e dei suoi mandanti un “delitto d’autore” che la rende degna di una condanna più rapida e risoluta di quella che infliggeranno agli altri sindacati.

Ma proprio la natura distruttiva dell’alternativa che la sconfitta o la resa ai Marchionne comportano, è un elemento che rende più forte tra i sindacalisti e in particolare nella FIOM la linea di attacco che noi comunisti sosteniamo e proponiamo alla FIOM e agli sindacati non complici: diventare apertamente, dichiaratamente e consapevolmente centro promotore della costituzione di un governo d’emergenza della OO e delle OP: il Governo di Blocco Popolare.

 

Ma consideriamo più a fondo le armi con cui la destra sindacale e la destra politica moderata (PD, D’Alema, Bersani, ecc.) cercano di far passare nella FIOM la loro linea fallimentare di resa.

Spogliato degli orpelli e delle chiacchiere che ne nascondono la vergogna, il ragionamento più insidioso della destra sindacale è il seguente: “Le masse sottostanno a Marchionne. Meglio allora che la FIOM stia nelle aziende a lenire e attutire, piuttosto che fuori”. Trasposto sul terreno politico, è lo stesso ragionamento fatto dal PD e dalla destra moderata di D’Alema & C: “Le masse attualmente sono berlusconiane e leghiste: meglio collaborare con la destra di Berlusconi-Bossi-Fini che star fuori alla Ferrero”. La forza insidiosa del ragionamento della destra sindacale e della destra moderata sta nel fatto che se fosse vera la premessa (se cioè Marchionne avesse davvero già vinto), effettivamente bisognerebbe stare comunque anche dentro le aziende per preparare la riscossa. Analogamente, trasposto sul terreno della lotta politica borghese, se fosse vero che il fascismo ha già vinto (come sostengono anche il gruppo Proletari Comunisti e altri), se la forma del regime politico della Repubblica Pontificia fosse davvero già fascista, tanto meglio sarebbe per la lotta contro il fascismo quanto maggiori sono le posizioni che i comunisti conservano all’interno delle strutture del regime attuale. Non  cercarono i nostri predecessori del PCI, diretti dall’Internazionale Comunista e appoggiati dal movimento comunista mondiale, negli anni ’30 di prendere in mano persino i sindacati, le organizzazioni giovanili, i dopo-lavoro e in generale le organizzazioni di massa create dai fascisti, per combattere il fascismo? E pienamente a ragione. Ma l’infiltrazione nelle organizzazioni di massa fasciste, la conquista di influenza e la formazione di organizzazioni comuniste all’interno, era solo un’appendice dell’attività rivoluzionaria del partito e del movimento comunista. La loro forza principale era altrove e altra era la loro attività principale. Infatti a ragione a chi sostiene che il fascismo avrebbe già vinto, noi replichiamo: il fascismo avrebbero già vinto e voi vi accontentate di svolgere l’attività che esso vi consente, di lavorare sotto il suo controllo: non costituite clandestinamente il partito comunista e non chiamate i lavoratori d’avanguardia e gli altri elementi d’avanguardia ad arruolarsi nelle sue organizzazioni clandestine e a sostenerle? I nostri predecessori, che pure non sono stati all’altezza di completare la loro opera e di instaurare il socialismo, non si sono accontentati di svolgere l’attività che il fascismo permetteva ed è per questo che hanno comunque mobilitato le masse popolari nella vittoriosa Resistenza antifascista, hanno posto fine al Regno d’Italia e hanno trasformato il paese.

 

Ma il punto è che non è vero che Marchionne ha già vinto come non è vero che il regime politico della Repubblica Pontificia è già fascista. La partita è ancora da giocare, siamo solo agli inizi. Possiamo ancora mobilitare le masse popolari a costituire il GBP, estromettere i Marchionne dalle aziende e tagliare la strada alla mobilitazione reazionaria.

La sostanza di tutti i ragionamenti e le proposte della destra sindacale di Camusso & C e della destra moderata di D’Alema & C è che con la scusa che comunque Marchionne ha già vinto o comunque è inevitabile che vinca, cercano di distogliere la FIOM dall’abbracciare l’unica linea che può impedire a Marchionne di vincere. Fanno leva sul fatto reale che restando su un terreno puramente o principalmente sindacale la FIOM andrebbe d i sconfitta in sconfitta, per indurre i possibili promotori della costituzione del GBP a comportarsi come se Marchionne avesse vinto anziché condurre contro Marchionne & C la guerra che possiamo ancora vincere.

