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(n)PCI (nuovo)Partito comunista italiano

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Comunicato CC 06/11 - 25 gennaio 2011

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Dalla Tunisia un’indicazione chiara: le masse popolari possono abbattere anche i regimi più feroci. Il sostegno della Comunità Internazionale, la santa alleanza delle potenze imperialiste presieduta dagli USA, non basta a tenerli in piedi. La loro fine sarà tanto più rapida e netta e tanto meno distruttiva e tormentosa, quanto più la classe operaia e le masse popolari sono organizzate!

 

Fare di venerdì 28 gennaio una giornata di mobilitazione generale e di sciopero
di tutte le categorie per diffondere e rafforzare la volontà di costituire
il Governo di Blocco Popolare e la mobilitazione per costituirlo!

 

Possiamo sconfiggere il piano di Marchionne e dei suoi mandanti e complici, benché sia sostenuto dai vertici della Repubblica Pontificia, dal suo governo, dai partiti del centro-destra e del centro-sinistra, dai sindacati complici (CISL, UIL, UGL, ecc.) e subdolamente e sottobanco perfino dalla destra della CGIL guidata da nipotini di Craxi e complici di Sacconi!

 

Possiamo porre immediatamente fine agli effetti più gravi della crisi economica e ambientale e avviare il nostro paese su una strada di rinascita e di progresso!

 

Le Organizzazioni Operaie e le Organizzazioni Popolari devono costituire un loro governo d’emergenza, il Governo di Blocco Popolare!

 

La via realistica per uscire dalla crisi economica e ambientale è riassunta in sei misure generali:

1.       Assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa).

2.       Distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi.

3.       Assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato).

4.       Eliminare attività e produzioni inutili o dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti.

5.       Avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione.

6.       Stabilire relazioni di solidarietà, collaborazione o scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.

Niente di questo sarà mai fatto da un governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia e succube del sistema imperialista mondiale, delle sue agenzie (FMI, BM, NATO, UE, BCE) e del suo mercato, complice del suo sistema bancario e vincolato al suo sistema monetario, membro della Comunità Internazionale: l’aggregato di potenze imperialiste presieduto dagli USA.

È inutile invocare un mondo migliore da chi basa i suoi interessi e i suoi privilegi sul mondo come è oggi. È inutile invocare dal governo della Repubblica Pontificia misure per uscire dalla crisi. Cosa hanno fatto i governi Prodi, Amato, D’Alema di meglio del governo Berlusconi? Biagi e Sacconi hanno sviluppato le premesse poste da Treu, la Bossi-Fini ha continuato la Turco-Napolitano, la Gelmini ha seguito le orme della riforma di Luigi Berlinguer!

Può invertire il corso delle cose solo un governo delle OO e delle OP, composto da persone che godono della loro fiducia e che sono decise a dare forza e forma di legge ai provvedimenti individuati caso per caso dalle OO e dalle OP interessate, per attuare nel caso concreto quelle sei misure generali, anche se sono provvedimenti che ledono interessi della borghesia, del clero, dei ricchi e del sistema imperialista mondiale e vanno contro le loro abitudini, le loro istituzioni, le loro aspirazioni e la loro mentalità.

Con provvedimenti semplici e di rapida attuazione un simile governo può mettere immediatamente fine agli effetti più gravi della crisi economica e ambientale. Può impedire che essi si riproducano anche se la crisi continuerà a imperversare nel mondo finché un sufficiente numero di paesi avrà preso misure simili a quelle che prenderemo noi in Italia. Può mettere il paese su una strada di rinascita e di progresso, a un livello superiore a quello cui eravamo arrivati quando il movimento comunista era ancora forte nel mondo: una strada che percorreremo agevolmente insieme agli altri paesi di tutto il mondo.

Oggi l’umanità ha nelle sue mani più possibilità di quante ne ha mai avuto. Possiamo produrre tutti i beni e i servizi necessari perché ogni essere umano faccia una vita dignitosa e ognuno finalmente partecipi al massimo delle sue capacità al patrimonio culturale e morale che l’umanità ha accumulato. Possiamo conservare e migliorare l’ambiente della Terra e lanciarci in nuove conquiste.

