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Comunicato CC 02/11 - 09 gennaio 2011

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Votare NO al piano Marchionne non basterà agli operai di Mirafiori per avere un posto di lavoro dignitoso, ma è l’arma che hanno in mano per contribuire a rafforzare il movimento per costituire un governo popolare d’emergenza che ponga fine alla crisi generale e assicuri a ogni adulto un lavoro dignitoso!

 

Votare SÌ al piano Marchionne è aprire la via alla chiusura immediata e certa di Mirafiori: un anno di CIG per tutti dal 14 febbraio è già annunciato ufficialmente e sarebbe solo l’inizio!

 

Gli operai di Mirafiori difendono veramente se stessi e il proprio avvenire solo se votano NO al piano Marchionne e se con la loro resistenza fanno fare a tutto il paese un altro passo in avanti verso la costituzione del Governo di Blocco Popolare! Difendono se stessi, solo se anche col voto scatenano il contrattacco degli altri operai e del resto delle masse popolari contro la borghesia e i vertici della Repubblica Pontificia!

 

Marchionne non ha mostrato alcun piano industriale e alcun piano d’investimento per Mirafiori, perché non esiste alcuna intenzione di investire a Mirafiori né nelle altre fabbriche d’auto in Italia!

 

No alla chiusura di Mirafiori! No alla CIG a Mirafiori! Impedire lo smantellamento delle fabbriche! Costituire il Governo di Blocco Popolare!

 

Tutti i vertici della Repubblica Pontificia sono al corrente del reale obiettivo del piano di Marchionne, sono suoi complici: una parte lo sostiene attivamente, l’altra ha dubbi sul successo, sta a vedere e tace!

 

Bonanni, Angeletti e soci hanno firmato quello che Marchionne ha voluto, in piena conoscenza di causa! Camusso & C li sostengono dietro le quinte, nascondono i loro loschi propositi dietro luoghi comuni, principi generali e vecchi errori del passato!

 

Nel corso del 2010 grazie agli operai FIAT di Pomigliano d’Arco nel nostro paese la rivoluzione socialista ha fatto un grande passo in avanti. La resistenza degli operai e di chi li ha appoggiati all’attacco lanciato in primavera da Marchionne a Pomigliano, è sfociata nella mobilitazione del 16 Ottobre a Roma. Con questa la FIOM è diventata il centro di aggregazione del movimento di tutte le categorie e le classi delle masse popolari per far fronte alla crisi, cioè del movimento che di fatto va verso la costituzione del GBP perché solo tramite la costituzione del GBP può raggiungere il suo obiettivo. Chi vuole farla finita con la crisi economica e ambientale del capitalismo, incomincia finalmente ad avere un centro di aggregazione. Non è ancora un centro promotore all’altezza del compito, ma è stato fatto il primo passo. È da questo successo che dobbiamo partire per far compiere alla rivoluzione socialista un ulteriore passo avanti nei primi mesi del nuovo anno.

  

Ora spetta agli operai di Mirafiori. Con il rigetto del piano Marchionne e la grande mobilitazione già prevista del 28 gennaio, diventerà un fatto compiuto la formazione di un centro promotore di massa della costituzione del GBP. Passeremo ad una fase superiore.

La resistenza degli operai di Mirafiori e la giornata del 28 gennaio rafforzeranno il ruolo della FIOM e delle organizzazioni sindacali (USB, Area programmatica CGIL, Confederazione COBAS e altri) che si sono aggregate con la FIOM, fino a costituire il centro promotore di un governo d’emergenza delle Organizzazioni Operaie e delle Organizzazioni Popolari che faccia fronte alla crisi!

Ci vuole un governo d’emergenza al servizio delle OO e delle OP, composto da persone che godono della fiducia delle OO e delle OP sparse in tutto il paese, che sono decise ad dare forma e forza di legge ai provvedimenti che caso per caso le OO e le OP interessate indicheranno, anche se saranno provvedimenti che ledono gli interessi, i privilegi, le abitudini, le istituzioni e la volontà dei ricchi, del sistema imperialista mondiale e del suo “mercato finanziario”.

Solo un simile governo può porre immediatamente rimedio agli effetti più gravi della crisi, impedire che si riproducano anche se la crisi continuerà ad imperversare nel mondo finché anche altri paesi prenderanno misure analoghe a quelle che adotteremo noi, avviare l’Italia su una strada di rinascita e di progresso assieme agli altri paesi che via via si libereranno dal sistema imperialista mondiale.