Il punto debole che la FIOM per vincere deve e può superare, sta nel fatto che Landini & C finora hanno difeso e sviluppato la linea seguita dalla FIOM, presentandola come una linea puramente sindacale, mentre in realtà la linea seguita ha portato alla vittoria perché ha conseguito un risultato politico: l’unificazione delle lotte e l’aggregazione delle organizzazioni e dei movimenti che le promuovono; ed è una linea che continuerà a produrre risultati positivi e vittorie solo se arriva a costituire il GBP, cioè come linea principalmente politica.

La forza della posizione di noi comunisti non sta solo nel fatto che è giusta per gli operai e per le masse popolari, ma anche nel fatto che chi si oppone a tutti i costi ad essa, finisce per essere con Marchionne, non può fare altrimenti che finire a fare il sindacato complice di Marchionne, perché, anche se è malcontento delle misure di Marchionne, si ostina a restare nell’ambito del sistema di relazioni sociali in cui per forza di cose comanda Marchionne. I processi sociali si svolgono secondo leggi loro proprie anche se i soggettivisti aspirano sempre a prendere un po’ di una cosa e un po’ dell’altra, secondo i loro gusti.

 

Analogamente non è vero che le masse popolari sono berlusconiane o leghiste. La destra di Berlusconi-Bossi-Fini ha sempre raccolto molto meno voti di quanti ne raccogliesse la DC con i suoi satelliti e alleati dichiarati (PSI di Craxi) e non dichiarati (MSI-AN) quando la DC era il braccio politico della Corte Pontificia.

 La banda Berlusconi, anche nel massimo del suo successo, non è riuscita a racimolare neanche il voto del 30% degli elettori aventi diritto: i risultati delle elezioni del 13 aprile 2008 hanno dato per il PdL 13.629.000 voti su 47 milioni di elettori aventi diritto (meno del 29%) e su 36.5 milioni di voti validi (37.3%). Le cifre diventano rispettivamente 17.1 milioni (36.4% e 47%) se al PdL si aggiungono Lega Nord e alleati minori e 19.15 milioni (40.7% e 52.3%) se si aggiungono anche i voti di Casini. La Lega Nord poi non ha mai raggiunto neanche i voti che aveva raggiunto nelle elezioni politiche del 1992 quando non era ancora diventato un partito di governo ed era ancora principalmente espressione di malcontento e malessere di fronte alla putrefazione del regime DC (3.4 milioni nel 1992 e 3 milioni nel 2008).

Questi risultati elettorali della destra Berlusconi-Bossi-Fini, erede del regime DC e nuovo braccio politico prediletto della Corte Pontificia dopo la dissoluzione della DC, sono ben poca cosa, tenuto conto 1. della vergognosa attività antipopolare del governo Prodi-D’Alema-Berlusconi e di tutti i governi di centro-sinistra che dal 1993 a oggi si sono alternati circa alla pari con i governi Berlusconi, 2. delle correnti relazioni di dipendenza e di soggezione dei membri arretrati delle masse popolari, vigenti nella società in particolare nei confronti della Corte Pontificia e della sua Chiesa, 3. della grande macchina mediatica messa in campo da Berlusconi e delle suggestioni che le macchine elettorali dei candidati suscitano (il costo delle campagne elettorali è un indice della forza di queste suggestioni), 4. del buon senso comune che la struttura stessa della società (il vigente sistema di relazioni sociali) crea nelle masse popolari con azioni più o meno mirate, 5. della mancanza di orientamento e di direzione in cui la dissoluzione del vecchio PCI e la vergognosa condotta della sinistra borghese (PRC e PdCI) hanno lasciato le masse popolari e la stessa classe operaia.