Ma i padroni negano il futuro alle nuove generazioni. Distruggono persino quel poco di diritti e di benessere che una parte dell’umanità aveva conquistato e rendono tutti i lavoratori precari. Schiacciano nella miseria e nell’abbrutimento la parte più debole delle masse popolari in ogni paese e a livello internazionale. Impongono angherie di ogni tipo agli immigrati, alle donne, ai pensionati. Fomentano guerre in ogni angolo del mondo e trasformano decine di migliaia di giovani in mercenari criminali. Devastano, saccheggiano e inquinano l’intero pianeta, provocano “disastri naturali” di ogni tipo e lasciano andare in malora servizi pubblici e infrastrutture costate anni e anni di lavoro. Perfino i padroni meno arroganti dicono che non possono fare diversamente, perché la mondializzazione, la globalizzazione, la crisi, la concorrenza, il mercato lo impongono: cioè lo impone il loro sistema di relazioni sociali e di relazioni internazionali.

Effettivamente tutto il mondo è sconvolto dalla crisi generale del capitalismo. È una crisi a cui le classi dominanti non porranno fine. Perché la crisi economica e ambientale è il risultato più moderno del sistema di relazioni sociali e del sistema di relazioni internazionali conformi agli interessi e ai privilegi della borghesia imperialista e dei ricchi in genere e imposti dai loro governi e dalle loro autorità. Nel nostro paese la situazione è aggravata dalle caratteristiche retrograde della Repubblica Pontificia, dal carattere reazionario, intrinsecamente corrotto e autoritario della Corte Pontificia che la presiede, dalla sua combinazione con le Organizzazioni Criminali e dalla sua sottomissione agli imperialisti USA e ai gruppi sionisti.

 

I lavoratori e il resto delle masse popolari possono porre fine a tutto questo, se si organizzano e si coalizzano. Possono invertire il corso delle cose. Possono dare il via a un percorso di progresso.

Il referendum di Pomigliano (22 giugno), il 16 Ottobre della FIOM a Roma, la manifestazione CGIL del 27 novembre, la dimostrazione del 14 dicembre a Roma, il referendum di Mirafiori (14 gennaio) hanno dimostrato,

1. che quando un centro autorevole chiama alla lotta, una parte importante della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari già oggi risponde all’appello,

2. che la FIOM insieme alla USB e agli altri sindacati di base costituiscono già un centro abbastanza autorevole per mettersi da subito alla testa degli operai e delle masse popolari,

3. che quando questo centro autorevole chiama alla lotta, il suo appello produce effetti perfino tra i seguaci dei sindacati gialli e complici (CISL, UIL, UGL, ecc.) e costringe la destra che spadroneggia nella CGIL, la combriccola dei nipotini  di Craxi e soci di Sacconi, a darsi una regolata, mentre oggi rifiuta di impegnarsi nella lotta, collabora sottobanco con i padroni e comunque cerca di convincere che lo scontro con i padroni i lavoratori non lo possono vincere, che l’hanno già perso.

Quindi oggi spetta alla FIOM, alla USB e agli altri sindacati di base mettersi alla testa del movimento per costituire un governo d’emergenza delle masse popolari organizzate, il Governo di Blocco Popolare.

Nella situazione di oggi un sindacato che si ostina ciecamente a fare solo il sindacato, che rifiuta di impegnarsi nella lotta politica, che si ostina a invocare una sponda politica dal PD e tra i vertici della Repubblica Pontificia, che si attiene alla linea di Susanna Camusso & C, si condanna alla sconfitta. Perché è vero che “le lotte rivendicative senza risultati non stanno in piedi”. Oggi e sempre più le lotte rivendicative saranno tanto più fruttuose quanto più i sindacati si metteranno alla testa del movimento per costituire il governo d’emergenza delle Organizzazioni Operaie e delle Organizzazioni Popolari, il Governo di Blocco Popolare.

Senza questa alternativa ai padroni e ai loro governi, i Marchionne finirebbero per vincere in compagnia delle Marcegaglia, dei Bonanni, degli Angeletti, dei Sacconi e tra le contorsioni delle Camusso. Invece con questa alternativa, perfino l’enormità delle pretese e l’arroganza dei padroni e dei loro portavoce, diventano loro punti deboli, perché moltiplicano le masse che insorgono e si ribellano.