Un simile governo mostrerà anche con l’esperienza pratica alle larghe masse popolari che per chiuderla definitivamente con la crisi economica e con la crisi ambientale e imboccare nuovamente la via del progresso, l’umanità deve instaurare il socialismo. Con la stessa esperienza le masse popolari acquisiranno anche il livello di organizzazione, i comportamenti, la coscienza, i sentimenti necessari per instaurare con successo il socialismo.

Marchionne passerà alla storia come sinonimo per antonomasia del reazionario presuntuoso e sciocco che ha sollevato la pietra che è caduta sui piedi a lui e ai suoi mandanti!

Come Mussolini ha segnato la rovina definitiva del Monarchia dei Savoia e della Corte Sabauda a poco più di 80 anni dalla costituzione del Regno, Berlusconi segnerà la rovina definitiva della Corte Vaticana e della Repubblica Pontificia a poco più di 60 anni dalla sua costituzione!

 

Nonostante Termini Imerese, quando in primavera Marchionne ha lanciato l’attacco contro gli operai di Pomigliano poteva forse esserci ancora qualche dubbio sulle vere intenzioni dei padroni della FIAT e dei loro complici. Ma ora non ci sono più dubbi. Chiunque ha seguito con un po’ di attenzione gli avvenimenti e ha studiato l’evoluzione della situazione economica e politica, lo ha chiaro. Tutti i vertici della Repubblica Pontificia, Berlusconi, Napolitano, Ratzinger e la sua Corte, ecc. sanno che l’obiettivo diretto principale del piano che Marchionne sta attuando, è liquidare in Italia le fabbriche d’auto FIAT. Per i padroni della FIAT le fabbriche sono oramai un intralcio alle loro operazioni finanziarie nel mondo. Per tutti i padroni e per i vertici della Repubblica Pontificia gli operai FIAT sono il nocciolo duro degli operai metalmeccanici, la categoria più organizzata e combattiva che è il fulcro della resistenza democratica, sindacale e politica di tutti gli operai e del resto delle masse popolari contro la crisi e la restaurazione.

Tutti i vertici della Repubblica Pontificia sono complici di Marchionne e dei padroni della FIAT. Con la commedia del contratto firmato il 23 dicembre da CISL, UIL, UGL, FISMIC e sottoposto in tutta fretta al  referendum del 13-14 gennaio, Marchionne mira a sconvolgere la residua resistenza istituzionale alla liquidazione della FIAT, a vincere definitivamente l’inerzia e le titubanze della Confindustria, della Federmeccanica e di una parte del governo Berlusconi. Mira a dimostrare ai vertici della Repubblica Pontificia e ai padroni che ancora esitano, che essi contro gli operai e contro le masse popolari oramai possono fare quello che vogliono. Dal successo del piano Marchionne, i padroni della FIAT ci guadagnano che loro si liberano dalla produzione d’auto e monetizzano gli altri stabilimenti già separati dall’auto (operazione spezzatino): il sogno coltivato da Umberto Agnelli. Tutti i padroni italiani ci guadagnano che indeboliscono se non scompaginano completamente la resistenza degli operai e delle masse popolari ai loro progetti di deindustrializzazione, di delocalizzazione, di eliminazione di quello che ancora resta dei diritti e delle conquiste che gli operai e le masse popolari hanno strappato alla borghesia e al clero sulla scia della prima ondata della rivoluzione proletaria, quando il movimento comunista era forte e avanzava in tutto il mondo. Il marchionismo è il volto industriale del berlusconismo.

Se la resistenza di massa non sconvolge l’intero progetto di Marchionne, le fabbriche FIAT saranno liquidate quale che sia l’esito del referendum. Se a Mirafiori una grande maggioranza di operai dovesse votare SÌ a Marchionne, la FIAT sarà liquidata più facilmente, perché l’arroganza dei padroni crescerà, la demoralizzazione guadagnerà terreno tra gli operai e le masse popolari, i padroni della FIAT e Marchionne incontreranno meno ostacoli sulla loro strada. Se a Mirafiori la maggioranza degli operai voterà NO, il seguito dipenderà dall’effetto che il loro voto avrà sul resto delle masse popolari, sul resto degli operai, sugli organismi che compongono o possono comporre il centro promotore della costituzione del GBP, in primo luogo sui vertici della FIOM, degli altri sindacati di regime e dei sindacati alternativi. Infatti solo la costituzione del GBP impedirà la liquidazione delle fabbriche FIAT: salverà gli operai FIAT e insieme salverà gli operai e le masse popolare dell’intero paese.