Il berlusconismo e il leghismo della popolazione italiana è una favola tipo “la scomparsa della classe operaia” in Italia inventata da Marco Revelli e teste d’uovo simili. È una costruzione dell’immaginario con cui le teste d’uovo della sinistra borghese travestono la sconfitta del tentativo fatto da questa di continuare ad abbindolare gli operai e le masse popolari come erano riusciti a fare per oltre trenta anni i revisionisti del PCI.

Le masse popolari oggi sono prive di ruolo, rappresentanza e influenza nella politica borghese, perché non hanno più il vecchio vertice e non hanno ancora il nuovo: questo si formerà col movimento per la costituzione del GBP. Per avere un ruolo nella politica borghese le masse popolari devono essere capeggiate da un partito che lotta per instaurare il socialismo, cioè che fa una (più o meno efficace) politica rivoluzionaria. La loro forza e influenza nella lotta politica borghese dipendono dalla forza della lotta politica rivoluzionaria, la lotta per instaurare il socialismo. Da lì era partito il vecchio PCI fino ad esaurirsi tramite il processo per cui alla sua testa i comunisti si sono trasformati in revisionisti e questi a loro volta in sinistra borghese. Dobbiamo quindi rimontare la china. O riusciamo a rimontare con il movimento per la costituzione del GBP o dovremo rimontare facendo fronte alla mobilitazione reazionaria che sarà prevalsa su di noi.

La manifestazione del 16 Ottobre ha dimostrato (e confermato) a tutti che in Italia tra le masse popolari il movimento comunista è ancora ben radicato: si rivela però solo quando trova un centro autorevole di raccolta e mobilitazione. Alla stessa conclusione portano i risultati che noi comunisti abbiamo avuto ogni volta che abbiamo partecipato alle campagne elettorali indette dalla borghesia: il numero dei voti che abbiamo avuto è sempre stato sproporzionatamente alto rispetto al numero di militanti impiegati nelle campagne elettorali e alla nostra capacità di valorizzare e organizzare gli elettori che avevano votato per le nostre liste. Alla stessa conclusione porta anche la prudenza con cui la destra della CGIL e la destra politica moderata si pronunciano oggi contro la FIOM. Alla stessa conclusione portano la prudenza della Federmeccanica e della Confindustria  che lasciano andare avanti Marchionne e il fatto stesso che anche Marchionne procede con una fabbrica per volta, dà tanta importanza alle firme dei sindacati complici, minaccia tanto per estorcere anche la firma della FIOM e organizza perfino referendum.

Il popolo di sinistra da alcuni anni è nella situazione della “maggioranza silenziosa”: c’è ma non ha forza e influenza nella lotta politica borghese perché le masse popolari senza prospettive, progetto, centro di mobilitazione e direzione, non si mobilitano. La chiave è ricostruire questo centro. È il problema della rinascita del movimento comunista e della ricostruzione del partito comunista come effettivo stato maggiore della classe operaia. La strada del GBP servirà a noi comunisti a compiere questo percorso, il percorso della rinascita del movimento comunista.

 

Conclusione: i ragionamenti anche più insidiosi della destra sindacale e della destra politica moderata sono solo discorsi disfattisti e armi usate per far desistere la FIOM e gli altri sindacati non complici dal diventare apertamente, dichiaratamente e consapevolmente promotori e dirigenti del movimento della classe operaia e delle masse popolari per costituire un governo d’emergenza delle OO e delle OP.

Questo è invece il passaggio che devono compiere. Questo è il passaggio per cui noi comunisti dobbiamo batterci.

 

Costituire il GBP è possibile: basta che le OO e le OP lo vogliano. Una volta costituito, un tale governo riuscirà a governare e far fronte alla crisi.

Il GBP propone come alternativa ai Marchionne e a tutti i suoi complici e mandanti una via realistica per uscire dalla crisi e grazie alla OO e alle OP è in grado di realizzarla. È riassunta nelle sei misure generali:

  1. Assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa).

  2. Distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi.

  3. Assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato).

  4. Eliminare attività e produzioni inutili o dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti.

  5. Avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione.

  6. Stabilire relazioni di solidarietà e collaborazione o di scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.

Un governo composto da persone che già godono della fiducia delle OO e delle OP e decise ad attuare questo programma senza riserve, cioè senza esitare ad andare caso per caso contro gli interessi e a ledere i privilegi della borghesia, del clero e dei ricchi, a contrariare le loro istituzioni e ad andare contro le loro abitudini, contro le loro aspirazioni e contro la loro mentalità, avrà una forza e una capacità di intervento enormi in ogni angolo del paese. Perché esso sarà sostenuto da migliaia di OO e di OP presenti capillarmente in ogni angolo del paese.

 Non è questione di fidarsi più o meno dei singoli dirigenti della FIOM o degli altri sindacati o dei singoli personaggi che oggi godono della fiducia delle OO e delle OP. Noi non possiamo escludere che alcuni di loro si riveleranno non all’altezza delle loro impegni e dei loro propositi e della fiducia che OO e OP ripongono in loro; che cederanno ai ricatti, alle pressioni e alla corruzione della borghesia, delle Organizzazioni Criminali, della Corte Pontificia e del clero, degli imperialisti USA e di altri paesi, dei gruppi sionisti, del sistema imperialista mondiale e delle sue agenzie; che si spaventeranno delle pressioni e dei ricatti del sistema imperialista mondiale e del suo “mercato”. Non si tratta di costituire un “buon governo” a cui affidare il paese. Si tratta di costituire un governo che sia al servizio delle OO e delle OP, dia forza e forma di leggi governative ai provvedimenti particolari e concreti che caso per caso e di momento in momento le OO e le OP coinvolte nel caso proporranno e grazie ad esse li faccia attuare. Quindi la sua attività non dipenderà tanto dall’orientamento dei suoi singoli componenti, quanto piuttosto dall’orientamento delle OO e delle OP, cioè degli operai organizzati e delle masse popolari organizzate. E questo orientamento è un aspetto della rinascita del movimento comunista. Per di più in questo modo le masse popolari organizzate impareranno a governare.

Nell’immediato, con provvedimenti semplici e di rapida attuazione, il GBP può e deve mettere immediatamente fine agli effetti più gravi e distruttivi della crisi economica e ambientale del capitalismo; può e deve impedire che essi si riproducano anche se la crisi continuerà a imperversare nel mondo finché in un sufficiente numero di paesi le masse popolari avranno preso misure simili a quelle che prendiamo noi in Italia; può e deve mettere tutto il paese su una strada di rinascita e di progresso, a un livello superiore a quello cui eravamo arrivati quando il movimento comunista era ancora forte nel mondo. Tutte cose che non può fare nessun governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia, quindi succube del “mercato” finanziario, complice del sistema bancario e vincolato al sistema monetario.

 

Oggi grandi sono nei vertici della Repubblica Pontificia i contrasti di interessi e la confusione sulla via da seguire per salvaguardare i loro interessi e i loro privilegi. Per questo non sono ancora in grado di scatenare una guerra civile ed è ancora del tutto possibile per le OO e le OP costituire un loro governo d’emergenza che attui le sei misure generali e farlo ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia come rimedio provvisorio e male minore.

I vertici della Repubblica Pontificia, se messi di fronte al fatto che nessun governo loro emanazione riesce a governare il paese, in attesa di tempi migliori ingoieranno la costituzione del GBP perché per ora non sono in condizioni da approfittare delle forze armate di cui ancora dispongono e scatenare subito una guerra civile. Questo è una questione che le masse popolari, e noi comunisti con loro, dovremo regolare in un secondo tempo in condizioni per noi migliori di quelle di oggi.

Oggi la borghesia e il clero non sono comunque pronti alla guerra civile. Dopodomani lo saranno, perché la crisi si aggrava e se il potere resta a governi emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia succubi del sistema imperialista mondiale, certamente gli elementi più criminali della borghesia e del clero, fautori della mobilitazione reazionaria, della guerra civile e del fascismo, acquisteranno maggiore forza. La linea Marchionne (e su un altro terreno la linea Berlusconi-Bossi, o più esattamente la linea degli esponenti più criminali e fascisti della borghesia e del clero) sono l’estrema linea di resistenza e di sopravvivenza della borghesia e del clero.

I vertici della Repubblica Pontificia già oggi hanno difficoltà crescenti a governare il paese. Sono divisi da gravi contrasti d’interesse e di orientamento politico. L’asse Berlusconi-Bossi-Fini si è rotto e non si ricomporrà.  L’ingovernabilità del paese che nasce da questi contrasti non aprirà la strada alla mobilitazione reazionaria e alla direzione dei gruppi più criminali e fascisti che la promuovono, anzi faciliterà la costituzione del GBP a condizione che l’ingovernabilità del paese cresca anche dal basso, per opera delle OO e delle OP che vogliono costituire un loro governo d’emergenza.

 

Le OO e le OP e i sindacati non complici che già sono centri autorevoli di aggregazione dei lavoratori e delle masse popolari, quindi già capaci di mobilitazione su larga scala, possono rendere ingovernabile il paese. Lo devono assolutamente fare se vogliono davvero fare gli interessi delle masse popolari. Se hanno il coraggio di assumere la responsabilità che la situazione richiede. Se non vogliono che la situazione peggiori.

A questo fine bisogna moltiplicare tra le masse popolari le agitazioni, le proteste, l’insubordinazione e la disobbedienza alle autorità. Bisogna diffondere tra le masse popolari la fiducia in se stesse e l’organizzazione. Bisogna promuovere il rifiuto di ogni imposizione della borghesia e del clero. Bisogna mobilitare e organizzare milioni di lavoratori in ogni angolo del paese, a partire dalle grandi città, a prendere le misure pratiche necessarie perché possano resistere e continuare l’agitazione fino alla costituzione del GBP. Soprattutto bisogna mobilitare le masse popolari perché soddisfino da subito i loro bisogni, agendo nella forma più organizzata e meno distruttiva che le circostanze permettono.

Ogni azienda che i padroni mettono in liquidazione o in ristrutturazione, deve diventare un centro di aggregazione, di organizzazione e agitazione politica per la risoluzione della crisi nelle zone circostanti.

Uniti contro la crisi deve diventare la linea che aggrega tutte le masse popolari: dagli studenti ai pensionati, dai ricercatori agli insegnanti, dalle casalinghe agli operai, dagli immigrati ai disoccupati, dai lavoratori autonomi agli operai.

Gli operai e gli altri lavoratori che i padroni lasciano senza lavoro, tutti i gruppi di disoccupati organizzati devono formare brigate di agitazione che percorrono il territorio per fare agitazione politica e promuovere organizzazione quartiere per quartiere, casa per casa, spiegando, ascoltando e raccogliendo collaboratori.

La crisi deve diventare l’occasione e il contesto di una grande scuola di formazione politica, di esercizio democratico del potere e di civiltà.

Gli studenti, gli insegnanti, le casalinghe e i disoccupati devono unirsi agli operai: Terzigno insegna!

Gli immigrati devono organizzarsi e unirsi agli altri lavoratori.

I lavoratori che i padroni licenziano o sospendono devono formare brigate che requisiscono i beni di cui rigurgitano i depositi e i supermercati dei capitalisti, chiedendo la collaborazione dei negozianti al dettaglio e degli ambulanti che conoscono luoghi e vie di distribuzione, che conoscono il mestiere.

I disoccupati, gli operai delle aziende in liquidazione o ristrutturazione e gli studenti devono formare brigate che diffondono l’uso gratuito dei servizi.

Devono formare brigate che sequestrano il denaro nelle banche e lo distribuiscano secondo criteri giusti a quanti ne hanno bisogno nella forma più organizzata e trasparente che le circostanze permettono.

Gli esempi di economia alternativa, di commercio equo e solidale, le vere cooperative e i gruppi di consumo solidale (tipo GAS e GAP) devono essere valorizzati e diffusi su larga scala.

Non solo è un diritto, ma è un dovere di solidarietà mobilitare le masse popolari a impadronirsi dei beni di cui sono private e a usufruire dei servizi da cui sono escluse per mancanza di denaro. La forma più efficace di lotta contro l’insicurezza, la precarietà, l’abbrutimento, le malattie fisiche e mentali, l’isolamento e la precarietà,  l’emarginazione, la disgregazione sociale e il degrado ambientale è la mobilitazione e l’organizzazione delle masse popolari per impadronirsi di quanto necessario per soddisfare i bisogni materiali e culturali che l’attività economica diretta dai capitalisti non permette alle masse popolari di soddisfare, per provvedervi da sé in forma organizzata. Le banche rigurgitano di denaro. I magazzini e i depositi delle aziende capitaliste e i supermercati rigurgitano di beni di cui le masse popolari hanno bisogno. Il circuito dell’economia commerciale e capitalista è inceppato e lo sarà sempre di più. Bisogna rimettere in moto la produzione e la circolazione di beni e servizi con mezzi e metodi straordinari.

Sono tutte cose che la FIOM, la sinistra sindacale, i sindacati alternativi possono organizzare su grande scala usando la loro esperienza e le loro strutture e mobilitando le grandi masse. Con questo metteranno da subito in scacco Marchionne, i suoi mandanti e i suoi complici, si faranno beffe delle firme dei sindacati complici e aggregheranno su scala più larga.

Le organizzazioni che sono già oggi centri di aggregazione e di mobilitazione di massa devono mettersi alla testa della lotta contro i ricatti e le costrizioni delle borghesia e del clero. Devono promuovere e organizzare la mobilitazione delle masse, a partire dalle aziende e dalle grandi città.

I propri diritti, le masse popolari li difendono principalmente e più sicuramente imponendoli ai padroni e alle loro autorità.

Senza giustizia sociale la pace sociale significa rottura dei vincoli di solidarietà che sono il tessuto connettivo stesso della società, un regresso generale alla guerra di tutti contro tutti, alla pratica “ognuno per se e dio per tutti” che fa l’interesse dei padroni, dei ricchi e del clero.

Quando c’è un ordine sociale ingiusto, il disordine è il primo provvisorio passo per eliminarlo e creare un ordine sociale giusto. Il disordine sarà di tanto più breve durata e tanto meno distruttivo, quanta più larga sarà la partecipazione delle masse popolari che riusciremo a promuovere.

Questo è il compito a cui bisogna mettersi da subito, ovunque riusciamo a creare le condizioni necessarie. In questa opera si creano le condizioni per costituire il GBP e anche le condizioni per farlo ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia come soluzione provvisoria e male minore, nel mentre si accelera anche la rinascita del movimento comunista.

Starà quindi a noi comunisti e agli elementi più avanzati della classe operaia e delle masse popolari dimostrare che gli operai organizzati e le masse popolari organizzate sanno imparare a governare e sanno governare, aprendo per il nostro paese un nuovo percorso di civiltà e di progresso.

Questo è il compito che noi comunisti dobbiamo assolvere nei primi mesi dell’anno che incomincia. Questo è il compito che devono assumersi i lavoratori e gli altri elementi avanzati delle masse popolari e i sinceri democratici.

 

I comunisti hanno il coraggio di affrontare la situazione, forti delle lezioni del movimento comunista!

 

La giornata del 28 gennaio può e deve diventare un punto di svolta nella trasformazione del nostro paese!

Dobbiamo dispiegare tutte le nostre forze e risorse per convincere le OO, le OP e i sindacati alternativi, in particolare l’USB a convergere sulla giornata del 28 gennaio!

Dobbiamo porre costantemente in ogni lotta del presente le basi per ulteriori avanzamenti!

 

Il nuovo Partito comunista italiano

- chiama ogni lavoratore e ogni elemento cosciente delle masse popolari a partecipare e far partecipare alle mobilitazioni per far fronte alla crisi, contro i vertici della Repubblica Pontificia!

- chiama gli operai avanzati a costituire comitati contro la crisi in ogni azienda!

- chiama ogni elemento avanzato delle masse popolari a costituire organismi popolari in ogni quartiere e in ogni paese!

 

Il nuovo Partito comunista italiano chiama gli operai e gli elementi delle masse popolari più avanzati e più generosi a costituire clandestinamente Comitati di Partito in ogni reparto e azienda, in ogni quartiere e paese, in ogni organizzazione di massa, a ogni livello: per aggregare gli elementi più avanzati, imparare a funzionare clandestinamente, imparare assieme a svolgere una efficace opera di orientamento sui propri compagni, sulle OO e sulle OP della zona, sulle organizzazioni sindacali, sulle masse popolari!

 

Possiamo vincere! Dobbiamo vincere! Avanti, verso il Governo di Blocco Popolare!