Il reddito di cittadinanza, il diritto di ogni essere umano di usufruire di una quota dei beni e dei servizi prodotti dai lavoratori, l’istruzione pubblica e gratuita, l’assistenza sanitaria, i servizi pubblici e i beni pubblici, la democrazia partecipativa, i diritti conquistati nel passato riusciamo a farli valere solo come parti e aspetti di un attacco generale delle masse popolari organizzate che mira a costituire un governo d’emergenza delle OO e delle OP che per sua natura aprirà la via alla rinascita del movimento comunista e alla instaurazione del socialismo. Infatti ognuna di quelle istituzioni è possibile farla vivere solo se si attuano tutte e sei le misure generali del GBP. Sta in piedi solo se è un aspetto e parte di un sistema di relazioni sociali alternativo a quello capitalista. Il reddito di cittadinanza è sacrosanto e possibile, ma solo accanto all’obbligo di ogni adulto di compiere scrupolosamente una quota del lavoro necessario per produrre i beni e i servizi: nessuno accetta più di lavorare per mantenere parassiti e lazzaroni! Come semplici e singole rivendicazioni sindacali sarebbero cancellate dall’arroganza dei padroni e dei sindacalisti che fanno valere le leggi della concorrenza, del mercato, della globalizzazione e della crisi generale del capitalismo. Sarebbero addirittura usati dai padroni e dalle loro autorità per mettere lavoratori contro lavoratori, per sfruttare ognuna delle tante divisioni che ereditiamo dalla storia e mettere masse contro masse. Noi abbiamo bisogno di un posto di lavoro e di un ruolo sociale dignitosi per ogni persona, non di sussidi, di ammortizzatori sociali, di beneficenza e di elemosina. È un problema di dignità, come hanno proclamato i lavoratori che Marchionne aveva licenziato alla FIAT di Melfi e che era disposto a pagare purché restassero a casa.

La soluzione della crisi economica e ambientale in cui la borghesia imperialista e il clero ci hanno condotto è una soluzione politica. Ci vuole un sistema di relazioni come quello delineato dalle sei misure generali del GBP. Le lotte rivendicative oggi non bastano. Oggi per non diventare sindacati complici né essere spazzati via dalla mobilitazione reazionaria, i sindacati devono mettersi alla testa del movimento per costituire il GBP. A una situazione nuova corrispondono compiti nuovi.

Gli operai e le altre classi delle masse popolari devono costituire organizzazioni in ogni azienda e in ogni quartiere e paese. La quantità e la diffusione delle OO e delle OP, il collegamento tra esse a formare associazioni e reti, la loro volontà e il loro attivismo sono il fattore risolutivo della situazione, sono la base della forza del GBP di cui abbiamo bisogno per invertire il corso delle cose.

Una volta costituito, il GBP riuscirà a governare e far fronte alla crisi. Avrà una forza e una capacità di intervento enormi in ogni angolo del paese. Perché esso sarà sostenuto da migliaia di OO e di OP presenti capillarmente nel paese.

 

Costituire il GBP è possibile: basta che le OO e le OP lo vogliano. Oggi grandi sono nei vertici della Repubblica Pontificia i contrasti di interessi e la confusione sulla via da seguire per salvaguardare i loro interessi e i loro privilegi. Per questo non sono più in grado di costituire un governo autorevole e stabile. Per questo uno dopo l’altro esplodono gli scandali come quelli di Berlusconi, che in realtà fa oggi quello che faceva anche ieri, che la Corte Pontificia ben conosceva e che è quello che fanno gran parte dei grandi del regime: è la loro “dolce vita”. La crisi sconvolge i vertici della Repubblica Pontificia, sconvolge il loro sistema di relazioni internazionali: la crisi politica si aggrava in tutti i paesi, rivolte e rivoluzioni già esplodono qua e là dalla Bolivia al Nepal, le guerre che gli imperialisti hanno lanciato vanno male per loro (i sionisti non riescono a piegare i palestinesi, la Comunità Internazionale degli USA non riesce a sottomettere l’Afghanistan), nonostante la potenza delle armi di cui dispongono, la mancanza di scrupoli nell’usarle e nel massacrare, il furore maniacale con cui ne mettono a punto e ne sperimentano di sempre più potenti: quasi non si rendessero conto che intanto il terreno gli frana sotto i piedi, la nave su cui ballano affonda. Per tutto questo è facile per le OO e le OP costituire un governo d’emergenza e farlo ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia come rimedio provvisorio e male minore.