 

Non c’è altra via per farla finita con questa crisi. La crisi in corso non è una crisi che si può risolvere nel quadro dell’attuale sistema di relazioni internazionali e nell’ambito dei rapporti sociali vigenti oggi nei singoli paesi. Sono proprio questi che l’hanno generata e la perpetuano. Chi afferma che la crisi sta finendo, che è finita, che finirà presto, o è un imbroglione o è uno sciocco.

 

Chi indica l’esempio della Germania come indice che è possibile uscire dalla crisi senza instaurare il socialismo, è completamente fuori strada. Le caratteristiche, le forme e i tempi della crisi in Germania sono dettati dalla posizione particolare che la Germania occupa nell’Unione Europea e nel mondo. La borghesia imperialista tedesca ha finora tenuto buoni gli operai e le masse popolari con un sistema di ammortizzatori sociali: i salari sono relativamente alti, gli investimenti per ricerca e innovazione importanti, elevate sul totale del prodotto nazionale le esportazioni in Europa, negli USA, nei paesi emergenti e nel resto del mondo. La borghesia imperialista tedesca fa mille sforzi per tenere bassa la disoccupazione, perché ha paura degli operai e delle masse popolari tedesche. Con tutto questo, in Germania lungo il 2009 i 41 milioni di lavoratori hanno in media lavorato meno di 25 ore a settimana e il consuntivo del 2010 non sarà molto diverso: l’occupazione è fatta in larga misura di lavori part-time, precari e occasionali, la flessibilità di orario e le sospensioni di lavoro sono correnti. Sostenere che i padroni in Italia potrebbero porre rimedio alla crisi se facessero come in Germania, significa dimenticare o nascondere sia differenze che si cancellano solo con un’azione storica adeguata (la Germania non è una  Repubblica Pontificia), sia che “la Volkswagen vende anche perché la FIAT chiude”: in due sarebbero di troppo.

Chi indica l’esempio dei paesi emergenti (Brasile, India, Cina, ecc.) come indice che è possibile uscire dalla crisi attuale senza instaurare il socialismo, non sa o nasconde cosa sta avvenendo in questi paesi. Decine di milioni di esseri umani che in Cina e negli ex paesi socialisti vivevano dignitosamente benché ancora poveramente e non all’altezza delle più avanzate possibilità di cui oggi l’umanità dispone, vengono in questi anni espulsi dalla terra dove vivevano e costretti a lavorare in condizioni miserabili che non possono fisicamente prolungarsi a lungo. Decine di milioni di esseri umani che in India, in Brasile, nel Bangladesh e in altre neocolonie vivevano in modo primitivo nelle campagne e nelle foreste, vengono costretti ad ammucchiarsi nelle città e a lavorare in condizioni subumane. Le loro campagne passano nelle mani dei grandi monopoli nazionali e internazionali per produrre materie prime alimentari o industriali per il mercato mondiale, per la deforestazione, per sfruttare giacimenti di minerali o di combustibili, per costruire zone industriali speciali e installazioni militari. In questo modo di contro a una maggioranza della popolazione più miserabile di prima, cresce una economia mercantile e capitalista nuova con una “classe media” benestante di agenti padronali, di piccoli capitalisti, di funzionari e di tecnici, il PIL e le entrate dei governi aumentano, il mercato mondiale viene invaso da beni e servizi prodotti a un costo infimo, nei paesi imperialisti aumenta la disoccupazione, dilagano i lavori precari e in nero, vengono cancellati i diritti democratici e civili ed eliminate le conquiste di civiltà e benessere strappate nel passato. Se non vedete che l’evoluzione in corso nei paesi emergenti è una forma della crisi generale del capitalismo, aspettatevi delle sorprese!

 

Al progetto di costituire il GBP per uscire dalla crisi alcuni obiettano che è impossibile perché il berlusconismo e il leghismo hanno un grande seguito tra le masse popolari e perfino tra gli operai. Chi non si accontenta della propaganda di regime e dei pregiudizi e luoghi comuni elaborati e diffusi dalla sinistra borghese e va a esaminare la realtà, vede chiaramente che il berlusconismo e il leghismo hanno solidi appoggi nei vertici della Repubblica Pontificia, sono da venti anni il più efficace braccio politico della Corte Pontificia, ma hanno scarso seguito tra le masse popolari.

Quando lo sviluppo della nuova crisi generale del capitalismo e il temporaneo declino del movimento comunista si sono combinati per porre fine al capitalismo dal volto umano, la vecchia DC ha cessato di essere il braccio politico della Corte Pontificia adeguato alla situazione, come lo era stata per più di 30 anni. Berlusconi e Bossi si sono trovati nelle condizioni politiche e avevano le caratteristiche personali necessarie per prendere il posto della DC come braccio politico della Corte Pontificia, imbarcando anche Fini e il suo seguito di fascisti e semifascisti. Ma è stato proprio il seguito popolare il loro punto debole. Neanche con il rinforzo di Fini e di Casini il polo Berlusconi-Bossi è mai riuscito ad avere nelle masse popolari il seguito della vecchia DC, di cui ha ereditato il ruolo di braccio politico della Corte Pontificia e di espressione politica delle parti più arretrate delle masse popolari. Per questo dalla crisi del CAF (Craxi-Andreotti-Forlani) all’inizio degli anni ’90 fino ad oggi, il polo Berlusconi-Bossi si è alternato al governo per periodi quasi eguali con il circo Prodi e dintorni: il sedicente centro-sinistra, in realtà la destra moderata, la copia sbiadita e titubante della destra Berlusconi-Bossi. Nelle ultime elezioni (2008) il polo Berlusconi-Bossi ha racimolato solo 17.1 milioni di voti (su 47 milioni di elettori aventi diritto), 19.15 se si somma anche Casini. Mentre ancora nel 1992, quando la crisi del CAF era già aperta, la DC  con i suoi satelliti (PSDI, PRI, PLI) e gli alleati dichiarati (PSI di Craxi) e non dichiarati (MSI-AN) e la Lega Nord insieme avevano racimolato ben 26.5 milioni di voti. Per chi vuole e ancora è capace di capire dopo tanti anni di rinuncia ad agire, il magro seguito racimolato tra le masse popolari dal polo Berlusconi-Bossi nei 20 anni che sono seguiti alla crisi del CAF, è tanto più significativo se si considera che a suo favore hanno giocato alla grande i fattori che alimentavano il seguito popolare della DC e del suo codazzo:

1. l’imponente macchina mediatica e culturale di formazione, diversione, deformazione e intossicazione delle coscienze e del carattere delle masse popolari di cui il regime dispone,

2. l’influenza che in ogni società divisa in classi, in tempi e condizioni normali hanno sulla parte meno avanzata delle masse popolari le classi dominanti e in particolare in Italia il clero e la Corte Pontificia cui fa capo,

3. l’effetto spontaneo dei rapporti sociali correnti sul carattere e sulla coscienza della popolazione,

4. il vantaggio acquisito dalla borghesia nei paesi imperialisti nel secondo dopoguerra con la dilatazione illimitata dei beni e dei servizi e dei bisogni corrispondenti messi a disposizione di una parte importante delle masse popolari (in sostanza questo fu il nocciolo del capitalismo dal volto umano e della controrivoluzione preventiva), in contrapposizione al movimento comunista che promuoveva la formazione dell’uomo nuovo ricco di potenzialità e funzioni intellettuali e morali e quindi capace di affrontare la nuova fase della storia umana, all’altezza delle conquiste materiali, intellettuali e morali raggiunte con il capitalismo e con la lotta per l’emancipazione dal capitalismo.

 

Il vero punto debole, quello che bisogna superare per far fronte alla crisi economica e ambientale, lasciarsi alle spalle il marasma intellettuale, morale, psicologico e sociale in cui la borghesia imperialista ha precipitato il nostro paese come il resto del mondo, quello che manca, il punto su cui bisogna concentrare gli sforzi, è la creazione di un centro promotore del passaggio al comunismo, cioè dell’instaurazione del socialismo. Nel nostro paese la costituzione del GBP è il primo passo a livello di massa su questa via.

In questi giorni anche lo scontro sindacale, per ogni settore e categoria, è principalmente politico. Ogni sindacalista onesto capisce che in una crisi sistemica come l’attuale, la lotta sindacale per essere un’arma efficace deve appoggiarsi e deve appoggiare un programma politico come “le sei misure generali” del GBP e un assetto di governo corrispondente come il governo d’emergenza delle OO e delle OP, di cui l’esistenza e la forza delle OO e delle OP sono la condizione di nascita, che esse impongono ai vertici della Repubblica Pontificia come rimedio temporaneo alla crisi politica rendendo il paese ingovernabile da ogni governo che sia emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia, che esse rendono efficace dettando i singoli e concreti provvedimenti da prendere per attuare “le sei misure generali” e imponendo l’esecuzione leale di ogni provvedimento. A ben guardare, tutte le obiezioni e i ragionamenti della destra sindacale si riducono ad affermare che in questa situazione è impossibile resistere ai padroni. La destra ha ragione: è impossibile resistere ai padroni con una lotta solo o principalmente sindacale. Ma l’argomento demolisce ogni ragione della destra sindacale, è del tutto contro la destra sindacale. La destra sindacale si dà la zappa sui piedi!

 

Non è possibile far fronte alla situazione che la crisi economica e ambientale del capitalismo ha creato e alla crisi stessa, con i metodi e le relazioni che hanno prodotto la crisi e la perpetuano. È una diversione invocare la salvezza da quelli (il governo Berlusconi, i vertici della Repubblica Pontificia) che basano i loro interessi e privilegi e il loro potere sui metodi e sulle relazioni che hanno prodotto la crisi e la perpetuano. Bisogna prendere coraggiosamente in mano la situazione e creare i metodi e le relazioni necessarie per salvaguardare gli interessi delle masse popolari e rimettere l’umanità sulla via del progresso, ognuno a partire dal proprio paese e tutti insieme a livello mondiale.

 

Questo è il compito a cui devono dedicarsi tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a partire da quelli che hanno già autorità e prestigio presso le masse popolari. Perché la salvezza può venire solo dalla mobilitazione e organizzazione delle masse popolari. Tutti i lavoratori avanzati devono spingere in ogni modo in questa direzione.

 

Fare di venerdì 28 gennaio una giornata di mobilitazione generale e di sciopero di tutte le categorie per diffondere e rafforzare la volontà di costituire il Governo di Blocco Popolare e la mobilitazione per costituirlo!

 

Nessuna delle lotte in corso è solo una lotta rivendicativa. Salvo eccezioni, ognuna delle lotte rivendicative oggi condotte dalle Organizzazioni Operaie e dalle Organizzazioni Popolari può avere successo solo con una soluzione che le combina tutte insieme: solo grazie a una trasformazione politica del paese, alla costituzione del Governo di Blocco Popolare!

 

Nessun governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia e subordinato al sistema imperialista mondiale attuerà mai le misure necessarie perché il nostro paese rimedi immediatamente agli effetti più gravi della crisi e contribuisca con gli altri paesi a porre fine alla crisi economica e ambientale che sconvolge tutto il mondo!

 

Le misure imposte da Marchionne, da Sacconi e dai loro mandanti e complici non ci portano fuori dalla crisi. Se dovessero passare, sarebbero solo un altro passo nella crisi che si aggrava e nel precipizio di una maggiore barbarie, della guerra e della distruzione degli uomini e dell’ambiente!

 

I comunisti hanno il coraggio di affrontare la situazione, forti delle lezioni del movimento comunista!

 

La giornata del 28 gennaio può e deve diventare un punto di svolta nella trasformazione del nostro paese!

Dobbiamo porre costantemente in ogni lotta del presente le basi per ulteriori avanzamenti!

 

Il nuovo Partito comunista italiano

- chiama ogni lavoratore e ogni elemento cosciente delle masse popolari a partecipare e far partecipare alle mobilitazioni per far fronte alla crisi, contro i vertici della Repubblica Pontificia!

- chiama gli operai avanzati a costituire comitati contro la crisi in ogni azienda!

- chiama ogni elemento avanzato delle masse popolari a costituire organismi popolari in ogni quartiere e in ogni paese!

 

Il nuovo Partito comunista italiano chiama gli operai e gli elementi delle masse popolari più avanzati e più generosi a costituire clandestinamente Comitati di Partito in ogni reparto e azienda, in ogni quartiere e paese, in ogni organizzazione di massa, a ogni livello: per aggregare gli elementi più avanzati, imparare a funzionare clandestinamente, imparare assieme a svolgere una efficace opera di orientamento sui propri compagni, sulle OO e sulle OP della zona, sulle organizzazioni sindacali, sulle masse popolari!

 

Possiamo vincere! Dobbiamo vincere! Avanti, verso il Governo di Blocco Popolare!