I vertici della Repubblica Pontificia, se messi di fronte al fatto che nessun governo loro emanazione riesce più a governare il paese, se si moltiplicano gli atti di disobbedienza e di insubordinazione, tanto più se atti organizzati, se si generalizzano le iniziative per appropriarsi dei beni e dei servizi che l’attuale sistema di relazioni sociali nega a una parte della popolazione, tanto più se iniziative organizzate, se le proteste, le occupazioni e gli scioperi diventano cose correnti, in attesa di tempi migliori ingoieranno la costituzione del GBP perché per ora non sono in condizioni di approfittare delle forze armate di cui ancora dispongono e scatenare subito una guerra civile. Poi ne saboteranno l’attività e cercheranno di creare le condizioni per rovesciarlo. Ma questa è una questione che le masse popolari, e noi comunisti con loro, regoleremo in un secondo tempo in condizioni per noi migliori di quelle di oggi.

 

Possiamo vincere! Dobbiamo vincere! Dipende anche da ognuno di noi!

Dobbiamo porre costantemente in ogni lotta del presente le basi per ulteriori avanzamenti! Già a Pomigliano e meglio ancora a Mirafiori abbiamo retto all’urto di Marchionne! Sulla base dei successi ottenuti, dobbiamo ora fare un altro passo in avanti!

 

La giornata del 28 gennaio può e deve diventare un punto di svolta nella trasformazione del nostro paese!

 

L’obiettivo della giornata di venerdì 28 gennaio è trasformare il centro di aggregazione delle OO e delle OP, costituito dalla FIOM, dall’Area Programmatica della CGIL, dall’USB, dai Cobas e dagli altri sindacati di base e combattivi, nel centro promotore della costituzione del GBP!

 

Nessuna delle lotte in corso è solo una lotta rivendicativa. Salvo eccezioni, ognuna delle lotte rivendicative oggi condotte dalle Organizzazioni Operaie e dalle Organizzazioni Popolari può avere successo solo con una soluzione che le combina tutte insieme: solo grazie a una trasformazione politica del paese, alla costituzione del Governo di Blocco Popolare!

 

Nessun governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia e subordinato al sistema imperialista mondiale attuerà mai le misure necessarie perché il nostro paese rimedi immediatamente agli effetti più gravi della crisi e contribuisca con gli altri paesi a porre fine alla crisi economica e ambientale che sconvolge tutto il mondo!

 

Le misure imposte da Marchionne, da Sacconi e dai loro mandanti e complici non ci portano fuori dalla crisi. Se dovessero passare, sarebbero solo un altro passo nella crisi che si aggrava e nel precipizio di una maggiore barbarie, della guerra e della distruzione degli uomini e dell’ambiente!

 

 

Il nuovo Partito comunista italiano

- chiama ogni lavoratore e ogni elemento cosciente delle masse popolari a partecipare e far partecipare alle mobilitazioni per far fronte alla crisi, contro i vertici della Repubblica Pontificia!

- chiama gli operai avanzati a costituire comitati contro la crisi in ogni azienda!

- chiama ogni elemento avanzato delle masse popolari a costituire organismi popolari in ogni quartiere e in ogni paese!

 

Il nuovo Partito comunista italiano

chiama gli operai e gli elementi delle masse popolari più avanzati e più generosi a costituire clandestinamente Comitati di Partito in ogni reparto e azienda, in ogni quartiere e paese, in ogni organizzazione di massa, a ogni livello: per aggregare gli elementi più avanzati, imparare a funzionare clandestinamente, imparare assieme a svolgere una efficace opera di orientamento sui propri compagni, sulle OO e sulle OP della zona, sulle organizzazioni sindacali, sulle masse popolari!

 

Possiamo vincere! Dobbiamo vincere! Avanti, verso il Governo di Blocco Popolare!

 

I comunisti hanno il coraggio di affrontare la situazione, forti delle lezioni del movimento comunista! Faremo dell’Italia un nuovo paese socialiste e contribuiremo così al successo della seconda ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo.